lunedì 26 luglio 2021

Darklight Children - Capitolo 113

 

PUNTATA 113
Quel che sarà…
 
 
 
Il direttore Strom aveva impiegato le ultime ore della notte per rimuovere il blocco dei ricordi nei genitori dei ragazzi che volevano far ritorno a casa. Dopo aver sfruttato poteri e conoscenze per mettere a tacere la faccenda dell’esplosione del C.E.N.T.R.O., lui e Clara Cluster si impegnarono a riaccompagnare i giovani alle rispettive abitazioni.
Un compito che si era assunto anche Patrick Molina per quanto riguardava Samuele Ricci.
Con la mano del ragazzino stretta nella sua, coperta dal guanto di pelle nera e con Sara al fianco, Patrick fissò dal lato opposto della strada il cancello del palazzo in cui abitavano i genitori del ragazzino.
«Andiamo?» gli domandò osservandolo.
«Sei sicuro che mi riconosceranno?» chiese agitato Samuele. «E se dovessi dire qualcosa di sbagliato?»
«Non aver paura» intervenne Sara con dolcezza. «Il signor Strom ci ha spiegato che ha fatto credere a tutti gli adulti che voi ragazzi frequentavate un collegio all’estero. Ora avete fatto ritorno perché la scuola ha dovuto chiudere per mancanza di fondi.»
Samuele lanciò di nuovo uno sguardo fugace al palazzo. «E se dovessi perdere il controllo dei miei poteri?»
«Hai il mio numero di telefono» rispose Patrick. «Sai che puoi chiamarmi sempre, in qualsiasi momento ne avrai bisogno.»
«Potrò raccontare a mio padre e mia madre la verità su di me?»
Patrick si chinò, posandogli le mani sulle spalle. «È una decisione che spetta solo a te. L’importante è che tu non abbia fretta e se ti servirà sostegno, io ci sarò.»
«Ok.» Samuele raccolse un borsone da viaggio abbandonato accanto ai suoi piedi e infilò la tracolla sulla spalla destra. «Allora… vado.»
Patrick lo guardò dubbioso. «Non vuoi che ti accompagni fin davanti alla porta?»
Il ragazzino scosse la testa. «Sarà più naturale se mi presento da solo.» Si girò verso Patrick e lo abbracciò. «Grazie per tutto quello che hai fatto per me.» Corse nella strada, senza dargli il tempo di ribattere.
Patrick rimase a osservarlo varcare il cancello. Vide il portiere fermarlo e poi premere sul citofono dei tasti. Qualche minuto dopo un uomo e una donna corsero fuori dal portone del palazzo, incontro al ragazzino. Il signore e la signora Ricci strinsero così forte il figlio tra le braccia, che Patrick ebbe l’impressione si rendessero conto inconsapevolmente di aver rischiato di non rivederlo mai più.
«Pensi che riuscirà a riprendere la sua vita?» gli chiese Sara.
«Samuele è forte, più di quanto creda» disse Patrick. «In questi anni ha imparato a badare a se stesso. Se la caverà.»
«E tu?» la ragazza gli prese la mano sinistra. «Ora che non ci sono più pericoli, riuscirai a convivere con il tuo dono?»
Patrick liberò la mano dalla sua presa. Aiutandosi con l’altra, sfilò da entrambe i guanti neri. Li infilò nella tasca dei pantaloni e poi strinse nuovamente la mano di Sara.
«Patrick! Le tue visioni!» fece lei allarmata.
Lui chiuse gli occhi per una frazione di secondo. Vide delle immagini fugaci prendere forma e le ricacciò indietro. Riaprendoli disse: «Credo di aver imparato a controllarle. Ci vorrà ancora un po’ di esercizio, ma posso farcela.»
«È meraviglioso. E ci sei riuscito da solo.»
«No, credo che in parte sia merito di Samuele» rispose. «Probabilmente non riuscivo a trattenere i miei poteri perché  inconsciamente sapevo che c’era qualcosa in sospeso, una ragione per lasciarli liberi di condurmi dove avrei potuto risolvere un torto.»
«E i tuoi ricordi?» domandò Sara. «Non hai recuperato ancora tutta la memoria sulla tua vita prima del rito e del coma.»
Patrick scrollò le spalle. «Se è importante, il passato si rifarà vivo. Per ora voglio occuparmi solo del futuro.» Abbassò il capo e baciò la sua ragazza sulle labbra.
Il suono insistente del cellulare nella tasca posteriore dei jeans costrinse Sara a  staccare la bocca da lui.
«Pronto?»  Il suo volto si rabbuiò. «Ho capito. Arriviamo subito.»
«Chi era?»
«Hans» rispose lei. «Riguarda il Sigillo e non è niente di buono.»
 
Ormai delle rovine del Portale Mistico era rimasto ben poco. Prima di correre al C.E.N.T.R.O. a sfogare la sua ira, DiKann aveva ridotto in polvere quel poco di macerie che un tempo avevano formato il negozio.
L’intero spiazzo dava l’idea di essere pronto per venire riutilizzato, salvo per un foro nel terreno che dava una sensazione sinistra a causa dell’oscurità che sembrava cercare di fuoriuscirne.
Proprio intorno a quel buco, un tempo coperto da una pietra conosciuta come il Sigillo, i due uomini  e i sei ragazzi erano intenti a discutere.
«In poche parole non sanno cosa fare» sbottò Davide.
«Gli Anziani dell’Ordine mi hanno confessato che il rito per creare il Sigillo è andato perduto» precisò Hans. «Inoltre non hanno le conoscenze e le capacità per crearne uno nuovo.»
«È assurdo» esclamò Naoko. «Secoli di lavoro contro i demoni, di piani e studi e ora non possono fare niente.»
«Quindi, dovremmo lasciare aperto l’ingresso al Primo Inferno?» domandò Yuri storcendo il naso. «Non mi sembra una grande idea.»
«Potremmo riprendere le ronde serali» propose Sara.
Sabrina scosse la testa. «Non è sufficiente. E se qualcun altro fosse a conoscenza dei demoni e cercasse di sfruttarlo a suo vantaggio?»
Hans annuì. «È troppo pericoloso e non sappiamo con certezza se dalle altre Dimensioni Infernali possono sbucare altri nemici. No. Dobbiamo trovare il modo di chiuderlo.»
Davide sbuffò. «Ma come? Se neanche quei fissati dell’Ordine sanno come fare, come possiamo riuscirci noi?»
«Dovete ammettere che la prima volta ci furono delle condizioni particolari» ricordò Patrick.
Leonardo batté le mani compiaciuto. «È vero. E noi siamo gli unici che c’erano allora come adesso.»
Naoko inarcò un sopracciglio. «E questo come può esserci d’aiuto?»
«Pensateci bene,» replicò Leonardo «parte dell’incantesimo che ci ha fatto rinascere era servito anche a creare il Sigillo. E probabilmente quella magia è ancora parte di noi, altrimenti i nostri ricordi non si sarebbero risvegliati quando qualcuno si era avvicinato troppo ad aprirlo.»
«Non hai tutti i torti» concordò Sara. «E in fin dei conti abbiamo già richiuso parzialmente il Sigillo mesi fa.»
Sabrina guardò il padre. «Pensi sia possibile o è una teoria senza speranza?»
«Potrebbe funzionare» ammise Hans, massaggiandosi la barba. «Ma non saprei suggerirvi una formula efficace.»
«La creeremo noi» disse Leonardo. «Noi sei saremo gli unici in grado di riaprirlo e potremmo farlo solo se saremo tutti insieme. Siete d’accordo?»
I sei ragazzi si guardarono l’un l’altro e annuirono senza rispondersi a voce. Fecero segno a Hans e Patrick di allontanarsi e rimasti soli si presero per mano, formando un cerchio.
Da dove si trovavano, Hans e Patrick non riuscirono a udire le parole della formula, i ragazzi le sussurrarono volutamente in modo che nessuno all’infuori di loro sei potesse conoscerle. Videro però una pietra circolare prendere forma sopra l’apertura, era color acquamarina si fuse con il terreno e sulla sua superficie erano scolpite sei mani intrecciate a formare una catena.
Il nuovo Sigillo avrebbe protetto il mondo dall’avvento dei demoni.
 
Due settimane dopo il loro ultimo atto da semplici mezzo demoni e primo come Guardiani del Sigillo, Leonardo e i suoi amici si ritrovarono appoggiati alla cancellata che circondava il cortile del loro liceo con gli zaini in spalla e le borse a tracolla.
«Alla fine il momento è arrivato» disse Naoko.
Davide si sporse a guardare i compagni. «Paura?»
«Sono un po’ agitato» rispose Yuri.
«Anche io» fece Sabrina.
«Non so… forse ho solo fretta di finire» ammise Sara.
«Io sono tranquillo» disse Leonardo.
Gli altri cinque lo fissarono increduli.
«Mi prendi in giro?» domandò scioccata sua sorella. «Se è dal primo giorno del primo anno che temi gli esami finali!»
«È vero» confermò. «E sarebbe ancora così se non fossimo cambiati.»
Sabrina lo guardò perplessa. «Non ti seguo.»
Leonardo staccò la schiena e lo zaino dalle sbarre e si mise di fronte ai cinque compagni. «Quando ho iniziato il liceo ero certo che fosse come un viaggio all’inferno e a dirla tutta, tra quelle mura abbiamo passato alcuni dei momenti peggiori della nostra vita e non solo per i professori o i compiti in classe. Ci si…»
«Arriva al punto» lo incalzò Davide.
Leonardo non trattenne un sorriso. «Siamo sopravvissuti. In poco più di un anno abbiamo affrontato un professore pazzo e la sua setta. Orde di ibridi di demoni e veri demoni. Tradimenti e una gravidanza. Finte morti. E perfino un Re Infernale.» Contò gli avvenimenti sulle dita della mano destra. «Credete davvero che gli esami finali possano spaventarci?»
Naoko si fermò a riflettere. «In effetti, vista in quest’ottica…»
«Possiamo farcela» concluse Yuri con sicurezza.
La campanella risuonò dall’interno dell’istituto e una miriade di altri ragazzi sparsi nel cortile si lanciò verso l’ingresso.
I cinque amici si mossero dalla cancellata per seguirli, ma Leonardo li fermò. «Lasciateli andare.»
«Vuoi fare tardi il giorno degli esami?» chiese allibita Sabrina.
Leonardo prese la mano della sorella. «Voglio entrare a modo nostro. Una specie di portafortuna.»
Sara prese la mano a Naoko. «Ho capito! Mi piace!»
Uno dopo l’altro si strinsero le mani, lui e la gemella al centro.
Il vento familiare e sferzante li investì e una luce fugace li avvolse, facendoli scomparire dal cortile.
 
 
                                                            FINE

lunedì 19 luglio 2021

Darklight Children - Capitolo 112

 

CAPITOLO 112
Verso la salvezza
 
 
 
Il rombo del crollo della parte finale del soffitto li raggiunse a metà corridoio.
«Forza! Più veloci» li esortò Patrick.
Le radici e le spine sotto i loro piedi avvizzivano mano a mano che procedevano, diventando cenere grigia che sporcava il pavimento. Lo stesso accadeva agli aculei che spuntavano dal soffitto, pieno di crepe e pericolante.
«Dovremmo essere vicini a Sabrina e Yuri» disse Leonardo con il fiatone.
Davanti a loro sbucarono una coppia di demoni, simili alla trasformazione avvenuta a Jonathan ed Erica. I due erano come animali impazziti, ringhiavano e latravano incapaci di sopportare il dolore incomprensibile che li invadeva dall’interno. Poi, notandoli, si lanciarono senza riflettere contro.
Hans si portò le dita alla tempia sinistra e i due caddero sulla schiena, li storditi da una raffica psichica.« Come temevamo, DiKann deve aver trasformato gli altri ragazzi in demoni.» Guardò ancora gli avversari stesi a terra e aggiunse: «Dobbiamo raggiungere i vostri compagni. Devo aiutare mia figlia.»
Riprendendo la corsa, incontrarono sulla loro strada i resti di corpi di altri ragazzi. Si accorsero che erano di forma umana e non demoniaca, segno che dovevano essere stati aggrediti e uccisi per essere in qualche modo scampati alla trasformazione.
«Cos’è questa puzza?» domandò all’improvviso Sara.
Più si avvicinavano alla fine del corridoio, più diventava insistente il tanfo di carne marcia bruciata. Ben presto, all’odore poterono associare la vista di corpi carbonizzati e fiamme che terminavano lentamente di bruciare.
«A quanto pare Yuri ci è andato giù pesante» disse Davide.
«Lui e Sabrina hanno combattuto senza risparmiarsi» constatò Patrick.
Leonardo si guardò in giro con apprensione. «Dove sono ora?»
Hans passò in testa al gruppo e avanzò con cautela. Mancava un ultimo tratto da percorrere dopodiché si sarebbero trovati di fronte alle porte verdi che anticipavano l’ascensore. Proseguì a denti stretti. Dei due ragazzi non c’era traccia. Solo spine e aculei bruciacchiati, qualche cadavere incenerito di demone e poi le porte divelte dalla parete e accartocciate sul pavimento.
Una delle due porte tremò. Tutti e cinque trattennero il respiro. Il rettangolo verde piegato si mosse ancora e balzò di colpo verso l’alto, fermandosi a metà.
Da sotto, sbucò la testa bionda di Sabrina. «Presto Yuri, non so quanto resisterò.»  In ginocchio, la tratteneva telecineticamente a qualche metro sopra loro due.
Il ragazzo sgusciò dal suo fianco e poi attirò la fidanzata verso di sé. «Lasciala cadere. Siamo al sicuro.»  
Si rialzarono e incrociarono lo sguardo dei cinque amici e il residuo di porta colpì il pavimento con un tonfo.
«Sabrina» mormorò Hans buttando fuori l’aria trattenuta nel petto.
Sara e Leonardo lo superarono e corsero incontro ai due. 
«State bene?» domandò Leonardo, scrutandoli velocemente.
«È tutto a posto» rispose Sabrina, sospirando con sollievo.
«Quando i demoni hanno cominciato a diventare incontrollabili, abbiamo usato la porta come scudo» raccontò Yuri. «Nascosti lì sotto non sono riusciti a prenderci e ci hanno ignorato.»
«Questo vuol dire che sono in superficie» notò Sara.
Una nuova scossa fece tremare il sotterraneo. Le pareti si ricoprirono di crepe e il soffitto crollò in alcuni punti intorno a loro.
«Dovremmo muoverci a salire anche noi» disse Davide.
«Ha ragione. Qui sta per distruggersi tutto» ricordò Patrick. «Dobbiamo risalire e uscire dal C.E.N.T.R.O. »
«Avete battuto DiKann?» domandò Sabrina.
Hans sorrise alla figlia. «Sì, ma i particolari teniamoli per quando saremo in salvo.» Si fece avanti per esaminare l’ingresso dell’ascensore. Nella tromba riecheggiarono versi spaventosi, il muro e i meccanismi erano stati compromessi. «L’ascensore è inutilizzabile e non possiamo tornare indietro e risalire da dove siamo scesi.»
«Non è un problema» fece Sara, prendendo con la mano sinistra la destra del fratello e porgendo l’altra a Patrick.
«Ci pensiamo noi con il teletrasporto» continuò Leonardo, afferrando la mano di Sabrina.
Davide avvolse con forza le braccia intorno al petto di Leonardo. «Ce la farete a portarci tutti con voi?»
«Sarà un bello sforzo, siamo in molti» constatò Yuri, stringendo la mano libera della fidanzata.
«Inoltre non sapremo cosa troveremo lassù» aggiunse Hans, avvolgendo il braccio intorno a quello di Patrick.
Sara e Leonardo si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Non preoccupatevi» rispose lei.
Lui fece l’occhiolino. «Il nostro potere è abbastanza forte.»
Chiusero gli occhi e mentre un raggio di luce bianca attraversava come un fulmine il corridoio dietro di loro, uno più tenue li avvolse, insieme al resto dei compagni e con una folata di vento li teletrasportò al piano superiore.
 
Il ristretto spazio della sala d’ingresso del C.E.N.T.R.O. era sovraffollato.
Dalle porte ormai distrutte dell’ascensore erano emersi una nidiata di demoni. Furiosi e incontrollabili si scontrarono contro la prima difesa allestita da Naoko. Alcuni superarono le barriere erette dai Proiettori Psichici e nonostante l’intervento tempestivo dei Manipolatori Psichici, le vittime non mancarono.
Clara li osservò dalle retrovie, in quanto umana era impotente contro quei mostri e potè solo meditare sull’aver mandato a morte certa alcuni di loro.
Dalla parte opposta, Kaspar guidò la controffensiva verso le piante demoniache che si stavano diffondendo in lungo e in largo nel perimetro della sala.
Ai giovani ragazzi del gruppo dei Comunicatori Psichici si affiancarono i loro alleati animali: gatti, cornacchie, pipistrelli, vespe e ratti. Rosicchiavano, mordevano, graffiavano e pungevano radici e fiori carnivori, ma a loro volta venivano stritolati e divorati.
Non resisteremo ancora per molto disse Scintilla, arretrando dietro le gambe di Naoko.
Cosa possiamo fare? domandò la ragazza.
Niente rispose laconico Ombra, arruffando il pelo scuro.
I Generatori Psichici lanciarono scariche elettriche e crearono ondate di gelo e ghiaccio per distruggere le piante, ma nuove ne nacquero in pochi istanti.
Marcus guardò stremato i suoi compagni lottare, raggiunse Naoko e disse: «Forse dovremmo provare a scambiare gli avversari. I demoni si stanno abituando agli attacchi psichici e alle barriere e le piante stanno sviluppando difese contro i nostri tentativi di dis…» si zittì di colpo.
Naoko sollevò la testa e guardò nella direzione che fissava lui.
Inaspettatamente qualcosa spinse i demoni a rotolare per terra in preda a spasmi, mentre perdevano ciuffi di pelo e la loro carne si essiccava intorno agli scheletri. Anche le piante subirono un rallentamento nella loro diffusione e rigenerazione. Quelle già formate e combattive avvizzirono, riducendosi in granelli di cenere grigia.
Nello stesso momento l’edificio ebbe una violenta scossa e si udì sia verso i piani superiori, sia nei sotterranei, il rumore di muri che crollavano.
«Che succede ancora?» chiese Samuele, annullando il vorticare elettrico dalle sue braccia e guardandosi intorno confuso.
«Credo che DiKann sia in svantaggio» rispose Kaspar. Alzò lo sguardo verso il soffitto e notò gli aculei tremare, alcuni si staccarono e piombarono verso il pavimento. Si lanciò istintivamente verso il ragazzino con cui stava parlando e lo spinse via.
Da lontano Naoko osservò la scena.
Cadendo in terra, Samuele fu protetto dal corpo dell’uomo e l’aculeo gli trafisse la schiena.
«No!» urlò il ragazzino. Strisciò al fianco di Kaspar e con gli occhi incrociò il suo sguardo vacuo. «Marcus! Marcus!»
In mezzo al caos che si stava creando, lei e il ragazzo dalla pelle d’ebano corsero da lui. Si accorsero di non poter fare più nulla per Kaspar e tirarono in piedi il compagno.
«Mi dispiace.» Marcus lo strinse a sé con fare protettivo.
«Mi ha salvato» spiegò Samuele in lacrime. «È morto per salvarmi.»
«Faremo in modo che tutti lo sappiano» rispose Marcus.
Naoko gli posò con gentilezza una mano sulla spalla. «Spostiamoci di qui. Altri possono aver bisogno del nostro aiuto.»
Un vento impetuoso e un lampo di luce attirò l’attenzione di tutti i ragazzi ancora con abbastanza forza per resistere all’attacco in via di conclusione. Nel centro della sala apparvero i gemelli e i loro compagni.     
Scrutarono l’ambiente intorno a loro, la battaglia era stata dura e i caduti si contavano in entrambi gli schieramenti. Le conseguenze della disfatta di DiKann si stavano mostrando anche lì e rischiavano di creare il panico nei ragazzi.
Ascoltatemi tutti, senza opporre resistenza. La voce di Hans invase senza preavviso le menti di tutti. Dirigetevi verso le porte senza accalcarvi, in modo ordinato. Se incontrate qualcuno che fa fatica a muoversi, aiutatelo e tutto andrà per il meglio.
Suggestionati dal comando mentale del direttore, i ragazzi e Clara si mossero diligentemente verso la porta, uscirono velocemente ma ordinatamente, mentre la luce bianca che aveva distrutto DiKann si apprestava a diffondersi nell’intero edificio.
Naoko si accostò a Sara. «È andato tutto secondo i piani?»
L’amica annuì.
All’esterno, con la mente libera, i ragazzi rimasero a fissare allibiti l’edificio che si stagliava nella notte. Crepe e voragini ne ricoprivano interamente la struttura, come se fosse quello stesso luogo un guerriero che portava le cicatrici della battaglia contro il demone.
«Ci sarà un’esplosione» disse Clara raggiungendo Hans, circondato dagli Alpha e Patrick. «Bisogna trovare un modo di contenerla, ma i nostri Proiettori Psichici sono stremati.»
«Non tutti» rispose l’uomo fissando Davide.
«Giusto! Grazie a DiKann, nei sotterranei ti sei fatto un pisolino» replicò Sara. «Sei abbastanza riposato per ricorrere ai tuoi poteri.»
«Siete matti? Avete visto quanto è alto quell’edificio?» sbottò Davide. «Non ho mai creato una barriera tanto grande.»
«Non c’è altra scelta» disse Patrick. «Non te lo chiederemmo se non fosse necessario.»
Leonardo si avvicinò «Devi fare almeno un tentativo. Quando senti che è troppo, fermati.»
Davide lesse una supplica nel suo sguardo. «Va bene. Ma se sopravvivo, anzi se sopravviviamo tutti, non te la caverai solo con un bacio.» Si spostò in avanti, a pochi metri dall’ingresso da cui era appena fuggito. Raccolse forze e concentrazione e plasmò la sua barriera.
La coltre grigio opaca scaturì dal terreno e crebbe in altezza fino a coprire il tetto del C.E.N.T.R.O. inserendolo completamente in un parallelepipedo protettivo. Pochi secondi dopo, la luce bianco accecante si sprigionò dalle finestre, infrangendo i vetri, e dalle crepe dei muri. Invase interamente la visuale e la barriera ovattò il rumore di distruzione.
Davide strinse i denti e artigliò l’aria davanti a sé.
«Stai bene?» chiese Leonardo.
«Mmm…» mugugnò Davide. «È…diverso da quando un nemico cerca di colpire… sento come un pizzicore nella testa… come se qualcosa cercasse di scivolarmi addosso…»
La luce si diradò e mentre la polvere copriva le pareti grigie della costruzione mentale del ragazzo, divenne visibile il cadavere dell’istituto. La struttura del C.E.N.T.R.O. era stata divisa in due esatte metà, crollate in cumuli di macerie alla destra e alla sinistra del perimetro e al centro c’era un piccolo cratere fumante, nel punto esatto del  terreno in cui aveva avuto origine la purificazione compiuta da Hebram.
Davide cadde in ginocchio e la sua barriera evaporò. Leonardo si piegò accanto a lui e lo abbracciò. «Ricordati che voglio il mio premio» gli sussurrò con un filo di voce all’orecchio.
Hans guardò il suo lavoro: dopo anni impiegati a dargli forma ora ne rimanevano solo residui di pietra e polvere, però non si sentì deluso. Nonostante tutta la distruzione non vedeva un fallimento.
«Cosa farai?» gli domandò Sabrina. «Come spiegherai tutto questo alle autorità, o a chiunque verrà a farti delle domande?»
«Troverò un modo» rispose Hans tranquillo. «Gli unici testimoni della verità saranno coloro che hanno combattuto per eliminare la minaccia dei demoni.»
«E tutti questi ragazzi? Che ne sarà di loro?» s’informò Yuri.
Clara si fece avanti in modo che tutti potessero sentirla. «Daremo loro una scelta, una vera scelta. Potranno tornare a casa dai loro familiari e provvederemo a fare in modo che ogni ricordo sia ripristinato. Oppure, se vogliono continuare a essere istruiti sui loro poteri e su come difendere il mondo, proveremo a contattare l’Ordine e seguire le loro direttive.»
I ragazzi del C.E.N.T.R.O. si guardarono l’un l’altro e parlottarono indecisi sul da farsi.
«Non preoccupatevi, nessuno vi giudicherà per le vostre decisioni» ribadì Clara. «E se ci sarà qualcuno deciso a unirsi all’Ordine io vi seguirò personalmente e vi garantirò che sarete liberi di tornare alle vostre vite quando lo vorrete.»
Hans posò la mano destra sulla spalla della sua collega. «Chiamerò personalmente l’Ordine e mi assicurerò che rispettino il tuo volere.» Si girò verso i sei mezzo demoni originali. «E domanderò loro se c’è un modo per ripristinare il Sigillo e questa volta in modo che non possa più essere infranto.» 
«Bene, così avremo il tempo per sistemare una questione importante» disse Sara e prendendo Patrick per mano, lo condusse in mezzo alla folla di ragazzi.
Patrick si fermò di fronte a Samuele, in piedi accanto a Marcus. «Tempo fa ti ho fatto una promessa e finalmente ora posso mantenerla.»
Il volto del ragazzino si illuminò con un sorriso.
Patrick sorrise a sua volta. «Sei pronto a tornare a casa?»
 
 
                                                  Continua…

lunedì 12 luglio 2021

Darklight Children - Capitolo 111

 

CAPITOLO 111
Battaglia
 
 
 
Il gruppo di demoni capeggiato da Erica e Jonathan rimase a fissare le fiamme danzare davanti a loro. I due capobranco spostavano irrequieti il peso da una zampa all’altra, muovendo freneticamente le pupille da destra a sinistra.
«Sembrano confusi» disse Sabrina.
«Sono combattuti» rispose Yuri. «Hanno paura di bruciarsi, ma muoiono dalla voglia di azzannarci alla gola.»
Sabrina deglutì. «Allora spostiamoci, andiamo verso il fo…»
«No» ribatté lui. «Il nostro compito è provare a ritardare la loro salita. Dobbiamo portarlo a termine.» Avvertì l’impeto dell’adrenalina e riaccese le mani con fuoco nuovo e scoppiettante. «Tieniti pronta, appena vedi una mossa sospetta, scatenati. Sarà la nostra unica occasione di non preoccuparci delle conseguenze dei nostri poteri.»
«Ok.» La ragazza si sistemò i capelli biondi dietro le spalle e serrò i pugni. «Libera. Senza limiti.»
Jonathan indietreggiò di qualche passo in mezzo al gruppo, prese la rincorsa e saltò sopra la barriera infuocata. Le fiamme lo sfiorarono sul ventre, procurandogli una bruciatura superficiale e poi atterrò a pochi centimetri da Yuri.
Lui si buttò sul demone, doveva agire prima che gli altri lo imitassero. Con una mano strinse il collo bestiale di Jonathan e aprì l’altro palmo sulla striscia di pelo fumante. Liberò tutto il fuoco che sentiva ribollirgli dentro. Ripensò a suo figlio, al modo barbarico in cui lo avevano ucciso, a come la sua vita tranquilla era stata stravolta nell’ultimo anno, senza che lui potesse averne il controllo. Ora se lo sarebbe ripreso.
«Muori» gridò e il verso agonizzante del demone coprì in parte la sua voce. Non ebbe il tempo di mordere o graffiare, lingue giallo e rosse lo avvolsero e lo consumarono. Yuri allontanò le mani e lasciò cadere a terra il corpo carbonizzato.
Erica non si fece intimorire. Ripeté le stesse mosse del compagno e si lanciò oltre il fuoco, su Sabrina.
 
Aveva appena osservato il suo ragazzo uccidere quell’essere e la cosa non l’aveva lasciata indifferente.
Sabrina si rese conto di essersi distratta un momento di troppo quando finì a terra, sotto il peso dell’avversaria, con le spine che le si conficcavano nella schiena e arpionavano i suoi lunghi capelli biondo miele. Vide il volto distorto dalla parte bestiale della demone a una spanna dal suo e l’istinto di sopravvivenza misto all’odio che provava per lei, la spinsero a reagire.
Senza neanche muovere le mani, si concentrò sul potere della sua mente e afferrò telecineticamente Erica.  Il corpo bestiale fu strappato dal suo e spinto verso il soffitto pieno di aculei. Uno di questi la trapassò in pieno petto, lasciandola appesa come un animale pronto per la macellazione.
Sabrina rimase a fissarla e per un istante provò sollievo.
Yuri le porse una mano, aiutandola a rimettersi in piedi.
I nuovi demoni li stavano ancora fissando oltre le fiamme. Gocce del sangue violaceo di Erica caddero su di loro come pioggia. Poi si udì un ruggito spaventoso e ogni nuovo demone si portò le mani alla testa e latrò in risposta. Come impazziti iniziarono a saltare uno dopo l’altro in mezzo alle fiamme, alcuni rimanendoci imprigionati a bruciare, altri sueprandole con alcune ferite.
Sabrina iniziò ad alzare il braccio sinistro e allungare in avanti il destro, lanciando indietro con i suoi poteri tutti quelli che vedeva avvicinarsi. «Che gli prende adesso? E cos’era quel verso?»
«Devono esserci riusciti» rispose Yuri, creando dardi infuocati contro i demoni che si dirigevano nella sua direzione. «I gemelli e gli altri devono aver indebolito in qualche modo DiKann e questi demoni lo percepiscono.»
I demoni che sfuggivano all’attacco dei due ragazzi e li superavano, correvano verso l’ascensore come animali braccati. Bastarono quattro di loro per forzare le porte e aprirsi la strada verso il piano superiore. Pur senza controllo e deliranti, capirono di dover scalare le pareti per trovare qualcosa che li calmasse, conficcarono i loro artigli nel metallo e nel marmo e presero a risalire.
 
Naoko con Marcus e Samuele, e l’aiuto di Clara e Kaspar, aveva radunato gli studenti al piano terra del C.E.N.T.R.O. Era stato anche richiamato il resto del corpo docenti e il personale dello staff, ma questi ultimi erano stati fatti uscire dall’edificio, senza dare loro ulteriori spiegazioni.
«Ci stiamo per preparare a una guerra» esordì Clara. «Lo sapete: è l’obbiettivo finale della vostra istruzione e il motivo principale per cui vi trovare qui.»
«Ora? Il piano prevedeva c…» s’intromise uno degli altri insegnanti.
«Il piano è cambiato» lo interruppe Kaspar. «Non era previsto, ma DiKann è stato liberato e dobbiamo essere pronti a riceverlo.»
«Sta venendo qui?» domandò allarmata la donna che teneva le lezioni nella classe dei Forgiatori Psichici, alimentando il brusio quasi isterico tra gli studenti.
«Non c’è tempo da perdere» urlò Kaspar. «Chi vuole è libero di andarsene, ma voi ragazzi siete gli unici a poter davvero contrastare il demone.»
« Dovete combattere» aggiunse Marcus. «Siete spaventati, ma è la nostra occasione per dare un senso all’essere stati convinti ad abbandonare le nostre famiglie.»
Gli insegnanti uscirono correndo dalla porta principale. Poi l’intero edificio venne investito da un violento tremito e la corrente elettrica saltò. I presenti caddero a terra e rimasero fermi finché le scosse si fermarono. 
«Niente panico. Restate calmi» gridò Clara, rialzandosi mentre si diffondeva la luce bluastra. «Si sono attivate le difese mistiche apportate dal direttore, siamo al sicuro.»
Scrutando i volti spaventati e sfiduciati dei ragazzi intorno a lei, Naoko decise di prendere in mano la situazione. «Ascoltatemi, sono Noako e sono conosciuta come una degli Alpha.Per chi non lo sapesse, questo vuol dire che sono una dei mezzo demoni originali, quelli che scatenarono la guerra secoli fa contro DiKann e rinacquero nel presente. Non è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere e potete immaginare che ho una certa esperienza.» Tutti gli occhi erano puntati su di lei. «I miei amici, gli altri Alpha, sono nei sotterranei e affronteranno direttamente DiKann. Loro si sono presi il compito più difficile. A voi chiediamo solo di sopravvivere e per farlo avete bisogno di due cose: seguire i nostri ordini e impedire che qualsiasi essere infernale che riesca ad arrivare qui, esca e vada in giro per la città.»
Seguì un lungo silenzio. Clara e Kaspar si spostarono al suo fianco e a quello dei suoi due compagni, di fronte agli altri studenti schierati davanti a loro.
«Che cosa dobbiamo fare?» domandò uno della prima fila.
«Ci divideremo in gruppi » rispose Naoko. «Il nemico avanzerà dalle porte dell’ascensore quindi creeremo degli schieramenti per contrastarlo. I Proiettori Psichici collaboreranno con i Generatori Psichici e saranno la nostra prima difesa. Marcus e  Samuele vi indicheranno come alzare le vostre barriere e rivestirle con le energie a nostra disposizione.» 
I due ragazzi si fecero avanti e dal folto gruppo di studenti si staccarono gli appartenenti alle due categorie nominate. Si raggrupparono a pochi metri dall’ascensore e si disposero in cerchio intorno ai due istruttori.
«I Forgiatori Psichici saranno la nostra seconda linea» riprese Naoko. «Se il nemico dovesse abbattere la prima linea, interverrete; li infilzerete, legherete e colpirete con qualsiasi arma formi la vostra mente.»
Un altro gruppo si divise dal numero sempre minore di ragazzi.
«Infine, voi Manipolatori Psichici sarete il nostro effetto sorpresa» concluse Naoko. «Vi coordinerete con i Comunicatori Psichici e in qualunque momento un nemico dovesse superare la prima linea, lo colpirete con raffiche mentali e l’aiuto dei nostri collaboratori del regno animale. In questo modo dovrebbero essere abbastanza disorientati per essere annientati dalla seconda linea.»
L’ultimo gruppo annuì e si misero a decidere una strategia con gli alleati della categoria assegnatagli.
Clara posò la mano sinistra sulla spalla della ragazza. «Ottimo lavoro. Quando tutto questo sarà finito, dovremo fare una chiacchierata sul tuo futuro.»
Naoko sorrise per gentilezza, però non prese seriamente quelle parole. Non era il momento per fare progetti, anche se pensava di sapere a cosa alludesse.
Marcus si girò e le fece cenno di raggiungerlo.«Ho dato le istruzioni necessarie. La situazione mi sembra meno negativa di quanto pensassi. Possiamo farcela» le disse appena gli fu vicino. «Samuele sta dando gli ultimi consigli e poi si fermerà con il gruppo.»
Il pavimento tremò come se fosse composto da sabbie mobili e poco dopo spuntarono aculei; piante spinose dall’aspetto carnivoro si diffusero sulla parete e sul soffitto.
«Cosa succede?» domandò Clara.
«DiKann si è appena annunciato» rispose Kaspar. «Mi dispiace Naoko, ma dobbiamo apportare delle modifiche alla tua strategia.» Si voltò vero il gruppo di ragazzi e urlò: «Generatori Psichici e Comunicatori Psichici! Venite  da me, dobbiamo fronteggiare una nuova minaccia.»
I ragazzi ubbidirono, si guardarono attorno e capirono senza bisogno di spiegazioni cosa dovevano fare.
Naoko non ebbe il tempo di reagire. Doveva farsi venire in mente un nuovo piano di attacco, ma era come se il suo cervello non volesse collaborare.
Si girò verso Marcus al suo fianco e lo fissò confusa, lui ricambiò lo sguardo e le schioccò un bacio sulle labbra. Si staccò e aggiunse: «Calma, rifletti e troverai la soluzione. Noi sopravvivremo e appena avremo finito con la battaglia, voglio uscire con te.»
Naoko rimase pochi secondi a bocca aperta, poi la sua mente riprese a elaborare idee.  «Grazie …credo… ma intendi un appuntamento?»
«Sì, però è meglio definire i particolari dopo.»
«Giusto.» Naoko tornò a concentrarsi sulla battaglia ormai prossima. La sua divisione dei compiti poteva ancora funzionare anche senza il primo blocco di attaccanti. Sarebbe durata meno. «Chi non combatte la nuova minaccia, si attenga al piano. Mantenete le posizioni.»
Kaspar guidò i due gruppi di giovani richiamati contro le piante che iniziarono a reagire, facendo emergere fiori dai denti aguzzi e rovi spinosi provvisti di una volontà propria.
Clara diede un cenno di assenso a Naoko. La ragazza si girò e in quel preciso istante, constatò con orrore che le porte dell’ascensore erano state strappate dagli infissi e una manciata di bestie demoniache si stava per riversare nella stanza. 
 
Leonardo alzò tremante la mano e con timore la posò sulla guancia dell’uomo.
«Figlio mio» disse dolcemente lui. «Ho atteso a lungo di rivederti.»
Sara si liberò dell’intrico di radici e lo raggiunse. «Cosa significa? Che storia è questa?»
«Non so »rispose Leonardo. «All’inizio non lo avevo riconosciuto, ma non ho dubbi. Quest’uomo è mio padre, il padre che avevo nell’altra vita.»
Sara ebbe un sussulto. «Hebram. Sono stata io a ucciderlo» disse con rammarico.
«Sì, mi hai ucciso, ma non provo più rancore per te» rispose pacato Hebram.« Ho visto il tuo amore e il tuo dolore per mio figlio, non credevo che potesse essere possibile, ma so che finché ti avrà al fianco sarà amato e al sicuro.»
«Perché non ti sei fatto riconoscere quando ci siamo visti con gli altri spettri?» domandò Leonardo.
«È semplice. Se avessi saputo chi ero, mi avresti impedito di aiutarti.» L’uomo distorse le labbra in una smorfia di dolore. «Dovete sbrigarvi. Andatevene da qui prima che il mio compito finisca. O sarà stato tutto inutile.»
Hans e Patrick si avvicinarono, reggendosi a vicenda e aiutando Davide ancora in parte stordito dal colpo di DiKann.
«Cosa intende dire?» chiese il direttore.
«Sto purificando con la mia anima il corpo e l’essenza demoniaca di DiKann, ma quando arriverà il culmine questo luogo andrà distrutto» spiegò Hebram con un ulteriore smorfia.
«Non posso andarmene. Non posso lasciarti qui a morire da solo» replicò Leonardo. «Non un’altra volta.»  
«Non sarà solo.» La voce di Mayka riecheggiò nel corridoio trasformato in selva infernale e la sua figura trasparente si manifestò al fianco di Hebram. «Resterò con lui fino alla fine e mi assicurerò che non rimanga più traccia di DiKann.»
«Mamma anche tu…» intervenne Sara. «Noi non pos…»
«Voi dovete tornare a questa nuova vita» le rispose Hebram. «Per un genitore la vera pace è sapere che i propri figli sono felici e che anche senza di noi, possiate avere un futuro sereno.»
Patrick appoggiò delicatamente il braccio intorno alle spalle di Sara. «Forza, facciamo come dicono.»
Leonardo avvertì il tocco fermo di Hans, mentre lo spingeva. «Tuo padre ha ragione. Non disubbidiamo alle loro ultime volontà. E mia  figlia non mi perdonerebbe mais e non le riportassi indietro il suo miglior amico sano e salvo.»
«Che succede…» fece Davide, provando a stare in piedi da solo. «La mia testa è ancora come sotto l’effetto di un dopo sbronza. Non posso sopportare anche che un edificio mi crolli addosso. Andiamocene.»
Seppur riluttanti, Leonardo e sua sorella si lasciarono portare via, lanciarono un ultimo sguardo alle loro spalle e scorsero Hebram e Mayka osservarli con un sorriso.
Mentre svanivano nel fondo dell’intrico di radici, le pareti del sotterraneo iniziarono a ricoprirsi di crepe e lo stesso avvenne al corpo che era di DiKann. Pezzi del soffitto crollarono e l’involucro occupato dallo spirito andò in frantumi in uno scoppio di luce bianchissima.
                                                             
 
 
Continua…

lunedì 5 luglio 2021

Darklight Children - Capitolo 110

CAPITOLO 110
Sotto assedio
 
 
 
Yuri raggiunse con Sabrina in pochi istanti le porte verdi che delimitavano l’ingresso al sotterraneo. Fermi uno vicino all’altra, in posizione di attacco, pronti alla battaglia imminente, furono colti alla sprovvista da un corpo nodoso e ricoperto di spine che emerse all’improvviso dal muro davanti a loro.
«Stai giù!» gridò tirando la ragazza verso il pavimento.
«Che succede?»
«DiKann è in arrivo. Questo posto sta mutando come quando Sara aveva cercato di rompere il Sigillo al Portale Mistico.»
Sabrina seguì il suo sguardo e osservò il corpo spinoso perforare il muro di fronte, attraversando così il corridoio da una parte all’altra. «Stiamo all’erta, forse i demoni non saranno i nostri unici avversari.»
In riposta alle sue parole, anche il pavimento si ricopri di radici grigiastre e spine acuminate. Le porte verdi alle loro spalle si accartocciarono su loro stesse e aculei rivestirono ogni parete. Dalle stanze in cui erano rinchiusi i ragazzi risuonarono urla di terrore.
«Forse dovremmo provare a liberarli» propose Sabrina. «Potrebbero essere in difficoltà.»
«Sono più al sicuro lì dentro» replicò Yuri, rendendosi conto come in poco tempo il corridoio da cui erano arrivati fosse impercorribile per il diffondersi di spirali di radici con enormi spine e altra vegetazione dall’aspetto carnivoro. «E noi avremo il nostro bel daffare.»
Uno degli aculei che si era insinuato nel soffitto, s’ingrossò e discese fino a terra. La forma a cono si allargò fino a diventare una bolla, quindi esplose rivelando la presenza di tre visitatori. Non appena i detriti si depositarono sul pavimento, furono distinguibili le loro sagome.
Impettito, DiKann stringeva il Ritus sotto il braccio destro e incrociò lo sguardo sbalordito ma deciso di loro due.
«Mia figlia vi ha messo nelle ultime file, a quanto vedo.» Il demone schioccò le dita e Jonathan ed Erica ai suoi piedi balzarono in avanti per aggredire le prede.
Sabrina allungò le braccia in avanti e li tenne sospesi a mezz’aria, arrestandoli con la sua capacità telecinetica.
Yuri incendiò le mani e le fiamme si avvilupparono fino al suo avambraccio. «Siamo pronti a riceverti.»
DiKann sbuffò annoiato. «Non ho tempo da perdere.» Spostò il braccio in avanti e lo scaraventò contro le spine, procurandogli graffi al volto. Aprì il suo libro e recitò una formula nella lingua antica.
I sigilli mistici alle camere si infransero in scoppi di luce violacea, le porte divennero polvere e gli inquilini obbligati a rimanervi dentro per lunghi anni, ne uscirono titubanti. Appena videro il Re Demone rimasero impietriti.
«Non temete, non siete costretti a diventare carne da macello. Potete essere condottieri» disse DiKann. «Vi hanno trattati come bestie da ingabbiare, vi offro la possibilità di vendicarvi, di prendervi questo mondo, diventandone gli aguzzini sotto i miei ordini. Avverto la brama di odio e vendetta che alberga in voi. Non resistete, abbracciatela.»
Yuri osservò la scena ammutolito. Il gruppo che si radunava sempre più numeroso attorno al demoniaco benefattore gli parve confuso, disorientato, ma non spaventato.
DiKann sollevò le mani sopra le teste dei ragazzi, come un buon pastore pronto a richiamare il suo gregge. Alcuni avanzarono verso di lui senza indugio, altri invece si accovacciarono a terra e incuranti del terreno inospitale, scossero violentemente la testa come a voler rifiutare quella proposta; la maggior parte di loro però non ebbe scelta: l’oscurità nelle anime era facilmente manovrabile. I loro corpi si trasformarono e con piccole differenze nel colore delle chiome o nella lunghezza delle corna, divennero tutti demoni simili a Erica e Jonathan.
Sorridendo soddisfatto, DiKann  scattò in avanti e passò fulmineo in mezzo al branco di nuovi demoni.
Yuri si rimise in piedi, ma fece in tempo a vedere solo una macchia rossa che sfrecciava lontano.
Dal fondo dell’intrico di radici giunse per l’ultima volta la voce sprezzante di DiKann: «Non siete neanche degni di essere uccisi. I miei servitori appena nati si ciberanno di voi.»    
Sabrina lanciò Erica e Jonathan in mezzo ai loro simili e si schierò nuovamente al suo fianco. «Cosa facciamo?»
Lui scrutò gli occhi famelici dei loro avversari. Erica e Jonathan si stavano già facendo strada per arrivare a capo del gruppo. I più sfortunati che lottavano per non cambiare aspetto, erano già stati azzannati dai loro ex-compagni. Non c’era modo di salvarli, quel trattamento sarebbe toccato anche a loro. «Attacchiamo. Non avere pietà. Ormai, sono demoni a tutti gli effetti.»
«Non preoccuparti, ho intenzione di sopravvivere» ribadì Sabrina. «Pensi che riusciremo a impedire che salgano in superficie?»
«No» rispose sincero Yuri. «Ma non glielo renderemo facile.»
Si voltò a guardarla. La ragazza strinse le pupille chiuse cercando di raccogliere più forza che poté dalle profondità del suo corpo, poi li spalancò e con un grido liberatorio, lanciò il colpo.
Yuri percepì l’onda di energia psichica, scorgendola come una vibrazione nell’aria, e l’intera legione di demoni fu scaraventata all’indietro. A sua volta si caricò di fuoco, facendolo ribollire nel sangue e incendiò le radici ai loro piedi, creando una spessa barriera tra loro e i nemici.
Madido di sudore, Yuri si scambiò un’occhiata fugace con Sabrina. Illuminati dalle fiamme crepitanti, senza parlare, lesse sul suo volto la stessa verità a cui era giunto: quell’espediente avrebbe resistito per poco.
La battaglia sarebbe ricominciata a breve. La salvezza di tutti era nelle mani di Leonardo e Sara.
 
«È quaggiù» fece in tempo a dire Sara, prima che DiKann si presentasse di fronte a lei e a suo fratello.
Alle loro spalle, Davide agì d’istinto. Corse in avanti, parandosi tra loro e il nemico. «Me ne occupo io.» Puntò le braccia contro di lui, i palmi spalancati nella sua abituale posa per creare una barriera, l’energia grigiastra iniziò a materializzarsi. Non ebbe però il tempo di terminare.
Gli occhi del demone brillarono di luce scarlatta e il ragazzo crollò sulla schiena, le palpebre serrate, riverso a terra privo di forze.
Sarà imprecò tra sé: il loro piano stava andando a rotoli prima ancora che riuscissero a metterlo in pratica.
«Davide!» gridò Leonardo.
«Non è morto, per ora» disse DiKann. Sorrise mostrando le zanne. «Siete soli? Nessun mezzo demone adulto è rimasto per affrontarmi?»
Leonardo spostò la sua attenzione e tornò a guardare l’avversario. Aprì la bocca per ribattere, ma Sara gli stritolò la mano per farlo tacere.
«È una questione personale. Di famiglia» rispose prontamente. Doveva prendere tempo, non aveva altre tattiche da sfruttare. «Per questo la risolveremo tra di noi.»
Il Re demone rise di gusto. «Mia piccola, stupida bambina. Hai avuto la tua occasione di evitarti tutto questo e l’hai rifiutata. Tornerai comunque nel mio Regno, ma prima assisterai allo smembramento di ogni umano che ti è caro.»
«No, non te lo permetteremo.» Leonardo lo guardò carico di rabbia.
DiKann rise ancora. «E come? Un paio di trucchi di basso livello con i vostri miseri poteri? Questo è tutto quello che avete per contrastarmi» Mosse due passi verso di loro. «Penso che sarai il primo. Ti sgozzerò davanti agli occhi di mia figlia. Osservare impotente la morte del suo fratellino, le insegnerà che non le conviene disubbidirmi.»
Sara spinse indietro il fratello e indietreggiò con lui, fino a trovare le mani di Hans Strom premute sulle loro schiene.
Mantenete la calma, non vi accadrà nulla sussurrò con il pensiero l’uomo. Protetti dalle sue capacità mentali di schermarli, Hans e Patrick erano ancora alle loro spalle. Il direttore inspirò per mantenere la concentrazione. Continuate a farlo parlare,per mettere in atto il piano devo essere certo che abbia abbassato le sue difese e poter stabilire un contatto senza farmi scoprire.
Patrick si sfilò i guanti di pelle. Forza Sara, sai tenergli testa. La incoraggiò con la voce della mente.
Attaccandosi a quell’affermazione, Sara si fece coraggio. «Non sono più tua figlia. La patetica mezzo demone che bramava la tua attenzione e la tua approvazione è morta.»
«Già. Sei rimasto indietro di secoli» continuò Leonardo. «Goditi la passeggiata in superficie, perché sarà l’ultima.»
«Stupido pezzo di carne!» ringhiò DiKann. Gli bastò un passo veloce e le sue dita stringevano il collo del ragazzo. «Hai così fretta di morire? Ti accontento.»
In preda al panico, Sara udì nella testa la voce di Hans gridare: Ora! Poi notò Patrick posare i palmi sulle radici spinose che ricoprivano le parete sinistra, ferendosi e una parte della sua pelle riuscì anche a sfiorare un piccolo pezzo di muro.
DiKann mollò la presa sulla carne di Leonardo, che rantolò; fece cadere a terra il Ritus, sorretto nell’altra mano e  si tenne le tempie con entrambe, mugugnando; un’eco di ciò che stava subendo nella sua mente, attraverso il collegamento stabilito da Hans, raggiunse Sara e nella sua testa esplose il caos.
Demoni. Fuochi infernali. Lotte furiose tra esseri orribili. Ma anche ragazzi rinchiusi a forza in stanze imbottite. Infermieri con siringhe. Volti di giovani e bestie si mischiavano in urla di odio, rabbia, dolore e paura.
DiKann strizzò gli occhi fino a frali divenire una fessura. «Che succede?» Nonostante il disorientamento,  guardò oltre loro due. «Tu!» urlò rendendosi conto dell’inganno e riuscendo a vedere con i suoi occhi i responsabili.
Leonardo rantolò e intrecciò le dita con quelle di Sara, sentendo il contatto fisico, lei li teletrasportò al sicuro dietro il Re Demone.
Lo videro piegare in avanti il busto e nello stesso istante, Hans avanzò. Sara percepì che spinse ancora più a fondo le immagini trascinate dalla mente di Patrick in quella del demone; a quel punto DiKann si coprì interamente i lati della testa, piegando la bocca in una smorfia di dolore.
«Svelti!» gridò Hans, con la narice destra sanguinante per lo sforzo di comprimere il suo attacco, mentre l’avversario iniziava a opporre resistenza.  
Sara si spostò con il gemello ai lati di DiKann e si presero anche l’altra mano.
«Mayka, vieni!» disse Leonardo. «Devi portare qui lo spirito.»
La figura evanescente della donna comparve proprio di fronte al Re Demone. Lo guardò con odio e poi con scherno.
«Maledetta… strega…» ansimò DiKann. «Ci sei… tu… dietro a tut…»
«Concentratevi sul suo petto» lo ignorò Mayka. «Guardate con attenzione, oltre i vostri occhi e oltre la sua pelle. Dove dovrebbe risiedere l’anima, c’è un vuoto oscuro.»
Sara puntò lo sguardo come da ordine, senza successo. Si scambiò un’occhiata con Leonardo, a  conferma che per lui era lo stesso, e poi si voltarono verso la donna spirito, allarmati.
Mayka girò intorno al demone e posizionò ognuna delle mani a qualche centimetro dalla loro fronte. «Vi indirizzerò io. Ma non potrò fare di più.»
Sara e il fratello tornarono a fissare il petto e questa volta la loro vista fu sbalzata in un tunnel rosso che sfumò nel rosa. Osservarono un insieme di organi dalla vaga parvenza umana che si dissolvevano, lasciando al loro posto solo delle bolle di melma nera, riunite in una fila scomposta mentre salivano verso l’alto, creando colonne infinite.
«Che roba è?» domandò Sara. «Sembra inchiostro misto a fango, ma ancora più schifoso.»
«Sono le essenze dei demoni in cui ha trasmutato la sua anima umana» spiegò Mayka. «Fatele sparire.»
«Come?» chiese Leonardo.
«Nello stesso modo in cui apparite e sparite da un luogo all’altro» replicò la donna.
Era complicato, ma Sara non si tirò indietro. «Coraggio» disse al fratello. Invece che pensare di svanire loro stessi in un luogo, si imposero di trasportare quelle bolle all’esterno. Ci vollero pochi secondi e quella sostanza nera scomparve da dove si trovava.
Mayka si fece da parte e richiamò la loro arma segreta. «Fatti avanti Spirito, è arrivato il tempo di mantenere la tua promessa.»
Lo spettro grigio emerse dal vuoto della stanza, occupando lo spazio che gli aveva lasciato Mayka, alle spalle di DiKann. Allargò le braccia all’infuori e avanzò,  penetrando il corpo del demone.
DiKann lanciò un ruggito violento e primordiale.
La forza della sua furia si abbatté sui presenti.
Sara staccò senza controllo le mani da quelle di Leonardo e sbatterono contro gli aculei alle pareti dietro di loro. Mayka svanì in uno sbuffo di nebbia bianca. Hans cadde in ginocchio con Patrick, dopo aver sfruttato i rispettivi poteri fino al limite.
DiKann inarcò la schiena all’indietro e poi con un colpo violento, piegò il busto in avanti. «No! No! Vattene! Schifosa anima… esci da me!»
La battaglia all’interno del suo corpo seccò la pelle, che si mischiò alle vesti ridotte a fili sottili e si staccò come quella di un serpente. Le corna si infransero poco sopra la base delle tempie, rotolando tra le radici e la maschera d’oro, che gli nascondeva il volto, si spezzò in due metà esatte che cadendo divennero gocce di un liquido giallognolo.
«Ora basta!» urlò DiKann con una voce profonda e calma, che non gli apparteneva. Con le gambe tremanti si risistemò in posizione eretta. «Ho io il controllo.»
Insieme al fratello e ai due adulti, Sara lo guardò sconcertata. Non era più DiKann. Completamente nudo, il suo aspetto rispecchiava quello dell’anima al suo interno.
«Non è possibile.» Leonardo si staccò dalla parete, strappandosi la maglietta rimasta impigliata nelle spine. Barcollò davanti all’uomo e allungò una mano verso il suo volto. «Io… ecco perché mi eri familiare. Sei tu… papà!»
 
 
Continua…