lunedì 30 settembre 2019

Darklight Children - Capitolo 104


CAPITOLO 104
DiKann libero



A risvegliare Angelo Moser dal suo torpore furono un miagolio insistente e qualcosa di umido che gli bagnava l’indice e il medio della mano sinistra. Si tirò a sedere nell’erba, tenendosi la testa dolorante. Scorse accanto alle gambe Scintilla e Ombra e ricordò cosa era successo.
Due ragazzi lo avevano aggredito. A giudicare dall’arma con cui era stato steso si trattava di due dei giovani in addestramento al C.E.N.T.R.O.
I gatti si voltarono di scatto verso la parte centrarle del perimetro delle rovine e un secondo dopo ci fu un boato simile all’esplosione di una piccola bombola di ossigeno.
Angelo puntò gli occhi nella stessa direzione dei felini e spalancò la bocca stupefatto. Una colonna grigio luminescente sovrastava qualunque cosa, raggiungendo il cielo scuro.  «No, non può essere» mormorò.
La sua paura più grande si era avverata. Quello che era riuscito a evitare per quasi un anno, era infine avvenuto. Il Sigillo era caduto.
Angelo si mise in piedi e corse verso la luce, seguito dai due gatti, mentre in lontananza udì uno stridere di freni.

Marcus arrestò bruscamente il Suv davanti alla cancellata da cui serpeggiavano piante e arbusti lasciati crescere liberamente. La colonna di luce aveva attirato pienamente la sua attenzione e l’istinto gli aveva fatto premere il pedale del freno contemporaneamente. «Ma che diavolo…»
«L’hai detto» rispose Davide al suo fianco, spalancando la portiera. «Il diavolo in persona sta per entrare in scena.»
Naoko scese subito dopo di lui dal mezzo. «DiKann? Ma non può essere. Abbiamo richiuso il Sigillo.»
Patrick uscì a sua volta dal Suv e si incamminò verso l’ingresso tra le sbarre. «Qualcosa non deve aver funzionato, o Jonathan ed Erica hanno trovato un modo per rompere il vostro incantesimo. In ogni caso è meglio muoversi.»
Marcus rimase ancora qualche istante seduto con il volante stretto tra le mani. Ricordava gli insegnamenti ricevuti al C.E.N.T.R.O., ma osservando una minima parte dello spettacolo che stava per prendere il via davanti ai suoi occhi, constatò che la pratica batteva dieci a zero la teoria. I pipistrelli fermi a mezz’aria sopra il tetto dell’auto gli sibilarono nella mente domande in tono terrorizzato, riscuotendolo dall’intontimento, ma non rispose. Aprì di scatto la portiera e urlò: «Ehi! Aspettatemi.»

La luce grigia non accennava a spegnersi. Correva verso l’alto come un gigantesco fulmine caduto al contrario partendo dalla terra. Il buco da cui fuoriusciva ne sembrava ricolmo.
Sara si allontanò lentamente, senza perderla d’occhio, avvicinandosi a suo fratello.
Jonathan continuava a ridere sguaiatamente, accostandosi alla sua compagna.
«Vi rendete conto di cosa avete fatto?» gridò Yuri contro i due, mentre le fiamme divamparono dalle sue mani.
«Abbiamo anticipato l’inevitabile» rispose Erica. «Ci sarebbe stata comunque una guerra per sterminare i demoni.»
«Se non volete partecipare, potete andarvene» continuò Jonathan tornando serio. «Non abbiamo bisogno di voi.»
Yuri avanzò mostrando i pugni, ma i singhiozzi di Sabrina lo fecero voltare. Indietreggiò raggiungendola, stretta tra le braccia di Leonardo, con il volto rigato dalle lacrime.
«Non riesco a calmarla, né a farla spostare da qui» disse Leonardo.
Yuri le si accovacciò accanto. «Sabrina. Sabrina» la chiamò dolcemente. Poi annullò il fuoco dalle mani e la scosse come a svegliarla dalla sua trance. «Dobbiamo andarcene. Subito!»
Sara, rimasta impietrita dalla paura a osservare tutto, indicò con l’indice destro la colonna grigia che cominciava ad assottigliarsi. «Credo che sia tardi.»
Tutti rimasero immobili a fissare quel punto. Non si voltarono nemmeno quando a loro si aggiunsero Angelo con i gatti, e furono raggiunti da  Patrick, Davide, Naoko e Marcus con un ridotto seguito di pipistrelli.
«Restate indietro» annunciò Angelo, superando il gruppo e allargando le braccia, mettendosi fra loro e il Sigillo scoperto. Sara pensò fosse stupido, nel profondo capiva che voleva farli allontanare per proteggerli, ma non esisteva nessun luogo sicuro in cui rifugiarsi. Di fronte a lui, separati solo dalla luce ormai ridotta a un filo, Erica e Jonathan aspettavano trepidanti.
La luce svanì. Dal foro nel terreno si innalzò un fumo rossastro che si diffuse a pochi centimetri dall’erba simile  a uno strato sottile di nebbia. La terra tremò, piccole scosse, come se un verme grande quanto un cinghiale cercasse di emergere dal terreno. Il foro del Sigillo si espanse e una fenditura larga due braccia si aprì, sollevando zolle di terra.
Dita rosso porpora emersero ai lati della fossa. I palmi si issarono e in un balzo sovraumano, una creatura si erse dal fondo della tana-prigione, rivelandosi nella sua intera forma. Atterrò sulla parte stabile della superficie erbosa e camminò in avanti scrutando i presenti.
Sara trasalì, premendosi le mani sulla bocca. Ogni ricordo dell’altra vita, inerente quell’essere, riemerse con dolorosa velocità.
«La figlia che mi ha tradito e i suoi piccoli amici» disse DiKann con voce profonda. «Mi aspettavo di trovarvi ad accogliermi.»
«È davvero lui?» domandò Davide, l’unico a non essere rimasto ammutolito.
Sara lo squadrò da capo a piedi. Le lunghe corna d’avorio rivolte all’indietro, i capelli lisci e scuri che gli cadevano fino a metà schiena, la maschera d’oro che copriva la parte superiore del volto e quella inferiore con squame rosse come pelle. Era come lo ricordava dal suo passato remoto e dal loro incontro più recente attraverso lo specchio. «Sì. È DiKann.»
«Fai bene a non chiamarmi padre» intervenne il demone. «Dopo il tuo tradimento non lo accetterei. Ma non preoccuparti, ti lascerò in vita. La famiglia è pur sempre la famiglia. Per i tuoi amici ho in mente altro.»
Naoko deglutì e provo a modulare in tono fermo la voce. «Ti abbiamo imprigionato una volta e lo faremo ancora. Siamo in grado di chiudere il Sigillo.»
DiKann distese le labbra sottili in un minuscolo sorriso. «In tutti questi secoli non siete cambiati affatto: siete insetti che si illudono ancora di essere predatori. Gli Anziani dell’Ordine avevano imposto il Sigillo, ma ora è distrutto e loro sono ossa e cenere. Voi avete solo rallentato il rito che stava spaccando il loro operato. Il sacrificio degli ibridi ha dato iniziò alla corrosione del Sigillo, interrompendolo avete semplicemente sospeso un atto che poteva essere riavviato non appena fosse sgorgato il sangue di un demone puro nato sulla Terra. E così è stato.»
Sara notò il volto di Angelo Moser. Era rammaricato da quelle parole. Anzi sembrava annientato: quasi si fosse reso conto solo in quell’istante che il potere di semplici inesperti ragazzi non sarebbe mai bastato a cancellare qualcosa messo in atto da un demone con esperienza smisurata in arti oscure.
 «Abbiamo momentaneamente messo in pausa la sua liberazione» disse Angelo. «Prima o poi qualcuno lo avrebbe intuito e sarebbe riuscito a portare a termine il rituale.»   
«Esatto, branco di idioti. Al C.E.N.T.R.O. lo avevamo già capito. Quanto a te, demone, parli come se fossi tu ad avere la situazione in pugno.» Jonathan gli si rivolse spavaldo. «Siamo noi a combattere nel nostro territorio e siamo anche in maggioranza.»
Muovendosi leggermente a fatica con gli zoccoli alla base di gambe da caprone, che reggevano il peso di un busto largo fasciato da una tonaca e un mantello indaco, DiKann si girò a guardare chi aveva parlato. Li osservò in silenzio e per la prima volta dalla rottura del Sigillo, Jonathan ed Erica rabbrividirono.
«Dalle vostre menti apprendo che vi arrogate il merito di avermi liberato. Ed è vero solo in parte» fece DiKann. «Dalla vostra anima invece riconosco che siete perfetti per l’inizio del mio progetto.»
«Non sei tanto intelligente per essere un potente Re Demone. Non sei libero perché volevamo farti un favore, siamo i tuoi avversari.» Erica lanciò nuovamente con forza la sua lancia psichica contro il nemico.
DiKann alzò la mano destra e disgregò l’arma, facendola sciogliere in pulviscoli di luce cremisi. «Tollero questo tono solo perché siete i primi membri del mio esercito e dovete ancora abituarvi.» Mosse ancora la mano e questa volta i due ragazzi vennero sollevati da terra. Le braccia ricaddero rigide lungo i fianchi ed entrambi si morsero il labbro inferiore per non urlare dal dolore. «Diventate ciò che siete destinati a essere.»
Insieme ai compagni, Sara rimase a guardare inorridita.
Erica inarcò la schiena all’indietro, quasi facendo un ponte. Jonathan si gettò in avanti, rannicchiandosi in posizione fetale. I loro vestiti vennero squarciati da una forza invisibile, lasciandoli nudi come vermi e a quel punto la loro carne si increspò, divenne di un colore scuro, simile al marrone, come se fossero rosolati su un girarrosto. Le gambe si ripiegarono su loro stesse e le dita dei piedi si riunirono in zoccoli di capra, un folto pelo scuro li rivesti dal bacino in giù e dal fondo della schiena si allungò una coda stretta e a punta. Il petto non mostrò più tratti maschili o femminili, le dita si fecero tozze e ospitarono artigli da felino. I capelli rossi di Erica diventarono una criniera selvaggia, mentre quelli biondi di Jonathan si raggrupparono in un codino che partiva dalla nuca fino al fondo del collo. I loro volti erano ora affusolati, dalle tempie sbucarono due piccole corna rosate e gli occhi si restrinsero a fessure.
A trasformazione ultimata i due furono depositati di nuovo a terra e muovendosi a quattro zampe, gironzolarono in cerchio intorno alle gambe del Re Demone. 
Leonardo chiese: «C-cosa gli hai fatto?»
«Ho dato forma alla loro vera natura» rispose DiKann. «Cosa credevate che intendessi fare una volta fuori dal Primo Inferno?»
«Vuoi invaderci per conquistare il pianeta» rispose Patrick.
«E ho appena incominciato» ammise il demone. «Non serve portare in superficie le mie truppe e lasciare incustodito il mio regno. È più facile trasformare il vostro mondo e annetterlo. Guardate questi due: la loro superbia e brama di potere era così radicata nelle anime, che mi è bastato spalmarla per bene e finire di corromperli. Così conquisterò il vostro mondo. Corrompendo ogni essere umano finché diventi un demone e a quel punto anche questa dimensione sarà un Inferno.»
«Non ci riuscirai» ribatté Yuri, stringendo il volto di Sabrina contro il petto per proteggerla da quello spettacolo. «Non sarà così semplice.»
DiKann mostrò piccoli canini aguzzi da sotto le labbra. «Forse hai ragione. Questi mocciosi erano particolarmente marci e quindi facilmente trasformabili, ma non ho fretta. Quando i più risoluti tra quelli della vostra razza resteranno in minoranza, sceglieranno spontaneamente di venire cambiati.»
Sara rabbrividì al pensiero. Diventare quella cosa… quel demone…il terrore la invase.
«No» disse Angelo. «Non accadrà mai. Ti fermeremo.» Avanzò di un passo. «Exorcizamus te, immondus spiritus, omnis satanica potesta, omnis incursia infer…
DiKann sollevò il braccio al cielo. Angelo s’interruppe e il suo corpo venne scaraventato dietro i ragazzi, contro una maceria di cemento.
«Sapevo che tra di voi doveva esserci qualcuno del maledetto Ordine» disse DiKann. «Ma hanno mandato il membro più stupido se credi che una basilare formula di esorcismo possa avere qualche effetto su di me.»
Compì un unico balzo e superò il gruppo di ragazzi, piombando davanti all’uomo mezzo stordito. Lo afferrò per il collo e lo sollevò dalla sua scomoda posizione. «A quanto pare però sei ancora utile. Nella tua mente leggo che sai dove si trova il mio Ritus e guarda caso è ciò che mi serve per i miei progetti. Ti propongo un accordo: consegnamelo subito e ti trasformerò in demone con nomina immediata di comandante della mia legione in questo mondo. Sono un sovrano benevolo, in fondo.»
«Altrimenti?» bofonchiò Angelo, stringendo i denti per il dolore a ogni parte del corpo.
«Posso sempre usare maniere meno gentili e prendermelo con la forza» DiKann emise un grottesco risolino. «Cosa scegli?»


                                                  Continua…  

lunedì 23 settembre 2019

Darklight Children - Capitolo 103



CAPITOLO 103
Infranto



Naoko stringeva ancora nella mano sinistra il cellulare con cui aveva chiamato Marcus. Per fortuna aveva salvato il numero che il ragazzo le aveva dato e quando gli aveva menzionato Erica e Jonathan, lui aveva risposto che sarebbe arrivato subito. Erano radunati con lei nel parcheggio, fremendo tutti nell’attesa.
«Gli hai spiegato come arrivare al Full Moon?» le domandò Davide.
«Non ce ne è bisogno» rispose senza guardarlo in faccia. «Si farà guidare dai pipistrelli.»
Leonardo inarcò un sopracciglio. «E possiamo fidarci di loro come navigatori satellitari?»
«Se sono efficienti come i miei gatti…»  Naoko sentì un verso confuso nella testa. Si estraniò dalla conversazione e chiese mentalmente: Ombra, Scintilla, c’è qualche problema?
Sono stati qui. I mezzo demoni che non sono parte del tuo gruppo disse concitato Scintilla.
E ora sono tornati continuò Ombra. Siamo rimasti nelle vicinanze delle rovine. Cosa dobbiamo fare?
Naoko cercò di riflettere. Il signor Moser è con voi?
No. Lo hanno attaccato quei due riferì Ombra.
Adesso con loro ci sono due dei tuoi amici e… qualcosa di innaturale aggiunse Scintilla.
«Naoko, va tutto bene?» Sara le si avvicinò, notando che aveva gli occhi semichiusi e le posò la mano sul braccio. Lei alzò il palmo destro aperto, facendole segno di attendere.
Cercate il signor Moser e aiutatelo come potete. Poi radunate altri compagni e state pronti ad attaccare se succede qualcosa al Sigillo. Naoko sentì che abbandonavano il legame con la sua mente per eseguire gli ordini, così si girò verso il gruppo e comunicò loro quanto aveva appena appreso.  
«Dobbiamo sbrigarci» disse Patrick. «Se Erica e Jonathan sono già al Sigillo con Sabrina e Yuri, potrebbero fare qualcosa di stupido prima che riusciamo a impedirglielo.»
Leonardo lo guardò ansioso. «Credi che la teoria di Davide sia giusta? Che quel qualcosa che i gatti hanno percepito come innaturale sia un’arma per rompere il Sigillo?»
Un battere frenetico di ali impedì a Patrick di rispondere e li fece voltare verso destra. Un manipolo di pipistrelli volava verso loro, precedendo di poca distanza un’auto. Il SUV entrò a gran velocità nel parcheggio, facendoli arretrare. Si fermò a pochi centimetri da loro e il guidatore spalancò la portiera. «Ho fatto prima che ho potuto» annunciò Marcus serio. «Ci sono novità?»
«Sì. Temiamo che i tuoi compagni abbiano intenzione di riaprire il Sigillo per il Primo Inferno» rispose Naoko. «Ne sai niente?»
Marcus scosse la testa. «Non siamo più nella stessa squadra. Però li ho visti uscire come ladri dal C.E.N.T.R.O. qualche minuto prima che tu mi chiamassi.»
«Cosa aspettiamo a salire?» li scrollò Davide, montando per primo accanto a Marcus.
«Voi andate con il SUV, noi vi precediamo» disse Leonardo, porgendo la mano sinistra alla sorella.
Naoko non concordava su quell’idea. «Non è il caso di separarci. Non sappiamo neanche che tipo di arma hanno con loro Erica e Jonathan.»
«Saremo decisamente più veloci e prenderemo tempo finché non arrivate» disse Sara.
Dal sedile posteriore su cui si era appena seduto, Patrick si raccomandò: «Fate attenzione e non agite da soli.»
Naoko era ancora contraria, ma in minoranza, e concluse che discutere avrebbe solo portato via tempo prezioso. Si accomodò a sua volta nel SUV e li osservò. Sara sorrise, poi afferrò la mano tesa di Leonardo. Chiusero entrambi gli occhi, un turbine ventoso li investì e una luce accecante li avvolse.
Sparirono nello stesso istante in cui la loro auto uscì sgommando dal parcheggio.

Sabrina lasciò cadere rumorosamente il bozzolo sulla pietra circolare con inciso il teschio provvisto di corna e i serpenti che si snodavano da queste ultime.
Yuri guardò scosso il bozzolo a terra e poi Erica e Jonathan di fronte a lui. «Che cosa avete fatto? Dov’è mio figlio?»
«Ce l’hai davanti ai piedi, idiota» lo apostrofò Erica. «Quello è tuo figlio.»
«No» urlò Sabrina. «Non è vero!»
Mamma… Papà…
La vocina che aveva già riecheggiato nelle loro teste, rimbombò di nuovo. Lei piegò lo sguardo verso il basso: quel bozzolo conteneva davvero il loro bambino. Si portò inorridita una mano davanti alla bocca, poi alzò lentamente il capo e guardò furiosa Jonathan. «Sei stato tu. Ci hai fatto qualche trucco illusorio.»
«Beccato. È stato faticoso, ma è opera mia» gongolò Jonathan. «Sapevamo che aspetto aveva l’involucro e pur non conoscendo come fosse l’interno, abbiamo pensato che dovevamo darvi qualcosa che vi rendesse più propensi a portarlo fuori. Qualcosa che volevate vedere.»
«Inoltre, non sapevamo che reazione avrebbe avuto se fosse stato rifiutato appena uscito dalla capsula» rivelò Erica. «Era meglio non correre il rischio di compromettere il piano.»
Le fiamme sulle nocche di Yuri guizzarono, crepitando. «Avete giocato con le nostre speranze per… cosa?»
«Lo sapete già. Su questo non abbiamo mai mentito» disse Jonathan. «Vogliamo dare inizio a una nuova guerra con i demoni. E spiando il dottor De Santi e la professoressa Cluster, sappiamo che l’unico modo e usare il sangue di un demone nato sulla Terra, come il vostro.»
«Siete stupidi, oltre che crudeli» ribatté Sabrina. «Non resistereste un minuto contro dei veri demoni.»
Erica digrignò i denti. «Cosa ne vuoi sapere tu? Vi sentite potenti solo perché avete già avuto a che fare con il Sigillo e i mostri che hanno cercato di romperlo. Ma noi siamo stati addestrati a lottare contro i demoni da dieci anni: niente scuola, niente feste, niente amici o scopate con il fidanzatino. La nostra vita è stato solo questo.»
Yuri mosse un passo verso i due, senza però spegnere il fuoco sulle mani. «E non pensate al resto del mondo? Se riuscite ad aprire il Sigillo, non avete idea di quante vite saranno sacrificate.»
«La nostra vita è stata rovinata» sbraitò Jonathan. «Ci hanno portati via dalle nostre famiglie quando eravamo solo dei ragazzini e ci hanno impedito di tornare a casa, cancellando i loro ricordi. Non abbiamo avuto scelta, ci hanno obbligati a diventare guerrieri per questa guerra. E poi siete apparsi voi e noi siamo diventati superflui, voi avreste dovuto comandarci perché siete gli Alpha! No, siamo vicini a tornare a essere liberi e non ce lo impedirete.»
Nell’ascoltare quelle parole, Sabrina non si trattenne più: riversò tutta la rabbia che provava in un colpo telecinetico, il corpo del ragazzo si sollevò violentemente da terra e rotolò all’indietro, piombando in mezzo a un cespuglio, tra due macerie.
«Non farete del male a mio figlio. Anche se non ha l’aspetto che mi immaginavo.»
«Stupida oca bionda! Non puoi fermarci» gridò Erica e lanciò la sua arma psichica.
Prima che riuscisse ad avventarsi contro, Sabrina bloccò la lancia con il suo potere e nello stesso modo la rispedì al mittente come una mazza con la palla da baseball; stremata per lo sforzò crollò all’indietro.
Ansimando, Erica scanso la lancia che si conficcò nel terreno. La richiamò a sé la alzò pronta a colpire il bozzolo, ma una luce accecante la fece arretrare, costringendola a coprirsi il volto con il braccio libero.
Leonardo e Sara apparvero per effetto del teletrasporto. Slegarono le mani e scrutarono la scena confusi, poi intuirono che era in corso una lotta tra gli amici e i due ragazzi.
Leonardo indicò il bozzolo accanto al piede sinistro. «Cos’è quel coso?»
Yuri lo superò di corsa e lanciò spire di fuoco contro Erica ancora disorientata. «È nostro figlio. L’abbiamo portato via dai sotterranei del C.E.N.T.R.O.»
Jonathan si rialzò e si accorse dei due nuovi arrivati. «Non ci fermerete. Neanche se dovessimo affrontarvi tutti e sei.»
Sabrina lo osservò decisa a sbatterlo nuovamente al tappeto, ma inaspettatamente, lui si portò le mani alle tempie e distorse il volto in una smorfia di dolore.
«Qualsiasi cosa tu abbia in mente, non te la lascerò fare» annunciò Sara, avanzando verso di lui con il palmo destro aperto e teso in avanti. «Sto trattenendo i miei poteri mentali, ma se provi a creare qualche illusione, ci andrò giù pesante.»
Leonardo si girò e la cercò. I loro sguardi si incrociarono mentre si rimetteva in piedi e andò ad aiutarla. «Quel bozzolo è davvero tuo…» sconcertato, non riuscì a finire la frase.
Appoggiandosi alle sue braccia, Sabrina annuì. «Erica e Jonathan ci hanno ingannato, volevano che lo portassimo qui, per ucciderlo e usare il suo sangue per rompere il Sigillo.
Entrambi guardarono Yuri ed Erica che si fronteggiavano. Il ragazzo usava le fiamme a sua disposizione per allontanarla, ma allo stesso tempo si tratteneva per non ferirla. Lei, invece, agitava la lancia con fermezza e violenza. Disperdeva le fiamme senza timore e calava l’arma desiderosa di colpirlo e lasciarlo a terra.
«Dobbiamo portare via il bozzolo» disse all’amico, muovendosi rapida, ma con cautela. «Finché rimane qui, c’è il pericolo di aprire il Sigillo.»
«D’accordo, ma poi dovremmo correre» rispose Leonardo. «Ricordi? Non posso più teletrasportarmi da solo.»
Raggiunsero la forma inaspettata di suo figlio e chinandosi, lo sollevarono da terra.
La loro azione non passò però inosservata agli occhi di Erica. Guardò con aria di sfida Yuri, che aveva creato un arco di fuoco tra loro e sorrise beffarda. Quando Sabrina intuì cosa stava per accadere, era troppo tardi.
Erica indietreggiò con la gamba destra si diede una leggera spinta e impugnando con la stessa mano la lancia, tirò in avanti con uno scatto il braccio, lanciandola in volo. L’arma schizzò sopra le teste e atterrò con precisione sul bozzolo, stretto nelle sue mani e di Leonardo, trapassandolo dall’alto in basso con la sua lama.
Un urlo di dolore invase la mente di Sabrina – e percepì che fu lo stesso per Yuri – allentò la sua presa facendolo cadere sul Sigillo.
Yuri scattò verso di loro e le fu accanto. Videro inermi il bozzolo riversare il suo liquido violaceo sul disegno della pietra circolare.
Sara annullò la sua presa sulla mente di Jonathan e assistette alla loro sconfitta.
Barcollando, Jonathan si rimise in piedi, guardò il punto che fissavano tutti e scoppiò a ridere. «È fatta! È fatta!»
La lancia psichica di Erica svanì dal suo bersaglio, per ricomparire in mano alla sua proprietaria. La pietra circolare con il teschio, le corna e i serpenti prese a tremolare, mentre il sangue e il bozzolo venivano assorbiti a gran velocità, come se la base su cui erano caduti fosse fatta di spugna. Il Sigillo si stava nutrendo di loro per rompere l’incantesimo che lo conteneva.
«No! No! No… il mio bambino…» singhiozzò Sabrina, mentre di lui non rimaneva più nulla.
Tutti videro la crepa, che con fatica era stata precedentemente richiusa, riaprirsi e allargarsi come una cucitura che si sfilacciava.
Sabrina sentì Leonardo afferrarla per un braccio e immaginò prendesse anche quello di Yuri. «Ormai non possiamo fare più niente per lui. Dobbiamo andarcene, si sta rompendo.»
Li trascinò lontano a forza e raggiunsero Sara, Erica e Jonathan, a loro volta immobili e rapiti da ciò che stava per compiersi.
La spaccatura divise completamente a metà la figura intagliata nella pietra e si spaccò. Tra stupore, meraviglia e terrore, una colonna di luce grigia si innalzò dal terreno e invase il cielo notturno come il bagliore di un faro malevolo.
Il Sigillo era stato infranto.

                                        
                                                                       Continua…

lunedì 19 agosto 2019

Darklight Children - Capitolo 102


CAPITOLO 102
Tragica illusione



«Sara non doveva vederci» disse Yuri, premendo il piede sull’acceleratore. Guidava a gran velocità diretto al C.E.N.T.R.O.
«Non è un problema» lo calmò Jonathan, seduto dietro di lui sul sedile posteriore. «Quando realizzeranno dove stiamo andando, avremo già completato il nostro piano.»
«Piuttosto…» s’intromise Erica al suo fianco. «Rispetterete la vostra parte dell’accordo?»
Sabrina la fissò dal sedile del passeggero, attraverso lo specchietto retrovisore. La disgustava dover essere ricorsa a quei due per avere aiuto. «Certo che lo faremo. Anche se ancora non capisco come pensate di riaprire la faida con i demoni. Non ne esistono più in questo mondo.»
«Non preoccuparti, di quella fase ci occupiamo noi» rispose Jonathan. «Dobbiamo solo essere sicuri che ci garantiate il vostro appoggio.»
«Vi abbiamo dato la nostra parola e non ce la rimangiamo» mise in chiaro Yuri. «Auguratevi però che nostro figlio stia bene.»
Sabrina lanciò una fugace occhiata al fidanzato al volante. Entrambi erano stati concordi che ritrovare il loro bambino valeva qualsiasi prezzo, ora sapeva che lui non l’avrebbe abbandonata, ma di sicuro avrebbero dovuto affrontare i loro amici e anche se avrebbe fatto di tutto per evitare che si ferissero, tra loro non sarebbe mai più stato come prima.

Usando i poteri di Jonathan, entrare all’istituto a quell’ora tarda e superare la guardia di sorveglianza fu facile e indolore, uno dei pochi vantaggi messi in conto da Sabrina nel formare quell’alleanza. Arrivati davanti all’ascensore, però fu colta da un dubbio.
«Aspettate, l’altra volta Hans Strom sapeva che eravamo nei sotterranei. Come pensate di distrarlo perché non ci scopra?»
«Il direttore starà dormendo, non si accorgerà di nulla» rispose serafica Erica.
Jonathan invece li squadrò sospettoso. «Come sai che ne era al corrente?»
«Abbiamo avuto un colloquio privato con lui» disse secco Yuri.
«Non l’avevate detto. Per quale motivo?»
«Per ragioni personali che non vi riguardano.»
Erica materializzò la lancia psichica color rubino. «Non mi piace il tuo tono. Se non ci dici di cosa avete parlato, non proseguiamo.»
Sabrina gli si avvicinò e gli strinse con dolcezza il braccio . «Lascia stare Yuri, a questo punto non serve tenere il segreto. Quell’uomo è mio padre. Se vorrete, dopo aver liberato mio figlio, vi racconterò la mia triste storia di figlia abbandonata. Adesso possiamo sbrigarci?»
Jonathan cambiò espressione e sorrise compiaciuto. «Ma certo. E questa nuova scoperta giocherà a nostro favore.»
Sabrina lo scrutò diffidente. «Che vuoi dire?»
«Lo scoprirai presto» le rispose. Schiacciò il pulsante in basso dell’ascensore e le porte automatiche si scostarono per farli entrare. Attesero in silenzio mentre l’abitacolo scendeva nel secondo sotterraneo e una volta lì, si affidarono nuovamente ai poteri illusori di Jonathan per avanzare senza l’intralcio delle guardie.
Arrivarono davanti alla porta della stanza con l’etichetta “000” e lui le indicò di avvicinarsi al pannello quadrato che nella loro precedente visita avevano scoperto teneva sigillato l’ingresso.
 «Abbiamo fatto delle ricerche e ora sappiamo che è chiuso da un sistema mistico che si disattiva solo con il sangue del direttore. Sapendo che sei sua figlia, se vuoi gentilmente offrircene un po’ entreremo senza fatica.»
Titubante, Sabrina porse il palmo sinistro a Erica. «Fa’ attenzione con quella lancia, deve essere solo un taglio e non troppo profondo.» Erica schiacciò la punta sulla sua pelle e le procurò una live ferita. Si morse il labbro per non emettere un suono con la voce. Il sangue prese subito a sgorgare, Sabrina si sporcò l’intero palmo, spalmandolo di sangue con l’indice dell’altra mano. Poi lo posò sul pannello. Un arco rosso e arancio attraversò la porta e con un sonoro scatto si aprì verso l’esterno.
Yuri le fu accanto subito, le legò un fazzoletto di stoffa verde intorno al palmo e poi entrò con lei nella camera.
Davanti a loro erano fissate al soffitto cinque gigantesche vasche a forma di capsule, in piedi in verticale  si inserivano nella parte inferiore in un quadrato di metallo con bottoni e manopole sulla facciata e inchiodato sul pavimento. Quattro su cinque erano vuote, la seconda da sinistra conteneva invece del liquido opaco in cui era immerso un bambino nudo, con gli occhi chiusi, una maschera per respirare e una coppia di fili che partivano dalle sue narici e risalivano verso la parte superiore della capsula. Una scia di bolle percorrevano lo stesso tragitto in colonne, dal basso verso l’alto, sfiorandolo.
Sabrina si portò le mani alla bocca. «Oh mio Dio. È lui! Ma come fa essere così grande? L’ho partorito solo tre mesi fa ed era prematuro.»
«Ricordati che tuo figlio è un demone. In parte è sopravvissuto grazie alla sua natura e per il resto ci hanno pensato i cervelloni del C.E.N.T.R.O.» rispose Jonathan avanzando dietro di loro. «Hanno mischiato scienza e magia e lo hanno tenuto in vita e nutrito.»
«Hans Strom ci aveva detto qualcosa di simile» concordò Yuri. «Come si apre la capsula?»
Erica lo superò. «In questo modo.» Colpì ripetutamente con la sua lancia psichica la parte elettronica inferiore e in un crepitio di luci e scintille andò in corto circuito.
Poi passò al vetro: la vasca si coprì di crepe, rompendosi in pochi attimi e mentre il liquido fuoriusciva bagnando il pavimento e le loro scarpe, Sabrina accorse per sorreggere il bimbo. Lo afferrò con attenzione e Yuri lo liberò delicatamente dalla maschera e dai fili.
«Sembra che abbia già nove mesi o forse anche di più» notò Sabrina, stringendoselo al petto ancora addormentato.
«Dobbiamo cercare qualcosa per coprirlo» disse Yuri, carezzandogli la piccola testa con qualche capello biondo.
Erica però afferrò il ragazzo per un braccio. «Non c’è tempo. Dobbiamo uscire subito, prima che qualcuno ci scopra.»
Sabrina annuì. Tenendo gli occhi fissi sul figlio ritrovato – imitata da Yuri – si fecero scortare attraverso il corridoio, fino all’ascensore e poi al piano superiore, varcando le porte del C.E.N.T.R.O.
Arrivati davanti all’auto, Yuri stava per salire e sedersi nel sedile posteriore, ma Jonathan lo strattonò. «Sali al posto di guida, sei l’unico con la patente.»
«Ma il bambino…»
«Me ne occupo io» lo rassicurò Sabrina. Entrò delicatamente nel mezzo, con il  bimbo tra le braccia accostato al suo petto e si sedette dietro al posto del guidatore. «Lo terrò stretto, non temere.»  
«Va bene.»
Yuri aprì la portiera e si sistemò alla guida. Erica gli si sedé accanto nel posto del passeggero, mentre Jonathan si sistemo dietro, al suo fianco.
«Lo portiamo a casa mia» disse Yuri, girando al chiave e accendendo il motore. «Nessuno ci disturberà.»
«No. Dovete rispettare la vostra parete del patto» intervenne Erica. «Tuo figlio starà bene. Ora dovete portarci dove possiamo iniziare la caccia ai demoni: alle rovine con il Sigillo.»
Sabrina sollevò la testa e spostò gli occhi dal figlio, che dormiva beato, incontrando nello specchietto retrovisore lo sguardo incerto del fidanzato «Va bene. Ma se ho solo il dubbio che il bambino possa correre pericoli, noi ce ne andiamo.»
«Non ne correrà» replicò Jonathan, posandole la mano sulla spalla e sfoderando un ghigno tutt’altro che rassicurante.
L’auto partì, sgommando sulla strada per la seconda volta e Sabrina fu percorsa da un brivido. L’altro ragazzo scostò l’arto da lei, ma la sensazione di disagio non l’abbandonò.

Arrivati in prossimità delle rovine del Portale Mistico, Yuri spense l’auto e scese. Sabrina stava per fare lo stesso, ma lui la bloccò.
«No, rimani qui. Li aiuterò io.»
«Ci servite tutti e due per aprire il Sigillo» ribatté aggressiva Erica, uscendo dal mezzo e brandendo ancora la sua arma di origine psichica.
«E poi lasciarla sola con il bambino qui a quest’ora non è consigliabile» s’intromise con tono mellifluo Jonathan.
«Dovrebbe esserci in giro il signor Moser» ricordò Sabrina, unendosi con il figlio ai tre all’esterno dell’auto. «Si è offerto di sorvegliare le rovine al posto nostro. Se mi vedesse con il piccolo chie…»
«Staremo attenti a non farci vedere» la interruppe Erica. Si incamminò verso l’apertura tra le sbarre e nell’oscurità resa più flebile solo dalla luce dei lampioni lì intorno, spostò le siepi per farla attraversare a loro due. «Forza! Prima andiamo, prima sarà tutto finito.»
Anche se il tono della ragazza non le piaceva affatto, Sabrina non vedeva l’ora di terminare quella storia e poter portare il figlio in un luogo sicuro. Non pose altre obiezioni e si mosse per prima. Yuri le coprì le spalle con le mani, seguendola e Jonathan chiuse la fila.
Tenendo tra le braccia il piccolo e superata la prima ondata di emozioni, Sabrina iniziò a rendersi conto che c’era qualcosa di strano. Come potevano bastare solo lei e Yuri per riaprire il Sigillo? Per richiuderlo, mesi prima, era stato necessario ricorrere all’energia combinata di tutti e sei. E poi c’era la questione dei demoni: il loro sangue era sicuramente essenziale per riavviare il rito. Arrivati ormai a pochi passi dal Sigillo, un’idea terribile le si affacciò alla mente.
«Oh no» sibilò, bloccandosi all’istante.
Yuri si chinò verso il suo volto. «Cosa c’è?»
Sabrina si morse il labbro. Ormai era troppo tardi. Erica li aveva guidati sicura fino al luogo esatto in cui era emersa la pietra e loro quattro ci sostavano proprio intorno.
«Che cosa hai?» domandò ancora Yuri.
«È una trappola» gridò. «Ci hanno incastrato.»
Erica e Jonathan scoppiarono a  ridere.
Yuri abbassò le mani e le chiuse a pugno. Fiamme gialle e rosse le circondarono. «Che cosa significa? Che volete fare?»
«La tua ragazza è più sveglia di te» rispose Erica, puntando la lama quasi all’altezza del petto del ragazzo. «Vi abbiamo aiutato solo perché quello che volevate, serviva anche a noi.»
«Non vi lascerò uccidere mio figlio. Vi ammazzerò se è necessario» li minacciò Sabrina. Indietreggiò scostando il bimbo perché non potessero toccarlo.
Jonathan continuò a ridere. «Sei una stupida! Davvero vuoi crescere quella cosa
Sabrina abbassò gli occhi sull’essere che reggeva in braccio e provò disgusto e sgomento per ciò che vide.
Non era un bambino. Non era neanche un essere umano. Era un bozzolo violaceo, percorso da venature in rilievo che pulsavano, cosparso di una sostanza gelatinosa.
Sabrina intuì l’inganno orchestrato. Con un’illusione Jonathan aveva mascherato tutto e solo adesso vedevano il suo vero aspetto.
                                      
                                       

Continua…

lunedì 12 agosto 2019

Darklight Children - Capitolo 101



CAPITOLO 101
Festa con sorprese



Angelo Moser passeggiava tranquillo tra le rovine del Portale Mistico. Schiena diritta, polsi intrecciati dietro al bacino, inspirò con piacere l’aria serale di maggio, non troppo calda e con una brezza frizzante. Non rimpiangeva di essersi offerto per il turno di sorveglianza.
I ragazzi dovevano ritrovarsi per festeggiare i gemelli al locale della famiglia di Yuri e pur avendo ricevuto un invito, aveva preferito declinare e accollarsi quell’impegno. Non si sarebbe sentito a suo agio in mezzo a quei giovani, non dovendo parlare di demoni e minacce soprannaturali e sarebbe stato più utile lì, risparmiando ai due selezionati dal gruppo di dover abbandonare in anticipo la serata.
Un fruscio tra i cespugli lo fece voltare di scatto. Lo spicchio di luna in cielo illuminava debolmente la zona e prima di estrarre la sua torcia elettrica, volle accertarsi di non essersi sbagliato, rischiando altrimenti di fornire la sua posizione all’eventuale intruso. Era passato un mese dall’attacco dei ragazzi del C.E.N.T.R.O. e nessuno si era più fatto vedere. Potevano esserci però altri individui intenzionati a raggiungere il Sigillo per varie ragioni. Si mosse circospetto e pochi attimi dopo si rilassò, scoprendo l’identità dei visitatori.
Scintilla e Ombra zampettarono pacati fuori dalle foglie verso di lui, facendo oscillare le rispettive code.
Angelo si chinò. «La vostra padrona vi ha mandato a darmi man forte?» domandò, accarezzando a entrambi il pelo tra le orecchie.
I due gatti accettarono di buon grado le coccole, rispondendo con un lieve miagolio in maniera affermativa. Poi arretrarono di un paio di passi e con il pelo ritto, soffiarono aggressivi.
«Cosa vi pren…» non fece in tempo di finire la frase. Avvertì un dolore lancinante alle tempie. Compì un mezzo giro per vedere il suo assalitore e una nuova fitta più acuta gli esplose in testa. Cadde sul prato, prima di perdere i sensi, intravide i due gatti scappare verso la fessura tra le sbarre. Davanti agli occhi gli balenò un bagliore rossastro e capì chi era la sua assalitrice.
Purtroppo era tardi.

A differenza dell’anno precedente, Sara e Leonardo non avevano fatto riservare la sala privata del Full Moon per festeggiare il loro compleanno e anche il numero degli invitati era ridotto a cinque. Si poteva dire che più che un party, fosse la rimpatriata di un gruppo di amici. Leonardo si era lanciato nell’accorato racconto della festa dell’anno passato intrattenendo anche chi tra loro lo aveva già vissuto, mentre erano riuniti intorno a una coppia di tavoli nella parte a est del locale.
«Fatemi capire bene» disse Naoko. «Sara e Yuri si sono baciati e poi lei ha avuto un attacco di appendicite e l’hanno portata in ospedale?»
«Esatto. Io sono andato in quello stesso ospedale perché avevo avuto una visione su un pericolo che la riguardava» spiegò Patrick. «Ma per un malinteso non sono riuscito a metterla in guardia.»
«E mentre succedeva tutto questo, tu prendevi a pugni Davide, giusto?» chiese Naoko.
«Più o meno» confermò Leonardo. «Poi però sono corso in aiuto di Sara.» Il ricordo di quegli eventi gli trasmise una sensazione strana, come se fosse trascorso molto più tempo da quando erano avvenuti.
«Usando il teletrasporto davanti ai miei occhi» precisò Yuri.
Naoko bevve un lungo sorso del suo cocktail. «Non riesco a credere che tutto questo è accaduto solo pochi mesi prima che vi incontrassi.» 
«Le persone cambiano» fece Davide, stringendo la mano di Leonardo. «E anche le relazioni: noi siamo una coppia, come Sara con Patrick. Anche Yuri e Sabrina e hanno quasi avuto un figlio insieme.»
Leonardo lo guardò di sbieco. Sapeva cosa stava cercando di fare, voleva a tutti costi indagare sui suoi sospetti, ma  a lui non parve il momento più appropriato. Scosse lievemente la testa facendogli un segno di dissenso.
Davide ricambiò lo sguardo , ma ignorò il suo avvertimento. «A proposito, non ti fa una strana impressione andare al C.E.N.T.R.O.?» domandò rivoltò a Sabrina.
Seduta di fronte, lei inarcò un sopracciglio. «In che senso?»
«Tornare nel luogo dove hai perso tuo figlio fa un certo effetto… non so, con tutti quei segreti che nascondono, a volte non ti viene il dubbio che forse non tutto si è svolto come te lo hanno raccontato?»
«Ho superato quella storia» rispose Sabrina agitata. «Non ci penso più.»
«Però quando eravamo nei sotterranei era evidente che cercavi qualcosa.»
Sara si sporse in avanti e colpì con un pugno il braccio di Davide. «La vuoi finire? Siamo a una festa, non alla fiera dell’imbarazzo o una riunione strategica.»
«Ben detto» intervenne Yuri. «Credo che sia il momento della torta.»
Leonardo lo guardò stupito. «Ma non l’abbiamo ordinata.»
L’altro fece spallucce. «Sai come è fatta mia mamma. Ha insistito tanto e non ho voluto deluderla.» Prese poi Sabrina per mano. «Vieni, accompagnami a prenderla.»
Lei annuì e si alzò, seguendolo dietro il bancone.
Leonardo fissò Davide, temendo s’inventasse qualche assurdo stratagemma per seguirli, ma  Naoko lo afferrò per un braccio con aria di rimprovero.
«Come ti è venuto in mente di tirare fuori questa storia!» gli disse.
«Era solo per chiacchierare» si schermi Davide.
«E non avevi altri argomenti?» domandò Sara.
Leonardo si alzò e tirò in piedi il compagno. «Sapete come è fatto. Dice sempre quello che gli salta in mente, senza riflettere. Lo porto a prendere una boccata d’aria, così si rinfresca le idee.» Senza dargli possibilità di ribattere, lo trascinò verso l’uscita sul retro.

«Non riesco ancora a credere che stiano insieme» commentò Sara, seguendoli con lo sguardo. In realtà era sia contenta che preoccupata per suo fratello, ma rispettava la decisione presa insieme di non invadere la privacy dell’altro.
Naoko la distolse dai suoi pensieri «Credete che Sabrina si sia offesa?»
«In effetti sembrava un po’ in imbarazzo» ammise Patrick.
Sara si girò verso il bancone. Vide il barman preparare dei cocktail e poi scorse la madre di Yuri uscire per andare a servire alcuni tavoli. Attese qualche altro minuto e la vide rientrare e riuscire dalla stanza dietro il bancone. Quel posto non era così grande e spazioso: muovendosi a quella velocità rischiavano di scontrarsi con il dolce e fare un disastro; inoltre i due amici ci stavano mettendo parecchio per prendere la torta dal frigorifero.
«Cosa stai guardando?» le domandò Patrick.
«Yuri e Sabrina… vado a vedere se è tutto a posto.»
Sara scostò la sedia e passando davanti alla porta a vetri del locale si bloccò. I due compagni erano all’esterno, nel parcheggio e stavano parlando con qualcuno che non riusciva a distinguere con precisione. Avanzò verso la porta e uscì dal Full Moon: le bastò compiere pochi passi per scorgere Erica e Jonathan confabulare con i suoi amici.

Leonardo spinse fuori Davide e chiuse la porta dell’uscita posteriore dietro di sé. «Te l’avevo detto che non era una buona idea.»
«Hai ragione, dovevo prenderla in disparte» replicò Davide. «In gruppo non si sbilancerà e con Yuri presente pronto ad aiutarla non dirà nulla.»
Leonardo sospirò. «Senti, mi fido della tua teoria dell’arma e tutto il resto, ma tormentare la mia amica non credo ci porterà da nessuna parte.»
«Avevamo deciso di provare.»
«Eravamo anche d’accordo di andarci più cauti. Tu gli hai praticamente sbattuto in faccia la tua supposizione.»
Davide si scompigliò i capelli. «Ok, lo ammetto. Devo ancora abituarmi a questa storia di usare un po’ di tatto con le persone.» Si mise una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse una busta. «A proposito è per te.»
Leonardo la prese e la osservò sbalordito. «Cosa significa?»
«È il mio regalo di compleanno» gli rispose. «Aprila.»
Lui sollevò la linguetta, prese un foglio piegato a metà, lo aprì e lo lesse in silenzio.

Non sono bravo a dire le cose giuste nel momento giusto. E non avevo idea di cosa regalarti. Però so di doverti qualcosa da molto tempo.
Scusa.
Non te l’ho mai detto per tutto il male che ti ho fatto. Per le prese in giro. Per le minacce. Gli agguati. E tutte le altre stupidaggini che ti ho costretto a sopportare.
Prometto che l’anno prossimo ti farò un vero regalo.

Leonardo sollevò lo sguardo dal foglio e sorrise. «Grazie.»
«Ho preferito scrivertelo, così resterà per sempre» disse Davide, arrossendo.
«È il più bel regalo che potessi farmi.» Leonardo ripose la lettera in tasca e si avvicinò al compagno.
 Davide gli mise un braccio intorno alla schiena  e lui fece altrettanto. Si  strinsero e le loro bocche si unirono in un bacio più intimo rispetto ai precedenti. Entrambi erano pronti ed eccitati all’idea di accogliere le labbra dell’altro.
La porta si spalancò con un improvviso e violento fracasso, facendoli staccare di scatto.
Sara e Patrick li stavano osservando con gli occhi sgranati.    
«Ho uno strano déjà vu» commentò poi Sara con un sorriso sarcastico.
«Ehi! Non si può avere un po’ di intimità» replicò Davide.
«Non volevamo… ecco interrompere» si scusò Patrick. «Ma Sabrina e Yuri hanno appena fatto qualcosa di strano.»
«Come sarebbe  a dire “strano”?» domandò Leonardo.
«Non sono andati a prendere nessuna torta» li informò Sara. «Li ho sorpresi nel parcheggio a parlare con Erica e Jonathan e quando li ho chiamati per avere delle spiegazioni, si sono infilati di corsa nell’auto di Yuri e sono partiti sgommando.»
Davide lo fissò contrariato. «Te l’ho detto che tramavano qualcosa.»
Leonardo gli fece segno con la mano di fare silenzio. «Non c’è tempo per i “te l’avevo detto”. Dobbiamo assolutamente scoprire cosa ci facevano con Jonathan ed Erica.»
«Naoko ha detto di poter contattare Marcus» disse Patrick.
«E lui ci aiuterà… se è in grado» aggiunse Sara.
Davide scosse la testa. «Se la mia idea è giusta, quel tipo non sa niente e anche se ha qualche indizio di cosa stanno combinando quei quattro, ormai non possiamo più fermarli.»
«Sbrighiamoci dobbiamo raggiungerli al più presto» insistette Leonardo, anche se nel profondo temeva che il compagno avesse ragione.
Qualunque fosse il guaio in cui gli amici li stavano trascinando, non potevano più uscirne.

                                      
                                                  
Continua…