lunedì 12 agosto 2019

Darklight Children - Capitolo 101



CAPITOLO 101
Festa con sorprese



Angelo Moser passeggiava tranquillo tra le rovine del Portale Mistico. Schiena diritta, polsi intrecciati dietro al bacino, inspirò con piacere l’aria serale di maggio, non troppo calda e con una brezza frizzante. Non rimpiangeva di essersi offerto per il turno di sorveglianza.
I ragazzi dovevano ritrovarsi per festeggiare i gemelli al locale della famiglia di Yuri e pur avendo ricevuto un invito, aveva preferito declinare e accollarsi quell’impegno. Non si sarebbe sentito a suo agio in mezzo a quei giovani, non dovendo parlare di demoni e minacce soprannaturali e sarebbe stato più utile lì, risparmiando ai due selezionati dal gruppo di dover abbandonare in anticipo la serata.
Un fruscio tra i cespugli lo fece voltare di scatto. Lo spicchio di luna in cielo illuminava debolmente la zona e prima di estrarre la sua torcia elettrica, volle accertarsi di non essersi sbagliato, rischiando altrimenti di fornire la sua posizione all’eventuale intruso. Era passato un mese dall’attacco dei ragazzi del C.E.N.T.R.O. e nessuno si era più fatto vedere. Potevano esserci però altri individui intenzionati a raggiungere il Sigillo per varie ragioni. Si mosse circospetto e pochi attimi dopo si rilassò, scoprendo l’identità dei visitatori.
Scintilla e Ombra zampettarono pacati fuori dalle foglie verso di lui, facendo oscillare le rispettive code.
Angelo si chinò. «La vostra padrona vi ha mandato a darmi man forte?» domandò, accarezzando a entrambi il pelo tra le orecchie.
I due gatti accettarono di buon grado le coccole, rispondendo con un lieve miagolio in maniera affermativa. Poi arretrarono di un paio di passi e con il pelo ritto, soffiarono aggressivi.
«Cosa vi pren…» non fece in tempo di finire la frase. Avvertì un dolore lancinante alle tempie. Compì un mezzo giro per vedere il suo assalitore e una nuova fitta più acuta gli esplose in testa. Cadde sul prato, prima di perdere i sensi, intravide i due gatti scappare verso la fessura tra le sbarre. Davanti agli occhi gli balenò un bagliore rossastro e capì chi era la sua assalitrice.
Purtroppo era tardi.

A differenza dell’anno precedente, Sara e Leonardo non avevano fatto riservare la sala privata del Full Moon per festeggiare il loro compleanno e anche il numero degli invitati era ridotto a cinque. Si poteva dire che più che un party, fosse la rimpatriata di un gruppo di amici. Leonardo si era lanciato nell’accorato racconto della festa dell’anno passato intrattenendo anche chi tra loro lo aveva già vissuto, mentre erano riuniti intorno a una coppia di tavoli nella parte a est del locale.
«Fatemi capire bene» disse Naoko. «Sara e Yuri si sono baciati e poi lei ha avuto un attacco di appendicite e l’hanno portata in ospedale?»
«Esatto. Io sono andato in quello stesso ospedale perché avevo avuto una visione su un pericolo che la riguardava» spiegò Patrick. «Ma per un malinteso non sono riuscito a metterla in guardia.»
«E mentre succedeva tutto questo, tu prendevi a pugni Davide, giusto?» chiese Naoko.
«Più o meno» confermò Leonardo. «Poi però sono corso in aiuto di Sara.» Il ricordo di quegli eventi gli trasmise una sensazione strana, come se fosse trascorso molto più tempo da quando erano avvenuti.
«Usando il teletrasporto davanti ai miei occhi» precisò Yuri.
Naoko bevve un lungo sorso del suo cocktail. «Non riesco a credere che tutto questo è accaduto solo pochi mesi prima che vi incontrassi.» 
«Le persone cambiano» fece Davide, stringendo la mano di Leonardo. «E anche le relazioni: noi siamo una coppia, come Sara con Patrick. Anche Yuri e Sabrina e hanno quasi avuto un figlio insieme.»
Leonardo lo guardò di sbieco. Sapeva cosa stava cercando di fare, voleva a tutti costi indagare sui suoi sospetti, ma  a lui non parve il momento più appropriato. Scosse lievemente la testa facendogli un segno di dissenso.
Davide ricambiò lo sguardo , ma ignorò il suo avvertimento. «A proposito, non ti fa una strana impressione andare al C.E.N.T.R.O.?» domandò rivoltò a Sabrina.
Seduta di fronte, lei inarcò un sopracciglio. «In che senso?»
«Tornare nel luogo dove hai perso tuo figlio fa un certo effetto… non so, con tutti quei segreti che nascondono, a volte non ti viene il dubbio che forse non tutto si è svolto come te lo hanno raccontato?»
«Ho superato quella storia» rispose Sabrina agitata. «Non ci penso più.»
«Però quando eravamo nei sotterranei era evidente che cercavi qualcosa.»
Sara si sporse in avanti e colpì con un pugno il braccio di Davide. «La vuoi finire? Siamo a una festa, non alla fiera dell’imbarazzo o una riunione strategica.»
«Ben detto» intervenne Yuri. «Credo che sia il momento della torta.»
Leonardo lo guardò stupito. «Ma non l’abbiamo ordinata.»
L’altro fece spallucce. «Sai come è fatta mia mamma. Ha insistito tanto e non ho voluto deluderla.» Prese poi Sabrina per mano. «Vieni, accompagnami a prenderla.»
Lei annuì e si alzò, seguendolo dietro il bancone.
Leonardo fissò Davide, temendo s’inventasse qualche assurdo stratagemma per seguirli, ma  Naoko lo afferrò per un braccio con aria di rimprovero.
«Come ti è venuto in mente di tirare fuori questa storia!» gli disse.
«Era solo per chiacchierare» si schermi Davide.
«E non avevi altri argomenti?» domandò Sara.
Leonardo si alzò e tirò in piedi il compagno. «Sapete come è fatto. Dice sempre quello che gli salta in mente, senza riflettere. Lo porto a prendere una boccata d’aria, così si rinfresca le idee.» Senza dargli possibilità di ribattere, lo trascinò verso l’uscita sul retro.

«Non riesco ancora a credere che stiano insieme» commentò Sara, seguendoli con lo sguardo. In realtà era sia contenta che preoccupata per suo fratello, ma rispettava la decisione presa insieme di non invadere la privacy dell’altro.
Naoko la distolse dai suoi pensieri «Credete che Sabrina si sia offesa?»
«In effetti sembrava un po’ in imbarazzo» ammise Patrick.
Sara si girò verso il bancone. Vide il barman preparare dei cocktail e poi scorse la madre di Yuri uscire per andare a servire alcuni tavoli. Attese qualche altro minuto e la vide rientrare e riuscire dalla stanza dietro il bancone. Quel posto non era così grande e spazioso: muovendosi a quella velocità rischiavano di scontrarsi con il dolce e fare un disastro; inoltre i due amici ci stavano mettendo parecchio per prendere la torta dal frigorifero.
«Cosa stai guardando?» le domandò Patrick.
«Yuri e Sabrina… vado a vedere se è tutto a posto.»
Sara scostò la sedia e passando davanti alla porta a vetri del locale si bloccò. I due compagni erano all’esterno, nel parcheggio e stavano parlando con qualcuno che non riusciva a distinguere con precisione. Avanzò verso la porta e uscì dal Full Moon: le bastò compiere pochi passi per scorgere Erica e Jonathan confabulare con i suoi amici.

Leonardo spinse fuori Davide e chiuse la porta dell’uscita posteriore dietro di sé. «Te l’avevo detto che non era una buona idea.»
«Hai ragione, dovevo prenderla in disparte» replicò Davide. «In gruppo non si sbilancerà e con Yuri presente pronto ad aiutarla non dirà nulla.»
Leonardo sospirò. «Senti, mi fido della tua teoria dell’arma e tutto il resto, ma tormentare la mia amica non credo ci porterà da nessuna parte.»
«Avevamo deciso di provare.»
«Eravamo anche d’accordo di andarci più cauti. Tu gli hai praticamente sbattuto in faccia la tua supposizione.»
Davide si scompigliò i capelli. «Ok, lo ammetto. Devo ancora abituarmi a questa storia di usare un po’ di tatto con le persone.» Si mise una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse una busta. «A proposito è per te.»
Leonardo la prese e la osservò sbalordito. «Cosa significa?»
«È il mio regalo di compleanno» gli rispose. «Aprila.»
Lui sollevò la linguetta, prese un foglio piegato a metà, lo aprì e lo lesse in silenzio.

Non sono bravo a dire le cose giuste nel momento giusto. E non avevo idea di cosa regalarti. Però so di doverti qualcosa da molto tempo.
Scusa.
Non te l’ho mai detto per tutto il male che ti ho fatto. Per le prese in giro. Per le minacce. Gli agguati. E tutte le altre stupidaggini che ti ho costretto a sopportare.
Prometto che l’anno prossimo ti farò un vero regalo.

Leonardo sollevò lo sguardo dal foglio e sorrise. «Grazie.»
«Ho preferito scrivertelo, così resterà per sempre» disse Davide, arrossendo.
«È il più bel regalo che potessi farmi.» Leonardo ripose la lettera in tasca e si avvicinò al compagno.
 Davide gli mise un braccio intorno alla schiena  e lui fece altrettanto. Si  strinsero e le loro bocche si unirono in un bacio più intimo rispetto ai precedenti. Entrambi erano pronti ed eccitati all’idea di accogliere le labbra dell’altro.
La porta si spalancò con un improvviso e violento fracasso, facendoli staccare di scatto.
Sara e Patrick li stavano osservando con gli occhi sgranati.    
«Ho uno strano déjà vu» commentò poi Sara con un sorriso sarcastico.
«Ehi! Non si può avere un po’ di intimità» replicò Davide.
«Non volevamo… ecco interrompere» si scusò Patrick. «Ma Sabrina e Yuri hanno appena fatto qualcosa di strano.»
«Come sarebbe  a dire “strano”?» domandò Leonardo.
«Non sono andati a prendere nessuna torta» li informò Sara. «Li ho sorpresi nel parcheggio a parlare con Erica e Jonathan e quando li ho chiamati per avere delle spiegazioni, si sono infilati di corsa nell’auto di Yuri e sono partiti sgommando.»
Davide lo fissò contrariato. «Te l’ho detto che tramavano qualcosa.»
Leonardo gli fece segno con la mano di fare silenzio. «Non c’è tempo per i “te l’avevo detto”. Dobbiamo assolutamente scoprire cosa ci facevano con Jonathan ed Erica.»
«Naoko ha detto di poter contattare Marcus» disse Patrick.
«E lui ci aiuterà… se è in grado» aggiunse Sara.
Davide scosse la testa. «Se la mia idea è giusta, quel tipo non sa niente e anche se ha qualche indizio di cosa stanno combinando quei quattro, ormai non possiamo più fermarli.»
«Sbrighiamoci dobbiamo raggiungerli al più presto» insistette Leonardo, anche se nel profondo temeva che il compagno avesse ragione.
Qualunque fosse il guaio in cui gli amici li stavano trascinando, non potevano più uscirne.

                                      
                                                  
Continua…

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