«Smettila di tirarla verso di te» disse
Betty seccata, serrando la presa sull’ascia dalla testa rossa.
«Non la sto tirando verso di me» rispose
Michelle. «Sei tu che vuoi tenertela tutta per te.»
Betty la guardò di sbieco. Non si
sentiva a suo agio ad averla come compagna di caccia. Anche se non c’erano
molti paragoni visto che quella era la sua prima, ufficiale caccia ai vampiri.
«Se non ti vado bene, perché hai scelto di venire con me?»
«Non ho scelto te, ho scelto l’ascia»
disse Michelle, fissandola seria. «Mi dà più sicurezza della metà a paletto.»
Betty sospirò. Camminando nel corridoio
deserto che portava all’ingresso della scuola, non poté darle torto. Era ovvio
non fossero in sintonia. Non si erano mai parlate, l’aveva ignorata quando era
stata più volte presa di mira in mensa e non era mai stata ben disposta da
quando si era formato il loro gruppo.
«Ti guarderò le spalle, se sei preoccupata
per questo» le disse gentilmente. «Puoi stare tranquilla e concentrarti per
accendere la telecinesi.»
Michelle le lanciò un’occhiataccia. «Non sono un elettrodomestico. Non credi se
sapessi come fare, avrei già assunto l’aspetto di Dark Willow?»
Betty si trattenne dal risponderle
sgarbatamente a sua volta. «Ok, cercavo solo di rendermi utile.»
«Non farlo. Quelle come te e quelle come
me, non sono fatte per il lavoro di coppia.»
«Che vuol dire?»
Michelle si bloccò in mezzo al
corridoio, obbligandola a fare lo stesso. «Guardati. Sei magra, non pelle e
ossa, ma quasi. Sì, porti gli occhiali, ma non hai problemi a farti vedere in
giro. Non potrai mai capire come mi sento io.»
«Allora, prova a spiegarmelo.»
«Perché? Così diventiamo migliori amiche
per sempre?»
Betty non si trattenne più. «Non riesci
a non fare la stronza per due minuti? Vuoi sapere la realtà: anche io sono
sola. Forse non vengo derisa ogni volta che entro in una stanza, ma so cosa vuol
dire sentirsi fuori posto. E non lo uso come scusa per attaccare chi cerca di
essere gentile con me.»
L’ascia della Falce vibrò nelle loro
mani.
Entrambe si guardarono sorprese.
«Dobbiamo preoccuparci, vero?» chiese
Michelle.
Betty annuì. «Significa che sono qui
vicine. Tieni gli occhi aperti e st…»
Ricevette una spinta violenta che le
mozzò il fiato e la buttò in avanti, facendole scivolare la mano dall’arma. L’aggressore
misterioso la rivoltò a schiena a terra e le fermò il corpo sotto il suo. Betty
si riprese e dalle lenti scese troppo sul naso, intravide il volto arcigno di
Alice incombere su di lei.
«Cavoli, quanto siete rumorose!» disse
la vampira dai capelli corti e neri. «I tuoi discorsi melensi mi hanno fatto
venire ancora più voglia di ucciderti.»
Betty la ignorò. «Colpiscila, Michelle!»
Michelle si mosse incerta, ma una figura
dai capelli biondi le si parò davanti.
«Non provarci neanche» disse Caroline. «Non
puoi competere con noi e poi sei il piatto forte del menù.»
Alice ghignò.
«Non darle retta» insistette Betty. «Hai
la Falce, sei più forte. Usala!»
L’espressione sul volto di Michelle
cambiò. Non era più insicura. Strinse le dita intorno all’impugnatura dell’arma
e nei suoi occhi Betty riconobbe la determinazione trasmessa dalla Falce. Si lanciò
contro Caroline, la quale però sfoderò l’agilità della sua nuova condizione e
spostandosi dietro di lei, la schivò senza fatica. Michelle colpì il vuoto e
cadde in ginocchio, piantando la lama nel pavimento.
Le due vampire scoppiarono a ridere.
«Patetica, come sempre.» Alice tornò a
guardarla con il volto sfigurato dai tratti da vampiro. «Se lei è la tua
miglior chance di batterci, sei già morta. Anzi, avevi più possibilità da
sola.»
«Non dirmi ti aspettavi qualcosa di diverso
da questa grassona» continuò Caroline. Afferrò poi la spalla di Michelle. «E
ora in piedi. Ho voglia di dare un morso al mio Big Mac.»
Bloccata a terra, Betty ruotò il volto
di lato e osservò l’espressione della compagna, in ginocchio poco distante,
mutare ancora. Non impugnava più la Falce e nuove emozioni stavano emergendo.
Le riconobbe non appena le vene nere comparvero sulla fronte e i capelli
rossicci si tinsero di scuro. Dolore. Rabbia.
Michelle si girò di scatto e sibilò:
«Sei morta, stronza.» Alzò la mano sinistra e con quel singolo movimento
scaraventò Caroline contro il muro alla sua destra. «Mi hai affibbiato un
nomignolo per l’ultima volta.»
Caroline cercò di scappare, ma Michelle
la trattenne con il suo potere, piegando semplicemente le dita come ad
arpionare l’aria. Camminò quindi verso di lei, con andatura pacata, si stava
godendo il momento.
Alice era rapita dalla scena e fissava
l’ex-vittima mentre ancora una volta si rivoltava contro le sue persecutrici.
Betty provò ad approfittarne per scansarsela di dosso, ma anche se distratta,
rimaneva più forte. Premere con insistenza i pugni contro il suo petto e
scalciare, ebbero solo l’effetto di riportare l’attenzione su di lei.
«Non pensare di cavartela» le intimò.
«Caroline è così stupida da farsi uccidere, ma io mi nutrirò e scapperò.» Alice
calò il volto sul suo collo, la morse con i canini e succhiò avidamente.
«Michelle!» urlò Betty in un misto di
dolore e paura. La vide girarsi di scatto a
guardarla, alzare il braccio
destro e sentì il sollievo del suo copro liberarsi del peso di Alice, sollevata
dalla forza invisibile fino a sbattere contro il soffitto.
Michelle le chiese: «Ce la fai da sola?»
Betty si rimise in piedi, tamponandosi
il sangue che colava dalla ferita. «Sì, la sistemo e sono da te.»
«Non serve.» Michelle abbassò il braccio
destro e Alice piombò in picchiata contro il pavimento.
Betty corse a recuperare l’ascia. Tirò
con forza e la estrasse dalle mattonelle scalfite. Guardò intorno e si accorse
che Alice era già in piedi e le correva incontro. Non ebbe esitazioni. Impugnò
con entrambe le mani il manico della Falce, la paura e il dolore svanirono
e tornò la certezza di essere forte
abbastanza per batterla. Sferrò la lama contro la testa della vampira e la decapitò
con un colpo netto.
Non appena la testa di Alice rotolò a
terra, il suo corpo si dissolse in un cumulo di polvere.
Betty tornò a guardare Michelle e ne fu
inorridita. Con il palmo sinistro aperto, teneva Caroline premuta contro il
muro, mentre con la mano destra arcuata, le infliggeva dei graffi sul volto e
sul corpo che si chiudevano diventando delle cicatrici. Non si stava difendendo
da un vampiro, si stava vendicando di un bullo.
La raggiunse e la prese per il braccio
usato per incanalare il suo potere come una lama. «Basta, non così.»
Michelle le rivolse uno sguardo sadico.
«Perché? Credi mi avrebbe trattato diversamente? La sto ferendo quanto ha
ferito me ogni giorno.»
«Tu sei migliore di lei» disse Betty e
le porse la metà della Falce. «Eliminala, non perché è divertente farlo, ma perché
è un vampiro e non hai altra scelta.»
Michelle osservò l’ascia e dopo un
attimo di esitazione, la prese.
Betty notò che anche se i segni del
risveglio del potere telecinetico erano ancora visibili sul suo volto, il tocco
della Falce fece scomparire dagli occhi della compagna l’aria perversa e le
restituì un’espressione ragionevole.
«Basta sofferenza» fece Betty.
Michelle alzò l’ascia con entrambe le
mani. «Hai ragione.» La calò contro il collo di Caroline ancora tramortita e le
staccò la testa, riducendola in polvere.
Rimasero a fissare i granelli
dissolversi. Due esseri umani erano diventati non-morti e ora erano morti.
Betty rabbrividì.
«Andiamo, gli altri possono aver bisogno
di noi» disse.
Michelle annuì e le allungò l’ascia.
«Io… ecco… mi dispiace per prima e… grazie.»
Betty scosse la testa. «Siamo una
squadra, non devi ringraziarmi.» Le posò la mano sul braccio con cui le voleva
restituire l’arma e lo abbassò. «Tienila tu. So che se ne avrò bisogno, me la
cederai.»
Michelle sorrise, le vene scure svanirono
e i capelli tornarono dello stesso rosso che colorò anche le sue guance.
In piedi, nascosto dietro la porta della
caffetteria, Billy strinse con la mano sinistra il paletto lasciatogli da Donovan, l’altro era
infilato nei pantaloni, pronto a essere estratto. Il dolore al polso destro era
insopportabile, più di quanto aveva ammesso con gli altri e cominciò a temere
di aver preso le decisioni sbagliate.
Mandare i suoi nuovi amici a caccia dei
quattro bulli vampiri gli era parsa la soluzione migliore. Erano fan come lui
di Buffy e questo lo considerava
sufficiente come attestato delle loro capacità. Aspettando il loro ritorno
però, era stato assalito dai dubbi. Forse veder eliminare i vampiri in
televisione non bastava per riuscire a farlo per davvero. Potevano restare
feriti, o peggio uccisi. E anche i vampiri potevano avere un loro piano. Invece
che aspettare di venire cacciati, usare il loro istinto di predatori, tornare
indietro e sapendolo solo e privo della Falce, tendergli un agguato.
Billy era certo non se la sarebbe cavata
una seconda volta.
Udì un rumore in lontananza. Si
concentrò sul suono. Passi. Trattenne il respiro. Sbirciò le ombre dalla
fessura tra la porta e il muro e quando furono prossime a entrare, balzò
sull’uscio brandendo il paletto.
«Wow! Calma amico, siamo noi» disse
Donovan, evitando l’arma.
«Meno male, cominciavo a preoccuparmi»
ammise Billy.
«Hai un faccia…» fece Zec. Era tornato
al suo solito aspetto, niente vene nere e capelli scuri. «Vieni, ti portiamo in
ospedale per medicarti.»
«No, potrebbero fare domande.»
«Non hai altra scelta» disse Michelle,
sbucando all’entrata della caffetteria con Betty accanto. «A meno tu non
guarisca come una vera Cacciatrice.»
Billy scosse la testa sconsolato.
«Purtroppo no. Resta il problema di cosa inventarmi.»
«Useremo l’aggressione fuori dal Bronze Dust come storia di copertura»
intervenne Betty. «Ci hanno visto portare dentro il ragazzo e abbiamo chiesto
di chiamare un’ambulanza. Diremo che hai voluto fare l’eroe, hai rincorso gli aggressori
e sei rimasto ferito.»
«Mi sembra una buona idea» concordò Zec.
Billy acconsentì e facendosi aiutare,
uscì con i quattro compagni dalla finestra della stanza, lasciando la scuola.
Dopo aver sorpassato il cancello,
Donovan disse: «Aspettate, non possiamo farci vedere con questa.» Agitò il
paletto e indicò l’altra metà della Falce in mano a Michelle.
«Riunitela e poi uno di voi la terrà in
custodia» rispose Billy. «E non dovrà venire in ospedale, daremmo troppo
nell’occhio.»
«Se a voi va bene, posso tenerla io»
disse Michelle. Si avvicinò con il manico dell’ascia al paletto in mano a
Donovan e la Falce ritornò integra senza fatica. «Pensavo che presto qualcuno
si domanderà che fine hanno fatto Caroline e gli altri. Cosa diremo?»
«Mentiremo» rispose Billy. «Manterremo
la versione di averli visti l’ultima volta al locale. Nessuno potrà più trovare
loro tracce. Purtroppo non possiamo modificare la loro morte, sarà un segreto
solo nostro.»
«Resta comunque la questione Sunday da
risolvere» continuò Betty. «È ancora là
fuori a fare danni ed è in cima alla lista delle assurdità che stanno
capitando.»
«Già, fino a ora non avevamo incontrato
un vero e proprio personaggio della serie» concordò Donovan.
Zec si voltò a guardarlo. «Billy, sei
d’accordo con noi che in qualche modo quello che accade è legato a Buffy The Vampire Salyer?»
Billy annuì. «Sì, è l’unico elemento
comune. Ma non saprei come e dove trovare le risposte che cerchiamo.»
Michelle si fece avanti. «Forse ho io
un’idea. Ma è stata una serata pesante. Venite domani pomeriggio a casa mia e
ve la mostro.»
Continua…?
Nessun commento:
Posta un commento