lunedì 5 luglio 2021

Darklight Children - Capitolo 110

CAPITOLO 110
Sotto assedio
 
 
 
Yuri raggiunse con Sabrina in pochi istanti le porte verdi che delimitavano l’ingresso al sotterraneo. Fermi uno vicino all’altra, in posizione di attacco, pronti alla battaglia imminente, furono colti alla sprovvista da un corpo nodoso e ricoperto di spine che emerse all’improvviso dal muro davanti a loro.
«Stai giù!» gridò tirando la ragazza verso il pavimento.
«Che succede?»
«DiKann è in arrivo. Questo posto sta mutando come quando Sara aveva cercato di rompere il Sigillo al Portale Mistico.»
Sabrina seguì il suo sguardo e osservò il corpo spinoso perforare il muro di fronte, attraversando così il corridoio da una parte all’altra. «Stiamo all’erta, forse i demoni non saranno i nostri unici avversari.»
In riposta alle sue parole, anche il pavimento si ricopri di radici grigiastre e spine acuminate. Le porte verdi alle loro spalle si accartocciarono su loro stesse e aculei rivestirono ogni parete. Dalle stanze in cui erano rinchiusi i ragazzi risuonarono urla di terrore.
«Forse dovremmo provare a liberarli» propose Sabrina. «Potrebbero essere in difficoltà.»
«Sono più al sicuro lì dentro» replicò Yuri, rendendosi conto come in poco tempo il corridoio da cui erano arrivati fosse impercorribile per il diffondersi di spirali di radici con enormi spine e altra vegetazione dall’aspetto carnivoro. «E noi avremo il nostro bel daffare.»
Uno degli aculei che si era insinuato nel soffitto, s’ingrossò e discese fino a terra. La forma a cono si allargò fino a diventare una bolla, quindi esplose rivelando la presenza di tre visitatori. Non appena i detriti si depositarono sul pavimento, furono distinguibili le loro sagome.
Impettito, DiKann stringeva il Ritus sotto il braccio destro e incrociò lo sguardo sbalordito ma deciso di loro due.
«Mia figlia vi ha messo nelle ultime file, a quanto vedo.» Il demone schioccò le dita e Jonathan ed Erica ai suoi piedi balzarono in avanti per aggredire le prede.
Sabrina allungò le braccia in avanti e li tenne sospesi a mezz’aria, arrestandoli con la sua capacità telecinetica.
Yuri incendiò le mani e le fiamme si avvilupparono fino al suo avambraccio. «Siamo pronti a riceverti.»
DiKann sbuffò annoiato. «Non ho tempo da perdere.» Spostò il braccio in avanti e lo scaraventò contro le spine, procurandogli graffi al volto. Aprì il suo libro e recitò una formula nella lingua antica.
I sigilli mistici alle camere si infransero in scoppi di luce violacea, le porte divennero polvere e gli inquilini obbligati a rimanervi dentro per lunghi anni, ne uscirono titubanti. Appena videro il Re Demone rimasero impietriti.
«Non temete, non siete costretti a diventare carne da macello. Potete essere condottieri» disse DiKann. «Vi hanno trattati come bestie da ingabbiare, vi offro la possibilità di vendicarvi, di prendervi questo mondo, diventandone gli aguzzini sotto i miei ordini. Avverto la brama di odio e vendetta che alberga in voi. Non resistete, abbracciatela.»
Yuri osservò la scena ammutolito. Il gruppo che si radunava sempre più numeroso attorno al demoniaco benefattore gli parve confuso, disorientato, ma non spaventato.
DiKann sollevò le mani sopra le teste dei ragazzi, come un buon pastore pronto a richiamare il suo gregge. Alcuni avanzarono verso di lui senza indugio, altri invece si accovacciarono a terra e incuranti del terreno inospitale, scossero violentemente la testa come a voler rifiutare quella proposta; la maggior parte di loro però non ebbe scelta: l’oscurità nelle anime era facilmente manovrabile. I loro corpi si trasformarono e con piccole differenze nel colore delle chiome o nella lunghezza delle corna, divennero tutti demoni simili a Erica e Jonathan.
Sorridendo soddisfatto, DiKann  scattò in avanti e passò fulmineo in mezzo al branco di nuovi demoni.
Yuri si rimise in piedi, ma fece in tempo a vedere solo una macchia rossa che sfrecciava lontano.
Dal fondo dell’intrico di radici giunse per l’ultima volta la voce sprezzante di DiKann: «Non siete neanche degni di essere uccisi. I miei servitori appena nati si ciberanno di voi.»    
Sabrina lanciò Erica e Jonathan in mezzo ai loro simili e si schierò nuovamente al suo fianco. «Cosa facciamo?»
Lui scrutò gli occhi famelici dei loro avversari. Erica e Jonathan si stavano già facendo strada per arrivare a capo del gruppo. I più sfortunati che lottavano per non cambiare aspetto, erano già stati azzannati dai loro ex-compagni. Non c’era modo di salvarli, quel trattamento sarebbe toccato anche a loro. «Attacchiamo. Non avere pietà. Ormai, sono demoni a tutti gli effetti.»
«Non preoccuparti, ho intenzione di sopravvivere» ribadì Sabrina. «Pensi che riusciremo a impedire che salgano in superficie?»
«No» rispose sincero Yuri. «Ma non glielo renderemo facile.»
Si voltò a guardarla. La ragazza strinse le pupille chiuse cercando di raccogliere più forza che poté dalle profondità del suo corpo, poi li spalancò e con un grido liberatorio, lanciò il colpo.
Yuri percepì l’onda di energia psichica, scorgendola come una vibrazione nell’aria, e l’intera legione di demoni fu scaraventata all’indietro. A sua volta si caricò di fuoco, facendolo ribollire nel sangue e incendiò le radici ai loro piedi, creando una spessa barriera tra loro e i nemici.
Madido di sudore, Yuri si scambiò un’occhiata fugace con Sabrina. Illuminati dalle fiamme crepitanti, senza parlare, lesse sul suo volto la stessa verità a cui era giunto: quell’espediente avrebbe resistito per poco.
La battaglia sarebbe ricominciata a breve. La salvezza di tutti era nelle mani di Leonardo e Sara.
 
«È quaggiù» fece in tempo a dire Sara, prima che DiKann si presentasse di fronte a lei e a suo fratello.
Alle loro spalle, Davide agì d’istinto. Corse in avanti, parandosi tra loro e il nemico. «Me ne occupo io.» Puntò le braccia contro di lui, i palmi spalancati nella sua abituale posa per creare una barriera, l’energia grigiastra iniziò a materializzarsi. Non ebbe però il tempo di terminare.
Gli occhi del demone brillarono di luce scarlatta e il ragazzo crollò sulla schiena, le palpebre serrate, riverso a terra privo di forze.
Sarà imprecò tra sé: il loro piano stava andando a rotoli prima ancora che riuscissero a metterlo in pratica.
«Davide!» gridò Leonardo.
«Non è morto, per ora» disse DiKann. Sorrise mostrando le zanne. «Siete soli? Nessun mezzo demone adulto è rimasto per affrontarmi?»
Leonardo spostò la sua attenzione e tornò a guardare l’avversario. Aprì la bocca per ribattere, ma Sara gli stritolò la mano per farlo tacere.
«È una questione personale. Di famiglia» rispose prontamente. Doveva prendere tempo, non aveva altre tattiche da sfruttare. «Per questo la risolveremo tra di noi.»
Il Re demone rise di gusto. «Mia piccola, stupida bambina. Hai avuto la tua occasione di evitarti tutto questo e l’hai rifiutata. Tornerai comunque nel mio Regno, ma prima assisterai allo smembramento di ogni umano che ti è caro.»
«No, non te lo permetteremo.» Leonardo lo guardò carico di rabbia.
DiKann rise ancora. «E come? Un paio di trucchi di basso livello con i vostri miseri poteri? Questo è tutto quello che avete per contrastarmi» Mosse due passi verso di loro. «Penso che sarai il primo. Ti sgozzerò davanti agli occhi di mia figlia. Osservare impotente la morte del suo fratellino, le insegnerà che non le conviene disubbidirmi.»
Sara spinse indietro il fratello e indietreggiò con lui, fino a trovare le mani di Hans Strom premute sulle loro schiene.
Mantenete la calma, non vi accadrà nulla sussurrò con il pensiero l’uomo. Protetti dalle sue capacità mentali di schermarli, Hans e Patrick erano ancora alle loro spalle. Il direttore inspirò per mantenere la concentrazione. Continuate a farlo parlare,per mettere in atto il piano devo essere certo che abbia abbassato le sue difese e poter stabilire un contatto senza farmi scoprire.
Patrick si sfilò i guanti di pelle. Forza Sara, sai tenergli testa. La incoraggiò con la voce della mente.
Attaccandosi a quell’affermazione, Sara si fece coraggio. «Non sono più tua figlia. La patetica mezzo demone che bramava la tua attenzione e la tua approvazione è morta.»
«Già. Sei rimasto indietro di secoli» continuò Leonardo. «Goditi la passeggiata in superficie, perché sarà l’ultima.»
«Stupido pezzo di carne!» ringhiò DiKann. Gli bastò un passo veloce e le sue dita stringevano il collo del ragazzo. «Hai così fretta di morire? Ti accontento.»
In preda al panico, Sara udì nella testa la voce di Hans gridare: Ora! Poi notò Patrick posare i palmi sulle radici spinose che ricoprivano le parete sinistra, ferendosi e una parte della sua pelle riuscì anche a sfiorare un piccolo pezzo di muro.
DiKann mollò la presa sulla carne di Leonardo, che rantolò; fece cadere a terra il Ritus, sorretto nell’altra mano e  si tenne le tempie con entrambe, mugugnando; un’eco di ciò che stava subendo nella sua mente, attraverso il collegamento stabilito da Hans, raggiunse Sara e nella sua testa esplose il caos.
Demoni. Fuochi infernali. Lotte furiose tra esseri orribili. Ma anche ragazzi rinchiusi a forza in stanze imbottite. Infermieri con siringhe. Volti di giovani e bestie si mischiavano in urla di odio, rabbia, dolore e paura.
DiKann strizzò gli occhi fino a frali divenire una fessura. «Che succede?» Nonostante il disorientamento,  guardò oltre loro due. «Tu!» urlò rendendosi conto dell’inganno e riuscendo a vedere con i suoi occhi i responsabili.
Leonardo rantolò e intrecciò le dita con quelle di Sara, sentendo il contatto fisico, lei li teletrasportò al sicuro dietro il Re Demone.
Lo videro piegare in avanti il busto e nello stesso istante, Hans avanzò. Sara percepì che spinse ancora più a fondo le immagini trascinate dalla mente di Patrick in quella del demone; a quel punto DiKann si coprì interamente i lati della testa, piegando la bocca in una smorfia di dolore.
«Svelti!» gridò Hans, con la narice destra sanguinante per lo sforzo di comprimere il suo attacco, mentre l’avversario iniziava a opporre resistenza.  
Sara si spostò con il gemello ai lati di DiKann e si presero anche l’altra mano.
«Mayka, vieni!» disse Leonardo. «Devi portare qui lo spirito.»
La figura evanescente della donna comparve proprio di fronte al Re Demone. Lo guardò con odio e poi con scherno.
«Maledetta… strega…» ansimò DiKann. «Ci sei… tu… dietro a tut…»
«Concentratevi sul suo petto» lo ignorò Mayka. «Guardate con attenzione, oltre i vostri occhi e oltre la sua pelle. Dove dovrebbe risiedere l’anima, c’è un vuoto oscuro.»
Sara puntò lo sguardo come da ordine, senza successo. Si scambiò un’occhiata con Leonardo, a  conferma che per lui era lo stesso, e poi si voltarono verso la donna spirito, allarmati.
Mayka girò intorno al demone e posizionò ognuna delle mani a qualche centimetro dalla loro fronte. «Vi indirizzerò io. Ma non potrò fare di più.»
Sara e il fratello tornarono a fissare il petto e questa volta la loro vista fu sbalzata in un tunnel rosso che sfumò nel rosa. Osservarono un insieme di organi dalla vaga parvenza umana che si dissolvevano, lasciando al loro posto solo delle bolle di melma nera, riunite in una fila scomposta mentre salivano verso l’alto, creando colonne infinite.
«Che roba è?» domandò Sara. «Sembra inchiostro misto a fango, ma ancora più schifoso.»
«Sono le essenze dei demoni in cui ha trasmutato la sua anima umana» spiegò Mayka. «Fatele sparire.»
«Come?» chiese Leonardo.
«Nello stesso modo in cui apparite e sparite da un luogo all’altro» replicò la donna.
Era complicato, ma Sara non si tirò indietro. «Coraggio» disse al fratello. Invece che pensare di svanire loro stessi in un luogo, si imposero di trasportare quelle bolle all’esterno. Ci vollero pochi secondi e quella sostanza nera scomparve da dove si trovava.
Mayka si fece da parte e richiamò la loro arma segreta. «Fatti avanti Spirito, è arrivato il tempo di mantenere la tua promessa.»
Lo spettro grigio emerse dal vuoto della stanza, occupando lo spazio che gli aveva lasciato Mayka, alle spalle di DiKann. Allargò le braccia all’infuori e avanzò,  penetrando il corpo del demone.
DiKann lanciò un ruggito violento e primordiale.
La forza della sua furia si abbatté sui presenti.
Sara staccò senza controllo le mani da quelle di Leonardo e sbatterono contro gli aculei alle pareti dietro di loro. Mayka svanì in uno sbuffo di nebbia bianca. Hans cadde in ginocchio con Patrick, dopo aver sfruttato i rispettivi poteri fino al limite.
DiKann inarcò la schiena all’indietro e poi con un colpo violento, piegò il busto in avanti. «No! No! Vattene! Schifosa anima… esci da me!»
La battaglia all’interno del suo corpo seccò la pelle, che si mischiò alle vesti ridotte a fili sottili e si staccò come quella di un serpente. Le corna si infransero poco sopra la base delle tempie, rotolando tra le radici e la maschera d’oro, che gli nascondeva il volto, si spezzò in due metà esatte che cadendo divennero gocce di un liquido giallognolo.
«Ora basta!» urlò DiKann con una voce profonda e calma, che non gli apparteneva. Con le gambe tremanti si risistemò in posizione eretta. «Ho io il controllo.»
Insieme al fratello e ai due adulti, Sara lo guardò sconcertata. Non era più DiKann. Completamente nudo, il suo aspetto rispecchiava quello dell’anima al suo interno.
«Non è possibile.» Leonardo si staccò dalla parete, strappandosi la maglietta rimasta impigliata nelle spine. Barcollò davanti all’uomo e allungò una mano verso il suo volto. «Io… ecco perché mi eri familiare. Sei tu… papà!»
 
 
Continua… 

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