lunedì 29 luglio 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 65

 Il Gioco del Branco 29: La Sincerità ti Rende Omega

 

Michelle addentò il mini burrito con pollo, pomodoro e insalata e masticando, si guardò intorno, passando in rassegna i volti dei ragazzi e delle ragazze nella mensa.

Seduta di fronte a lei allo stesso tavolo, Betty sbuffò infastidita. «Smettila, ti ho già detto che nessuno di loro è qui.» Si riferiva ai membri del branco, Chas, Aiden, Jordan e Dylan. Tutti e quattro erano presenti a scuola, li avevano intravisti nei corridoi, ma non li avevano avvicinati per sapere qualcosa di più su Sasha. «È chiaro che non sanno come comportarsi dopo gli eventi della notte di luna piena.»
Accanto a lei, Donovan infilò i rebbi della forchetta in due maccheroni al formaggio. «Billy e Zec sono in missione anche per questo. Hai novità?»
Betty spostò con la forchetta la sua pasta al formaggio nel piatto e mise il cellulare sul tavolo. «Ancora niente, ma dovrebbero scrivermi a momenti. La segretaria sarà in pausa pranzo e non dovrebbero impiegarci molto a scoprire se l’infermiera Kate è assente anche oggi.»
Michelle bevve un lungo sorso d’acqua dalla bottiglietta per ingoiare il boccone. «E sarebbe il terzo giorno che non si fa vedere a scuola.»
Betty annuì. «Conferma la nostra tesi che Sasha non ha riacquistato le forze per riportare questa emanazione di sé nella realtà.» Sollevò lo sguardo dall’amica e vide i gemelli Wood con i vassoi del pranzo in mano. «Venite, siamo qua» disse, sventolando il braccio destro sopra la testa. «E di conseguenza disorienta il suo branco e lo rende più vulnerabile.»
Kerry e Kenny raggiunsero il loro tavolo, posarono i rispettivi vassoi e lei si sedette al fianco di Michelle e il fratello nel posto vicino al suo.
«Nessuno degli altri ha tentato di avvicinarmi o parlarmi» disse Kenny, afferrando il mini burrito dal piatto.
Kerry parlò osservando Betty in volto. «Non lo considerano parte del loro branco. Forse perché Kate non ha avuto il tempo di introdurlo, o per il fatto che siamo vostri alleati.»
Donovan guardò l’altro ragazzo sottecchi. «E tu non senti nulla? Nessun messaggio subliminale dalla tua Alpha?»
Kenny si bloccò con il burrito quasi in bocca. «No, ve lo avrei già detto.»
«Sicuro?» insistette l’altro. «Magari ha un qualche trucco per impedirti di darci notizie e non te ne rendi conto.»
Betty ingoiò a fatica il boccone di pasta. Sapeva dell’antipatia del fidanzato per l’altro ragazzo, ma sperava si fosse attenuata dopo la nottata insieme in palestra. «Sono certa che non ha nessun controllo nascosto su di lui.»
«Non ti fidi di me?» domandò Kenny scuro. «Parla chiaramente» e dalla sua gola uscì un suono lieve, troppo simile a un ringhio.
«Abbiamo visto come gli altri lupi e banshee, o quello che è, sono fedeli a Kate, potresti esserlo anche tu e averci attirato in trappola.» Donovan sostenne lo sguardo dell’altro.
«Non c’è nessun inganno» replicò Kerry, allontanando la lattina di Coca Cola dalle labbra. «O non vi avremmo proposto di usare mio fratello come prima cavia per il vostro piano.»
Betty diede una vistosa gomitata al braccio del fidanzato. «Lo sappiamo e ci fa piacere abbiate accettato la nostra idea di collaborare. Donovan è solo troppo scrupoloso.»
Lui aprì di nuovo la bocca per ribattere, ma il trillo del cellulare sul tavolo lo zittì. Lei sbloccò lo schermo e lesse il messaggio di Billy. «È confermato: Kate Silver è assente anche oggi, non corriamo rischi.»
«Gli altri del suo branco però sono qui a scuola» ricordò prontamente Michelle. «Non è sicuro agire dove possono raggiungerci facilmente.»
Kerry si pulì le labbra con un tovagliolo di carta. «Ha ragione, se abbiamo una possibilità di liberare mio fratello non possiamo farlo dove ci possono fermare.»
Betty arricciò ilo naso. Non aveva pensato a quell’eventualità. Si rimproverò: stava perdendo colpi, succedeva sempre più spesso che i suoi piani avessero difetti rilevanti. Doveva stare più attenta ai dettagli. «Ok, ma quale sarebbe un luogo sicuro?»
«Casa nostra» le rispose Kenny. «Nostro zio è fuori per lavoro fino alle sette e se dovessero farsi vivi, saremmo in vantaggio.»
«Non so…» temporeggiò Betty. Non potevano andare tutti e cinque a casa dei gemelli. «È meglio che qualcuno resti a sorvegliare il branco, non si sa mai. Qui a scuola almeno potremmo fare entrambe le cose.»
«No, casa nostra è il posto migliore» ribadì Kerry. «Uno di voi verrà con me e Kenny, gli altri resteranno qui a controllarli. Abbiamo l’ultima ora buca. Vediamoci sul retro della scuola.»
La campanella della fine dell’ora di pranzo suonò, i gemelli afferrarono i vassoi e abbandonarono il tavolo. Guardando le loro schiene allontanarsi, Betty risme interdetta nel non aver potuto far valere le sue ragioni.    
 

Seppur all’esterno della scuola e con un vento freddo che pensava avrebbe fatto rabbrividire perfino un pinguino, Betty scoppiava dal caldo. Era furiosa e la colpa era di Donovan, tranquillo in piedi al suo fianco.

«Kerry ha detto solo uno di noi» gli ripeté per la quarta volta in meno di un’ora.
«Te l’ho già detto: non si arrabbierà se siamo in due.»
«Non è questo il punto. Eravamo d’accordo che sarei andata io. Gli altri hanno confermato che non era un problema occuparsi di Jordan e compagni, quindi perché ti sei imposto per venire?»
Lui la guardò incrociando le braccia. «Sembra ti dia parecchio fastidio.»
«Certo! Mi sembra di essere controllata… come se avessi tre anni.»
«È per la tua sicurezza, non sappiamo se Kenny reagirà da licantropo.»
Betty spalancò la bocca sconvolta. «Mi prendi in giro? Ho ha avuto a che fare due volte con Kenny da lupo mannaro e me la sono cavata benissimo.»
«Non si sa mai, uno in più è meglio.»
«C’è Kerry e ha superforza e istinto da Cacciatrice» replicò. Compì un paio di respiri per calmarsi e disse: «Tu sei geloso, ne abbiamo già parlato più volte e sta diventando ridicolo.»
Donovan sbuffò. «Non mi fido di lui. Avrei accompagnato chiunque degli altri fosse andato al tuo posto.»
Betty lo guardò di sbieco da dietro le lenti degli occhiali. Non era sicura di poter credere a quella risposta e non le piaceva continuare a mettere in dubbio il suo rapporto con lui. Pretendeva che si fidasse di lei e si accorse di dover fare lo stesso. Sollevò lo sguardo e vide i gemelli Wood avvicinarsi: in ogni caso la loro conversazione terminava lì.
Kenny li squadrò. «Viene anche lui?»
Donovan esibì il più forzato dei sorrisi. «Sì, è un problema?»
Betty esaminò l’altro ragazzo scuotere la testa, ma non percepì nessuna emozione. Kerry scrollò le spalle e fece cenno di incamminarsi. Donovan la prese sottobraccio e procedettero dietro gli altri due.
 

L’interno della casa dello zio dei gemelli Wood era confortevole, almeno il salotto dove i padroni di casa li fecero fermare, appendendo le giacche a portabiti fissati alla parete accanto all’ingresso. Betty pensò che la stanza avesse un arredamento un po’ scarno, ma tenne l’opinione per sé. Il tragitto per raggiungere l’abitazione era già stato contraddistinto da un silenzio imbarazzante.

Kenny si lasciò cadere sul divano a tre posti. «Quindi? Adesso in cosa consiste il vostro piano?»
«Ecco…» Betty si schiarì la voce. «Come ha spiegato Dana, la presa di Kate su di voi è legata al vostro segreto condiviso solo con il  branco, rivelandolo anche a noi rompereste il legame e ciò che vi ha fatto.» Prese qualche istante per scegliere con cura le parole. «Non ti giudicheremo, puoi parlare liberamente e raccontarci quello che non sei riuscito a confessare a nessun altro.»
Kenny abbassò lo sguardo.
«Volete qualcosa da bere?» domandò Kerry. «Non credo abbiamo molto: acqua, succo d’arancia, forse della soda.»
«No, grazie» rispose Donovan, prendendo posto sull’unica poltrona alla sinistra del divano e tenendo lo sguardo fisso sull’altro ragazzo.
«Grazie, sono a posto» replicò Betty.
Kerry annuì e si diresse comunque in cucina, tornando poco dopo con una lattina di soda e una sedia, la posizionò all’altro lato del divano e si sedette.
Betty passò in rassegna i tre presenti e si mordicchiò il labbro inferiore. Non ci volevano poteri paranormali per percepire la tensione tra loro: non era certo l’atmosfera ideale per facilitare una confessione.
«Stiamo aspettando» insistette Donovan.
«Non mettergli fretta» intervenne Kerry. Bevve un sorso della bibita. «Lo farà quando sarà pronto.»
«Sarebbe utile entro questa sera» commentò l’altro.
Kenny si girò di scatto verso il ragazzo. «Se hai fretta, puoi anche andartene. Basta uno di voi.»
Betty vide il suo fidanzato pronto a reagire e così lo anticipò. «Nessuno vuole farti pressioni e poi non c’è un noi e un voi. Siamo qui perché siamo della stessa… come dire… squadra.»
«Forse mio fratello non è a suo agio con voi due» disse Kerry. «Non voglio offendervi, ma magari preferisce prima confidarsi solo con me.»
«No» sussurrò Kenny.
Betty non ne fu sorpresa. Per quanto la gemella Wood fosse convinta del loro intaccabile legame fraterno, si era scordata che Kate aveva avuto il potere di trasformarlo perché ciò che Kenny teneva nascosto non lo aveva confidato a nessuno. Nemmeno a lei.
«Insomma, possiamo girarci intorno all’infinito, ma devi parlare» lo pungolò Donovan. «È facile.»
«Facile?» Dalla gola di Kenny sfuggì un ringhio. «Se fosse stato facile, non avrei dovuto tenerlo nascosto.» Le iridi divennero gialle, ciuffi di pelo si allungarono sulle basette e artigli scattarono dalle sue unghie.
Donovan balzò in piedi, posizionando le braccia davanti al petto per rispondere a un attacco.
Kerry scansò la sedia, lasciò la lattina sul pavimento e si avvicinò al fratello, prendendogli un braccio. «Kenny, non devi reagire così.»
Lui le ringhiò contro: «Lasciami stare.»
Betty si fece avanti. «Fai come ti dice.»
«Ma io vo…»
«Per favore!»
Kerry abbandonò la presa e arretrò dal gemello.
«Non riesco, andatevene via tutti!» sbraitò Kenny.
Betty gli andò quasi di fronte. «Kate ti ha usato. Ti ha obbligato a rivelarle questo segreto e forse ti sembra di rivivere lo stesso con noi, ma volgiamo liberarti dal suo controllo. Non può essere niente di tremendo.»
Lui sollevò il viso e la guardò dritto negli occhi. «Non voglio resuscitare mio padre.»
La frase gli uscì tutta d’un fiato, nei suoi occhi Betty vide una profonda vergogna e un senso di colpa. «Non c’è niente di male in questo. Anzi, è una decisione saggia.»
«Lei non è d’accordo» le rispose e girò il viso verso la sorella.
«È quello che pensi?» domandò Kerry, incrociando le braccia sul petto. «Per questo non ti sei confidato con me?»
«Ti saresti arrabbiata e avresti cercato di convincermi del contrario, ma non voglio farlo, anche se avessimo già la Falce» continuò Kenny. «Dopo aver visto come poteva essere quando la scuola era un miscuglio d’inferni e come Kate, o Sasha ha stravolto Chris Hogan, sono sicuro che non riporteremmo papà in vita, non il vero lui. Sarebbe qualcosa di…»
«Abominevole» concluse la gemella al suo posto. «Ne sono certa anche io. Mi dispiace averti fatto pensare che ti avrei obbligato e peggio che tu avessi tanto timore di dirmelo.»
Betty la fissò stupita. «Quindi anche tu non sei più dell’idea di resuscitarlo.»
Kerry abbozzò un sorriso. «Alle fine avevate ragione voi. Gli ultimi eventi mi hanno fatto riflettere: rischieremmo di portare nella realtà qualcosa di mostruoso e dovremmo liberarcene. E sarebbe ancora più doloroso.»
Kenny le andò accanto e le accarezzò la spalla. «Perché non me ne hai parlato prima?»
«Non so. Forse anche io temevo una tua reazione diversa.  Da ora in poi, ci confronteremo per tutte le decisioni importanti e senza aver paura di essere sinceri.»
«È tutto qui? Non avete altro da confessarvi?» Donovan abbassò il braccio sinistro e si grattò il mento con la mano destra. «Perché se è così, qualcosa comunque non ha funzionato, lui è ancora un licantropo.»
Kenny si toccò i ciuffi di pelo sulle basette e fissò confuso gli artigli.
Betty ricordò all’improvviso le esatte parole di Dana e non c’era nessuna garanzia di liberarlo anche della mutazione. Però aveva bisogno di una conferma. «Prova a collegarti con gli altri del branco e poi muta di nuovo forma in umano, cambiando un solo particolare.»
Lui chiuse gli occhi e li riaprì pochi secondi dopo. «Non percepisco nessuno di loro. Non saprei dirvi dove sono, o cosa stanno facendo.» Seguì l’ordine, annullò la trasformazione. Si concentrò di nuovo e fece spuntare gli artigli dalla mano destra. «Che significa? Continuerò a trasformarmi?»
Betty lo guardò dispiaciuta. «Temo di sì, a quanto pare ti abbaiamo reso un Omega: un lupo mannaro senza un branco.»
 

 

                                                             Continua…? 

lunedì 15 luglio 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 64

 Il Gioco del Branco 28: Un Gioiello per Rintracciarti

 

«Come coincidenza è parecchio strana, voglio dire: un’altra persona in coma e con poteri mentali qui a Dorms?» disse Donovan, spingendo la schiena contro la sedia, facendola scricchiolare.

Billy sentì il suo sguardo indagatore vagare per l’aula multimediale, in cui si erano ritrovati alla fine delle lezioni, fino a posarsi con insistenza su di lui. Fermo in piedi, appoggiato alla parete accanto all’entrata, fece spallucce. «Non so che dirti, negli ultimi due giorni ho immaginato ogni altra spiegazione e questa rimane la più plausibile.»
«E il più delle volte è così: la soluzione più ovvia è anche quella corretta» replicò Betty, dandogli le spalle e pigiando rapida le lettere sulla tastiera, osservando lo schermo del computer davanti al quale era seduta. «Un controllo incrociato tra ospedale e notizie del quotidiano locale, conferma che Sasha DiVittis è in coma dopo un incidente stradale, avvenuto all’incirca poco più di un anno fa e in cui sua sorella Crystal ha perso la vita.»  
Zec comparve sull’uscio con il fiatone. «Scusate il ritardo. Cosa mi sono perso?»
«L’ennesima conferma che ciò che ci succede negli ultimi tempi è tutto collegato» rispose Billy.
«O l’ennesima riprova che è tutto troppo facile» sottolineò Donovan.
«Elliott mi ha fatto apparire più o meno nello stesso periodo in cui Sasha è finita in ospedale» continuò ignorandolo. «E nel sogno che abbiamo visitato, due ragazze viaggiavano in auto. Non sono semplici coincidenze, sono prove.»
Betty si voltò a guardarlo. «Però questo non spiega tanto altro. Come mai è in collera con te? Cosa ne ha fatto di Elliott e della Falce? Chi o cosa è Kate Silver?» contò i suoi dubbi sull’indice, il medio e l’anulare della mano destra, mentre li elencò.
«Odio essere io a dirlo, ma Kate potrebbe essere l’equivalente di Billy…» ipotizzò Zec, evitando di guardarlo in volto. «Un’emanazione della psiche di Sasha, il suo avatar nel mondo reale per vendicarsi. Mentre lei interagisce senza una vera forma sotto lo pseudonimo “S” e tramite i messaggi.»
«E come mai, di punto in bianco, ha deciso di aiutarci, combattendo la sua creazione e guidandoci da lei?» domandò Donovan, aggrottando la fronte.
Billy rimuginò su quella domanda. Era venuta in mente anche a lui e inevitabilmente lo aveva fatto tornare a porsi dubbi sulla sua stressa esistenza: si poteva considerare una persona reale? E quanto le sue scelte erano davvero solo sue?
Betty chiuse le finestre delle sue ricerche online, facendo riapparire lo schermo con il logo del liceo di Dorms. «Forse è più inesperta di Elliott e non la controlla come crede.»
Il cellulare nella tasca dei jeans di Billy suonò, lo estrasse e lesse il nome di Michelle sullo schermo. «Ciao, come va l’influenza?»
«Meglio, grazie» rispose l’amica all’altro capo della comunicazione. «Anzi, non sono contagiosa e possiamo vederci, mi è venuta un’idea sul mistero Sasha, Kate ed Elliott.»
«Ah… ne stavamo discutendo adesso..»
«Possiamo continuare a casa mia. Vi aspetto.»
Chiuse la chiamata senza dargli tempo di parlarne con gli altri presenti e Billy ripose il cellulare in tasca. «Dobbiamo andare, a quanto pare anche Michelle ha una sua teoria.»
 

Osservando la lavagna di plastica che avevano già usato per riassumere i loro indizi, sistemata nello spazio tra il tavolino e il televisore nel salotto di casa di Michelle, Billy si domandò come avesse fatto l’amica a portarla al piano inferiore da camera sua tutta da sola.

«Oltre alla conferma che S, il nostro stalker dei messaggi, è Sasha, fin qui siamo arrivati alle stesse conclusioni» disse Michelle, in piedi accanto alla lavagna, con indosso la vestaglia di pile rosso che le copriva il pigiama. «Con una differenza, credo che in realtà Sasha non abbia poteri forti quanto quelli di Elliott, ma si sia solo agganciata alle sue capacità mentali, per potenziare le sue.» Tracciò una linea con il pennarello evidenziandola due volte e risaltando così il collegamento tra i nomi SASHA ed ELLIOTT.
Seduto sul divano, Donovan si grattò la testa confuso. «Un po’ come quando ti attacchi abusivamente a una rete Wi-Fi?»
«Più o meno. Però Sasha è molto più giovane di Elliott e non ha ancora sviluppato appieno i suoi poteri e aver dovuto alterare la realtà così spesso e in modi così vari in questi mesi, deve averla stancata» rispose la ragazza, coprendo la punta del pennarello con il tappo.
«E in questo modo rispondi alla domanda sul perché ha agito contro Kate e come mai lei è scomparsa appena arrivata accanto al letto, ma rimangono ancora aperte le due questioni più importanti» fece Betty, seduta accanto al suo ragazzo. «Il suo odio per Billy e dove ha nascosto Elliott e la Falce.»
«Sul primo non ne ho idea» rispose Michelle. «Però ho una teoria su come ritrovare lui e la nostra arma segreta.» Sollevò il capo e puntò lo sguardo verso le scale per il piano superiore. «Dana, puoi scendere adesso.»
Billy avvertì il corpo di Zec irrigidirsi in braccio a lui sulla poltrona. Il suo ragazzo girò lentamente il collo e osservò la sorella fare un’entrata in scena diversa dal solito.
Dana scese le scale con calma, girò intorno al divano e si posizionò accanto a Michelle.
«Non ci avevi detto ci fosse anche lei» intervenne, posando il palmo sinistro sulla schiena di Zec. 
«Le ho chiesto io di aspettare qualche minuto» rispose Dana.
Michelle si schiarì la voce. «Prima di andare avanti, volevo farvi sapere che io e lei stiamo insieme.»
Billy spostò gli occhi su Zec. Le spalle del ragazzo si rilassarono e si accoccolò di nuovo contro il suo petto, come se quella notizia gli avesse tolto altri timori. Spostò quindi la sua attenzione sugli altri due amici e i loro volti erano impassibili.
«Ok…» disse Betty. «Sono contenta per voi.»
Donovan sbuffò. «Bene, siamo tutti felici, ora puoi dirci cosa hai in mente per rintracciare il bell’addormentato perduto? La tensione mi sta uccidendo.»
Michelle si soffermò un paio di secondi su Zec e lui le sorrise in risposta. «Sì, giusto, in verità l’idea  è venuta a Dana… pensiamo di poter usare la Lacrima di Giulietta per collegare Billy al sé stesso principale.»
Zec inarcò un sopracciglio. «La collana che ti sei fatta dare dopo la sospensione della rappresentazione di Romeo e Giulietta dell’anno scorso?  Come può esserci utile?»
«Quel finto gioiello ha catturato l’energia della dichiarazione d’amore di Billy per te, fratellino» rispose Dana.
Donovan rise sarcastico. «Non è una spiegazione un po’ troppo smielata per i tuoi standard?»
Michelle gli puntò il pennarello contro. «Non offendere la mia ragazza!»
«Calma carotina» replicò Dana, accarezzandole la spalla. «E come al solito, zuccone, non hai colto il senso della questione. Elliott non ha un fidanzato al suo capezzale, quindi non si è mai dichiarato a nessuno, lo ha fatto Billy trovando un ragazzo di cui è innamorato e questo non è solo un simbolo d’amore: racchiude una forte componente psichica, la realizzazione di un desiderio inespresso.»
Betty spinse gli occhiali sul collo del naso. «Seguendo il tuo ragionamento, sarebbe un’esperienza che Elliott riesce a vivere attraverso Billy e quindi un legame diretto e qualcosa che la sua capacità di modificare la realtà cercherebbe comunque di proteggere.»
Dana applaudì. «Non mi deludi mai, Velma. Proprio così e la ragione per cui avevo cercato di impossessarmene: la mia garanzia di non svanire del tutto e mantenere magari qualche beneficio, nel caso il creatore di questa Bocca dell’Inferno si fosse svegliato, o peggio..»
«E ora saresti disposta a cedercelo altruisticamente?» domandò Zec serio.
Billy scrutò la sfida di sguardi tra i due fratelli. Era in dubbio sull’intervenire. Intromettersi tra loro lo metteva sempre in forte disagio. Oltretutto si sentiva una parte centrale del conflitto.
«Se non ci sbarazziamo di Kate, nessuno di noi sarà al sicuro e l’unico modo è ritrovare Elliott, sperando che il tuo ragazzo sappia come sfruttare la vostra Falce per fermare anche Sasha» ribatté Dana. «Ci guadagno anche io, puoi considerarlo un sacrificio necessario.»
Donovan balzò in piedi. «Se avete finito con i pipponi esplicativi, passerei all’azione.»
«Un attimo, vi ricordo che non ho idea di come fare questa cosa» intervenne Billy. Scostò gentilmente Zec da sé, spingendolo ad alzarsi. «L’ultima volta che ho provato qualcosa del genere, siamo finiti nel sogno confuso di Sasha e rischiavamo di venire azzannanti da un lupo gigante.»
«Questa volta non andremo tutti, solo tu» spiegò Michelle. «E Dana ti aiuterà a connetterti.»
La ragazza demone andò verso il divano e si sedette al posto di Donovan, in modo da essergli di fronte. Infilò la mano destra nella scollatura e tirò fuori la collana con il pendente giallo. «Sarà come una seduta di ipnosi. Dovrai solo rilassarti e fissare il ciondolo.» Tenne con le dita della mano sinistra la maglia del gioiello e la fece dondolare.
Nel silenzio piombato nel salone, Billy fissò la pietra gialla.
Oscillò in maniera ritmica e costante.
Destra. Sinistra.
Destra.
Sinistra.
Destra…
… l’odore acre di disinfettante si insinuò nelle narici e gli fece sgranare gli occhi.
Intorno a sé c’era la camera dell’ospedale Saint Mary. Non una qualunque.
Elliott era steso nel letto. Addormentato nel coma.
Billy gli andò accanto e lo osservò. Era proprio lui. Guardò la stanza intorno a sé ed era esattamente la stessa in cui lo avevano lasciato. Ma quella stessa stanza non c’era all’ospedale, nessuno riusciva a trovarla.
D’istinto si inginocchiò e scrutò sotto il letto. Della Falce non c’era traccia. Si rialzò e andò verso la finestra, fece scorrere la cordicella della veneziana sollevandola. All’esterno poteva vedere il panorama di Dorms: le strade della città erano popolate da automobili e persone in movimento.
Quello in cui si trovava era un luogo reale e non un altro sogno.   
Però non avvertiva nessun rumore, qualcosa li ovattava.
Camminò intorno al letto e raggiunse la porta della camera.
Piegò la maniglia e uscì all’esterno. Il corridoio era deserto.
Billy si voltò per rientrare, ma non trovò la porta. Era svanita. La parete spoglia colmava lo spazio tra le entrate delle altre due stanze sul lato.
«Non è possibile» sussurrò. «Ci sono appena stato.»
Appoggiò i palmi dove avrebbe dovuto trovarsi la porta e avvertì calore, tenue, tendeva a intiepidirsi. Una luminescenza giallognola colorò la sua pelle poi udì…
CRACK!
Billy sbatté le palpebre.
Era seduto sulla poltrona, nel salotto con i suoi compagni intorno e lo sguardo fisso su una scheggia di vetro giallo appesa a una catenina.
«Qualsiasi cosa tu abbia visto, ha funzionato» sentenziò Dana, raccogliendo i frammenti di vetro sparsi sulle cosce. «L’intensità di abbattere le difese mentali di Sasha ha mandato in frantumi il contenitore dell’energia psico-emozionale di Elliott.»
«Ero all’ospedale Saint Mary e lui era nella sua camera» rispose Billy, sbatté le palpebre, ancora un po’ stordito da quel ritorno repentino al piano fisico.
«Come è possibile? Abbiamo perlustrato l’edificio e non c’è traccia della camera di Elliott» obiettò Betty. «I gemelli Wood me lo hanno confermato.»
Billy ripensò agli ultimi istanti prima di riprendersi. La stanza c’era e poi all’esterno non esisteva più. «Perché è nascosta in bella vista» ragionò ad alata voce. «Sasha usa un semplice trucco mentale che altera la percezione, chiunque cerchi quella stanza non vede la porta d’ingresso e così non trova la camera. La tiene occultata, ma è sempre lì.»
«Quindi c’è anche la Falce» disse Donovan gongolante.
Billy scosse la testa. «La stanza è in ordine, come l’abbiamo lasciata l’ultima volta che ci siamo stati, ma senza l’arma.»
Michelle si lasciò cadere sull’altra poltrona al lato sinistro del divano. «Quindi siamo al punto di partenza.»
«Non proprio: sappiamo che Elliott non è stato spostato» replicò Zec.
Billy annuì. «E possiamo riuscire a rintracciarlo, dobbiamo solo far cedere le ultime difese di Sasha e sappiamo già che è allo stremo delle forze psioniche. Il primo passo sarà sciogliere il branco e grazie al trattamento di Dana con Kenny, consociamo la giusta strategia: devono ammettere i loro segreti.»
«Sai che non lo faranno mai spontaneamente» gli fece notare la ragazza demone.
Billy non perse il suo sguardo deciso. «Li obbligheremo a farlo.»
 

 

                                                                      Continua…?

lunedì 1 luglio 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 63

Il Gioco del Branco 27: La Verità Prima di Svanire

 

Inginocchiato sul pavimento della palestra, Billy sentiva la testa pulsargli come se qualcuno la stesse usando come il piatto di una batteria.

Un’immagine fugace comparì dietro le sue palpebre chiuse: Kate mutata in giaguaro mannaro. Ululava in preda alla furia e poi un edificio bianco.
Billy spalancò gli occhi e la realtà gli parve ancora più confusa.
Zec era accovacciato al suo fianco e gli stringeva le spalle con sguardo preoccupato. Michelle scomparve con Dana in un vorticare di fumo viola. Donovan discuteva con Betty e poi lei e Kerry correvano all’uscita della palestra lasciandoli soli.
Massaggiandosi le tempie, Billy cercò di mettere a fuoco l’ambiente circostante.
«Stai bene? Cosa ti è successo?» domandò Zec.
«Non ne sono sicuro» rispose. «Lo definirei un lampo psichico, in qualche strano modo ho percepito Kate.»
«Sul serio?» Donovan si voltò a guardarli. «Ci farebbe comodo un po’ di vantaggio, anche perché siamo rimasti solo noi tre contro un potenziale branco di licantropi impazziti per colpa della luna piena.»
Aiutato dal fidanzato, Billy si rialzò e constatò di aver perso in pochi istanti le varie compagne. «Dove sono andate le ragazze?»
«A occuparsi di Kenny e Chas… credo» replicò Donovan imbronciato, incrociando le braccia sul petto.
«Hai detto di aver visto Kate, dove di preciso?» gli chiese Zec.
«Un edificio bianco, ma non so quale.» Billy notò l’espressione esasperata di Donovan e  aggiunse: «Però, se sono collegato alla sua mente in questo stato incontrollabile, posso rintracciarla.»
«Non ti affaticare.»
La voce maschile giunse dalla parete alla loro destra e voltandosi nella direzione, videro una sagoma tremolare fino a diventare nitida, rivelandosi Dylan Derreck.
«Da quanto sei qui a spiarci?» lo aggredì Donovan.
«Spiarvi è una brutta parola» replicò Dylan, sorridendo. «Vi tenevo d’occhio dopo la pazzia di Kate alla casa dei gemelli. Ho capito che qualcosa stava andando storto e vi ho seguiti.»
Zec lo scrutò. «Aspetta, tu non stai subendo l’influsso della luna piena.»
Dylan si mosse per raggiungerli. «Ovvio, non sono un lupo mannaro. Sono una Chimera Camaleonte, o per lo meno me l’hanno spiegato così. Però sento che i miei compagni stanno dando di matto per la luna.»
Billy ricevette una nuova scossa al capo, ma stavolta senza immagini. «La follia comprende anche Kate. A quanto pare non ne è immune anche se è la vostra Alpha.»
«Ecco perché posso esservi utile: so dove raggiungerla è ho parcheggiato qui davanti una comoda Jeep per muoverci velocemente.»
Senza sciogliere le braccia, Donovan lo guardò scuro. «Dopo l’ultimo scherzetto al musical, ci serve una garanzia per fidarci di te.»
Dylan scrollò le spalle. «Fate quello che volete, ma siete voi quelli preoccupati per gli innocenti che potrebbero incrociare la strada con i miei amici scatenati. Potete venire con me, o affidarvi alle visioni del vostro compagno. Per me fa’ lo stesso.»
Billy calcolò la probabilità di potercela fare con il suo solo nuovo talento telepatico e gli parve piuttosto alta, ma non ne aveva la piena certezza. Non poteva rischiare altre vite. «Andiamo con lui.»
 

Al posto di guida, Dylan lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore e incrociò gli occhi di Billy, seduto con Zec sul sedile posteriore.

«Guardateci, un gruppo di bei ragazzi tutti insieme nella mia auto» esordì, sfrecciando nella strada sgombra. «Sai Donovan, io e i tuoi compagni lì dietro stavamo ponendo le basi per un piacevole incontro a tre. Se dopo questa missione di salvataggio volessi unirti a noi, in quattro sarebbe ancora più divertente.»
Billy avvampò. Dylan stava distorcendo quello che era accaduto durante la prova costume per il musical e notò al suo fianco anche Zec distogliere gli occhi e rivolgerli imbarazzato al finestrino.
Dal sedile del passeggero, Donovan gli schioccò un’occhiata indecifrabile. «Mi piace il tuo senso dell’umorismo, ma non sono interessato.»
«Non sai cosa ti perdi.»
«Smetti di fare lo scemo» intervenne Billy. «Piuttosto, dove siamo diretti?»
Dylan sorrise di sbieco. «All’ospedale Saint Mary.»
«Ci prendi in giro? E cosa aspettavi a dircelo?» esclamò Donovan.
Zec tornò a guardare i compagni. «Come al solito non può essere un caso. Potrebbe essere il collegamento che ci mancava per ritrovare Elliott e la Falce.»
«Spiegherebbe anche i miei improvvisi mal di testa.» Billy scrutò nello specchietto in cerca degli occhi di Dylan che si fecero sfuggevoli e una nuova fitta lo colpì. Chiuse le palpebre e nel buio vide Kate muoversi in un corridoio dell’ospedale. «Sbrigati! Kate è già lì e sembra un predatore a caccia. Vorrei capire perché è andata proprio in quel posto.»
Dylan non ripose e premette il piede sull’acceleratore.  
La Jeep verde militare viaggiò spedita nella strada e in una ventina di minuti raggiunsero il parcheggio all’ingresso dell’ospedale Saint Mary.
Dylan parcheggiò, spense il motore e tutti e quattro scesero dall’automobile.
«C’è un’altra cosa che dovete sapere prima di entrare» disse, facendoli voltare. «Prima di venire da voi, ho sentito la follia in Jordan. Era una specie di vulcano infuocato, non sapevo come fermarlo, ma è qui anche lui.»
«Ci hai mentito» lo aggredì Donovan. «Non intendevi aiutarci, volevi coinvolgerci per risolvere il casino che sta combinando Jordan.»
«Ho solo omesso un particolare» replicò Dylan.
La vista di Billy si annebbiò ed ebbe una breve vertigine, si riprese in un istante. «Non importa, dobbiamo intervenire subito. Con il suo fuoco, forse è più pericoloso di tutti gli altri.»
«Almeno sai dove cercarlo?» domandò Zec.
Dylan annuì. «L’ho visto dirigersi verso l’obitorio sotterraneo.»
Donovan roteò gli occhi. «Splendido, non poteva scegliere un posto migliore.»
«No, è un bene» replicò Billy. «Lì sotto la temperatura è più bassa. Se ci è andato di sua volontà, può significare che ha ancora un briciolo di controllo.»
Corsero tutti e quattro all’interno dell’ospedale.
Dylan afferrò il polso di Billy e Donovan, e disse a Zec: «Attaccati al mio busto. Se restate stretti a me, posso mimetizzarvi e nessuno ci fermerà, o farà domande.»
Muovendosi a contatto con il ragazzo, Billy vide l’ambiente assumere sfumature verdognole, la visione del compagno quando usava i poteri da camaleonte. Come da sua istruzione, procedettero senza intoppi, entrando nell’ascensore e scendendo fino al piano sotterraneo.
Una volta fuori dall’abitacolo ed essersi accertati di non avere estranei intorno, si staccarono da Dylan e si ritrovarono nel corridoio asettico e gelido dell’obitorio.
Tonfi pesanti dalla porta in metallo sulla destra li spinse a muoversi in quella direzione.
«Un attimo, cosa facciamo quando ce lo troviamo davanti?» domandò Donovan. «Può aver già scatenato un incendio e non possiamo toccarlo.»
Portandosi la mano sinistra alla fronte che gli pulsava a ritmo selvaggio, Billy disse: «Deve occuparsene Zec. Devi contenerlo con il tuo potere.»
Il fidanzato annuì.
La porta sbatté a terra con un fragore e scintille di fiamme sprizzarono dall’apertura.
Zec attivò il potere da Poltergeist, assumendo il solito aspetto con capelli neri, venature scure e occhi dalla sclera color pece. Corse davanti alla camera con i cadaveri chiusi nelle varie sezioni e seguito dai tre compagni alle spalle, videro Jordan.
Avvolto dalle fiamme, seminudo con i brandelli di vestiti che scintillavano per il fuoco, restava inginocchiato sul pavimento a braccia piegate e stringendo i pugni. Gli occhi dalle iridi arancioni li individuarono e aprì la bocca, mostrando sottili zanne superiori e lanciando un ringhiò acuto.
Zec allungò le braccia in avanti e il corpo di Jordan si sollevò di colpo, finendo schiacciato contro il soffitto. Ruotò il polso sinistro e le fiamme vorticarono intorno al ragazzo, anziché consumare il resto della stanza.
Cercala.
La voce distorta risuonò nella testa di Billy. Scorgendo i suoi compagni, capì che il messaggio non li aveva raggiunti.
Cerca Kate!
Billy strinse i denti. Il tono si fece più insistente e fu accompagnato da una fitta dolorosa al capo. Doveva eseguire quell’ordine. Si allontanò dal gruppo e raggiunse l’ascensore aperto.
«Dove stai andando?» gridò Dylan.
«Devo cercare Kate» ripeté, con la testa che gli martellava di nuovo in maniera opprimente. «Restate qui… fate la guardia e aiutate Zec come potete. Donovan, sei al comando della missione.» Non attese risposte e schiacciò con forza il pulsante del primo piano, osservando i due compagni a bocca aperta, mentre le porte scorrevoli si chiudevano.
Mentre la cabina saliva, nella mente risuonò un ruggito. Ebbe la percezione di non essere nel posto giusto. Appena le porte si aprirono sul piano, schiacciò il pulsante con impresso il numero 2 e il ruggito rimbombò ovunque e lo interpretò come una conferma di aver una fatto una scelta azzeccata.
Al nuovo scorrere delle porte dell’ascensore, Billy si lanciò fuori e vide Kate, nella forma di giaguaro mannaro, nel mezzo del corridoio. Lo fissava con le iridi verdi cariche d’odio e furore. Ringhiò snudando le zanne e galoppò verso di lui. Poi si bloccò di colpo e mutando il suo verso in un lamento, si portò le mani alle tempie.
Una scossa elettrica colpì anche la testa di Billy e la imitò in quel gesto. Trattenendosela con entrambe le mani, scrutò il secondo piano. Ai due lati c’erano diverse porte chiuse e nel lato opposto a quello in cui si trovava, un bagliore bluastro risaltò dall’ultima porta sulla destra. Nonostante il dolore ebbe un’illuminazione.
Era stato lì nel sogno di un'altra persona, quando era andato a caccia di Elliott e della Falce.
Kate compì un balzo all’indietro e corse verso la porta luminescente.
Billy la inseguì, lei spalancò l’entrata della camera e lui le fu subito dietro.
Nel centro, stesa sul letto, c’era una ragazzina di cerca dodici o tredici anni con i lunghi capelli biondo cenere e gli occhi chiusi.
Kate si mise in posizione eretta e camminò lenta verso la ragazzina. Allungò una mano per sfiorarla e il suo corpo divenne trasparente. Girò il volto a guardarlo e poi svanì.
Billy rimase all’interno della camera impietrito. Il dolore alla testa scomparve e non ebbe dubbi: era stata quella ragazzina a guidarlo fin lì e a collegare in qualche modo le loro menti e quella di Kate. Ma come mai Kate era svanita? Come se non fosse… reale.
Si fece coraggio e avanzò verso il letto. Le coperte la avvolgevano completamente, mostrando solo una striscia del pigiama bianco con piccoli cuori rosa. Sulle labbra chiuse era posizionata una mascherina per l’ossigeno.
La ragazzina non mosse un muscolo, così Billy prese la cartella inserita nel pannello ai piedi del letto e la scorse velocemente, acquisendo informazioni importanti.
 

Billy uscì dalle porte principali dell’ospedale Saint Mary, per fortuna nessuno aveva fatto caso a lui, o lo aveva riconosciuto.

Arrivato nel parcheggio illuminato dai lampioni, si ritrovò davanti il gruppo di amici e i membri del branco disposti a semicerchio. Aiden, Jordan, Dylan e Chas avevano il loro normale aspetto da adolescenti, tutti coperti da giacche a vento, di pelle o piumini. Kerry e Kenny erano uno accanto all’altra e il gemello maschio di nuovo con il controllo di sé in forma umana. Zec e Michelle senza le caratteristiche tipiche del loro potere, con Dana tra loro a risaltare con la sua carnagione rosso-demone. Betty e Donovan gli andarono incontro e il ragazzo disse: «Billy! Stai bene. Dov’è Kate? Jordan si è calmato di colpo pochi minuti fa.»
«Ci siamo ritrovati tutti qui fuori, i ragazzi del branco erano attratti da questo ospedale» continuò la ragazza.
Billy li osservò. «Kate è scomparsa davanti ai miei occhi. L’ho seguita fin dentro la stanza di una ragazzina in coma.»
«Un’altra persona in coma?» esclamò Michelle.
«E non è tutto: ha anche lei dei poteri psionici» aggiunse.
«Quindi ci ha portati lei qui?» domandò Chas.
Billy scrollò le spalle. «È la mia ipotesi, ma ho una domanda più importante da farvi.»
I volti degli undici ragazzi si rivolsero verso di lui.
«So come si chiama questa ragazzina, ma non la conosco. Qualcuno di voi sa chi è Sasha DiVittis?»
 

 

                                                               Continua…?