Oltre la porta della cucina, Betty osservò
Zec sistemare la fasciatura al polso destro di Billy. Sembravano in intimità,
sorridevano, scherzavano. Avrebbe dovuto essere contenta e sollevata che Billy
non avesse riportato una ferita grave, invece si ingelosì.
«Betty, ma mi stai a sentire?» chiese
Michelle, programmando i tasti della temperatura e del timer del microonde.
La voce dell’amica la ricondusse alla
realtà. «Scusa, mi sono distratta.»
Michelle alzò gli occhi al cielo. «Vuoi
del sale extra sui pop corn?»
«No, grazie.» Betty scacciò i pensieri
di pochi istanti prima e si concentrò sulla vera ragione per la quale erano in
casa di Michelle quel pomeriggio. La sua proposta era sensata: visto che le
stranezze uscivano letteralmente dalla serie Buffy the Vampire Slayer, la soluzione più ovvia era riguardare insieme tutte le stagioni in cerca di
indizi, magari qualche particolare che non ricordavano poteva essere la chiave
per risolvere il mistero.
«Sicura te ne serva una così grande?»
chiese Donovan alle loro spalle, prendendo una scodella di vetro dalla mensola
che gli aveva indicato la padrona di casa.
«Fidati, non sono mai troppo grandi» rispose
Michelle. Il timer del forno microonde suonò, prelevò la confezione di pop corn
e la riversò nella scodella in mano al ragazzo.
«Dovremmo decidere se vedere tutti gli
episodi di tutte e sette le stagioni, o fare una selezione» disse Betty.
Uscirono dalla cucina e raggiunsero il
salone, Michelle spostò dal tavolo tra il divano e la tv i cartoni della pizza
con dentro ancora alcune fette e Donovan posò la scodella traboccante di pop
corn.
Betty si inserì tra Zec e Billy già
seduti e disse: «Dobbiamo fare una votazione.»
«Riguardo a cosa?» fece Billy.
«Possiamo passare tutto il pomeriggio,
la notte e probabilmente anche il resto del week-end a guardare i
centoquarantaquattro episodi in dvd» propose Michelle.
Donovan si lasciò cadere sulla poltrona alla
sinistra di Zec .«Oppure scegliere accuratamente quali saltare, anche se non
sapendo cosa cerchiamo diventa difficile decidere.»
«In effetti non abbaiamo un criterio per
dividere quelli importanti dagli altri» concordò Billy.
Zec si scansò un po’ di lato per fare
posto a Betty. «Forse la soluzione migliore è concentrarsi sule prime due
stagioni. È lì che pongono le basi della mitologia della Bocca dell’Inferno e
quello che stiamo affrontando sembra avere origine da qualcosa di simile.»
«Non sono d’accordo» intervenne Betty.
«Sunday appare nella quarta stagione e la Falce viene inserita nella settima.
Entrambi sono rilevanti se pensiamo agli ultimi avvenimenti.»
Michelle si sistemò sulla poltrona alla
destra di Billy e pescò con la mano sinistra un pugno di pop corn dalla
ciotola. «Forse. Però se ci basiamo sul fatto che quasi tutto quello affrontato
da Buffy è dovuto alla Bocca dell’Inferno, che attira ogni sorta di minaccia
soprannaturale, il ragionamento di Zec è il più corretto.»
«La penso anche io così» concordò Billy.
«Se non troviamo niente, possiamo sempre proseguire con le stagioni successive,
se avete voglia.»
Betty s’imbronciò. Anche se non sapeva
il perché, le sembrava di dover competere con Zec. Si voltò verso Donovan, che
le schioccò una strana occhiata di sbieco. «Tu cosa ne dici?»
«Credo che cominciare dall’inizio e poi
proseguire se non siamo convinti, sia la scelta migliore» rispose. «Sempre che
Michelle abbia voglia di averci tra i piedi così a lungo.»
Michelle inghiottì i pop corn. «Certo! Potete
restare. Non ho mai molti amici con cui fare queste maratone.» Sorrise e
afferrò la scatola della prima stagione in dvd.
Betty incrociò le braccia sul petto e si
domandò cosa le succedeva. Anche a lei non capitava spesso di poter passare del
tempo facendo quello che le piaceva, insieme ad altri ragazzi che poteva
definire amici; doveva essere contenta e invece era contrariata per essere
stata ridotta in minoranza nella decisione.
«Cominciamo» disse Michelle, mentre il
piatto del lettore dvd rientrava e sullo schermo compariva il logo della 20th
Century Fox.
Il sesto episodio era appena iniziato e
Betty sbadigliò. Sentiva gli occhi pesanti, guardò i suoi amici e si accorse
che erano già tutti addormentati.
«Qualcuno deve resistere» disse. Si alzò
in piedi e decise di andare in cucina e uscire dalla porta sul retro a prendere
una boccata d’aria. Pensò di mettere in pausa l’episodio, ma poi decise era
meglio lasciare tutto acceso: qualche rumore poteva svegliare gli altri prima
di doverlo fare lei.
Betty scavalcò i piedi di Billy e
Michelle, entrò in cucina, posò la mano sulla maniglia della porta sul retro.
La spalancò e uscì nel corridoio di un
ospedale.
Le lampade al neon sul soffitto ronzarono
in modo monotono e l’illuminazione era fredda. Le pareti grigie erano tutte
uguali e l’unica altra porta era quella in fondo al corridoio.
Betty si strinse nelle braccia provando un
brivido e udì un rumore sordo provenire da quella stanza chiusa. Si guardò indietro
e la cucina di Michelle le parve lontanissima.
Il rumore risuonò di nuovo. Era simile a
qualcuno che bussava o picchiava con forza contro del metallo.
S’incamminò nel corridoio e a ogni passo
il suono era più forte e nitido e copriva quello delle lampade. Spinse la porta
di fronte a sé e questa scivolò verso l’interno senza resistenza.
Betty riconobbe la sala dell’obitorio,
davanti a lei si stagliava la parete con i loculi per i cadaveri. Proprio da
lì, udì provenire in maniera indistinta il rumore. Lo seguì attentamente e aprì
il terzo vano dal basso alla sua destra.
Il carrello con il corpo sgusciò fuori
come se dall’interno il morto si fosse dato una spinta con in piedi. E infatti
era così: Eddie, disteso sul metallo, con la faccia da vampiro e con indosso la
divisa celeste da infermiere, aveva fatto pressione con la suola degli zoccoli
sul fondo della parete per buttarsi fuori.
«Oh, chi non muore si rivede» le disse
sorridendo e mostrando i canini.
«Dovresti essere polvere» replicò Betty.
«Cosa ci fai qui?»
Eddie si mise a sedere. «Ci lavoro,
qui.» Saltò giù dal carrello e camminò verso la porta. «Sbrigati. Ti aspettano
all’incontro.»
Betty lo seguì senza fare altre domande.
Per quanto assurdo, era convinta di dover seguire il comando. «Mi dispiace per
la tua situazione.»
Camminando davanti a lei nel corridoio
da cui era entrata, Eddie fece spallucce. «Non posso dire di non essermela
cercata. Tu invece, sai in cosa ti sei cacciata?»
Betty scosse la testa.
«Già, me lo immaginavo.» Eddie si fermò
davanti a una porta sulla parete sinistra, che prima non c’era. L’aprì e le
fece cenno con la testa di entrare. «Non aspetterai molto.»
Betty entrò e c’erano altri in piedi a
fissarla.
Donovan chiuse gli occhi per pochi
istanti e poi li riaprì di colpo. Non doveva addormentarsi, stava per cedere al
sonno, ma doveva resistere. Si alzò dalla poltrona, guardò gli altri e li vide
dormire.
«Nessuno avrà niente in contrario se
faccio una pausa per il bagno.» Girò intorno al divano e andò sicuro verso le
scale. Le salì e si rese conto che conosceva l’ubicazione del bagno, anche se non
era mai stato prima a casa di Michelle.
Aprì la porta e si ritrovò su un set
cinematografico.
Donovan abbassò lo sguardo e scoprì di
indossare solo dei boxer neri. Alla sua destra c’era una troupe di macchinisti
che sistemava delle videocamere e un tizio con un megafono dava dalle
disposizioni. Dei fari di medie dimensioni mandavano luci calde dal soffitto.
Nel centro della stanza, accanto a un
letto matrimoniale dalla forma di una bara, c’era una ragazza di spalle con
indosso un accappatoio bianco; parlava con un uomo e una donna vestiti con una
divisa verde da chirurghi e un lungo camice bianco.
Donovan riconobbe la ragazza dal
caschetto di capelli biondi. «Anika» la chiamò.
Lei si voltò e lo invitò con un cenno
della mano destra a raggiungerla. Il suo volto era coperto di rughe e verruche
come quello di un Demone della Vendetta.
Non appena le fu vicino, Donovan osservò
la scollatura e le gambe nude, notando la pelle raggrinzita e orribile come in
volto.
«Sei arrivato finalmente, questi sono i
miei genitori» disse Anika seria.
«Salve signori…» Donovan non ricordava
il cognome.
La donna emise un risolino. «Non essere
così formale.»
«Dopotutto stai per fare sesso con mia
figlia nel vostro nuovo film porno» continuò l’uomo, facendogli l’occhiolino.
Donovan guardò Anika. Non egli era
sembrato che l’ultima volta fosse stata d’accordo a girare scene del genere con
lui.
Anika ricambiò lo sguardo e sospirò. «Ho
capito. Ora che mi hai visto veramente, non hai più voglia. Sarà meglio
andare.»
«Dove?»
Anika gli afferrò il braccio.
«Dall’altra parte, ti stanno aspettando.»
Sorpassarono la bara matrimoniale e si
ritrovarono in un lungo corridoio illuminato da sterili luci al neon.
Donovan era di nuovo vestito, ma Anika
era ancora in accappatoio. «Non hai freddo così mezza nuda?»
«Non ha importanza. Tanto non esisto.»
Anika spalancò una porta sulla parete destra e lo buttò all’interno della
stanza.
«Aspetta, volevo…» Donovan si zittì
all’istante.
Non era solo lì dentro.
Zec si massaggiò gli occhi. Aveva visto
e rivisto gli episodi un’infinità di volte e spesso si distraeva, permettendo
al sonno di avere la meglio.
«Non credevo avrei mai rischiato di
addormentarmi durante una maratona di Buffy» disse, ma nessuno gli rispose.
Si girò a guardare i compagni e notò si
erano già addormentati tutti. Lasciò il posto sul divano, indeciso se
svegliarli o meno. Poi sentì dei rumori provenire dal piano di sopra.
Zec lanciò un ultimo sguardo agli amici
e poi si diresse verso le scale. Salita la prima rampa si trovò davanti una
stanza con la porta che gli era familiare.
L’aprì e trovò gli occhi verdi di sua
sorella Dana a fissarlo. Indossava una divisa a righe bianche e rosse come i
volontari dell’ospedale.
«Sei tornata» urlò Zec felice.
Dana abbozzò un sorriso. «Non
entusiasmarti troppo, fratellino. Sono solo in visita.» Si avvicinò al letto e
sistemò la coperta ai lati. «Passami i cuscini.»
Zec prese i cuscini dalla sedia vicino
alla scrivania e riconobbe la stanza. «Questa è camera tua. Perché stai
sistemando il letto? Mamma non lo ha mai disfatto da quando sei sparita.»
«Il conto alla rovescia per l mio
ritorno è iniziato. Non so quanto mi fermerò, ma voglio lenzuola pulite non
vecchie di chissà quanto tempo» rispose. Sistemò i cuscini contro la testata e
poi controllò l’orologio al polso sinistro. «A proposito, sei in ritardo.»
«Ci siamo appena ritrovati» disse Zec.
«Perché non mi racconti dove sei stata?»
Dana andò verso la finestra, scostò la
tenda e la spalancò. «Lo faremo la prossima volta che ci rivedremo.» Scavalcò
con una gamba e rimase a metà del davanzale, porgendogli la mano destra.
«Muoviti, sei già in ritardo.»
Zec le prese la mano e si lasciò guidare
fuori dalla finestra, scavalcandola e ritrovandosi in un lungo corridoio dalle
pareti grigie.
Camminò dietro di lei, tenendola per
mano e osservò le lampade al neon sul soffitto, le stesse dell’ospedale.
Dana si fermò davanti a una porta sulla
parete sinistra e l’aprì, lasciandogli la mano.
«Tu non vieni?» chiese Zec.
«No, è un invito per pochi intimi»
rispose sorridendo.
Zec entrò nella nuova stanza e notò di
essere atteso.
Michelle tossì. Un pop corn le era
andato di traverso mentre stava per addormentarsi. Sbatté le palpebre e vide i
quattro amici dormire nei loro posti.
«Forse è il caso di svegliarli, o ci
saremo riuniti per niente» disse. La lingua sapeva di sale e i pop con le
avevano messo sete.
Michelle abbandonò la poltrona e andò in
cucina, per prendere una bibita dal frigorifero.
Appena entrò, sentì un invitante profumo
di dolci. Davanti ai fornelli vide sua madre e due ragazze di spalle, occupate
ad armeggiare con burro, una scodella di pastella e una padella.
«Mamma, non stai bene? Odi cucinare»
disse Michelle.
La donna si girò sorridendo. «Che
sciocchezze, e comunque ho le mie fide aiutanti per prepararti i pancake.»
La ragazza alla sua destra si girò
reggendo la padella con entrambe le mani e fece scivolare il pancacke su una
pigna già pronta nel piatto.
«Alice? Non sapevo ti piacesse cucinare»
affermò sorpresa Michelle.
Sorridendo con il volto deformato da
vampiro, Alice rispose. «Infatti, ma hai ospiti di là e bisogna fare bella
figura.»
«Non posso offrire i pancake.» Michelle
guardò sua madre. «Tu non vuoi che mangi dolci e cibi così calorici.»
«Oggi hai una seduta speciale e meriti
uno strappo alla regola» rispose la donna. «Che ore sono?»
«È già tardi» rispose la seconda
ragazza, girandosi e rivelando di essere Caroline. Anche lei aveva il volto da
vampiro, però era rigato da graffi con sangue incrostato.
«Mi dispiace» disse Michelle. «Non ti ho
neanche chiesto scusa per quelli, prima di ucciderti.»
«Ormai non c’è più tempo.» Caroline
prese tre pancake con le mani e li infilò in un sacchetto di carta, prese dal
tavolo la bottiglia di sciroppo d’acero e ne verso una dose abbondante nello
stesso sacchetto. «Andiamo, ti accompagno io.»
Caroline le passò accanto reggendo il
sacchetto e Michelle la seguì ubbidiente. Uscite dalla cucina si immisero in un
corridoio freddo e illuminato da luci al neon. Lo percorsero in silenzio e
Caroline si fermò davanti a una porta sulla parete destra.
«Non è qui che ho le riunione dei
mangioni anonimi» disse Michelle.
«Oggi sì» replicò Caroline e spalancò la
porta. «I pancake non bastano per tutti, li tengo io.»
Michelle annuì ed entrò.
Era giunta giusto in tempo.
Billy strizzò gli occhi. Cercare di non
addormentarsi era una vera impresa. Poi si guardò intorno e vide gli altri
dormire senza problemi.
«Forse posso schiacciare un pisolino
anche io» si disse.
Qualcuno bussò alla porta.
Billy si alzò dal divano e andò ad
aprire. «Mi scusi, non è casa mia.»
Di fronte a sé non aveva nessuno. O
meglio, nessuno di vivo. L’erba secca del cimitero si stagliava a perdita
d’occhio con tutte le lapidi dei morti.
Avanzò nel cimitero deserto e chiese:
«Chi è là? C’è nessuno.»
Billy intravide due figure davanti a un
mausoleo. Le raggiunse e riuscì a identificarli: erano Simon e Stefan.
«Nessun altro voleva venire a prenderti»
disse Simon.
«O forse non c’è più nessuno a poterlo fare»
lo corresse Stefan.
Billy li squadrò. «Che significa? Cosa
volete?»
I due mutarono il volto nella forma di
vampiro e spalancarono la porta del mausoleo.
Stefan allargò le braccia come invito a
proseguire. «Non è importante. Noi non siamo importanti. Ma tu devi andare, o
si farà tardi.»
Billy passò oltre l’ingresso e avanzò
lungo un corridoio dalle pareti grigie e in fondo, trovò una porta socchiusa.
La spinse e questa si aprì con un cigolio.
Mise un piede all’interno e vide altre
quattro porte disposte lungo la parete circolare della stanza, si aprirono
tutte nello stesso istante ed entrarono i suoi compagni.
Betty, Donovan, Zec e Michelle
guardarono come lui davanti a loro e videro una figura femminile in piedi ad
attenderli. Era alta, con la pelle nera, una pittura bianca le copriva il volto
tranne gli occhi e la bocca; i capelli scuri, sporchi e intrecciati, le
ricadevano sulle bende miste a stracci che portava indosso; li fissò con
sguardo severo.
Tutti loro l’avevano già riconosciuta.
«La Prima Cacciatrice» disse Billy in un
sussurro.
«Sei tu ad averci chiamato qui?» domandò
Betty.
La Prima Cacciatrice si girò a
guardarla. «Avete imitato la mia arma. Ci sono conseguenze.»
«Non sapevamo fosse proibito» si scusò
Michelle.
«Appartiene alla mia stirpe» replicò la
guerriera. «Non siete Cacciatrici.»
«È vero» s’intromise Billy. «Però
eravamo in pericolo, c’erano dei vampiri e forse se è giunta a noi c’è un
motivo.»
La Prima Cacciatrice allungò il braccio
sinistro e gli puntò l’indice contro. «Tu credi di sapere.» Si voltò e indicò
nello stesso modo uno a uno gli altri. «Voi credete di sapere. In realtà non
avete idea di cosa siete, di cosa accadrà. Di cosa avete scatenato.»
«Suona un po’ troppo minaccioso» disse
Donovan.
«Aiutaci a capire» chiese Zec. «Spiegaci
cosa succede, cosa dobbiamo fare.»
«Una sola soluzione.» La Prima
Cacciatrice si girò verso Billy. «Abbracciare la morte.»
Billy la guardò confuso. «Cosa?»
La Prima Cacciatrice compì un giro
completo su se stessa. Si acquattò a terra e alzò le braccia sopra la testa,
battendo le mani.
Betty aprì gli occhi e si rizzò a sedere
sul divano. Al suo fianco, Billy e Zec fecero lo stesso, mentre Michelle e
Donovan si sedevano diritti sulle poltrone. «Abbiamo sognato» disse ,
osservando i volti disorientati degli amici. «Tutti lo stesso sogno.»
«O almeno una parte» confermò Zec.
Donovan sbuffò contrariato. «Un’altra
cosa da aggiungere all’elenco delle stramberie.»
Michelle si sporse in avanti, afferrò il
telecomando e premette il tasto STOP, fermando il dvd. «Dite che è colpa della
Falce?» domandò, lanciando un’occhiata fugace al piano superiore dove c’era la
sua stanza.
«Non sappiamo come funziona tutto
questo… non saprei come definirlo» disse Billy. «Ma qualunque siano le regole,
se ce ne sono, sembra che aver creato un’arma mistica di tanto valore, ha
spinto la Prima Cacciatrice a convocarci.»
Betty lo guardò dubbiosa. «E pensi sia
un male? A me è sembrato volesse metterci in guardia su questi eventi da Bocca
dell’Inferno.»
«A me che ci stesse dando la colpa»
sottolineò Donovan.
«Forse entrambe le cose. O forse no.»
Billy alzò le spalle indeciso. «È stata un po’ vaga.»
«Vaga è dir poco. “Abbracciare la morte” è anche criptico.» Zec mise una mano in tasca
ed estrasse un cellulare.
«Quello è il cellulare dell’auditorium»
notò Betty. «Cosa vuoi fare?»
Zec premette il pulsante d’accensione e
lo schermo si illuminò. «A questo punto dobbiamo cercare di avere risposte in
ogni modo. Forse questo regalo misterioso ci sarà utile.»
Betty notò l’espressione preoccupata di
Zec, la stessa che aveva quando aveva ripetuto la frase della Prima
Cacciatrice. Poi si voltò dall’altro lato a guardare Billy. Un’eco del sogno
riemerse nella mente.
Non era sicura la Cacciatrice si
riferisse direttamente a tutti loro quando aveva formulato quell’avvertimento.
Continua…
2 commenti:
Wela!! Dopo il funerale del mio portatile sono tornata a commentare. La trama si fa sempre + intricata mi piace! La sorella di Zac é l'incognita più grande. Poi come hanno fatto i personaggi di Buffy a entrare nel mondo reale sempre che siano davvero personaggi inventati o forse sono stati copiati ma perché si sono mostrati ora? Ora basta o mi si fonde il cervello. Spero che il prossimo cap arrivi presto. Complimenti ancora ci vediamo ^.^/
Ciao Lady Red Moon! E' un piacere risentirti, mi spiace per il tuo portatile... Sì, la sorella di Zec avrà un suo peso sulla trama, ma non ti dico altro. Continua a fare teorie sugli sviluppi, il divertimento sta anche in quello:vedere se poi avevi indovinato ;)
Grazie per i complimenti e per seguirmi con tanto interesse :)
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