Il
Gioco del Branco 26: Va’ Dove ti Porta il Lupo
Betty lanciò un’occhiata sfuggente a
Michelle e Dana mentre sparivano nel vorticare del fumo viola, poi riportò la
sua attenzione sulla porta da cui era scappato Kenny Wood.
Notò solo Zec accovacciarsi accanto a
Billy che si teneva le tempie con le dita.
«Perfetto, ci mancava anche questo!»
sbottò Donovan. «Chissà cosa aveva in testa Michelle e peggio, cosa combinerà
la demone canterina.»
«Non mi importa, devo inseguire mio
fratello» replicò Kerry.
La ragazza si liberò dalla sua presa e
Betty capì che era inutile tentare ancora di fermarla, la sua unica possibilità
era seguirla. Le fu accanto nella corsa verso l’uscita per tenere il passo con
il gemello licantropo.
«Betty! Dove vai?» le urlò Donovan
agitato.
«Devo aiutarla con Kenny» rispose, senza
voltarsi per guardarlo in volto. «Occupatevi degli altri.»
Kerry spinse in basso il maniglione
antipanico ed entrambe furono all’esterno, prima che potesse sentire la replica
del suo ragazzo.
La ragazza dalla pelle scura si guardò
intorno come se ascoltasse qualcosa nell’aria, quindi corse verso il cancello
d’ingresso del liceo.
«Perché andiamo da questa parte? Lo hai
forse visto venire di qua?» chiese Betty, correndo.
«Non ho solo la forza di una
Cacciatrice, ho anche parte dei suoi sensi e mi guidano in questa direzione. Mi
aiuteranno a ritrovare Kenny.»
«Ci
aiuteranno a ritrovarlo.»
«Senza offesa, ma non serviresti a molto.»
Kerry saltò sulle sbarre in ferro e le scavalcò, atterrando dalla parte opposta
della scuola.
Betty non si perse d’animo, le bastò un
pensiero per ricorrere alla sua intangibilità e attraversò con comodità il
cancello, fermandosi al suo fianco. «Invece posso esserti utile. So cosa vuol
dire subire una cambiamento non richiesto.»
«Non si tratta di questo. O almeno non
solo. Tra me e mio fratello c‘è un legame speciale, è grazie a quello che ho
potuto calmarlo nella nostra vecchia casa e spingerlo a combattere la
trasformazione. Adesso dovrò impegnarmi di più per gli effetti della luna sulla
licantropia.» Kerry chiuse gli occhi e mosse il capo come a sondare l’ambiente.
Quando li riaprì, riprese: «Ecco perché non c’è niente che puoi dire per
risvegliare e calmare la sua coscienza.»
«Kenny ha una cotta per me, questo non
crea un legame come il vostro, ma è pur sempre qualcosa» rispose piccata.
«Lui ti piace nello stesso modo?»
domandò Kerry.
«No, però…»
«Ok, vieni, ma non essermi d’impaccio»
la interruppe. Poi cominciò a correre di nuovo sul marciapiede, costeggiando un
viale alberato.
Betty rimase spiazzata pochi secondi
dalla rapidità della sua risposta. Si riprese e mantenendo la forma da spettro,
si sollevò dal cemento e si mosse nell’aria, riuscendo a tenere la stessa
andatura dell’altra ragazza e non creandole problemi.
Percorsero l’intera strada e ci vollero
parecchi minuti prima che intravedessero il gemello Wood a quattro zampe, illuminato
da una fila di lampioni e intento a correre spedito nella sua forma lupina.
Kerry fece uno scatto da atleta e gli si
buttò addosso, atterrandolo sul cemento. Premendo il suo busto contro la
schiena di lui, che le si contorceva sotto provando a liberarsi, gli afferrò e
immobilizzò le braccia.
«Kenny, ascoltami!» sentenziò. «Ti sei
già ribellato al controllo di Kate, puoi resistere alla furia scatenata dalla
luna piena. Non sei un animale.»
Kenny ringhiò e si dimenò, tentando con
ogni forza di scrollarsela di dosso, finché riuscì a farla cadere all’indietro.
A quel punto, senza degnarle della sua attenzione, riprese il suo galoppare
verso l’obiettivo.
«Dobbiamo cambiare tattica» disse Betty.
«Non serve la violenza, bisogna distrarlo.»
Kerry si rialzò da terra. «Da cosa? E in
che modo?»
«Da questo irrefrenabile impulso.»
Ripresero a inseguirlo e Betty ragionò
sul comportamento del ragazzo. A differenza dell’attacco ordito da Kate, ora
sembrava solo intenzionato a raggiungere un luogo preciso, non attaccare o
ferire, e più avanzavano, più le sembrò di riconoscere la zona della città.
Non appena furono in prossimità di un
parcheggio circondato da un cancello scorrevole, riconobbe il retro
dell’ospedale Saint Mary, dove sostavano le ambulanze.
«C’è qualcosa dentro l’ospedale che lo
richiama e qualunque cosa sia, deve essere collegata a Elliott Summerson»
esclamò Betty. «Ho un’idea, ma devi fidarti di me.»
Kerry annuì.
«Tornerò brevemente tangibile, e tu
lanciami verso di lui in modo che lo superi. Proverò a parlargli.»
«Pensi che basti?» le domandò.
«No, ecco perché tu dovrai salire su un
ambulanza, anzi meglio due e far partire in qualche modo le sirene.»
«E come dovrei fare?»
«Non so, improvvisa» replicò. Poi le
andò accanto e disse: «Forza, prima che entri nel parcheggio.»
Poco convinta e scuotendo la testa,
Kerry la afferrò sotto le braccia e la sollevò, quindi la alzò al di sopra
della sua testa e la lanciò come se non pesasse più di una bambola.
Appena perse il contatto con le mani
della compagna, Betty attivò il suo potere e la mancanza di solidità le permise
di volare più velocemente oltre il giovane licantropo. Planò sul marciapiede,
sprofondando sotto la superficie, non si allarmò e riemerse subito.
Kenny frenò strisciando rumorosamente le
suole delle scarpe sul cemento e piantò i piedi a terra, tornò in posizione
eretta e le ringhiò. I riccioli scuri erano un groviglio con i peli, mostrando
a malapena le orecchie a punta, e le basette allungate fino al mento
ricoprivano i lati di ciuffi di pelo nero. Il suo sguardo era perso nello stato
bestiale.
Lei tenne la parte di gamba dalla
caviglia in giù immersa nel cemento e affondò le mani nelle spalle di lui e si
fermò solo quando avvertì le ossa delle spalle. «Scusami, farà un po’ male.»
Kenny tentò di muoversi, ma non riuscì a
spostarsi e prese ad agitare le mani, cerando di graffiarla con gli artigli, ma con il solo risultato di
attraversare quel corpo spettrale.
«Non ti biasimo per la tua furia, in una
sola notte stai subendo di tutto» disse Betty. «Però hai già battuto il
condizionamento di Kate, puoi riuscire anche contro la luna piena. Sei forte e
non sei solo.»
Il ragazzo puntò gli occhi dall’iride
gialla nei suoi e snudò i denti e le zanne, quei particolari risaltarono sulla
sua pelle color cioccolato e parvero brillare nella notte semioscura. Il respiro
gli si fece ansante, il ringhio mutò in una voce roca e in parte ferale.
«Non… voglio… fare… male.»
«Lo so. Mi vuoi bene.» replicò Betty. «E
non succederà. So che è difficile, ma sono qui con te. Sono tua amica.»
Lo strillo acuto e monotono della sirena
di un’ambulanza partì all’improvviso alle loro spalle.
Kenny chiuse gli occhi e digrignò denti
e zanne per il fastidio, si coprì le orecchie con le mani: nel suo stato quel
rumore era almeno dieci volte più acuto di quanto potesse percepirlo da umano.
«Guardami!» gridò Betty, provando a
sovrastare il frastuono. «Concentrati sulla mia voce.»
Kenny sollevò le palpebre.
«Devi ignorare tutto il resto. La
sirena, l’influsso della luna, qualsiasi cosa ti spinga verso l’ospedale»
continuò sostenendo lo sguardo di lui. «Pensa a me. Torna in forma umana. Lo
hai già fatto per tua scelta. La tua volontà e più forte di tutto il resto.»
Il ragazzo dilatò le narici, abbassò le
braccia lungo i fianchi e strinse i pugni. Gli artigli tornarono unghie; le
orecchie si ritrassero nella normale dimensione; i peli svanirono dal volto e
dalla testa.
Avvertendo un fremito nel fisico del
compagno, Betty ritrasse le mani dal suo busto e sollevò i piedi al di fuori
dal cemento. Osservò il suo aspetto diventare completamente umano, annullando
anche il colore giallo negli occhi.
Kenny crollò a terra sulle ginocchia, stremato.
Betty tornò tangibile e si piegò al suo
fianco. «Ce l’hai fatta.»
Con il respiro accelerato, lui rispose:
«Solo… grazie… a te.»
«Bé ha contribuito anche tua sorella.»
«Dov’è?»
«Nel parcheggio.» Lo aiutò a rialzarsi e
sostenendolo per un braccio, si avviarono lungo la strada.
Guidati dal rombare della sirena e dalla
luce rossa rotante che illuminava come un faro l’ambulanza scelta dalla gemella
Wood, la raggiunsero e la trovarono seduta sul posto di guida, con la portiera
divelta.
Appena li vide, Kerry diede un pugno al
quadro comandi e la sirena si spense.
«Alla fine ci sei riuscita» fece Betty.
«Essere cresciuta da poliziotti cazzuti
ha i suoi vantaggi.» La ragazza saltò giù dal mezzo e strabuzzò gli occhi,
sorrise nel vedere il fratello libero dalla trasformazione in licantropo e gli
buttò le braccia intorno al collo.
«Sai di aver appena danneggiato
proprietà pubbliche e compiuto atti di vandalismo?» scherzò Kenny.
Lei si staccò da lui. «Per te,
fratellino, questo e altro.»
Betty sorrise a sua volta. Aveva avuto
un’opinione negativa sui gemelli, ora stava cambiando: tra loro poteva esserci
una collaborazione e magari più avanti una sincera amicizia.
«Però è presto per cantare vittoria»
disse Kenny, girandosi verso l’ingresso secondario dell’ospedale Saint Mary.
«Anche in forma umana, riesco a sentire la presenza del resto del branco.
Compresa Kate. Ed è furiosa.»
Continua…?
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