Betty e Michelle corsero nel corridoio,
schivando gli altri ragazzi, per arrivare all’aula di matematica. Betty aveva
convinto l’amica a darle sostegno per andare a parlare con Zec prima che si
incontrassero con gli altri ragazzi per una ricerca approfondita su Elliott
Summerson.
«Mi sembra di fare l’impicciona» disse
Michelle, con l’affanno.
«No, siamo solo delle buone amiche che
sono in pensiero per lui» rispose ed era convinta delle sue parole.
Per quanto Zec ripetesse che stava bene
e non c’era nulla di cui preoccuparsi, lei non era affatto convinta che
occuparsi delle ricerche su come Elliott Summerson fosse finito in coma e su
come risvegliarlo, lo lasciassero tranquillo. Soprattutto perché c’èra l’alta
probabilità che il risveglio di Elliott portasse alla scomparsa definitiva di
Billy.
Sorpassarono un ragazzo dalle spalle
larghe e si ritrovarono l’amico di fronte.
Zec le guardò sorpreso. «Che ci fate
qui? Pensavo dovessimo vederci in aula multimediale per il nostro progetto del
doposcuola.»
«Sì, ma volevamo fare la strada insieme»
fece Michelle, cercando di sorridere con fare confortante.
«È solo una rampa di scale» rispose Zec.
«Cosa mi nascondete?»
Betty gli afferrò in modo amichevole il
braccio con cui reggeva libro e quaderno. «Niente. Abbiamo pensato… ecco,
magari ti andava di fare due chiacchiere e preferissi non parlare davanti a
Billy.»
«Non che ci sia qualcosa di male a
parlare in presenza del tuo fidanzato» aggiunse Michelle e afferrò
premurosamente l’altro braccio del ragazzo.
Betty annuì. «Giusto. Così come è
normale se tu, come dire, preferissi non svolgere le ricerche su Elliott.»
«Perché non dovrei volerlo?» domandò
stupito. «Mi rendo conto che tutta questa faccenda della Bocca dell’Inferno è
pericolosa.»
Nel corridoio ormai deserto, Michelle la
guardò annaspando, non sapeva più come introdurre l’argomento in modo delicato.
Betty si fece coraggio e disse: «Ovviamente, ma noi intendevamo la questione in
modo più personale. Per te e… Billy.»
Zec si irrigidì e si liberò bruscamente
dalla loro presa. Si voltò in modo da essere di fronte a entrambe e disse: «Non
fatelo, non trattatemi in questo modo.»
«In che modo?» chiese Michelle.
Betty si mordicchiò il labbro
imbarazzata. «Noi stavamo solo…»
«So cosa stavate facendo» ribadì Zec
serio. «E non voglio che vi comportiate diversamente dal solito. Ho sentito
anche io quello che ci ha detto Billy e posso sopportarlo. Per cui piantatela
di trattarmi come se fossi fatto di vetro.»
Betty aprì la bocca per ribattere, ma la
pelle, i vestiti e l’intero corpo di Zec si tramutarono in liscio, delicato e
luminoso vetro, mentre il libro e il quaderno sgusciarono fuori dall’incavo del
braccio e sbatterono sul pavimento.
Billy raggiunse l’aula multimediale, il
quartier generale “ufficialmente non ufficiale” dove si radunava con il resto
della sua Scooby Gang, varcò la soglia aperta e trovò Donovan seduto in una
postazione. L’altro lo salutò con un cenno della mano destra, spostando il volto
dallo schermo del computer.
«Sei il primo?» domandò Billy,
appoggiando lo zaino sul pavimento e sedendosi di fronte.
Donovan lo guardò offeso. «Perché sembri
tanto sorpreso?»
«No, non lo sono, ma ero quasi certo di
trovare qui Betty prima di tutti» si schermì. «Sai, è piuttosto precisa su
orari e cose così.»
«Sì, hai ragione.» Donovan sorrise e
spostò velocemente il mouse cliccando sul tasto sinistro. «A dirla tutta mi
sono preso la sesta ora libera e nell’aula non erano in molti, così ho iniziato
le ricerche.»
Billy rimase in silenzio a fissarlo.
Poi, dato che non continuava, lo esortò: «E cosa hai scoperto?»
«Sostanzialmente, niente.» Donovan si
passò una mano tra i capelli scuri e poi si buttò contro lo schienale della sedia,
intrecciando le mani dietro la nuca. «Speravo di avere fortuna o provare a
scoprire uno dei trucchetti da hacker di Betty, ma niente di fatto. Il nome
Elliott Summerson non mi ha portato a nulla di utile.»
Billy abbassò lo sguardo. «Non che non
lo apprezzi, ma tutto questo spirito d’iniziativa è per risolvere il problema
Bocca dell’Inferno o per far colpo su Betty?»
Donovan si sporse in avanti. «Se ti
dicessi un po’ per entrambi, mi crederesti?»
«Certo, perché non dovrei?» Billy alzò
il capo e tornò a guardare in volto il compagno. «Ammetto che sono sorpreso che
tu mi stia ancora intorno dopo tutto quello che abbiamo scoperto, ma ho fiducia
in te.»
«Grazie, credo.» Donovan si fermò a
rimuginare sulle ultime parole e poi lo fissò incuriosito. «Perché non dovrei
rimanere nel gruppo dopo le rivelazioni?»
Billy si fece schioccare le dita
imbarazzato. «Dal mio punto di vista, sei quello che ci ha rimesso di più da
quando sono comparso, con tutte le assurdità a mio seguito. Hai perso la
ragazza che ti piaceva e nessuno ricorda niente di lei e di voi come coppia.
Capirei se tu fossi… ecco un po’ arrabbiato.»
Donovan si alzò dalla sedia e andò a
mettersi in piedi davanti a lui. «Ti svelerò un segreto, ma se lo dirai agli
altri, negherò di aver mai detto una cosa simile.» Lo fissò deciso, ma con
sguardo gentile. «Da quella volta all’ospedale, di cui ci hai raccontato,
speravo di far colpo su Anika e quando lei si è interessata a me, ero al
settimo cielo. Ma mi sono reso conto anche che mi rendeva qualcuno diverso da
quello che sono in realtà. Non è stata colpa sua, probabilmente ero io a
comportarmi contro la mia natura, pensando di assecondare le sue aspettative. A
ogni modo, quando ti ho incontrato e mi hai slavato e minacciato, è come se
avessi ritrovato me stesso. Non so se sei reale o solo la parte della mente di
un’altra persona, ma non rinuncerei mai ad averti come amico.»
Billy rimase di stucco. «Wow. Da che
ricordo è la cosa più bella che mi sia mai stata detta.»
«Bene» fece Donovan sorridendo.
«Possiamo anche abbracciarci. Sono sicuro della mia sessualità. Però non vorrei
scatenare la gelosia di Zec. L’ho visto incavolato e non è piacevole.»
Billy sorrise di riflesso. Si rese conto
di non aver mai capito quanto Donovan fosse importante a tenerli uniti. Non era
uno sbruffone, le sue battute alleggerivano il dramma che spesso dovevano
affrontare. Si alzò in piedi e allargò le braccia. «Non preoccuparti. Anche
questo farà parte del nostro segreto.»
Donovan si avvicinò un po’ impacciato,
ma gli squillò il telefono. «Scommetto che è il tuo ragazzo che ci ha sentiti.»
Poi afferrò il cellulare, lesse il nome del chiamante sul display e disse
compiaciuto «Ah no, a quanto pare è qualcun altro.» Schiacciò il tasto di
risposta. «Betty, dimmi, hai…cosa? Aspetta, parla più piano.»
Billy lo osservò cambiare espressione.
«Sì, è qui con me» rispose facendogli
segno di raccogliere lo zaino. «Ok. Arriviamo subito.» Donovan rimise il
cellulare in tasca e andò a prendere lo zaino nella sedia accanto a quella in
cui era seduto.
«Che succede? Dove andiamo?»
«Dalle ragazze. La Bocca dell’Inferno ha
colpito ancora e per essere precisi ha colpito Zec.»
«Gli è bastato dirlo per diventare di
vetro?» chiese nuovamente Billy.
Michelle annuì, chiudendo la porta della
classe di matematica, dove lei e Betty avevano spinto con fatica la statua di
Zec.
Billy girò intorno al fidanzato in vetro,
posizionato tra la cattedra e un armadio. «Avrei dovuto avvertire che stava per
accadere. Da qualche settimana il mio senso del soprannaturale fa i capricci.»
«Di questo ci occuperemo un’altra volta»
disse Betty, agitata. «Come aiutiamo Zec?»
Billy notò che tutti e tre gli amici
riuniti nella stanza avevano lo sguardo rivolto su di lui. «Sinceramente non lo
so. È qualcosa di… nuovo, anche per me.»
«Vuoi dire che resterà così per sempre?»
chiese allarmata Michelle.
Billy si mise le mani nei capelli,
doveva essere l’eroe della situazione, ma era perso quanto loro. «Non lo so.
Non riesco a capire più nulla. Sono parte della causa delle stranezze, ma non
ho idea di come risolverle. Se fosse un vampiro, un licantropo o un demone
potremmo usare i riferimenti che sappiamo, ma questo?»
Donovan si avvicinò alla statua.
«Cerchiamo di non perdere la calma. C’è sempre una soluzione.» Si voltò a
guardare Zec in forma di scultura e poi disse: «È stata una specie di
auto-trasformazione. Michelle, a te è successo qualcosa di simile quando sei
diventata invisibile, come ne sei uscita?»
«Ecco, mi ha aiutata Dana» rispose lei
arrossendo.
«Perfetto. Chiamiamo Dana la demone. Zec
ha il cellulare che le ha dato, giusto?» propose Donovan.
«Penso lo abbia sempre addosso» disse
Betty. «Quindi dobbiamo supporre che è di vetro anche quello. E
inutilizzabile.»
«La Falce» disse all’improvviso Billy.
Michelle inorridì. «Vuoi usarla contro
di lui? Andrà in mille pezzi.»
«No, possiamo provare a usare il suo
potere. È pur sempre un oggetto mistico» spiegò Billy. «A meno che non avesse
addosso anche quella.»
«No, era il mio turno di tenerla.» Betty
frugò nella borsa appoggiata sul primo banco a sinistra ed estrasse l’arma.
«Come facciamo a sfruttarne il potere?»
La risposta di Billy venne interrotta da
uno sferragliare improvviso. Alla base delle finestre comparvero delle sbarre
che si innalzarono lungo il vetro, bloccando l’apertura. Tutti e quattro si
voltarono verso la porta, ma una catena apparve e si avvolse intorno al pomello
e terminò con un lucchetto, il cui scatto sigillò la stanza.
«Che diavolo succede adesso?» imprecò
Donovan.
Michelle si avventò sulla porta e provò
a rompere il lucchetto. «È indistruttibile.»
Billy si guardò attorno. La pelle gli
pizzicò come se avesse strisciato gambe e braccia in un campo di ortiche, un
brivido cavalcò la spina dorsale e percepì nel cuore un senso opprimente di
pericolo, tutte sensazioni familiari. «Ragazzi, lo sento di nuovo. Il mio senso
del soprannaturale ha ripreso a funzionare. È opera della Bocca dell’Inferno.»
«La Bocca dell’Inferno ci vuole
imprigionare nell’aula di matematica?» domandò incredulo Donovan.
«Ovviamente no» si intromise Betty,
stringendo la presa sulla Falce. «È chiaro che c’è dietro qualcuno e questa è
la manifestazione di un suo sentimento.»
Dall’esterno la porta venne colpita
ripetutamente. La catena tintinnò e il pomello girò a fatica, fino a venire
scardinato e cadere pesantemente sul pavimento con gli arnesi che lo
bloccavano.
Michelle indietreggiò di un paio di
passi. «Quel qualcuno sta venendo a prenderci?»
«Non sono sicuro.» Billy si parò davanti
a Zec in forma statua di vetro. «Ma tenetevi pronti ad affrontare qualunque
cosa.»
Betty divise la Falce e porse a Donovan
la parte dell’ascia. Lui le si avvicinò, afferrò l’arma e poi rimase davanti a
lei di un passo.
La porta subì ulteriori colpi. Ormai non
c’era più nulla a tenerla chiusa. Udirono un urlo violento provenire
dall’esterno, un ultimo colpo più forte dei precedenti e poi la porta si staccò
dai cardini e cadde in verticale con un tonfo sul pavimento, alzando un sottile
alone di polvere.
Billy osservò gli amici illesi. La luce
al neon del corridoio tremolò un paio di volte, impedendogli di scorgere con
precisione chi fosse lì fuori. Si fece coraggio e avanzò, per scoprire se chi
li avesse liberati fosse in realtà un pericolo peggiore. Superò Betty e Donovan
e poi Michelle.
Arrivato con un piede sopra alla porta
stesa a terra, Billy si trovò davanti i responsabili e spalancò la bocca per la
sorpresa. «Che ci fate voi qui?»
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