CAPITOLO 104
DiKann libero
A risvegliare Angelo Moser dal suo
torpore furono un miagolio insistente e qualcosa di umido che gli bagnava
l’indice e il medio della mano sinistra. Si tirò a sedere nell’erba, tenendosi
la testa dolorante. Scorse accanto alle gambe Scintilla e Ombra e ricordò cosa
era successo.
Due ragazzi lo avevano aggredito. A
giudicare dall’arma con cui era stato steso si trattava di due dei giovani in
addestramento al C.E.N.T.R.O.
I gatti si voltarono di scatto verso la
parte centrarle del perimetro delle rovine e un secondo dopo ci fu un boato
simile all’esplosione di una piccola bombola di ossigeno.
Angelo puntò gli occhi nella stessa
direzione dei felini e spalancò la bocca stupefatto. Una colonna grigio
luminescente sovrastava qualunque cosa, raggiungendo il cielo scuro. «No, non può essere» mormorò.
La sua paura più grande si era avverata.
Quello che era riuscito a evitare per quasi un anno, era infine avvenuto. Il
Sigillo era caduto.
Angelo si mise in piedi e corse verso la
luce, seguito dai due gatti, mentre in lontananza udì uno stridere di freni.
Marcus arrestò bruscamente il Suv
davanti alla cancellata da cui serpeggiavano piante e arbusti lasciati crescere
liberamente. La colonna di luce aveva attirato pienamente la sua attenzione e
l’istinto gli aveva fatto premere il pedale del freno contemporaneamente. «Ma
che diavolo…»
«L’hai detto» rispose Davide al suo fianco,
spalancando la portiera. «Il diavolo in persona sta per entrare in scena.»
Naoko scese subito dopo di lui dal
mezzo. «DiKann? Ma non può essere. Abbiamo richiuso il Sigillo.»
Patrick uscì a sua volta dal Suv e si
incamminò verso l’ingresso tra le sbarre. «Qualcosa non deve aver funzionato, o
Jonathan ed Erica hanno trovato un modo per rompere il vostro incantesimo. In
ogni caso è meglio muoversi.»
Marcus rimase ancora qualche istante
seduto con il volante stretto tra le mani. Ricordava gli insegnamenti ricevuti
al C.E.N.T.R.O., ma osservando una minima parte dello spettacolo che stava per
prendere il via davanti ai suoi occhi, constatò che la pratica batteva dieci a
zero la teoria. I pipistrelli fermi a mezz’aria sopra il tetto dell’auto gli
sibilarono nella mente domande in tono terrorizzato, riscuotendolo
dall’intontimento, ma non rispose. Aprì di scatto la portiera e urlò: «Ehi!
Aspettatemi.»
La luce grigia non accennava a
spegnersi. Correva verso l’alto come un gigantesco fulmine caduto al contrario
partendo dalla terra. Il buco da cui fuoriusciva ne sembrava ricolmo.
Sara si allontanò lentamente, senza
perderla d’occhio, avvicinandosi a suo fratello.
Jonathan continuava a ridere
sguaiatamente, accostandosi alla sua compagna.
«Vi rendete conto di cosa avete fatto?»
gridò Yuri contro i due, mentre le fiamme divamparono dalle sue mani.
«Abbiamo anticipato l’inevitabile»
rispose Erica. «Ci sarebbe stata comunque una guerra per sterminare i demoni.»
«Se non volete partecipare, potete
andarvene» continuò Jonathan tornando serio. «Non abbiamo bisogno di voi.»
Yuri avanzò mostrando i pugni, ma i
singhiozzi di Sabrina lo fecero voltare. Indietreggiò raggiungendola, stretta
tra le braccia di Leonardo, con il volto rigato dalle lacrime.
«Non riesco a calmarla, né a farla spostare
da qui» disse Leonardo.
Yuri le si accovacciò accanto. «Sabrina.
Sabrina» la chiamò dolcemente. Poi annullò il fuoco dalle mani e la scosse come
a svegliarla dalla sua trance. «Dobbiamo andarcene. Subito!»
Sara, rimasta impietrita dalla paura a
osservare tutto, indicò con l’indice destro la colonna grigia che cominciava ad
assottigliarsi. «Credo che sia tardi.»
Tutti rimasero immobili a fissare quel
punto. Non si voltarono nemmeno quando a loro si aggiunsero Angelo con i gatti,
e furono raggiunti da Patrick, Davide,
Naoko e Marcus con un ridotto seguito di pipistrelli.
«Restate indietro» annunciò Angelo,
superando il gruppo e allargando le braccia, mettendosi fra loro e il Sigillo
scoperto. Sara pensò fosse stupido, nel profondo capiva che voleva farli
allontanare per proteggerli, ma non esisteva nessun luogo sicuro in cui
rifugiarsi. Di fronte a lui, separati solo dalla luce ormai ridotta a un filo,
Erica e Jonathan aspettavano trepidanti.
La luce svanì. Dal foro nel terreno si
innalzò un fumo rossastro che si diffuse a pochi centimetri dall’erba
simile a uno strato sottile di nebbia.
La terra tremò, piccole scosse, come se un verme grande quanto un cinghiale
cercasse di emergere dal terreno. Il foro del Sigillo si espanse e una
fenditura larga due braccia si aprì, sollevando zolle di terra.
Dita rosso porpora emersero ai lati
della fossa. I palmi si issarono e in un balzo sovraumano, una creatura si erse
dal fondo della tana-prigione, rivelandosi nella sua intera forma. Atterrò
sulla parte stabile della superficie erbosa e camminò in avanti scrutando i
presenti.
Sara trasalì, premendosi le mani sulla
bocca. Ogni ricordo dell’altra vita, inerente quell’essere, riemerse con
dolorosa velocità.
«La figlia che mi ha tradito e i suoi
piccoli amici» disse DiKann con voce profonda. «Mi aspettavo di trovarvi ad
accogliermi.»
«È davvero lui?» domandò Davide, l’unico
a non essere rimasto ammutolito.
Sara lo squadrò da capo a piedi. Le
lunghe corna d’avorio rivolte all’indietro, i capelli lisci e scuri che gli
cadevano fino a metà schiena, la maschera d’oro che copriva la parte superiore
del volto e quella inferiore con squame rosse come pelle. Era come lo ricordava
dal suo passato remoto e dal loro incontro più recente attraverso lo specchio.
«Sì. È DiKann.»
«Fai bene a non chiamarmi padre»
intervenne il demone. «Dopo il tuo tradimento non lo accetterei. Ma non
preoccuparti, ti lascerò in vita. La famiglia è pur sempre la famiglia. Per i
tuoi amici ho in mente altro.»
Naoko deglutì e provo a modulare in tono
fermo la voce. «Ti abbiamo imprigionato una volta e lo faremo ancora. Siamo in
grado di chiudere il Sigillo.»
DiKann distese le labbra sottili in un
minuscolo sorriso. «In tutti questi secoli non siete cambiati affatto: siete
insetti che si illudono ancora di essere predatori. Gli Anziani dell’Ordine
avevano imposto il Sigillo, ma ora è distrutto e loro sono ossa e cenere. Voi
avete solo rallentato il rito che stava spaccando il loro operato. Il
sacrificio degli ibridi ha dato iniziò alla corrosione del Sigillo, interrompendolo
avete semplicemente sospeso un atto che poteva essere riavviato non appena
fosse sgorgato il sangue di un demone puro nato sulla Terra. E così è stato.»
Sara notò il volto di Angelo Moser. Era
rammaricato da quelle parole. Anzi sembrava annientato: quasi si fosse reso
conto solo in quell’istante che il potere di semplici inesperti ragazzi non sarebbe
mai bastato a cancellare qualcosa messo in atto da un demone con esperienza
smisurata in arti oscure.
«Abbiamo
momentaneamente messo in pausa la sua liberazione» disse Angelo. «Prima o poi
qualcuno lo avrebbe intuito e sarebbe riuscito a portare a termine il rituale.»
«Esatto, branco di idioti. Al
C.E.N.T.R.O. lo avevamo già capito. Quanto a te, demone, parli come se fossi tu
ad avere la situazione in pugno.» Jonathan gli si rivolse spavaldo. «Siamo noi
a combattere nel nostro territorio e siamo anche in maggioranza.»
Muovendosi leggermente a fatica con gli
zoccoli alla base di gambe da caprone, che reggevano il peso di un busto largo
fasciato da una tonaca e un mantello indaco, DiKann si girò a guardare chi
aveva parlato. Li osservò in silenzio e per la prima volta dalla rottura del
Sigillo, Jonathan ed Erica rabbrividirono.
«Dalle vostre menti apprendo che vi
arrogate il merito di avermi liberato. Ed è vero solo in parte» fece DiKann. «Dalla
vostra anima invece riconosco che siete perfetti per l’inizio del mio progetto.»
«Non sei tanto intelligente per essere
un potente Re Demone. Non sei libero perché volevamo farti un favore, siamo i
tuoi avversari.» Erica lanciò nuovamente con forza la sua lancia psichica
contro il nemico.
DiKann alzò la mano destra e disgregò
l’arma, facendola sciogliere in pulviscoli di luce cremisi. «Tollero questo
tono solo perché siete i primi membri del mio esercito e dovete ancora
abituarvi.» Mosse ancora la mano e questa volta i due ragazzi vennero sollevati
da terra. Le braccia ricaddero rigide lungo i fianchi ed entrambi si morsero il
labbro inferiore per non urlare dal dolore. «Diventate ciò che siete destinati
a essere.»
Insieme ai compagni, Sara rimase a
guardare inorridita.
Erica inarcò la schiena all’indietro,
quasi facendo un ponte. Jonathan si gettò in avanti, rannicchiandosi in
posizione fetale. I loro vestiti vennero squarciati da una forza invisibile,
lasciandoli nudi come vermi e a quel punto la loro carne si increspò, divenne
di un colore scuro, simile al marrone, come se fossero rosolati su un
girarrosto. Le gambe si ripiegarono su loro stesse e le dita dei piedi si
riunirono in zoccoli di capra, un folto pelo scuro li rivesti dal bacino in giù
e dal fondo della schiena si allungò una coda stretta e a punta. Il petto non
mostrò più tratti maschili o femminili, le dita si fecero tozze e ospitarono
artigli da felino. I capelli rossi di Erica diventarono una criniera selvaggia,
mentre quelli biondi di Jonathan si raggrupparono in un codino che partiva
dalla nuca fino al fondo del collo. I loro volti erano ora affusolati, dalle
tempie sbucarono due piccole corna rosate e gli occhi si restrinsero a fessure.
A trasformazione ultimata i due furono
depositati di nuovo a terra e muovendosi a quattro zampe, gironzolarono in
cerchio intorno alle gambe del Re Demone.
Leonardo chiese: «C-cosa gli hai fatto?»
«Ho dato forma alla loro vera natura»
rispose DiKann. «Cosa credevate che intendessi fare una volta fuori dal Primo
Inferno?»
«Vuoi invaderci per conquistare il
pianeta» rispose Patrick.
«E ho appena incominciato» ammise il
demone. «Non serve portare in superficie le mie truppe e lasciare incustodito
il mio regno. È più facile trasformare il vostro mondo e annetterlo. Guardate
questi due: la loro superbia e brama di potere era così radicata nelle anime,
che mi è bastato spalmarla per bene e finire di corromperli. Così conquisterò
il vostro mondo. Corrompendo ogni essere umano finché diventi un demone e a
quel punto anche questa dimensione sarà un Inferno.»
«Non ci riuscirai» ribatté Yuri,
stringendo il volto di Sabrina contro il petto per proteggerla da quello
spettacolo. «Non sarà così semplice.»
DiKann mostrò piccoli canini aguzzi da
sotto le labbra. «Forse hai ragione. Questi mocciosi erano particolarmente
marci e quindi facilmente trasformabili, ma non ho fretta. Quando i più
risoluti tra quelli della vostra razza resteranno in minoranza, sceglieranno
spontaneamente di venire cambiati.»
Sara rabbrividì al pensiero. Diventare
quella cosa… quel demone…il terrore la invase.
«No» disse Angelo. «Non accadrà mai. Ti
fermeremo.» Avanzò di un passo. «Exorcizamus
te, immondus spiritus, omnis satanica potesta, omnis incursia infer…
DiKann sollevò il braccio al cielo.
Angelo s’interruppe e il suo corpo venne scaraventato dietro i ragazzi, contro
una maceria di cemento.
«Sapevo che tra di voi doveva esserci
qualcuno del maledetto Ordine» disse DiKann. «Ma hanno mandato il membro più
stupido se credi che una basilare formula di esorcismo possa avere qualche
effetto su di me.»
Compì un unico balzo e superò il gruppo
di ragazzi, piombando davanti all’uomo mezzo stordito. Lo afferrò per il collo
e lo sollevò dalla sua scomoda posizione. «A quanto pare però sei ancora utile.
Nella tua mente leggo che sai dove si trova il mio Ritus e guarda caso è ciò che mi serve per i miei progetti. Ti
propongo un accordo: consegnamelo subito e ti trasformerò in demone con nomina
immediata di comandante della mia legione in questo mondo. Sono un sovrano
benevolo, in fondo.»
«Altrimenti?» bofonchiò Angelo,
stringendo i denti per il dolore a ogni parte del corpo.
«Posso sempre usare maniere meno gentili
e prendermelo con la forza» DiKann emise un grottesco risolino. «Cosa scegli?»
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