CAPITOLO 54
Combatti o fuggi
Yuri non perse
altro tempo. Si girò e corse verso il tavolo, dove una volta superato, c’era la
finestra che dava sul cortile della scuola, la sua unica via di fuga.
Il demone reagì
ancora più rapidamente di lui. Lo raggiunse con un solo passo e lo afferrò per
la giacca. Lo sollevò da terra e lo
lanciò sul tavolo. Yuri sbatté la schiena sulla superficie dura di legno e
sentì scariche di dolore lungo tutto il corpo. L’ex-bibliotecario si gettò su
di lui, pronto a divorarlo. Reagendo al pericolo, il ragazzo fece comparire le
fiamme giallo-arancio sulle mani e afferrò i polsi del suo avversario.
Il demone lanciò
un lungo latrato di dolore e poi impazzì. In qualche modo non riusciva a
liberarsi dalla presa infuocata, ma la sua bocca era ora provvista di zanne e gli
si lanciò con la testa contro il volto. Tentò a più riprese di morderlo e
squarciargli la carne, ma Yuri era abbastanza veloce da scattare con il capo da
una parte all’altra per evitarlo.
Non durerò a lungo pensò, schivando
zanne, lingua biforcuta e bava. Aveva una sola possibilità e si augurò che la
sua teoria funzionasse. Sara! Aiutami!
Sono in biblioteca attaccato da un demone!
Sara era appena
uscita dalla classe. Era stata l’ultima a concludere la prova. Il suo incidente
le aveva fatto fare più tardi di quanto si aspettasse e non si era nemmeno
impegnata a fondo nelle ultime due risposte, come aveva fatto con le prime. Aveva altri pensieri che la tormentavano e una
serie di domande inspiegabili, quando la sua mente venne invasa dalla voce di Yuri.
Sara! Aiutami! Sono in biblioteca attaccato
da un demone!
«Yuri, sei tu?»
domandò guardandosi intorno, ma non trovandolo accanto a sé. Poi, si rese conto
che era una richiesta di aiuto, una specie di S.O.S. psichico che poteva udire
grazie ai suoi poteri mentali. Corse nel corridoio, seguendo la voce nella
mente come se l’eco rimbombasse tra le pareti, conducendola dove si trovava.
Riuscì a focalizzare il luogo dove si batteva e preoccupata solo di
raggiungerlo, ricordò che al negozio era bastato vederla perché i demoni si
mettessero in fuga, ma se questa volta non fosse stato sufficiente? Si bloccò e
decise di rintracciare prima qualcuno
degli altri compagni. Si girò, ma tra i ragazzi che le andavano incontrò non
riconobbe nessuno dei suoi amici, finché notò la chioma bionda e lo zaino su
cui ricadeva, di una ragazza a una ventina di passi davanti a lei.
La raggiunse e
afferrandola per le spalle disse: «Sabrina, meno male che sei qui dobbiamo
muoverci.»
Lei sollevò lo
sguardo confusa. «Sara, cosa succede?»
«Yuri è in
pericolo.» Le strinse le dita intorno al braccio destro e ricorse al
teletrasporto.
Riapparvero
all’interno della biblioteca con la porta chiusa alle loro spalle. Dalla loro
posizione vedevano la scena come davanti allo schermo di un cinema.
Un muscoloso
demone color giada tentava di azzannare Yuri, steso sul tavolo, mentre il
ragazzo gli immobilizzava le mani artigliate con le sue fiammeggianti.
«Cosa facciamo?»
domandò Sabrina in tono apprensivo.
«Abbiamo bisogno
del potere di tutti. Soprattutto quello di Davide: l’altra volta è stata
l’unica arma vincente» spiegò Sara.
«Dovrebbe essere
fuori. Avevamo appuntamento con Naoko in cortile, davanti all’entrata. Ci aveva
detto che avevate la simulazione di esame, ma volevamo incontrarci per…»
«Me lo
spiegherai dopo» la interruppe. «Vado a prenderli.» Usò ancora una volta la sua
capacità di spostarsi da un luogo all’altro e svanì.
«No, aspetta...»
provò a fermarla Sabrina, ma era troppo tardi.
Il secondo lampo
di luce attirò l’attenzione di Yuri, ma non quella del demone.
«Sabrina
aiutami!» gridò il ragazzo.
Sabrina si
preparò a usare la telecinesi, ma si bloccò vedendo il demone che si arrestava
e si girava a guardarla. Quegli spaventosi occhi rossi incontrarono i suoi e
lei provò un panico paralizzante, forte al punto da impedirle quasi di
respirare. Se fosse stata attaccata, aveva un’altra vita di cui doversi
preoccupare, oltre a se stessa.
Lui la scrutò
per pochi secondi, dilatò le narici e fiutò il suo odore, come un animale da
caccia e poi la ignorò e tornò a dimenare la mandibola contro Yuri.
Sabrina ebbe un
attimo di sollievo, pensando che non la considerasse interessante, subito dopo
si sentì in colpa. Doveva usare il suo potere e trascinare il demone lontano
dal corpo del ragazzo, ma aveva paura per sé e per il suo bambino. Pensò che se
il demone avesse fiutato ciò che aveva spinto il precedente a obbligarla a
fuggire, qualche giorno prima a scuola, le si sarebbe già lanciato addosso.
Invece non la degnava più di uno sguardo. Non poteva correre il rischio di attirare
la sua attenzione.
«Sabrina!» le
gridò ancora.
«Non so cosa fare»
urlò, mordendosi il labbro. Una parte di lei era pronta a correre in suo aiuto,
l’altra invece voleva restare ferma al sicuro. In ogni caso fremeva per
spiegargli perché non si muoveva, voleva raccontargli che lo faceva per loro
figlio.
La situazione però
stava per peggiorare. Yuri non riusciva più a mantenere la concentrazione per
tenere vivo il fuoco delle mani e al contempo deviare le zanne.
Se non agisco, mio figlio non avrà un padre.
E sarà solo colpa mia pensò. Con uno
sforzo maggiore di quanto poteva sembrare a Yuri, Sabrina mosse titubante un
primo passo verso di lui. Si fermò e attese per pochi secondi. Ne mosse un
secondo e si rese conto che per essere certa di afferrare solo il demone, ormai
avvinghiato al ragazzo, doveva essere molto più vicina. Terribilmente e
pericolosamente più vicina.
Sabrina stava
per muovere un terzo debole passo, quando dietro di lei comparvero Sara, Davide
e Naoko.
«È ancora sopra
di lui!» sbraitò Sara. «Perché non hai fatto niente?»
Naoko le si
avvicinò. Sabrina sperò di poter contare ancora una volta sul suo supporto. «Il
demone è praticamente avvolto intorno a lui, in questo stato Sabrina rischiava
di sbatterli insieme telecineticamente da una parte all’altra, facendo solo del
male a Yuri.»
Sabrina annuì
e poi lanciò un rapido sguardo di riconoscenza all’amica, per averla
tolta d’impiccio.
«In quella
posizione non posso fare niente neanche io» ammise Davide. «È come al negozio:
li bloccherei entrambi.»
«D’accordò»
intervenne Sara. «Provo io.»
Sabrina la osservò puntare lo sguardo sul demone e rabbrividì.
C’era qualcosa in quel suo modo di fare, nel tono e nella postura che assumeva,
che le ricordava il passato… la vita precedente… Sayka.
Pochi istanti
dopo, il demone balzò all’indietro, emettendo un nuovo verso lamentoso, si
tenne la testa come se gli avessero sbattuto sopra un’arma pesantissima.
Yuri si gettò
giù dal tavolo e corse dal gruppo.
«Stai bene?»
domandò Sabrina.
Lui annuì, senza
guardarla negli occhi.
«Ottimo lavoro»
esclamò Davide. Puntò le mani e creò un barriera intorno al demone. Stava per
congiungere i due estremi, plasmando la cupola sopra la sua testa, quando lui
balzò in alto e con una capriola all’indietro degna di un campione di atletica,
si mise in salvo.
«Lo ha evitato?»
domandò incredula Naoko. «Come ha fatto?»
«Non so» rispose
Davide infuriato per il suo insuccesso. «È come se avesse visto le pareti
invisibili che si univano.»
Il demone corse
verso il gruppo, senza puntare una preda precisa.
Ancora provato,
Yuri originò una coltre di fiamme davanti a loro.
Il demone frenò
appena in tempo. Il fuoco sembrava essere l’unica cosa di cui avesse timore.
Arretrò spaventato, coprendosi il muso.
Sara si voltò
verso Davide. «Adesso! Imprigionalo.»
L’altro ragazzo
si preparò a ripetere la sua specialità, ma il demone si dimostrò ancora
scaltro e rapido. Tornò indietro, superò con un salto il tavolo e lanciandosi
contro la finestra, ne infranse i vetri con uno schianto. Piombò sul cemento,
sul lato sinistro dell’edificio scolastico e scattò subito lontano, scomparendo
verso il retro e poi oltre il cancello.
«Dove sta
andando?» chiese Sabrina.
«Da qualche parte
al sicuro, probabilmente» rispose Davide.
«Ma chi era
prima di trasformarsi?» domandò Naoko.
«Il
bibliotecario» rispose Yuri, sudato per la fatica e il calore.
«Sai spegnere
l’incendio o devo cercare un estintore?» domandò Sabrina.
Yuri riportò gli
occhi sul fuoco. Allungo le mani e le fiamme si sporsero verso di lui, come
attirate da una forza invisibile, venendo turbina riassorbite nel suo corpo. Sulle
mattonelle rimase solo il segno nero della bruciatura e sinuose colonne di fumo
che si innalzavano verso il soffitto. Yuri le attraversò e recuperò il suo
zaino dal pavimento. «Andiamocene. Se arriva qualcuno avremo troppe stranezze
da spiegare.»
Uscirono
sbrigativamente dalla biblioteca e quando furono all’imboccatura del corridoio
che portava all’esterno, videro un gruppo di insegnanti che li superava,
diretti da dove provenivano loro e di certo attirati dal trambusto scatenato
dalla fuga del demone.
Il gruppo
raggiunse in breve l’esterno e a quel punto Sabrina volle togliersi un dubbio.
Sia vvicinò a Sara e chiese: «Come hai fatto farlo staccare da Yuri?»
L’altra scrollò
le spalle con noncuranza. «Non è importante. Il problema è che il demone potrebbe
essere ovunque e non sappiamo come rintracciarlo.»
«A questo punto
abbiamo una sola scelta, e Sara, so che non ti piacerà» disse Yuri guardando.
«Dobbiamo tornare da Angelo Moser. Avere un mostro in genere in libertà è
troppo pericoloso. Deve insegnarci lui come trovarlo e fermarlo.»
Nessun commento:
Posta un commento