mercoledì 22 novembre 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 47

Il Gioco del Branco 11: Una Notte da X-Men (2°parte)

 

Per Zec quella visione fu al tempo stesso spaventosa ed esaltante. Non impiegò molto a comprendere di avere assunto le caratteristiche di una fenice, anzi della rappresentazione grafica della Forza Fenice dei fumetti, un potere che aveva sempre adorato.

La sensazione di dolore per quella manifestazione lo spinse però a pensare che qualcosa era diverso dalla sua immaginazione. Provò a concentrarsi e attivare i suoi poteri da Poltergeist, ma non li percepì. Erano svaniti. O forse sostituiti. E questo significava non possedere i veri poteri di Jean Grey/Fenice: telepatia e telecinesi.
«Ahi! Gli occhi!» gridò Billy e d’improvviso una doppia scia di luce rossa scaturì dai suoi bulbi oculari, diretta verso il cielo.
Zec ignorò il bruciore alle braccia e si avvicinò al fidanzato. «Calma, chiudi le palpebre» gli disse, cercando di mantenere la lucidità. «Credo di sapere cosa sta succedendo.»
Billy eseguì all’istante e i raggi ottici svanirono di colpo. «Siamo diventati i personaggi dei nostri costumi» ribatté, afferrandogli la mano.
«Qualcosa del genere» rispose.
«Billy! Zec! Aiutatemi sto andando a fuoco» supplicò Michelle.
Zec si voltò, la vide accovacciata sulle ginocchia con le braccia aperte a croce, rivelando piume fiammeggianti uguali alle sue. Tenendo stretta la mano del fidanzato, lo trascinò con sé vicino all’amica.
«Guardami Michelle, puoi controllarle» le disse con voce ferma. «Non fare resistenza e lascia che brucino, non sentirai più il dolore.»
Aveva maturato quella conclusione pochi istanti prima: occupandosi di Billy e non di se stesso, aveva percepito il bruciore attenuarsi, diventando sopportabile. Le fiamme divampate dai suoi avambracci erano ora piccole e pur mantenendo l’aspetto di ali, non avevano l’apertura di quelle di un uccello pronto a spiccare il volo.
Michelle inalò aria dal naso e la espulse dalla bocca. «Perché ci sta succedendo tutto questo?»
Billy mantenne gli occhi chiusi e le rispose: «Siamo sempre su una Bocca dell’Inferno. Qualcuno ha preso spunto dall’episodio di Halloween della seconda stagione di Buffy
«Non lo ha fatto con molta cura» precisò Zec. «I nostri poteri non sono l’esatta replica di quelli degli X-Men e i costumi non rispecchiano le stesse qualità che dovrebbero avere gli originali. Tu, per esempio, non puoi controllare i raggi di Ciclope con quel visore, non ha veramente delle lenti al quarzo rubino per trattenerli.»
«Possiamo guidarlo noi con la telepatia» intervenne Michelle.
«Non l’abbiamo. Non siamo realmente come Jean Grey e nemmeno come la Forza Fenice» spiegò Zec. «Siamo solo due tizi con le ali di fuoco.»
Michelle chiuse lentamente le braccia, riavvicinandole al busto. Le fiamme si erano allentate anche per lei e le chiacchiere con loro due dovevano averla aiutata a prenderne il controllo. «Dove sono Betty e Donovan?»
Nel trambusto, Zec aveva perso di vista i due compagni. Perlustrò con lo sguardo il marciapiede intorno a loro e intravide Donovan strisciare verso una pozzanghera. «Laggiù» indicò a Michelle. Si mosse con cautela, guidando Billy costretto a camminare alla cieca.
La maschera da Wolverine era a pochi passi dal ragazzo steso a terra e arrivandogli intorno, videro i due guanti con gli spuntoni di finto metallo, lanciati pochi centimetri da lui.
«Cosa senti?» domandò Zec. Non capiva in che modo l’influsso del costume, o del personaggio, stesse trasformando l’amico.
«Sono incazzato» sbraitò Donovan. Poi tentò di infilare le nocche nell’acqua della pozzanghera, ma non era abbastanza profonda. «Mi fanno male le mani, bruciano, prudono… non so, fanno male!»
Zec non impiegò molto a immaginare cosa potesse significare. Abbandonò la mano di Billy e con entrambe le mani strinse e sollevò il braccio destro di Donovan. «Michelle tiragli fuori il braccio sinistro e non mollarlo per nessuna ragione.»
La ragazza fece come le era stato ordinato, senza porre domande. 
«Cosa diavolo fate?» gridò Donovan.
«Devi fare uscire tutta la rabbia» disse Zec. «Non trattenerla.»
«Non sto trattenendo un ca…» la frase morì in gola a Donovan e lanciò un urlò straziante, carico di dolore.
Tenendolo stretto mentre il suo corpo si dimenava, lui e Michelle osservarono con orrore tre lunghi e affilati artigli di metallo chiaro spuntargli dal dorso di entrambe le mani.
Donovan ansimò. In pochi attimi il respiro si fece regolare e i lineamenti del suo viso si rilassarono. Con le tempie imperlate di sudore, guardò le armi sui suoi arti. «Ho… ho gli artigli di adamantio.»
«Non credo sia davvero adamantio» lo corresse Zec.
«Ehi ragazzi! Che succede? Dove siete?» La voce ovattata di Betty li colse di sorpresa. «È tutto buio.»
Zec, Donovan e Michelle si voltarono in ogni direzione, ma non videro da nessuna parte l’amica.
Billy si mosse a tentoni, con le palpebre sigillate. «Continua a parlare.»
«Ok… non capisco dove sono finita. Vi ho sentiti gridare, poi non ho visto e udito niente» raccontò Betty. «State tutti bene?»
Billy tornò indietro di una decina di passi e si fermò. Si inginocchiò sul cemento della strada e abbassò la testa. «È qui. La sento un po’ lontana, voi la vedete?»
«Il costume da Shadowcat» disse Zec. Aveva capito cosa le era accaduto. «Ascolta Betty, fai quello che ti dico anche se ti sembra assurdo. Muoviti come stessi scalando una parete invisibile verso l’alto.»
Nel giro di pochi istanti il capo della ragazza emerse dall’asfalto, seguito dal resto del corpo. Si fermò a mezz’aria fluttuando. «Ditemi cosa sta succedendo?» chiese con il terrore nello sguardo.
Billy si voltò, seguendo il suono della sua voce. «Sei diventata intangibile e senza rendertene conto, ti sei smaterializzata nel marciapiede.»
«Fatemi capire bene, ognuno di noi ora è un X-Man?» domandò Donovan, muovendo con cautela le mani artigliate.
Zec aggrottò la fronte. «In un certo senso, ma non del tutto.» Fece segno ai due amici accanto di seguirlo verso Billy e Betty. «Abbiamo solo alcune particolarità dei poteri mutanti dei supereroi che interpretiamo. Ancora una volta la Bocca dell’Inferno di Elliott ha agito con regole personalizzate.»
Betty osservò la fila di persone in coda davanti all’ingresso del Bronze Dust, ognuna in costume, ma nessuna spaventata, allarmata, o con qualche segno fisico del travestimento indossato. «Perché a loro non è successo niente? Se fossimo come nell’episodio di Buffy, tutti dovremmo diventare il personaggio della maschera.»
«In realtà anche nella serie accade solo ai costumi comprati da Ethan Rayne» le fece notare Michelle.
«È vero» confermò Zec. «In più ognuno di noi li ha presi in posti diversi e Betty addirittura se lo è cucito da sola. Non c’è logica in tutto questo, anche per una situazione assurda da serie soprannaturale.»
«C’è se a controllare tutto anche questa volta è un'unica responsabile e non solo l’immaginazione e il sogno di Elliott, o più persone» sottolineò Billy. «Siamo ancora manipolati da Kate. O dal misterioso anonimo nascosto dietro S.»
Donovan scosse la testa. «Non è possibile. Non può essere tanto potente da alterare la realtà solo per noi. Perlomeno dovrebbe essere qui nelle vicinanze per riuscirci.»
«In teoria no» disse Betty. «Ricordate che la Falce è sparita? Se l’avesse lei, oppure questo o questa S, allora potrebbe fare quello che le pare, da qualunque luogo.»
Zec concordò con la sua ricostruzione. «Questo spiegherebbe anche la tanta approssimazione nel darci i poteri dei costumi. Non conosce a fondo le storie e i personaggi e si basa su informazioni generiche.»
Michelle sbuffò. «Va bene, avete risolto il caso, ma ora cosa facciamo? Non possiamo andare al Bronze Dust  in questo stato e non sappiamo nemmeno come tornare normali.»
«Forse finisce tutto quando termina la notte di Halloween» ipotizzò Donovan.
«Grandioso! Abbiamo davanti ancora tre ore di in…» Betty si interruppe vedendo il terreno agitarsi intorno ai suoi amici. «E ora cosa succede? Un terremoto?»
Zec si premurò di afferrare il braccio di Billy, costretto a non aprire gli occhi e poi guardò le persone del locale, nessuno sembrava aver risentito della scossa. Anzi, non l’avevano proprio notata. Erano ancora loro gli unici bersagli.
«Tenetevi pronti» disse ai quattro amici. «Qualunque cosa accada, riguarda solo noi.»
L’aria intorno a loro venne smossa da una folata troppo calda per essere vento di fine ottobre. Un fischio di un allarme risuonò e poi una figura alta quanto il palazzo vicino al locale comparve dal nulla. Avanzando a passi meccanici e lenti, la sua sagoma si delineo chiara ai loro occhi: un gigantesco robot, dalle piastre viola scuro su tutto il corpo di ferro, gli occhi lampeggianti di un bagliore rosso e le mani puntate a palmi aperti contro loro cinque.
«Porca miseria!» imprecò Donovan. «È una Sentinella!»
La voce metallica del robot intimò: «Soggetti mutanti identificati. Non muoversi. Procedere all’arresto.» 
Betty strabuzzò gli occhi. «Quel coso vuole prendersela con noi? Perché?»
«Ci identifica come mutanti. Le Sentinelle sono cacciatori di mutanti nei fumetti degli X-Men» spiegò sbrigativamente Billy. «Dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo, se ingaggiamo una lotta, potrebbero andarci di mezzo degli innocenti.»
Michelle scrutò velocemente la folla preoccupata solo di avanzare nella fila all’ingresso. «Non si sono neanche accorti che e è arrivato quel robottone.»
«E se non facciamo niente ci ammazza, poco ma sicuro» concluse Donovan.
Zec non sapeva come comportarsi. Avevano ragione sia Billy, sia Donovan, ma come potevano salvarsi senza fare vittime? Non erano veri X-Men, non avevano nessun tipo di addestramento.  «Devi guidaci tu, Billy» disse poi, convinto delle doti di leader del fidanzato.
«Sono parcamente cieco» gli ricordò. «E non sono il capo.»
«Dovrai esserlo per stanotte. Il tuo legame con Elliott e la tua capacità di interpretare le stranezze in modo corretto, sono qualità che ti rendono il più adatto a provare di risolvere tutto con il minor danno.» Zec si rivolse poi ai compagni: «Qualche obiezione?»
«Non voglio questa responsabilità» rispose Betty. «Non ne so abbastanza di queste cose da supereroi.»
«Io sì, ma non saprei come muovermi da comandante» ammise Donovan.
«A me va bene tutto, basta che vi sbrigate» gridò Michelle. «Quel coso è già piegato su di noi!»
«D’accordo» acconsentì Billy. «Disperdiamoci, ma non allontanatevi troppo.»
Zec tenne stretto il braccio del suo ragazzo e lo trascinò verso destra. «Qual è la prossima mossa?»
«C’è un parcheggio qui vicino, sperando non ci siano troppe auto, dobbiamo dirigerci lì» rispose Billy. «È il posto più adatto per una lotta e per contenere i danni.»
Zec alzò il braccio libero per dare il segnale agli altri e le fiamme si allargarono in una maestosa ala giallo-rossa. Il suo intero corpo si sollevò da terra, librandosi in volo. Non capiva come fosse possibile, ma poteva essere dovuto alla scarsa conoscenza di chi li aveva trasformati. «Per di qua, seguitemi» gridò ai tre compagni. «Non avere paura, non ti farò cadere» disse poi a Billy.
L’altro sorrise. «Non avevo dubbi.»
Proseguendo nel suo spostamento aereo incerto, controllò i movimenti alle sue spalle: i compagni gli erano dietro e anche la Sentinella procedeva alle loro calcagna. Arrivarono nel parcheggio delimitato da una cancellata ancora aperta.
«Quante auto ci sono?» chiese Billy.
«Due. Entrambe al lato opposto di dove ci troviamo noi.»
Donovan li raggiunse per primo. «Spero tu abbia già un piano in mente, perché non ci lascerà troppo tempo per organizzarci.»
Billy annuì. «Zec, lasciami qui con Betty e Donovan.»
Zec allentò le dita riluttante, mentre i due amici si mettevano al fianco del loro comandante. Non lo allettava l’idea di lasciarlo quasi inerme, però doveva mantenere la fiducia nelle sue scelte.
«Ora, tu e Michelle dovete volare il più vicino alla testa della Sentinella e distrarla da ciò che accadrà a terra» continuò Billy.
«Non ho ancora provato a sollevarmi dal marciapiede» obbiettò Michelle. «E se non ne fossi in grado?»
Zec le prese la mano. «Ci riuscirai. Non è diverso da quando usiamo i nostri poteri da Poltergeist, le ali di fuoco faranno il resto.»
«Mutanti! Arrendetevi. O sarete terminati» ripeté con lentezza il robot davanti a loro.
Zec alzò le braccia e Michelle lo imitò. Per entrambi si spiegarono meravigliose ali fiammeggianti da sotto le braccia, le agitarono e spiccarono verso il cielo notturno. Pur con una certa fatica nel compiere quell’atto dettato dalla volontà della loro mente, raggiunsero la testa della Sentinella e si separarono.
Il robot alzò una mano gigante per afferrarli e si spostarono rapidamente.
Per Zec fu come quando in estate dava la caccia alle zanzare, per allontanarle dal corpo. Solo che in quel momento aveva lui il ruolo dell’insetto.
Ferma immobile, la macchina dalle fattezze simili a umane agitava le braccia per agguantarli e loro svolazzavano intorno per schivarle.
Zec lanciò lo sguardo verso il basso, sperando che non mancasse molto alla seconda fase del piano di Billy.
Notò Donovan correre verso la gamba destra della Sentinella, con gli artigli sguainati si avventò contro il tallone. Graffiò metallo contro metallo più volte, originando scintille e danneggiandola.
La Sentinella si piegò, cadendo in ginocchio.
«Malfunzionamento arto destro» gracchiò, facendo risuonare la sua voce sintetica nel parcheggio. «Terminare minaccia.»
Le orbite del robot si illuminarono e intuendo un attacco verso i compagni, Zec si posizionò davanti alla traiettoria focalizzando nella mente la maestosità dell’effetto da uccello di fuoco della Forza Fenice. Il laser della Sentinella partì nello stesso istante e riuscì a placcarlo espandendo le sue ali fiammeggianti. Lo scontro non gli provocò dolore, solo una forte ondata di calore come se le fiamme e la sua carne fossero una cosa sola.
Riprendendosi da quella sensazione intensa e attenuando il fuoco, udì Billy urlare: «Adesso, Betty!»
Con la visuale libera dalle fiamme, Zec scrutò l’amica camminare nell’aria e poi tuffarsi nel petto del gigante di metallo. Scariche elettriche percorso la sua l’intera struttura, facendolo fremere.
«Errore…mzzz…funzzzz…to…» disse la Sentinella.
Osservandola poi uscire alle spalle del robot, Zec immaginò che forse Betty non lo sapeva, ma un effetto secondario del suo potere intangibile era quello di mandare in corto circuito ogni tipo di macchinario elettrico ed elettronico. Qualcosa che da fan dei fumetti Billy ricordava come lui.
«Spostatevi tutti» gridò Billy e un secondo dopo spalancò gli occhi.
Due fasci di luce rossa schizzarono contro la testa della Sentinella, decapitandola di netto.
Billy richiuse subito le palpebre e Zec osservò la testa mozzata rotolare dietro al corpo, mentre quest’ultimo cadeva pesantemente in avanti con un rombo assordante.
Tutti rimasero fermi in silenzio.
La battaglia era conclusa.
A farli sobbalzare fu il trillare quasi unisono dei loro cellulari.
Zec discese a terra, afferrò il suo dalla tasca e riunendosi con i compagni intorno a Billy, lesse ad alta voce: «“Bravi, avete vinto questa partita, Freaks. Ma adesso ho io il telecomando in mano. La notte sta per finire, ma non sarà facile per tutti togliersi quei costumi. S.”»
 
                                                      

                                                             Continua…?

lunedì 13 novembre 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 46

Il Gioco del Branco 10: Una Notte da X-Men (1°parte)

 

Zec stringeva la mano destra in quella sinistra di Billy. «Sei proprio sicuro di non voler annullare? So che hai fatto questa promessa a Donovan e lui ti ha ricordato di doverla mantenere, ma nel frattempo è successo di tutto.»

Camminavano uno a fianco all’altro, diretti a casa di Betty dove si sarebbero riuniti e festeggiato Halloween, come deciso dal suo ragazzo al risveglio dal suo stato catatonico nell’Istituto Reicdleyen.
Dovevano scegliere dei costumi ispirati agli X-Men e lui aveva proposto un travestimento di coppia, così  a fatica erano andati in giro per negozi e tutto quello che aveva trovato era stata una maglietta verde con stampato in giallo fluorescente il simbolo della Forza Fenice. Purtroppo non aveva pantaloni dello stesso colore, così aveva deciso per un semplice paio di jeans; si era tinto qualche ciocca di capelli rossa ed era diventato un’opaca versione di Jean Grey nella sua trasformazione di Fenice buona.
Billy scosse la testa. «Me lo hai già chiesto cinque volte negli ultimi due giorni: non ti preoccupare, possiamo dedicarci a un po’ di svago. Nelle ultime tre settimane non è successo niente di soprannaturale» rispose, con il casco blu e il visore giallo e la lente rosso rubino da Scott Summers/Ciclope, infilato su metà volto.
«Però non abbiamo idea di chi abbia mandato quel messaggio a tutti noi» gli ricordò. «Abbiamo subito incolpato Kate, ma si è firmato o firmata solo con una “S”. Inoltre il messaggio è scomparso subito, limitandoci nelle ricerche, quindi  potrebbe essere chiunque altro che ce l’ha con noi.» 
Billy si bloccò e si tolse il visore dalla faccia. «Non devi angosciarti così. Non voglio che il peso di ciò che ho fatto come Elliott ricada su di voi e soprattutto su di te. Troveremo questa persona e faremo il possibile per risolvere tutto senza altre uccisioni.»
Zec lo fissò. Nella tuta blu presa per assomigliare al personaggio dei fumetti, aveva più un aspetto da ragazzo in pigiama, ma restava il suo supereroe. Si sforzò di sorridergli. «Ho paura di perderti» ammise, sorprendendosi per lo slancio di sincerità. «Ci hai rassicurati che non tenterai più di farti del male colpendo Elliott, ma il tuo ritorno dallo stato catatonico è stato così… improvviso.  C’è qualcosa che non mi hai detto? »
Billy sorrise a sua volta e si infilò il visore sul volto. «È tutto a posto.» Gli afferrò di nuovo la mano e riprese a camminare.
Stando al suo passo, Zec si morse il labbro. Ogni volta che cercava di approfondire i particolari di cosa era accaduto all’istituto psichiatrico dopo la misteriosa visita dell’amica di Elliott, il suo fidanzato diventava vago e silenzioso. Essere in costume e pronti a passare la notte di Halloween come normali adolescenti doveva sollevarlo da ogni dubbio sulla reale intenzione di non compiere altri gesti impulsivi pericolosi, però osservandolo notava sempre un velo scuro sulla sua espressione. Anche quel veloce modo di liquidare l’argomento e l’atteggiamento sfuggente gli suggerirono di non potersi fidare del tutto.
«Siamo arrivati» disse Billy, allontanandolo dai suoi pensieri. Si fermarono davanti alla porta e suonò il campanello.
Dall’interno udirono un pestare deciso di suole sul pavimento e poi l’uscio si spalancò con Donovan ad accoglierli. «Buon Halloween! Venite, Betty è impegnata in camera sua con gli ultimi ritocchi al costume.»
Entrarono e Zec lo squadrò da capo a piedi. Non sembrava avere indosso un travestimento per Halloween. «E tu cosa aspetti a prepararti?»
Donovan osservò il suo abbigliamento: una giacca di pelle nera, una maglia bianca, un paio di jeans scuri e degli anfibi blu. «Sono già pronto, mancano solo gli accessori.» Andò verso il divano e raccolse da dietro un cuscino un paio di guanti con tre artigli di finto metallo per mano e una maschera gialla e nera, con la parte per coprire gli occhi che svettava in alto a punta. Li mostrò a loro e aggiunse: «Sono Wolverine, non si capisce?»
«Decisamente no» fece Zec.
«La maschera è quella dei fumetti e gli artigli possono passare» commentò Billy, «ma il resto? In che modo dovrebbero farti sembrare Wolverine?»
«Ho dovuto adattarmi alle mie finanze e al fatto non ci fosse niente della mia taglia» spiegò Donovan. «Così ho fatto un mix: qualcosa di iconico dei fumetti, più il look di Hugh Jackman nei film degli anni duemila.»
Zec incrociò le braccia sul petto. «A me sembra piuttosto che ti sei dimenticato e hai voluto risolvere il problema costume all’ultimo minuto.»
Donovan girò lo sguardo con fare vago. «No, non è proprio andata così…»
Il campanello trillò salvandolo dal dover dare una risposta più dettagliata e colse l’occasione andando ad aprire.
Michelle entrò con un sacchetto di caramelle gommose in mano. «Ciao ragazzi» li salutò immettendosi nel salone. Indossava una maglietta rossa con stampato il simbolo giallo della Forza Fenice e un paio di jeans bordeaux e scarpe giallo fluorescenti. Stava per infilare un animaletto rosa in bocca, ma rimase a fissare lui e Billy. «Vi siete vestiti con un costume di coppia.»
«Bè, si… cosa c’è di male?» domandò Zec.
Michelle si voltò verso Donovan: «Lo avete fatto anche tu e Betty?»
«No, niente affatto» la rassicurò il ragazzo.
«Bene… ma cosa c’entra un motociclista con gli X-Men?» domandò Michelle.
Donovan s’imbronciò. «Sono Wolverine!»
Michelle fece spallucce, ma poi tornò a rivolgersi a lui, osservando il suo costume improvvisato da Fenice. «Avremmo dovuto consultarci però, in pratica tu ed io è come se ci fossimo copiati.»
Zec sospirò, notando la vena polemica dell’amica farsi sempre più insistente negli ultimi tempi. «Non è vero. Siamo solo due rappresentazioni diverse dello stesso personaggio. Tu sei Fenice Nera e io Fenice.»
Michelle rimise la caramella nel sacchetto. «Già, ma visto i miei poteri e come assomigliano a quelli di Dark Willow, che è ispirata a Fenice Nera, il mio travestimento è più adeguato. Tu lo hai fatto solo per poter fare qualcosa da fidanzato con Billy.»
Era vero e Zec non capiva dove stesse il problema. «E quindi?»
«Ecco, potevate scegliere un’altra coppia, per esempio Rogue e Gambit.»
Donovan s’intromise. «Dai Michelle, non fare la pesante. Sono carini come Ciclope e Fenice e poi cosa ce ne importa dei costumi. Dobbiamo solo divertirci.»
Michelle sbuffò. «Tu parli facile, ma io ho dovuto fare una gran fatica per mettere insieme il mio costume.»
«Mi state prendendo in giro!»
La voce stupefatta di Betty giunse da metà delle scale del piano, facendoli girare tutti di scatto verso di lei.
Osservandola ferma sul gradino con le braccia sui fianchi, a Zec parve uscita da una tavola dei fumetti. Il costume che si era cucita era degno dei migliori cosplayer delle fiere. «Wow Betty! Sei una Shadowcat perfetta nell’uniforme di fine anni ottanta!»
Betty scese le scale con la maschera azzurra a coprirgli gli occhi sul volto. Indossava una giubba blu con le maniche un po’ a sbuffo, che copriva un body blu sopra dei pantaloni aderenti azzurri e stivali blu. A completare il tutto una cintura sottile azzurra avvolta in vita con un nodo.
«Grazie, lo so. Ci ho impiegato due settimane a confezionarlo. E ho dovuto anche abituarmi alle lenti a contatto per indossare la maschera» disse, scendendo l’ultimo scalino per arrivare al salone. «Voi, piuttosto, sembrate usciti da un mercatino dell’usato! Se avessi saputo non fosse così importante il costume, non avrei passato tanto tempo a prepararmi.»
Donovan le andò incontro entusiasta. «Sei magnifica, non sapevo fossi una fan dei fumetti degli X-Men.»
«Non lo sono» rispose lei. «Però mi sono informata e facendo ricerche ho scoperto che il creatore di Buffy si è ispirato a Kitty Pryde per il personaggio e così ho pensato fosse carino vestirmi da lei e ho cercato un costume abbastanza facile da replicare.»
Michelle puntò il dito verso lui e Billy. «Hai sentito? Anche Betty ha ragionato pensando a Buffy l’amamzzavampiri per scegliere il costume. Dovevamo metterci tutti d’accordo prima.»
«Non ricominciare, ormai siamo così e non ci cambiamo» replicò secco Zec.
Betty lanciò un’occhiata di sbieco al suo fidanzato. «Bastava vi impegnaste un po’ di più nei dettagli, almeno.»
Donovan spalancò gli occhi come un bimbo innocente. «Non sarai arrabbiata con me?»
«Almeno lui è originale» rincarò Michelle.
Billy s’infilò due dita tra le labbra e fece un fischio acuto, richiamando la loro attenzione.
«Basta discutere» sentenziò, rivolgendosi a tutti. «L’idea è stata mia e decido io cosa va bene, oppure no. Non importa chi ha lavorato più sull’abbigliamento e chi meno. E nemmeno se siamo tutti uguali, o diversi. Siamo X-Men. Punto.»
Zec lo ammirò e lo trovò molto sexy. Essere un leader gli veniva bene, forse era entrato nel personaggio, o magari era un aspetto di lui emerso ancora più tenacemente dopo l’esperienza  dell’estate in istituto. In ogni caso lo adorava.
Michelle si mise in bocca la caramella e bofonchiò: «Va bene, come volete.»
«Abbiamo deciso dove andare?» chiese Donovan. «So di diverse feste a casa di alcuni ragazzi.»
«No, andiamo al Bronze Dust» intervenne Betty. «Fanno una festa anche lì, la prima consumazione è gratis e magari evitiamo di incontrare qualcuno che ci aggredisca, o tormenti per l’anno scorso. Se anche a voi va bene.»
Lo disse a tutti, ma si soffermò a guardare Billy.
Zec lo notò e si sentì orgoglioso del suo ragazzo.
«Direi che è perfetto» replicò Billy.
Donovan si infilò la maschera e i guanti; Betty aprì la porta per farli uscire e Michelle alleggerì il suo broncio.
Uscendo dall’abitazione mano nella mano con Billy, Zec si rilassò. Sarebbe stata una serata indimenticabile.
 

Raggiunsero il Bronze Dust a piedi. Durante il tragitto chiacchierarono, incrociarono qualche ragazzino desideroso di fare dolcetto o scherzetto e Michelle rimpianse di aver già consumato l’unico rifornimento di dolci che si era portata.

A una manciata di passi dal locale, Zec avvertì ondate di calore attraversargli il corpo. Si staccò dal fidanzato e ebbe la sensazione di avere una febbre fulminea. Si guardò la pelle e percepì come se stesse andando a fuoco.
«Non mi sento tanto bene» sussurrò.
Intorno a lui anche i suoi compagni si erano fermati. Ognuno sembrava avvertire dolore a sua volta.
«Qualcosa non va» fece Betty.
Donovan si tolse di getto la maschera. «Non… capisco… cosa mi.. prende» disse ansimando.
Billy barcollò. «I miei occhi…non vedo…»
Michelle si asciugò la fronte con la mano sinistra, bagnandosi il dorso con il sudore. «Non sentite un caldo esagerato?»
Zec urlò per il bruciore che lo colse sotto le braccia e sollevandole per controllarle, si accorse di una scia di fiamme formatasi a comporre le piume di una coppia di ali.

 

 
                                                  Continua…?