CAPITOLO 105
Lotta impari
Angelo osservò DiKann con sguardo
annebbiato. La sua proposta era inaccettabile, era certo che anche il demone lo
sapeva, ma la sua priorità erano i ragazzi. Doveva prendere tempo per loro,
perché si mettessero in salvo.
«Allora?» insisté il demone. «Non
aspetterò ancora una risposta.»
Raccogliendo le forze residue, Angelo
parlò. «Exorcizamus te… immondus…»
DiKann lo sbatté nuovamente con violenza
contro il cemento. «È questo che non sopporto di voi umani. Siete ottusi e non
accettate quando state perdendo. Va bene, prenderò da solo quello che mi serve.»
Angelo provò a distogliere lo sguardo da
lui, ma non era possibile. Era stanco e sofferente, il demone riuscì a
sopraffarlo senza sforzo. «Scappate» mugolò.
DiKann non si preoccupò di rispondere.
Dietro la maschera i suoi occhi brillano di scintille cremisi e sogghignando,
si intrufolò nella sua mente.
I ragazzi udirono il grido di dolore del
signor Moser, ma guardando la scena videro solo DiKann che lo fissava con le
dita serrate sul collo.
«Che cosa gli stai facendo?» domandò
trafelata Sara.
«Lascialo stare!» urlò Patrick.
«Tacete. Violare una mente è un compito
arduo, anche se la vittima e praticamente inerte» rispose seccato DiKann. «Voi
due! Teneteli buoni finché non finisco.»
Al comando del padrone, i demoni Erica e
Jonathan balzarono contro il gruppetto di avversari. La ragazza si avventò su
Marcus, mentre il ragazzo su Naoko. Entrambi li atterrarono e li bloccarono
distesi sull’erba.
Sara abbandonò la visione del volto di
Angelo che mutava in continuazione in smorfie di dolore e concentrò i suoi
poteri psichici per allontanare Jonathan dall’amica. Ombra e Scintilla si
unirono ai suoi tentativi, graffiando e mordendo la nuova forma del giovane.
Anche Naoko provò a difendersi, sferrandogli pugni nel petto.
I loro sforzi riuscirono solo a
innervosirlo, senza farlo sollevare dal corpo della ragazza, ma occupandolo a
provare a bloccare con una mano i colpi della sua preda e tenersi il capo
cornuto dolorante con l’altra.
Con la coda dell’occhio, Sara scorse che
Marcus non ebbe più fortuna. Scalciava come una belva imbizzarrita, mentre i
pipistrelli tiravano la criniera rosso fuoco di Erica, con il solo risultato di
renderla più furiosa e aggressiva.
«Dobbiamo aiutarlo» disse Leonardo
guardandoli confuso.
Yuri gli consegnò Sabrina tra le
braccia, come se fosse fatta di cristallo. Afferrò il braccio di Patrick e lo
tirò verso di loro. «Proteggete Sabrina, in questo stato non può fare nulla e
sarebbe una facile preda.»
Sara lanciò un fugace sguardo alla
ragazza. Aveva gli occhi fissi nel vuoto e si lasciava spostare a peso morto
come una bambola. Non potevano contare su di lei per lottare.
Yuri fece poi cenno a Davide di
seguirlo, ricoprì le mani di fuoco e si gettò sulla schiena della demone.
Incurante del male che poteva farle e animato dalla furia, le graffiò con le
fiamme della mano sinistra la pelle alla base della coda e con la destra le
strinse il collo per bruciarla e strangolarla.
Davide creò una bolla grigiastra,
imprigionando la testa della ragazza demone nel campo di forza.
Erica emise un suono gutturale e cercò
di lacerare la barriera che le era calata sul capo, tentando al contempo di
disarcionare il ragazzo. Yuri strinse ancora più forte la sua presa. Il fuoco
stava lasciando evidenti bruciature sulla sua nuova pelle marrone e un odore
acre di carne putrida abbrustolita si innalzò fino alle sue narici. Resistendo
all’impulso di gettarsi lontano da quella puzza, si aggrappò a lei e urlò: «Muori
puttana!»
Erica si lanciò sul terreno, staccandosi
da Marcus e colpendo la terra con il capo. L’urto subito dalla bolla rimbalzò
nella testa di Davide, che con una smorfia di dolore, la privò del campo di
forza. Dovendosi occupare di un solo fastidio, Erica allungò le braccia
all’indietro per graffiare il suo assalitore.
Yuri mollò la sua presa appena in tempo,
prima che arrivasse a strappargli la manica della giacca e guardandola rotolarsi
sulla terra per spegnere i focolai su di sé, aiutò Marcus a mettersi in piedi. «Andiamo»
lo esortò. «Gli altri hanno bisogno di noi.»
Marcus lo guardò con ammirazione.
«Grazie.» Concentrò quindi la sua mente sui pipistrelli e li indirizzò contro
il nuovo obbiettivo.
Sara li scorse allontanatisi da Erica e
avventarsi su Jonathan. Uno gli morse il collo, un secondo si unì a Scintilla
che stava graffiando la coda, il terzo puntò dirittamente al volto.
Jonathan abbassò le sue difese e Sara
poté così scaricargli in testa un colpo telepatico simile a una scossa
elettrica; Naoko gli sferrò un calcio sotto il bacino coperto di peli, lui
cadde sulla schiena, gli animali sfuggirono prima di venire schiacciati e l’amica
prigioniera fu libera di raggiungerla.
Angelo aveva seguito tutta la battaglia:
impegnando la sua mente su quello che avveniva, sperò di percepire in maniera
più lieve gli spasmi simili a coltelli che affettavano in piccoli pezzi il suo
cervello e allo stesso tempo DiKann trovasse un minimo di opposizione.
Sei
enormemente stupido se lo credi davvero rimbombò la voce del
demone nella sua testa, amplificata in maniera esasperante. Le tecniche di difesa mentale che ti ha
impartito l’Ordine avrebbero potuto funzionare, se ti fossi allenato più spesso
a metterle in pratica. A quanto pare non avete mai affrontato un avversario al
mio livello.
«Un sci uriai» biascicò Angelo, che
nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere: Non ci riuscirai.
Stupido
mortale. Ci sono già riuscito gongolò DiKann.
Angelo vide una serie di immagini
susseguirsi davanti agli occhi. Il Ritus.
La cassaforte del suo appartamento divelta. Il libro libero.
Poi tutto si fece buio.
Il tonfo con cui l’uomo cadde ad angolo
retto sul prato, li fece girare tutti nella sua direzione. Fissava i loro piedi
con sguardo vitreo e dal lato sinistro della bocca gli colava un rivolo di
bava.
«Oh Dio!» esclamò Patrick, lasciò che
fosse Leonardo a sorreggere interamente il peso del corpo di Sabrina e avanzò
verso il ferito.
Erica e Jonathan si misero con uno
scatto a quattro zampe e lo superarono,
accucciandosi davanti ai piedi del loro padrone.
«Un dio, certo, ma non credo di essere
il tuo» rispose ridendo DiKann. Accarezzò le teste dei suoi servitori e
aggiunse: «Buoni, ci sarà tempo per pasteggiare.»
Patrick rimase fermo in piedi a sostenere
lo sguardo del demone. «Voglio vedere se è ancora vivo.»
DiKann lo guardò con disprezzo. «Non
lascio mai prigionieri.»
«Devi lasciarci prendere il corpo. Ha
diritto a essere sepolto. Ti professi Re, riconosci che deve esserci onore
anche in battaglia.»
«Non vi devo niente piccolo umano. E non
ci sarà nessuna battaglia. Il Ritus è
stato richiamato dal luogo in cui lo tenevate celato. Tra non molto sarà qui
nelle mie mani e appena arriverà, il cambiamento sarà rapido.» DiKann si
interruppe. Lo studiò con improvvisa attenzione e parve sorpreso e incuriosito.
«Mi sono sbagliato: sei diverso dagli umani. Interessante.»
«Che cosa significa?» domandò Patrick.
«Non sei un demone e neppure un mezzo
demone, eppure in te avverto l’energia di chi ha abilità sopra natura.» Il Re
Demone sorpassò i due giovani trasformati e rimase a una spanna da lui, come se
a quella minima distanza potesse scorgere qualcosa in più. «Hai il dono della
Vista, dico bene?»
Patrick deglutì incapace di rispondere.
DiKann allungò una mano per sfiorarlo.
Il frastuono di metallo in pezzi e
l’ululato di un motore spinto al massimo, sbloccò quella situazione e catturò
inaspettatamente l’interesse di tutti.
Alle spalle del gruppo si fece avanti un
pulmino grigio, dopo aver distrutto la cancellata, corse nella loro direzione.
Tutti loro si avvicinarono a lui, forse per fargli scudo da DiKann o dal
possibile nuovo avversario in arrivo.
Il
mezzo frenò a pochi passi, le porte automatiche del pulmino si spalancarono
verso l’esterno e Hans Strom saltò a terra con un volume nella mano
destra. Alzò la sinistra sopra la testa
e recitò: «Es el regido. Des momentum,
res dos soles. Seuo tormento.»
DiKann, Erica e Jonathan, ringhiarono
all’unisono. Qualcosa però impedì loro di muoversi. Erano come pietrificati,
con i piedi – o meglio le zampe – ben salde sul terreno.
«Muovetevi! Salite!» gridò Hans.
Ancora scossi, Patrick spinse i ragazzi
più vicini a sé e poi gli altri si trascinarono verso il lungo mezzo grigio e
salirono a bordo, aiutandosi a vicenda, accompagnati dai gatti di Naoko. Alla
guida notò Kaspar De Santi, che indicò loro di sedersi sulle varie coppie di
sedili.
Patrick si apprestò a montare e poi si
arrestò. Girò il volto verso l’amico disteso ancor a terra. «Angelo. Devo
andare a recuperarlo.»
«No» urlò Hans. «Non c’è tempo. Li ho
immobilizzati, ma se ti avvicini, resterai bloccato anche tu e non ti verrò a
riprendere.»
«Il tuo trucco non durerà, mezzo demone»
rispose DiKann. «Conosco questo incantesimo, puoi avermi imprigionato in questo
stretto lembo di terra, ma mi rallenterai solo per poche ore.»
Patrick lanciò un ultimo sguardo
colpevole al corpo piegato di Angelo. Si voltò e corse sul pullman.
Hans lo seguì poco dopo. Le porte si
chiusero dietro di lui e Kaspar ingranò la retromarcia. Il mezzo uscì
arretrando dalle rovine del Portale
Mistico, compì un inversione e partì rombando sulla strada.
Patrick controllò i presenti. I ragazzi
erano tutti storditi, ma incolumi, seduti in punti sparsi.
Marcus aveva preso posto nella fila a
sinistra e guardando i pipistrelli fuori dal finestrino ordinò silenziosamente
loro di disperdersi; due file dietro di lui, Naoko coccolava Ombra e Scintilla
distesi uno quasi sopra l’altro sulle sue cosce; nel lato destro, Yuri
massaggiava con forza la fidanzata, provando a placare i suoi improvvisi
tremiti quasi isterici.
Hans si avvicinò a Sabrina, che si
muoveva a scatti frenetici nell’abbraccio del ragazzo. Le posò l’indice e il
medio destri sulla fronte e la ragazza si calmò, chiudendo gli occhi.
«Cosa...» iniziò Yuri.
«L’ho sedata, inducendo il suo cervello
al sonno» rispose Hans. «Era ancora sotto shock. Deve riposare, sarà sveglia
per quando arriveremo al C.E.N.T.R.O.»
Il ragazzo annuì. «Come sapeva dove
eravamo e cosa stava succedendo?»
«Il dolore di Sabrina mi ha raggiunto,
strappandomi dal dormiveglia. Tramite la sua mente ho visto cosa stava
accadendo e poi l’arrivo sulla Terra di DiKann ha scosso la mente di chiunque
abbia capacità telepatiche. Solo grazie alla mia forza di volontà sono rimasto
cosciente» raccontò Hans. Si allontanò e prese posto in uno dei due sedili
dietro al guidatore.
Seduti ai posti sul fondo del pulmino,
Sara e Leonardo osservavano dall’ampio finestrone la strada che li allontanava
dalle rovine. Si stringevano una mano a vicenda, mentre Davide teneva nella sua
quella libera del ragazzo, sistemato alla sinistra di Leonardo.
Patrick si avvicinò a Sara e si sedette
al suo fianco, avvolgendole le spalle con il braccio.
Non
posso credere che sia riuscito a uscire disse mentalmente
Sara. Il signor Moser è morto… credi che
lo sbr…
Non
dirlo la interruppe il fratello. Poi i suoi occhi videro
un bagliore nel cielo avvicinarsi al punto da cui loro stavano scappando. Guarda!
Cos’è?
Sembra una stella cadente, o un meteorite.
È
il Ritus. DiKann ha il suo maledetto libro.
Entrambi si girarono verso l’interno
dell’abitacolo. I loro amici e i loro salvatori non sapevano nulla della loro
scoperta. Non era necessario metterli al corrente proprio ora, tanto ci aveva
pensato DiKann a rivelare che presto si sarebbe ricongiunto al libro.
Hans si girò una frazione di secondo a
fissarli e poi tornò a guardare lo schienale del sedile del guidatore.
Senza parole, aveva comunicato qualcosa
che Leonardo e Sara già sospettavano da soli.
Il peggio doveva ancora venire.
Continua…
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