lunedì 26 luglio 2021

Darklight Children - Capitolo 113

 

PUNTATA 113
Quel che sarà…
 
 
 
Il direttore Strom aveva impiegato le ultime ore della notte per rimuovere il blocco dei ricordi nei genitori dei ragazzi che volevano far ritorno a casa. Dopo aver sfruttato poteri e conoscenze per mettere a tacere la faccenda dell’esplosione del C.E.N.T.R.O., lui e Clara Cluster si impegnarono a riaccompagnare i giovani alle rispettive abitazioni.
Un compito che si era assunto anche Patrick Molina per quanto riguardava Samuele Ricci.
Con la mano del ragazzino stretta nella sua, coperta dal guanto di pelle nera e con Sara al fianco, Patrick fissò dal lato opposto della strada il cancello del palazzo in cui abitavano i genitori del ragazzino.
«Andiamo?» gli domandò osservandolo.
«Sei sicuro che mi riconosceranno?» chiese agitato Samuele. «E se dovessi dire qualcosa di sbagliato?»
«Non aver paura» intervenne Sara con dolcezza. «Il signor Strom ci ha spiegato che ha fatto credere a tutti gli adulti che voi ragazzi frequentavate un collegio all’estero. Ora avete fatto ritorno perché la scuola ha dovuto chiudere per mancanza di fondi.»
Samuele lanciò di nuovo uno sguardo fugace al palazzo. «E se dovessi perdere il controllo dei miei poteri?»
«Hai il mio numero di telefono» rispose Patrick. «Sai che puoi chiamarmi sempre, in qualsiasi momento ne avrai bisogno.»
«Potrò raccontare a mio padre e mia madre la verità su di me?»
Patrick si chinò, posandogli le mani sulle spalle. «È una decisione che spetta solo a te. L’importante è che tu non abbia fretta e se ti servirà sostegno, io ci sarò.»
«Ok.» Samuele raccolse un borsone da viaggio abbandonato accanto ai suoi piedi e infilò la tracolla sulla spalla destra. «Allora… vado.»
Patrick lo guardò dubbioso. «Non vuoi che ti accompagni fin davanti alla porta?»
Il ragazzino scosse la testa. «Sarà più naturale se mi presento da solo.» Si girò verso Patrick e lo abbracciò. «Grazie per tutto quello che hai fatto per me.» Corse nella strada, senza dargli il tempo di ribattere.
Patrick rimase a osservarlo varcare il cancello. Vide il portiere fermarlo e poi premere sul citofono dei tasti. Qualche minuto dopo un uomo e una donna corsero fuori dal portone del palazzo, incontro al ragazzino. Il signore e la signora Ricci strinsero così forte il figlio tra le braccia, che Patrick ebbe l’impressione si rendessero conto inconsapevolmente di aver rischiato di non rivederlo mai più.
«Pensi che riuscirà a riprendere la sua vita?» gli chiese Sara.
«Samuele è forte, più di quanto creda» disse Patrick. «In questi anni ha imparato a badare a se stesso. Se la caverà.»
«E tu?» la ragazza gli prese la mano sinistra. «Ora che non ci sono più pericoli, riuscirai a convivere con il tuo dono?»
Patrick liberò la mano dalla sua presa. Aiutandosi con l’altra, sfilò da entrambe i guanti neri. Li infilò nella tasca dei pantaloni e poi strinse nuovamente la mano di Sara.
«Patrick! Le tue visioni!» fece lei allarmata.
Lui chiuse gli occhi per una frazione di secondo. Vide delle immagini fugaci prendere forma e le ricacciò indietro. Riaprendoli disse: «Credo di aver imparato a controllarle. Ci vorrà ancora un po’ di esercizio, ma posso farcela.»
«È meraviglioso. E ci sei riuscito da solo.»
«No, credo che in parte sia merito di Samuele» rispose. «Probabilmente non riuscivo a trattenere i miei poteri perché  inconsciamente sapevo che c’era qualcosa in sospeso, una ragione per lasciarli liberi di condurmi dove avrei potuto risolvere un torto.»
«E i tuoi ricordi?» domandò Sara. «Non hai recuperato ancora tutta la memoria sulla tua vita prima del rito e del coma.»
Patrick scrollò le spalle. «Se è importante, il passato si rifarà vivo. Per ora voglio occuparmi solo del futuro.» Abbassò il capo e baciò la sua ragazza sulle labbra.
Il suono insistente del cellulare nella tasca posteriore dei jeans costrinse Sara a  staccare la bocca da lui.
«Pronto?»  Il suo volto si rabbuiò. «Ho capito. Arriviamo subito.»
«Chi era?»
«Hans» rispose lei. «Riguarda il Sigillo e non è niente di buono.»
 
Ormai delle rovine del Portale Mistico era rimasto ben poco. Prima di correre al C.E.N.T.R.O. a sfogare la sua ira, DiKann aveva ridotto in polvere quel poco di macerie che un tempo avevano formato il negozio.
L’intero spiazzo dava l’idea di essere pronto per venire riutilizzato, salvo per un foro nel terreno che dava una sensazione sinistra a causa dell’oscurità che sembrava cercare di fuoriuscirne.
Proprio intorno a quel buco, un tempo coperto da una pietra conosciuta come il Sigillo, i due uomini  e i sei ragazzi erano intenti a discutere.
«In poche parole non sanno cosa fare» sbottò Davide.
«Gli Anziani dell’Ordine mi hanno confessato che il rito per creare il Sigillo è andato perduto» precisò Hans. «Inoltre non hanno le conoscenze e le capacità per crearne uno nuovo.»
«È assurdo» esclamò Naoko. «Secoli di lavoro contro i demoni, di piani e studi e ora non possono fare niente.»
«Quindi, dovremmo lasciare aperto l’ingresso al Primo Inferno?» domandò Yuri storcendo il naso. «Non mi sembra una grande idea.»
«Potremmo riprendere le ronde serali» propose Sara.
Sabrina scosse la testa. «Non è sufficiente. E se qualcun altro fosse a conoscenza dei demoni e cercasse di sfruttarlo a suo vantaggio?»
Hans annuì. «È troppo pericoloso e non sappiamo con certezza se dalle altre Dimensioni Infernali possono sbucare altri nemici. No. Dobbiamo trovare il modo di chiuderlo.»
Davide sbuffò. «Ma come? Se neanche quei fissati dell’Ordine sanno come fare, come possiamo riuscirci noi?»
«Dovete ammettere che la prima volta ci furono delle condizioni particolari» ricordò Patrick.
Leonardo batté le mani compiaciuto. «È vero. E noi siamo gli unici che c’erano allora come adesso.»
Naoko inarcò un sopracciglio. «E questo come può esserci d’aiuto?»
«Pensateci bene,» replicò Leonardo «parte dell’incantesimo che ci ha fatto rinascere era servito anche a creare il Sigillo. E probabilmente quella magia è ancora parte di noi, altrimenti i nostri ricordi non si sarebbero risvegliati quando qualcuno si era avvicinato troppo ad aprirlo.»
«Non hai tutti i torti» concordò Sara. «E in fin dei conti abbiamo già richiuso parzialmente il Sigillo mesi fa.»
Sabrina guardò il padre. «Pensi sia possibile o è una teoria senza speranza?»
«Potrebbe funzionare» ammise Hans, massaggiandosi la barba. «Ma non saprei suggerirvi una formula efficace.»
«La creeremo noi» disse Leonardo. «Noi sei saremo gli unici in grado di riaprirlo e potremmo farlo solo se saremo tutti insieme. Siete d’accordo?»
I sei ragazzi si guardarono l’un l’altro e annuirono senza rispondersi a voce. Fecero segno a Hans e Patrick di allontanarsi e rimasti soli si presero per mano, formando un cerchio.
Da dove si trovavano, Hans e Patrick non riuscirono a udire le parole della formula, i ragazzi le sussurrarono volutamente in modo che nessuno all’infuori di loro sei potesse conoscerle. Videro però una pietra circolare prendere forma sopra l’apertura, era color acquamarina si fuse con il terreno e sulla sua superficie erano scolpite sei mani intrecciate a formare una catena.
Il nuovo Sigillo avrebbe protetto il mondo dall’avvento dei demoni.
 
Due settimane dopo il loro ultimo atto da semplici mezzo demoni e primo come Guardiani del Sigillo, Leonardo e i suoi amici si ritrovarono appoggiati alla cancellata che circondava il cortile del loro liceo con gli zaini in spalla e le borse a tracolla.
«Alla fine il momento è arrivato» disse Naoko.
Davide si sporse a guardare i compagni. «Paura?»
«Sono un po’ agitato» rispose Yuri.
«Anche io» fece Sabrina.
«Non so… forse ho solo fretta di finire» ammise Sara.
«Io sono tranquillo» disse Leonardo.
Gli altri cinque lo fissarono increduli.
«Mi prendi in giro?» domandò scioccata sua sorella. «Se è dal primo giorno del primo anno che temi gli esami finali!»
«È vero» confermò. «E sarebbe ancora così se non fossimo cambiati.»
Sabrina lo guardò perplessa. «Non ti seguo.»
Leonardo staccò la schiena e lo zaino dalle sbarre e si mise di fronte ai cinque compagni. «Quando ho iniziato il liceo ero certo che fosse come un viaggio all’inferno e a dirla tutta, tra quelle mura abbiamo passato alcuni dei momenti peggiori della nostra vita e non solo per i professori o i compiti in classe. Ci si…»
«Arriva al punto» lo incalzò Davide.
Leonardo non trattenne un sorriso. «Siamo sopravvissuti. In poco più di un anno abbiamo affrontato un professore pazzo e la sua setta. Orde di ibridi di demoni e veri demoni. Tradimenti e una gravidanza. Finte morti. E perfino un Re Infernale.» Contò gli avvenimenti sulle dita della mano destra. «Credete davvero che gli esami finali possano spaventarci?»
Naoko si fermò a riflettere. «In effetti, vista in quest’ottica…»
«Possiamo farcela» concluse Yuri con sicurezza.
La campanella risuonò dall’interno dell’istituto e una miriade di altri ragazzi sparsi nel cortile si lanciò verso l’ingresso.
I cinque amici si mossero dalla cancellata per seguirli, ma Leonardo li fermò. «Lasciateli andare.»
«Vuoi fare tardi il giorno degli esami?» chiese allibita Sabrina.
Leonardo prese la mano della sorella. «Voglio entrare a modo nostro. Una specie di portafortuna.»
Sara prese la mano a Naoko. «Ho capito! Mi piace!»
Uno dopo l’altro si strinsero le mani, lui e la gemella al centro.
Il vento familiare e sferzante li investì e una luce fugace li avvolse, facendoli scomparire dal cortile.
 
 
                                                            FINE

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