Il Gioco del Branco 28: Un Gioiello per Rintracciarti
«Come coincidenza è parecchio strana,
voglio dire: un’altra persona in coma e con poteri mentali qui a Dorms?» disse
Donovan, spingendo la schiena contro la sedia, facendola scricchiolare.
Billy sentì il suo sguardo indagatore
vagare per l’aula multimediale, in cui si erano ritrovati alla fine delle
lezioni, fino a posarsi con insistenza su di lui. Fermo in piedi, appoggiato
alla parete accanto all’entrata, fece spallucce. «Non so che dirti, negli
ultimi due giorni ho immaginato ogni altra spiegazione e questa rimane la più
plausibile.»
«E il più delle volte è così: la
soluzione più ovvia è anche quella corretta» replicò Betty, dandogli le spalle
e pigiando rapida le lettere sulla tastiera, osservando lo schermo del computer
davanti al quale era seduta. «Un controllo incrociato tra ospedale e notizie
del quotidiano locale, conferma che Sasha DiVittis è in coma dopo un incidente
stradale, avvenuto all’incirca poco più di un anno fa e in cui sua sorella
Crystal ha perso la vita.»
Zec comparve sull’uscio con il fiatone.
«Scusate il ritardo. Cosa mi sono perso?»
«L’ennesima conferma che ciò che ci
succede negli ultimi tempi è tutto collegato» rispose Billy.
«O l’ennesima riprova che è tutto troppo
facile» sottolineò Donovan.
«Elliott mi ha fatto apparire più o meno
nello stesso periodo in cui Sasha è finita in ospedale» continuò ignorandolo.
«E nel sogno che abbiamo visitato, due ragazze viaggiavano in auto. Non sono
semplici coincidenze, sono prove.»
Betty si voltò a guardarlo. «Però questo
non spiega tanto altro. Come mai è in collera con te? Cosa ne ha fatto di
Elliott e della Falce? Chi o cosa è Kate Silver?» contò i suoi dubbi
sull’indice, il medio e l’anulare della mano destra, mentre li elencò.
«Odio essere io a dirlo, ma Kate
potrebbe essere l’equivalente di Billy…» ipotizzò Zec, evitando di guardarlo in
volto. «Un’emanazione della psiche di Sasha, il suo avatar nel mondo reale per
vendicarsi. Mentre lei interagisce senza una vera forma sotto lo pseudonimo “S”
e tramite i messaggi.»
«E come mai, di punto in bianco, ha
deciso di aiutarci, combattendo la sua creazione e guidandoci da lei?» domandò
Donovan, aggrottando la fronte.
Billy rimuginò su quella domanda. Era
venuta in mente anche a lui e inevitabilmente lo aveva fatto tornare a porsi
dubbi sulla sua stressa esistenza: si poteva considerare una persona reale? E
quanto le sue scelte erano davvero solo sue?
Betty chiuse le finestre delle sue
ricerche online, facendo riapparire lo schermo con il logo del liceo di Dorms. «Forse
è più inesperta di Elliott e non la controlla come crede.»
Il cellulare nella tasca dei jeans di
Billy suonò, lo estrasse e lesse il nome di Michelle sullo schermo. «Ciao, come
va l’influenza?»
«Meglio, grazie» rispose l’amica
all’altro capo della comunicazione. «Anzi, non sono contagiosa e possiamo
vederci, mi è venuta un’idea sul mistero Sasha, Kate ed Elliott.»
«Ah… ne stavamo discutendo adesso..»
«Possiamo continuare a casa mia. Vi
aspetto.»
Chiuse la chiamata senza dargli tempo di
parlarne con gli altri presenti e Billy ripose il cellulare in tasca. «Dobbiamo
andare, a quanto pare anche Michelle ha una sua teoria.»
Osservando la lavagna di plastica che
avevano già usato per riassumere i loro indizi, sistemata nello spazio tra il
tavolino e il televisore nel salotto di casa di Michelle, Billy si domandò come
avesse fatto l’amica a portarla al piano inferiore da camera sua tutta da sola.
«Oltre alla conferma che S, il nostro
stalker dei messaggi, è Sasha, fin qui siamo arrivati alle stesse conclusioni»
disse Michelle, in piedi accanto alla lavagna, con indosso la vestaglia di pile
rosso che le copriva il pigiama. «Con una differenza, credo che in realtà Sasha
non abbia poteri forti quanto quelli di Elliott, ma si sia solo agganciata alle
sue capacità mentali, per potenziare le sue.» Tracciò una linea con il
pennarello evidenziandola due volte e risaltando così il collegamento tra i
nomi SASHA ed ELLIOTT.
Seduto sul divano, Donovan si grattò la
testa confuso. «Un po’ come quando ti attacchi abusivamente a una rete Wi-Fi?»
«Più o meno. Però Sasha è molto più
giovane di Elliott e non ha ancora sviluppato appieno i suoi poteri e aver
dovuto alterare la realtà così spesso e in modi così vari in questi mesi, deve
averla stancata» rispose la ragazza, coprendo la punta del pennarello con il
tappo.
«E in questo modo rispondi alla domanda
sul perché ha agito contro Kate e come mai lei è scomparsa appena arrivata
accanto al letto, ma rimangono ancora aperte le due questioni più importanti»
fece Betty, seduta accanto al suo ragazzo. «Il suo odio per Billy e dove ha
nascosto Elliott e la Falce.»
«Sul primo non ne ho idea» rispose
Michelle. «Però ho una teoria su come ritrovare lui e la nostra arma segreta.»
Sollevò il capo e puntò lo sguardo verso le scale per il piano superiore.
«Dana, puoi scendere adesso.»
Billy avvertì il corpo di Zec
irrigidirsi in braccio a lui sulla poltrona. Il suo ragazzo girò lentamente il
collo e osservò la sorella fare un’entrata in scena diversa dal solito.
Dana scese le scale con calma, girò
intorno al divano e si posizionò accanto a Michelle.
«Non ci avevi detto ci fosse anche lei»
intervenne, posando il palmo sinistro sulla schiena di Zec.
«Le ho chiesto io di aspettare qualche
minuto» rispose Dana.
Michelle si schiarì la voce. «Prima di
andare avanti, volevo farvi sapere che io e lei stiamo insieme.»
Billy spostò gli occhi su Zec. Le spalle
del ragazzo si rilassarono e si accoccolò di nuovo contro il suo petto, come se
quella notizia gli avesse tolto altri timori. Spostò quindi la sua attenzione
sugli altri due amici e i loro volti erano impassibili.
«Ok…» disse Betty. «Sono contenta per
voi.»
Donovan sbuffò. «Bene, siamo tutti
felici, ora puoi dirci cosa hai in mente per rintracciare il bell’addormentato perduto?
La tensione mi sta uccidendo.»
Michelle si soffermò un paio di secondi
su Zec e lui le sorrise in risposta. «Sì, giusto, in verità l’idea è venuta a Dana… pensiamo di poter usare la
Lacrima di Giulietta per collegare Billy al sé stesso principale.»
Zec inarcò un sopracciglio. «La collana
che ti sei fatta dare dopo la sospensione della rappresentazione di Romeo e
Giulietta dell’anno scorso? Come può
esserci utile?»
«Quel finto gioiello ha catturato
l’energia della dichiarazione d’amore di Billy per te, fratellino» rispose Dana.
Donovan rise sarcastico. «Non è una
spiegazione un po’ troppo smielata per i tuoi standard?»
Michelle gli puntò il pennarello contro.
«Non offendere la mia ragazza!»
«Calma carotina» replicò Dana,
accarezzandole la spalla. «E come al solito, zuccone, non hai colto il senso
della questione. Elliott non ha un fidanzato al suo capezzale, quindi non si è
mai dichiarato a nessuno, lo ha fatto Billy trovando un ragazzo di cui è
innamorato e questo non è solo un simbolo d’amore: racchiude una forte componente
psichica, la realizzazione di un desiderio inespresso.»
Betty spinse gli occhiali sul collo del
naso. «Seguendo il tuo ragionamento, sarebbe un’esperienza che Elliott riesce a
vivere attraverso Billy e quindi un legame diretto e qualcosa che la sua capacità
di modificare la realtà cercherebbe comunque di proteggere.»
Dana applaudì. «Non mi deludi mai,
Velma. Proprio così e la ragione per cui avevo cercato di impossessarmene: la
mia garanzia di non svanire del tutto e mantenere magari qualche beneficio, nel
caso il creatore di questa Bocca dell’Inferno si fosse svegliato, o peggio..»
«E ora saresti disposta a cedercelo
altruisticamente?» domandò Zec serio.
Billy scrutò la sfida di sguardi tra i
due fratelli. Era in dubbio sull’intervenire. Intromettersi tra loro lo metteva
sempre in forte disagio. Oltretutto si sentiva una parte centrale del
conflitto.
«Se non ci sbarazziamo di Kate, nessuno
di noi sarà al sicuro e l’unico modo è ritrovare Elliott, sperando che il tuo
ragazzo sappia come sfruttare la vostra Falce per fermare anche Sasha» ribatté
Dana. «Ci guadagno anche io, puoi considerarlo un sacrificio necessario.»
Donovan balzò in piedi. «Se avete finito
con i pipponi esplicativi, passerei all’azione.»
«Un attimo, vi ricordo che non ho idea
di come fare questa cosa» intervenne Billy. Scostò gentilmente Zec da sé,
spingendolo ad alzarsi. «L’ultima volta che ho provato qualcosa del genere,
siamo finiti nel sogno confuso di Sasha e rischiavamo di venire azzannanti da
un lupo gigante.»
«Questa volta non andremo tutti, solo
tu» spiegò Michelle. «E Dana ti aiuterà a connetterti.»
La ragazza demone andò verso il divano e
si sedette al posto di Donovan, in modo da essergli di fronte. Infilò la mano
destra nella scollatura e tirò fuori la collana con il pendente giallo. «Sarà
come una seduta di ipnosi. Dovrai solo rilassarti e fissare il ciondolo.» Tenne
con le dita della mano sinistra la maglia del gioiello e la fece dondolare.
Nel silenzio piombato nel salone, Billy
fissò la pietra gialla.
Oscillò in maniera ritmica e costante.
Destra. Sinistra.
Destra.
Sinistra.
Destra…
… l’odore acre di disinfettante si
insinuò nelle narici e gli fece sgranare gli occhi.
Intorno a sé c’era la camera
dell’ospedale Saint Mary. Non una qualunque.
Elliott era steso nel letto. Addormentato
nel coma.
Billy gli andò accanto e lo osservò. Era
proprio lui. Guardò la stanza intorno a sé ed era esattamente la stessa in cui
lo avevano lasciato. Ma quella stessa stanza non c’era all’ospedale, nessuno
riusciva a trovarla.
D’istinto si inginocchiò e scrutò sotto
il letto. Della Falce non c’era traccia. Si rialzò e andò verso la finestra,
fece scorrere la cordicella della veneziana sollevandola. All’esterno poteva
vedere il panorama di Dorms: le strade della città erano popolate da automobili
e persone in movimento.
Quello in cui si trovava era un luogo
reale e non un altro sogno.
Però non avvertiva nessun rumore,
qualcosa li ovattava.
Camminò intorno al letto e raggiunse la
porta della camera.
Piegò la maniglia e uscì all’esterno. Il
corridoio era deserto.
Billy si voltò per rientrare, ma non
trovò la porta. Era svanita. La parete spoglia colmava lo spazio tra le entrate
delle altre due stanze sul lato.
«Non è possibile» sussurrò. «Ci sono
appena stato.»
Appoggiò i palmi dove avrebbe dovuto trovarsi
la porta e avvertì calore, tenue, tendeva a intiepidirsi. Una luminescenza
giallognola colorò la sua pelle poi udì…
CRACK!
Billy sbatté le palpebre.
Era seduto sulla poltrona, nel salotto
con i suoi compagni intorno e lo sguardo fisso su una scheggia di vetro giallo
appesa a una catenina.
«Qualsiasi cosa tu abbia visto, ha
funzionato» sentenziò Dana, raccogliendo i frammenti di vetro sparsi sulle
cosce. «L’intensità di abbattere le difese mentali di Sasha ha mandato in
frantumi il contenitore dell’energia psico-emozionale di Elliott.»
«Ero all’ospedale Saint Mary e lui era
nella sua camera» rispose Billy, sbatté le palpebre, ancora un po’ stordito da
quel ritorno repentino al piano fisico.
«Come è possibile? Abbiamo perlustrato
l’edificio e non c’è traccia della camera di Elliott» obiettò Betty. «I gemelli
Wood me lo hanno confermato.»
Billy ripensò agli ultimi istanti prima
di riprendersi. La stanza c’era e poi all’esterno non esisteva più. «Perché è
nascosta in bella vista» ragionò ad alata voce. «Sasha usa un semplice trucco
mentale che altera la percezione, chiunque cerchi quella stanza non vede la
porta d’ingresso e così non trova la camera. La tiene occultata, ma è sempre
lì.»
«Quindi c’è anche la Falce» disse
Donovan gongolante.
Billy scosse la testa. «La stanza è in
ordine, come l’abbiamo lasciata l’ultima volta che ci siamo stati, ma senza
l’arma.»
Michelle si lasciò cadere sull’altra
poltrona al lato sinistro del divano. «Quindi siamo al punto di partenza.»
«Non proprio: sappiamo che Elliott non è
stato spostato» replicò Zec.
Billy annuì. «E possiamo riuscire a
rintracciarlo, dobbiamo solo far cedere le ultime difese di Sasha e sappiamo
già che è allo stremo delle forze psioniche. Il primo passo sarà sciogliere il
branco e grazie al trattamento di Dana con Kenny, consociamo la giusta
strategia: devono ammettere i loro segreti.»
«Sai che non lo faranno mai
spontaneamente» gli fece notare la ragazza demone.
Billy non perse il suo sguardo deciso.
«Li obbligheremo a farlo.»
Continua…?
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