lunedì 1 luglio 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 63

Il Gioco del Branco 27: La Verità Prima di Svanire

 

Inginocchiato sul pavimento della palestra, Billy sentiva la testa pulsargli come se qualcuno la stesse usando come il piatto di una batteria.

Un’immagine fugace comparì dietro le sue palpebre chiuse: Kate mutata in giaguaro mannaro. Ululava in preda alla furia e poi un edificio bianco.
Billy spalancò gli occhi e la realtà gli parve ancora più confusa.
Zec era accovacciato al suo fianco e gli stringeva le spalle con sguardo preoccupato. Michelle scomparve con Dana in un vorticare di fumo viola. Donovan discuteva con Betty e poi lei e Kerry correvano all’uscita della palestra lasciandoli soli.
Massaggiandosi le tempie, Billy cercò di mettere a fuoco l’ambiente circostante.
«Stai bene? Cosa ti è successo?» domandò Zec.
«Non ne sono sicuro» rispose. «Lo definirei un lampo psichico, in qualche strano modo ho percepito Kate.»
«Sul serio?» Donovan si voltò a guardarli. «Ci farebbe comodo un po’ di vantaggio, anche perché siamo rimasti solo noi tre contro un potenziale branco di licantropi impazziti per colpa della luna piena.»
Aiutato dal fidanzato, Billy si rialzò e constatò di aver perso in pochi istanti le varie compagne. «Dove sono andate le ragazze?»
«A occuparsi di Kenny e Chas… credo» replicò Donovan imbronciato, incrociando le braccia sul petto.
«Hai detto di aver visto Kate, dove di preciso?» gli chiese Zec.
«Un edificio bianco, ma non so quale.» Billy notò l’espressione esasperata di Donovan e  aggiunse: «Però, se sono collegato alla sua mente in questo stato incontrollabile, posso rintracciarla.»
«Non ti affaticare.»
La voce maschile giunse dalla parete alla loro destra e voltandosi nella direzione, videro una sagoma tremolare fino a diventare nitida, rivelandosi Dylan Derreck.
«Da quanto sei qui a spiarci?» lo aggredì Donovan.
«Spiarvi è una brutta parola» replicò Dylan, sorridendo. «Vi tenevo d’occhio dopo la pazzia di Kate alla casa dei gemelli. Ho capito che qualcosa stava andando storto e vi ho seguiti.»
Zec lo scrutò. «Aspetta, tu non stai subendo l’influsso della luna piena.»
Dylan si mosse per raggiungerli. «Ovvio, non sono un lupo mannaro. Sono una Chimera Camaleonte, o per lo meno me l’hanno spiegato così. Però sento che i miei compagni stanno dando di matto per la luna.»
Billy ricevette una nuova scossa al capo, ma stavolta senza immagini. «La follia comprende anche Kate. A quanto pare non ne è immune anche se è la vostra Alpha.»
«Ecco perché posso esservi utile: so dove raggiungerla è ho parcheggiato qui davanti una comoda Jeep per muoverci velocemente.»
Senza sciogliere le braccia, Donovan lo guardò scuro. «Dopo l’ultimo scherzetto al musical, ci serve una garanzia per fidarci di te.»
Dylan scrollò le spalle. «Fate quello che volete, ma siete voi quelli preoccupati per gli innocenti che potrebbero incrociare la strada con i miei amici scatenati. Potete venire con me, o affidarvi alle visioni del vostro compagno. Per me fa’ lo stesso.»
Billy calcolò la probabilità di potercela fare con il suo solo nuovo talento telepatico e gli parve piuttosto alta, ma non ne aveva la piena certezza. Non poteva rischiare altre vite. «Andiamo con lui.»
 

Al posto di guida, Dylan lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore e incrociò gli occhi di Billy, seduto con Zec sul sedile posteriore.

«Guardateci, un gruppo di bei ragazzi tutti insieme nella mia auto» esordì, sfrecciando nella strada sgombra. «Sai Donovan, io e i tuoi compagni lì dietro stavamo ponendo le basi per un piacevole incontro a tre. Se dopo questa missione di salvataggio volessi unirti a noi, in quattro sarebbe ancora più divertente.»
Billy avvampò. Dylan stava distorcendo quello che era accaduto durante la prova costume per il musical e notò al suo fianco anche Zec distogliere gli occhi e rivolgerli imbarazzato al finestrino.
Dal sedile del passeggero, Donovan gli schioccò un’occhiata indecifrabile. «Mi piace il tuo senso dell’umorismo, ma non sono interessato.»
«Non sai cosa ti perdi.»
«Smetti di fare lo scemo» intervenne Billy. «Piuttosto, dove siamo diretti?»
Dylan sorrise di sbieco. «All’ospedale Saint Mary.»
«Ci prendi in giro? E cosa aspettavi a dircelo?» esclamò Donovan.
Zec tornò a guardare i compagni. «Come al solito non può essere un caso. Potrebbe essere il collegamento che ci mancava per ritrovare Elliott e la Falce.»
«Spiegherebbe anche i miei improvvisi mal di testa.» Billy scrutò nello specchietto in cerca degli occhi di Dylan che si fecero sfuggevoli e una nuova fitta lo colpì. Chiuse le palpebre e nel buio vide Kate muoversi in un corridoio dell’ospedale. «Sbrigati! Kate è già lì e sembra un predatore a caccia. Vorrei capire perché è andata proprio in quel posto.»
Dylan non ripose e premette il piede sull’acceleratore.  
La Jeep verde militare viaggiò spedita nella strada e in una ventina di minuti raggiunsero il parcheggio all’ingresso dell’ospedale Saint Mary.
Dylan parcheggiò, spense il motore e tutti e quattro scesero dall’automobile.
«C’è un’altra cosa che dovete sapere prima di entrare» disse, facendoli voltare. «Prima di venire da voi, ho sentito la follia in Jordan. Era una specie di vulcano infuocato, non sapevo come fermarlo, ma è qui anche lui.»
«Ci hai mentito» lo aggredì Donovan. «Non intendevi aiutarci, volevi coinvolgerci per risolvere il casino che sta combinando Jordan.»
«Ho solo omesso un particolare» replicò Dylan.
La vista di Billy si annebbiò ed ebbe una breve vertigine, si riprese in un istante. «Non importa, dobbiamo intervenire subito. Con il suo fuoco, forse è più pericoloso di tutti gli altri.»
«Almeno sai dove cercarlo?» domandò Zec.
Dylan annuì. «L’ho visto dirigersi verso l’obitorio sotterraneo.»
Donovan roteò gli occhi. «Splendido, non poteva scegliere un posto migliore.»
«No, è un bene» replicò Billy. «Lì sotto la temperatura è più bassa. Se ci è andato di sua volontà, può significare che ha ancora un briciolo di controllo.»
Corsero tutti e quattro all’interno dell’ospedale.
Dylan afferrò il polso di Billy e Donovan, e disse a Zec: «Attaccati al mio busto. Se restate stretti a me, posso mimetizzarvi e nessuno ci fermerà, o farà domande.»
Muovendosi a contatto con il ragazzo, Billy vide l’ambiente assumere sfumature verdognole, la visione del compagno quando usava i poteri da camaleonte. Come da sua istruzione, procedettero senza intoppi, entrando nell’ascensore e scendendo fino al piano sotterraneo.
Una volta fuori dall’abitacolo ed essersi accertati di non avere estranei intorno, si staccarono da Dylan e si ritrovarono nel corridoio asettico e gelido dell’obitorio.
Tonfi pesanti dalla porta in metallo sulla destra li spinse a muoversi in quella direzione.
«Un attimo, cosa facciamo quando ce lo troviamo davanti?» domandò Donovan. «Può aver già scatenato un incendio e non possiamo toccarlo.»
Portandosi la mano sinistra alla fronte che gli pulsava a ritmo selvaggio, Billy disse: «Deve occuparsene Zec. Devi contenerlo con il tuo potere.»
Il fidanzato annuì.
La porta sbatté a terra con un fragore e scintille di fiamme sprizzarono dall’apertura.
Zec attivò il potere da Poltergeist, assumendo il solito aspetto con capelli neri, venature scure e occhi dalla sclera color pece. Corse davanti alla camera con i cadaveri chiusi nelle varie sezioni e seguito dai tre compagni alle spalle, videro Jordan.
Avvolto dalle fiamme, seminudo con i brandelli di vestiti che scintillavano per il fuoco, restava inginocchiato sul pavimento a braccia piegate e stringendo i pugni. Gli occhi dalle iridi arancioni li individuarono e aprì la bocca, mostrando sottili zanne superiori e lanciando un ringhiò acuto.
Zec allungò le braccia in avanti e il corpo di Jordan si sollevò di colpo, finendo schiacciato contro il soffitto. Ruotò il polso sinistro e le fiamme vorticarono intorno al ragazzo, anziché consumare il resto della stanza.
Cercala.
La voce distorta risuonò nella testa di Billy. Scorgendo i suoi compagni, capì che il messaggio non li aveva raggiunti.
Cerca Kate!
Billy strinse i denti. Il tono si fece più insistente e fu accompagnato da una fitta dolorosa al capo. Doveva eseguire quell’ordine. Si allontanò dal gruppo e raggiunse l’ascensore aperto.
«Dove stai andando?» gridò Dylan.
«Devo cercare Kate» ripeté, con la testa che gli martellava di nuovo in maniera opprimente. «Restate qui… fate la guardia e aiutate Zec come potete. Donovan, sei al comando della missione.» Non attese risposte e schiacciò con forza il pulsante del primo piano, osservando i due compagni a bocca aperta, mentre le porte scorrevoli si chiudevano.
Mentre la cabina saliva, nella mente risuonò un ruggito. Ebbe la percezione di non essere nel posto giusto. Appena le porte si aprirono sul piano, schiacciò il pulsante con impresso il numero 2 e il ruggito rimbombò ovunque e lo interpretò come una conferma di aver una fatto una scelta azzeccata.
Al nuovo scorrere delle porte dell’ascensore, Billy si lanciò fuori e vide Kate, nella forma di giaguaro mannaro, nel mezzo del corridoio. Lo fissava con le iridi verdi cariche d’odio e furore. Ringhiò snudando le zanne e galoppò verso di lui. Poi si bloccò di colpo e mutando il suo verso in un lamento, si portò le mani alle tempie.
Una scossa elettrica colpì anche la testa di Billy e la imitò in quel gesto. Trattenendosela con entrambe le mani, scrutò il secondo piano. Ai due lati c’erano diverse porte chiuse e nel lato opposto a quello in cui si trovava, un bagliore bluastro risaltò dall’ultima porta sulla destra. Nonostante il dolore ebbe un’illuminazione.
Era stato lì nel sogno di un'altra persona, quando era andato a caccia di Elliott e della Falce.
Kate compì un balzo all’indietro e corse verso la porta luminescente.
Billy la inseguì, lei spalancò l’entrata della camera e lui le fu subito dietro.
Nel centro, stesa sul letto, c’era una ragazzina di cerca dodici o tredici anni con i lunghi capelli biondo cenere e gli occhi chiusi.
Kate si mise in posizione eretta e camminò lenta verso la ragazzina. Allungò una mano per sfiorarla e il suo corpo divenne trasparente. Girò il volto a guardarlo e poi svanì.
Billy rimase all’interno della camera impietrito. Il dolore alla testa scomparve e non ebbe dubbi: era stata quella ragazzina a guidarlo fin lì e a collegare in qualche modo le loro menti e quella di Kate. Ma come mai Kate era svanita? Come se non fosse… reale.
Si fece coraggio e avanzò verso il letto. Le coperte la avvolgevano completamente, mostrando solo una striscia del pigiama bianco con piccoli cuori rosa. Sulle labbra chiuse era posizionata una mascherina per l’ossigeno.
La ragazzina non mosse un muscolo, così Billy prese la cartella inserita nel pannello ai piedi del letto e la scorse velocemente, acquisendo informazioni importanti.
 

Billy uscì dalle porte principali dell’ospedale Saint Mary, per fortuna nessuno aveva fatto caso a lui, o lo aveva riconosciuto.

Arrivato nel parcheggio illuminato dai lampioni, si ritrovò davanti il gruppo di amici e i membri del branco disposti a semicerchio. Aiden, Jordan, Dylan e Chas avevano il loro normale aspetto da adolescenti, tutti coperti da giacche a vento, di pelle o piumini. Kerry e Kenny erano uno accanto all’altra e il gemello maschio di nuovo con il controllo di sé in forma umana. Zec e Michelle senza le caratteristiche tipiche del loro potere, con Dana tra loro a risaltare con la sua carnagione rosso-demone. Betty e Donovan gli andarono incontro e il ragazzo disse: «Billy! Stai bene. Dov’è Kate? Jordan si è calmato di colpo pochi minuti fa.»
«Ci siamo ritrovati tutti qui fuori, i ragazzi del branco erano attratti da questo ospedale» continuò la ragazza.
Billy li osservò. «Kate è scomparsa davanti ai miei occhi. L’ho seguita fin dentro la stanza di una ragazzina in coma.»
«Un’altra persona in coma?» esclamò Michelle.
«E non è tutto: ha anche lei dei poteri psionici» aggiunse.
«Quindi ci ha portati lei qui?» domandò Chas.
Billy scrollò le spalle. «È la mia ipotesi, ma ho una domanda più importante da farvi.»
I volti degli undici ragazzi si rivolsero verso di lui.
«So come si chiama questa ragazzina, ma non la conosco. Qualcuno di voi sa chi è Sasha DiVittis?»
 

 

                                                               Continua…? 

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