Il Gioco del Branco 10: Una Notte da X-Men (1°parte)
Zec stringeva la mano destra in quella
sinistra di Billy. «Sei proprio sicuro di non voler annullare? So che hai fatto
questa promessa a Donovan e lui ti ha ricordato di doverla mantenere, ma nel
frattempo è successo di tutto.»
Camminavano uno a fianco all’altro,
diretti a casa di Betty dove si sarebbero riuniti e festeggiato Halloween, come
deciso dal suo ragazzo al risveglio dal suo stato catatonico nell’Istituto
Reicdleyen.
Dovevano scegliere dei costumi ispirati
agli X-Men e lui aveva proposto un
travestimento di coppia, così a fatica
erano andati in giro per negozi e tutto quello che aveva trovato era stata una
maglietta verde con stampato in giallo fluorescente il simbolo della Forza Fenice. Purtroppo non aveva
pantaloni dello stesso colore, così aveva deciso per un semplice paio di jeans;
si era tinto qualche ciocca di capelli rossa ed era diventato un’opaca versione
di Jean Grey nella sua trasformazione
di Fenice buona.
Billy scosse la testa. «Me lo hai già
chiesto cinque volte negli ultimi due giorni: non ti preoccupare, possiamo
dedicarci a un po’ di svago. Nelle ultime tre settimane non è successo niente
di soprannaturale» rispose, con il casco blu e il visore giallo e la lente
rosso rubino da Scott Summers/Ciclope,
infilato su metà volto.
«Però non abbiamo idea di chi abbia
mandato quel messaggio a tutti noi» gli ricordò. «Abbiamo subito incolpato
Kate, ma si è firmato o firmata solo con una “S”. Inoltre il messaggio è
scomparso subito, limitandoci nelle ricerche, quindi potrebbe essere chiunque altro che ce l’ha
con noi.»
Billy si bloccò e si tolse il visore
dalla faccia. «Non devi angosciarti così. Non voglio che il peso di ciò che ho
fatto come Elliott ricada su di voi e soprattutto su di te. Troveremo questa
persona e faremo il possibile per risolvere tutto senza altre uccisioni.»
Zec lo fissò. Nella tuta blu presa per
assomigliare al personaggio dei fumetti, aveva più un aspetto da ragazzo in
pigiama, ma restava il suo supereroe. Si sforzò di sorridergli. «Ho paura di
perderti» ammise, sorprendendosi per lo slancio di sincerità. «Ci hai
rassicurati che non tenterai più di farti del male colpendo Elliott, ma il tuo
ritorno dallo stato catatonico è stato così… improvviso. C’è qualcosa che non mi hai detto? »
Billy sorrise a sua volta e si infilò il
visore sul volto. «È tutto a posto.» Gli afferrò di nuovo la mano e riprese a
camminare.
Stando al suo passo, Zec si morse il
labbro. Ogni volta che cercava di approfondire i particolari di cosa era
accaduto all’istituto psichiatrico dopo la misteriosa visita dell’amica di
Elliott, il suo fidanzato diventava vago e silenzioso. Essere in costume e
pronti a passare la notte di Halloween come normali adolescenti doveva
sollevarlo da ogni dubbio sulla reale intenzione di non compiere altri gesti
impulsivi pericolosi, però osservandolo notava sempre un velo scuro sulla sua
espressione. Anche quel veloce modo di liquidare l’argomento e l’atteggiamento
sfuggente gli suggerirono di non potersi fidare del tutto.
«Siamo arrivati» disse Billy,
allontanandolo dai suoi pensieri. Si fermarono davanti alla porta e suonò il
campanello.
Dall’interno udirono un pestare deciso
di suole sul pavimento e poi l’uscio si spalancò con Donovan ad accoglierli.
«Buon Halloween! Venite, Betty è impegnata in camera sua con gli ultimi ritocchi
al costume.»
Entrarono e Zec lo squadrò da capo a
piedi. Non sembrava avere indosso un travestimento per Halloween. «E tu cosa
aspetti a prepararti?»
Donovan osservò il suo abbigliamento:
una giacca di pelle nera, una maglia bianca, un paio di jeans scuri e degli
anfibi blu. «Sono già pronto, mancano solo gli accessori.» Andò verso il divano
e raccolse da dietro un cuscino un paio di guanti con tre artigli di finto
metallo per mano e una maschera gialla e nera, con la parte per coprire gli
occhi che svettava in alto a punta. Li mostrò a loro e aggiunse: «Sono
Wolverine, non si capisce?»
«Decisamente no» fece Zec.
«La maschera è quella dei fumetti e gli
artigli possono passare» commentò Billy, «ma il resto? In che modo dovrebbero
farti sembrare Wolverine?»
«Ho dovuto adattarmi alle mie finanze e
al fatto non ci fosse niente della mia taglia» spiegò Donovan. «Così ho fatto
un mix: qualcosa di iconico dei fumetti, più il look di Hugh Jackman nei film
degli anni duemila.»
Zec incrociò le braccia sul petto. «A me
sembra piuttosto che ti sei dimenticato e hai voluto risolvere il problema
costume all’ultimo minuto.»
Donovan girò lo sguardo con fare vago.
«No, non è proprio andata così…»
Il campanello trillò salvandolo dal
dover dare una risposta più dettagliata e colse l’occasione andando ad aprire.
Michelle entrò con un sacchetto di
caramelle gommose in mano. «Ciao ragazzi» li salutò immettendosi nel salone.
Indossava una maglietta rossa con stampato il simbolo giallo della Forza Fenice
e un paio di jeans bordeaux e scarpe giallo fluorescenti. Stava per infilare un
animaletto rosa in bocca, ma rimase a fissare lui e Billy. «Vi siete vestiti
con un costume di coppia.»
«Bè, si… cosa c’è di male?» domandò Zec.
Michelle si voltò verso Donovan: «Lo
avete fatto anche tu e Betty?»
«No, niente affatto» la rassicurò il
ragazzo.
«Bene… ma cosa c’entra un motociclista
con gli X-Men?» domandò Michelle.
Donovan s’imbronciò. «Sono Wolverine!»
Michelle fece spallucce, ma poi tornò a
rivolgersi a lui, osservando il suo costume improvvisato da Fenice. «Avremmo
dovuto consultarci però, in pratica tu ed io è come se ci fossimo copiati.»
Zec sospirò, notando la vena polemica
dell’amica farsi sempre più insistente negli ultimi tempi. «Non è vero. Siamo solo
due rappresentazioni diverse dello stesso personaggio. Tu sei Fenice Nera e io
Fenice.»
Michelle rimise la caramella nel
sacchetto. «Già, ma visto i miei poteri e come assomigliano a quelli di Dark
Willow, che è ispirata a Fenice Nera, il mio travestimento è più adeguato. Tu
lo hai fatto solo per poter fare qualcosa da fidanzato con Billy.»
Era vero e Zec non capiva dove stesse il
problema. «E quindi?»
«Ecco, potevate scegliere un’altra
coppia, per esempio Rogue e Gambit.»
Donovan s’intromise. «Dai Michelle, non
fare la pesante. Sono carini come Ciclope e Fenice e poi cosa ce ne importa dei
costumi. Dobbiamo solo divertirci.»
Michelle sbuffò. «Tu parli facile, ma io
ho dovuto fare una gran fatica per mettere insieme il mio costume.»
«Mi state prendendo in giro!»
La voce stupefatta di Betty giunse da
metà delle scale del piano, facendoli girare tutti di scatto verso di lei.
Osservandola ferma sul gradino con le
braccia sui fianchi, a Zec parve uscita da una tavola dei fumetti. Il costume
che si era cucita era degno dei migliori cosplayer delle fiere. «Wow Betty! Sei
una Shadowcat perfetta nell’uniforme di fine anni ottanta!»
Betty scese le scale con la maschera
azzurra a coprirgli gli occhi sul volto. Indossava una giubba blu con le
maniche un po’ a sbuffo, che copriva un body blu sopra dei pantaloni aderenti
azzurri e stivali blu. A completare il tutto una cintura sottile azzurra
avvolta in vita con un nodo.
«Grazie, lo so. Ci ho impiegato due
settimane a confezionarlo. E ho dovuto anche abituarmi alle lenti a contatto
per indossare la maschera» disse, scendendo l’ultimo scalino per arrivare al
salone. «Voi, piuttosto, sembrate usciti da un mercatino dell’usato! Se avessi
saputo non fosse così importante il costume, non avrei passato tanto tempo a
prepararmi.»
Donovan le andò incontro entusiasta.
«Sei magnifica, non sapevo fossi una fan dei fumetti degli X-Men.»
«Non lo sono» rispose lei. «Però mi sono
informata e facendo ricerche ho scoperto che il creatore di Buffy si è ispirato
a Kitty Pryde per il personaggio e così ho pensato fosse carino vestirmi da lei
e ho cercato un costume abbastanza facile da replicare.»
Michelle puntò il dito verso lui e
Billy. «Hai sentito? Anche Betty ha ragionato pensando a Buffy l’amamzzavampiri per scegliere il costume. Dovevamo metterci
tutti d’accordo prima.»
«Non ricominciare, ormai siamo così e
non ci cambiamo» replicò secco Zec.
Betty lanciò un’occhiata di sbieco al
suo fidanzato. «Bastava vi impegnaste un po’ di più nei dettagli, almeno.»
Donovan spalancò gli occhi come un bimbo
innocente. «Non sarai arrabbiata con me?»
«Almeno lui è originale» rincarò
Michelle.
Billy s’infilò due dita tra le labbra e
fece un fischio acuto, richiamando la loro attenzione.
«Basta discutere» sentenziò,
rivolgendosi a tutti. «L’idea è stata mia e decido io cosa va bene, oppure no.
Non importa chi ha lavorato più sull’abbigliamento e chi meno. E nemmeno se
siamo tutti uguali, o diversi. Siamo X-Men. Punto.»
Zec lo ammirò e lo trovò molto sexy.
Essere un leader gli veniva bene, forse era entrato nel personaggio, o magari era
un aspetto di lui emerso ancora più tenacemente dopo l’esperienza dell’estate in istituto. In ogni caso lo
adorava.
Michelle si mise in bocca la caramella e
bofonchiò: «Va bene, come volete.»
«Abbiamo deciso dove andare?» chiese
Donovan. «So di diverse feste a casa di alcuni ragazzi.»
«No, andiamo al Bronze Dust» intervenne Betty. «Fanno una festa anche lì, la prima
consumazione è gratis e magari evitiamo di incontrare qualcuno che ci
aggredisca, o tormenti per l’anno scorso. Se anche a voi va bene.»
Lo disse a tutti, ma si soffermò a
guardare Billy.
Zec lo notò e si sentì orgoglioso del
suo ragazzo.
«Direi che è perfetto» replicò Billy.
Donovan si infilò la maschera e i
guanti; Betty aprì la porta per farli uscire e Michelle alleggerì il suo
broncio.
Uscendo dall’abitazione mano nella mano
con Billy, Zec si rilassò. Sarebbe stata una serata indimenticabile.
Raggiunsero il Bronze Dust a piedi. Durante il tragitto chiacchierarono,
incrociarono qualche ragazzino desideroso di fare dolcetto o scherzetto e
Michelle rimpianse di aver già consumato l’unico rifornimento di dolci che si
era portata.
A una manciata di passi dal locale, Zec
avvertì ondate di calore attraversargli il corpo. Si staccò dal fidanzato e
ebbe la sensazione di avere una febbre fulminea. Si guardò la pelle e percepì
come se stesse andando a fuoco.
«Non mi sento tanto bene» sussurrò.
Intorno a lui anche i suoi compagni si
erano fermati. Ognuno sembrava avvertire dolore a sua volta.
«Qualcosa non va» fece Betty.
Donovan si tolse di getto la maschera. «Non…
capisco… cosa mi.. prende» disse ansimando.
Billy barcollò. «I miei occhi…non vedo…»
Michelle si asciugò la fronte con la
mano sinistra, bagnandosi il dorso con il sudore. «Non sentite un caldo
esagerato?»
Zec urlò per il bruciore che lo colse
sotto le braccia e sollevandole per controllarle, si accorse di una scia di
fiamme formatasi a comporre le piume di una coppia di ali.
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