Billy li osservò diffidente: con i due
gemelli ammazzavampiri non si poteva mai dire quali fossero le vere intenzioni,
potevano essere presenti come alleati o pronti a creare nuovi problemi.
Kerry si scostò una treccina di capelli
neri dalla guancia e buttò fuori l’aria, mentre gocce di sudore imperlavano la
pelle color cioccolato. «Dopo la fatica che ho fatto a liberarvi, un semplice
“grazie” sarebbe gradito.»
«Sapete cosa sta succedendo?» domandò
Billy.
Kenny avanzò di un paio di passi,
scrutando l’interno dell’aula di matematica. «Sì e non grazie a voi. Sappiamo
anche che in buona parte è colpa tua» rispose, puntando lo sguardo severo su di
lui. «La Prima Cacciatrice ci ha fatto fare un tour all’ospedale e i miei sogni
profetici hanno colmato le lacune.»
«Cavoli, prima o poi dovremmo capire chi
tira fuori la Prima Cacciatrice dal cilindro» fece sarcastico Donovan,
avanzando verso Billy.
Kenny lo guardò inarcando un
sopracciglio. «Sei sordo? Sappiamo tutto: Billy è Elliott Summerson e viceversa
e anche che è la Bocca dell’Inferno. Non importa chi l’abbia portata nel mondo
reale, alla fine il responsabile è sempre il vostro amico.»
«La fai troppo semplice» ribatté Donovan
in tono poco amichevole.
«Il suo alter ego in coma crea l’energia
che rende possibile tutto il bizzarro, non c’è niente altro da capire» fece
Kenny mettendosi di fronte all’altro.
Billy rimase immobile, i due sembravano
sul punto di scatenare una rissa ed era l’ultima cosa di cui avevano bisogno in
quel momento. Però era convinto di non essere nella posizione per poter
intervenire. Con la coda dell’occhio vide Betty passargli a fianco.
«Possiamo rimandare la discussione? Ci
sono questioni più urgenti» disse la ragazza, afferrando la spalla destra di
Donovan con la mano con cui non stringeva la metà a punta della Falce. «Chi ci
ha imprigionato?»
«Non ne abbiamo idea» replicò Kerry e
lanciò uno sguardo a Zec. «Ma scommetto è la stessa persona che ha fatto il
trucco di magia al suo fidanzato.»
Billy ricordò la sensazione provata
prima che Kerry buttasse giù la porta. «Il mio senso del soprannaturale mi ha
indicato che il responsabile è ancora a scuola. Avete incontrato qualcuno
venendo qui?»
I gemelli scossero la testa.
Michelle si fece avanti. «A quest’ora
sono presenti solo i membri dei vari gruppi per le attività extra-scolastiche,
potrebbe essere chiunque di loro. Però tra gruppi sportivi e artistici, c’è più
di un posto da controllare. Forse dovremmo dividerci.»
«No» rispose Billy. «Non è sciuro, non
sapendo cosa dobbiamo affrontare e non voglio lasciare nessuno indietro.»
Kerry incrociò le braccia sul petto.
«Ehi! Chi è morto e ti ha eletto capo? Non prendo ordini da te.»
Billy uscì dall’aula di matematica e si
fermò a una spanna da lei, guardandola negli occhi. «Voglio credere tu sia qui
perché hai delle buone intenzioni e non per tentare di rubarci di nuovo la
Falce. Non ti piaccio e ora so anche il perché. Perfetto, non dobbiamo essere
amici per la pelle. Ma io so orientarmi per trovare il responsabile, il mio
senso per le minacce soprannaturali mi guida, vuoi girare in tondo
all’infinito, o preferisci seguirmi?»
Tutti rimasero in silenzio a fissarli.
Poi Kenny si avvicinò alla gemella. «D’accordo veniamo con voi.»
«Cosa? Noi n…» replicò lei, guardando
infastidita il fratello.
«Vi seguiremo, ma è un’alleanza
provvisoria» ribadì lui, interrompendola. «E comunque, una volta risolta la
situazione, dovremmo affrontare il pericolo che tu rappresenti.»
Billy annuì. Sapeva che lo scontro con
loro due, quello decisivo, non sarebbe stato rimandato ancora per molto.
Kerry sbuffò. «Allora muoviamoci, forza
piccolo despota, fai strada.»
Billy si guardò alle spalle. Donovan lo
seguì all’esterno e lo stesso fece Michelle. Poi notò che Betty guardava Zec in
forma di vetro. Neanche lui voleva abbandonarlo, ma portandolo dietro, oltre
alla fatica, c’era il rischio di farlo letteralmente a pezzi. «Dobbiamo
lasciarlo qui, anche se non fa piacere nemmeno a me. Lo nasconderemo
nell’armadio.»
«E sarà al sicuro?» domandò la ragazza.
«Sì. È il meglio che possiamo fare per
tenerlo al riparo.» Billy si rivolse di nuovo a Kerry, con tono cortese, ma
deciso. «Potresti aiutarci a sistemare Zec?»
Kerry lo guardò allibita. «Mi hai preso
per il tuo facchino?»
«Dai, aiutiamoli e non perdiamo altro
tempo» intervenne Kenny.
Billy tornò sui suoi passi e con Donovan
al suo seguito e l’altro ragazzo al loro fianco, entrò di nuovo nell’aula.
Seppur di malavoglia, Kerry li raggiunse e insieme spostarono la statua di
vetro con le fattezze di Zec all’interno dell’armadio. Chiusero le ante e Billy
si augurò che il suo ragazzo fosse veramente nascosto da ogni pericolo.
«Ora posso sapere da quale parte
andiamo?» chiese Kerry seccata, mentre uscivano in fila indiana nel corridoio.
Billy si voltò indietro e disse: «Verso
il basso, al pianterreno.»
Il pianterreno era deserto. Sbarre di
ferro erano comparse a ogni finestra e le porte dei laboratori e della mensa
erano chiusi con lo stesso tipo di catena avvolta nella maniglia e bloccata da
un lucchetto, che aveva imprigionato anche loro.
Billy era in testa al gruppo, subito
dietro di lui i gemelli uno al fianco dell’altra e a chiudere il gruppo
Donovan, Betty e Michelle vicini e guardinghi. Avanzando per il corridoio
costeggiato dagli armadietti, udirono da un paio di aule delle urla di ragazzi,
chiedevano aiuto.
Billy, Donovan, Betty e Michelle si
fermarono, girando i visi verso quelle grida.
«No, proseguiamo» disse in tono
perentorio Kenny.
«Amico, sei proprio uno stronzo» lo
apostrofò Donovan.
Betty guardò i gemelli di spalle,
impassibili, fermi solo perché loro quattro avevano smesso di camminare.
«Possibile non vi facciano un po’ di pena?»
Kenny si girò di tre quarti, per
guardarla in faccia. «Non si tratta di questo.»
Billy sentì la rabbia montare, partendo
dal petto fino ad arrossargli le guance. Era disposto a prendersi le sue colpe,
a essere odiato e trattato nel peggiore dei modi, ma non accettava gli fosse
impedito di aiutare gli altri. «Come potete fare finta di niente? Mi accusate
di essere il peggiore dei mali, ma non mi tirerò indietro nel salvare degli
innocenti.» Si scostò dal gruppo diretto verso l’aula più vicina da cui
provenivano le urla, ma dopo solo due passi, Kerry gli agguantò il braccio
destro.
«Fare l’eroe non servirà a nulla. Puoi
portare fuori quei ragazzi, ma resteranno comunque dei prigionieri.» Lo disse
senza rancore, guardandolo seria. «Non piace neanche a noi, ma dobbiamo
raggiungere il centro del problema. Troviamo il vero responsabile e rompiamo
questo incubo a occhi aperti. È il solo modo per salvare davvero tutti.»
«E quello contro cui stanno combattendo
adesso? Potrebbe ferirli o ucciderli» ribatté Billy.
Kerry lo lasciò per tornare di nuovo al
fianco del fratello. «È una battaglia che non possono evitare. Sono sicura che
non moriranno, ma devono affrontare il loro Inferno personale. Tutti siamo
costretti a farlo, prima o poi.»
Billy colse nella sua voce una punta di
dolore, di rassegnazione a una verità che per quanto avesse cercato di
rifiutare, era stata infine costretta ad accettare. Guardò il volto impassibile
e gi occhi fermi di Kenny e percepì lo stesso in lui. Ricordò quello che i suoi
amici gli avevano riferito sui gemelli: orfani di madre e in seguito anche di
padre, morto mentre svolgeva il suo lavoro di poliziotto. Avevano dimestichezza
con il dolore, non poteva accusarli di crudeltà.
Indietreggiò e riprese a camminare nel
corridoio, seguendo la sensazione fornita dal suo istinto sul soprannaturale.
«Billy!» lo chiamò Betty. «Rinunci così?
Solo perché lo dicono loro?»
«Questa volta hanno ragione» rispose
lui, senza volarsi. «Venite, dobbiamo proseguire.»
Gli altri tre si mossero poco dopo e
raggiunsero in breve Kerry e Kenny dietro di lui. Seppure fossero in silenzio,
Billy sapeva che in quel momento erano delusi dalla sua decisione. Ignorò
l’impulso di convincerli, avrebbe solo sprecato tempo prezioso. Non avrebbero
mai accettato che si era fatto carico della responsabilità di farli uscire
indenni. Probabilmente era vero, i ragazzi intrappolati avrebbero riportato qualche
cicatrice, ma sarebbero rimasti vivi. Apparire insensibile era un prezzo da
pagare per salvare tutti.
Si concentrò solo sul sesto senso
soprannaturale e uscì dall’ingresso, svoltando a sinistra, proseguendo spedito
fino alle porte d’entrata della piscina. Le spalancò e procedette verso il
bordo orizzontale delle vasche. L’acqua chiara e dall’odore di cloro, ora era
torbida e con uno strano effluvio di stantio. Billy guardò dietro do sé, verso
le gradinate e notò alcune borse con cuffie e occhialini abbandonati alla
rinfusa.
«È qui?» domandò Kerry, entrando subito
dietro a lui poco convinta.
Billy si avvicinò alle gradinate. «Non
sono sicuro. È come se stesse cercando di nascondersi.»
«Be’, la piscina è vuota» replicò Kenny,
a sua volta all’interno e allargando le braccia per mostrare l’ovvietà della
sua constatazione.
Michelle li superò, si mise alla
sinistra di Billy e raccolse una cuffia dalla gradinata più vicina. «Non
dovrebbe. La squadra di nuoto ha gli allenamenti.»
«Oh no» fece Donovan allarmato, rimasto
indietro.
Billy e gli altri si girarono a
guardarlo, scorgendo anche Betty che rimaneva per metà fuori dalla piscina,
avvinghiata a una delle due porte. «Che cosa c’è?»
«La piscina, la squadra di nuoto… non vi
ricorda niente? L’episodio di Buffy
in cui gli atleti diventano come il mostro della laguna» spiegò Donovan.
«Dobbiamo uscire da qui e allontanarci dall’acqua.»
«Perché? Se una cosa è successa nella
serie tv, non è detto che accada anche a noi» disse Kenny.
Michelle scosse la testa. «A dire il
vero, il più delle volte succede proprio questo.»
Billy tornò ad accovacciarsi al bordo
della vasca. Era d’accordo con la supposizione di Donovan, ma percepiva che
dovevano procedere attraverso l’acqua. Immerse la mano un po’ schifato e
un’alga viscida gli si avvolse intorno alle dita. La estrasse e aiutandosi con
l’altra mano, tirò la pianta marina, accorgendosi che non si staccava dal
fondo, ma anzi sembrava proseguire molto più del normale in profondità.
Abbandonò la presa, tornò a rivolgersi
agli altri e disse: «Credo ci sia una sorta di distorsione dello spazio. La
piscina non è profonda come al solito, c’è qualcosa sotto. Qualcosa che
dobbiamo raggiungere.»
Kerry fece una smorfia di disgusto.
«Intendi dire che dovremmo buttarci in quell’acqua fetida e puzzolente?»
«No! Assolutamente no!» gridò Betty,
quasi in preda a un attacco isterico. «Scordatevelo, non lo farò mai.»
Donovan ritornò sui suoi passi per
andarle accanto. «Calma. Cosa ti prende?»
Prima che la ragazza potesse rispondere,
oltre le vasche dalla parte opposta della piscina, la porta d’ingresso agli
spogliatoi crollò sul pavimento e un’ondata d’acqua scura ne uscì, e cominciò a
diffondersi per il perimetro. Nonostante una parte cadesse nella corsie, il
flusso non si fermava e il livello cominciò ad alzarsi oltre le loro caviglie.
Una mano squamata e provvista di artigli
comparve sullo stipite e preannunciò l’entrata in scena di una creatura con il
corpo muscoloso ricoperto di squame verde scuro, pinne sulla testa, sugli
avambracci e sul calcagno. Il volto era aprivo di naso e gli occhi erano
piccoli e stretti con una pupilla nera. La creatura spalancò la bocca mostrando
denti aguzzi, emise un suono vagamente simile a un ruggito roco e poi si lanciò
nell’acqua sporca della piscina. Dietro ne comparvero altre due e lo imitarono.
«Lo sapevo! La squadra di nuoto» sentenziò
Donovan, spostando brevemente gli occhi da Betty.
«E stanno venendo a prenderci» disse
Kerry.
Billy si allontanò dai bordi delle
vasche, guardò tutti i compagni e con tono deciso ordinò: «Buttiamoci in
piscina, se andiamo sul fondo raggiungeremo l’apice di questa alterazione e i
Mostri della Laguna non ci seguiranno. Vogliono prede, non ritrovarsi fuori
dall’acqua.»
«Non posso! Non posso!» ripeté Betty scuotendo la testa angosciata.
Donovan le cinse le spalle con gentilezza.
«Perché?»
Betty strinse ancora più forte la mano
intorno alla metà della Falce e con la stessa intensità l’altra al bordo della
porta. «Non so nuotare. Non ho mai imparato e quando ci ho provato ho rischiato
di annegare.»
«Adesso non accadrà» rispose Billy.
«Questa vasca non è quello che sembra. Sul fondale c’è un’altra stanza, priva
di acqua. Ne sono sicuro.»
«Non c’è più tempo» urlò Michelle,
indicando la piscina. Le creature erano a metà del tragitto che le divideva da
loro. «Se non ci immergiamo adesso, saranno troppo vicini e non potremo
sfuggirgli.»
Betty stava per scoppiare a piangere.
«Vi prego, no. Non costringetemi a farlo.»
Kenny
guardò verso il basso. L’acqua sporca degli spogliatoi procedeva
inarrestabile, era già arrivata al ginocchio. «Se non ci sbrighiamo, annegherai
davvero. Presto tutta l’area sarà immersa nell’acqua.»
Billy guardò Donovan. «Odio doverlo
fare, ma dobbiamo obbligarla.»
Donovan annuì e gli porse la metà della
Falce. Poi staccò la mano con cui Betty si arpionava alla porta, la sorresse dietro la schiena con un braccio e
le mise l’altro sotto le gambe e con decisione e dolcezza la sollevò da terra.
«Fidati di me. Andrà tutto bene.»
«Donovan… ti prego…» lo supplicò lei, rannicchiata
tra le su braccia e schiacciando il viso contro il suo petto e facendo alzare
gli occhiali sul naso.
Il ragazzo la strinse a sé. «Sarà rapido
e indolore. Te lo prometto» le disse in tono rassicurante. «Chiudi gli occhi e
prendi un respiro.»
«Sei sicuro che il nostro avversario si
trova oltre il fondale?» domandò Kerry, osservandolo ancora una volta scettica.
Billy annuì, afferrando con entrambe le
mani la metà ad ascia della Falce e portandosela davanti al petto. «Al cento
per cento.»
Raggiunse il bordo della vasca e guardò
ai lati: Michelle, Kerry e Kenny alla sua destra e Donovan con in braccio Betty
alla sinistra. «Tuffatevi!»
Saltarono tutti insieme, si scontrarono
con l’acqua maleodorante e sudicia, chiudendo gli occhi, trattenendo il respiro
e lasciandosi sprofondare.
Il liquido lambì le loro teste pochi
attimi prima che i Mostri della Laguna arrivassero a sfiorarli.
Si inabissarono, sparendo nel fondale
oscuro.
Continua…?
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