Il Gioco del Branco 11: Una Notte da X-Men (2°parte)
Per Zec quella visione fu al tempo
stesso spaventosa ed esaltante. Non impiegò molto a comprendere di avere
assunto le caratteristiche di una fenice, anzi della rappresentazione grafica
della Forza Fenice dei fumetti, un potere che aveva sempre adorato.
La sensazione di dolore per quella
manifestazione lo spinse però a pensare che qualcosa era diverso dalla sua
immaginazione. Provò a concentrarsi e attivare i suoi poteri da Poltergeist, ma
non li percepì. Erano svaniti. O forse sostituiti. E questo significava non
possedere i veri poteri di Jean Grey/Fenice: telepatia e telecinesi.
«Ahi! Gli occhi!» gridò Billy e
d’improvviso una doppia scia di luce rossa scaturì dai suoi bulbi oculari, diretta
verso il cielo.
Zec ignorò il bruciore alle braccia e si
avvicinò al fidanzato. «Calma, chiudi le palpebre» gli disse, cercando di
mantenere la lucidità. «Credo di sapere cosa sta succedendo.»
Billy eseguì all’istante e i raggi
ottici svanirono di colpo. «Siamo diventati i personaggi dei nostri costumi»
ribatté, afferrandogli la mano.
«Qualcosa del genere» rispose.
«Billy! Zec! Aiutatemi sto andando a
fuoco» supplicò Michelle.
Zec si voltò, la vide accovacciata sulle
ginocchia con le braccia aperte a croce, rivelando piume fiammeggianti uguali
alle sue. Tenendo stretta la mano del fidanzato, lo trascinò con sé vicino
all’amica.
«Guardami Michelle, puoi controllarle» le
disse con voce ferma. «Non fare resistenza e lascia che brucino, non sentirai
più il dolore.»
Aveva maturato quella conclusione pochi
istanti prima: occupandosi di Billy e non di se stesso, aveva percepito il
bruciore attenuarsi, diventando sopportabile. Le fiamme divampate dai suoi
avambracci erano ora piccole e pur mantenendo l’aspetto di ali, non avevano
l’apertura di quelle di un uccello pronto a spiccare il volo.
Michelle inalò aria dal naso e la
espulse dalla bocca. «Perché ci sta succedendo tutto questo?»
Billy mantenne gli occhi chiusi e le
rispose: «Siamo sempre su una Bocca dell’Inferno. Qualcuno ha preso spunto
dall’episodio di Halloween della seconda stagione di Buffy.»
«Non lo ha fatto con molta cura» precisò
Zec. «I nostri poteri non sono l’esatta replica di quelli degli X-Men e i
costumi non rispecchiano le stesse qualità che dovrebbero avere gli originali.
Tu, per esempio, non puoi controllare i raggi di Ciclope con quel visore, non ha
veramente delle lenti al quarzo rubino per trattenerli.»
«Possiamo guidarlo noi con la telepatia»
intervenne Michelle.
«Non l’abbiamo. Non siamo realmente come
Jean Grey e nemmeno come la Forza Fenice» spiegò Zec. «Siamo solo due tizi con
le ali di fuoco.»
Michelle chiuse lentamente le braccia,
riavvicinandole al busto. Le fiamme si erano allentate anche per lei e le
chiacchiere con loro due dovevano averla aiutata a prenderne il controllo.
«Dove sono Betty e Donovan?»
Nel trambusto, Zec aveva perso di vista
i due compagni. Perlustrò con lo sguardo il marciapiede intorno a loro e
intravide Donovan strisciare verso una pozzanghera. «Laggiù» indicò a Michelle.
Si mosse con cautela, guidando Billy costretto a camminare alla cieca.
La maschera da Wolverine era a pochi
passi dal ragazzo steso a terra e arrivandogli intorno, videro i due guanti con
gli spuntoni di finto metallo, lanciati pochi centimetri da lui.
«Cosa senti?» domandò Zec. Non capiva in
che modo l’influsso del costume, o del personaggio, stesse trasformando
l’amico.
«Sono incazzato» sbraitò Donovan. Poi
tentò di infilare le nocche nell’acqua della pozzanghera, ma non era abbastanza
profonda. «Mi fanno male le mani, bruciano, prudono… non so, fanno male!»
Zec non impiegò molto a immaginare cosa
potesse significare. Abbandonò la mano di Billy e con entrambe le mani strinse
e sollevò il braccio destro di Donovan. «Michelle tiragli fuori il braccio
sinistro e non mollarlo per nessuna ragione.»
La ragazza fece come le era stato
ordinato, senza porre domande.
«Cosa diavolo fate?» gridò Donovan.
«Devi fare uscire tutta la rabbia» disse
Zec. «Non trattenerla.»
«Non sto trattenendo un ca…» la frase
morì in gola a Donovan e lanciò un urlò straziante, carico di dolore.
Tenendolo stretto mentre il suo corpo si
dimenava, lui e Michelle osservarono con orrore tre lunghi e affilati artigli
di metallo chiaro spuntargli dal dorso di entrambe le mani.
Donovan ansimò. In pochi attimi il
respiro si fece regolare e i lineamenti del suo viso si rilassarono. Con le tempie
imperlate di sudore, guardò le armi sui suoi arti. «Ho… ho gli artigli di
adamantio.»
«Non credo sia davvero adamantio» lo corresse Zec.
«Ehi ragazzi! Che succede? Dove siete?»
La voce ovattata di Betty li colse di sorpresa. «È tutto buio.»
Zec, Donovan e Michelle si voltarono in
ogni direzione, ma non videro da nessuna parte l’amica.
Billy si mosse a tentoni, con le
palpebre sigillate. «Continua a parlare.»
«Ok… non capisco dove sono finita. Vi ho
sentiti gridare, poi non ho visto e udito niente» raccontò Betty. «State tutti
bene?»
Billy tornò indietro di una decina di
passi e si fermò. Si inginocchiò sul cemento della strada e abbassò la testa.
«È qui. La sento un po’ lontana, voi la vedete?»
«Il costume da Shadowcat» disse Zec.
Aveva capito cosa le era accaduto. «Ascolta Betty, fai quello che ti dico anche
se ti sembra assurdo. Muoviti come stessi scalando una parete invisibile verso
l’alto.»
Nel giro di pochi istanti il capo della
ragazza emerse dall’asfalto, seguito dal resto del corpo. Si fermò a mezz’aria
fluttuando. «Ditemi cosa sta succedendo?» chiese con il terrore nello sguardo.
Billy si voltò, seguendo il suono della
sua voce. «Sei diventata intangibile e senza rendertene conto, ti sei
smaterializzata nel marciapiede.»
«Fatemi capire bene, ognuno di noi ora è
un X-Man?» domandò Donovan, muovendo con cautela le mani artigliate.
Zec aggrottò la fronte. «In un certo
senso, ma non del tutto.» Fece segno ai due amici accanto di seguirlo verso
Billy e Betty. «Abbiamo solo alcune particolarità dei poteri mutanti dei
supereroi che interpretiamo. Ancora una volta la Bocca dell’Inferno di Elliott
ha agito con regole personalizzate.»
Betty osservò la fila di persone in coda
davanti all’ingresso del Bronze Dust,
ognuna in costume, ma nessuna spaventata, allarmata, o con qualche segno fisico
del travestimento indossato. «Perché a loro non è successo niente? Se fossimo
come nell’episodio di Buffy, tutti
dovremmo diventare il personaggio della maschera.»
«In realtà anche nella serie accade solo
ai costumi comprati da Ethan Rayne» le fece notare Michelle.
«È vero» confermò Zec. «In più ognuno di
noi li ha presi in posti diversi e Betty addirittura se lo è cucito da sola.
Non c’è logica in tutto questo, anche per una situazione assurda da serie
soprannaturale.»
«C’è se a controllare tutto anche questa
volta è un'unica responsabile e non solo l’immaginazione e il sogno di Elliott,
o più persone» sottolineò Billy. «Siamo ancora manipolati da Kate. O dal
misterioso anonimo nascosto dietro S.»
Donovan scosse la testa. «Non è
possibile. Non può essere tanto potente da alterare la realtà solo per noi.
Perlomeno dovrebbe essere qui nelle vicinanze per riuscirci.»
«In teoria no» disse Betty. «Ricordate
che la Falce è sparita? Se l’avesse lei, oppure questo o questa S, allora
potrebbe fare quello che le pare, da qualunque luogo.»
Zec concordò con la sua ricostruzione.
«Questo spiegherebbe anche la tanta approssimazione nel darci i poteri dei
costumi. Non conosce a fondo le storie e i personaggi e si basa su informazioni
generiche.»
Michelle sbuffò. «Va bene, avete risolto
il caso, ma ora cosa facciamo? Non possiamo andare al Bronze Dust in questo stato
e non sappiamo nemmeno come tornare normali.»
«Forse finisce tutto quando termina la
notte di Halloween» ipotizzò Donovan.
«Grandioso! Abbiamo davanti ancora tre
ore di in…» Betty si interruppe vedendo il terreno agitarsi intorno ai suoi
amici. «E ora cosa succede? Un terremoto?»
Zec si premurò di afferrare il braccio
di Billy, costretto a non aprire gli occhi e poi guardò le persone del locale,
nessuno sembrava aver risentito della scossa. Anzi, non l’avevano proprio
notata. Erano ancora loro gli unici bersagli.
«Tenetevi pronti» disse ai quattro
amici. «Qualunque cosa accada, riguarda solo noi.»
L’aria intorno a loro venne smossa da
una folata troppo calda per essere vento di fine ottobre. Un fischio di un
allarme risuonò e poi una figura alta quanto il palazzo vicino al locale
comparve dal nulla. Avanzando a passi meccanici e lenti, la sua sagoma si
delineo chiara ai loro occhi: un gigantesco robot, dalle piastre viola scuro su
tutto il corpo di ferro, gli occhi lampeggianti di un bagliore rosso e le mani
puntate a palmi aperti contro loro cinque.
«Porca miseria!» imprecò Donovan. «È una
Sentinella!»
La voce metallica del robot intimò:
«Soggetti mutanti identificati. Non muoversi. Procedere all’arresto.»
Betty strabuzzò gli occhi. «Quel coso
vuole prendersela con noi? Perché?»
«Ci identifica come mutanti. Le Sentinelle
sono cacciatori di mutanti nei fumetti degli X-Men» spiegò sbrigativamente
Billy. «Dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo, se ingaggiamo una lotta,
potrebbero andarci di mezzo degli innocenti.»
Michelle scrutò velocemente la folla
preoccupata solo di avanzare nella fila all’ingresso. «Non si sono neanche accorti
che e è arrivato quel robottone.»
«E se non facciamo niente ci ammazza,
poco ma sicuro» concluse Donovan.
Zec non sapeva come comportarsi. Avevano
ragione sia Billy, sia Donovan, ma come potevano salvarsi senza fare vittime?
Non erano veri X-Men, non avevano nessun tipo di addestramento. «Devi guidaci tu, Billy» disse poi, convinto
delle doti di leader del fidanzato.
«Sono parcamente cieco» gli ricordò. «E
non sono il capo.»
«Dovrai esserlo per stanotte. Il tuo
legame con Elliott e la tua capacità di interpretare le stranezze in modo
corretto, sono qualità che ti rendono il più adatto a provare di risolvere
tutto con il minor danno.» Zec si rivolse poi ai compagni: «Qualche obiezione?»
«Non voglio questa responsabilità»
rispose Betty. «Non ne so abbastanza di queste cose da supereroi.»
«Io
sì, ma non saprei come muovermi da comandante» ammise Donovan.
«A me va bene tutto, basta che vi
sbrigate» gridò Michelle. «Quel coso è già piegato su di noi!»
«D’accordo» acconsentì Billy.
«Disperdiamoci, ma non allontanatevi troppo.»
Zec tenne stretto il braccio del suo
ragazzo e lo trascinò verso destra. «Qual è la prossima mossa?»
«C’è un parcheggio qui vicino, sperando
non ci siano troppe auto, dobbiamo dirigerci lì» rispose Billy. «È il posto più
adatto per una lotta e per contenere i danni.»
Zec alzò il braccio libero per dare il
segnale agli altri e le fiamme si allargarono in una maestosa ala giallo-rossa.
Il suo intero corpo si sollevò da terra, librandosi in volo. Non capiva come
fosse possibile, ma poteva essere dovuto alla scarsa conoscenza di chi li aveva
trasformati. «Per di qua, seguitemi» gridò ai tre compagni. «Non avere paura,
non ti farò cadere» disse poi a Billy.
L’altro sorrise. «Non avevo dubbi.»
Proseguendo nel suo spostamento aereo
incerto, controllò i movimenti alle sue spalle: i compagni gli erano dietro e
anche la Sentinella procedeva alle loro calcagna. Arrivarono nel parcheggio
delimitato da una cancellata ancora aperta.
«Quante auto ci sono?» chiese Billy.
«Due. Entrambe al lato opposto di dove
ci troviamo noi.»
Donovan li raggiunse per primo. «Spero
tu abbia già un piano in mente, perché non ci lascerà troppo tempo per
organizzarci.»
Billy annuì. «Zec, lasciami qui con
Betty e Donovan.»
Zec allentò le dita riluttante, mentre i
due amici si mettevano al fianco del loro comandante. Non lo allettava l’idea
di lasciarlo quasi inerme, però doveva mantenere la fiducia nelle sue scelte.
«Ora, tu e Michelle dovete volare il più
vicino alla testa della Sentinella e distrarla da ciò che accadrà a terra»
continuò Billy.
«Non ho ancora provato a sollevarmi dal
marciapiede» obbiettò Michelle. «E se non ne fossi in grado?»
Zec le prese la mano. «Ci riuscirai. Non
è diverso da quando usiamo i nostri poteri da Poltergeist, le ali di fuoco
faranno il resto.»
«Mutanti! Arrendetevi. O sarete
terminati» ripeté con lentezza il robot davanti a loro.
Zec alzò le braccia e Michelle lo imitò.
Per entrambi si spiegarono meravigliose ali fiammeggianti da sotto le braccia,
le agitarono e spiccarono verso il cielo notturno. Pur con una certa fatica nel
compiere quell’atto dettato dalla volontà della loro mente, raggiunsero la
testa della Sentinella e si separarono.
Il robot alzò una mano gigante per
afferrarli e si spostarono rapidamente.
Per Zec fu come quando in estate dava la
caccia alle zanzare, per allontanarle dal corpo. Solo che in quel momento aveva
lui il ruolo dell’insetto.
Ferma immobile, la macchina dalle
fattezze simili a umane agitava le braccia per agguantarli e loro svolazzavano
intorno per schivarle.
Zec lanciò lo sguardo verso il basso,
sperando che non mancasse molto alla seconda fase del piano di Billy.
Notò Donovan correre verso la gamba
destra della Sentinella, con gli artigli sguainati si avventò contro il
tallone. Graffiò metallo contro metallo più volte, originando scintille e
danneggiandola.
La Sentinella si piegò, cadendo in
ginocchio.
«Malfunzionamento arto destro» gracchiò,
facendo risuonare la sua voce sintetica nel parcheggio. «Terminare minaccia.»
Le orbite del robot si illuminarono e intuendo
un attacco verso i compagni, Zec si posizionò davanti alla traiettoria
focalizzando nella mente la maestosità dell’effetto da uccello di fuoco della
Forza Fenice. Il laser della Sentinella partì nello stesso istante e riuscì a
placcarlo espandendo le sue ali fiammeggianti. Lo scontro non gli provocò
dolore, solo una forte ondata di calore come se le fiamme e la sua carne
fossero una cosa sola.
Riprendendosi da quella sensazione
intensa e attenuando il fuoco, udì Billy urlare: «Adesso, Betty!»
Con la visuale libera dalle fiamme, Zec
scrutò l’amica camminare nell’aria e poi tuffarsi nel petto del gigante di
metallo. Scariche elettriche percorso la sua l’intera struttura, facendolo
fremere.
«Errore…mzzz…funzzzz…to…» disse la
Sentinella.
Osservandola poi uscire alle spalle del
robot, Zec immaginò che forse Betty non lo sapeva, ma un effetto secondario del
suo potere intangibile era quello di mandare in corto circuito ogni tipo di
macchinario elettrico ed elettronico. Qualcosa che da fan dei fumetti Billy ricordava
come lui.
«Spostatevi tutti» gridò Billy e un
secondo dopo spalancò gli occhi.
Due fasci di luce rossa schizzarono
contro la testa della Sentinella, decapitandola di netto.
Billy richiuse subito le palpebre e Zec
osservò la testa mozzata rotolare dietro al corpo, mentre quest’ultimo cadeva
pesantemente in avanti con un rombo assordante.
Tutti rimasero fermi in silenzio.
La battaglia era conclusa.
A farli sobbalzare fu il trillare quasi
unisono dei loro cellulari.
Zec discese a terra, afferrò il suo
dalla tasca e riunendosi con i compagni intorno a Billy, lesse ad alta voce: «“Bravi,
avete vinto questa partita, Freaks. Ma adesso ho io il telecomando in mano. La
notte sta per finire, ma non sarà facile per tutti togliersi quei costumi. S.”»
Continua…?
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