CAPITOLO 53
Minaccia dal passato e nel presente
Reggendo con la
mano sinistra la bretella dello zaino sulla spalla, Yuri posò sulla cattedra i
fogli del test che teneva nella destra.
La professoressa
seduta dietro il tavolo, chiese: «Sei sicuro? Non vuoi rileggerlo con calma?»
«Sono sicuro»
rispose. «Posso andare?»
La donna fece un
cenno affermativo con la testa e lui uscì dall’aula. Non era sicuro di aver
dato il meglio, ma non se ne preoccupava. Per come la vedeva lui, la
simulazione era inutile. Il tipo di testo che avrebbe dovuto scrivere e analizzare
durante il vero esame sarebbe stato del tutto diverso. Probabilmente molto più
complicato, e quindi avrebbe sfruttato tutto il tempo a sua disposizione, cosa
che non aveva fatto oggi, visto che la votazione non avrebbe influito in nessun
modo.
Yuri camminò nel
corridoio deserto diretto verso l’atrio. Con Sara era rimasto d’accordo di vedersi
lì, se qualcuno dei due avesse finito prima. Davanti a sé però non scorse
nessuno. Controllò l’orologio al polso e si rese conto di essere uscito quasi
un’ora e mezza prima.
Lo assalirono i
dubbi. Forse sono andato via troppo in
anticipo. Sicuramente Sara prenderà
questa cosa più seriamente di me, e conoscendola, non la vedrò uscire così
presto. Poi si rilassò e sorridendo, decise di aspettarla. Voleva parlare
con lei, quella mattina si era dimostrata più socievole dei giorni precedenti,
poteva esserci ancora una chance per la loro storia.
Decise che il
luogo migliore era la biblioteca, il più delle volte era poco frequentata e
poteva starsene in pace, senza rischiare di incrociare qualche compagno
desideroso di confrontare con lui l’esperienza del test.
Tornò sui suoi
passi e imboccò il corridoio opposto a quello che portava alle classi. La prima
porta sulla destra era quella della biblioteca e la trovò aperta. Sbirciò
dentro e come prevedeva non c’era anima viva. Persino il bibliotecario era
assente.
«Sarà andato a fumarsi
la sua solita sigaretta» ipotizzò e sistemò lo zaino sulla sedia al capo del tavolo
in fondo alla stanza. «Ora devo trovare qualcosa da sfogliare per passare il
tempo.»
Andò verso le
librerie con i vetri scorrevoli, sistemate sul lato sinistro una dietro
all’altra come tessere del domino, e passò in rassegna un po’ di titoli. Non si
aspettava di trovare granché di interessante, dopotutto era la biblioteca della
scuola e non un negozio in centro. Dopo aver superato la metà dello scaffale,
individuò il titolo: “Battaglie
Medievali. Armi e strategie”. Lo sfilò dal gruppo e esaminò velocemente il
contenuto. C’erano abbastanza figure per intrattenerlo il tempo necessario.
Con il volume in
mano, Yuri andò verso la sedia con sopra lo zaino, lo spostò e si sedette. Aprì
il libro sul tavolo e comincio a girare svogliatamente le prime pagine, scritte
con caratteri piccoli e con una spaziatura strettissima. Dopo le prime dieci,
trovò un’immagine a tutta pagina raffigurante delle spade. Erano sei in totale
e a una prima occhiata gli parvero tutte uguali.
Si sporse più in
avanti e rimase a fissarle con attenzione, come rapito. Sorprendendosi, notò
all’istante che non erano affatto simili, ma ognuna aveva un tipo di lama
adatta a una situazione di battaglia specifica. Strizzò gli occhi per leggere i
nomi attribuiti, ma si rese conto di conoscerli prima di identificarli con la
vista. Come se li avesse saputi da sempre. Quando posò lo sguardo su una delle
due rappresentate nel mezzo, il suo cuore ebbe un sussulto. Aveva già impugnato
una spada come quella. Ne era sicuro. L’elsa stretta, la guardia tonda e spessa
e la lama lucente che si allargava fino alla punta. Era un’arma massiccia, che
aveva fatto fatica a reggere con due mani, ma che poi aveva imparato a
sostenere con una sola.
«La tua prima
spada era così. Me lo hai detto quando mi hai ucciso.»
Yuri si girò di
scatto. Alla sua sinistra era comparso un uomo con i capelli lunghi e sporchi,
che gli ricadevano sulle spalle nude. Non riusciva a riconoscerne il colore, gli
parve lo stesso della pelliccia di un ratto, ma il suo volto era pieno di tagli
e lividi, e la pelle, così come il resto degli stracci sul corpo, era grigia.
«Chi sei? Da
dove sei entrato?» domandò senza riuscire
a muovere un muscolo.
«Sono quello che
ti ha soccorso quando hai finto di essere stato attaccato da un gruppo di
demoni. Sono lo stupido che ha visto un ragazzino dalle sembianze umane, senza
capire di avere davanti un mostro» rispose l’uomo, alzando rabbioso il tono
della voce sepolcrale.
«N-non capisco…
di che cosa parli?»
L’uomo grigio si
spostò alle sue spalle e gli sussurrò all’orecchio: «Credevi che fosse così
facile? Essere un assassino e non rivedere più i volti delle tue vittime? Ti
sei sbagliato.»
Yuri si sforzò
di mantenere la calma. «È uno scherzo! Tu non sei reale.»
«Già, per quelli
come te, la morte è uno scherzo. Un gioco.» Gli passò un braccio intorno al
collo, ma non sembrava riuscire a toccarlo. «Ora è arrivato il nostro turno di
giocare.»
L’uomo tentò di
stringere. Yuri si rese conto di avvertire solo un forte gelo sulla pelle, ma
non la stretta mortale con cui lui voleva ucciderlo.
La porta si
chiuse, sbattendo violentemente.
Yuri balzò in
piedi e la sedia cadde all’indietro sul pavimento.
«Chi c’è?» chiese
allarmato il nuovo arrivato.
Il ragazzo
riconobbe una voce maschile. Una voce reale. Guardò al suo fianco e alle sue
spalle, ma quell’essere grigio era sparito. Lo stipite di una delle librerie
gli copriva la visuale dell’ingresso, così si sporse titubante e vide un uomo
grassoccio con i capelli grigi e un paio di piccoli occhiali tondi, che si
allargava il nodo della cravatta, mentre gocce di sudore gli scivolavano dalle
tempie.
«S-sono Yuri
Monti» rispose automaticamente. «Ero qui per…»
«Devi andare via»
gridò l’uomo. «La biblioteca è chiusa.»
Yuri trovò il
coraggio di avanzare di qualche passo. Nonostante fosse ancora sconvolto per la
strana figura che lo aveva aggredito, riconobbe l’uomo come il bibliotecario e
vide che era paonazzo e ansava. «Si sente bene? Posso andare a chiamare
qualcuno.»
«No! Vai fuori
di qui!» ripeté l’altro. Le gambe gli cedettero e cadde sulle ginocchia. Si
slacciò del tutto la cravatta e il primo bottone della camicia e si piegò in
avanti, tenendosi una mano sul petto. «Non ancora… non adesso…»
Yuri gli si
avvicinò di più. «Lei non sta bene. Lasci che l’aiuti ad andare in infermeria.»
Da quella distanza vide delle strane macchie sul suo collo.
Il bibliotecario
lanciò gli occhiali accanto a sé e si infransero in pezzi sulle mattonelle del
pavimento. Alzò il capo e mostrò gli occhi rossi, come il sangue. «No! Ormai è
troppo tardi» rispose con la voce deformata e cavernosa.
Yuri, vedendolo
in quello stato, arretrò velocemente. Era scosso per la strana allucinazione,
ma non tanto da non capire quello che stava accadendo. Quell’uomo si stava
trasformando.
Il bibliotecario
si mise a quattro zampe come un animale. Il suo corpo venne scosso da fremiti e
divennero in pochi secondi convulsioni. Urlò così forte che Yuri si coprì le
orecchie per paura che gli rompesse i timpani. I muscoli si allargarono, quasi
fossero pompati con l’aria compressa e i vestiti dell’uomo si squarciarono.
Sotto i brandelli di giacca, camicia e pantaloni, furono visibili una quantità
smisurata di macchie squamose color giada, che si diffusero in pochi secondi e
ricoprirono interamente la pelle.
Sollevò
nuovamente la testa, anch’essa ormai con scaglie verdi, e un paio di corna
color avorio, come quelle di un toro, gli erano cresciute ai lati della fronte.
Lo scrutò con gli stessi occhi rossi di poco prima e fece saettare la lingua
biforcuta dalla bocca.
Il demone appena
formato si alzò in piedi. Era molto più alto e con una massa muscolare maggiore
rispetto all’uomo che era stato. Fermo davanti alla porta, la copriva
interamente.
Guardandolo nel
panico, Yuri capì di non avere scampo.
Continua….
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