Sorge Oscurità Maggiore 8: Sul Viale dei Ricordi Oscuri
Billy rimase confuso a fissare la porta
del suo appartamento.
Zec lo stringeva a sé, accarezzandogli
la schiena. «Passami le chiavi.»
«Sì, giusto». Infilò entrambe le mani
nelle tasche davanti dei jeans e frugò fino a trovare il mazzo. Era
frastornato. Una parte della sua mente era rimasta con i suoi amici, aveva fatto
il viaggio in autobus in silenzio ed era lì sul pianerottolo con gli altri
quattro. L’altra parte era ancora in quel parcheggio, a vedere in una sequenza
infinita la scena di Nicole che si allontanava dentro l’auto.
«Lascia, faccio io.» Alla sua destra,
Michelle gli sfilò gentilmente le chiavi dalle dita e inserì quella della porta
nella serratura.
Billy si lasciò condurre all’interno,
attraversarono il soggiorno e Zec lo accompagnò fino al divano, facendolo
sedere e prendendo posto vicino a lui.
Donovan entrò per ultimo e chiuse la
porta. Emise un verso a labbra strette e l’intero corpo fu scosso da un
brivido. «Non riesco a pensare a quello che ha fatto Oscurità Maggiore senza
tremare. È stato spaventoso.»
«L’estensione del suo talento psionico è
sorprendente» esclamò Betty. «In senso negativo» precisò.
«Mi chiedo fino a che punto le ha
cancellato la memoria» disse Michelle, posando le chiavi sul tavolo. «Nicole
Racher viveva a Dorms, avrà ancora familiari e amici qui, come giustificherà il
non riuscire più a venire a trovarli? E cosa farà se sarà obbligata a dover
tornare per ragioni personali o legali?»
«Possiamo evitare di parlarne in questo
momento» suggerì Zec.
Nel silenzio imbarazzato che seguì,
Billy sollevò il capo. Non aveva ascoltato con attenzione i discorsi dei suoi amici,
ma aveva seguito una sensazione che gli formicolava nella testa. «Ero collegato
a lui. A Oscurità Maggiore. In modo superficiale e sento ancora un residuo e
dobbiamo sfruttarlo.»
«Billy, amico, non mi sembri nelle
condizioni di fare giochetti mentali» replicò Donovan.
Zec guardò torvo l’altro ragazzo.
«Potevi usare un po’ più di tatto, ma sono d’accordo.» Gli massaggiò la spalla
destra. «Sei sconvolto, hai avuto … non so neanche come definirlo.»
«No! Dobbiamo farlo ora» insistette
Billy. «Con questa traccia psichica che mi ha lasciato addosso, posso accedere
ai ricordi dolorosi di Elliott, posso trovare un indizio su cosa lo ha spinto
alla scelta del sonno.»
Betty si prese il mento nella mano
sinistra, picchiettando l’indice sulla guancia. «In effetti, non ha torto.
Avevo svolto delle ricerche dopo la telefonata con Nicole. In ospedale hanno
detto di aver diagnosticato a Elliott una malattia come la “Sindrome della
Bella Addormentata” e recenti studi ne hanno evidenziata una variante nuova
chiamata “Sindrome della Rassegnazione: il paziente si chiude in un sonno senza
risveglio a seguito di un evento traumatico. Scovare l’evento potrebbe davvero
risvegliare Elliott e annullare tutto. Oscurità Maggiore compreso.»
«Aspetta, non possiamo essere così
precipitosi» rispose Donovan. «Prima di tutto, Billy è sotto shock e ripeto non
è la condizione ideale. Secondo, cosa accadrà a voi che siete stati mutati
dagli effetti del sogno? Nessuno ci ha dimostrato che non svanirete appena
Elliott aprirà gli occhi.»
«Abbiamo sempre avuto questo dubbio, ma
non abbiamo mai smesso di cercare un modo per chiudere la Bocca dell’Inferno e
svegliare Elliott» replicò Zec. «Non cambieremo idea ora.»
Donovan alzò le mani in difesa. «Non
intendo questo. Dico solo che possiamo aspettare un momento in cui sia meno
stressato e abbiamo raccolto più informazioni.»
Billy si mise in piedi. «Non possiamo
perdere altro tempo. Ogni minuto che passa, la traccia mentale si indebolisce e
rischiamo di non avere più un’occasione simile.»
Michelle si slacciò il cardigan. «Ok,
però non sei mai risuscito ad avere un contatto volontario e prolungato con la
mente di Elliott. Nemmeno quando eri in piena forma e gli eri molto vicino. Sei
sicuro di riuscirci adesso? E se Oscurità Maggiore ti percepisse?»
«Usiamo la Falce, è qui in casa,
giusto?» Betty avanzò verso il centro del soggiorno, a pochi passi da lui.
«Faremo come ha fatto Sasha: ti aiuteremo, potenziando il tuo potere mentale e
allo stesso tempo ti nasconderemo a Oscurità Maggiore.»
Zec inarcò un sopracciglio. «Siamo
davvero in grado di farlo?»
Billy non lo sapeva, ma individuò un’ombra
tremolare all’angolo della porta d’ingresso e una figura prendere forma. Un
personaggio che gli era familiare. «Di sicuro può farlo lei.»
Gli altri alzarono e voltarono lo
sguardo, seguendo il suo.
La Prima Cacciatrice mosse tre passi
nella loro direzione. «Posso. Tu sei in
grado di sopportare ciò che vedrai?»
«Sempre criptica e poco rassicurante»
commentò Donovan. «Dobbiamo capire come fa a essere sempre dove vuole, quando e
come vuole.»
La donna dall’aspetto primitivo piegò di
lato il viso nella direzione del ragazzo. «A tempo debito, tutto sarà chiaro.»
Riportò lo sguardo su di lui. «Inoltrarsi in sentieri oscuri porta un dolore
lacerante. Sei convinto della decisione?»
Billy si morse il labbro inferiore. Era
ancora diviso in due. La sua volontà di mettere fine ai piani di Oscurità Maggiore
lo spingeva ad accettare; il terrore di sperimentare ancora quel senso di
perdita, come essere spezzato dall’interno, lo frenava.
Zec si alzò dal divano, fermo al suo
fianco, gli strinse con i palmi le spalle. «Appoggeremo ogni tua scelta e ti
staremo a fianco. Decidi in pena libertà.»
La sua voce calda e rassicurante fu come
una medicina. Billy sapeva cosa voleva nel profondo: proteggere i suoi amici.
La scelta gli parve ovvia. «Accetto. Aiutaci e guidaci nella ricerca del dolore
di Elliott.»
La Prima Cacciatrice avanzò fino a
essergli di fronte. La mano destra scivolò sulla sua gota, regalandogli una
carezza. «Mio piccolo guerriero coraggioso.» Allungò poi il braccio sinistro,
il palmo aperto rivolto all’esterno. La Falce volò dalla stanza da letto e
planò per permetterle di stringere l’impugnatura in metallo con le cinque dita.
Michelle sgranò gli occhi. «Non
immaginavo potesse farlo.»
«Silenzio. Dovete essere concentrati» li
ammonì la donna. «Venite intorno a noi. Sedetevi e formate un cerchio.»
Billy osservò gli amici muoversi rapidi
e silenziosi per eseguire il comando. Lei gli fece segno si sedere a sua volta
e fece altrettanto, a gambe incrociate e
in modo da potersi guardare in viso.
«Le incursioni mentali sono insidiose»
disse, rivolta a lui e ai compagni. «Bisogna essere come un animale capace di
passare dallo stato di predatore a quello di preda. Vigili. Veloci.»
Billy annuì. «Cosa devo fare?»
La Prima Cacciatrice sorresse dal basso
la Falce, distendendola in orizzontale. «Afferrala nel punto sopra le mie mani.
Ritrova nei tuoi pensieri quella traccia di Oscurità Maggiore che è rimasta
impigliata e lasciati avvolgere.» Alzò lo sguardo sui quattro ragazzi seduti in
cerchio. «Voi mantenete le vostre menti su Billy. Non dovete farvi invadere da
altri pensieri o ricordi. Terrò tutti noi occultati da invasori esterni.»
La donna chiuse gli occhi.
Donovan, Michelle, Zec e Betty chiusero
gli occhi.
Billy adagiò le dita sul metallo freddo
della Falce e strinse con forza. Chiuse gli occhi e cadde in un vuoto
improvviso. Si aggrappò alla sensazione di superiorità provata in connessione
con Oscurità Maggiore. Dietro le palpebre serrate vide una massa scura e si
lasciò sprofondare.
Annusò l’odore di erba bagnata. Udì il
picchiettare della pioggia su ombrelli. Avvertì sulla pelle l’umidità.
Billy riaprì le palpebre e scrutò
l’ambiente intorno. Elliott era in piedi, con una felpa e dei pantaloni neri,
al cimitero. Stringeva tra le mani un’urna, davanti a una buca, accanto a una
lapide. Alle sue spalle una decina di persone tra uomini e donne, vestiti di
scuro e dai volti indistinguibili, lo distanziavano di poco, coperti da
ombrelli aperti per ripararli.
Le lacrime scendevano senza sosta dagli
occhi di Elliott, percorrendo i contorni del suo volto e mischiandosi poi con
la pioggia caduta sulla felpa. Avanzò e si inginocchiò sul terreno svuotato,
allungando in avanti le mani con cui sosteneva l’urna.
Billy si sporse per vedere meglio,
leggere il nome sulla lapide, o cogliere un particolare dell’oggetto pronto a
essere sotterrato. Fu trascinato in avanti, l’intero luogo fu risucchiato come
in un vortice invisibile.
Quando ritrovò l’equilibrio, era
altrove.
Riconobbe il retro di un’ambulanza,
Elliott era seduto, dandogli le spalle e coprendo qualcuno disteso.
Udì un flebile rantolio e un respiro
faticoso.
Billy notò la schiena di Elliott scossa
e a fatica lo sentì pronunciare parole indecifrabili per colpa dei singhiozzi.
Si avvicinò per ascoltare e di nuovo l’immagine davanti a lui fu squarciata.
Una forza improvvisa lo strattonò, fu
sbalzato in un altro posto e con fatica resistette alla nausea e alle vertigini.
Barcollò, cadendo su una sedia da
scrivania. Si guardò attorno e la stanza in cui era finito era la camera di
Elliott, la stessa in cui lo aveva visto mentre prendeva la decisione di
indursi il sonno.
Billy si alzò e rivide Elliott steso a
letto, però era più giovane rispetto ai ricordi precedenti. Gocce di sudore gli
imperlavano la fronte, il volto era arrossato e il corpo mosso dagli spasmi
della febbre.
Compì un passo e i loro sguardi si
incrociarono.
«Questa volta brucerò e basta.» La voce
di Elliott era un sussurro.
Billy la udì alla perfezione e poi fu un
divampare di calore opprimente.
Billy balzò in posizione eretta,
annaspando per cercare l’aria.
Il rimbombo metallico della Falce che
cadeva sul pavimento lo riscosse, ridando pace ai suoi sensi e mostrandogli di
essere nel suo appartamento.
Zec fu subito in piedi al suo fianco.
«Stai bene? Abbiamo assistito a tutto con te.»
Billy lo guardò confuso. Doveva mettere
ordine tra quei ricordi rivissuti a velocità aumentata, ma si accorse subito
della mancanza di qualcuno. «Dov’è la Prima Cacciatrice?»
«Quando abbiamo aperto gli occhi, non
c’era più» gli rispose Donovan. Sciolse le gambe incrociate e si rialzò. «E non
sono sorpreso.»
Betty si avvicinò e gli sfiorò il
braccio sinistro. «Quello che abbiamo visto… credo fossero eventi legati alla
morte di qualcuno. Hai idea di chi fosse?»
Billy scosse la testa. «È stato troppo,
in tutti i sensi.» Era triste, immalinconito, arrabbiato, rassegnato e non
riusciva a spiegarsi il miscuglio di quelle emozioni.
Michelle si alzò da terra e si andò a
sedere sul divano. «Quell’ultima frase, ha un qualche significato per te?»
Billy non ne era certo. Il suo istinto
gli suggerì che era il mezzo per interpretare tutto il resto fino a comprendere
l’intera sequenza. «Non ancora. Però posso dirvi che sono già stato in quella
camera da letto, poco prima di cadere nello stato catatonico all’istituto
Reicdleyen e quelle parole mi suonano come un avvertimento. Sono la nostra
unica possibilità di conoscere le vere ragioni della scelta di Elliott.»
Continua…?
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