In principio fu come cadere a
rallentatore.
Dopo essersi abbandonato all’acqua,
Billy lasciò che il peso del corpo lo trascinasse a fondo e anche se aveva gli
occhi chiusi per le schifezze che la piscina conteneva, era certo fosse lo stesso
per i compagni. Di colpo però la gravità si fece sentire e cominciò a precipitare
rapido verso il basso.
Nell’istante in cui aprì gli occhi,
avvertì l’urto doloroso del suo sedere contro il pavimento. Scrutò lo stretto
corridoio illuminato dalla luce fioca delle lampade elettriche e notò l’assenza
di acqua e Mostri della Laguna, ma la metà della Falce ancora stretta tra le
dita. Erano infine arrivati a destinazione.
Si tirò su e si sedette, con la maglia
appiccicata alla pelle per effetto del bagnato e i capelli scuri che lasciavano
cadere gocce lungo la schiena e sui jeans fradici, controllò di avere i
compagni al fianco. «State tutti bene?» Si girò su entrambi i lati e li vide
rialzarsi lentamente.
«Mi sembra di sì…» rispose Michelle di
fronte a lui, a carponi, inspirando avidamente aria e con camicetta e pantaloni
grondanti acqua sul pavimento.
Alla sinistra di Billy, Donovan restò
seduto, appoggiando la schiena al muro che aveva alle spalle, tirò con la mano
sinistra i capelli umidi all’indietro e abbassò il volto per avvicinare
l’orecchio sinistro alla bocca di Betty. «Respira» disse.
La stringeva ancora in grembo, con gli
occhi chiusi, gli occhiali scomposti sotto il naso e ciocche di capelli castani
schiacciati sulla faccia; le braccia abbandonate sul corpo, la metà della Falce
ferma sul palmo quasi aperto e i vestiti bagnati.
Donovan sollevò il volto da lei e
chiese: «Perché non si riprende?»
«È svenuta a causa dello shock» fece
Kenny, rimettendosi in piedi mentre un rivolo di acqua scendeva sulla pelle
scura, con i vestiti fradici e i capelli appiattiti sulla nuca. «Ha affrontato
una fobia, è normale una reazione del genere.»
Kerry si alzò a sua volta e si strizzò
le treccine di capelli scuri con la mano destra, facendole gocciolare lontano
dai vestiti bagnati. «Dove siamo finiti?»
Billy osservò con più attenzione il
luogo. «Sembra il seminterrato.»
«Non c’è molto qui, a parte la stanza
della caldaia» disse Michelle, in piedi e asciugandosi i palmi sui pantaloni.
Una folata di vento caldo invase la zona
in cui si trovavano. La temperatura e l’intensità furono talmente alte da
asciugare parte dei loro vestiti, dei corpi e i capelli.
Kerry guardò la porta della stanza della
caldaia, non molto lontana. «Prenderei questo caldo come il segnale che il o la
responsabile si trova lì. Andiamo.»
«Noi
non veniamo» disse Donovan. «Betty è ancora svenuta e non è certo in
grado di combattere o affrontare altre situazioni stressanti. Rimango a
prendermi cura di lei.»
Billy abbassò lo sguardo verso lui e
l’amica stretta tra le sue braccia. Ricordò di aver detto di non voler lasciare
indietro nessuno, già rimpiangeva di averlo fatto con Zec, ma era d’accordo con
Donovan: Betty non era nello stato di combattere.
«D’accordo.» S’inginocchiò e unì la sua
metà della Falce a quella di Betty. La tolse poi dalla mano della ragazza e la
porse integra a Donovan. «Ne hai più bisogno tu, anche se spero non debba
usarla.»
Donovan l’afferrò con un sorriso
sghembo. «Me lo auguro.»
«Ehi! Aspetta un attimo. Quell’arma
serve più a noi.» Kenny afferrò Billy per una spalla, costringendolo a girarsi.
«Non sappiamo con chi abbiamo a che fare e cos’altro può mandarci contro. Non
possiamo andare senza niente con cui combattere.»
«O con cui uccidere» aggiunse Kerry.
«Non uccideremo nessuno» disse Billy
deciso. Puntò l’indice destro contro il petto di Kenny e glielo batté due volte
contro, tanto da spingerlo ad arretrare. «Ci sono state fin troppe morti che
non ho potuto evitare, questa volta agiremo diversamente. Capiremo qual è il problema
e cercheremo una soluzione pacifica. Non azzardatevi ad alzare un dito su
qualcuno che potrebbe essere una vittima di questa situazione quanto noi. Mi
sono spiegato?»
«Vuoi dire qualcuno che tu hai reso una vittima come noi»
intervenne Kerry. «Non dimenticare: tutto questo succede a causa tua.»
«Se non volevate veramente salvare
qualcuno, cosa diavolo siete venuti a fare con noi?» domandò Michelle irritata.
«Siamo Prescelti. Distruggiamo il male,
o almeno una parte» ribadì Kenny, lanciando un’occhiataccia a Billy.
Billy era stanco di sentirsi accusare e
altrettanto stufo della superiorità con cui lo trattavano. Si mise di fronte ai
gemelli e disse: «Siete solo dei mezzi Ammazzavampiri e lo siete diventati per
via di un qualche desiderio o volontà repressa, resa reale grazie al me stesso
adulto in coma. Se pensate che la vostra missione sia combattere i mostri che
si generano da questa Bocca dell’Inferno, vi do una novità: siete dei mostri
anche voi. Ora venite con noi e seguite ogni mio comando. O vi giuro che come
vi ho dato i poteri, trovo un modo per toglierveli.»
Kerry e Kenny lo fissarono in assoluto
silenzio, impreparati a quella sfuriata.
Billy si girò di nuovo verso Donovan.
«Per qualsiasi problema urla e arriviamo, ok?»
Donovan annuì e fissandolo ammirato,
disse. «Adesso capisco cosa hanno visto in te Betty e Zec. Quel discorso… cavoli quanto eri sexy.
Stendi i cattivi, tigre.»
Billy gli sorrise. Se Donovan tornava a
scherzare, la situazione non poteva essere tanto negativa. Potevano vincere
alle sue regole. Non avrebbe permesso a nessuno di fare male ai suoi amici, o
ad altri innocenti.
Si avviò nella zona in penombra, verso
la stanza della caldaia, raggiunto da Michelle e seguito dai riluttanti gemelli.
Percorsero una trentina di passi prima di trovarsi davanti la porta e appena la
spalancò, si accorsero che anche quella stanza aveva subito una distorsione
dello spazio. Il perimetro si estendeva per metri, molti più di quanto l’intero
seminterrato potesse contenerne. Non solo: la superficie del pavimento era interamente
ricoperta da serpenti con squame e pelle verde e nera, strisciavano in un
groviglio raccapricciante, sibilando uno sopra l’altro.
«Pensate siano velenosi?» domandò Kenny.
«È molto probabile» rispose Billy.
«Dobbiamo trovare un modo per attraversare lo spazio che ci divide dalla
caldaia. Sento che il nostro carceriere è laggiù. Qualche idea?»
«Detesto i serpenti» dissero all’unisono
Kerry e Michelle.
Poi si guardarono in volto, sorprese
della reciproca schiettezza.
«Grazie per la precisazione, però è l’unica
via che abbiamo» constatò Kenny, anche se sembrava all’oscuro della paura della
sorella. «Michelle, tu usi la telecinesi o una cosa simile, non puoi sollevarci
in volo?»
Michelle scosse la testa. «Non credo di
riuscire a reggere tutti e comunque la paura potrebbe farmi perdere la presa.»
«Allora trascinali fuori» propose Kerry.
«Lasciamo aperta la porta, li afferri con il tuo potere e li butti qui in
corridoio. Strada libera, problema risolto.»
«No, non può farlo» affermò Billy. «Donovan
è qui con Betty indifesa e senza vie di uscita dal seminterrato. Anche con la
Falce, non può gestirli tutti, sono troppi.»
Kenny sbuffò. «E allora cosa proponi?»
Billy guardò Michelle con aria
colpevole. «Mi dispiace, ma sei la nostra unica possibilità. Puoi trattenerli
spingendoli contro le pareti e aprirci un passaggio. Un po’ come hai fatto con
i vampiri durante la sera della recita.»
Michelle sporse il viso in avanti e
guardò i serpenti attraverso l’uscio. Poi si voltò verso l’amico e deglutì. «Se
non c’è altro modo…»
«Non è affatto un a buona idea» si oppose
Kerry. «Ha appena detto di non essere sicura di mantenere il controllo e se nel
panico li lasciasse andare? Ci sarebbero addosso in un secondo!»
Billy posò una mano sulla spalla
sinistra di Michelle. «So che non accadrà. Ce la farai, mi fido ciecamente di
te.»
Michelle fece un debole sorriso e mosse
un passo in avanti. Cercò di richiamare il potere e la trasformazione, ma tutti
quei sibili la distraevano. Tentò chiudendo gli occhi, ma sul suo viso si
dipinse una smorfia di terrore. Si girò verso Billy e ammise: «Non ci riesco.
Mi terrorizzano troppo.»
«So come aiutarti» Kerry si fece avanti
e la spinse con forza nella stanza.
Prima che Billy potesse intervenire,
Michelle lanciò un urlo. Vide i serpenti srotolarsi per raggiungerla e i
capelli della ragazza passarono dal rosso al nero, alzò le braccia e i serpenti
furono schiacciati con violenza contro le pareti ai loro lati.
Michelle si voltò verso Kerry, il viso
rabbioso e le vene scure su fronte e guance e occhi totalmente scuri come la
pece. «Non provarci mai più, o ti stacco la faccia» le ruggì contro.
Billy entrò a sua volta nella stanza.
«Tranquilla, non accadrà di nuovo. Ora sbrighiamoci.» Le passò accanto e si
fermò in attesa degli altri due ragazzi.
Kerry rimase immobile a fissare l’altra
ragazza. L’espressione del suo volto era indecifrabile, poteva essere timore,
come rabbia. Kenny le prese la mano e se la tirò dietro. «Avanti, procediamo»
disse, mettendosi alle spalle dei due alleati forzati.
Proseguirono in quel modo. Billy
guardava davanti a sé, osservando i rettili che facevano guizzare la lingua
biforcuta tra le fauci e li scrutavano con piccoli occhi da predatori, mentre
la forza invisibile li spostava dal pavimento e li teneva pressati sui muri.
Lanciò una sguardo a Michelle, notando il sudore sulle tempie e intuendo
potesse essere dovuto alla fatica, quanto allo stress. Con la coda dell’occhio
controllò anche i gemelli dietro di loro. Kerry teneva il viso e lo sguardo
basso e stringeva la mano del fratello. Kenny camminava guardingo spostando
velocemente gli occhi dagli animali alla strada davanti a loro.
Continuarono in quel modo per una decina
di minuti, fin quando Billy intravide una figura nell’ombra vicino alla caldaia,
con l’anta aperta, emanava delle fiamme rosse e gialle.
«Non ce la faccio ad andare avanti»
disse all’improvviso Michelle.
Billy guardò per terra: i serpenti erano
stati tutti eliminati dal loro cammino e ammassati alle pareti. Sentiva i loro sibili
e lo strusciare dei corpi squamosi come un rumore di fondo. «Manca poco, ce la
puoi fare.»
Michelle scosse la testa. «Non hai
capito. Se mi allontano da questo punto, perderò la presa e i serpenti saranno
liberi. Dovete proseguire e io rimarrò qui a mantenerli lontani.»
«Ma… »
«Non c’è tempo per discutere» lo
interruppe Kenny. «Prima facciamo quello che dobbiamo fare, prima tutto questo
svanirà.» Passò a fianco di loro due e li superò con Kerry che lo seguì senza
fiatare.
Michelle contrasse la mascella. «Non
pensare a me, tieni d’occhio quei due. Non mi fido di loro.» Provò a sorridere,
ma non le riuscì. «Vai, Billy.»
Lui annuì, ma non era affatto tranquillo.
Aveva abbandonato tutti i suoi amici e, per la prima volta da quando ricordava
fosse iniziata questa storia, era solo contro il male.
«Farò più in fretta che posso» disse
Billy all’amica e rincorse i due ragazzi
davanti a lui. Si girò indietro una
volta sola, notando come la figura di Michelle si facesse sempre più piccola
mentre si allontanava. Raggiunse i
compagni e li afferrò entrambi per una spalla. «Non fate niente, finché non ve
lo dico io.»
«Va bene, va bene» sbottò Kerry,
ritrovando la sua strafottenza. «Basta che la finiamo. Questa giornata sta
diventando troppo lunga.»
Billy camminò accanto a loro, finché non
furono a pochi centimetri dalla figura ancora con il volto in parte coperto
dalle ombre. Era in piedi, alla destra
alla caldaia aperta. Non sembrava il modello moderno che avrebbe dovuto essere
installato a scuola. Gli sembrava più un vecchio forno, ma pensò potesse essere
anche quello frutto della distorsione.
Billy si schiarì la gola. «Non siamo qui
per farti del male. Vogliamo solo parlare.»
«Parlare?» ripeté la voce della persona
di fronte a loro. Era un maschio e aveva un tono tra l’offeso e lo stanco. «Non
abbiamo nulla da dirci.»
Il ragazzo infilò le mani nel fuoco,
buttava fuori lingue rosse e gialle e sul palmo gli si depositò della cenere
scura. La soffiò nell’aria e invece che disgregarsi, questa si raggruppò, dando
forma a qualcosa.
«Oh no…» sussurrò Kenny e Billy si
accorse che adesso era lui a stringere con forza la mano della sorella nella
sua.
Una sagoma raccapricciante si
materializzò a poco, a poco davanti a loro tre, dando conferma a Billy che era
stata davvero una scelta stupida non portare neanche un’arma.
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