lunedì 23 settembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 69

Il Gioco del Branco 33: Appuntamento con la Vendetta

 

La sera era fredda e umida, Donovan si strinse nella giacca a vento impermeabile e si sfregò le mani per riscaldarle.

Era sorpreso di non aver trovato il resto degli amici, non gli capitava mai di essere il primo ad arrivare. Si scostò dalla porta d’ingresso del Wild Burger e scrutò l’interno dall’ampia vetrina. La tavola calda era quasi vuota.
Rimuginò ancora una volta sull’incontro con Kate del giorno prima e non poté fare a meno di provare comprensione per Sasha. La sua situazione familiare faceva davvero schifo, era bastato quello spezzone di ricordo per rendersene conto. Anche per lui la vita a casa non era facile: sua madre se ne era andata ormai da un anno, decisa a rifarsi una vita lontano da loro e suo padre era rimasto, ma era pesante viverci insieme; la maggior parte dei giorni era di cattivo umore e con la prerogativa a criticarlo.
Donovan non poteva condannare Sasha se era infuriata con Elliott: causando indirettamente la morte della sorella Crystal, le aveva tolto l’unica speranza di serenità. Ripensò alla sua situazione,  se era vero che la comparsa di Billy lo aveva aiutato a conoscersi meglio e riempito un vuoto, ne aveva causato un altro. In fin dei conti, prima del suo arrivo, lui aveva una ragazza di cui era innamorato, o qualcosa di simile…
«Scusa, credevo di impiegarci di meno a piedi.»
La voce di Betty lo riscosse dai suoi pensieri. La osservò rapito. Sotto la giacca indossava un vestito blu semplice, con la gonna fin sopra il ginocchio e un paio di stivaletti marroni. Non aveva spesso occasioni di vederla in abiti così femminili ed era bellissima.
«Non c’è problema» disse, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso. «Sei stupenda.»
Betty sorrise. «Grazie. Ti dispiace se entriamo ad aspettare gli altri? Le gambe mi si stanno congelando.»
Donovan annuì e le aprì la porta della tavola calda. Presero posto nel terzo tavolo sulla sinistra, così da poter osservare l’esterno dalla vetrina, sedendosi sul divanetto uno di fronte all’altra. Una cameriera si avvicinò con il taccuino in mano, ma le dissero di stare aspettando degli amici e avrebbero ordinato poi tutti insieme.
Betty lo osservò con un’espressione delusa. «Hai rimesso quella felpa…»
Donovan abbassò lo sguardo sulla sua giacca aperta e fissò i vestiti sotto. «È comoda e mi avevi detto che ti piaceva.»
«Certo, ma per questa uscita potevi metterti un po’ più elegante.»
Donovan si accorse che il loro abbigliamento non era proprio sulla stessa linea di stile. Lui aveva un paio di normali jeans, una maglietta e la sua felpa verde, come si vestiva più o meno ogni giorno. Lei sembrava pronta per un evento formale.
«Avevo capito che sarebbe stata un’uscita tranquilla, un modo per risollevare il morale a Billy e a tutti dopo l’ennesima scoperta sconcertante sulle responsabilità di Elliott. Non abbiamo stabilito un dress-code.»
Betty alzò gli occhi al cielo. «Non metterti subito sulla difensiva. Per noi è comunque un evento, non usciamo insieme da…» esitò un istante, «Non mi ricordo neanche se siamo mai usciti, forse questo è il nostro primo vero appuntamento.»
«Se lo consideri così, ti ricordo che sarà un po’ affollato.»
«Puoi essere serio per cinque minuti?»
Donovan aggrottò la fronte, la sua ragazza era di cattivo umore e non capiva il motivo. «Che ti prende? Sai che non saremo qui da soli, gli altri arriveranno tra poco. Ti comporti come se fossi gelosa e offesa.»
Betty si spinse contro lo schienale. «Niente… però tu hai già avuto un primo appuntamento e anche di più.»
Lui strabuzzò gli occhi. «Ti riferisci ad Anika? È una storia passata.»
«Ovvio, ma tu almeno hai dei ricordi, dei termini di paragone.»
«Non faccio paragoni tra voi.»
Betty lo guardò diffidente da dietro gli occhiali. «Hai notato subito il mio vestito.»
«Solo perché non ti vesti spesso in questo modo. Credevo che alle ragazze piacesse ricevere complimenti.» S’innervosì, quella conversazione lo faceva sentire in colpa e non vedeva la ragione. «E poi non puoi essere invidiosa di qualcuno che è morto e cancellato dal ricordo di tutti. Io devo preoccuparmi di qualcuno di reale e fin troppo presente.»
«Ecco, ci risiamo.» Betty sbuffò. «Ancora con la storia di Kenny, sei ridicolo.»
Donovan si morse il labbro inferiore. Non voleva riaprire quel discorso e nemmeno litigare con lei. Erano lì per rilassarsi. Rimase in silenzio qualche secondo, il tempo di sbollire la rabbia che sentiva nascere.
«Possiamo ricominciare da capo? Abbiamo una serata di tranquillità a quanto sembra, godiamocela. Finché siamo soli, dimmi cosa c’è che non va.»
Betty si tirò in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo. «Continuo a pensare al ricordo di Sasha, sua sorella aveva la nostra età e ha perso tutto in pochi istanti e noi occupiamo la maggior parte delle nostre giornate a combattere eventi assurdi. È eccitante, ma non vorrei ci perdessimo momenti importanti della nostra adolescenza. Un po’ come è successo a Elliott.»
«Ripensi alla lettera?» Anche lui aveva riflettuto su quello che c’era scritto. «So cosa abbiamo detto a Billy e lo penso davvero, però non possiamo far finta che Elliott non abbia colpe.»
«Hai dei dubbi?» gli domandò.
«A dire il vero non lo so» ammise, abbassando lo sguardo sulla tovaglietta rossa e bianca con il logo Wild Burger. «Sasha-Kate ha sbagliato a comportarsi come ha fatto, con la storia del branco e tutto il resto, però Elliott le ha tolto tutto. E se fossimo stati in quella situazione? Aver incontrato Billy, essere scelti per stargli accanto, ha fatto la differenza, ma…»
«Non possiamo considerala la cattiva della situazione» lo interruppe Betty. «Almeno non del tutto. Già, comincio a pensarlo anche io.»
Donovan sollevò lo sguardo e si affrettò ad aggiungere: «Dobbiamo fermarla, su questo non ci sono alternative, ma dopo? Ammesso di ritrovare Elliott e la Falce restiamo comunque impotenti.»
Betty allungò il braccio e gli afferrò la mano. «Credo che per stasera dovremmo rimandare il problema. La lettera per Billy ci ha anche ricordato di dover essere dei normali diciassettenni quando possiamo… facciamolo.»
«Non sarete mai più normali.»
Donovan riconobbe la voce di Jordan, girò la testa di scatto e lo vide in piedi davanti al loro tavolo, con Chas al suo fianco, sulle labbra di entrambi l’abbozzo di un sorriso di scherno.
«Cosa ci fate qui?» domandò.
Chas prese posto accanto a lui. «Siete carini, ma male assortiti» gli disse osservando le mani strette. «Non è la serata giusta per un appuntamento romantico.»
«Non c’è pace sulla Bocca dell’Inferno» commentò Jordan, accomodandosi di fronte all’amica, vicino a Betty.
«Cosa volete da noi?» ripeté Donovan, spostando la mano da quella della fidanzata e stringendo le dita di entrambe a pugno.
«Non è ovvio? Vendetta» replicò l’altro ragazzo.
Betty si allontanò di qualche centimetro dal vicino di posto. «Qualunque cosa significhi, andiamo fuori.»
Chas scosse la testa in diniego. «È tardi per preoccuparsi di chi ci va di mezzo. Vi deve essere chiaro che dovunque andrete e qualunque cosa farete, metterete in pericolo chiunque.»
«Perché? Ci incolpate per essere amici di Billy, ma noi cerchiamo di contenere i danni.» Donovan si sforzò di mantenere un tono basso di voce. «Quello che è successo a Crystal non può essere rimediato, ma possiamo trovare un modo per sbloccare la situazione, annullare gli effetti del sogno di Elliott.»
«Continuare a lottare tra noi è solo fatica sprecata» aggiunse Betty.
Jordan li scrutò calmo. «Guardate la faccenda dalla prospettiva sbagliata. Non è più una questione di noi contro voi. Ora siete un modo per pareggiare i conti. Occhio per occhio, dente per dente.»
Donovan inarcò un sopracciglio, non seguiva il filo del suo ragionamento.
Chas si alzò di nuovo in piedi, camminò verso il centro della tavola calda, attirando l’attenzione della cameriera alla cassa. Jordan si parò le orecchie con i palmi e la ragazza spalancò la bocca, lanciando un grido stridulo.
Il suono riverberò tra le pareti del locale.
Donovan sentì una fitta all’interno delle orecchie, d’istinto le coprì con le mani. Vide Betty fare altrettanto, mentre il grido di Chas proseguiva, diffondendo un dolore acuto ai presenti.
Sottili crepe si disegnarono sulla superficie delle vetrine, i bicchieri s’infransero con un colpo secco e lo stesso accadde con le saliere sparse sui tavoli. La cassiera si allontanò dal bancone e barcollò, finendo stesa sul pavimento; la porta della cucina si aprì a fatica e un uomo con una mano premuta sull’orecchio sinistro, un rivolo sottile di sangue da quello destro e lo sguardo smarrito, arrancò per osservare cosa accadeva in sala.
A fatica, Donovan si mise in piedi, ma non riuscì a compiere più di due passi dal suo posto. Notò due clienti, un uomo e una donna, accasciati sopra al tavolo a cui stavano cenando, privi di sensi. Udì un tonfo: l’uomo della cucina crollò a terra. Inarcò la schiena, il dolore gli martellava fino in testa, sapeva di dover agire, ma formulare un qualunque pensiero gli era impossibile.
Chas si guardò intorno fino a portare lo sguardo su di lui e a quel punto smise di gridare e chiuse la bocca.
Donovan abbassò lento le mani dalle orecchie, si girò per osservare il suo tavolo e Jordan balzò contro Betty, serrandole il collo con la mano sinistra.
«Bastardo! Non toccarla!» gli urlò avventandosi su di lui, ma l’altro lo spinse senza fatica, mandandolo a sbattere con la schiena contro il bancone. Ansimò per il dolore e tentò di rialzarsi.
«Resta lì» gli intimò Jordan.
Betty rantolò e poi chiuse gli occhi e perse le forze.
«Cosa le hai fatto?» gridò nel terrore.
Chas gli si accostò. «Stai tranquillo, è solo svenuta. Anche senza diventare un Mastino Infernale è più forte di un ragazzo normale e non potevamo permettere alla tua ragazza di concentrasi abbastanza da diventare intoccabile.»
Jordan arretrò fino a uscire dal divanetto e sistemò il corpo di Betty sulla spalla sinistra, come un sacco. «Ora puoi metterti in piedi. Dobbiamo andare.»
«Dove?» domandò Donovan, sentendosi stupido per essere stato messo all’angolo tanto facilmente.
Chas incrociò le braccia sul petto. «Da Kate. Il vostro appuntamento è con lei.»
Immobile e confuso, Donovan li squadrò entrambi. «Cosa vuole da me? Da noi?»
«Sei proprio stupido» disse Jordan. «Siete appena diventati degli ostaggi.»

 

 
                                                               Continua…?

lunedì 9 settembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 68

Il Gioco del Branco 32: Guarda l’Inferno con i Miei Occhi

 

Billy era stranito a esser parte di quella bizzarra comitiva. Qualcosa era cambiato, ma non riusciva a percepire in che modo.

Procedendo sul marciapiede, in testa al gruppo con Zec al suo fianco, rimuginò sugli ultimi eventi e come risultassero particolari. Primo: il messaggio ricevuto per svelare la lettera era firmato con una K, iniziale di Kate e non più con la S di Sasha. Secondo: anche Jordan era stato avvisato da Kate tramite cellulare e non con qualche legame mentale. Terzo: la nemica sapeva dove abitava e stranamente voleva incontrarli in un terreno in cui loro potevano essere in vantaggio.
Girò di poco il collo per poter osservare i volti di Jordan e Chas che procedevano dietro di lui. Erano calmi e non mostravano alcun segno di allarme.  
«Perché vuole incontraci a casa mia?» domandò.
Jordan incrociò i suoi occhi. «Lo scoprirete lì.»
Billy spostò lo sguardo ancora più indietro, dove Michelle, Betty e Donovan, uno vicino all’altra, camminavano in chiusura del gruppo. Da dietro le lenti degli occhiali, l’amica gli fece cenno di non dire altro.
Si girò, guardando avanti e sentendo le dita di Zec intrecciarsi alle sue della mano più vicina. Pensò che non lo aveva mai portato nell’appartamento in cui viveva come minorenne emancipato e avrebbe voluto mostrargli la sua casa in circostanze piacevoli.
«Percepisci qualcosa di diverso? Nessun pizzicore al tuo senso soprannaturale?» gli domandò Zec con un filo di voce.
Lui scosse la testa. «Non so davvero cosa aspettarmi.»
Arrivati davanti al palazzo con il suo appartamento, Billy compì i soliti gesti con naturalezza. Estrasse le chiavi dalla tasca, aprì il portone, lasciò entrare i sei ragazzi e lo richiuse alle sue spalle. Sempre in fila, salirono le scale fino al terzo piano e poi infilò la chiave media nella seconda porta sulla destra e la spalancò.
Un vento freddo li accolse e l’uscio sbatté, chiudendosi a causa della corrente.
Billy notò subito che il semplice arredamento del monolocale era a posto, solo la finestra era spalancata, con molta probabilità la via di ingresso da cui si era intrufolata l’ospite sgradita, che lo fissava.
Kate sedeva comoda sul suo piccolo divano biposto. «È un po’ che vi aspetto» li accolse seria.
«Cosa vuoi?» la incalzò Billy.
«Mostrare la verità.»
Donovan sbuffò dal naso. «La sappiamo già: tu e Sasha siete la stessa persona.»
La donna sorrise. «Questo non vi dà nessun vantaggio. Come credete sia riuscita a sapere della lettera?  Il mio legame con l’altra me è più forte di quello tra il vostro amico e il suo “creatore”.»
«A proposito, il contenuto della lettera di Elliott a Billy, o il fatto che ha voluto tenercela nascosta per mesi, non è servito a dividerci» aggiunse Zec.
Kate si alzò con lentezza in piedi. «Non vi nascondo che questo mi ha infastidito, siete così ingenui. Questo finto ragazzo non è il protettore che credete.»
«Sono discorsi inutili» rispose Betty. «La  nostra opinione su Billy non cambia.»
«Gli amici servono a questo» continuò Michelle. «Tu non puoi dire lo stesso, visto come si sono ridotti i tuoi.»
Kate soffiò tra i denti. «Posso farmene degli altri, per ora mi bastano quelli rimasti e comunque anche questa non è una vittoria. Avete guadagnato solo qualche punto.»
Billy guardò Chas e Jordan e ancora una volta li trovò impassibili. Quindi rivolse la sua attenzione sulla loro Alpha. «Non ho idea del perché Sasha sia così arrabbiata con me, ma le nostre vite non sono un gioco. Devi smetterla.»
«Non ti azzardare a darmi ordini.» Kate fece un cenno con la testa ai due membri superstiti del suo branco.
Jordan ringhiò e le fiamme esplosero dal suo corpo. Chas si schiarì la gola e poi iniziò dei vocalizzi.
Al suono della voce della ragazza, Billy provò un senso di intontimento, non era più stabile sulle sue gambe ed era lo stesso per i suoi amici.
«Cosa… cosa vuoi farci?» domandò.
«Ve l’ho già detto, mostravi la verità. Dopo vedremo se sarete ancora sicuri di essere dalla parte giusta.»  Kate camminò verso di loro e spintonandoli leggermente, li obbligò a riunirsi in cerchio.
Billy si ritrovò con accanto Zec, schiacciato contro Betty alla sua destra; la donna si posizionò alle loro spalle, mentre di fronte vide barcollare Michelle e Donovan, a loro volta con dietro Jordan pronto a sfoderare gli artigli.
«State fermi» intimò Kate. «Farà un po’ male.»
Due punture acute sulla nuca fecero sussultare Billy. Osservando la scena davanti a lui, capì che Kate aveva affondato gli artigli di una mano nella sua carne, come stava facendo Jordan con Donovan e Michelle. Non riuscì a girarsi di lato per constatare che anche Betty e Zec stessero subendo lo stesso trattamento, ma era certo fosse così.
Il dolore si attenuò e avvertì il bisogno di chiudere gli occhi.
 

Stavano viaggiando in auto.

Billy lo capiva dalla sensazione di essere sballottato, ma non era seduto nell’abitacolo. Vedeva la scena, la stava vivendo, ma non era lì.
Nell’auto rossa c’erano due ragazze.
Una di circa diciotto anni dai capelli castano scuro, seduta alla guida e una bionda sui dodici o tredici nel posto del passeggero.
«Non ce la faccio più, Crystal» sbottò la biondina. «Mamma e papà si odiano e mi tirano in ballo per ogni stupidaggine. Sono la loro scusa per farsi la guerra.»
«Lo so, Sasha. Devi avere ancora un po’ di pazienza» le rispose comprensiva l’altra. «L’affidamento congiunto fa schifo, anche a me non piace essere trascinata di qua e di là per i loro litigi. Però presto non dovremo più preoccuparcene.»
«Non hai cambiato idea?»
«Assolutamente» rispose Crystal, voltandosi per guardarla convinta e riportando poi gli occhi sulla strada davanti a sé. «Perché credi ti abbia detto di sbrigarti all’uscita della scuola? Ti sto portando in quella che diventerà la nostra nuova casa.»
«Sul serio?» esultò Sasha. «Dov’è? Com’è?»
Crystal sorrise. «Non esaltarti troppo. È un piccolo appartamento, poco fuori Dorms. Con quello  che ho messo da parte come cameriera, non possiamo permetterci molto di più, ma ci adatteremo.»
Sasha lanciò un gridolino e saltò al collo della sorella.
Lei fu spiazzata dal gesto e perse per un attimo la presa sul volante, facendo sbandare l’auto sulla destra, riprendendo però subito il controllo e tornado nella corsia giusta.
Sasha tornò composta. «E saremo solo noi due?»
Crystal annuì. «Tra poco finirò il liceo, avrò il diploma e potrò richiedere la tua custodia. Sono già in contatto con un assistente sociale.»
«Ti darò una mano. Mi cercherò un lavoretto o…»
«No, tu andrai a scuola e ti impegnerai ad avere voti alti. È la nostra unica arma per dimostrare che possiamo vivere sole, senza mamma e papà. Del resto mi occuperò io.»
Sasha divenne pensierosa. «E se non ci riuscissimo? Se trovassero un modo per tenermi con loro? Te ne andai da sola?»
«Non ti lascerò mai. Te l’ho già detto. Nessuno potrà sep… ma che diavolo!» Crystal pigiò il piede sul freno, facendo arrestare bruscamente la loro corsa.
Dal parabrezza era visibile un uomo steso sul cemento a pochi passi davanti al muso dell’auto.
«Cos’ha? Sta male?» domandò Sasha.
Crystal si tolse la cintura di sicurezza e aprì lo sportello. «Vado a vedere cosa gli succede. Tu resta dentro.»
Sasha slacciò a sua volta la cintura e aprì lenta la portiera. «No, voglio aiutarti.»
«Rimani lì.»
Sbuffando, Sasha restò ferma all’interno.
Crystal chiuse la portiera e procedette verso l’uomo disteso. «Ehi! Tutto bene?» domandò a voce alta. Non ricevendo risposta, si avvicinò e si piegò verso il basso.  
L’uomo le agguantò il polso e spalancò gli occhi. Erano scuri come pece e iniettati di venature rosse come il sangue. Aprì la bocca e rivelò un paio di canini aguzzi.
Un vampiro.
Trascinò Crystal verso di sé, lei oppose resistenza e riuscì a tirarsi su. Lui non si arrese e nella frazione di un secondo fu in piedi e le addentò il collo.
«No!» urlò Sasha. Si gettò fuori dal veicolo e corse verso la sorella in pericolo. Dopo il primo passo gridò: «Lasciala stare!»
Il vampiro fu sbalzato dalla sua preda e volò in mezzo al campo d’erba che costeggiava la strada in cemento.
Crystal cadde sulle ginocchia e Sasha la raggiunse, tenendosi la testa e accovacciandosi al suo fianco.
«Mi ha… morso» disse incredula la sorella maggiore. Si tastò la ferita e il palmo destro fu intriso di sangue, un rivolo le scivolò sulla pelle dal collo fin sotto la maglia. «È un pazzo! Andiamo via.»
Si rimisero in piedi insieme e arrancando verso l’auto, Sasha mugolò. «Mi fa male la testa.»
«Ti ha colpita?»
«No.»
Rimontarono sull’auto rossa e chiusero le portiere.
Crystal girò la chiave, premette il piede sull’acceleratore e sgommò rapida. «Andiamo in ospedale.»
Stringendo le palpebre per il dolore, Sasha rispose. «No… mamma e papà potrebbero…»
Il suono di vetri infranti la zittì e le fece riaprire di getto gli occhi.
L’uomo era attaccato al finestrino del guidatore. Agguantò il volante stretto da Crystal e lo girò con forza, obbligando l’auto a sterzare. Uscirono dalla strada e si schiantarono contro un palo della luce.
Sasha vide tutto scuro, poi era all’esterno dell’abitacolo e osservava se stessa all’interno, priva di sensi sul sedile del passeggero. Spostò lo sguardo e dal finestrino infranto, l’uomo teneva stretta a sé Crystal, a peso morto e con i canini aguzzi infilati nella ferita aperta.
Udì l’orribile rumore del risucchio.
Stava bevendo il suo sangue.
Stava uccidendo sua sorella.
«Fermo! Lasciala! Aiuto!» urlò Sasha all’esterno. La voce risuonò ovattata come sotto a una cupola.
Girò intorno all’auto e provò ad afferrare le spalle dell’uomo, ma le sue braccia gli passarono attraverso.
Era morta? Era un fantasma? Per quello poteva vedere il suo corpo dentro l’auto?
Sasha si guardò intorno nel panico.
L’intera scena iniziò a sgretolarsi come una fotografia consumata dalle fiamme.
 

Billy riaprì gli occhi e percepì le unghie di Kate sfilarsi dalla sua carne e arretrare da lui.

Jordan fece altrettanto, si allontanò da Donovan e Michelle, estinguendo le fiamme dal suo fisico. Contemporaneamente,  Chas smise di colpo di canticchiare.
Riacquistando in pochi istanti la lucidità, Billy si scambiò delle occhiate con gli amici intorno e capì di avere avuto tutti la medesima esperienza.
«Ci hanno portati in un ricordo, l’incidente che ha mandato in coma Sasha» disse, parlando a nome di tutti.
Donovan si massaggio il retro della testa e del collo. «Cosa c’entra questo con te? E con Elliott?»
«È colpa sua!» ringhiò Kate. «Lui ha sognato di vivere su una Bocca dell’Inferno, ha portato un vampiro nel mondo reale e ha fatto uccidere Crystal. È un assassino.»
Zec si voltò verso di lei. «No, lui non vo…»
«Non l’ha fatto di proposito» lo interruppe Betty. «Elliott ha agito in modo… precipitoso con i suoi poteri, ma ha mandato Billy per rimediare.»
«Sono solo patetiche scuse» replicò Kate. «Tutto è successo a causa sua e continuando a scusarlo, siete colpevoli anche voi.»
«Ma abbiamo cercato di fermare Elliott, appena abbiamo scoperto che era responsabile della Bocca dell’Inferno» fece Michelle.
«Non importa, Kate ha ragione su Elliott» intervenne Billy. Ed era sincero, non voleva rabbonire la nemica. La guardò dritta in volto. «È tutta colpa sua e per estensione anche mia. Non posso dire niente per giustificare la morte della sorella di Sasha… tua sorella. Mi dispiace. Stai soffrendo, ma continuando il tuo gioco, il vostro, vi state comportando come Elliott. Create solo altro dolore e sofferenza. Deve finire qui.»
Kate fece un passo avanti. «No» rispose. «Il gioco non finirà, continuerà all’infinito, se ne avrò voglia.»  Gli passò accanto, prese Jordan e Chas per un braccio e insieme raggiunsero la porta. L’aprì, si girò e aggiunse: «Io devo soffrire e allora devono farlo anche gli altri. Qualsiasi cosa succeda, qualunque morte, sarà colpa di tutti voi.»
Billy la osservò uscire e allontanarsi sulle scale. Non trovò la forza per andarle dietro, o tentare di bloccarla, e anche se ci fosse riuscito, non sapeva come fare per farle cambiare idea.  
 
 
 

                                                                     Continua…?

lunedì 26 agosto 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 67

Il Gioco del Branco 31: So Cosa Hai Letto l’Estate Scorsa

 

Lo scatto di Billy verso la porta dell’auditorium fu talmente rapido da fargli quasi scivolare di mano il telefono.

Non si preoccupò della reazione degli altri presenti e neanche se lo seguissero. Voleva raggiungere gli armadietti prima di tutti, non riusciva a capire come e non gli importava, ma Kate aveva trovato il modo di metterlo in difficoltà con i suoi amici. Doveva arrivare prima che trovassero la lettera, spiegarsi e poi leggerla insieme. Dovevano sapere tutta la verità da lui.
Si lanciò nel corridoio, corse fino a sentire i polmoni bruciare nel petto, gli sembrò che quello stretto spazio che percorreva ogni giorno fosse prolungato all’infinito. Svoltò infine l’angolo, e senza fiato, restò con la bocca aperta.
Era tardi.
Ognuno davanti al proprio armadietto con l’anta in ferro aperta: Donovan, Betty, Zec e Michelle tenevano  tutti un foglio di carta in mano e seguivano con lo sguardo ciò che c’era scritto.
Solo pochi secondi dopo notò Dana accanto alla fidanzata, osservando la sua lettura da sopra una spalla, mentre Kerry e Kenny condividevano il foglio davanti all’armadietto di lei.
Tutti sollevarono gli occhi e lo fissarono. Non dissero una parola, non accennarono a un singolo mutamento dell’espressione sui volti.
Una debole speranza s’insinuò in Billy. Forse non era la lettera.
Avanzò verso il suo armadietto, girò il cursore con la combinazione e spalancò l’apertura, il foglio cadde ai suoi piedi. Si chinò e lo raccolse. Non era la copia originale, ma conteneva lo stesso testo fotocopiato.
E anche se l’aveva ormai letta fino a impararla a memoria, non riuscì a impedirsi di farlo ancora.
 

Caro me,

scusa, ma non so ancora che nome avrai. Penso qualcosa come Xander, Charles o forse Billy.
Dunque, Nicole ti ha consegnato questa lettera e questo significa due cose: 1) Nicole è una buona amica (non che avessi dubbi, ma gli anni passano, la gente cambia ecc…) e ti puoi fidare di lei, per qualunque cosa; 2) deve essere successo un evento negativo al mio corpo, tale da richiamarla a Dorms e allora forse ne stai risentendo anche tu. Per questo devi sapere tutto.
Avevo tanti progetti durante gli anni della scuola, oltre a sopravvivere a quell’inferno, e pensavo che sarei riuscito a costruire il mio futuro. Ma come sempre, la vita non va come la programmi.
Finito il liceo i problemi hanno iniziato a presentarsi uno dopo l’altro, ho sempre tenuto duro, ho cercato di trovare il lato positivo, di continuare a lottare e provare a realizzare i miei sogni. Ogni tentativo però finiva in una sconfitta e ogni sconfitta era più dura e dolorosa della precedente.
A poco, a poco, la speranza ha iniziato a diminuire e quando papà e mamma sono morti e l’unica vera amica che avevo se ne è andata, non mi è rimasto nulla.
Ti chiederai perché non sono ricorso ai poteri per risolvere i vari guai, ma so che una parte di te conosce la risposta. Il nostro senso di giustizia è molto forte e prepotente, non mi sarei sentito in pace con me stesso se avessi usato queste capacità per prevaricare altri o peggio.
Però ero anche stanco di lottare e perdere.
Così presi l’ultima decisione che ritenni giusta per me: avrei spinto la mia mente ad addormentarsi, un sonno che può suonare come una fuga, ma non vedevo altra alternativa. In tutta onestà non ho il fegato e la forza per suicidarmi e non ho altre vie d’uscita.
Le storie di finzione sono sempre state la mia ancora di salvezza. E con il passare degli anni ho sentito di non essermi mai goduto per davvero la mia adolescenza. A quel punto la mia scelta è stata facile. C’era qualcosa che univa questi miei due desideri.
Buffy The Vampire Slayer è tra le mie serie preferite, lo sai, avevo idealizzato il modo in cui affrontare vampiri e demoni e i problemi della crescita andavano di pari passo, dove i poteri soprannaturali e gli amici veri ti aiutavano a trionfare. Durante il mio sonno forzato volevo sognare una vita così, purtroppo temevo che per abbandonarmi a quel sogno, avrei dovuto allentare il controllo sui miei poteri e la conseguenza poteva essere che quel sogno da Bocca dell’Inferno si diffondesse nel mondo reale.
Se mi stai leggendo, vuol dire che è successo. Non ho scuse, ho peccato di negligenza, però non intendevo far male a nessuno e non ero sicuro al cento per cento che potesse succedere.
Sapevo che relegarmi nel sonno comportava l’impossibilità del risveglio e risolvere tutto, così per sicurezza, avevo preparato una sorta di piano B: la parte migliore di me, il ragazzo che avrei voluto essere al liceo, si sarebbe materializzato nel mondo e avrebbe combattuto.
Ovviamente non volevo che il ciclo di angoscia si ripetesse per te, per evitarlo cercai altri ragazzi come me, con solitudini simili alle mie e una volta trovati, ti avrei lasciato libero nel mondo reale. Sei un frammento di me, ma hai il libero arbitrio: ogni scelta che farai è tanto mia, quanto tua.
Ti chiedo di non sprecare questa seconda opportunità, combatti come una Cacciatrice contro il male, ma goditi questi anni con i tuoi nuovi amici e prova a costruirti una vita, anche se la cosa più difficile a questo mondo è vivere.
La tua missione sarà trovare un modo per annullare tutto, e se è possibile, restare comunque in vita. So di chiederti molto, ma è la chance che io non ho avuto.
 

                                                                                  Elliott

 

Come in precedenza, dopo aver avuto accesso alla confessione più intima di Elliott, Billy provò un misto di nostalgia e indignazione.

«È… è vera?» domandò Zec. «O è un altro giochetto di Kate?»
«No, è autentica» gli confermò, guardandolo in volto senza interpretarne l’emozione. «Me l’ha data Nicole Racher al Reicdleyen.»
Betty abbassò il foglio da davanti alle lenti degli occhiali. «Hai la lettera dall’estate scorsa? Perché non ce lo hai detto?»
«C’è l’ammissione di Elliott di aver portato a Dorms la Bocca dell’Inferno» replicò. «Non era sicuro delle conseguenze, ma ammette di aver messo tutti a rischio. È anche colpa mia.»
Donovan si allontanò dall’armadietto e fece un paio di passi verso di lui. «E allora? Credi ancora che ce la saremmo presa con te? Mi fa arrabbiare più questo che averci nascosto la lettera.»
Billy si morse il labbro inferiore. «Hai ragione, scusatemi. Ma c’è dell’altro, il vero motivo per cui ho provato a prendere tempo prima di mettervi al corrente.»
Michelle mise la lettera in mano a Dana e si voltò. «Ok, puoi spiegarcelo adesso.»
Era arrivato il momento, non poteva tirarsi indietro. Prese un respiro profondo e iniziò. «Prima di andare al Saint Mary con la Falce e chiudere la faccenda con Elliott, ho incontrato la Prima Cacciatrice. Mi ha mostrato brandelli di ricordi di Elliott… miei.  Era la prima volta che sentivo un legame tanto intenso con lui, riguardavano i suoi… nostri genitori, una malattia della mente a cui pensava avrebbe potuto rimediare con il suo potere. In parte è ciò che racconta nella lettera, ma mancavano molti particolari.»
«Ecco perché sei andato da solo all’ospedale la sera del ballo» s’intromise Zec. «Hai sbagliato a non raccontarci tutto subito.»
«In quell’istante mi è parsa la scelta migliore, l’unica per proteggervi» ammise. «Quando poi fummo rinchiusi nell’istituto, riemerse un altro ricordo spontaneo di Elliott. Era legato agli ultimi istanti prima che si abbandonasse al coma imposto, era così pieno di dolore, troppo forte per sopportarlo e per questo mi sono spinto nello stato catatonico.»
«Però ti sei ripreso, quella tua amica… Nicole, ti ha aiutato» ricordò Michelle.
«O è più giusto dire che è stata la lettera» aggiunse Betty.
Billy sorrise per l’acume dell’amica. «In un certo senso entrambe. Elliott mi forniva ragioni che avevo solo ipotizzato sul perché ha fatto tutto questo, ma non era sufficiente. Molti pezzi della sua vita che mi aveva negato stavano combaciando, ma attraverso il legame tra noi due, speravo di avere più informazioni e se capivo nello specifico cosa l’aveva spinto a chiudersi nel sonno, forse avrei potuto anche trovare un indizio per svegliarlo. E a quel punto mi sarei confidato con voi.»
«Be’ è comprensibile» intervenne Kerry. «Io avrei fatto come lui.»
«Noi non siamo arrabbiati e non ti critichiamo» replicò Betty.
Zec gli andò di fronte e strinse le mani nelle sue.«Però ci dispiace non essere stati coinvolti dall’inizio. Era una lettera personale, lo capisco, ma potevi darci solo qualche particolare. E in ogni caso ti aiuteremo, non so come, ma lo faremo. E se sarà doloroso, ti appoggerai a noi.»
Billy intrecciò più forte le dita intorno a quelle del suo ragazzo. Si sentì leggero, liberato da un peso che lo opprimeva e sarebbe volato fino al soffitto, se non si fosse sorretto a lui.
«Ovvio che ti sosterremo, non abbiamo dimenticato che siamo un gruppo grazie a Elliott. A te.» ribadì Donovan, facendogli l’occhiolino.
I passi di Jordan e Chas, arrivati nello stesso tratto di corridoio in cui sostavano, spezzò quella sorta di riappacificazione, anche se non c’era stato un litigio.
«Dove sono Dylan e Aiden?» domandò Billy, osservandoli.
Chas si scostò i capelli biondi dietro le spalle. «Se ne sono tornati a casa, non gli interessa il gioco di Kate.»
«Li seguiamo»  disse Kenny. «Meglio esserne sicuri.»
«Non violeremo la tregua, almeno che non lo facciano loro» aggiunse Kerry.
I gemelli superarono i due membri del branco e sparirono dietro un angolo del piano terreno.
Jordan si strinse nelle spalle. «Non ci interessa cosa fanno quei due, ma voi cinque siete richiesti altrove.» Poi fissò con insistenza la ragazza demone.
Dana abbozzò un sorrisetto. «Oh, sono di troppo.» Schioccò un bacio sulla guancia di Michelle e sussurrò: «Chiamami in caso di bisogno.»
La foschia violacea l’avvolse e svanì.
Billy si girò totalmente verso gli altri due ragazzi. «Chi ci vuole e dove?»
«Kate» rispose secco Jordan. «A casa tua, lei è già lì ad aspettarci.»
 
 

                                                         Continua…?

lunedì 12 agosto 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 66

 Il Gioco del Branco 30: Spiffera i Miei Segreti e Svelo il Tuo

 

Billy constatò che l’aula multimediale era un po’ troppo affollata. L’avevano scelta l’anno precedente come loro quartier ufficiale-non ufficiale, ma ora, oltre a loro cinque, si erano aggiunti anche nuovi membri. Dana, contattata da Michelle con il numero di cellulare di cui era in possesso, e i gemelli Wood. Otto adolescenti riuniti alla fine delle lezioni, senza essere membri di nessun club ufficiale legato all’aula, avrebbero destato sospetti.

«Dovremmo creare una chat di gruppo su WhatsApp, è più comodo e meno appariscente di ritrovarci tutti qui» propose Michelle, come se condividesse le sue considerazioni.
«Non sono sicura, è meglio non lasciare traccia scritta di certe conversazioni» rispose Kerry. 
«E poi le questioni importanti è meglio discuterle di presenza» fece Donovan.
Zec si grattò la fronte. «Ho perso il filo, non stavamo parlando d’altro?»
«In effetti...» Betty raddrizzò gli occhiali. «Vi ho spiegato cosa è successo a Kenny ed è quello che succederà agli altri del branco.»
Billy rifletté un istante. Gli spiaceva per il nuovo alleato, costretto a tenere sotto controllo il suo umore con il rischio di trasformarsi, ma la piega presa dalla scoperta giocava a loro favore. «In questo modo forse sarà ugualmente facile convincerli a collaborare e mollare Kate.»
Kenny annuì. «Dal modo in cui li ha reclutati, a molti di loro interessa di più mantenere i nuovi poteri.»
«Potrebbe comunque rimanere un problema» disse Zec. «Ci hanno dimostrato di non avere un senso morale, potrebbero usarli per fare del male.»
Dana sospirò vistosamente. «Non puoi imporre agli altri come usare le loro abilità. E poi, scommetto che in caso di guai, interverrete.»
«Interverrai anche tu» la  corresse Billy, lanciandole un’occhiata di rimprovero. «E penso sia comunque il male minore. Non mi sembrano così uniti da restare in gruppo e singoli sono meno pericolosi.»
«Perfetto, siamo tutti d’accordo, ma proporrei un approccio naturale, senza agguati e prese alla sprovvista.» Betty estrasse il cellulare dalla tasca del maglione con la zip. «Ho il numero di Chas, dato che siamo membri del club di teatro, le scriverò che vogliamo una tregua e un incontro con tutti e quattro per informarli su Kate e Sasha.»
«Andremo tutti?» chiese Michelle dubbiosa. «Non lo prenderanno come un nuovo attacco?»
Donovan si strinse nelle spalle. «Meglio essere in maggioranza, con loro non si sa mai.»
Guardando Betty digitare il messaggio sullo smartphone, Billy ragionò che essere in numero così elevato non facilitava i ragazzi del branco a rivelare i loro segreti. Kenny aveva avuto difficoltà ad aprirsi e con lui c’erano solo altre tre persone.
La risposta arrivò con un trillo immediato e gli impedì di esporre il suo ragionamento. Poi il suo sguardo incrociò quello di Betty.
«Hanno accettato, ma a una condizione» spiegò l’amica. «Si svolgerà in auditorium e vogliono solo Billy.»  
Zec scosse la testa. «Neanche per sogno, dovremmo essere almeno in quattro anche noi.»
Billy gli strinse con gentilezza la spalla destra. «Va bene. Sarà più facile metterli a loro agio e voi resterete a scuola. In caso di problemi, vi manderò un S.O.S.»
 

Un pensiero rimbalzò nella mente di Billy, una scelta fatta mesi prima, una verità messa da parte e di cui era forse giunto il momento di parlare. Scese i gradini rapidamente, per passare dal secondo piano al pianterreno dove era situato l’auditorium e quel pensiero si tramutò in timore.

Anche lui aveva un segreto tenuto nascosto ai suoi amici.
Una lettera. 
Aveva rimandato di condividere con loro il contenuto, sperava di poter raccogliere prima altre informazioni, ma ne erano successe di tutti i colori e forse quel tempo trascorso, ora poteva ritorcesi contro di lui.
Immerso nel ragionamento, Billy arrivò nel corridoio e notò una delle due porte dell’auditorium aperta. Dall’interno non arrivava nessun rumore. Si avvicinò cauto ed entrò di soppiatto.
«Hai fatto presto» lo accolse Jordan, appoggiato con la schiena al bordo del palcoscenico e le braccia incrociate sul petto.
Billy avanzò deciso e gli altri tre membri del branco si voltarono a fissarlo dai loro posti in prima fila. Non appena fu di fronte a loro, nello spazio tra il ragazzo in piedi e i sedili, vide che le loro posture non rivelavano granché.
Aiden era stravaccato sulla seduta, con la gamba destra a penzoloni sul bracciolo. Accanto a lui, Chas era composta e lo fissava pacata. Seduto a un posto vuoto dai due, Dylan accavallò la gamba, sorridendogli.
«Grazie, per aver accettato» disse rivolto ai tre e girandosi quanto bastava per osservare anche Jordan alle sue spalle.
«Sì, sì, arriviamo al dunque» fece Aiden sbrigativo, i sottili occhi a mandorla ancora più stretti nel guardarlo. 
«Bene, Sasha è Kate e viceversa» disse d’un fiato. «O meglio, Kate è una proiezione della mente della ragazzina in coma.»
«E quindi?» domandò Jordan.
Li guardò confuso. «Lo sapevate?»
Chas scosse la testa.
«Se vi interessa, c’è un modo per scindere il suo legame con voi, o forse dovrei dire il suo ruolo da capobranco.» Scrutò i loro volti e in ognuno notò un barlume d’interesse. Un buon segno.
«Scommetto che influirà anche sui nostri poteri» commentò Dylan.
Fu il turno di Billy di scuotere la testa. «I vostri poteri, da licantropi, banshee e chimera, resteranno intatti.»
Chas inarcò un sopracciglio. «Ne sei sicuro?»
Annuì due volte. «Potete chiedere a Kenny, non è più sotto il controllo di Kate, ma è ancora un lupo mannaro.»
Jordan gli si avvicinò. «E cosa dovremmo fare di preciso, se volessimo quello che ci offri?»
Billy prese un respiro. «Raccontarmi il vostro segreto, quello che vi ha chiesto Kate in cambio dei vostri poteri. Condividerlo con me, vi libererà dal suo giogo.»
Aiden strabuzzò gli occhi. «Tutto qui?»
Jordan lo fulminò con lo sguardo. «Ti sembra poco?» Poi ritornò a puntarlo su di lui. «Di sicuro ve lo ha detto Kenny, sapevo non fosse una grande idea prenderlo con noi e non mi sorprende abbia spifferato tutto, ma perché tradire Kate sarebbe un vantaggio anche per noi?»
«Sareste liberi di scegliere» rispose Billy. «Non dovreste più accettare passivamente le scelte della vostra Alpha. Se non siete d’accordo con quello che vuol fare, potete opporvi con il vantaggio delle vostre abilità.»
Aiden si raddrizzò sulla poltroncina. «Ci sto. Il mio segreto è che ho mandato all’ospedale mio padre. Picchiava mia madre, un giorno sì e uno no, per le ragioni più stupide. Un pomeriggio, dopo gli allenamenti, l’ho sorpreso metterle le mani addosso e ho reagito. Ho sfogato tutta la mia rabbia.»
Gli altri rimasero in silenzio e non tradirono alcuna emozione. Per Billy fu evidente fossero già a conoscenza dei quella storia. Fu una riprova del comportamento di Aiden all’inizio dell’anno scolastico, quando aveva litigato con Donovan. Tutta l’aggressività repressa era dovuta a più del semplice camuffare la sua predisposizione nello studio.
«Mi dispiace» riuscì a dire.
Aiden fece una smorfia di fastidio e poi si massaggiò la nuca. «Ho avuto un pizzicore alla tasta.» Sollevò poi le mani davanti al volto e chiuse le dita a pugno. Quando le riaprì, avevano tutte e dieci gli artigli. «Non hai mentito, sono ancora un lupo, però Kate non c’è più.»
Dylan si alzò in piedi. «È il mio turno.»
«Aspetta.» Chas abbandonò il sedile. «Così si spezzerà anche il nostro legame come gruppo.»
Billy rimase muto. Era quello che serviva per indebolire Kate e gli parve strano fosse proprio la ragazza a preoccuparsene.
Dylan la guardò con sufficienza. «Scusa tesoro, ma ho imparato che è meglio pensare prima a se stessi. Sono cresciuto in varie famiglie affidatarie, non tante, ma abbastanza da vedere di cosa sono capaci gli altri se abbassi la guardia. Non entrerò nei dettagli, però a un certo punto ho capito che l’unica soluzione era sparire. Letteralmente. Per tutti risulto scomparso, forse mi credono addirittura morto.»
Billy aggrottò la fronte. «Il tuo segreto è… essere scappato di casa?»
«Scappato di casa e dalla città in cui vivevo, dopo aver cancellato ogni mia traccia» spiegò l’altro. «Dylan Derreck è una nuova identità, ma non rivelerò la mia precedente. Non l’ho detto neanche a Kate.»
Per quanto suonasse estremo, a Billy quadrava quella rivelazione. Dava un senso al perché si fosse rivolto di sua volontà a Kate e come il potere scelto gli calzasse a pennello. Chi meglio di un camaleonte sapeva nascondersi e scomparire a piacere. Lo osservò massaggiarsi a sua volta la nuca, il gesto esplicito della rescissione del legame con il branco e spostò gli occhi su Chas e Jordan.
A loro volta, i due si scambiarono uno sguardo indecifrabile.
«Non ti dirò niente» sentenziò Jordan. «Mi va bene così.»
Chas si spostò al suo fianco. «Lo stesso vale per me.»
«Se avete paura di lei, non do…»
Il risuonare dei cellulari di tutti lo interruppe. Afferrò come gli altri lo smartphone e trovò un messaggio da leggere. Il destinatario sconosciuto lo mise in allarme, quello che vide sullo schermo gli mozzò il fiato.
Questo è per te Billy. Se sei tanto curioso di sapere i segreti degli altri, è giusto che tu condivida il tuo. Ho lasciato una sorpresina nei vostri armadietti. Siete tutti invitati, nessuno escluso.
K”.
 

 

                                                                 Continua…?