Il Gioco del Branco 25: Luna Piena Scatenata
Michelle osservò la scena attonita,
senza riuscire ad attivare il potere da Poltergeist.
«È la luna piena» urlò Billy. «Come lupo
mannaro ne subisce l’influsso, lo rende più forte e bestiale. Bis…» Le parole
gli morirono in gola. Strinse le palpebre e deformò i lineamenti del volto in
un’espressione di dolore. Si toccò con le dita le tempie e si piegò sulle
ginocchia.
Kenny si mise a quattro zampe e corse
verso le porte antipanico della palestra. La gemella gli andò contro per
bloccarlo, ma lui la evitò con uno scatto rapido. Raggiunse l’uscita e sparì
all’esterno.
Kerry si girò, diretta a sua volta verso
le porte, ma Betty le afferrò il braccio.
«Aspetta, sta succedendo qualcosa,
dobbiamo capire cosa e organizzarci» le disse agitata.
«È come ha detto il vostro ammazzavampiri,
la luna piena manda su di giri il branco, saranno come schegge impazzite,
l’unica soluzione è trovarli e neutralizzarli» fece Dana. Poi sollevò le
braccia sulla testa, nella sua abituale posa per svanire. «Mi occupo della mia
brutta copia bionda.»
Michelle avanzò veloce accanto a lei e
le afferrò la schiena con entrambe le mani. Le dispiaceva abbandonare i suoi
amici, non decidere insieme la strategia, ma doveva chiarirsi con Dana finché
aveva il coraggio di farlo
Il fumo violaceo turbinò intorno a loro
due e Michelle poté scorgere gli sguardi interdetti dei compagni, prima di
scomparire dalla palestra.
La foschia viola si diradò in pochi
secondi e Michelle vide davanti a sé il cancello in ferro circondare
un’abitazione sconosciuta.
«Non mi dispiace la tua intraprendenza,
ma a cosa devo tanto desiderio di avvinghiarti a me?» le domandò Dana,
sorridendo maliziosa.
Michelle impiegò qualche istante a riprendersi
dal trasporto demoniaco e allontanò le mani dall’altra. «Dobbiamo parlare, o almeno
devo farlo io.» Prese un lungo respiro e continuò: «La prima volta che Chas ha
mostrato il suo potere, so che mi hai sentito invocarti, ma non sei apparsa. E
quando siamo stati prig… ospiti del tuo inferno, mi hai ignorato tutto il
tempo.»
Dana non smise di fissarla con il suo
sorrisetto.
Michelle si strinse a quell’ultimo
brandello di coraggio ancora pulsante. «Tu mi piaci. Più di un’amica e come non
credevo fosse possibile. Voglio sapere cosa sono per te? Un gioco? Un
passatempo?»
«Nonostante sia passato del tempo dal
nostro primo bacio, hai ancora bisogno di mettere delle etichette.»
«Voglio solo avere le idee chiare»
replicò. «So cosa provo, è più di una cotta, di sicuro attrazione.»
«E non basta?» chiese serafica Dana.
«Bisogna proprio categorizzarci?»
«No… ma non voglio perdere tempo a
illudermi. Se non ti interesso per una relazione, va bene. Però devo saperlo.»
«Non posso darti certezze, se è quello
che cerchi» rispose Dana, diventando seria. «Mi piaci anche tu, questo è ovvio.
Non so che tipo di relazione possa nascere tra di noi, ma ti propongo di scoprirlo
insieme, un po’ alla volta, giorno, dopo giorno. E ricordati che non sono la
classica fidanzata, ma uno spirito libero. Puoi accettarlo?»
Non era la risposta che si aspettava. A
dire il vero, Michelle non sapeva cosa aspettarsi. Zec l’aveva messa in guardia
sul carattere spigoloso della sorella, eppure a modo suo le aveva fatto una
confessione sincera.
«Proviamo e vediamo come procede» le
disse infine, convinta di non volersi impegnare appieno nemmeno lei, almeno
finché non avesse compreso bene cosa significasse fidanzarsi con Dana Giller,
la demone dei musical.
«Cosa ci fate voi due qui?»
Chas era appena uscita dal cancello
davanti a loro. Indossava una giacca di pelle rosa e le fissava guardinga.
«Oh bene, eccola qui» esordì Dana.
Ricordandosi solo in quel momento della
ragione per cui si trovavano lì, Michelle la squadrò con attenzione. Non era trasformata e non appariva nemmeno fuori
controllo. A quel punto si girò di scatto verso Dana.
«Hai di nuovo fatto il tuo tornaconto.
Chas non rischiava di diventare come Kenny, perché lei non è un lupo mannaro. È
una banshee, o sirena, o creatura soprannaturale della musica, la luna piena
non ha effetto su di lei. Zec aveva ragione, non sei altruista, ti occupi solo
di quello che ti interessa e volevi approfittare di questa situazione per avere
una scusa per prendertela con lei.»
Dana si strinse nelle spalle. «Mi hai
scoperta: lo sospettavo, senza certezze, ma davvero sei sorpresa? O ti
dispiace? Mi sembra che vi abbia messo in difficoltà più volte, non è proprio
indifesa.»
«Su questo aspetto del tuo carattere non
andremo mai d’accordo.»
Chas sbuffò irritata e avanzò verso di
loro. «Non ho capito di cosa diavolo state parlando, ma ho fretta, lasciatemi
in pace.»
Michelle la osservò superarle, infilare
una mano nella tasca destra ed estrarre una boccetta arancione da cui prese una
pasticca e se la cacciò in bocca.
«Cosa hai preso?» domandò Michelle.
«Droga?» ipotizzò Dana.
«È un’aspirina» rispose secca la
ragazza, girandosi verso di loro. «Non sono affari vostri, ma è tutta la sera
che ho un gran mal di testa e…» si zittì di colpo.
Michelle collegò gli avvenimenti. Quel
dolore era il modo in cui la luna piena influenzava la sua trasformazione, era
diverso da come lo avevano immaginato, ma comunque poteva significare un
pericolo. «Sta succedendo qualcosa di brutto, non è così? Spiegaci, possiamo
aiutarti.»
«Perché dovrei fidarmi? Siamo in gruppi
rivali» le ricordò Chas.
«Non importa, in questa notte siete
tutti incapaci di controllare quello che vi ha fatto Kate. Potete farvi del
male e peggio, farne a chi non ha niente a che fare con il suo stupido gioco.»
Chas si morse il labbro inferiore. «Non
si tratta di me. Sono in pensiero per Aiden. Gli sta capitando qualcosa.»
Dana inarcò un sopracciglio. «E tu come
lo sai?»
«Lo sento nella mia mente, forse è la
causa del mio mal di testa» spiegò. «È arrabbiato, furioso. Devo raggiungerlo
al più presto.»
«Veniamo con te» annunciò Michelle. «Ti
aiuteremo a calmarlo e contenerlo. Ci porterà Dana con il suo teletrasporto.»
«Frena, carotina. Non funziona così»
fece la ragazza demone. «Non posso spostarmi
a caso. Devo conoscere il luogo, per comparire all’interno.»
Chas
rilassò le spalle. «Non so di preciso dov’è adesso, ma sento che si sta
spostando e riesco quasi a vedere la strada che percorre. Posso guidarvi, ma a
piedi ci impiegheremo una vita e non riesco a prendere l’auto in questo stato.»
Michelle aggrottò la fronte. In qualche
modo il legame del branco era quello che forniva a Chas la traccia da seguire.
«Non ho la patente e non credo Dana ne abbia più bisogno. Però posso usare il
mio potere per trasportarci, faremo sicuramente in fretta.»
Non aspettò il consenso delle altre due
ragazze, liberò le emozioni che la cambiavano e percepì su di sé i soliti
tratti: avere i capelli scuri, le venature scure e la sclera nera. Il potere
divampò dentro di lei. Si sollevò dal marciapiede levitando e con i palmi
aperti rivolti all’insù, fece altrettanto con le compagne. «Da che parte
andiamo?»
Rimanendo rigida per la stretta forzata
e invisibile con cui era sorretta, Chas disse: «Diritto e al primo incrocio a
destra.»
Michelle portò tutte e tre a qualche
metro dal terreno, in modo da non destare sospetti in eventuali passanti e
tantomeno travolgerli, e seguendo le indicazioni, volò alla caccia di Aiden.
Michelle non riuscì a calcolare la
durata del loro tragitto, dovendo mantenere la concentrazione per non farle
schiantare a terra.
Dall’alto, sul marciapiede che
costeggiava un parco, videro il ragazzo correre come un fulmine. Aiden era a
quattro zampe e procedeva deciso, seguendo una meta precisa.
Dalla posizione, Michelle riuscì a intravedere le
mani artigliate e le orecchie a punta. «Dove sta andando?»
«Non lo so. Sento che è attirato da un
luogo… ma non so il motivo» rispose Chas.
«Dovremmo scendere e bloccarlo» disse
Dana. «O volete scoprire qual è la sua meta?»
«No, dobbiamo fermarlo e calmarlo.»
Michelle planò pochi passi davanti a lui, facendo atterrare le compagne al suo
fianco.
Trovandole all’improvviso sulla sua
strada, Aiden si bloccò e ringhiò contro.
Michelle allungò le mani, tenendo le
dita ripiegate a coppa. Sperò di fermarlo con la sua presa mentale, ma lui
parve avvertire il colpo, si buttò in mezzo alla strada, schivò un’automobile e
le superò, riprendendo la sua corsa.
Chas gli si lanciò subito dietro.
«Aiden! Aiden!»
Michelle prese a correre, tirando la
ragazza demone per un braccio.
«Cosa stiamo facendo? Abbiamo volato
fino a ora e adesso facciamo le maratonete?» fece Dana infastidita.
«Devo concentrarmi per provare a
prenderlo e non posso anche occuparmi di farci levitare» replicò Michelle.
Tenne gli occhi fissi sul licantropo e quando gli vide posare le mani sul
cemento per spingersi in avanti, gli trattenne le gambe con il potere da
Poltergeist.
Aiden sbandò, perse l’equilibrio e
rotolò contro un muro.
Michelle ne approfittò e spingendo la
forza invisibile con la mente, lo tenne premuto contro i mattoni.
Aiden strinse gli occhi a mandorla con le
pupille dall’iride gialla e con il suono che gli partì dal profondo della gola,
ringhiò più forte e più a lungo.
Chas si fermò a pochi passi dal
compagno. «Aiden, calma, devi ritrasformarti.»
In risposta, l’altro formulò dei versi
incomprensibili, forse nemmeno delle vere parole, mostrando le coppie di zanne
superiori e inferiori e gocciolando spruzzi di bava dai lati delle labbra.
«Non posso trattenerlo tutta la notte»
disse Michelle. «E lui non sembra voler collaborare.»
«Posso provare con il trattamento usato
su Kenny» propose Dana. «Forse potremmo anche fargli rivelare qualcosa in più,
ora che sappiamo come rompere il legame con l’Alpha.»
«Non saprei…» Michelle lo osservò
provare a fatica a dimenarsi, lanciando rantoli e ringhi. «Non mi sembra nelle
condizioni di poter sopportare qualcosa del genere.»
«Non posso aiutare in altro modo e
comunque in questa maniera elimineremmo il problema alla radice» puntualizzò
Dana.
«No, non voglio rischiare con la sua
vita» intervenne Chas. «Accetterò il vostro aiuto, ma a condizione che Aiden ne
esca incolume.»
Dana incrociò le braccia sul petto. «Hai
un’altra idea?»
Chas si spostò le ciocche di capelli
biondi dietro le orecchie. «Posso usare il mio potere, la mia voce, in un modo
differente e convincerlo a placarsi.»
«E sei sicura funzioni?» domandò
Michelle.
«No.»
Michelle la fissò interdetta. «Ma
potresti essere tu a rischio.»
«Non mi importa» rispose Chas,
abbassando lo sguardo. «Tienilo bloccato e io tenterò, l’importante è metterlo
in salvo.»
Il modo in cui evitava i suoi occhi e
come le sue gote si erano colorate di un lieve rossore, spinsero Michelle a
supporre che l’interesse della ragazza per Aiden andasse oltre i doveri del
branco. In quel momento però non volle approfondire la questione dei
sentimenti. «Farò il possibile, tu stai attenta e fai in fretta.»
Chas annuì. Si schiarì la voce e intonò una
melodia, canticchiandola a bocca chiusa.
Dana la osservò e poi spostò gli occhi
su Michelle: le stava domandando silenziosamente che canzone fosse, ma nemmeno
lei la riconobbe.
Le orecchie a punta di Aiden ebbero un
lieve fremito, poi un secondo. La sua attenzione era tutta per la ragazza che
stava producendo quel suono piacevole. Non combatté più per liberarsi e
ritrasse gli artigli dalle dita.
Michelle avvertì il rilassarsi degli
arti del ragazzo e non opporsi alla sua forza mentale, così allentò a sua volta
la pressione. Lo osservò sedersi, posando le mani davanti ai piedi, intento
solo a seguire la voce.
Chas si accovacciò al suo fianco e gli
tese la mano destra.
Aiden abbassò il capo e annusò la sua
pelle. Aprì la bocca e le zanne si accorciarono, rimanendo nella dentatura, ma
meno minacciose. «C-Chas… c-cosa è s-successo?» balbettò.
La ragazza interruppe la sua canzone. «È
tutto a posto. La luna piena ti aveva… agitato.»
Michelle lo scrutò, le parve in pieno
controllo di sé. «Come ti senti? Vuoi azzannarci o cose simili?»
«No. Sono solo frastornato» rispose,
spostando lo sguardo verso di lei.
«Adesso smetto di trattenerti con il mio
potere, muoviti piano» gli intimò. Tirò indietro i gomiti e annullò del tutto
il blocco esercitato sul corpo.
Aiden si rialzò lentamente. In posizione
eretta, scrutò i volti delle tre intorno a lui e poi si soffermò sulla compagna
del branco. «Grazie.»
Chas sorrise e si rimise in piedi a sua
volta.
«Ovviamente non sai dirci perché correvi verso questa
direzione» disse Dana, inclinando la testa da un lato.
«Era come un richiamo, senza capire la
ragione, sapevo di dover venire qui.» Aiden dilatò le narici e inspirò l’aria
della sera. «E non sono l’unico. Altri del nostro branco sono qui.»
Michelle si guardò intorno circospetta e
solo in quell’istante, scoprì dove si trovassero.
A pochi metri da loro si stagliava
l’ospedale Saint Mary. Lo stesso luogo in cui dormiva Elliott Summerson.
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