Per quanto cercasse di opporre
resistenza, Billy venne trascinato dai suoi assalitori con estrema facilità.
Sgomitò e scalciò come se fosse in preda
a convulsioni, ma la loro presa rimase salda sulle sue braccia e il loro umore
iniziò a risentirne, rendendoli più aggressivi e intolleranti di quanto fossero
stati in vita.
«Smettila di dimenarti, non otterrai
nulla» disse Alice alle sue spalle.
Alla sua sinistra, Simon gli ficcò con
più forza le dita nella manica della camicia, lacerandola lievemente e
arrivando alla pelle. «Ascoltala, o ti calmo io con un prelievo forzato di
sangue.» Si passò la lingua sui canini sporgenti per rimarcare il concetto.
«No, non lo farai» lo contraddisse
Stefan.
Caroline, davanti a lui, si voltò
procedendo all’indietro. «Nemmeno una succhiatina veloce?»
«No» ribadì l’altro.
«Perché?» domandò Billy. Oltre al
paletto nascosto nel retro dei jeans, la sua unica arma era l’astuzia e per
scoprire cosa stava per succedergli, doveva farli parlare. «Siete vampiri, tra
l’altro nuovi di pacca, non avete un desiderio assillante di sangue?»
Simon lo fissò ringhiando.
«Abbiamo ordini precisi» rispose Alice.
«Chi ci ha detto di volerti incontrare, vuole farlo finché sei ancora vivo e
illeso.»
«E posso sapere chi merita tanta
lealtà?»
«Lo vedrai quando arriveremo» replicò
Stefan.
«Così aumentare la mia curiosità»
continuò Billy. «Voglio dire, prima non eravate tipi da prendere ordini prima,
non pensavo lo foste adesso che siete… cambiati.»
«Muovi meno la lingua e più le gambe»
disse Caroline e tornò a dargli le spalle.
Billy gettò sguardi veloci all’ambiente
circostante. Erano quasi arrivati al termine del corridoio del pian terreno,
ancora pochi passi e si sarebbero trovati davanti le porte della palestra.
«Non è un po’ tardi per la lezione di
educazione fisica?»
Nessuno dei quattro gli rispose.
Caroline spalancò una porta, Simon e
Stefan lo gettarono all’interno della palestra buia e poi li udì entrare
insieme ad Alice, fermandosi alle sue spalle.
Qualcuno accese le luci dall’interno.
«Bene, bene. Il cosiddetto
Ammazzavampiri è arrivato» riecheggiò una voce femminile. «Desideravo tanto
conoscerti.»
Billy si guardò intorno. Dal canestro
fissato al muro alla sua destra vide saltar giù una figura, quando toccò terra
distinse i capelli biondi e l’abbigliamento anni ottanta composto da camicia,
giacca di pelle, pantaloni e stivaletti, ricordava i look di Madonna e Cindy
Lauper agli inizi delle loro carriere. I suoi lineamenti gli erano familiari,
ma non riusciva a identificarla.
La nuova ragazza lo fissò poco convinta.
«Sei magrolino, non sembri adatto al lavoro che hai scelto.»
«Sei una vampira» rispose Billy. Anche
se non ne era certo, il modo in cui il suo “senso del male” gli fece prudere
l’interno della nuca, gli suggerì di avere di fronte una non-morta.
«Complimenti Sherlock, grande intuito»
lo schernì lei. «Non affaticarti a provare a indovinare il mio nome. Te lo dico
io. Sono Sunday.»
Billy rimase a bocca aperta. Era
assurdo, ma anche vero. Non ricordava chi fosse l’attrice che recitava il ruolo
in Buffy, ma era come se dopo aver
pronunciato quel nome, notasse la somiglianza. «Non è possibile.»
«Come?»
«Tu non sei una persona reale…» Billy
scrutò i volti degli altri quattro, deformati dalla trasformazione in vampiro,
e cercò in loro il suo stesso stupore, senza trovarlo. «Sei un personaggio
interpretato da un’attrice.»
«Parli sul sei serio?» domandò Sunday
inarcando un sopracciglio. «Se autoproclamarti cacciatore di vampiri era un
segno di squilibrio mentale, con questa uscita vinci in assoluto il premio per
lo svitato dell’anno.»
Caroline e gli altri risero divertiti.
«È vero. Non sono pazzo.»
Sunday si avvicinò. «Come vuoi. Ti
dimostro che sono reale.»
Prima che Billy potesse dire o fare
qualsiasi cosa, la vampira gli afferrò le spalle, il suo volto trasfigurò in un
istante nella forma vampiresca e gli piantò i canini nel lato sinistro del
collo.
Urlò dal dolore e lei spostò la bocca di
colpo. Mentre lo fissava, si portò la mano sinistra alla ferita e macchie di
sangue gli gocciolarono tra le dita, il bruciore dapprima pulsante si attenuò.
«Visto? È tutto vero.» Sunday riplasmò
la faccia nella forma da umana non-morta e lasciò la presa su di lui. «Per la
cronaca non sei un vero Cacciatore, una volta ne ho assaggiata una e il tuo
sapore è diverso.»
Billy era disorientato. Aveva combattuto
vampiri e demoni, ma trovarsi davanti in carne, canini e ossa un personaggio
della serie da cui tutto sembrava avere origine, era più di quanto riuscisse a
metabolizzare in così poco tempo. «Cosa vuoi da me?»
«Oltre farti causa per appropriazione
indebita di un titolo protetto da copyright?» domandò Sunday con un sorriso
beffardo. «Ucciderti, ovviamente.»
Billy cercò di ritrovare la lucidità.
«Perché di preciso? So che per i vampiri è un semplice divertimento, ma perché
hai cercato proprio me?»
«Curiosità. Dato sembri tanto esperto
sul come eliminare quelli come noi, volevo vedere se eri davvero
un’ammazzavampiri.»
«E ora sei delusa?»
«Non tanto. È bello sapere di essere in
una città dove non vivono Cacciatrici.» Sunday fece un passo avanti. «Adesso è
ora di morire.»
Billy arretrò. «Aspetta. Lo hai detto
tu, ho squilibri mentali, forse è vero, quindi non mi merito un ultimo
desiderio?»
«Saresti un vero spasso come cucciolo»
replicò Sunday. «Ma non ti risparmierò.»
«Non è questo. Voglio sapere perché li
hai trasformati.» Billy si voltò a guardare Simon, Stefan, Caroline e Alice,
fermi dietro di lui.
«Chi ti dice sono stata io?»
«Li conoscevo da vivi. Ti sono troppo
fedeli per non essere tu il loro sire.»
«Ok, allora, perché vuoi saperlo?»
Billy imitò il sorriso di lei. «Semplice
curiosità.»
Sunday lo scrutò per pochi secondi.
«D’accordo. Sono una leader nata, ma non posso esprimermi al meglio senza dei
sottoposti. Ho osservato quei quattro e mi piace il loro stile. Erano dei bulli
mediocri, ma saranno dei vampiri perfetti. E in branco ci si diverte di più.»
Capì di non avere altra scelta. Se non
provava a salvarsi in quel momento, non avrebbe avuto altra occasione. Scoppiò
a ridere, una risata finta, in cui impiegò tutte le sue forze per farla
sembrare vera e si piegò in avanti, come se quello che aveva sentito fosse
troppo divertente per riuscire a farlo restare dritto.
«Che hai da ridere?» sbottò Sunday.
«Tu… tu… non ne hai idea…» Billy
intramezzò ancora qualche risata, poi finse di calmarsi. «Ti credi furba, ma
non hai fatto un buon affare con questi qui.»
«Ehi! Ripetilo stronzetto» lo aggredì
Stefan.
«Zitto» gli ordinò Sunday. «Spiegati,
prima che ti spezzi il collo» disse.
«Sai che hanno aggredito dei miei amici
con poteri telecinetici giorni fa?»
«E allora?» domandò Sunday.
«Li abbiamo rinchiusi tutti in uno
stanzino» s’intromise Alice.
«Dove non possono sfuggire e possiamo
mangiarceli con calma» aggiunse Simon.
«Già, ottimo piano» si complimentò
Billy. «Avete controllato fossero disarmati? Non mi sembra. E sorpresa: lì
dentro c‘è tutto il mio arsenale, hanno paletti, acqua santa e armi a
sufficienza per distruggere un esercito di vampiri.»
«È vero?» Sunday perse la sua calma e il
suo sarcasmo. «Avete lasciato quegli umani, compresi i due fenomeni da
baraccone, tutti insieme senza accertarvi fossero disarmati?»
«Ecco… noi non pensavamo ce ne fosse
bisogno» si giustificò Caroline.
«Idioti» li apostrofò Sunday.
«Esattamente.» Billy colse la sua
chance. Sunday gli dava le spalle, le si avvicinò con un movimento fluido e
disse: «Non hanno controllato neanche me.» Estrasse rapidamente il paletto
dalla tasca sul retro dei jeans e lo conficcò nella schiena di Sunday.
La sentì emettere un verso gutturale di
dolore, ma sapeva di non averla colpita in un punto mortale. Si girò e corse
con uno scatto verso la porta che dava sul campo sportivo, la spalancò e prima
che potessero muoversi, fu fuori dalla palestra. Continuò a correre nella
penombra della sera, sentendo alle sue spalle il vociare e i rumori dei vampiri
già al suo inseguimento.
Girò la testa per controllare ci fosse
abbastanza distanza tra loro, quando venne sollevato dall’erba e trasportato
sul fianco delle gradinate da una forza invisibile.
Billy tirò un sospirò di sollievo
notando il responsabile. «Zec!» Il
ragazzo lo depose gentilmente a terra e lui vide i capelli curi e le
piccole vene nere sulla fronte. «Sei riuscito a controllare il tuo potere. E
gli altri? Stanno bene?»
Zec annuì. «Ci aspettano dentro.» Aprì
il palmo della mano e la porta di sicurezza che dava all’interno della scuola
si spalancò.
Billy lo segui e ripercorrendo il
corridoio illuminato, chiese: «Come mi hai trovato?»
«Quando ho buttato giù la porta dello
stanzino del bidello con la telecinesi e ho lasciato gli altri indietro ad
armarsi, sono venuto a cercarti e ho visto le luci della palestra accese, poi
ho sentito dei versi all’interno e sbirciando ti ho visto uscire.»
Arrivarono nella caffetteria e trovarono
i tre compagni ad aspettarli. Erano rimasti con le luci spente, illuminati solo
dal bagliore che entrava dall’esterno della finestra e dal neon del corridoio.
Billy vide Michelle con il suo aspetto normale, segno che non era riuscita ad
accedere ai suoi poteri, però stringeva un paletto di legno nella mano destra.
Betty le era al fianco e aveva un paletto in una mano e una croce nell’altra.
Donovan era il più armato, stringeva un paletto in una mano, una croce gli
spuntava dai pantaloni, teneva una boccetta
di acqua santa nell’altra mano e una seconda sporgeva dalla tasca
sinistra.
Gli furono subito tutti e tre intorno.
«Sono contenta di vederti» disse Betty,
poi si bloccò. «Sei ferito.»
Billy si ricordò solo in quel momento
della gola sporca di sangue. «Non è niente. È solo un morso.»
Donovan lo guardò accigliato. «Non
diventerai un vampiro anche tu?»
«Non basta essere morsi, deve bere anche
lui del sangue di vampiro» rispose Michelle. «Non l’hai bevuto, vero?»
Billy scosse la testa. «Ascoltate, non
abbiamo molto tempo. Non ci sono solo Caroline, Alice, Stefan e Simon. Il loro
capo è Sunday.»
«Sunday?» ripeté Zec. «Quella della
quarta stagione di Buffy?»
«Proprio lei» confermò Billy.
«Ne sei sicuro?» Donovan era scettico e
incredulo, quanto lo era stato lui poco prima. «È assurdo, non è una vera
persona, cioè è un’attrice che…»
«No, è lei. Non so come sia possibile,
ma è davvero lei. Ed è pericolosa.»
Le luci della caffetteria si accesero.
Billy e i compagni si voltarono verso
l’ingresso e sull’uscio videro il responsabile.
«È piacevole quando ti riconoscono una
qualità.» Sunday li squadrò imbronciata con il suo branco al seguito. «Anche se
incomincia a essere seccante questa vostra fissazione sul fatto che io non
esita. E poi, chi dovrebbe interpretarmi? Lady Gaga?»
«Cavoli è proprio lei» disse Donovan.
Billy si parò davanti a Betty e
Michelle, spalancando le braccia come per fare da scudo e le spinse ad
arretrare verso il centro della stanza. Donovan e Zec si strinsero al suo
fianco, facendo lo stesso.
«Oh, andiamo, non penserai davvero di
poterli proteggere.» Sunday lanciò ai
loro piedi il paletto sporco con cui le aveva trafitto la schiena.
«Visto? Le tue armi non sono un granché, potete averne quante volete, non fa
alcuna differenza.»
«Ti sbagli» replicò Zec. «Ora siamo in
parità, non avete scampo.»
«Giusto» concordò Donovan. «Non importa
se tu le assomigli, o sei davvero Sunday, finirai in polvere come lei.»
«Ne sei convinto, sacca di sangue
ambulante?» replicò lei sprezzante. «Siete solo un gruppo di sfigati, anche se
alcuni di voi sono dei mezzi mostri, non potete competere con noi.»
«Abbiamo già vinto contro dei demoni»
insistette Betty.
«Non abbiamo paura» disse Michelle,
anche se la voce la tardiva.
Sunday trasformò il suo volto in quello
da vampira. «Dovreste, perché nel vostro caso l’unione non fa la forza.»
Simon, Stefan, Alice e Caroline
avanzarono dietro di lei, pronti ad attaccare.
«Hai sprecato la tua occasione quando
ero diviso da loro» rispose sicuro Billy. Zec e Donovan gli strinsero le mani
in segno di appoggio e Michelle e Betty fecero altrettanto, posandogli ognuna
un palmo sulla spalla. «Siamo come la Scooby
Gang: imbattibili in gruppo.»
Sunday ringhiò e si lanciò verso di
loro, ma una luce accecante scarlatta si frappose, spingendola a fermarsi e
saltare all’indietro.
Billy osservò la luce assumere una forma
concreta e quando l’oggetto si formò e rimase sospeso a mezz’aria davanti al
suo petto, sgranò gli occhi nel riconoscerlo: la Falce delle Cacciatrici.
Lasciò le mani dei compagni e le allungò
per afferrarla.
«Da dove sbuca?» domandò Michelle.
«Sembra… autentica» fece Zec.
«Lo è» disse Billy. Strinse il centro
dell’impugnatura in metallo e osservò il palo in legno fissato a una estremità
e l’ascia rossa a quella opposta. L’arma gli trasmise una consapevolezza.
«Siamo stati noi a forgiarla.»
Continua…?
2 commenti:
Sono tornata anche io...
Bella quest'idea di mescolare la storia con quella di Buffy.
Molto curiosa di leggere altre puntate,mi sta piacendo.
Bentornata Fefi!
Come sempre, sono molto contento che ti stia piacendo :)
Posta un commento