6. Mai Più Vittime
Seduto a un tavolo del Bronze Dust, Zec giocherellava con il
telefono recuperato negli scatoloni dell’auditorium. Continuava a rigirarselo
nelle mani, lo teneva spento e trascorso un giorno intero era ancora indeciso su
cosa farne. Si domandò come fosse arrivato fino a lui e se la persona che
pensava glielo avesse fatto avere, fosse realmente chi credeva.
«Ciao, ero convinta di essere la prima ad
arrivare.»
La voce di Betty lo riscosse dai suoi
pensieri e alzò il volto. «Ciao, ero un po’ in anticipo sull’orario che ci
eravamo dati… così ho preso un tavolo.»
Betty sorrise. «Hai fatto bene.» Si
sedette al suo fianco e attraverso le lenti degli occhiali fissò il cellulare
mentre lui lo passava da una mano all’altra. «Posso farti una domanda?»
Zec annuì.
«Ieri hai letteralmente cambiato faccia
quando hai letto il messaggio, hai riconosciuto la persona che lo ha mandato?»
Si morse il labbro inferiore. Era
pessimo nel mascherare ciò che gli passava per la testa. «Non ne sono sicuro.
Potrebbe essere qualcuno che sto cercando.»
«E invece ha trovato te» continuò Betty.
«Non è comunque quello che vuoi?»
«Sì, ma…» Zec non sapeva se fosse il
caso di raccontarle la sua storia, fino a una settimana prima il massimo di
interazione tra loro era aiutarsi a svuotare le provette durante la lezione di
chimica. «Se fosse davvero questa persona, come ha fatto a farmi arrivare
questo cellulare proprio nel momento del bisogno? E perché sapeva con certezza
come distruggere un demone?»
«Perché non accendi il cellulare e provi
a vedere se ti ha contattato?» propose Betty. «Magari è l’occasione per fare a
lei, o a lui, queste domande.»
«Ho paura delle risposte» rispose
pentendosi della sua sincerità. «Ti sembrerò stupido.»
Betty scosse la testa. «Niente affatto.
Dopo tutte le stramberie degli ultimi giorni è normale. Saresti pazzo a non
temerle.»
Zec sorrise a sua volta. «Grazie.»
«In realtà, voglio anche io delle
risposte» ammise lei. «Voglio capire cosa diavolo sta succedendo: se il mondo è
impazzito, o lo siamo solo noi. E tu ora penserai che sono un’egoista
impicciona.»
«No» si affrettò a rispondere Zec. «È
giusto, anche io voglio vederci chiaro. Però… se quello che scoprissimo fosse
peggio del non sapere?»
Betty gli mise gentilmente la mano
destra sulla sua. «Lo affronteremo insieme. A quanto sembra ce la caviamo bene
in gruppo.»
Zec sorrise di nuovo, poi sentì dei
passi alle sue spalle e delle risatine a cui era già abituato.
«Guarda, guarda, il nostro frocetto ha
una nuova amichetta.»
La voce tagliente di Stefan era
inconfondibile e come Zec sia spettava, al suo fianco c’era Simon, la vera
sorpresa fu trovarli in compagnia di Alice e Caroline.
«Sei sicuro sia una ragazza?» domandò
acida Caroline. «Forse stanno insieme perché lei assomiglia più a un maschio.»
Zec li guardò perplesso. Non si
meravigliò delle offese, ma non ricordava di essere mai stato nel mirino di
Alice e Caroline, nemmeno lo fosse Betty. E ancora di più si chiese come quei
quattro tornassero a rivolgersi a loro tanto spavaldi, dopo quello che era
successo due giorni prima.
«Siete scemi o masochisti?» domandò
Betty senza scomporsi. «Non vi è bastata la lezione dell’altra volta?»
Simon si piegò in avanti, guardandola
attraverso gli occhiali. «Forse vogliamo un altro round.»
«Bene, io ci sto» disse Donovan,
spuntando alle spalle e avanzando verso di loro. «Tu che ne dici?»
Michelle si fece avanti da dietro la sua
schiena e rispose: «A me sta bene. Questo posto mi sembra l’ideale.»
I quattro bulli li guardarono sottecchi.
Sorrisero con scherno e si allontanarono senza rispondere.
Osservandoli sparire tra gli altri
clienti, Zec disse: «Non vi sono sembrati diversi, strani?»
Donovan spostò la sedia accanto a Betty.
«È strano vengano a cercar guai dopo che hanno visto cosa sapete fare.»
«Quelli come loro non cambiano mai» fece
Betty.
«Avete notizie di Billy?» cambiò
discorso Michelle.
Zec e gli altri scossero la testa.
«Allora intanto vado a prendere delle
patatine.»
Due piatti di patatine più tardi, Zec
cominciò a dubitare che Billy si sarebbe presentato all’appuntamento. «Non
aveva detto un’ora precisa, giusto?»
«No» rispose Donovan.
«Siamo sicuri che verrà?» chiese
apertamente Michelle, strisciando il polpastrello dell’indice destro sui
residui di sale nel piatto.
«Lo farà.» Betty sembrò convinta della
sua affermazione.
«E come lo sai con certezza? Potrebbe
averci preso in giro» replicò Donovan. «Non abbiamo nessuna notizia su di lui.
Per quanto ne sappiamo, a quest’ora potrebbe essere scappato dalla città.»
«E perché dovrebbe farlo?» domandò Zec
aggrottando la fronte.
Donovan lo fissò come se fosse un
ingenuo. «Magari è un balordo, uno psicopatico, perfino un serial killer.»
«Non sono un serial killer» rispose
Billy. «E grazie per la stima che hai di me.» Prese uno sgabello dal tavolo
accanto e lo posizionò a capotavola.
Zec lo osservò ammirando il suo modo di
entrare in scena. Riusciva a sorprenderli ogni volta ed era carino con
quell’atteggiamento sicuro e deciso, ma non eccessivo.
«È tutto a posto?» gli domandò Billy.
Zec arrossì, rendendosi conto di essere
rimasto a fissarlo mentre si sedeva. «Sì, certo» rispose, distogliendo lo
sguardo.
«Sei pronto a parlare?» fece Michelle
squadrandolo.
«Cosa volete sapere di preciso?» chiese
Billy.
«Cos’è questa storia
dell’Ammazzavampiri?» iniziò Betty. «Perché ti definisci così?»
Lui si voltò a fissarla. «Vi sarete
accorti che da settimane accadono eventi particolari. Quelli in cui ci siamo
incontrati sono solo gli ultimi a cui ho assistito. Quando ho avvertito la
prima volta il male è successo senza preavviso, mentre ero al cimitero e un
vampiro appena sorto mi ha attaccato. Non sapevo cosa fare, ma avevo guardato e
riguardato in Tv Buffy un sacco di
volte e ho agito d’istinto. Essendo sopravvissuto al mio primo incontro con un
vero vampiro, ho deciso di autonominarmi Ammazzavampiri.»
«Cosa ci facevi in un cimitero?» domandò
Donovan diffidente.
«Secondo te?» replicò. «Ero andato a
trovare i miei genitori. Sono morti entrambi un anno fa, prima delle
stramberie.»
«Quindi tu… vivi da solo…» si rese conto
Michelle.
«Già. Sono un minorenne emancipato. E
per la cronaca, non avete trovato dati su di me a scuola perché fino alla morte
dei miei genitori ero istruito a casa. Dopo, essendo in una situazione
particolare, il preside ha preferito tenere un fascicolo solo cartaceo che mi
riguarda. Per evitare altri studenti impiccioni pronti a invadere la mia
privacy.»
Zec e gli altri rimasero zitti. Di
sciuro nessuno di loro era fiero di quanto avevano fatto e pensato.
Billy abbozzò un sorriso. «Cosa c’è?
Sembrate delusi. Non era la storia che vi aspettavate di sentire su di me?»
«No, solo che…» cercò di rimediare Zec.
«Ecco speravo, cioè speravamo, tu avessi qualche spiegazione in più sull’origine
di questi fatti.»
«Sì, eravamo convinti ci avresti
chiarito come mai ci sembra di vivere in una serie tv» gli diede man forte
Betty.
«No, ne so quanto voi. Però…» Billy si
girò di scatto.
Seguendo il suo sguardo, Zec lo vide
fissare Stefan, Simon, Alice e Caroline in piedi al bancone, ridere intorno a
un ragazzo, mentre abbassava lo sguardo mortificato.
«Che ti prende?» domandò Donovan.
«Quei tizi, c’è qualcosa di malvagio in
loro.»
«L’hai già detto a scuola: avverti il
male» ricordò Michelle.
«Ma adesso è diverso.» Billy saltò giù
dallo sgabello. «Devo andare ad accertarmi sia tutto a posto.»
Zec balzò in piedi. «Veniamo con te.»
«Giusto» disse Betty imitandolo.
«Perché?» domandò Billy.
«Vogliamo dare una mano» rispose
Michelle.
«Io ne farei anche a meno» replicò
Donovan.
Zec
lo guardò di sbieco. «In gruppo siamo più forti.»
Billy li scrutò incerto. «Non è un
gioco. Per quanto assurdo, tutto ciò che sta accadendo è reale. Se vi fate
male, non è un trucco di scena.»
«Lo sappiamo» rispose impettita Betty.
Donovan si alzò in piedi a sua volta. «E
visto come ti sei addestrato, abbiamo la stessa preparazione.»
«Ok, venite.» Billy si girò verso il
bancone nuovamente e lo trovò vuoto. «Dove sono andati?»
Michelle si alzò e guardò gli altri
tavoli occupati dai ragazzi nel locale. «Forse sono usciti.»
«Muoviamoci, ho un brutto
presentimento.» Billy corse verso l’uscita.
Zec e i compagni lo seguirono, lui
condivideva la sua sensazione e una volta all’aperto ebbero la conferma.
Un ragazzo era accasciato contro una
siepe, dava loro le spalle, ma non sembrava in buone condizioni.
Billy fu il primo ad avvicinarlo. Gli
posò una mano sula spalla e l’altro gli cadde tra le braccia. «Che ti prende?»
Zec lo riconobbe: era lo stesso preso di
mira dai quattro bulli.
Il ragazzo aveva gli occhi socchiusi e
quattro fori agli angoli del collo, ancora sporchi di sangue. «Mi sono venuti
addosso… non capivo… mi hanno morso…»
«Vado a chiedere aiuto» disse Donovan,
rientrando al Bronze Dust.
Michelle strattonò il braccio a Zec. «Quei segni sul collo… loro sono…»
«Sì» rispose Zec. «Vampiri.»
«Com’è possibile? Fino a due giorni fa
erano normali e… vivi» disse Betty.
«Qualcuno li ha trasformati» replicò
Billy. «Bisogna ucciderli, prima che facciano guai più seri e trovare chi li ha
trasformati e sbarazzarcene.»
Donovan tornò da loro. «Portiamolo
dentro, hanno chiamato un’ambulanza.»
«Non posso aspettare i soccorsi» disse
Billy, aiutando il ragazzo a rimettersi in piedi.
Betty lo prese per il lato destro e lo
aiutò a rientrare nel locale. Insieme a Billy lo fecero sedere su una sedia, mentre
una cameriera si avvicinò con un bicchiere d’acqua.
Zec e gli altri tornarono all’esterno.
«Qual è il piano?»
«Bisogna dar loro la caccia. Prima però
devo tornare a scuola. Nello stanzino del bidello al pian terreno, dietro un
pannello removibile del soffitto, tengo la maggior parte del mio arsenale:
paletti, croci, acqua santa» spiegò Billy. «In casa farebbero insospettire
quelli dei servizi sociali durante le visite di controllo.»
«Noi cosa possiamo fare?» domandò Betty.
«Se volete ancora aiutarmi, dovrete
venire con me e armarvi.»
I quattro ragazzi si guardarono in
volto.
Zec parlò a nome di tutti: «Siamo con
te.»
Zec non ebbe dubbi: non era la prima
volta che Billy si introduceva di notte a scuola.
Lo vide muoversi con sicurezza, prima
arrampicandosi e scavalcando il cancello intorno all’edificio e poi guidandoli
verso la finestra della caffetteria, spalancandola senza bisogno di rompere il
vetro o innescando allarmi.
«La lasciano sempre aperta» raccontò
Billy, mentre lo aiutava a superare il davanzale, illuminato dai lampioni
esterni. «Non so se è negligenza o estrema fiducia.»
«A ogni modo è utile» commentò Zec.
Allungò il braccio per far appoggiare Michelle, quella più in difficoltà nelle
varie manovre. «Giusto per sapere, ti hanno mai beccato?»
«No. Ma ero silenzioso e veloce.»
«Vuol dire che noi siamo lenti e
rumorosi?» chiese Michelle, passando la seconda gamba all’interno con
l’affanno.
«Tu non passi certo inosservata» replicò
Donovan, infilandosi dopo di lei.
Betty sgattaiolò per ultima e lo
rimproverò. «Smettila di fare lo stronzo.»
«Ragazzi! Cosa non vi è chiaro di “silenzioso e veloce”?» fece Billy serio.
Zec e gli amici ammutolirono.
Billy avanzò guardingo, uscendo dalla
zona della caffetteria e loro gli stettero dietro, camminando in punta di piedi
e stando attenti nel muoversi nella penombra. Si immisero nel corridoio,
diretti allo stanzino del bidello.
Avevano appena superato le porte dei
bagni, quando le lampade al neon sul soffitto si accesero, illuminando l’intero
pian terreno.
In fondo al corridoio, quattro figure
avanzarono a passo lento.
«Sono loro» disse Donovan. «Cosa ci
fanno qui?»
«Pensavate di essere gli unici a saper
cogliere di sorpresa?» domandò sorridendo Alice.
«Intrufolarsi di notte a scuola» disse
Stefan scuotendo la testa. «Poi dicono che siamo noi i cattivi soggetti.»
«E non sanno cosa siamo ora» continuò
Simon ridendo.
«Noi lo sappiamo» rispose Betty.
I quattro si fermarono a una decina di
passi da loro.
«In questo caso…» Il volto di Caroline
si deformò, la fronte si riempì di rughe, gli occhi si rimpicciolirono e le
iridi si tinsero di giallo. Dalle labbra aperte in una smorfia, spuntarono in
bella vista i canini appuntiti. «… addio effetto sorpresa.»
Zec trasalì e lo stessero fecero gli
altri, mentre Simon, Stefan e Alice subivano la stessa trasfigurazione. Anche
se preparati, ne furono comunque sconvolti.
Billy, al contrario, corse in avanti e
spalancò la porta sulla parete sinistra. «Entrate, svelti!»
I quattro bulli scattarono in avanti,
nello stesso istante in cui lui e i compagni si lanciarono dentro lo stanzino
del bidello.
Billy diede un pugno a Simon, troppo
vicino, facendolo arretrare.
«Sbrigati» urlò Zec, porgendogli la
mano.
L’altro l’afferrò, ma Stefan e Caroline
lo presero per le spalle, trascinandolo fuori.
Alice si parò davanti all’entrata. «Il
vostro amico è atteso altrove.» Chiuse loro la porta in faccia e ruppe la maniglia,
bloccandoli dentro.
Zec picchiò i pugni contro il metallo.
«Billy! Cosa volete da lui?» In risposta udì solo delle risatine il lontananza
e poi un completo e spaventoso silenzio.
Donovan gli andò al fianco e picchiò a
sua volta i pugni. «Ehi! Cosa volete fare?»
Nessun suono.
«Siamo in trappola» piagnucolò Michelle.
«Prima uccideranno Billy e poi noi.»
«No, potevano farlo subito, devono avere
un qualche piano» disse Betty. «Alice ha detto che lo volevano altrove. Forse
lo portano da chi li ha trasformati.»
Donovan tornò nel centro dello stanzino,
diviso dagli scaffali contenenti candeggina, secchi e prodotti per le pulizie.
«Siamo comunque loro prigionieri e indifesi.»
Zec si voltò e guardò il soffitto. «Ti
sbagli.»
Prese un secchio e girandolo al
contrario, salì sulla base. Tastò i vari pannelli sopra di lui, finché uno non
si smosse e sul pavimento cadde un sacco della spazzatura. Scese e lo aprì,
mostrando a tutti il contenuto: le armi di Billy.
Afferrò un paletto e disse: «Possiamo
combattere. Dimostriamo a quei bulli vampiri che non saremo mai più delle
vittime.»
Continua…?
2 commenti:
Waaa ora mi strapperò i capelli aspettando il prossimo capitolo. Questo non ha una cadenza regolare giusto? Penso dovresti dirmi quando pubblicherai il prossimo altrimenti o le mie unghie o i miei capelli faranno una brutta fine. Capitolo spettacolare come sempre ma come faceva Zac a sapere dov'erano le armi?Mi sono persa qualche pezzo?
Ciao Lady Red Moon!
Sono contento che la storia continui ad appassionarti! Per la cadenza cercherò di mantenere il lunedì, ma non sarà ogni settimana, ogni tanto passa a controllare ;)
Rileggi il pezzo di storia in cui i ragazzi sono fuori dal locale, Billy spiega in quel punto come trovare le armi :)
Grazie mille per i complimenti :)
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