lunedì 18 dicembre 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 49

 Il Gioco del Branco 13: Il Nemico del mio Nemico è mio Nemico (1° parte)

 

Sapeva che la sua iniziativa con Jordan Guiterrez non era andata a buon fine, ma questa volta Betty era sicura del suo ascendente sui gemelli e avvicinarli da sola poteva avere più effetto. Almeno su uno di loro.

«È un tentativo inutile e tanto saremo tutti qui e in parecchi» commentò Donovan.
Insieme a Billy, Zec e Michelle erano all’interno dell’auditorium in attesa dell’arrivo della professoressa Noxon. Una delle poche certezze nel loro ritorno a scuola era di far parte del club di teatro, come l’anno precedente. La scarsa adesione di nuovi membri aveva fatto si che la professoressa non lasciasse scappare nessuno di quelli già acquisiti.
«E non siamo neanche certi che loro due siano ancora del club, alla prima riunione non si sono visti» disse Michelle.
Zec piegò la seduta di una poltroncina e si accomodò. «Hanno bisogno di crediti extra come tutti noi, non mancheranno questa volta.»
Betty controllò l’orologio al polso, restavano ancora una decina di minuti prima dell’inizio ufficiale della riunione. Poi scrutò tra i vari ragazzi seduti cercando i gemelli e vide Chas Chain in prima fila. Il suo atteggiamento da diva non si era smorzato neanche un po’ e sperò di non doverci avere a che fare direttamente.
«Non mi hai risposto» la pungolò Donovan, in piedi di fronte a lei.
«Ne abbiamo già parlato, Kenny è stata l’unica persona oltre ai miei genitori a venirmi a trovare al Reicdleyen questa estate» rispose lei. «Anche se era interessato alla Falce.»
Donovan incrociò le braccia sul petto. «Un motivo in più perché ci sia io con te.» Incrociò il suo sguardo indispettito e aggiunse. «O uno degli altri. Oppure, meglio ancora tutti e cinque insieme.»
Betty non replicò. Quella di Donovan era pura e semplice gelosia. Intrigante e anche piacevole per il suo ego, ma fuori luogo e inutile. Aveva notato anche lei una certa attenzione di Kenny nei suoi confronti già l’anno scorso, ma non ci aveva mai dato peso e nemmeno le interessava. Però poteva essere il suo vantaggio per convincerlo a rivelare quello di cui era a conoscenza.
«Secondo me non tenente conto di un particolare fondamentale» intervenne Billy. «Avremo il tempo e l’occasione di restare soli con loro? E intendo uno qualunque di noi. La Noxon avrà deciso lo spettacolo da mettere in scena quest’anno e, tralasciando il fatto che per quanto in numero ridotto siamo comunque fin troppi qui dentro per parlare in privato con chiunque altro, ci affibbierà dei compiti e non è detto ci ritroveremo a lavorare insieme.»
Betty si raddrizzò gli occhiali sul volto. «Giusto…» presa dal dover convincere il suo fidanzato a non doversi preoccupare di schermaglie amorose, aveva ignorato un vero ostacolo. Non le restava che arrendersi. «Facciamo un piccolo cambiamento del piano. Io rimango la prima scelta per convincerli, ma se chiunque di noi ha l’occasione di ritrovarsi con uno di loro due, provi a carpire delle informazioni. Ma senza essere aggressivi.»
«E come affrontiamo l’argomento?» domandò Michelle nel panico. «Dobbiamo parlare anche dei sospetti su Kate e dei continui messaggi di S? O se dicono di non sapere niente, ma non è vero? Come faccio a capire se mentono?»
Betty non riuscì a rispondere a mezza domanda. La professoressa Noxon entrò a passo spedito nell’auditorium, sbattendo i tacchi delle scarpe sul linoleum del pavimento e facendo esplicativi segni a tutti di sedersi, mentre procedeva sul palco.
Billy e Michelle presero posto nelle poltroncine della fila di Zec, mentre Donovan tirò Betty per un braccio, spingendola a sedersi con lui dietro i tre compagni. Solo in quell’attimo intravide Kerry e Kenny Wood fare capolino dalla porta e sistemarsi nell’ultima fila del lato opposto al loro.
«Silenzio! Silenzio!» ordinò la Noxon sventolando i fogli che teneva nella mano destra. «Come succede ai grandi artisti, abbiamo tanto di cui occuparci e poco tempo per farlo. L’impegno di quest’anno è maggiore, ma confido farete tutti del vostro meglio per dare il massimo e portare la messa in scena a buon fine. Soprattutto dopo il disastro della prima dell’anno scorso.»
Betty si strinse nel sedile e controllò di non avere gli occhi degli atri ragazzi puntati sul suo gruppo. Fatti considerati inspiegabili, ma legati al soprannaturale avevano reso deludente il risultato ottenuto dalla rappresentazione di Romeo e Giulietta a cui faceva riferimento la professoressa e dato il modo in cui ancora se la prendevano tutti con loro per quelle ragioni, il suo timore non era infondato.     
«Come nostra seconda prova ufficiale affronteremo un genere teatrale esaltante: il musical» proseguì la Noxon, allargando le braccia quasi a volerle estendere all’intero palcoscenico. «Ci sono molti titoli interessanti e realizzabili con il nostro scarso budget, ma per evitare fastidiose interferenze del consiglio dei genitori, ho deciso per “Tutti insieme appassionatamente”.»
Diverse reazioni tra l’annoiato e il divertito si levarono dal pubblico di ragazzi seduti ad ascoltare la donna. Dal canto suo, Betty era soddisfatta di quella scelta, perlomeno ci sarebbero state più possibilità di avere un ruolo e recitare con tutti i suoi amici.
«Silenzio!» ribadì la professoressa Noxon. «La mia decisione è insindacabile, come sapete. Oggi ci occuperemo di esaminare tra i materiali già in nostro possesso quelli riutilizzabili e stilare la lista di quello che manca. E cominceremo anche una parte dei provini, devo accertarmi delle vostre capacità canore. Venite dietro le quinte e stabilirò dei gruppi per ogni mansione.»
Betty si alzò in piedi, imitata da tutti i presenti e lo smartphone nella tasca dei jeans vibrò insistente. Temeva di sapere cosa l’aspettasse e una volta sbloccato e portato lo schermo all’altezza degli occhi, seppe di avere ragione.
Un nuovo messaggio da parte di S.

Il vostro gruppo è già al completo Freaks, non potete aggiungere membri. Cercate di coinvolgere nuovi alleati e sarà caccia aperta. S.

Con il telefono in mano, Donovan le chiese: «Cosa significa?»

Betty guardò il volto degli altri tre compagni, girati verso di lei e a loro volta con i cellulari in vista raggiunti dal messaggio. «Si riferisce ai gemelli Wood. Non vuole che parliamo con Kenny e Kerry.»
 

Mentre spostava i vari abiti dalle grucce e li stendeva sul tavolo della sala costumi, ricavata nel retro dell’auditorium, Betty non riusciva a darsi pace.

Non si spiegava come fosse riuscita la misteriosa persona che si nascondeva dietro la lettera S a venire a conoscenza delle loro intenzioni e prevenirle. Oltretutto, nel gruppo formato dalla professoressa Noxon, si era ritrovata senza i suoi amici fidati, ma proprio con i gemelli. E non poteva agire, perché prima di separarsi dagli altri avevano deciso tassativamente di non correre rischi e assecondare le richieste dello stalker.
«È così frustrante» sussurrò a mezza voce.
«Non è poi così male.» Kenny era entrato alle sue spalle, spingendo un appendiabiti stender con le rotelle. «Hai fatto un ottimo lavoro con i costumi di “Romeo e Giulietta” è naturale che la Noxon ti abbia scelto per selezionare quali abiti tenere.»
Betty annuì sorridendo. Kenny era gentile e contro ogni logica del buonsenso, questo aumentava il suo desiderio di portare avanti la sua indagine su Elliott e la Falce. Dopotutto non si poteva definire una ricerca di alleati come l’aveva chiamata S.
«Se ti preoccupa di non ottenere un ruolo sul palco, non ci pensare, i provini sono appena iniziati» continuò il ragazzo dalla pelle scura.
«In realtà ho altri pensieri per la testa» rivelò. «Il tuo potere da mezza Cacciatrice non ti ha mostrato nulla di recente?»
Kenny si irrigidì. «Non dovremmo parlarne.»
«Perché? Qualcuno ti ha minacciato?»
«No, ma non siamo dalla stessa parte.»
Betty abbandonò il tavolo. «Per quale motivo? Dopo aver visto che resuscitare vostro padre può riportarlo in vita come zombie, pensavo non ci fosse nulla di diverso in ciò che facciamo.»
«Voi continuate a supportare Billy e lui è parte del problema. Fin quando era catatonico e rinchiuso al Reicdleyen non si sono verificati più incidenti soprannaturali. Da quando siete usciti tutto è ricominciato.»
«Se hai avuto sogni rivelatori, sai che non è colpa di Billy.»
Kenny divenne serio. «Il licantropo, il professore deformato decapitato, sono comunque manifestazioni da Bocca dell’Inferno e il principale responsabile è Elliott Summerson, la vera identità di Billy.»
«No, cioè sì, quello che dici è vero, ma c’è qualcun altro che sta manipolando le energie psichiche.  Sei stato tu a mettermi al corrente della scomparsa di Elliott e della Falce. Siamo quasi certi che qualcuno li ha trovati e li sta sfruttando in modo pericoloso.» Betty gli prese le mani nelle sue. «Per favore, aiutami a rintracciare sia il corpo di Elliott che l’arma. Chiunque sia ci ha presi di mira e non possiamo difenderci. Non è un lotta ad armi pari.»
«Ti riferisci alla notte di Halloween? Ho visto cosa ti è capitato.» Kenny abbassò lo sguardo. «Mi dispiace.»
«Aiutami» insistette Betty. «Basta che mi racconti quello che sai.»
Kenny tornò a fissarla. La sua espressione era incerta.
«Non ha niente da dirti.» Kerry comparve sull’uscio della sala costumi con le mani sui fianchi. «Non sappiamo niente di diverso da voi.»
Betty allontanò le mani dal ragazzo e lui arretrò verso la sorella.
«Però avete avuto più tempo di noi per cercare Elliott e la Falce e vi sarete fatti un’idea di come possano essere svaniti nel nulla dall’ospedale» replicò decisa.
Kerry scosse la testa. «Non sono affari tuoi e non condividerei mai delle scoperte con te, o il tuo gruppo, ma non sappiamo nulla. Te l’ho già detto.» Afferrò il fratello per un braccio e disse: «Andiamo a prendere gli scatoloni.»
«Aspettate. Puoi non condividere le nostre idee su Billy, ma il pericolo attuale riguarda anche voi» continuò Betty senza arrendersi. «Sapete di Halloween, ma c’è qualcos’altro di sospetto. Da quando siamo rientrati a scuola, abbiamo ritrovato qui un membro del personale dell’istituto. Gestisce l’infermeria del liceo, una strana coincidenza.»
«Ti riferisci all’infermiera Kate Silver?» domandò Kenny.
«Proprio lei, sta riunendo dei ragazzi per formare un suo branco. Aiden Cheung e Jordan Guiterrez ne fanno già parte. E in qualche modo riesce a gestire la metamorfosi in licantropo di Aiden.»
Kerry piegò la testa di lato. «E in che modo questo è un pericolo per noi?»
«Da alcune settimane riceviamo messaggi minacciosi da una persona non identificata che si firma solamente S, dimostra di sapere cose di cui non abbiamo parlato con nessuno e quello che scrive poi si realizza in maniera soprannaturale. Mi ha dato i poteri dell’intangibilità, una prova che può alterare la realtà a sua scelta, come ha fatto Kate Silver. Potrebbero essere collegate e non sappiamo chi altro intendono coinvolgere e in che modo.»
Kenny guardò preoccupato la sorella. «Forse dovremmo valutare una tregua.»
«No, la situazione non cambia» rispose Kerry seria. «Queste sono solo conseguenze inaspettate, ma sappiamo chi è l’origine del problema e ce ne occuperemo da soli.»
«Perché ti ostini a non darmi retta?» sbottò Betty irritata. «Se collaborassimo avremmo più possib…»
«La volete smettere di perdere tempo.» Chas si presentò dietro i gemelli, reggendo uno scatolone vuoto. «Abbiamo un sacco di costumi da portare alla professoressa Noxon e voi chiacchierate dei fatti vostri. Non posso fare tutto solo io.»
Kerry strinse il braccio del gemello e lasciarono la sala costumi insieme.
Betty li guardò andare via sconsolata.
Chas fece cadere lo scatolone sul pavimento. «Hai sentito quello che ho appena detto? Datti una svegliata. Abbiamo uno spettacolo da preparare.»
Betty si morse il labbro inferiore. Avrebbe voluto urlarle contro, ma non sarebbe servito. Il suo essere odiosa non era la vera ragione della sua rabbia, lo era l’atteggiamento dei gemelli. Andò verso il tavolo e afferrò i vestiti, cacciandoli alla rinfusa nello scatolone.
Sapeva riconoscere una sconfitta.
 

«Non posso credere che l’hai fatto veramente» l’aggredì Donovan. «È stato da stupidi.»

Betty lo squadrò indignata. «Ehi, non è il caso di offendere.»
«Non l’ho fatto.»
«E comunque ha ragione» intervenne Billy. «Parlando con i gemelli Wood hai fatto il gioco di S.»
Betty si guardò intorno nel cortile anteriore della scuola. Non poteva contare sul supporto di Michelle e Zec perché erano bloccati dentro con le audizioni e forse, anche se presenti, non le avrebbero nemmeno dato man forte.
«Eravamo d’accordo di non fare niente» riprese Donovan. «Era una decisione di gruppo.»
«Cosa vuoi che ti dica? Ho agito d’impulso. Ho sbagliato» ammise controvoglia. «Kerry e Kenny erano lì con me e sapevano cosa era successo fino a oggi… mi sono illusa di riuscire a convincerli e avere un vantaggio.»
Donovan storse il naso. «Ti interessava avere Kenny dalla tua parte. Sei ancora convinta non sia un opportunista? Gli interessi, ma il potere sulla Bocca dell’Inferno gli interessa di più.»
«Sei fuori strada su tutto» rispose Betty. «E ammetti di essere solo infastidito dalla sua cotta per me.»
«Non cambiare discorso.»
«Lo hai fatto tu per primo.»
Billy si mise tra loro sfiorando le loro magliette. «Ragazzi, guardate laggiù.»
Un uomo con la divisa blu della polizia avanzava a passo veloce nella loro direzione.
Betty lo riconobbe, era lo stesso poliziotto che aveva seguito le indagini dopo l’attacco dei vampiri allo spettacolo e l’alterazione della scuola in un misto di inferni.
L’uomo estrasse la pisola dalla fondina e la puntò contro loro tre.
Con sguardo pieno d’odio, ordinò: «Alzate le mani e non fate mosse avventate.»
 

 

                                                           Continua…?

lunedì 4 dicembre 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 48

Il Gioco del Branco 12: Non Perderai il tuo Tocco

 

Concentrandosi sull’idea di rimanere tangibile, Betty prelevò il cellulare dalla tasca di fortuna ricavata nella giubba e tenendolo in mano non lo danneggiò, ma osservò con rabbia il messaggio svanire dal display.

«È ancora S.» sbottò Zec di fronte a lei. «Lo avevo detto che non dovevamo sottovalutare la sua minaccia precedente.»
Guardandosi intorno, Betty vide i resti della Sentinella sgretolarsi nell’aria. Della battaglia e del gigantesco robot non rimaneva più nulla. Come se fosse stata tutta un’illusione, o un sogno. E non era un caso.
«Almeno sappiamo chi è il responsabile» gli rispose rimettendo il cellulare nella tasca del costume. «Ancora una volta il messaggio è scomparso prima che potessimo fare qualunque cosa per rintracciarlo. E ha coperto le uniche altre tracce annullando anche la Sentinella.»
Michelle si avvicinò incerta. «Quindi il pericolo è scampato?»
«Non direi» replicò Billy, cercando a tentoni qualcuno a cui appoggiarsi. «I nostri nuovi poteri non sono stati rimossi.»
Donovan controllò l’orario sul cellulare. «Se dobbiamo aspettare la fine della notte di Halloween, manca ancora un’ora e mezza.»
Zec si accostò al fidanzato per farlo appoggiare al suo braccio. «Cosa facciamo? Diamo la caccia a S, oppure volete andare comunque al Bronze Dust?»
Betty ricordò le parole del messaggio. Lo scherzetto di S non era ancora finito, il colpo di grazia sarebbe arrivato al momento di doversi togliere i costumi, letteralmente o metaforicamente.
«Torniamo a casa mia» disse al gruppo di amici. «Da quello che ci ha scritto, è chiaro che il nostro misterioso stalker ha qualcos’altro in serbo per noi. È meglio essere in un luogo sicuro e dove possiamo avere un vantaggio.»
Seguendola, si mossero in fila, diretti al luogo da cui erano partiti spensierati quella stessa sera, con la sensazione che si stesse trasformando in un incubo. Di nuovo.
 

«Cosa vi aspettate ci succeda?» domandò Michelle, in piedi nel centro del salone della casa.

Seduta sulla poltrona sulla destra, Betty sollevò la testa dal cellulare per guardarla. Stava contando febbrilmente i minuti che li separavano dalla mezzanotte e  continuava  a impegnarsi per percepire i corpi solidi, sotto le braccia e il sedere, e rimanere così tangibile.
Erano tutti riuniti in quella stanza: Billy seduto sul divano con accanto Donovan, ma a una debita distanza per non rischiare di ferirsi con gli artigli. Zec e Michelle passeggiavano avanti e indietro lungo il perimetro del salone, evitando di sedersi, o appoggiarsi ai mobili per paura di bruciare qualcosa con le ali di fiamme, comunque ridotte a una scia crepitante lungo i contorni delle loro braccia.
«Non saprei…  riflettendoci, penso sia qualcosa di simbolico» rispose Betty. «Le nostre personalità non sono state alterate più di tanto, quindi se deve essere una punizione, può riguardare solo i poteri.»
«Credete che a uno, o più di noi li abbia lasciati in modo permanente?» ipotizzò Billy. «Se fosse così, avrebbe davvero trovato il modo di utilizzare a suo piacere le capacità di alterare la realtà di Elliott. Finora chi cambiava, o acquisiva strane capacità, lo faceva per scelta.»
«E in questo caso, la coincidenza con quello che fa Kate sarebbe stranamente sospetto» disse Zec, fermandosi alle spalle del divano.
Michelle sbuffò. «Ok, ma preoccupiamoci di adesso. Come capiremo se davvero i poteri ci sono rimasti addosso, o li abbiamo solo per via dei costumi?»
Donovan sorrise malizioso. «Immagino dovremo spogliarci tutti, rimanendo nudi tutti insieme. Sembra interessante…»
Betty lo guardò di sbieco. Detestava quelle battute idiote, anche se erano il suo modo per allentare la tensione.
Michelle divenne paonazza. «Cosa?! Non ci penso a spogliarmi qui davanti a tutti.»
«Tranquilla, stava scherzando» la rassicurò Betty. «Come vi ho già detto, i costumi sono solo uno stratagemma di S per vendicarsi su di noi. Capiremo se abbiamo perso i poteri senza doverci svestire.»
Billy girò il volto privo del casco con il visore, ma con gli occhi sigillati, verso di lei. «Pensi sia qualcuno che conosciamo? Sembra un atto di bullismo mirato verso di noi, come se avessimo tormentato questa persona e ora volesse pareggiare i conti.»
«Però non abbiamo fatto niente a nessuno» rispose Donovan. «Gli unici che abbiamo ferito direttamente, li abbiamo eliminati per legittima difesa e se pensi a come ha reagito Jordan, mi sembra più ci voglia come capro espiatorio.»
«Ho l’impressione sia un misto tra le due cose» ammise Betty. «Agisce per volerci punire, ma anche per giocare, come a dimostrare chi è il più forte.»
Il display lampeggiò e la sveglia del cellulare nella sua mano destra emise un “bip” ripetuto. La spense, facendo scivolare il dito sullo schermo, lo adagiò sul bracciolo e scrutò i compagni. «Halloween è finito.»
Le fiamme  intorno alla braccia di Michelle e Zec scomparvero all’istante. Il primo segno di essersi salvati. Poi toccò a Donovan: gli artigli di metallo caddero dal  dorso delle mani, diventando polvere fino a svanire. Saltò in piedi, si scostò dal divano e disse al suo vicino: «Apri gli occhi.»
Billy sollevò lento le palpebre, ma dalla sue pupille non uscì alcun raggio rosso.
«No» sussurrò Betty. Era chiaro che i suoi amici l’avessero scampata, quindi rimaneva solo lei. Allentò la concentrazione e svanì all’interno della poltrona. La vista si oscurò e come aveva già fatto quella sera, riemerse dal materiale di un oggetto solido, scalciando nell’aria come una furia. «Non è possibile! Non è giusto! No!»
«Betty calmati» fece Zec.
«Ti aiuteremo» continuò Michelle.
Non li ascoltò, restando nella sua forma intangibile, Betty continuò a salire come se fosse lei stessa fatta d’aria. Passò attraverso il soffitto, non provando nessuna sensazione fisica e si ritrovò nella sua stanza.
Rimase a mezz’aria a fissare quel rifugio sicuro con terrore. La sua paura di annegare nell’acqua ora era espansa a ogni luogo. Rischiava di affondare dovunque, non solo in piscina o al mare.
Avvertì come una morsa alla gola, inspirò a fatica, l’ansia le si avviluppò attorno ai muscoli. Andò nel panico. Strinse i pugni convincendo ogni atomo a permetterle di continuare a fluttuare, se fosse caduta sarebbe sprofondata all’infinito fino a chissà dove.
Non sapeva come fosse possibile nel suo stato, ma iniziò a sudare, sentiva gocce fredde scivolarle lungo la schiena, sotto i due strati del costume da Shadowcat.
«Betty! Sto entrando» urlò Donovan dall’esterno. La porta della camera si spalancò e il suo ragazzo varcò l’ingresso, guardandola dal basso. «Fai un respiro profondo.»
«È tutto quello che hai da dirmi?»
«Hai un attacco di panico.»
«Lo so.»
«Devo farti calmare» continuò lui con tono pacato.
«Perché?» domandò, ansando per la paura. «Non cambierà la mia situazione! Non potrò fare mai più nulla. Sono come un fantasma.»
«Solo se ti convinci di questo» rispose Donovan. «Sei la ragazza più intelligente che conosco. Riesci a concentrarti in ogni situazione. La tua mente è… come si dice… analizzante.»
«Analitica» lo corresse. «E cosa c’entra?»
«Il tuo potere è tutta una questione ci concentrazione e volontà. Se rimani lucida e non ti spaventi, ti rendi conto che puoi attivare e disattivare l’intangibilità a piacere.»
Betty scivolò lenta nell’aria, avvicinandosi al ragazzo fermo in piedi. «Intendi come un interruttore?»
Donovan aggrottò la fronte. «Qualcosa del genere.»
Tornando a  respirare quasi in modo regolare, Betty valutò la sua teoria. Era sensata e applicabile. Partendo dalla certezza che il suo stato naturale era solido e non evanescente, poteva modificare quella funzione a suo volere.
Scese ulteriormente verso il pavimento.
«Devi fidarti di me, ancora» continuò lui sorridendo. «Ti darò solo qualche altra istruzione. Fermati a pochi centimetri dal pavimento.»
Lei eseguì, ritrovandosi di fronte a lui.  
Donovan le porse le mani. «Afferrale. Pensa solo a quello che provi nel toccarmi, ma non guardare mentre lo fai.»
Betty tenne gli occhi fissi in quelli dell’altro. Allungò tremante le braccia e con i polpastrelli sfiorò i suoi. In principio ebbe l’impressione di scivolare nel vuoto, ma poi percepì la pelle calda e lievemente sudata di Donovan. Spinse le dita avanti e le serrò sui suoi palmi.
Tenne stretti i polsi, quasi ancorandosi a lui.
«Il prossimo passo?» domandò con voce leggera, udendo lei stessa l’assenza dell’ombra del timore.
Donovan le sorrise. «Posa i piedi per terra. Subito.»
Betty toccò il pavimento. Sentì la suola degli stivali adagiarsi sul legno.
«Adesso ti lascio e non succederà niente di spaventoso» continuò lui. Arretrò con le dita dalle sue mani. «Sei quella di sempre. Non ti servo io a ricordarti che hai il pieno controllo del tuo corpo.»
Una volta che fu a un passo da lei, Betty guardò in basso. Era in piedi ferma, tangibile. Camminò sicura verso il letto, si fermò e si sedette sul materasso. Non fece fatica a rimanere solida, non doveva fare alcuno sforzo. Lei comandava quel nuovo potere e non il contrario.
Abbozzando un debole sorriso, gli disse: «Grazie.»
Lui scrollò le spalle. «E di cosa? A questo servono i fidanzati.»
Lei scattò in piedi e gli saltò al collo. Lo baciò con foga sulle labbra, assaporandone il contatto fisico. «I bravi fidanzati.»
Donovan le diede un bacio a sua volta e poi aggiunse: «Mi piacerebbe continuare, ma dovremmo scendere dagli altri. Credo siano preoccupati per te.»
«Giusto» concordò. «Però ho bisogno ancora di te per allenarmi con l’intangibilità. Se S pensa di avermi messo in difficoltà, dimostrerò che il suo svantaggio è diventato un mio punto di forza.»
«Non chiedo di meglio.»
Betty intrecciò le dita con le sue e uscirono dalla camera, scesero le scale e prima di fare il loro ingresso nel salone, udirono le voci degli altri, intenti a discutere.
«Non capisco in che modo quello che ha fatto a Betty possa servire a S…» disse Michelle.
Zec si grattò la guancia sinistra. «Spera di disorientarla, darle un potere che non può controllare può mandarci in crisi. Però nel suo messaggio c’era qualcosa d’altro…»
«Hai ragione, con quella frase del telecomando, credo volesse suggerirci di aver preso spunto da serie tv diverse da Buffy» commentò Billy.
«In effetti, la tua descrizione di Aiden come lupo mannaro, mi ha ricordato i licantropi di Teen Wolf» rispose Michelle, seduta sulla poltrona accanto al divano.
«Ora che ci penso, anche l’idea del branco è un suo elemento ricorrente» ammise Zec, sul divano vicino al suo ragazzo.
Michelle guardò l’amico sorpresa. «Non credevo la seguissi anche tu.»
Zec arrossì. «Bè… la trama non è male… e poi spesso la maggior parte del cast maschile è a torso nudo…»
Billy li guardò inarcando il sopracciglio. «Davvero? Non credo di averla mai vista e nemmeno sentita come serie.»
«Ma bravi: ci allontaniamo un attimo e fate dei discorsi piccanti» li prese in giro Donovan, sorridendo dalla soglia del salotto.
Betty non riuscì a trattenere a sua volta un sorriso.
I tre amici si voltarono verso di loro con sguardo sollevato.
«Stai bene e sei tangibile» l’accolse Michelle euforica.
Betty annuì. «Scusate per la scenata. Ora va meglio. Imparerò ad usare questo potere e dobbiamo sfruttare ogni informazione a nostro vantaggio.» Entrando nella stanza con Donovan al suo fianco, poi si rivolse a Billy spiegandogli: « «È normale se non sai nulla di questa serie, forse Elliott non era fan. Oppure era già in coma e non l’aveva proprio vista.»
«Quindi è un’informazione inutile» disse Michelle.
Betty scosse la testa. «Al contrario, sapere di un’altra serie tv è una buona intuizione.»
Donovan si spostò sulla poltrona all’altro lato del divano e lasciò sedere la ragazza in braccio. «Anche se nemmeno io l’ho mai vista?»
«Io ho visto tutte le stagioni, ma non penso sia necessario ricordarsi tutti i particolari» riprese Betty. «Inoltre, questa storia dei messaggi da molestatore con le minacce, mi ha fatto venire in mente anche Pretty Little Liars
Michelle saltò sulla poltrona. «È vero. I messaggi di S sono come quelli di A per le Liars.»
«E come trama di sottofondo c’era questo perverso gioco contro le protagoniste per punirle di una colpa che in realtà non avevano» disse lei ragionando. «Un po’ come sta succedendo a noi.»
Zec guardò gli altri due amici, confusi come lui. «Credo nessuno di noi ragazzi capisca di cosa parlate.»
«Non è un problema» replicò Betty. «Non credo che chiunque sia dietro ai messaggi seguirà gli eventi alla lettera.»
Donovan trasse un sospiro di sollievo. «Poteva andarci peggio. Poteva scegliere delle serie ospedaliere», fece una smorfia di disgusto. «Odio tutti quei particolari su malattie e operazioni chirurgiche.»   
«Ho notato anche un’altra cosa» intervenne Billy. «Il fatto che la minaccia sopranaturale di stasera si ispirasse ancora una volta a un episodio di Buffy, può significare che Elliott ha un’influenza predominante sulla sua Bocca dell’Inferno.»
Zec posò la mano sulla spalla del fidanzato. «Quindi S, Kate e il branco non sono affatto in vantaggio come credono, ma rimane il dubbio di capire se Kate e S sono alleate, o forse la stessa persona.»
«In ogni caso, la nostra prossima mossa è ritrovare Elliott e la Falce, o scoprire chi ne è in possesso» concluse Betty. «E per farlo ci rivolgeremo alle ultime due persone che ci hanno avuto a che fare e li stanno cercando da prima di noi: Kenny e la sua gemella Kerry.»

 

 
                                                     Continua…? 

mercoledì 22 novembre 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 47

Il Gioco del Branco 11: Una Notte da X-Men (2°parte)

 

Per Zec quella visione fu al tempo stesso spaventosa ed esaltante. Non impiegò molto a comprendere di avere assunto le caratteristiche di una fenice, anzi della rappresentazione grafica della Forza Fenice dei fumetti, un potere che aveva sempre adorato.

La sensazione di dolore per quella manifestazione lo spinse però a pensare che qualcosa era diverso dalla sua immaginazione. Provò a concentrarsi e attivare i suoi poteri da Poltergeist, ma non li percepì. Erano svaniti. O forse sostituiti. E questo significava non possedere i veri poteri di Jean Grey/Fenice: telepatia e telecinesi.
«Ahi! Gli occhi!» gridò Billy e d’improvviso una doppia scia di luce rossa scaturì dai suoi bulbi oculari, diretta verso il cielo.
Zec ignorò il bruciore alle braccia e si avvicinò al fidanzato. «Calma, chiudi le palpebre» gli disse, cercando di mantenere la lucidità. «Credo di sapere cosa sta succedendo.»
Billy eseguì all’istante e i raggi ottici svanirono di colpo. «Siamo diventati i personaggi dei nostri costumi» ribatté, afferrandogli la mano.
«Qualcosa del genere» rispose.
«Billy! Zec! Aiutatemi sto andando a fuoco» supplicò Michelle.
Zec si voltò, la vide accovacciata sulle ginocchia con le braccia aperte a croce, rivelando piume fiammeggianti uguali alle sue. Tenendo stretta la mano del fidanzato, lo trascinò con sé vicino all’amica.
«Guardami Michelle, puoi controllarle» le disse con voce ferma. «Non fare resistenza e lascia che brucino, non sentirai più il dolore.»
Aveva maturato quella conclusione pochi istanti prima: occupandosi di Billy e non di se stesso, aveva percepito il bruciore attenuarsi, diventando sopportabile. Le fiamme divampate dai suoi avambracci erano ora piccole e pur mantenendo l’aspetto di ali, non avevano l’apertura di quelle di un uccello pronto a spiccare il volo.
Michelle inalò aria dal naso e la espulse dalla bocca. «Perché ci sta succedendo tutto questo?»
Billy mantenne gli occhi chiusi e le rispose: «Siamo sempre su una Bocca dell’Inferno. Qualcuno ha preso spunto dall’episodio di Halloween della seconda stagione di Buffy
«Non lo ha fatto con molta cura» precisò Zec. «I nostri poteri non sono l’esatta replica di quelli degli X-Men e i costumi non rispecchiano le stesse qualità che dovrebbero avere gli originali. Tu, per esempio, non puoi controllare i raggi di Ciclope con quel visore, non ha veramente delle lenti al quarzo rubino per trattenerli.»
«Possiamo guidarlo noi con la telepatia» intervenne Michelle.
«Non l’abbiamo. Non siamo realmente come Jean Grey e nemmeno come la Forza Fenice» spiegò Zec. «Siamo solo due tizi con le ali di fuoco.»
Michelle chiuse lentamente le braccia, riavvicinandole al busto. Le fiamme si erano allentate anche per lei e le chiacchiere con loro due dovevano averla aiutata a prenderne il controllo. «Dove sono Betty e Donovan?»
Nel trambusto, Zec aveva perso di vista i due compagni. Perlustrò con lo sguardo il marciapiede intorno a loro e intravide Donovan strisciare verso una pozzanghera. «Laggiù» indicò a Michelle. Si mosse con cautela, guidando Billy costretto a camminare alla cieca.
La maschera da Wolverine era a pochi passi dal ragazzo steso a terra e arrivandogli intorno, videro i due guanti con gli spuntoni di finto metallo, lanciati pochi centimetri da lui.
«Cosa senti?» domandò Zec. Non capiva in che modo l’influsso del costume, o del personaggio, stesse trasformando l’amico.
«Sono incazzato» sbraitò Donovan. Poi tentò di infilare le nocche nell’acqua della pozzanghera, ma non era abbastanza profonda. «Mi fanno male le mani, bruciano, prudono… non so, fanno male!»
Zec non impiegò molto a immaginare cosa potesse significare. Abbandonò la mano di Billy e con entrambe le mani strinse e sollevò il braccio destro di Donovan. «Michelle tiragli fuori il braccio sinistro e non mollarlo per nessuna ragione.»
La ragazza fece come le era stato ordinato, senza porre domande. 
«Cosa diavolo fate?» gridò Donovan.
«Devi fare uscire tutta la rabbia» disse Zec. «Non trattenerla.»
«Non sto trattenendo un ca…» la frase morì in gola a Donovan e lanciò un urlò straziante, carico di dolore.
Tenendolo stretto mentre il suo corpo si dimenava, lui e Michelle osservarono con orrore tre lunghi e affilati artigli di metallo chiaro spuntargli dal dorso di entrambe le mani.
Donovan ansimò. In pochi attimi il respiro si fece regolare e i lineamenti del suo viso si rilassarono. Con le tempie imperlate di sudore, guardò le armi sui suoi arti. «Ho… ho gli artigli di adamantio.»
«Non credo sia davvero adamantio» lo corresse Zec.
«Ehi ragazzi! Che succede? Dove siete?» La voce ovattata di Betty li colse di sorpresa. «È tutto buio.»
Zec, Donovan e Michelle si voltarono in ogni direzione, ma non videro da nessuna parte l’amica.
Billy si mosse a tentoni, con le palpebre sigillate. «Continua a parlare.»
«Ok… non capisco dove sono finita. Vi ho sentiti gridare, poi non ho visto e udito niente» raccontò Betty. «State tutti bene?»
Billy tornò indietro di una decina di passi e si fermò. Si inginocchiò sul cemento della strada e abbassò la testa. «È qui. La sento un po’ lontana, voi la vedete?»
«Il costume da Shadowcat» disse Zec. Aveva capito cosa le era accaduto. «Ascolta Betty, fai quello che ti dico anche se ti sembra assurdo. Muoviti come stessi scalando una parete invisibile verso l’alto.»
Nel giro di pochi istanti il capo della ragazza emerse dall’asfalto, seguito dal resto del corpo. Si fermò a mezz’aria fluttuando. «Ditemi cosa sta succedendo?» chiese con il terrore nello sguardo.
Billy si voltò, seguendo il suono della sua voce. «Sei diventata intangibile e senza rendertene conto, ti sei smaterializzata nel marciapiede.»
«Fatemi capire bene, ognuno di noi ora è un X-Man?» domandò Donovan, muovendo con cautela le mani artigliate.
Zec aggrottò la fronte. «In un certo senso, ma non del tutto.» Fece segno ai due amici accanto di seguirlo verso Billy e Betty. «Abbiamo solo alcune particolarità dei poteri mutanti dei supereroi che interpretiamo. Ancora una volta la Bocca dell’Inferno di Elliott ha agito con regole personalizzate.»
Betty osservò la fila di persone in coda davanti all’ingresso del Bronze Dust, ognuna in costume, ma nessuna spaventata, allarmata, o con qualche segno fisico del travestimento indossato. «Perché a loro non è successo niente? Se fossimo come nell’episodio di Buffy, tutti dovremmo diventare il personaggio della maschera.»
«In realtà anche nella serie accade solo ai costumi comprati da Ethan Rayne» le fece notare Michelle.
«È vero» confermò Zec. «In più ognuno di noi li ha presi in posti diversi e Betty addirittura se lo è cucito da sola. Non c’è logica in tutto questo, anche per una situazione assurda da serie soprannaturale.»
«C’è se a controllare tutto anche questa volta è un'unica responsabile e non solo l’immaginazione e il sogno di Elliott, o più persone» sottolineò Billy. «Siamo ancora manipolati da Kate. O dal misterioso anonimo nascosto dietro S.»
Donovan scosse la testa. «Non è possibile. Non può essere tanto potente da alterare la realtà solo per noi. Perlomeno dovrebbe essere qui nelle vicinanze per riuscirci.»
«In teoria no» disse Betty. «Ricordate che la Falce è sparita? Se l’avesse lei, oppure questo o questa S, allora potrebbe fare quello che le pare, da qualunque luogo.»
Zec concordò con la sua ricostruzione. «Questo spiegherebbe anche la tanta approssimazione nel darci i poteri dei costumi. Non conosce a fondo le storie e i personaggi e si basa su informazioni generiche.»
Michelle sbuffò. «Va bene, avete risolto il caso, ma ora cosa facciamo? Non possiamo andare al Bronze Dust  in questo stato e non sappiamo nemmeno come tornare normali.»
«Forse finisce tutto quando termina la notte di Halloween» ipotizzò Donovan.
«Grandioso! Abbiamo davanti ancora tre ore di in…» Betty si interruppe vedendo il terreno agitarsi intorno ai suoi amici. «E ora cosa succede? Un terremoto?»
Zec si premurò di afferrare il braccio di Billy, costretto a non aprire gli occhi e poi guardò le persone del locale, nessuno sembrava aver risentito della scossa. Anzi, non l’avevano proprio notata. Erano ancora loro gli unici bersagli.
«Tenetevi pronti» disse ai quattro amici. «Qualunque cosa accada, riguarda solo noi.»
L’aria intorno a loro venne smossa da una folata troppo calda per essere vento di fine ottobre. Un fischio di un allarme risuonò e poi una figura alta quanto il palazzo vicino al locale comparve dal nulla. Avanzando a passi meccanici e lenti, la sua sagoma si delineo chiara ai loro occhi: un gigantesco robot, dalle piastre viola scuro su tutto il corpo di ferro, gli occhi lampeggianti di un bagliore rosso e le mani puntate a palmi aperti contro loro cinque.
«Porca miseria!» imprecò Donovan. «È una Sentinella!»
La voce metallica del robot intimò: «Soggetti mutanti identificati. Non muoversi. Procedere all’arresto.» 
Betty strabuzzò gli occhi. «Quel coso vuole prendersela con noi? Perché?»
«Ci identifica come mutanti. Le Sentinelle sono cacciatori di mutanti nei fumetti degli X-Men» spiegò sbrigativamente Billy. «Dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo, se ingaggiamo una lotta, potrebbero andarci di mezzo degli innocenti.»
Michelle scrutò velocemente la folla preoccupata solo di avanzare nella fila all’ingresso. «Non si sono neanche accorti che e è arrivato quel robottone.»
«E se non facciamo niente ci ammazza, poco ma sicuro» concluse Donovan.
Zec non sapeva come comportarsi. Avevano ragione sia Billy, sia Donovan, ma come potevano salvarsi senza fare vittime? Non erano veri X-Men, non avevano nessun tipo di addestramento.  «Devi guidaci tu, Billy» disse poi, convinto delle doti di leader del fidanzato.
«Sono parcamente cieco» gli ricordò. «E non sono il capo.»
«Dovrai esserlo per stanotte. Il tuo legame con Elliott e la tua capacità di interpretare le stranezze in modo corretto, sono qualità che ti rendono il più adatto a provare di risolvere tutto con il minor danno.» Zec si rivolse poi ai compagni: «Qualche obiezione?»
«Non voglio questa responsabilità» rispose Betty. «Non ne so abbastanza di queste cose da supereroi.»
«Io sì, ma non saprei come muovermi da comandante» ammise Donovan.
«A me va bene tutto, basta che vi sbrigate» gridò Michelle. «Quel coso è già piegato su di noi!»
«D’accordo» acconsentì Billy. «Disperdiamoci, ma non allontanatevi troppo.»
Zec tenne stretto il braccio del suo ragazzo e lo trascinò verso destra. «Qual è la prossima mossa?»
«C’è un parcheggio qui vicino, sperando non ci siano troppe auto, dobbiamo dirigerci lì» rispose Billy. «È il posto più adatto per una lotta e per contenere i danni.»
Zec alzò il braccio libero per dare il segnale agli altri e le fiamme si allargarono in una maestosa ala giallo-rossa. Il suo intero corpo si sollevò da terra, librandosi in volo. Non capiva come fosse possibile, ma poteva essere dovuto alla scarsa conoscenza di chi li aveva trasformati. «Per di qua, seguitemi» gridò ai tre compagni. «Non avere paura, non ti farò cadere» disse poi a Billy.
L’altro sorrise. «Non avevo dubbi.»
Proseguendo nel suo spostamento aereo incerto, controllò i movimenti alle sue spalle: i compagni gli erano dietro e anche la Sentinella procedeva alle loro calcagna. Arrivarono nel parcheggio delimitato da una cancellata ancora aperta.
«Quante auto ci sono?» chiese Billy.
«Due. Entrambe al lato opposto di dove ci troviamo noi.»
Donovan li raggiunse per primo. «Spero tu abbia già un piano in mente, perché non ci lascerà troppo tempo per organizzarci.»
Billy annuì. «Zec, lasciami qui con Betty e Donovan.»
Zec allentò le dita riluttante, mentre i due amici si mettevano al fianco del loro comandante. Non lo allettava l’idea di lasciarlo quasi inerme, però doveva mantenere la fiducia nelle sue scelte.
«Ora, tu e Michelle dovete volare il più vicino alla testa della Sentinella e distrarla da ciò che accadrà a terra» continuò Billy.
«Non ho ancora provato a sollevarmi dal marciapiede» obbiettò Michelle. «E se non ne fossi in grado?»
Zec le prese la mano. «Ci riuscirai. Non è diverso da quando usiamo i nostri poteri da Poltergeist, le ali di fuoco faranno il resto.»
«Mutanti! Arrendetevi. O sarete terminati» ripeté con lentezza il robot davanti a loro.
Zec alzò le braccia e Michelle lo imitò. Per entrambi si spiegarono meravigliose ali fiammeggianti da sotto le braccia, le agitarono e spiccarono verso il cielo notturno. Pur con una certa fatica nel compiere quell’atto dettato dalla volontà della loro mente, raggiunsero la testa della Sentinella e si separarono.
Il robot alzò una mano gigante per afferrarli e si spostarono rapidamente.
Per Zec fu come quando in estate dava la caccia alle zanzare, per allontanarle dal corpo. Solo che in quel momento aveva lui il ruolo dell’insetto.
Ferma immobile, la macchina dalle fattezze simili a umane agitava le braccia per agguantarli e loro svolazzavano intorno per schivarle.
Zec lanciò lo sguardo verso il basso, sperando che non mancasse molto alla seconda fase del piano di Billy.
Notò Donovan correre verso la gamba destra della Sentinella, con gli artigli sguainati si avventò contro il tallone. Graffiò metallo contro metallo più volte, originando scintille e danneggiandola.
La Sentinella si piegò, cadendo in ginocchio.
«Malfunzionamento arto destro» gracchiò, facendo risuonare la sua voce sintetica nel parcheggio. «Terminare minaccia.»
Le orbite del robot si illuminarono e intuendo un attacco verso i compagni, Zec si posizionò davanti alla traiettoria focalizzando nella mente la maestosità dell’effetto da uccello di fuoco della Forza Fenice. Il laser della Sentinella partì nello stesso istante e riuscì a placcarlo espandendo le sue ali fiammeggianti. Lo scontro non gli provocò dolore, solo una forte ondata di calore come se le fiamme e la sua carne fossero una cosa sola.
Riprendendosi da quella sensazione intensa e attenuando il fuoco, udì Billy urlare: «Adesso, Betty!»
Con la visuale libera dalle fiamme, Zec scrutò l’amica camminare nell’aria e poi tuffarsi nel petto del gigante di metallo. Scariche elettriche percorso la sua l’intera struttura, facendolo fremere.
«Errore…mzzz…funzzzz…to…» disse la Sentinella.
Osservandola poi uscire alle spalle del robot, Zec immaginò che forse Betty non lo sapeva, ma un effetto secondario del suo potere intangibile era quello di mandare in corto circuito ogni tipo di macchinario elettrico ed elettronico. Qualcosa che da fan dei fumetti Billy ricordava come lui.
«Spostatevi tutti» gridò Billy e un secondo dopo spalancò gli occhi.
Due fasci di luce rossa schizzarono contro la testa della Sentinella, decapitandola di netto.
Billy richiuse subito le palpebre e Zec osservò la testa mozzata rotolare dietro al corpo, mentre quest’ultimo cadeva pesantemente in avanti con un rombo assordante.
Tutti rimasero fermi in silenzio.
La battaglia era conclusa.
A farli sobbalzare fu il trillare quasi unisono dei loro cellulari.
Zec discese a terra, afferrò il suo dalla tasca e riunendosi con i compagni intorno a Billy, lesse ad alta voce: «“Bravi, avete vinto questa partita, Freaks. Ma adesso ho io il telecomando in mano. La notte sta per finire, ma non sarà facile per tutti togliersi quei costumi. S.”»
 
                                                      

                                                             Continua…?