lunedì 18 novembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 73

Il Gioco del Branco 37: Confessioni di una Mente Inaspettata

 

La Falce.

L’unico obbiettivo di Billy era afferrarla, strapparla dalle mani di Kate.
Ma Kate non era più lì.
E il non era più nemmeno il cimitero.
Billy sbatté le palpebre due volte e riconobbe la camera d’ospedale del Saint Mary. Non una qualunque, quella in cui Sasha DiVittis riposava in coma. Però con lui c’erano due ragazzine bionde identiche.
Una era stesa nel letto, gli occhi chiusi, la mascherina dell’ossigeno sulla bocca e le coperte tirate fin sopra il petto; l’altra era seduta nella parte inferiore, con le braccia avvolte intorno alla pediera per spostarlo e le maniche del pigiama bianco con i cuoricini allungate fin sopra le nocche.
Questa Sasha sollevò il viso e lo guardò. «Ti ho portato io qui.» 
«Perché?» Un secondo dopo che ebbe pronunciato quella domanda, Billy si rese conto che ce ne erano di più importanti ed urgenti, eppure gli uscì spontanea.
Sasha girò il volto dalla parte opposta alla sua e sussurrò: «Mi serve… aiuto…»
«Mi hai trascinato via dalla lotta con Kate… non capisco… tu vuoi… uccidere i miei amici?»
«No! Non l’ho mai voluto» urlò. Il suo corpo esile di tredicenne fu in piedi in un battito di ciglia e un istante dopo gli era di fronte. «Ho perso il controllo, lei si è ribellata e non so come fermarla.»
Nella frenesia di quelle informazioni, Billy cercò di riordinare le idee. La ragazzina che gli parlava era un’altra emanazione di Sasha, mentre “l’originale” era in coma nel letto; questa seconda versione era in contrasto con Kate; per quanto i suoi poteri fossero grandi, e gli ultimi mesi ne erano stati una prova tangibile, si rivolgeva a lui per tenere a bada un’entità che lei stessa aveva creato.
«Ti aiuterò, ma devi spiegarmi cosa è successo» disse con tutta la calma che riuscì  a trovare in sé. «Partiamo dal principio, perché hai creato Kate?»
«Non c’è tempo, se non ci sbrighiamo li ammazzerà tutti.»
«Non posso fare nulla se non so tutta la storia.»
Sasha abbassò il capo, fissando il pavimento. «Ero arrabbiata, dopo l’incidente e quello successo a Crystal, la mia vita è finita. Non sapevo niente di questi poteri, cosa potevo fare, come si erano scatenati, poi ho scoperto te, cioè Elliott e ho visto cosa ha fatto e ho capito.»
Billy attese, ma lei restò in silenzio, così provò a continuare al posto suo. «La Bocca dell’Inferno e il modo in cui il sogno di Elliott altera la realtà. Hai intuito che il vampiro che vi ha attaccato era una conseguenza di tutto questo e hai deciso di vendicarti.»
«Volevo fare come ha fatto lui, volevo anche io crearmi una nuova vita in cui potevo iniziare da capo.» Sasha rialzò di scatto la testa e sputò quelle frasi rapida, quasi una giustificazione affrettata. «Lui era fan di Buffy, a me piacciono Teen Wolf e Pretty Little Liars: se poteva ricreare le storie della sua serie, io potevo farlo con le mie. E avevo bisogno di essere un’altra, più grande, più forte, un’adulta che non dovesse rendere conto a nessuno e comandare. E mi è venuta in mente una come Kate Argent.»
«Credo di capire, però hai delle capacità notevoli, perché coinvolgere altri e formare un branco?»
«Tu hai i tuoi amici, in quelle serie sono sempre in gruppo e dovevo… volevo anche io avere qualcuno con me.» Si mordicchiò il labbro inferiore. «Ho pensato che il modo migliore per convincere degli altri era cercare qualcuno che fosse arrabbiato con voi, potevo offrire dei poteri, non sapevo bene come avrei fatto a darli, ma era come se Kate sapesse quello che io non sapevo. Insieme a loro mi sentivo più forte.»
Billy ragionò su quell’ultima rivelazione. «Quindi è un po’ come tra me ed Elliott: siamo la stessa persona, ma siamo anche due esseri separati.»
«Si, credo.» Sasha si passò frenetica la mano destra tra le ciocche bionde. «All’inizio era come essere in due luoghi contemporaneamente: pensavo a qualcosa e Kate la faceva. Poi ho iniziato a sentire la sua voce nella testa, mi dava dei suggerimenti, ma a un certo punto ha deciso da sola come agire.»
«Quando?»
«Dopo la prima del musical. Ero d’accordo sul rapire Kenny, era parte del gioco ma…» si zittì di nuovo. Lo fissò incerta. «Volevo farlo ritrovare da qualche parte, solo per spaventarvi, ma Kate ha voluto trasformarlo in licantropo e poi ha deciso che la mossa migliore era riunire le ragazze e farle uccidere da lui. Le ho detto di no, te lo giuro, ma è stato in quel momento che non ha più eseguito i miei comandi.»
Billy ripercorse gli eventi con la memoria. «Però riuscivi ancora ad alterare in parte la realtà come volevi, giusto?»
Sasha annuì. «Con la vostra Falce. La tenevo qui, nascosta, come il corpo di Elliott. Percepivo una sorta di connessione, come una chiave che apre tutte le porte. Kate mi ha spiegato che era il modo di poter modificare il mondo al posto del caos generato dalle menti influenzate a caso dalla Bocca dell’Inferno.»
«Quindi, per tentare di bloccare Kate, hai fatto in modo che la luna piena mandasse fuori di testa lei e il branco, così che non potessero controllare i loro poteri. E poi mi hai guidato fino a qui, per incontrati.» Mettendo insieme i pezzi, Billy cominciò a domandarsi se qualcosa, o qualcuno, non avesse alterato anche Kate rispetto all’idea con cui la ragazzina l’aveva creata. «Perché non mi hai parlato come stai facendo ora?»
«Non potevo» rispose Sasha. «Kate mi ha impedito di mostrami ed era più potente. Abbiamo litigato per non so quanto tempo e alla fine è riuscita prendersi la Falce e da quel momento non mi ha più ascoltato. Quando si è accorta che stavate rompendo il suo legame con il branco, si è infuriata e ha detto che avrebbe risolto la faccenda da sola, una volta per tutte.»  
«Vuoi dire che non vuoi resuscitare tua sorella?»
«È possibile?» gli chiese in rimando. «Con i nostri poteri, io ed Elliott, possiamo modificare anche questo? Lo voglio, ma non se devono morire altre persone.»
Billy intuì la bontà di Sasha. Nonostante il dolore e il desiderio di sfogare la sua rabbia, rimaneva una ragazzina sola e spaventata. «Non si possono riportare in vita i morti. Ti giuro che vorrei poter annullare tutto il male venuto fuori da quel sogno, mi dispiace tu sia stata coinvolta.»
«Dispiace anche a me. L’idea del gioco era un modo per… non lo so nemmeno io, forse punirvi e trovare una nuova vita da vivere.»
Billy le posò una mano sulla spalla, trovando il tessuto solido sotto la pelle. «Continui a ripeterlo, ma tu hai una vita a cui tornare. Il tuo coma non è autoindotto, come per Elliott. Ho letto la tua cartella clinica la prima volta che sono stato qui, è colpa dell’incidente, ma il tuo corpo guarirà, dovrai solo aspettare e a quel punto ti sveglierai.»
Sasha arretrò, sfuggendo al suo tocco.  «Senza Crystal e quello che progettavamo, che razza di vita mi aspetta? I miei genitori si odiano ancora, non è cambiato nulla, in compenso non ho più un’alleata, un’amica. Perché dovrei voler tornare a una situazione del genere?»
«Perché non affronterai tutto da sola, hai nuovi amici» replicò Billy, leggendo la sorpresa nei suoi occhi. «Jordan e Chas ti sono rimasti accanto come Kate e sono sicuro che quando ti consoceranno come Sasha, lo faranno ancora più volentieri. E poi ci siamo noi: io, Zec, Betty, Michelle e Donovan.»
«Dopo tutto quello che ho combinato, mi eviteranno come una malattia» replicò seria.
«Sanno perdonare e andare oltre le apparenze.» Billy le sorrise. «Lo so per esperienza.»
Sasha lo guardò e si poteva leggere chiaramente quanti dubbi avesse, nuovi che sostituivano i vecchi prima ancora che potesse formularli a voce.  «Se è così semplice ricominciare, perché Elliott ha fatto il contrario? Perché ha scelto di dormire per sempre?»
«Non sopportava il dolore» ammise Billy. «Non ho tutti i dettagli e farò il possibile per scoprirli, ma so per certo che qualcosa di orribile lo ha sconvolto al punto da fuggire in un sogno. Però tanti innocenti come te hanno subito le conseguenze ed è per questo che devo trovare il modo di  mettere fine a tutto. Per farlo però prima devo fermare Kate.» 
«Quindi mi aiuterai.»
«Ci aiuteremo a vicenda.» Billy le si avvicinò di nuovo. «Qualsiasi evento abbia influito dopo la creazione di Kate, lei resta una parte di te. Se devo fare un’ipotesi, direi che è la parte di te infuriata e  sopraffatta dalla perdita di Crystal, ma puoi ancora controllarla e annientarla.»
Sasha si girò indietro e osservò se stessa dormire nel letto dell’ospedale. «Questo mi sveglierà dal coma?»
«Non lo so. Forse, o come ti ho detto devi solo lasciar guarire il fisico, ma hai un vantaggio.»
Lei si voltò verso lui a fissarlo. «Quale?»
«Al tuo risveglio, ti aiuteremo a gestire il potere della tua mente, abbiamo fatto un po’ di esperienza con Elliott e così imparerai a usarlo senza fare del male. Non dovrai averne paura, saprai quando è giusto sfruttarlo, oppure a non utilizzarlo se non vorrai. Sarà una scelta tua, nessuno ti imporrà nulla, ma non commetterai gli stessi errori.»
Sasha mosse un passo, abbozzò un mezzo sorriso e gli afferrò la mano destra.
«Andiamo. Facciamo vedere a quella stronza chi è che comanda.»
 
 

                                                                      Continua…? 

lunedì 4 novembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 72

Il Gioco del Branco 36: E alla Fine… la Falce!

 

Betty si sentiva in parte ancora intontita.

L’ultima cosa che ricordava era la mano di Jordan stretta sul collo; la tavola calda pronta a diventare un campo di battaglia e poi il buio. Ripresi i sensi si era ritrovata infreddolita e in ginocchio nel cimitero, Donovan per fortuna era davanti a lei con qualche livido, ma nulla di serio. Però c’erano anche Chas, Jordan e peggio di tutti Kate.
Pur con le braccia doloranti bloccate dietro la schiena, Betty aveva ascoltato il discorso delirante della donna e le parole le parvero giungere da troppo lontano, aveva capito il senso, in pratica voleva ucciderli, ma processare i concetti le riusciva ancora faticoso.
E poi era comparsa la Falce ed era sparito Billy.
«Dov’è andato?» sbraitò Kate. «Che fine ha fatto Billy?»
«Non lo sappiamo» rispose Zec.
Dal tono della voce e dall’espressione che intravide sul suo volto, Betty capì che era davvero sorpreso. Non si aspettava quella sparizione e in effetti non aveva senso: il loro amico non li avrebbe mai  abbandonati in mezzo al pericolo.
Kate brandì la Falce contro i tre ragazzi immobili. «Doveva assistere alle vostre morti, sentirsi inutile e impotente come è stato per Sasha, ma non rimanderò il sacrificio. Almeno morirete sapendo con che razza di codardo avete avuto a che fare.»
«Noi non uccideremo nessuno» disse Jordan in tono deciso.
Betty lo vide allontanare le mani dalle braccia e dalla testa di Donovan e avvertì Chas allentare la presa sui suoi polsi e sulla nuca.
«Puoi ripetere?» Kate si voltò con aria infastidita.
Jordan la fissò negli occhi. «Abbiamo accettato di entrare nel tuo branco per dimostrare a Billy e alla sua combriccola che eravamo migliori di loro, ma non ho mai avuto intenzione di ammazzare qualcuno.»
«Nemmeno io» disse in un soffio Chas. Arretrò da lei, lasciandola completamente libera di muoversi. «Volevo solo far parte di un gruppo.»
«Non prendetemi in giro: eravate pronti a dar fuoco all’auditorium solo un paio di mesi fa» replicò Kate. «Fatevi passare la crisi di coscienza.»
«È stato un errore, ma non sarei mai andata fino in fondo.» Chas abbassò lo sguardo intimorita.
Jordan abbandonò Donovan e la raggiunse, posizionandosi al fianco dell’amica. «Sì, volevamo spaventarli, ma eravamo certi che avrebbero ceduto prima che qualcuno si facesse veramente male.»
Kate ringhiò con ferocia e il suo aspetto mutò nella forma di giaguaro mannaro. «Siete delle nullità, dello spreco di spazio e una perdita di tempo.»
Jordan le corse incontro, fiamme giallo scuro avvamparono dal suo petto e dalle braccia, consumando parte della giacca e del maglione, ma prima che riuscisse ad avventarsi sulla sua capobranco, Kate lo afferrò con la mano sinistra per il collo. Sollevandolo senza fatica dal terreno, rimase impassibile mentre il fuoco si abbatteva sulla sua pelle.
«Patetico. Siete ancora parte del mio branco, non avete la libertà di ribellarvi» lo denigrò. «Inoltre, avete quei poteri per mia concessione, credevate sul serio ve li avrei permessi se fossero stati una minaccia per me?» Kate lo lanciò in direzione della lapide di Crystal DiVittis.
Quelle parole e quel gesto furono come una doccia gelata per Betty: si riscosse del tutto dalla confusione di pochi istanti prima e attivò la sua capacità di intangibilità. Si gettò su Donovan e infondendogli la stessa proprietà del suo corpo, lo spinse lontano, passando attraverso il marmo e finendo sul terreno umido, quanto bastava per non venire travolti da Jordan ancora fiammeggiante.
Chas mosse due passi e aprì le labbra esitante.
«Non ti conviene» la ammonì Kate. «Sarebbe più doloroso per te che per me.»
«Stavamo per dirlo noi» fece Michelle.
Betty sollevò lo sguardo e notò che sia lei che Zec avevano i segni distintivi scuri del loro potere da Poltergeist sui visi e puntarono entrambi le braccia con i palmi aperti contro la donna. Colta alla sprovvista, Kate si ritrovò a galleggiare sopra erba e terra scura, i due ragazzi unirono le forze e la sbalzarono addosso al tronco dell’abete distante pochi metri.
«Chas! » la chiamò Betty. «Vieni ad aiutare Jordan.»
La ragazza si mosse verso di loro senza fiatare, piegandosi accanto al compagno – che aveva nel frattempo estinto le fiamme – e aiutandolo a rimettersi in piedi.
Lei fece altrettanto con Donovan, il fidanzato la guardò e disse: «Dobbiamo riprenderci la Falce.»
«Non sarà così facile» rispose Jordan. «È come se fosse riuscita a instaurare un legame con quell’arma.»
«Ce l’ha tenuta nascosta per tutto il tempo» ammise Chas. «Non avevamo idea l’avesse lei.»
«Non importa, l’abbiamo creata noi» replicò Betty.
«Idioti» urlò Kate. «Mi sono sbarazzata di Sasha e ora sono più potente. L’Oscurità Maggiore mi sostiene e non ho rivali!»
Nello sguardo della nemica, Betty lesse una furia smisurata e una convinzione ferrea. In passato Billy e Zec avevano già menzionato questa Oscurità Maggiore, legata proprio al cimitero, e a quanto pare avevano fatto male a sottovalutarla. In qualche modo aveva conferito a Kate una spietatezza e una sete di sangue che non aveva mai mostrato nei mesi passati. Sembrava quasi una persona diversa… nuova.
«Cervellona, fatti venire qualche idea» la incitò Dana, riscuotendola dalla riflessione. «Mio fratello e la mia ragazza non la trattengono più.»
Betty si concentrò sui due amici e vide il sudore scivolare sui bordi delle tempie e la fatica piegare i lineamenti dei volti. Erano quelli con la potenza maggiore e stavano riuscendo a stento a tenerla ferma. Non andava bene, era la prova che quelle di Kate non erano spacconate, aveva subito sul serio un qualche potenziamento. E c’era un unico modo per provare a indebolirla.
«Strappatele la Falce» ordinò.
Kate scoppiò a ridere, agitò il braccio destro e vibrò un fendente nell’aria con la lama dell’ascia nella parte superiore dell’arma. Nel cimitero risuonò come un tuono, mentre una scia di luce cremisi li investì, buttandoli tutti distesi a terra.
«È irritante quando vi ostinate a non capire.» La donna staccò la schiena dal tronco e percorse con passo calmo il sentiero di terra tra le lapidi che la divideva da loro. «Finché esisterò, non riavrete mai il vostro giocattolo. E non intendo andarmene.»
Betty si rialzò e seguita da Donovan, andò verso gli altri due amici. Dana stava aiutando Michelle a rimettersi in piedi e lei porse una mano a Zec. «Dobbiamo provarci di nuovo, ma tutti insieme» disse a i tre compagni.
«Senza Billy non siamo abbastanza forti… credo» rispose Zec.
Donovan gli afferrò la mano destra. «Non abbiamo altra scelta.»
Betty strinse la sinistra in quella di Zec. «È probabile che per controllare la Falce serva anche lui, ma dobbiamo almeno provare.»
Guardò il volto del fidanzato e poi degli altri due ragazzi. Condividevano lo stesso dubbio, eppure quella semplice mossa poteva risultare decisiva. Come avevano già fatto in passato, legati uno all’altro nel fisico con l’intreccio delle mani, seppe che tutti e quattro si focalizzarono con la mente sull’arma forgiata dalla loro unione.
«È nostra!» urlò Betty. «E ce la riprendiamo!»
Kate continuò la sua avanzata senza timore, poi la Falce tremolò nella mano destra e si spinse verso l’esterno, attirata dalla volontà dei quattro ragazzi. Frenando il tentativo dell’arma di sgusciarle via, rinsaldò la presa stringendola anche con la mano sinistra, lanciò un ululato selvaggio e tagliò l’aria davanti a sé con un colpo violento.
Scariche di saette rosse si riversarono sulle lapidi, sugli alberi e sui presenti.
Betty avvertì la testa andarle in fiamme e poi crollò sul terreno. Con fatica tenne gi occhi aperti. Dana, Chas, Jordan e suoi tre compagni erano a terra, stesi e stremati.
Si arrese, avevano perso. Non le avrebbero mai strappato la Falce.
Il ringhio di Kate, simile a una risata grottesca, riempì il silenzio.
«Bene, ora resta solo un’ultima domanda» disse la nemica con le zanne bene in mostra. «Chi vuole morire per primo?» 
 
 
 
                                                                          Continua…?

mercoledì 23 ottobre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 71

Il Gioco del Branco 35: Sparisci sul più Bello

 

Michelle lanciò sul letto il vestito verde, mandandolo a far compagnia a quello arancione e a quello nero, che credeva di aver indossato solo a un funerale di qualche vecchia zia.

I minuti passavano, l’ora dell’appuntamento al Wild Burger si avvicinava e lei non sapeva cosa mettersi.
Sospirò sconsolata davanti alle ante aperte del suo armadio, osservando i vari indumenti appesi e piegati, non trovando nulla che la convincesse, o le sembrasse adatto.
«Carotina, sei ancora così?»
La voce di Dana la colse di sorpresa, ma le diede sollievo. Si girò e notò gli ultimi sbuffi di fumo violaceo svanire, ritrovandosi la giovane demone dalla pelle rubino sdraiata sul bordo opposto del materasso a quello con gli abiti sparpagliati.
Michelle le aveva mandato un messaggio per invitarla, dato che i suoi amici erano delle coppie si era detta che poteva avere anche lei la fidanzata con sé, ma si sarebbe aspettata una risposta per iscritto, anziché vederla comparire nella sua stanza.  
«La fai facile tu, vai in giro con quel top e i pantaloni aderenti e sei uno schianto» le disse. «E lo saresti con qualsiasi cosa addosso.»
Dana sorrise e si alzò dal letto. «Avevamo concordato che non avresti più avuto paranoie sull’aspetto fisico.»
«Non è per quello, ma non so come andare a questa cena.»
«Esci con i tuoi amici, non vai a un ricevimento reale» la canzonò Dana. Si spostò davanti all’armadio e passò in rassegna i vestiti. Afferrò quindi due grucce: una con un paio di pantaloni di velluto a coste bordeaux e un maglione di lana lilla. «Ecco qui, casual ed elegante.»
Michelle osservò i due capi, già valutati e scartati poco prima, trovandoli questa volta perfetti. Prese dalle mani dell’altra gli abiti e iniziò a sollevarsi la maglietta per svestirsi, bloccandosi quando si accorse degli occhi della fidanzata su di lei.
«Non dirmi che sei in imbarazzo» disse Dana.
Lei si morse il labbro inferiore. «Un pochino.»
«Non devi. Hai un corpo eccitante.» Dana le andò più vicina e posando i palmi sul dorso delle sue mani, la aiutò a togliersi completamente la maglia. Con l’indice destro seguì la linea della coppa del reggiseno rosa. «Sei sexy, devi solo cominciare a sentirti anche tu così.»
Michelle fu percorsa da un brivido, ma invece che tremare si sentì avvampare.
Dana le si avvicinò, un contatto stretto al punto che i loro seni erano premuti e la baciò con foga, cercando la lingua nella sua bocca.
Lei la lasciò fare e l’accolse con piacere tra le labbra. Si erano già baciate in passato, ma questo fu come un’esplosione. Era un piacere simile a gustare del buon cibo, ma più intenso, non si sentiva sazia di Dana.
La ragazza demone le passò una mano sulla schiena, girando intorno alle sue forme abbondanti con un tocco delicato e arrivò al bottone dei jeans.
Michelle si riscosse e si staccò da lei, ricordandosi di colpo dove si trovassero. «Mia madre è di sotto. Non sa che sei qui, ma potrebbe saliere da un momento all’atro senza bussare.»
«Il brivido del pericolo» sussurrò Dana.
«No, sul serio, è meglio fermarsi» riprese Michelle. «E poi siamo in ritardo per la cena.»
Dana mise il broncio, ma poi ripiegò le labbra in un sorriso. «Va bene, avremo un’altra occasione. Posso avere il piacere di guardarti mentre ti cambi?»
Fu Michelle a sorridere. Annuì con un senso di euforia. L’imbarazzo era passato e l’allettava l’idea di spogliarsi davanti alla sua ragazza.
Slacciò i pantaloni e li fece scivolare fino ai piedi nudi. Rimase qualche istante in reggiseno e  mutandine a farsi osservare dall’altra. Poi notò un mutamento nella sua espressione.
Dana emise un lamento di fastidio e si coprì con il palmo l’orecchio destro. «Non vogliono proprio lasciarci in pace.» Abbassò la mano e aggiunse: «Chas sta facendo qualcosa con la sua voce e non è niente di divertente.»
«Riesci a rintracciare dove si trova?»
«Certo, ma cosa vuoi fare?» le chiese la ragazza.
«Dobbiamo andare a controllare cosa combina» rispose Michelle. «Magari riusciamo a cavarcela da sole e non ci rovinano la cena.»
La ragazza demone sospirò. «Come vuoi. Vestiti e ti trasporto lì.»
«Sì, ma devi aspettarmi fuori di casa» rispose Michelle. «Mia madre sa dell’appuntamento e si insospettirebbe se non mi vedesse uscire dalla porta.»
Dana rise e svanì nel suo vorticare di fumo viola.
 

Comparvero davanti all’ingresso del Wild Burger, lo stesso luogo dell’appuntamento e questo mise in allarme Michelle. Osservando le vetrine crepate e la gente all’interno riversa sui tavoli e sul pavimento, capì che era successo qualcosa di molto grave.

«Maledizione!» imprecò Dana. «Se ne è già andata.»
Prima che Michelle potesse porre domande, udì il rumore di passi concitati sul marciapiede. Si voltò alla sua sinistra e vide arrivare di corsa Billy e Zec.
«Sei già qui… state bene?» domandò Zec, sconvolto.
«Siamo appena arrivate» rispose Michelle. «Tua sorella ha sentito Chas usare il suo potere e mi ha portata dove si trovava. Ma cosa è successo?»
«Lei e Jordan hanno preso Betty e Donovan» sentenziò Billy. Poi le puntò quasi sulla faccia il display del suo cellulare, mostrandole un messaggio. «È opera di Kate, vuole ucciderli per pareggiare la morte di Crystal.»
Michelle afferrò il telefono e lesse in silenzio. «Si è firmata come K, di nuovo, non più come S» notò. Dana osservò lo schermo a sua volta da sopra la sua spalla e poi arretrò. Restituì l’oggetto al proprietario e chiese: «Noi siamo tutti qui, ma dove sono loro?»
«Forse aspettava fossimo riuniti» ipotizzò Zec.
Dana incrociò le braccia sul petto. «Ha senso, ma per quale ragione? Tu e Michelle siete potenti e potete contrastare Jordan e Chas senza difficoltà, è ovvio che sia una specie di trappola, ma senza indicazioni sul dove ha portato Donovan e Betty come…»
L’urlo di dolore di Billy la interruppe.
Michelle e gli altri si accalcarono intorno al ragazzo. Si reggeva la testa con entrambe le mani, il suo volto era distorto da una smorfia e le palpebre serrate. Di colpo rilassò i lineamenti e spalancò gli occhi.
«Al cimitero» disse. «Ho visto Kate e Donovan e Betty. Li ha portati lì.»
«Dobbiamo andare anche noi» constatò Michelle.
«Ok, stringetevi intorno a me, faremo in un attimo» ordinò Dana.
Zec posò una mano sulla spalla della sorella. «Grazie.»
Michelle notò l’espressione piacevolmente sorpresa della sua ragazza, poco prima che il fumo viola li avvolgesse.
Si dipanò in un battito di ciglia e si ritrovarono all’interno del cimitero.
Guardandosi intorno, Michelle si rese conto che era ormai buio. I lampioni esterni e il bagliore soffuso della luna erano l’unica fonte di illuminazione. «Da che parte andiamo?»
Billy si mosse incerto, sembrò studiare il luogo come per rimettere in ordine un immagine vista in precedenza. «Da questa parte. Riconosco quell’abete, la visione del mio senso soprannaturale mi ha mostrato la tomba di Crystal DiVittis, li ha portati lì.»
Camminarono tra l’erba umida e i ciottoli di pietra, le lapidi sfilavano ai lati del loro percorso e l’aria soffiava fredda.
Michelle si strinse nel suo piumino e guardò Dana con spalle e braccia scoperte. «No hai freddo?»
Dana scosse la testa. «Vantaggi della pelle da demone. Piuttosto, avete idea di cosa intenda fare Kate e soprattutto di come fermarla?»
Zec si girò per guardarla. «No, nella fretta di correre per trovare Betty e Donovan, non abbiamo riflettuto su nessuna strategia.»
«Agiremo sulla difensiva» rispose Billy. «Il nostro unico obbiettivo sarà mettere in salvo i nostri amici. Qualsiasi cosa accada, dovete preoccuparvi solo che nessuno di voi venga ferito.»
Il suo tono non dava spazio a repliche. Michelle si sorprese che Zec o Dana non provassero a ribattere, soprattutto la sua ragazza. Capiva le ragioni dietro le parole di Billy, ma dubitò che preoccuparsi di proteggersi l’un l’latro fosse abbastanza contro una nemica con il chiaro intento di ucciderli.
La scena che si presentò davanti ai suoi occhi la distolse dai pensieri e bloccò la sua marcia insieme a quella degli altri.
Betty e Donovan erano in ginocchio sul terreno davanti alla lapide di Crystal DiVittis. Chas alle spalle della ragazza e Jordan a quelle del ragazzo, li tenevano fermi: una mano sui polsi incrociati dietro al schiena e l’altra premuta sulla nuca.
Con le dita artigliate posate sul bordo superiore in pietra della lapide, dietro al monumento svettava la figura imponente di Kate e li osservò con un ghigno. «Ci siete tutti, anzi qualcuno in più.»
«Questa volta non me ne andrò» disse Dana, intuendo si riferisse a lei.
«Non sei comunque una minaccia» rispose Kate. «Ho preso le dovute precauzioni in modo che questa esecuzione non si trasformi in uno stupido siparietto canoro.»
«Non ci sarà nessuna esecuzione» sentenziò Billy. «Non ucciderai nessuno.»
Michelle ammirò la sua sicurezza, però Kate non era tipo da fare minacce a vuoto e lo aveva dimostrato ampiamente negli ultimi mesi.
Kate ringhiò e sorpassò la lapide, avanzando fino a fermarsi davanti ai suoi due prigionieri. «Non hai proprio capito con chi hai a che fare. Non sono una ragazzina impaurita che finge di essere grande per difendersi. I tuoi amici moriranno questa notte.»
«E cosa otterrai?» La domanda nacque spontanea sulle labbra di Michelle e non si trattenne dal pronunciarla. «Ci procurerai dolore, sofferenza, piangeremo senza fermarci, ma non cambierà niente per te.»
«Non sai quanto ti sbagli» ribatté Kate.
«Perché pensi di provare gioia? Forse, ma durerà poco» disse Zec.
«Stupidi» li apostrofò la donna. «Quello che sta per avvenire qui è un vero e proprio sacrificio. Le vite dei vostri amici, di tutti voi, per quella di mia sorella. Con la vostra morte non solo ripagherò Elliott con la stessa moneta, ma resusciterò anche Crystal.»
«Sei pazza, non è possibile far tornare nessuno in vita» gridò Billy. «Il potere psionico che crea l’energia della Bocca dell’Inferno non arriva a tanto.»    
Kate rise ancora. «Lo credi tu.»
«Sei tu che non vuoi capire» intervenne Michelle. «I gemelli Wood volevano fare lo stesso con loro padre, ma hanno realizzato che lui non sarebbe tornato in vita. Qualunque cosa avessero ricreato era solo un orrore con le sue sembianze.»
«Questo perché non ragionate come me, io vedo il potenziale di ciò che Elliott ha creato» spiegò Kate soddisfatta. «Questa energia psichica, o come la volete chiamare, prende spunto dalla Bocca dell’Inferno della vostra adorata Buffy, però è anche molto simile al Nemeton e se si sacrifica qualcuno su quella fonte di potere, si può ottenere ciò che si vuole.»
A Michelle mancò il respiro. Ricordò la stessa spiegazione per bocca del Druido Oscuro in Teen Wolf; si rese conto solo in quel momento che con molta probabilità la scelta di quella versione di Sasha di ispirarsi alla serie tv sui licantropi avesse quell’obbiettivo fin dal principio.
«Non lo puoi sapere con assoluta certezza» fece Zec. «Lo abbiamo imparato prima di te, non c’è nulla di sicuro in questa situazione.»  
«È così» confermò Billy. «Perfino io che sono un’emanazione di Elliott, non so mai cosa aspettarmi, pur provando a seguire le regole delle serie tv.»
«Non mi sbaglio» insistette Kate. «E questa è la mia garanzia di successo.» Allungò le braccia in avanti e aprì i palmi. Tra di essi si sprigionò un bagliore cremisi, si allungò e assunse la forma di un’arma.
La Falce.
Michelle impallidì. Lo strumento più potente che conosceva era in possesso di quella folle.
Kate la strinse con entrambe le mani, impugnandola sotto la lama e sopra il paletto di legno. «Uccidendovi con questa, Crystal vivrà di nuovo.»
Non potevano attenersi all’idea di essere in difesa, Michelle si ripeté che doveva almeno provare a sottrargliela, ma qualcun altro agì prima di lei.
Billy balzò in avanti, si scagliò contro Kate. A pochi centimetri dallo sfiorare con le dita l’arma, il suo corpo svanì nel nulla.

 

                                                          Continua…? 

lunedì 7 ottobre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 70

 Il Gioco del Branco 34: Tutto Riconduce alla Morte

 

Zec non riuscì a distogliere gli occhi da Billy.

Procedevano fianco a fianco, sul marciapiede diretti al Wild Burger, la loro andatura era lenta e pur senza controllare l’orologio al polso, sapeva che erano in ritardo per l’appuntamento. L’espressione corrucciata del suo ragazzo però lo preoccupava di più. E anche il quel caso non gli serviva una conferma: conosceva la ragione del suo cruccio.
Lui e i suoi amici avevano organizzato quell’uscita a cena proprio per distrarsi dalle ultime rivelazioni.
«Possiamo considerarlo come un secondo appuntamento?» domandò Zec, nel tentativo di trascinarlo fuori dai suoi pensieri. «Dovremmo tenere buono come primo l’uscita al cimitero, oppure il ballo scolastico di fine anno scorso.»
Billy si voltò a guardarlo a sua volta. «Come? Scusa ero distratto.»
«L’ho notato. Sei ancora sconvolto per l’incidente di Sasha.»
«Non riesco a farne a meno» ammise Billy. «È uno dei danni collaterali della scelta di Elliott. Un’altra ragazza è morta perché ha portato una parte del suo sogno nella realtà.»
Zec infilò le mani nelle tasche della giacca per ripararsi dal freddo. «Non sai se è un particolare del suo sogno. Abbiamo scoperto che in molti possono essere influenzati dalla sua energia, quello specifico vampiro potrebbe venire dalla mente di qualcun altro.»
«Non fa differenza. Un’innocente ha perso la vita e non è reversibile. Tutti i morti per cause soprannaturali rimangono morti. Niente può alleggerire questa colpa.»
«Sai che non devi sopportarlo da solo, io sono qui.»
«E cosa puoi fare?» fece Billy. Poi lo guardò dispiaciuto. «Scusami, non volevo dire… insomma, sapere che ci sei è l’unico aspetto positivo di tutto questo, però…»
«Cosa?» Zec lo fissò serio. «Per me non è cambiato niente. Sono innamorato di te e dopo la lettera ero convinto avessi accettato di essere importante come persona.»
Billy abbassò la testa e aumentò l’andatura.
Zec gli fu dietro e lo afferrò per il braccio destro. «È cambiato qualcosa tra di noi? Non ti interesso più? Non sei più… innamorato di me?»
L’altro risollevò il volto e gli sorrise. «Ti amo e questo mi rende felice, ma anche ansioso. Forse non te lo sei chiesto, ma cosa succederà una volta finito il liceo? Se dovessi rimanere per sempre un’adolescente? Non possiamo dare per scontato che come proiezione mentale di Elliott io cresca come i ragazzi normali.»
Zec si fermò. Non aveva neanche lontanamente preso in considerazione quella possibilità. Non pensava nemmeno all’università, o a cosa fare dopo la fine della scuola, però dava per scontato che sarebbero restati insieme come una coppia.
Billy sembrò leggere la sua sorpresa sul viso. «Possiamo rimandare questi discorsi all’infinito, ma ogni nuova scoperta ci fa capire che il nostro rapporto ha molte incognite.»
«Possiamo preoccuparci del problema quando si presenterà. Se si presenterà.»
«Certo, ma devi esserne consapevole. Nello stesso modo in cui risolvere definitivamente la questione Bocca dell’Inferno può modificare il mio status.»
«La lettera di Elliott faceva intendere che saresti rimasto anche tu» disse Zec, anche se udendo il tono sapeva che era più per convincere se stesso.
Billy trasse un lungo sospiro. «Penso che quando l’ha scritta, Elliott fosse in buona fede, ma non sapesse con esattezza cosa aspettarsi. E anche se non ho nessuna intenzione di compiere azioni suicide, la mia esistenza non è garantita.»
«Wow! Dovevamo avere una serata di svago e finiamo a parlare di morte.» Zec fece due passi avanti poi si bloccò. Si girò di scatto, ma non seppe cosa dire. Voleva delle rassicurazioni, ma capì che Billy non poteva dargliene.
«Mi dispiace, non volevo intristirti e diventare pesante» gli disse, sforzando le labbra in un sorriso. «Per tutti questi mesi ho provato a seguire la richiesta di Elliott, trovare il lato positivo della vita da adolescente che mi ha dato, la comparsa di Kate però è servita a ricordarmi di non poter mai abbassare la guardia.»
«Ti preoccupi che ci siano altri come Sasha? Intendo con poteri psichici in grado di alterare gli effetti della Bocca dell’Inferno a loro piacere.»
Billy si strinse nelle spalle. «Non so più cosa aspettarmi. Vorrei poter parlare con la Prima Cacciatrice.»
Zec ricordò che non si era più mostrata. L’ultima volta risaliva alla loro caccia al corpo di Elliott e alla Falce, quando per la prima volta erano entrati in contatto con la mente di Sasha senza saperlo. In quell’occasione aveva parlato di un errore.
«Hai capito cosa intendesse dicendoti che hai frainteso le sue parole?» domandò Zec.
Billy scosse la testa. «E come tutte le altre risposte, ho la sensazione sia legato al passato di Elliott.»    
Zec si rese conto che stava solo peggiorando la situazione, l’umore del suo ragazzo crollava a livelli vertiginosi. Prese la decisione di invertire i ruoli, anziché cercare rassicurazioni per sé, gliene avrebbe date.
«Scopriremo anche quello. Intanto possiamo usare le informazioni che abbiamo e cercare di colmare i buchi di quello successo fin’ora» gli disse. «Sarà un po’ come giocare con un puzzle.»
Billy lo guardò incerto. «Un puzzle?»
Zec tornò sui suoi passi e gli infilò la mano sotto il braccio, stringendolo accanto. «Esatto, vediamo i pezzi scoperti e proviamo a metterli insieme, da bambino ero bravissimo. Dunque, partiamo dalla Prima Cacciatrice. Una spiegazione alla sua sparizione potrebbe essere…» rimuginò qualche secondo ripensando a quello che si erano appena detti. L’ultima visita. Il come. «È bloccata. Da Sasha.»
«In che senso?» gli domandò il fidanzato, riprendendo a camminare con lui.
«Non abbiamo idea da dove arrivi, ma sapendo che ci aiuta, Sasha potrebbe aver trovato il modo di impedirle di manifestarsi, magari con l’aiuto della Falce. Proprio come tiene nascosto in bella vista Elliott.»
«Credibile al cinquanta per cento» commentò Billy. «Aumentiamo la difficoltà: la ragione per aver creato un branco. A che cosa le servono altri? Sembra abbastanza potente da sola.»
Zec si picchiettò l’indice sinistro sul mento. Era probabile che non si trattasse di una questione di potere, Kate aveva ammesso di poter creare nuovi membri e di quelli scelti, la maggior parte erano entrati in conflitto con loro prima ancora di essere avvicinati da lei. «La rabbia verso di noi. Kate ha ripetuto più volte di ritenerci colpevoli di tutto, ha cercato altri arrabbiati con noi e li ha convinti ad unirsi a lei.»
«Ok, ma perché?»
«Perché essere in gruppo ti dà sicurezza, un senso di forza» rispose Zec. «Sasha ha solo tredici anni, anche io alla sua età volevo qualcuno intorno per non dover affrontare gli altri da solo.»
Billy lo guardò sorridendo. «Sono colpito. Una deduzione impeccabile.»
Zec sorrise di rimando. La sua strategia stava funzionando.
Il suo ragazzo assunse un espressione solenne. «Adesso una domanda davvero complessa. Come po…» emise un rantolo. Si toccò le tempie e chiuse gli occhi.
«Cosa ti prende?»
«Il mio senso del soprannaturale» rispose Billy. Ansimò affaticato. «Ma è più forte, doloroso. È successo qualcosa di brutto al Wild Burger… Donovan e Betty…»
Il trillo di un messaggio risuonò dalla sua tasca, infilò la mano e prese il cellulare passandoglielo, tenendo le palpebre ancora abbassate.
Zec capì che non voleva abbandonare le immagini nella mente e così lesse il messaggio al posto suo: « “Occhio per occhio, dente per dente. Due dei tuoi amici sono già con me. Vieni con gli altri e assisti alla loro morte. Come è stato per me. K.”»
 

 

                                                                              Continua…?

lunedì 23 settembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 69

Il Gioco del Branco 33: Appuntamento con la Vendetta

 

La sera era fredda e umida, Donovan si strinse nella giacca a vento impermeabile e si sfregò le mani per riscaldarle.

Era sorpreso di non aver trovato il resto degli amici, non gli capitava mai di essere il primo ad arrivare. Si scostò dalla porta d’ingresso del Wild Burger e scrutò l’interno dall’ampia vetrina. La tavola calda era quasi vuota.
Rimuginò ancora una volta sull’incontro con Kate del giorno prima e non poté fare a meno di provare comprensione per Sasha. La sua situazione familiare faceva davvero schifo, era bastato quello spezzone di ricordo per rendersene conto. Anche per lui la vita a casa non era facile: sua madre se ne era andata ormai da un anno, decisa a rifarsi una vita lontano da loro e suo padre era rimasto, ma era pesante viverci insieme; la maggior parte dei giorni era di cattivo umore e con la prerogativa a criticarlo.
Donovan non poteva condannare Sasha se era infuriata con Elliott: causando indirettamente la morte della sorella Crystal, le aveva tolto l’unica speranza di serenità. Ripensò alla sua situazione,  se era vero che la comparsa di Billy lo aveva aiutato a conoscersi meglio e riempito un vuoto, ne aveva causato un altro. In fin dei conti, prima del suo arrivo, lui aveva una ragazza di cui era innamorato, o qualcosa di simile…
«Scusa, credevo di impiegarci di meno a piedi.»
La voce di Betty lo riscosse dai suoi pensieri. La osservò rapito. Sotto la giacca indossava un vestito blu semplice, con la gonna fin sopra il ginocchio e un paio di stivaletti marroni. Non aveva spesso occasioni di vederla in abiti così femminili ed era bellissima.
«Non c’è problema» disse, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso. «Sei stupenda.»
Betty sorrise. «Grazie. Ti dispiace se entriamo ad aspettare gli altri? Le gambe mi si stanno congelando.»
Donovan annuì e le aprì la porta della tavola calda. Presero posto nel terzo tavolo sulla sinistra, così da poter osservare l’esterno dalla vetrina, sedendosi sul divanetto uno di fronte all’altra. Una cameriera si avvicinò con il taccuino in mano, ma le dissero di stare aspettando degli amici e avrebbero ordinato poi tutti insieme.
Betty lo osservò con un’espressione delusa. «Hai rimesso quella felpa…»
Donovan abbassò lo sguardo sulla sua giacca aperta e fissò i vestiti sotto. «È comoda e mi avevi detto che ti piaceva.»
«Certo, ma per questa uscita potevi metterti un po’ più elegante.»
Donovan si accorse che il loro abbigliamento non era proprio sulla stessa linea di stile. Lui aveva un paio di normali jeans, una maglietta e la sua felpa verde, come si vestiva più o meno ogni giorno. Lei sembrava pronta per un evento formale.
«Avevo capito che sarebbe stata un’uscita tranquilla, un modo per risollevare il morale a Billy e a tutti dopo l’ennesima scoperta sconcertante sulle responsabilità di Elliott. Non abbiamo stabilito un dress-code.»
Betty alzò gli occhi al cielo. «Non metterti subito sulla difensiva. Per noi è comunque un evento, non usciamo insieme da…» esitò un istante, «Non mi ricordo neanche se siamo mai usciti, forse questo è il nostro primo vero appuntamento.»
«Se lo consideri così, ti ricordo che sarà un po’ affollato.»
«Puoi essere serio per cinque minuti?»
Donovan aggrottò la fronte, la sua ragazza era di cattivo umore e non capiva il motivo. «Che ti prende? Sai che non saremo qui da soli, gli altri arriveranno tra poco. Ti comporti come se fossi gelosa e offesa.»
Betty si spinse contro lo schienale. «Niente… però tu hai già avuto un primo appuntamento e anche di più.»
Lui strabuzzò gli occhi. «Ti riferisci ad Anika? È una storia passata.»
«Ovvio, ma tu almeno hai dei ricordi, dei termini di paragone.»
«Non faccio paragoni tra voi.»
Betty lo guardò diffidente da dietro gli occhiali. «Hai notato subito il mio vestito.»
«Solo perché non ti vesti spesso in questo modo. Credevo che alle ragazze piacesse ricevere complimenti.» S’innervosì, quella conversazione lo faceva sentire in colpa e non vedeva la ragione. «E poi non puoi essere invidiosa di qualcuno che è morto e cancellato dal ricordo di tutti. Io devo preoccuparmi di qualcuno di reale e fin troppo presente.»
«Ecco, ci risiamo.» Betty sbuffò. «Ancora con la storia di Kenny, sei ridicolo.»
Donovan si morse il labbro inferiore. Non voleva riaprire quel discorso e nemmeno litigare con lei. Erano lì per rilassarsi. Rimase in silenzio qualche secondo, il tempo di sbollire la rabbia che sentiva nascere.
«Possiamo ricominciare da capo? Abbiamo una serata di tranquillità a quanto sembra, godiamocela. Finché siamo soli, dimmi cosa c’è che non va.»
Betty si tirò in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo. «Continuo a pensare al ricordo di Sasha, sua sorella aveva la nostra età e ha perso tutto in pochi istanti e noi occupiamo la maggior parte delle nostre giornate a combattere eventi assurdi. È eccitante, ma non vorrei ci perdessimo momenti importanti della nostra adolescenza. Un po’ come è successo a Elliott.»
«Ripensi alla lettera?» Anche lui aveva riflettuto su quello che c’era scritto. «So cosa abbiamo detto a Billy e lo penso davvero, però non possiamo far finta che Elliott non abbia colpe.»
«Hai dei dubbi?» gli domandò.
«A dire il vero non lo so» ammise, abbassando lo sguardo sulla tovaglietta rossa e bianca con il logo Wild Burger. «Sasha-Kate ha sbagliato a comportarsi come ha fatto, con la storia del branco e tutto il resto, però Elliott le ha tolto tutto. E se fossimo stati in quella situazione? Aver incontrato Billy, essere scelti per stargli accanto, ha fatto la differenza, ma…»
«Non possiamo considerala la cattiva della situazione» lo interruppe Betty. «Almeno non del tutto. Già, comincio a pensarlo anche io.»
Donovan sollevò lo sguardo e si affrettò ad aggiungere: «Dobbiamo fermarla, su questo non ci sono alternative, ma dopo? Ammesso di ritrovare Elliott e la Falce restiamo comunque impotenti.»
Betty allungò il braccio e gli afferrò la mano. «Credo che per stasera dovremmo rimandare il problema. La lettera per Billy ci ha anche ricordato di dover essere dei normali diciassettenni quando possiamo… facciamolo.»
«Non sarete mai più normali.»
Donovan riconobbe la voce di Jordan, girò la testa di scatto e lo vide in piedi davanti al loro tavolo, con Chas al suo fianco, sulle labbra di entrambi l’abbozzo di un sorriso di scherno.
«Cosa ci fate qui?» domandò.
Chas prese posto accanto a lui. «Siete carini, ma male assortiti» gli disse osservando le mani strette. «Non è la serata giusta per un appuntamento romantico.»
«Non c’è pace sulla Bocca dell’Inferno» commentò Jordan, accomodandosi di fronte all’amica, vicino a Betty.
«Cosa volete da noi?» ripeté Donovan, spostando la mano da quella della fidanzata e stringendo le dita di entrambe a pugno.
«Non è ovvio? Vendetta» replicò l’altro ragazzo.
Betty si allontanò di qualche centimetro dal vicino di posto. «Qualunque cosa significhi, andiamo fuori.»
Chas scosse la testa in diniego. «È tardi per preoccuparsi di chi ci va di mezzo. Vi deve essere chiaro che dovunque andrete e qualunque cosa farete, metterete in pericolo chiunque.»
«Perché? Ci incolpate per essere amici di Billy, ma noi cerchiamo di contenere i danni.» Donovan si sforzò di mantenere un tono basso di voce. «Quello che è successo a Crystal non può essere rimediato, ma possiamo trovare un modo per sbloccare la situazione, annullare gli effetti del sogno di Elliott.»
«Continuare a lottare tra noi è solo fatica sprecata» aggiunse Betty.
Jordan li scrutò calmo. «Guardate la faccenda dalla prospettiva sbagliata. Non è più una questione di noi contro voi. Ora siete un modo per pareggiare i conti. Occhio per occhio, dente per dente.»
Donovan inarcò un sopracciglio, non seguiva il filo del suo ragionamento.
Chas si alzò di nuovo in piedi, camminò verso il centro della tavola calda, attirando l’attenzione della cameriera alla cassa. Jordan si parò le orecchie con i palmi e la ragazza spalancò la bocca, lanciando un grido stridulo.
Il suono riverberò tra le pareti del locale.
Donovan sentì una fitta all’interno delle orecchie, d’istinto le coprì con le mani. Vide Betty fare altrettanto, mentre il grido di Chas proseguiva, diffondendo un dolore acuto ai presenti.
Sottili crepe si disegnarono sulla superficie delle vetrine, i bicchieri s’infransero con un colpo secco e lo stesso accadde con le saliere sparse sui tavoli. La cassiera si allontanò dal bancone e barcollò, finendo stesa sul pavimento; la porta della cucina si aprì a fatica e un uomo con una mano premuta sull’orecchio sinistro, un rivolo sottile di sangue da quello destro e lo sguardo smarrito, arrancò per osservare cosa accadeva in sala.
A fatica, Donovan si mise in piedi, ma non riuscì a compiere più di due passi dal suo posto. Notò due clienti, un uomo e una donna, accasciati sopra al tavolo a cui stavano cenando, privi di sensi. Udì un tonfo: l’uomo della cucina crollò a terra. Inarcò la schiena, il dolore gli martellava fino in testa, sapeva di dover agire, ma formulare un qualunque pensiero gli era impossibile.
Chas si guardò intorno fino a portare lo sguardo su di lui e a quel punto smise di gridare e chiuse la bocca.
Donovan abbassò lento le mani dalle orecchie, si girò per osservare il suo tavolo e Jordan balzò contro Betty, serrandole il collo con la mano sinistra.
«Bastardo! Non toccarla!» gli urlò avventandosi su di lui, ma l’altro lo spinse senza fatica, mandandolo a sbattere con la schiena contro il bancone. Ansimò per il dolore e tentò di rialzarsi.
«Resta lì» gli intimò Jordan.
Betty rantolò e poi chiuse gli occhi e perse le forze.
«Cosa le hai fatto?» gridò nel terrore.
Chas gli si accostò. «Stai tranquillo, è solo svenuta. Anche senza diventare un Mastino Infernale è più forte di un ragazzo normale e non potevamo permettere alla tua ragazza di concentrasi abbastanza da diventare intoccabile.»
Jordan arretrò fino a uscire dal divanetto e sistemò il corpo di Betty sulla spalla sinistra, come un sacco. «Ora puoi metterti in piedi. Dobbiamo andare.»
«Dove?» domandò Donovan, sentendosi stupido per essere stato messo all’angolo tanto facilmente.
Chas incrociò le braccia sul petto. «Da Kate. Il vostro appuntamento è con lei.»
Immobile e confuso, Donovan li squadrò entrambi. «Cosa vuole da me? Da noi?»
«Sei proprio stupido» disse Jordan. «Siete appena diventati degli ostaggi.»

 

 
                                                               Continua…?