lunedì 18 luglio 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 28

28. Scuola: un po' Inferno, un po' Prigione (2°parte)


Billy li osservò diffidente: con i due gemelli ammazzavampiri non si poteva mai dire quali fossero le vere intenzioni, potevano essere presenti come alleati o pronti a creare nuovi problemi.

Kerry si scostò una treccina di capelli neri dalla guancia e buttò fuori l’aria, mentre gocce di sudore imperlavano la pelle color cioccolato. «Dopo la fatica che ho fatto a liberarvi, un semplice “grazie” sarebbe gradito.»
«Sapete cosa sta succedendo?» domandò Billy.
Kenny avanzò di un paio di passi, scrutando l’interno dell’aula di matematica. «Sì e non grazie a voi. Sappiamo anche che in buona parte è colpa tua» rispose, puntando lo sguardo severo su di lui. «La Prima Cacciatrice ci ha fatto fare un tour all’ospedale e i miei sogni profetici hanno colmato le lacune.»
«Cavoli, prima o poi dovremmo capire chi tira fuori la Prima Cacciatrice dal cilindro» fece sarcastico Donovan, avanzando verso Billy.
Kenny lo guardò inarcando un sopracciglio. «Sei sordo? Sappiamo tutto: Billy è Elliott Summerson e viceversa e anche che è la Bocca dell’Inferno. Non importa chi l’abbia portata nel mondo reale, alla fine il responsabile è sempre il vostro amico.»
«La fai troppo semplice» ribatté Donovan in tono poco amichevole.
«Il suo alter ego in coma crea l’energia che rende possibile tutto il bizzarro, non c’è niente altro da capire» fece Kenny mettendosi di fronte all’altro.
Billy rimase immobile, i due sembravano sul punto di scatenare una rissa ed era l’ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento. Però era convinto di non essere nella posizione per poter intervenire. Con la coda dell’occhio vide Betty passargli a fianco.
«Possiamo rimandare la discussione? Ci sono questioni più urgenti» disse la ragazza, afferrando la spalla destra di Donovan con la mano con cui non stringeva la metà a punta della Falce. «Chi ci ha imprigionato?»
«Non ne abbiamo idea» replicò Kerry e lanciò uno sguardo a Zec. «Ma scommetto è la stessa persona che ha fatto il trucco di magia al suo fidanzato.»
Billy ricordò la sensazione provata prima che Kerry buttasse giù la porta. «Il mio senso del soprannaturale mi ha indicato che il responsabile è ancora a scuola. Avete incontrato qualcuno venendo qui?»
I gemelli scossero la testa.
Michelle si fece avanti. «A quest’ora sono presenti solo i membri dei vari gruppi per le attività extra-scolastiche, potrebbe essere chiunque di loro. Però tra gruppi sportivi e artistici, c’è più di un posto da controllare. Forse dovremmo dividerci.»
«No» rispose Billy. «Non è sciuro, non sapendo cosa dobbiamo affrontare e non voglio lasciare nessuno indietro.»
Kerry incrociò le braccia sul petto. «Ehi! Chi è morto e ti ha eletto capo? Non prendo ordini da te.»  
Billy uscì dall’aula di matematica e si fermò a una spanna da lei, guardandola negli occhi. «Voglio credere tu sia qui perché hai delle buone intenzioni e non per tentare di rubarci di nuovo la Falce. Non ti piaccio e ora so anche il perché. Perfetto, non dobbiamo essere amici per la pelle. Ma io so orientarmi per trovare il responsabile, il mio senso per le minacce soprannaturali mi guida, vuoi girare in tondo all’infinito, o preferisci seguirmi?»
Tutti rimasero in silenzio a fissarli. Poi Kenny si avvicinò alla gemella. «D’accordo veniamo con voi.»
«Cosa? Noi n…» replicò lei, guardando infastidita il fratello.
«Vi seguiremo, ma è un’alleanza provvisoria» ribadì lui, interrompendola. «E comunque, una volta risolta la situazione, dovremmo affrontare il pericolo che tu rappresenti.»
Billy annuì. Sapeva che lo scontro con loro due, quello decisivo, non sarebbe stato rimandato ancora per molto.
Kerry sbuffò. «Allora muoviamoci, forza piccolo despota, fai strada.»
Billy si guardò alle spalle. Donovan lo seguì all’esterno e lo stesso fece Michelle. Poi notò che Betty guardava Zec in forma di vetro. Neanche lui voleva abbandonarlo, ma portandolo dietro, oltre alla fatica, c’era il rischio di farlo letteralmente a pezzi. «Dobbiamo lasciarlo qui, anche se non fa piacere nemmeno a me. Lo nasconderemo nell’armadio.»
«E sarà al sicuro?» domandò la ragazza.
«Sì. È il meglio che possiamo fare per tenerlo al riparo.» Billy si rivolse di nuovo a Kerry, con tono cortese, ma deciso. «Potresti aiutarci a sistemare Zec?»
Kerry lo guardò allibita. «Mi hai preso per il tuo facchino?»
«Dai, aiutiamoli e non perdiamo altro tempo» intervenne Kenny.
Billy tornò sui suoi passi e con Donovan al suo seguito e l’altro ragazzo al loro fianco, entrò di nuovo nell’aula. Seppur di malavoglia, Kerry li raggiunse e insieme spostarono la statua di vetro con le fattezze di Zec all’interno dell’armadio. Chiusero le ante e Billy si augurò che il suo ragazzo fosse veramente nascosto da ogni pericolo.
«Ora posso sapere da quale parte andiamo?» chiese Kerry seccata, mentre uscivano in fila indiana nel corridoio.
Billy si voltò indietro e disse: «Verso il basso, al pianterreno.»
 

Il pianterreno era deserto. Sbarre di ferro erano comparse a ogni finestra e le porte dei laboratori e della mensa erano chiusi con lo stesso tipo di catena avvolta nella maniglia e bloccata da un lucchetto, che aveva imprigionato anche loro.

Billy era in testa al gruppo, subito dietro di lui i gemelli uno al fianco dell’altra e a chiudere il gruppo Donovan, Betty e Michelle vicini e guardinghi. Avanzando per il corridoio costeggiato dagli armadietti, udirono da un paio di aule delle urla di ragazzi, chiedevano aiuto.
Billy, Donovan, Betty e Michelle si fermarono, girando i visi verso quelle grida.
«No, proseguiamo» disse in tono perentorio Kenny.
«Amico, sei proprio uno stronzo» lo apostrofò Donovan.
Betty guardò i gemelli di spalle, impassibili, fermi solo perché loro quattro avevano smesso di camminare. «Possibile non vi facciano un po’ di pena?»
Kenny si girò di tre quarti, per guardarla in faccia. «Non si tratta di questo.»
Billy sentì la rabbia montare, partendo dal petto fino ad arrossargli le guance. Era disposto a prendersi le sue colpe, a essere odiato e trattato nel peggiore dei modi, ma non accettava gli fosse impedito di aiutare gli altri. «Come potete fare finta di niente? Mi accusate di essere il peggiore dei mali, ma non mi tirerò indietro nel salvare degli innocenti.» Si scostò dal gruppo diretto verso l’aula più vicina da cui provenivano le urla, ma dopo solo due passi, Kerry gli agguantò il braccio destro.
«Fare l’eroe non servirà a nulla. Puoi portare fuori quei ragazzi, ma resteranno comunque dei prigionieri.» Lo disse senza rancore, guardandolo seria. «Non piace neanche a noi, ma dobbiamo raggiungere il centro del problema. Troviamo il vero responsabile e rompiamo questo incubo a occhi aperti. È il solo modo per salvare davvero tutti.»
«E quello contro cui stanno combattendo adesso? Potrebbe ferirli o ucciderli» ribatté Billy.
Kerry lo lasciò per tornare di nuovo al fianco del fratello. «È una battaglia che non possono evitare. Sono sicura che non moriranno, ma devono affrontare il loro Inferno personale. Tutti siamo costretti a farlo, prima o poi.»
Billy colse nella sua voce una punta di dolore, di rassegnazione a una verità che per quanto avesse cercato di rifiutare, era stata infine costretta ad accettare. Guardò il volto impassibile e gi occhi fermi di Kenny e percepì lo stesso in lui. Ricordò quello che i suoi amici gli avevano riferito sui gemelli: orfani di madre e in seguito anche di padre, morto mentre svolgeva il suo lavoro di poliziotto. Avevano dimestichezza con il dolore, non poteva accusarli di crudeltà.
Indietreggiò e riprese a camminare nel corridoio, seguendo la sensazione fornita dal suo istinto sul soprannaturale.
«Billy!» lo chiamò Betty. «Rinunci così? Solo perché lo dicono loro?»
«Questa volta hanno ragione» rispose lui, senza volarsi. «Venite, dobbiamo proseguire.»
Gli altri tre si mossero poco dopo e raggiunsero in breve Kerry e Kenny dietro di lui. Seppure fossero in silenzio, Billy sapeva che in quel momento erano delusi dalla sua decisione. Ignorò l’impulso di convincerli, avrebbe solo sprecato tempo prezioso. Non avrebbero mai accettato che si era fatto carico della responsabilità di farli uscire indenni. Probabilmente era vero, i ragazzi intrappolati avrebbero riportato qualche cicatrice, ma sarebbero rimasti vivi. Apparire insensibile era un prezzo da pagare per salvare tutti.
Si concentrò solo sul sesto senso soprannaturale e uscì dall’ingresso, svoltando a sinistra, proseguendo spedito fino alle porte d’entrata della piscina. Le spalancò e procedette verso il bordo orizzontale delle vasche. L’acqua chiara e dall’odore di cloro, ora era torbida e con uno strano effluvio di stantio. Billy guardò dietro do sé, verso le gradinate e notò alcune borse con cuffie e occhialini abbandonati alla rinfusa.
«È qui?» domandò Kerry, entrando subito dietro a lui poco convinta.
Billy si avvicinò alle gradinate. «Non sono sicuro. È come se stesse cercando di nascondersi.»
«Be’, la piscina è vuota» replicò Kenny, a sua volta all’interno e allargando le braccia per mostrare l’ovvietà della sua constatazione.
Michelle li superò, si mise alla sinistra di Billy e raccolse una cuffia dalla gradinata più vicina. «Non dovrebbe. La squadra di nuoto ha gli allenamenti.»
«Oh no» fece Donovan allarmato, rimasto indietro.
Billy e gli altri si girarono a guardarlo, scorgendo anche Betty che rimaneva per metà fuori dalla piscina, avvinghiata a una delle due porte. «Che cosa c’è?»
«La piscina, la squadra di nuoto… non vi ricorda niente? L’episodio di Buffy in cui gli atleti diventano come il mostro della laguna» spiegò Donovan. «Dobbiamo uscire da qui e allontanarci dall’acqua.»
«Perché? Se una cosa è successa nella serie tv, non è detto che accada anche a noi» disse Kenny.
Michelle scosse la testa. «A dire il vero, il più delle volte succede proprio questo.»
Billy tornò ad accovacciarsi al bordo della vasca. Era d’accordo con la supposizione di Donovan, ma percepiva che dovevano procedere attraverso l’acqua. Immerse la mano un po’ schifato e un’alga viscida gli si avvolse intorno alle dita. La estrasse e aiutandosi con l’altra mano, tirò la pianta marina, accorgendosi che non si staccava dal fondo, ma anzi sembrava proseguire molto più del normale in profondità.
Abbandonò la presa, tornò a rivolgersi agli altri e disse: «Credo ci sia una sorta di distorsione dello spazio. La piscina non è profonda come al solito, c’è qualcosa sotto. Qualcosa che dobbiamo raggiungere.»
Kerry fece una smorfia di disgusto. «Intendi dire che dovremmo buttarci in quell’acqua fetida e puzzolente?»
«No! Assolutamente no!» gridò Betty, quasi in preda a un attacco isterico. «Scordatevelo, non lo farò mai.»
Donovan ritornò sui suoi passi per andarle accanto. «Calma. Cosa ti prende?»
Prima che la ragazza potesse rispondere, oltre le vasche dalla parte opposta della piscina, la porta d’ingresso agli spogliatoi crollò sul pavimento e un’ondata d’acqua scura ne uscì, e cominciò a diffondersi per il perimetro. Nonostante una parte cadesse nella corsie, il flusso non si fermava e il livello cominciò ad alzarsi oltre le loro caviglie.
Una mano squamata e provvista di artigli comparve sullo stipite e preannunciò l’entrata in scena di una creatura con il corpo muscoloso ricoperto di squame verde scuro, pinne sulla testa, sugli avambracci e sul calcagno. Il volto era aprivo di naso e gli occhi erano piccoli e stretti con una pupilla nera. La creatura spalancò la bocca mostrando denti aguzzi, emise un suono vagamente simile a un ruggito roco e poi si lanciò nell’acqua sporca della piscina. Dietro ne comparvero altre due e lo imitarono.
«Lo sapevo! La squadra di nuoto» sentenziò Donovan, spostando brevemente gli occhi da Betty.
«E stanno venendo a prenderci» disse Kerry.
Billy si allontanò dai bordi delle vasche, guardò tutti i compagni e con tono deciso ordinò: «Buttiamoci in piscina, se andiamo sul fondo raggiungeremo l’apice di questa alterazione e i Mostri della Laguna non ci seguiranno. Vogliono prede, non ritrovarsi fuori dall’acqua.»
«Non posso! Non posso!»  ripeté Betty scuotendo la testa angosciata.
Donovan le cinse le spalle con gentilezza. «Perché?»
Betty strinse ancora più forte la mano intorno alla metà della Falce e con la stessa intensità l’altra al bordo della porta. «Non so nuotare. Non ho mai imparato e quando ci ho provato ho rischiato di annegare.»
«Adesso non accadrà» rispose Billy. «Questa vasca non è quello che sembra. Sul fondale c’è un’altra stanza, priva di acqua. Ne sono sicuro.»
«Non c’è più tempo» urlò Michelle, indicando la piscina. Le creature erano a metà del tragitto che le divideva da loro. «Se non ci immergiamo adesso, saranno troppo vicini e non potremo sfuggirgli.»
Betty stava per scoppiare a piangere. «Vi prego, no. Non costringetemi a farlo.»
Kenny  guardò verso il basso. L’acqua sporca degli spogliatoi procedeva inarrestabile, era già arrivata al ginocchio. «Se non ci sbrighiamo, annegherai davvero. Presto tutta l’area sarà immersa nell’acqua.»
Billy guardò Donovan. «Odio doverlo fare, ma dobbiamo obbligarla.»
Donovan annuì e gli porse la metà della Falce. Poi staccò la mano con cui Betty si arpionava alla porta,  la sorresse dietro la schiena con un braccio e le mise l’altro sotto le gambe e con decisione e dolcezza la sollevò da terra. «Fidati di me. Andrà tutto bene.»
«Donovan… ti prego…» lo supplicò lei, rannicchiata tra le su braccia e schiacciando il viso contro il suo petto e facendo alzare gli occhiali sul naso.
Il ragazzo la strinse a sé. «Sarà rapido e indolore. Te lo prometto» le disse in tono rassicurante. «Chiudi gli occhi e prendi un respiro.»
«Sei sicuro che il nostro avversario si trova oltre il fondale?» domandò Kerry, osservandolo ancora una volta scettica.
Billy annuì, afferrando con entrambe le mani la metà ad ascia della Falce e portandosela davanti al petto. «Al cento per cento.»
Raggiunse il bordo della vasca e guardò ai lati: Michelle, Kerry e Kenny alla sua destra e Donovan con in braccio Betty alla sinistra. «Tuffatevi!» 
Saltarono tutti insieme, si scontrarono con l’acqua maleodorante e sudicia, chiudendo gli occhi, trattenendo il respiro e lasciandosi sprofondare. 
Il liquido lambì le loro teste pochi attimi prima che i Mostri della Laguna arrivassero a sfiorarli.
Si inabissarono, sparendo nel fondale oscuro.   

 

                                         

                                              Continua…?     

lunedì 11 luglio 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 27

27. Scuola: un po' Inferno, un po' Prigione (1° parte)


Betty e Michelle corsero nel corridoio, schivando gli altri ragazzi, per arrivare all’aula di matematica. Betty aveva convinto l’amica a darle sostegno per andare a parlare con Zec prima che si incontrassero con gli altri ragazzi per una ricerca approfondita su Elliott Summerson.

«Mi sembra di fare l’impicciona» disse Michelle, con l’affanno.
«No, siamo solo delle buone amiche che sono in pensiero per lui» rispose ed era convinta delle sue parole.
Per quanto Zec ripetesse che stava bene e non c’era nulla di cui preoccuparsi, lei non era affatto convinta che occuparsi delle ricerche su come Elliott Summerson fosse finito in coma e su come risvegliarlo, lo lasciassero tranquillo. Soprattutto perché c’èra l’alta probabilità che il risveglio di Elliott portasse alla scomparsa definitiva di Billy.
Sorpassarono un ragazzo dalle spalle larghe e si ritrovarono l’amico di fronte.
Zec le guardò sorpreso. «Che ci fate qui? Pensavo dovessimo vederci in aula multimediale per il nostro progetto del doposcuola.»
«Sì, ma volevamo fare la strada insieme» fece Michelle, cercando di sorridere con fare confortante.
«È solo una rampa di scale» rispose Zec. «Cosa mi nascondete?»
Betty gli afferrò in modo amichevole il braccio con cui reggeva libro e quaderno. «Niente. Abbiamo pensato… ecco, magari ti andava di fare due chiacchiere e preferissi non parlare davanti a Billy.»
«Non che ci sia qualcosa di male a parlare in presenza del tuo fidanzato» aggiunse Michelle e afferrò premurosamente l’altro braccio del ragazzo.
Betty annuì. «Giusto. Così come è normale se tu, come dire, preferissi non svolgere le ricerche su Elliott.»
«Perché non dovrei volerlo?» domandò stupito. «Mi rendo conto che tutta questa faccenda della Bocca dell’Inferno è pericolosa.»
Nel corridoio ormai deserto, Michelle la guardò annaspando, non sapeva più come introdurre l’argomento in modo delicato. Betty si fece coraggio e disse: «Ovviamente, ma noi intendevamo la questione in modo più personale. Per te e… Billy.»
Zec si irrigidì e si liberò bruscamente dalla loro presa. Si voltò in modo da essere di fronte a entrambe e disse: «Non fatelo, non trattatemi in questo modo.»
«In che modo?» chiese Michelle.
Betty si mordicchiò il labbro imbarazzata. «Noi stavamo solo…»  
«So cosa stavate facendo» ribadì Zec serio. «E non voglio che vi comportiate diversamente dal solito. Ho sentito anche io quello che ci ha detto Billy e posso sopportarlo. Per cui piantatela di trattarmi come se fossi fatto di vetro.»
Betty aprì la bocca per ribattere, ma la pelle, i vestiti e l’intero corpo di Zec si tramutarono in liscio, delicato e luminoso vetro, mentre il libro e il quaderno sgusciarono fuori dall’incavo del braccio e sbatterono sul pavimento.  
 

Billy raggiunse l’aula multimediale, il quartier generale “ufficialmente non ufficiale” dove si radunava con il resto della sua Scooby Gang, varcò la soglia aperta e trovò Donovan seduto in una postazione. L’altro lo salutò con un cenno della mano destra, spostando il volto dallo schermo del computer.

«Sei il primo?» domandò Billy, appoggiando lo zaino sul pavimento e sedendosi di fronte.
Donovan lo guardò offeso. «Perché sembri tanto sorpreso?»
«No, non lo sono, ma ero quasi certo di trovare qui Betty prima di tutti» si schermì. «Sai, è piuttosto precisa su orari e cose così.»
«Sì, hai ragione.» Donovan sorrise e spostò velocemente il mouse cliccando sul tasto sinistro. «A dirla tutta mi sono preso la sesta ora libera e nell’aula non erano in molti, così ho iniziato le ricerche.»
Billy rimase in silenzio a fissarlo. Poi, dato che non continuava, lo esortò: «E cosa hai scoperto?»
«Sostanzialmente, niente.» Donovan si passò una mano tra i capelli scuri e poi si buttò contro lo schienale della sedia, intrecciando le mani dietro la nuca. «Speravo di avere fortuna o provare a scoprire uno dei trucchetti da hacker di Betty, ma niente di fatto. Il nome Elliott Summerson non mi ha portato a nulla di utile.»
Billy abbassò lo sguardo. «Non che non lo apprezzi, ma tutto questo spirito d’iniziativa è per risolvere il problema Bocca dell’Inferno o per far colpo su Betty?»
Donovan si sporse in avanti. «Se ti dicessi un po’ per entrambi, mi crederesti?»
«Certo, perché non dovrei?» Billy alzò il capo e tornò a guardare in volto il compagno. «Ammetto che sono sorpreso che tu mi stia ancora intorno dopo tutto quello che abbiamo scoperto, ma ho fiducia in te.»
«Grazie, credo.» Donovan si fermò a rimuginare sulle ultime parole e poi lo fissò incuriosito. «Perché non dovrei rimanere nel gruppo dopo le rivelazioni?»
Billy si fece schioccare le dita imbarazzato. «Dal mio punto di vista, sei quello che ci ha rimesso di più da quando sono comparso, con tutte le assurdità a mio seguito. Hai perso la ragazza che ti piaceva e nessuno ricorda niente di lei e di voi come coppia. Capirei se tu fossi… ecco un po’ arrabbiato.»
Donovan si alzò dalla sedia e andò a mettersi in piedi davanti a lui. «Ti svelerò un segreto, ma se lo dirai agli altri, negherò di aver mai detto una cosa simile.» Lo fissò deciso, ma con sguardo gentile. «Da quella volta all’ospedale, di cui ci hai raccontato, speravo di far colpo su Anika e quando lei si è interessata a me, ero al settimo cielo. Ma mi sono reso conto anche che mi rendeva qualcuno diverso da quello che sono in realtà. Non è stata colpa sua, probabilmente ero io a comportarmi contro la mia natura, pensando di assecondare le sue aspettative. A ogni modo, quando ti ho incontrato e mi hai slavato e minacciato, è come se avessi ritrovato me stesso. Non so se sei reale o solo la parte della mente di un’altra persona, ma non rinuncerei mai ad averti come amico.»
Billy rimase di stucco. «Wow. Da che ricordo è la cosa più bella che mi sia mai stata detta.»
«Bene» fece Donovan sorridendo. «Possiamo anche abbracciarci. Sono sicuro della mia sessualità. Però non vorrei scatenare la gelosia di Zec. L’ho visto incavolato e non è piacevole.»
Billy sorrise di riflesso. Si rese conto di non aver mai capito quanto Donovan fosse importante a tenerli uniti. Non era uno sbruffone, le sue battute alleggerivano il dramma che spesso dovevano affrontare. Si alzò in piedi e allargò le braccia. «Non preoccuparti. Anche questo farà parte del nostro segreto.»
Donovan si avvicinò un po’ impacciato, ma gli squillò il telefono. «Scommetto che è il tuo ragazzo che ci ha sentiti.» Poi afferrò il cellulare, lesse il nome del chiamante sul display e disse compiaciuto «Ah no, a quanto pare è qualcun altro.» Schiacciò il tasto di risposta. «Betty, dimmi, hai…cosa? Aspetta, parla più piano.»
Billy lo osservò cambiare espressione.
«Sì, è qui con me» rispose facendogli segno di raccogliere lo zaino. «Ok. Arriviamo subito.» Donovan rimise il cellulare in tasca e andò a prendere lo zaino nella sedia accanto a quella in cui era seduto.
«Che succede? Dove andiamo?»
«Dalle ragazze. La Bocca dell’Inferno ha colpito ancora e per essere precisi ha colpito Zec.»
 

«Gli è bastato dirlo per diventare di vetro?» chiese nuovamente Billy.

Michelle annuì, chiudendo la porta della classe di matematica, dove lei e Betty avevano spinto con fatica la statua di Zec.
Billy girò intorno al fidanzato in vetro, posizionato tra la cattedra e un armadio. «Avrei dovuto avvertire che stava per accadere. Da qualche settimana il mio senso del soprannaturale fa i capricci.»
«Di questo ci occuperemo un’altra volta» disse Betty, agitata. «Come aiutiamo Zec?»
Billy notò che tutti e tre gli amici riuniti nella stanza avevano lo sguardo rivolto su di lui. «Sinceramente non lo so. È qualcosa di… nuovo, anche per me.»
«Vuoi dire che resterà così per sempre?» chiese allarmata Michelle.
Billy si mise le mani nei capelli, doveva essere l’eroe della situazione, ma era perso quanto loro. «Non lo so. Non riesco a capire più nulla. Sono parte della causa delle stranezze, ma non ho idea di come risolverle. Se fosse un vampiro, un licantropo o un demone potremmo usare i riferimenti che sappiamo, ma questo?»
Donovan si avvicinò alla statua. «Cerchiamo di non perdere la calma. C’è sempre una soluzione.» Si voltò a guardare Zec in forma di scultura e poi disse: «È stata una specie di auto-trasformazione. Michelle, a te è successo qualcosa di simile quando sei diventata invisibile, come ne sei uscita?»
«Ecco, mi ha aiutata Dana» rispose lei arrossendo.
«Perfetto. Chiamiamo Dana la demone. Zec ha il cellulare che le ha dato, giusto?» propose Donovan.
«Penso lo abbia sempre addosso» disse Betty. «Quindi dobbiamo supporre che è di vetro anche quello. E inutilizzabile.»
«La Falce» disse all’improvviso Billy.
Michelle inorridì. «Vuoi usarla contro di lui? Andrà in mille pezzi.»
«No, possiamo provare a usare il suo potere. È pur sempre un oggetto mistico» spiegò Billy. «A meno che non avesse addosso anche quella.»
«No, era il mio turno di tenerla.» Betty frugò nella borsa appoggiata sul primo banco a sinistra ed estrasse l’arma. «Come facciamo a sfruttarne il potere?»
La risposta di Billy venne interrotta da uno sferragliare improvviso. Alla base delle finestre comparvero delle sbarre che si innalzarono lungo il vetro, bloccando l’apertura. Tutti e quattro si voltarono verso la porta, ma una catena apparve e si avvolse intorno al pomello e terminò con un lucchetto, il cui scatto sigillò la stanza.
«Che diavolo succede adesso?» imprecò Donovan.
Michelle si avventò sulla porta e provò a rompere il lucchetto. «È indistruttibile.»
Billy si guardò attorno. La pelle gli pizzicò come se avesse strisciato gambe e braccia in un campo di ortiche, un brivido cavalcò la spina dorsale e percepì nel cuore un senso opprimente di pericolo, tutte sensazioni familiari. «Ragazzi, lo sento di nuovo. Il mio senso del soprannaturale ha ripreso a funzionare. È opera della Bocca dell’Inferno.»
«La Bocca dell’Inferno ci vuole imprigionare nell’aula di matematica?» domandò incredulo Donovan.
«Ovviamente no» si intromise Betty, stringendo la presa sulla Falce. «È chiaro che c’è dietro qualcuno e questa è la manifestazione di un suo sentimento.»
Dall’esterno la porta venne colpita ripetutamente. La catena tintinnò e il pomello girò a fatica, fino a venire scardinato e cadere pesantemente sul pavimento con gli arnesi che lo bloccavano.
Michelle indietreggiò di un paio di passi. «Quel qualcuno sta venendo a prenderci?»
«Non sono sicuro.» Billy si parò davanti a Zec in forma statua di vetro. «Ma tenetevi pronti ad affrontare qualunque cosa.»
Betty divise la Falce e porse a Donovan la parte dell’ascia. Lui le si avvicinò, afferrò l’arma e poi rimase davanti a lei di un passo.
La porta subì ulteriori colpi. Ormai non c’era più nulla a tenerla chiusa. Udirono un urlo violento provenire dall’esterno, un ultimo colpo più forte dei precedenti e poi la porta si staccò dai cardini e cadde in verticale con un tonfo sul pavimento, alzando un sottile alone di polvere.
Billy osservò gli amici illesi. La luce al neon del corridoio tremolò un paio di volte, impedendogli di scorgere con precisione chi fosse lì fuori. Si fece coraggio e avanzò, per scoprire se chi li avesse liberati fosse in realtà un pericolo peggiore. Superò Betty e Donovan e poi Michelle.
Arrivato con un piede sopra alla porta stesa a terra, Billy si trovò davanti i responsabili e spalancò la bocca per la sorpresa. «Che ci fate voi qui?»
 

                                                    

                                          Continua?


lunedì 27 giugno 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 26

26. La Verità sulla Bocca dell'Inferno


Billy ascoltò in silenzio la spiegazione di Janna. Ormai era pronto ad accettare di tutto, anche ciò che appariva più assurdo e inverosimile.

Quando ebbe finito, lei indietreggiò di un paio di passi. Lo guardò in silenzio, con i suoi occhi impassibili e svanì come gli altri.
«Aspetta» la chiamò.
Un lampo illuminò l’intero spazio in modo accecante e Billy fu costretto a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, era nello stesso luogo di poco prima: in piedi a fianco del letto di Elliott disteso in coma. Scostò la mano dalla sua fronte e un nuovo lampo gli balenò davanti, illuminando fugacemente la stanza dell’ospedale.
Billy strizzò ancora gli occhi, oltre il vetro della finestra di fronte scorse la luce arrivare dall’esterno. Un tuono rombò nel cielo e lo fece sobbalzare. Si avvicinò alla finestra, notò che era notte e le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere fitte. Era rimasto in quella sorta di trance per alcune ore.
Si voltò e lanciò un ultimo sguardo a Elliott, si diresse verso la porta della stanza e sbirciò per assicurarsi il corridoio fosse sgombro. Libero di muoversi, proseguì furtivo verso l’uscita dell’ospedale.
 

Betty sussultò nel letto dei suoi genitori nello stesso istante in cui un tuono squarciò l’aria all’esterno della casa. Spalancò gli occhi, si alzò lentamente, mettendosi a sedere e controllò Michelle al suo fianco: dormiva tranquilla, il temporale non aveva avuto lo stesso effetto sul suo sonno.

Uscì da sotto il piumone con delicatezza, prese gli occhiali dal comodino e si avvicinò alla finestra. Scostò la tenda e osservò la pioggia infrangersi sul vetro e scivolare come lacrime fino al davanzale.
Chissà dov’è Billy” pensò, confortandosi solo con l’idea che gli altri amici fossero lì in casa con lei. Dopo le sconvolgenti rivelazioni condivise da lei e Michelle con gli altri quella sera e la decisione perentoria di Billy, si era convinta che dovevano restare tutti insieme, soprattutto non credeva fosse opportuno per Zec tornare a casa da solo. Avrebbe voluto parlare con lui, farlo sfogare, ma l’amico le aveva solo chiesto di avvertire la madre e poi mostrargli dove avrebbe dormito. Così aveva sistemato i due ragazzi in camera sua e condiviso il letto matrimoniale dei genitori con Michelle, ma aveva dormito solo per qualche ora.
Betty sistemò gli occhiali sul volto, si infilò i jeans e la maglietta del giorno prima e lasciò con cautela la camera. Appena chiuse la porta dietro di sé, sentì dei suoni leggeri provenire dal piano di sotto. Scese guardinga le scale e vide Zec, vestito anche lui con gli stessi abiti con cui era andato a dormire, seduto sul divano, illuminato solo dal televisore, mentre sullo schermo si alternavano le immagini di un episodio di Buffy. Non uno qualunque: Incubi, proprio quello che aveva fornito a lei e Michelle gli ultimi tasselli per identificare chi fosse in realtà Billy.
«Il mio vecchio sacco a pelo è davvero scomodo se sei venuto qui» disse gentilmente, entrando in salone.
Zec schiacciò il tasto STOP sul telecomando del lettore DVD,  stretto nella mano destra. «Scusami, ti ho svegliato.»
«No, è stato il temporale» rispose, sedendosi accanto a lui. Si allungò sulla sinistra e accese la lampada, schiacciando il pulsante dell’interruttore. «Ma ho l’impressione tu sia in piedi da prima che scoppiasse.»
«Non riuscivo a dormire. Ho visto il box della serie e mi è venuta voglia di rivedere quell’episodio. Scusa se l’ho preso senza chiederti il permesso.»
«Non c’è problema però…» Betty si interruppe cercando le parole adatte. «Ecco, riguardarlo non credo ti faccia bene.»
«Hai ragione» ammise Zec. Abbandonò il telecomando sul cuscino del divano tra di loro. «Però ci sono parti di questa storia che non mi tornano e volevo vedere con i miei occhi se per caso vi era sfuggito qualcosa.»
«Cosa intendi?»
«Per esempio: prima di portarci in ospedale, ci avete detto che vi ha condotti la Prima Cacciatrice in quella stanza, quindi anche lei è una proiezione del tizio in coma? Se è così, perché mandare anche Billy come proiezione astrale per combattere?»
Betty aggrottò la fronte. «In effetti ora che mi ci fai pensare è un po’ strano. Anzi, ricordo che l’abbiamo sognata tutti mesi fa, quando ci siamo riuniti per guardare la serie.»
«Esatto, un altro particolare che stona» continuò Zec pacato. «Posso accettare che gli incubi del Billy adulto in coma, per così dire, hanno aperto la Bocca Dell’Inferno e generato i vari mostri, ma come spieghiamo eventi come quello, la presenza di Kerry e Kenny, o questa?» Si chinò e afferrò la Falce vicino ai piedi nudi, mettendola sotto gli occhi di Betty. «L’abbiamo creata noi. Compreso Billy. È reale, l’abbiamo usata tutti e tenuta a turno in custodia. Come può esistere un oggetto creato anche da chi non esiste?»
Betty fissò a turno l’arma e l’amico, riflettendo. Le sue obiezioni erano sensate, per quanto l’intera situazione fosse al di là del razionale. Si era concentrata così tanto sui suoi indizi e sulla conferma ricevuta dalla visione dell’episodio, dall’essersi dimenticata di quei particolari, che però facevano la differenza.
Si accorse che lui la guardava in attesa di una risposta. «Sinceramente, non so cosa pensare» disse. «E a dirla tutta, il fatto che quell’uomo in coma abbia potuto generare tutto questo da solo ha dell’incredibile, dello spaventoso e inspiegabile.»
Tre colpi battuti con forza contro la porta li fece voltare entrambi.
«I tuoi genitori sono tornati prima?» domandò Zec.
Betty si alzò dal divano, dirigendosi verso la porta. «Non penso. E comunque hanno le chiavi di casa.»
Aprì uno spiraglio, abbastanza perché potesse vedere anche Zec sporgendosi e rimase sorpresa da chi si trovò davanti.
Fradicio dalla pioggia battente, Billy la guardò serio, fermo davanti all’uscio. «Posso entrare? Dovrei darvi delle informazioni importanti.»
 

«Così, un’altra parte di Elliott… di te, ha l’aspetto di Jenny Calendar. Non ti offendere, ma avrei preferito incontrare lei, l’attrice che la interpretava è molto sexy» commentò Donovan, stravaccato sulla sedia rivolta verso il divano, dopo che Billy ebbe raccontato del suo incontro e della scoperta sul loro passato.

«Lei vuole essere chiamata Janna» precisò Billy, seduto a sua volta su un’altra sedia nel salone e sfregandosi i capelli con l’asciugamano che gli aveva dato Betty, cercando di asciugarli. L’amica gli aveva anche prestato una camicia del padre con cui cambiarsi la maglietta fradicia. «In ogni caso, volevo scusarmi con voi per avervi coinvolti fin dal principio, anche se non lo sapevo.»
«Non devi scusarti di nulla.» Betty rientrò in salone e posò una tazza fumante con del tè sul tavolino davanti a Billy. Aveva svegliato Michelle e Donovan, mentre lui si cambiava, in modo fossero tutti presenti per le novità che doveva comunicare. Si accomodò sul divano tra Zec e Michelle e disse: «In un certo senso siamo in debito con te. Ci hai salvati tutti nel nostro primo confronto con il soprannaturale. Il fatto che tu, o Elliott, ci abbiate scelti perché vi trovavate in sintonia con noi, può solo farci piacere.»
«Sì, però vorrei sapere di più» fece Michelle. «Non ci hai più detto cosa hai trovato questa sera al cimitero con Zec? È legato in qualche modo al coma di Elliott?»
Billy scosse la testa e lasciò cadere l’asciugamano sulle ginocchia. «Io e Zec abbiamo incontrato degli strani esseri che affermavano di difendere l’Oscurità Maggiore e me, ma Janna non sembrava esserne a conoscenza. Mi ha dato solo le informazioni che riteneva importanti in quel momento e penso il suo obiettivo fosse di farmi capire che non dovevo allontanarvi.»
«E ha fatto bene» disse Zec, sorridendo all’amico.
«Però c’è anche dell’altro» continuò Billy. «Prima di scomparire, mi ha rivelato che io, o meglio Elliott, non è l’unico responsabile di tutto quello che sta succedendo.»
Betty si scambiò uno sguardo eloquente con Zec. Questa nuova informazione poteva dare un senso a ciò di cui avevano parlato prima. «Spiegati meglio.»
Billy sospirò. «Da quanto ho capito, io sono diventato reale per il desiderio di Elliott di avere qualcuno che affrontasse i pericoli, la parte di lui desiderosa di fare giustizia su quello sognato e reso vero e potenzialmente mortale. E questo fa di lui la Bocca dell’Inferno, però non tutto il male che abbiamo combattuto esce da lui.»
Donovan si sporse in avanti, grattandosi la testa. «Okay, sono ufficialmente confuso.»
«Lo so, è complicato, anche io non sono certo di riuscire a spiegarlo bene.» Billy strinse l’asciugamano agitato. «È come se Elliott facesse da centro mistico a cui chiunque può attingere. Qualsiasi persona che volontariamente o meno ha un desiderio represso, o sente di avere dei demoni interiori con cui combattere, o desidera che quelle creature da incubo siano vere, riesce a renderle reali attraverso lui.»
«È logico» concordò Betty. «Ora tutto ha un senso.»
«Davvero?» domandò Donovan aggrottando le sopracciglia.
«Rifletti, ricordi la nostra discussione su Anika di oggi pomeriggio? Pensavamo che qualcuno l’avesse resa un Demone della Vendetta, ma in realtà lo ha fatto lei da sola, grazie all’energia di Elliott trattino Bocca Dell’inferno» spiegò Betty. «Voleva punirti per il video, perché si era fidata di te e tu l’avevi tradita e il suo rancore tanto forte l’ha fatta diventare il demone.»
«E questo ci aiuta a spiegare anche tante altre cose» intervenne Zec. «Tutto quello che sembra legato a Buffy, ma non riusciamo a giustificare come una responsabilità di Elliott, sono in realtà tutte proiezioni di desideri di altri.»
Michelle alzò le mani per fermarlo. «Aspetta, vuoi dire che in città sono tutti fan di Buffy? O che questi desideri prendono forma dai mostri della serie, perché Elliott è un fan?»
«Potrebbe essere» commentò Betty. «In fondo Elliott ci ha notati tempo fa e fin da allora la cosa che abbiamo tutti in comune è la passione per la serie.»
Donovan incrociò le braccia sul petto. «In pratica quando Elliott finirà di avere a che fare con i fan di Buffy, allora smetteranno anche le stranezze.»
«No, non funziona così» rispose in tono amaro Billy. «In principio riguardava voi e la serie, ma poi credo che la cosa si sia espansa in maniera incontrollabile. Come vi ho detto, Elliott dal suo coma fornisce energia soprannaturale, ma come la Bocca dell’Inferno è un portale tra dimensioni, così lui lo è per i pensieri e le emozioni di tutti. Ognuno può utilizzarla come vuole. Quindi se qualcuno rielabora sentimenti e repressioni usando come metafora altre storie, o elementi di finzione, si possono avverare anche quelli.»
Betty sentì il suo entusiasmo svanire e venire rimpiazzato da un timore opprimente. «Questo vuol dire che d’ora in avanti potremmo aspettarci di tutto. È pazzesco.»
«E pericoloso» aggiunse Donovan. «Ricordati che Anika è morta e scomparsa dal ricordo di tutti. E tutti quelli che erano diventati vampiri sono diventati polvere.»
Billy si alzò in piedi abbandonando l’asciugamano sulla sedia. «Ora vi rendete conto perché volevo allontanarvi? Venendo cambiati dalla Bocca dell’Inferno, si rischia di morire.»
Zec gli andò incontro per tranquillizzarlo. «Non è così per tutti. Io e Michelle siamo diventati telecinetici trasformando la rabbia e il dolore in poteri da poltergeist, ma non siamo scomparsi e nemmeno ci è successo di peggio.»
«Ma non è detto che non accada» disse Billy. «Se anche non veniste uccisi in una lotta, Janna mi ha detto che essendo partito tutto da un sogno di Elliott, niente e nessuno di soprannaturale può esistere  nel mondo reale.»
«Però potremmo sempre perdere i poteri e tornare normali» fece Michelle. «Non siamo nati con queste capacità, le abbiamo sviluppate per colpa della Bocca dell’Inferno, quindi forse svaniranno con la chiusura del portale. E noi continueremo a esistere.»
Betty cercò di riprendere la calma. «Okay, ma come si chiude una Bocca dell’Inferno che nel nostro caso è una persona?»
«Svegliando Elliott» affermò Billy.
«E cosa accadrà a te?» domandò Zec.
«Non lo so. Essendo collegato a lui potrebbe accadermi di tutto. Vivere. Morire. Diventare un fantasma.» Billy scrollò le spalle. «Non posso preoccuparmene. L’unica cosa importante è scoprire il più possibile su Elliott Summerson, su come è finito in coma e trovare un modo per fargli aprire gli occhi. O attorno a lui non credo resterà molto.»

 

                                             Continua…?



lunedì 20 giugno 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 25

25. Sognando un Ricordo da Sveglio


Billy rimase immobile nelle tenebre che lo circondavano. Aveva la bizzarra sensazione di essere ancora nella camera dell’ospedale dove dormiva Elliott Summerson, il se stesso adulto, ma allo stesso tempo in un luogo diverso.

Una luce con la sagoma di una porta lampeggiò davanti a lui, ci passò attraverso e si ritrovò in un corridoio dalle pareti bianche da cui si emanava un bagliore pallido.
«Ben arrivato» gli disse una donna alla sua destra. Era alta, con i capelli neri tagliati a caschetto. Indossava un lungo abito color vaniglia e lo fissava con espressione neutrale. «Forse è più corretto bentornato.»
«Chi sei?» domandò. «E dove siamo?»
«Siamo in un luogo difficile da definire. E sinceramente non credo che nel tuo attuale stato potresti comprenderlo appieno. Ti basti sapere di non essere in pericolo. Quanto a me, il mio nome è Janna.»
Billy la squadrò per pochi istanti. «Il tuo volto mi è familiare. Sono quasi sicuro tu sia un’attrice di Buffy l’ammazzavampiri. E per quanto mi sembra assurdo ammetterlo, avrebbe senso.»
«Non sono chi tu pensi, ma ho assunto questo aspetto perché risulta consono alla parte che rappresento.»
«Riesci a essere meno criptica?»
Janna sospirò. «Se sei qui, è perché conosci la verità su di te. Possiamo dire che in questo io e te siamo simili. Frammenti di uno stesso intero, solo che io rappresento la variante razionale.»
«Non sono sicuro di aver capito» ammise Billy. «Comunque, perché sono qui?»
«Per delle risposte. O almeno alcune.» Janna si incamminò nel corridoio. «Vieni, non è consigliabile perdersi in questo posto.»
Billy le fu subito dietro. Osservò le pareti spoglie, del tutto simili alle corrispettive del lato opposto. Abbassò lo sguardo e notò il pavimento bianco, immacolato, ma non luminoso. Ragionò sull’unica azione compiuta prima di ritrovarsi nell’oscurità e lì. Aveva toccato Elliott. «Siamo nella sua testa?»
«Ad essere precisi è la nostra testa. Un tratto di memoria inconscia» precisò Janna. «Essendo entrambi un’emanazione della mente di Elliott, siamo collegati tra noi e ovviamente a lui. Quando ci hai sfiorato, una parte della nostra coscienza ha percepito il tuo bisogno è ha mandato me ad accoglierti.»
«Ma se percepisce tutto questo, come mai è ancora in coma?»
«Al momento non abbiamo la forza di svegliarci. Ma anche se dormiamo, il corpo è vivo e per tanto, rileva gli stimoli esterni.»
«Per favore, non parlare di me, te ed Elliott come un'unica persona e al plurale» disse Billy rabbrividendo. «È già complicato accettare di essere una parte della sua mente e non un bambino vero.»
«Un bambino vero» ripeté Janna sorridendo. «Una citazione dalla cultura popolare. Dimenticavo la tua attitudine.»
Billy la guardò sospettoso. «Sai più cose su di me di quanto ne so io, mi sembra.»
«Solo perché non mi sono separata dal corpo.»
Billy le afferrò il braccio. «Aspetta, vuoi dire che se rimanessi qui dentro saprei come fermare tutto il delirio da Bocca dell’Inferno? E potrò uscire di qua, oppure ora sono bloccato?»
«Non ho risposta alla prima domanda» fece Janna, liberandosi dalla presa e proseguendo con la sua andatura. «Per la seconda, possiamo dire che sei in visita e non sapendo il meccanismo che ti ha permesso di uscire, non so come tu possa rientrare in maniera permanente.»
«Quindi nemmeno tu hai tutte le risposte.» Billy riprese a camminarle al fianco, sentendosi ancora un po’ confuso da quanto stava accadendo.
«No, ma non siamo venuti per me.» Janna svoltò l’angolo, alzò il braccio destro davanti al busto e con la mano chiusa, sollevò l’indice per indicargli la direzione dove guardare.
Billy seguì la traiettoria del dito e riconobbe la sala d’aspetto dell’ospedale e alcune delle persone che erano riunite. Michelle era in piedi nella parte sinistra della sala, in mezzo a un gruppo di altri ragazzi e ragazze sovrappeso; Donovan era nel centro,  appoggiato al bancone dell’infermiera, con accanto un uomo che si teneva stretta la mano sinistra con la destra; Zec stava entrando in quel momento dalla porta, stringendo una foto in mano; Betty era seduta all’inizio della prima fila di sedie sulla destra e compilava assorta un modulo prestampato.
«Cosa ci fanno i miei compagni qui?» domandò Billy, alzando il volto per guardare la sua accompagnatrice.
«Non sono veramente qui. Come non lo siamo noi» rispose Janna. «Però lo sono stati, tempo fa e in questa riunione inconsapevole, abbiamo… hai scoperto qualcosa di rilevante.»
«Cosa dovrei fare?»
«Osservare e ascoltare.»
Billy si voltò a guardare la scena davanti a sé e fu come se le persone non collegate ai suoi quattro amici, scomparissero momentaneamente. Così come i suoni, gli unici rumori erano le voci dei ragazzi e dei loro interlocutori. Come se stesse rivivendo un frammento del passato già vissuto.
Un dottore giovane, con gli occhiali dalla montatura squadrata e i capelli corti e neri pettinati all’indietro, scese una scalinata e raggiunse il gruppo di Michelle. «Bene, mi sembra ci siate tutti. Seguitemi, l’incontro del gruppo per i problemi di disordine alimentare si svolge al secondo piano. Dalla prossima volta, venite direttamente nella stanza che vi mostrerò.» Prima di dar loro le spalle, li squadrò velocemente.
L’infermiera addetta alle informazioni, tornò al bancone passando accanto a lui e al gruppo. Consegnò una tessera a Donovan e poi rivolgendosi all’uomo al suo fianco disse: «Signor Brennon, mi segua, il chirurgo di turno le controllerà la ferita e vedrà se è il caso di metterle dei punti.»
«Punti? Non aveva parlato di punti» brontolò l’uomo. «E comunque voglio l’anestesia. Mi dia un flacone di quelle pillole che tolgono il dolore.»
«Papà è solo un taglio» intervenne Donovan. «Sono sicuro non sia necessario nessun antidolorifico.»
«E cosa ne sai tu? Non sei mica un dottore» lo rimbeccò il padre.
Zec avanzò spedito verso il bancone, fermandosi a poca distanza dal ragazzo e dall’uomo. Buttò un paio di volte un’occhiata alla foto in mano e poi arretrò di qualche passo, guardandosi attorno con fare indeciso.
Betty si alzò in piedi e un ragazzo con la tenuta da infermiere le andò a sbattere contro, facendole cadere i fogli e il modulo che aveva appena terminato di compilare.
«Scusami, vado di fretta» le disse, continuando per la sua strada senza neanche fermarsi ad aiutarla a raccogliere fogli e penna.
«Figurati, Edward» rispose Betty imbronciata, leggendo il suo nome sul cartellino appeso al petto. Si sistemò gli occhiali sul naso e si chinò a raccogliere le sue cose sul pavimento.
Una ragazza dai capelli biondi, tagliati appena sotto le orecchie, le passò al fianco e si appoggio annoiata al bancone, fermandosi a osservare Donovan.
Billy la riconobbe: era Anika, la ragazza che sarebbe diventata un Demone della Vendetta e questo confermò i suoi sospetti di stare assistendo a un insieme di eventi del passato. «Continuo a non capire, che senso ha tutto questo per me?» domandò, voltandosi verso la donna al suo fianco.
Janna rimase impassibile. «Continua seguire ciò che accade e ti sarà chiaro.»
Sbuffando, Billy riportò l’attenzione sui suoi compagni, inconsapevoli attori di quella strana rappresentazione. Era in piedi al lato opposto a dove si trovava Michelle, guardava lo svolgersi delle azioni quasi fosse davanti a uno schermo e gli sembrava un normale scenario di un ospedale. I suoi amici forse all’epoca non sapevano di essersi incontrati anche lì, ma giudicando il loro aspetto dovevano già frequentare lo stesso liceo. Non trovava un particolare che rendesse quel ricordo – perché era quasi certo si trattasse di questo – rilevante per avere una spiegazione ai suoi tanti quesiti.
Poi, qualcosa sul volto di Michelle, fece scattare una sorta di molla nei suoi pensieri. L’amica era rimasta in coda alla fila di ragazzi sovrappeso che si muovevano come un gregge obbediente dietro al medico giovane, venuto a prenderli. Si girò verso Anika e la osservò dapprima con odio, poi con una sorta di malinconia. Guardò il suo stesso corpo e una differente emozione le si dipinse sul viso: vergogna. A quel punto  si girò di scatto, rincorrendo i compagni già sulla prima rampa di scale.
Come una tessera del domino che spostandosi aveva fatto cadere quella davanti, Billy portò lo sguardo su Donovan. Non prestava più ascolto a suo padre, ma era concentrato su Anika. L’infermiera uscì da dietro al bancone e prese il braccio del signor Brennon, scortandolo nell’ambulatorio del medico. Rimasto solo, Donovan scivolò lungo il bancone in legno, avvicinandosi sorridente ad Anika e riassettandosi la camicia. «Ciao, come va? Sono…» disse, a meno di una spanna da lei.
«Scusa se ti ho fatto aspettare. Possiamo andare.» Un ragazzo con una giacca di pelle sbucò da dietro Donovan, lo sorpassò e mise un braccio intorno alle spalle di Anika, conducendola verso l’uscita. Lei rise divertita in risposta a qualcosa detto dal ragazzo, ignorando Donovan.
Ancora una volta, Billy riconobbe l’emozione che passò sul volto dell’amico: rassegnazione.
L’infermiera rientrò in scena e Zec la fissò dubbioso per un istante prima di andarle incontro. «Mi scusi, avrei bisogno di un’informazione. Per caso c’è stata qualche segnalazione su questa ragazza? O magari è stata ricoverata qui?» Sollevò la foto e Billy riconobbe il volto di Dana, prima della sua trasformazione demoniaca, ma l’infermiera non la degnò di uno sguardo.
«Santo cielo, ancora tu» gli rispose spazientita. «Ragazzino, non puoi venire qui ogni giorno a cercare questa tua amica. Non siamo un ente benefico. E comunque non potrei dirti nulla, sei minorenne. Vai alla polizia, o vieni accompagnato da un adulto. E ora va via, ho del lavoro da fare.»
La donna gli diede le spalle e Zec rimase ammutolito per pochi secondi. Poi si mise la foto in tasca e si avviò verso l’uscita. Billy continuò a osservarlo mentre si allontanava e nei suoi occhi colse delusione e anche angoscia.
A quel punto squillò un cellulare, Billy guardò sicuro in direzione di Betty e la vide rialzarsi con i fogli sotto braccio e frugare con la mano sinistra in tasca per prendere il telefono. Schiacciò il tasto di risposta e lo portò all’orecchio. «Ciao papà, sono ancora all’ospedale per la richiesta di volontariato.» Rimase in silenzio, mentre la voce dall’altro capo le parlava. «Ma avevamo deciso che andava bene. Mi avevi detto di poterlo fare per tre pomeriggi a settimana e…» si bloccò, interrotta dal padre. «Ma i miei voti sono ottimi. Non ne risentiranno se faccio l’infermiera volontaria e s…» Betty divenne paonazza. «No, la mia passione per i vampiri non c’entra nulla. Ascolta, passami mamma così le spiego cos…»
Billy osservò il corpo dell’amica irrigidirsi, mentre la conversazione continuava senza che lei potesse ribattere. Accartocciò i moduli che aveva compilato e tornò indietro verso la sedia.
Betty sospirò e disse: «D’accordo, d’accordo. Lascia perdere. Torno a casa.»  Chiuse la comunicazione, ripose il cellulare in tasca, buttò i fogli nel cestino e s’incamminò verso l’uscita.
Billy vide chiaramente la furia in lei sbollire e lasciare il posto alla disillusione.
«Ora ti è chiaro perché siamo tornati a questo momento?» gli domandò Janna, cogliendolo di sorpresa.
Billy rimase a guardare la sala d’aspetto e i suoi compagni svanire a poco, a poco, dissolvendosi nel vuoto come nebbia, mentre la luce fredda riempiva il luogo bianco come il corridoio che aveva attraversato per raggiungerlo.
Tornò a fissare Janna in volto. «Riguarda loro. Michelle, Donovan, Zec, Betty e i loro sentimenti, in questo momento, in un modo o nell’altro, si sono sentiti soli, abbandonati.»
Janna annuì. «Una solitudine che noi… tu conosci bene. Elliott l’ha percepita dal letto in cui dorme, ha trovato in questi ragazzi degli spiriti affini e possiamo dire che questo è stato il vostro primo incontro ufficiale, anche se nessuno di voi ne era consapevole. Così, quando sei andato a proteggere la città, involontariamente il tuo primo istinto è stato di riunirvi.»
«Non è stato un caso?»
«No. E se sei stato attento, anche i pericoli che i tuoi amici hanno affrontato li avevi già percepiti qui. Anika ed Edward, l’infermiere che avrebbe aggredito Betty portandola involontariamente dal vampiro che l’ha ucciso, li avevi già conosciuti in ospedale. Persone che Elliott,  nonostante il coma, avvertiva intorno a sé.»
Le idee si riordinarono velocemente nella mente di Billy. «Quindi questa è la conferma: se Elliott sente tutto ciò che succede e lui è la Bocca dell’Inferno, allora è responsabile di ogni mostro, demone o minaccia soprannaturale. E lo sono anche io.»
Janna gli posò pacatamente le mani sulle spalle. «Questa è la parte difficile. Purtroppo non è tutto come sembra.»
«A me pare proprio sia semplicissimo.»
Janna scosse la testa. «Tu hai potuto osservare una parte della verità, quella che ti riguardava direttamente come Billy, il ragazzo che non voleva sentirsi solo e ha cercato ragazzi come lui per riformare un gruppo di combattenti del soprannaturale, ma c’è un’altra parte più complessa e legata a conseguenze più vaste.»
Billy la guardò timoroso. Quello che aveva appena scoperto era già tremendo, cosa poteva esserci di peggio?
«Sei pronto per la verità?»
«Ti ascolto» le rispose. «Dimmi quello che devo sapere.»

 

                                        

                                                 Continua…?