Il Gioco del Branco 31: So Cosa Hai Letto l’Estate Scorsa
Lo scatto di Billy verso la porta
dell’auditorium fu talmente rapido da fargli quasi scivolare di mano il
telefono.
Non si preoccupò della reazione degli
altri presenti e neanche se lo seguissero. Voleva raggiungere gli armadietti
prima di tutti, non riusciva a capire come e non gli importava, ma Kate aveva
trovato il modo di metterlo in difficoltà con i suoi amici. Doveva arrivare
prima che trovassero la lettera, spiegarsi e poi leggerla insieme. Dovevano
sapere tutta la verità da lui.
Si lanciò nel corridoio, corse fino a
sentire i polmoni bruciare nel petto, gli sembrò che quello stretto spazio che
percorreva ogni giorno fosse prolungato all’infinito. Svoltò infine l’angolo, e
senza fiato, restò con la bocca aperta.
Era tardi.
Ognuno davanti al proprio armadietto con
l’anta in ferro aperta: Donovan, Betty, Zec e Michelle tenevano tutti un foglio di carta in mano e seguivano
con lo sguardo ciò che c’era scritto.
Solo pochi secondi dopo notò Dana
accanto alla fidanzata, osservando la sua lettura da sopra una spalla, mentre
Kerry e Kenny condividevano il foglio davanti all’armadietto di lei.
Tutti sollevarono gli occhi e lo
fissarono. Non dissero una parola, non accennarono a un singolo mutamento
dell’espressione sui volti.
Una debole speranza s’insinuò in Billy.
Forse non era la lettera.
Avanzò verso il suo armadietto, girò il
cursore con la combinazione e spalancò l’apertura, il foglio cadde ai suoi
piedi. Si chinò e lo raccolse. Non era la copia originale, ma conteneva lo
stesso testo fotocopiato.
E anche se l’aveva ormai letta fino a
impararla a memoria, non riuscì a impedirsi di farlo ancora.
Caro
me,
scusa,
ma non so ancora che nome avrai. Penso qualcosa come Xander, Charles o forse
Billy.
Dunque,
Nicole ti ha consegnato questa lettera e questo significa due cose: 1) Nicole è
una buona amica (non che avessi dubbi, ma gli anni passano, la gente cambia
ecc…) e ti puoi fidare di lei, per qualunque cosa; 2) deve essere successo un
evento negativo al mio corpo, tale da richiamarla a Dorms e allora forse ne
stai risentendo anche tu. Per questo devi sapere tutto.
Avevo
tanti progetti durante gli anni della scuola, oltre a sopravvivere a
quell’inferno, e pensavo che sarei riuscito a costruire il mio futuro. Ma come
sempre, la vita non va come la programmi.
Finito
il liceo i problemi hanno iniziato a presentarsi uno dopo l’altro, ho sempre
tenuto duro, ho cercato di trovare il lato positivo, di continuare a lottare e
provare a realizzare i miei sogni. Ogni tentativo però finiva in una sconfitta
e ogni sconfitta era più dura e dolorosa della precedente.
A
poco, a poco, la speranza ha iniziato a diminuire e quando papà e mamma sono
morti e l’unica vera amica che avevo se ne è andata, non mi è rimasto nulla.
Ti
chiederai perché non sono ricorso ai poteri per risolvere i vari guai, ma so
che una parte di te conosce la risposta. Il nostro senso di giustizia è molto
forte e prepotente, non mi sarei sentito in pace con me stesso se avessi usato
queste capacità per prevaricare altri o peggio.
Però
ero anche stanco di lottare e perdere.
Così
presi l’ultima decisione che ritenni giusta per me: avrei spinto la mia mente ad
addormentarsi, un sonno che può suonare come una fuga, ma non vedevo altra
alternativa. In tutta onestà non ho il fegato e la forza per suicidarmi e non
ho altre vie d’uscita.
Le
storie di finzione sono sempre state la mia ancora di salvezza. E con il
passare degli anni ho sentito di non essermi mai goduto per davvero la mia
adolescenza. A quel punto la mia scelta è stata facile. C’era qualcosa che
univa questi miei due desideri.
Buffy
The Vampire Slayer è tra le mie serie preferite, lo sai, avevo idealizzato il
modo in cui affrontare vampiri e demoni e i problemi della crescita andavano di
pari passo, dove i poteri soprannaturali e gli amici veri ti aiutavano a
trionfare. Durante il mio sonno forzato volevo sognare una vita così, purtroppo
temevo che per abbandonarmi a quel sogno, avrei dovuto allentare il controllo
sui miei poteri e la conseguenza poteva essere che quel sogno da Bocca
dell’Inferno si diffondesse nel mondo reale.
Se
mi stai leggendo, vuol dire che è successo. Non ho scuse, ho peccato di
negligenza, però non intendevo far male a nessuno e non ero sicuro al cento per
cento che potesse succedere.
Sapevo
che relegarmi nel sonno comportava l’impossibilità del risveglio e risolvere
tutto, così per sicurezza, avevo preparato una sorta di piano B: la parte
migliore di me, il ragazzo che avrei voluto essere al liceo, si sarebbe
materializzato nel mondo e avrebbe combattuto.
Ovviamente
non volevo che il ciclo di angoscia si ripetesse per te, per evitarlo cercai
altri ragazzi come me, con solitudini simili alle mie e una volta trovati, ti
avrei lasciato libero nel mondo reale. Sei un frammento di me, ma hai il libero
arbitrio: ogni scelta che farai è tanto mia, quanto tua.
Ti
chiedo di non sprecare questa seconda opportunità, combatti come una
Cacciatrice contro il male, ma goditi questi anni con i tuoi nuovi amici e
prova a costruirti una vita, anche se la cosa più difficile a questo mondo è
vivere.
La
tua missione sarà trovare un modo per annullare tutto, e se è possibile,
restare comunque in vita. So di chiederti molto, ma è la chance che io non ho
avuto.
Elliott
Come in precedenza, dopo aver avuto
accesso alla confessione più intima di Elliott, Billy provò un misto di
nostalgia e indignazione.
«È… è vera?» domandò Zec. «O è un altro
giochetto di Kate?»
«No, è autentica» gli confermò,
guardandolo in volto senza interpretarne l’emozione. «Me l’ha data Nicole
Racher al Reicdleyen.»
Betty abbassò il foglio da davanti alle
lenti degli occhiali. «Hai la lettera dall’estate scorsa? Perché non ce lo hai
detto?»
«C’è l’ammissione di Elliott di aver
portato a Dorms la Bocca dell’Inferno» replicò. «Non era sicuro delle
conseguenze, ma ammette di aver messo tutti a rischio. È anche colpa mia.»
Donovan si allontanò dall’armadietto e
fece un paio di passi verso di lui. «E allora? Credi ancora che ce la saremmo presa
con te? Mi fa arrabbiare più questo che averci nascosto la lettera.»
Billy si morse il labbro inferiore. «Hai
ragione, scusatemi. Ma c’è dell’altro, il vero motivo per cui ho provato a
prendere tempo prima di mettervi al corrente.»
Michelle mise la lettera in mano a Dana
e si voltò. «Ok, puoi spiegarcelo adesso.»
Era arrivato il momento, non poteva
tirarsi indietro. Prese un respiro profondo e iniziò. «Prima di andare al Saint
Mary con la Falce e chiudere la faccenda con Elliott, ho incontrato la Prima
Cacciatrice. Mi ha mostrato brandelli di ricordi di Elliott… miei. Era la prima volta che sentivo un legame
tanto intenso con lui, riguardavano i suoi… nostri genitori, una malattia della
mente a cui pensava avrebbe potuto rimediare con il suo potere. In parte è ciò
che racconta nella lettera, ma mancavano molti particolari.»
«Ecco perché sei andato da solo
all’ospedale la sera del ballo» s’intromise Zec. «Hai sbagliato a non
raccontarci tutto subito.»
«In quell’istante mi è parsa la scelta
migliore, l’unica per proteggervi» ammise. «Quando poi fummo rinchiusi
nell’istituto, riemerse un altro ricordo spontaneo di Elliott. Era legato agli
ultimi istanti prima che si abbandonasse al coma imposto, era così pieno di
dolore, troppo forte per sopportarlo e per questo mi sono spinto nello stato
catatonico.»
«Però ti sei ripreso, quella tua amica…
Nicole, ti ha aiutato» ricordò Michelle.
«O è più giusto dire che è stata la
lettera» aggiunse Betty.
Billy sorrise per l’acume dell’amica.
«In un certo senso entrambe. Elliott mi forniva ragioni che avevo solo
ipotizzato sul perché ha fatto tutto questo, ma non era sufficiente. Molti
pezzi della sua vita che mi aveva negato stavano combaciando, ma attraverso il
legame tra noi due, speravo di avere più informazioni e se capivo nello
specifico cosa l’aveva spinto a chiudersi nel sonno, forse avrei potuto anche
trovare un indizio per svegliarlo. E a quel punto mi sarei confidato con voi.»
«Be’ è comprensibile» intervenne Kerry.
«Io avrei fatto come lui.»
«Noi non siamo arrabbiati e non ti
critichiamo» replicò Betty.
Zec gli andò di fronte e strinse le mani
nelle sue.«Però ci dispiace non essere stati coinvolti dall’inizio. Era una
lettera personale, lo capisco, ma potevi darci solo qualche particolare. E in
ogni caso ti aiuteremo, non so come, ma lo faremo. E se sarà doloroso, ti
appoggerai a noi.»
Billy intrecciò più forte le dita
intorno a quelle del suo ragazzo. Si sentì leggero, liberato da un peso che lo
opprimeva e sarebbe volato fino al soffitto, se non si fosse sorretto a lui.
«Ovvio che ti sosterremo, non abbiamo
dimenticato che siamo un gruppo grazie a Elliott. A te.» ribadì Donovan,
facendogli l’occhiolino.
I passi di Jordan e Chas, arrivati nello
stesso tratto di corridoio in cui sostavano, spezzò quella sorta di
riappacificazione, anche se non c’era stato un litigio.
«Dove sono Dylan e Aiden?» domandò
Billy, osservandoli.
Chas si scostò i capelli biondi dietro
le spalle. «Se ne sono tornati a casa, non gli interessa il gioco di Kate.»
«Li seguiamo» disse Kenny. «Meglio esserne sicuri.»
«Non violeremo la tregua, almeno che non
lo facciano loro» aggiunse Kerry.
I gemelli superarono i due membri del
branco e sparirono dietro un angolo del piano terreno.
Jordan si strinse nelle spalle. «Non ci
interessa cosa fanno quei due, ma voi cinque siete richiesti altrove.» Poi
fissò con insistenza la ragazza demone.
Dana abbozzò un sorrisetto. «Oh, sono di
troppo.» Schioccò un bacio sulla guancia di Michelle e sussurrò: «Chiamami in
caso di bisogno.»
La foschia violacea l’avvolse e svanì.
Billy si girò totalmente verso gli altri
due ragazzi. «Chi ci vuole e dove?»
«Kate» rispose secco Jordan. «A casa
tua, lei è già lì ad aspettarci.»
Continua…?
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