lunedì 23 giugno 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 88

Sorge Oscurità Maggiore 13: La Sottile Linea Oscura

 

«Donovan Brennon a colloquio con il Consulente.»

Donovan sollevò il capo e osservò l’altoparlante da cui era stato pronunciato il suo nome. Aveva l’impressione che Betty fosse uscita dalla classe da pochi minuti e non era ancora tornata, però la lezione non era di suo particolare interesse e la noia poteva aver influito sulla sua percezione del tempo.
«Hai sentito? Il Consulente ti aspetta» lo riscosse la professoressa Petrie. «E niente soste altrove.»
Donovan chiuse il libro di letteratura e svogliato, lo buttò con l’astuccio nello zaino. Lanciò un’occhiata sghemba alla professoressa per quell’appunto non necessario, ma lei era di nuovo assorta nella sua spiegazione.
Lasciò il banco, mise lo zaino su una spalla e uscì senza guardare i tre amici, magari gli avrebbero lanciato qualche raccomandazione pure loro, sillabandola silenziosa, oppure con gli occhi.
Fuori dall’aula, camminando nel corridoio, si rese conto di come tutti lo reputassero un cattivo soggetto e si aspettassero il peggio da lui, come se finisse sempre con il combinare qualche guaio. Per quanto non lo desse a vedere, lo infastidiva.
Scostò la porta dell’ufficio del Consulente e lo trovò in piedi accanto a uno schedario.
«Accomodati sulla sedia davanti alla scrivania» gli disse, senza guadarlo in volto, ma assorto in un fascicolo aperto tra le mani.
«Va bene, dottor Oscurità Maggiore.»
L’uomo girò il viso verso di lui. «Puoi chiamarmi dottor Wyngarde, al massimo dottor Hart.»
Donovan emise un risolino. «Dobbiamo proprio fare questa pagliacciata?» L’accordo con il resto del gruppo era di non opporsi alle sedute, ma non avrebbe fatto finta di non sapere chi fosse in realtà lo psicologo. «Ti abbiamo riconosciuto.»
«Voi non avete fatto nulla, sono io che ve lo ho permesso.» Hart Wyngarde chiuse lo schedario, si appoggiò con la schiena alla scrivania e ci sistemò sopra il fascicolo aperto. Lo guardò in volto e aggiunse: «E l’oggetto della conversazione sei tu.»
Donovan si sedette sul posto indicato, rimanendo di fronte all’altro e sistemando lo zaino tra le gambe. «Come vuole, dottore. Facciamo questa chiacchierata, sono curioso di scoprire cosa crede di ottenere.»
Hart scosse la testa. «Signor Brennon, hai un’alta considerazione di te. Fin troppa. Il tuo fascicolo racconta una storia diversa: studente mediocre, nessuna attività extra-curriculare rilevante, anche per il mio interesse sei insignificante.»
Donovan aggrottò la fronte. «In che senso?»
«Hai mostrato una certa tendenza all’oscurità, ma diciamocelo, niente di esaltante. E poi hai subito nascosto la tua natura, spacciandoti per un bravo ragazzo. Ammetto che ti sei messo di impegno per convincere te stesso e i tuoi amici, ma è solo una facciata.»
«La pensi come vuole» rispose stringendosi nelle spalle. «La sua opinione non ha molta importanza.»
«Sono i fatti a dimostrarlo. Analizziamoli» replicò Hart. Spostò la mano destra sul foglio del fascicolo aperto e abbassò lo sguardo per leggere qualche riga. «Hai girato un video pornografico amatoriale con la tua fidanzata Anika, senza il suo consenso; in seguito alla sua reazione vendicativa, ti sei fatto aiutare da Billy per ucciderla e così hai cancellato ogni ricordo della sua esistenza da chiunque, a parte te e la signorina Elizabeth Swanson. Questo dimostra una spiccata tendenza alla tua oscurità interiore: l’atto in sé di tradire la fiducia di Anika riprendendola di nascosto e poi sostituirti a lei come vittima fino a farla dimenticare. Una doppia violenza. Subito dopo però…»
«Come fa a saperlo? E perché la ricorda?» lo interruppe.
Hart alzò una mano in segno che non aveva ancora finito. «Subito dopo però, ti sei aggregato al gruppetto di reietti che circondano Billy, sforzandoti di mostrare qualità altruistiche e redimerti, ma il tuo apporto si è rivelato insulso. Anche nelle situazioni in cui hai preso l’iniziativa, non sei riuscito a concludere nulla con le tue sole forze, confermando ancora che questa non è la tua vera natura e di non avere nemmeno il coraggio di accettare la tua parte oscura. Dimmi, ti sembra che la mia analisi iniziale sia sbagliata?»
Donovan serrò la mascella. Odiava ricordare quegli eventi, ma sapeva di aver fatto il possibile per rimediare a quella storia. «Non ho mai negato di aver fatto una cosa orribile ad Anika e non avrei mai voluto che tutti la dimenticassero, ma non l’ho trasformata io in un Demone della Vendetta. E non è vero che sono inutile. Ho imparato dai miei errori e ho aiutato i miei amici in più occasioni, li ho sostenuti, ho sempre dato il massimo anche nei casi soprannaturali.»
Hart gli puntò addosso i suoi occhi scuri. «Per citare le tue parole di poco fa, la tua opinione non conta molto. Puoi convincerti di aver dato il meglio di te, ma in sostanza non vali nulla. E come potresti? Sei circondato da persone speciali.»
Donovan strinse le dita chiudendo le mani a pugno. Non ne aveva fatto parola con nessuno degli altri, ma più passavano i giorni e maggiore avvertiva il peso di non avere poteri. «Riesco ad aiutare in altri modi.»
«Come hai fatto con Aiden Cheung?» lo punzecchiò l’uomo. «Sii onesto: sei circondato da ragazzi con poteri psichici, poltergeist umani, ragazze intangibili, licantropi e molto altro. Cosa può fare di davvero rilevante un ragazzo appena nella media come te? Scommetto che anche per questo la signorina Swanson ha una spiccata simpatia per il giovane ragazzo lupo Kenneth Wood, lui addirittura ha due doti speciali differenti.»
I loro sguardi si incrociarono e Donovan vi lesse il piacere di deriderlo. Scattò in piedi e gridò: «Perché sono qui? Ti prendi gioco di me, ma mi hai voluto nella tua finta seduta, quindi parla chiaramente.»
Hart fece un passo avanti, gli posò le mani sulle spalle e lo spinse a sedere sulla sedia. «Calmati e ascolta, nonostante pensi il contrario, posso aiutarti, darti dei consigli utili. Sta a te se scegliere di seguirli, o meno.»
Donovan si scrollò le mani dell’altro di dosso. Provò a studiarlo, a fare come Betty, cercando di capire dove stesse il trucco, quale fosse la trappola in cui si aspettava che cadesse, ma poi si spazientì e rinunciò.
«La ascolto» disse. «Non ho altra scelta.»
Hart sorrise compiaciuto. «Questa rabbia, signor Brennon, è un buon punto di partenza. Non il meglio in cui puoi esplorare e sfruttare la tua oscurità, ma da qualche parte bisogna incominciare.»
«Così è questo il punto.» Donovan abbozzò un sorriso. «Sono uno stupido, era ovvio che il tuo obbiettivo fosse corrompermi.»
«Niente affatto, sto cercando solo di aprirti gli occhi» rispose Hart. «Nella situazione in cui ti trovi ora, sei facilmente sostituibile e non ci vorrà molto prima che i tuoi cosiddetti amici lo capiscano e lo mettano in pratica. In principio verrai escluso da alcune decisioni, poi si dimenticheranno di coinvolgerti e alla fine non sarai più parte del gruppo.»
Già adesso ascoltano poco le mie idee pensò Donovan.
«Lo so. E se continuerai a seguire lo scopo di Billy e chiudere la Bocca dell’Inferno, non ti rimarrà nulla» continuò Hart Wyngarde. «Senza minacce da affrontare, si scorderanno di te, non avrai nessun gruppo di amici. E così, essere stato scelto da Elliott Summerson si ridurrà in una disfatta totale: niente fidanzata, niente amici, niente di niente. Se mi permetti di guidarti, sfruttando la Bocca dell’Inferno, possiamo sviluppare la tua oscurità e darti un ruolo più attivo. Non sarai più solo l’insulso ragazzo senza capacità.»
«Se mi faccio coinvolgere da te, li perderò comunque.» I dubbi lo tormentavano, ma di questo Donovan era sicuro. «Dov’è il vantaggio?»
«Sarai tu a fare la prima mossa. Li ferirai e le vostre strade si divideranno, ma lo farai per primo.» Hart raccolse il fascicolo, lo chiuse e girò intorno alla scrivania. Si accomodò sulla sua poltrona dietro la scrivania e concluse: «Meglio lasciare indietro gli altri, allontanarti da loro, piuttosto che siano loro ad allontanare te.»
Nonostante il buon senso, le ammonizioni degli amici e una voce dentro anche la sua testa che gli ricordava tutto questo, Donovan accettò che quell’opzione non era poi da scartare.
Poteva prenderla in considerazione.   
 
 

                                                                     Continua…?

lunedì 9 giugno 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 87

Sorge Oscurità Maggiore 12: L’Oscurità Illumina il Trauma

 

«Elizabeth Swanson a colloquio con il Consulente.»

Udendo il suo nome e cognome, Betty sobbalzò sulla sedia.
La voce gracchiante della segretaria del preside si diffuse per l’intera aula dall’altoparlante fissato al muro, sopra la lavagna. La professoressa Petrie si zittì, incrociò lo sguardo con lei e annuì, riprendendo poi la spiegazione della lezione di letteratura.
Betty scattò in piedi, raccolse astuccio, libro e quaderno dal banco e li cacciò in fretta e furia nella borsa. Scostò la sedia e si allontanò dal suo posto, senza rivolgere alcuna attenzione ai suoi quattro amici presenti in classe.
Uscì nel corridoio e lo percorse a passo spedito. Aveva discusso il pomeriggio prima con Billy, Donovan, Zec e Michelle su come comportarsi e l’unica conclusione a cui erano arrivati, era di non potersi sottrarre a quel colloquio. Oscurità Maggiore li aveva colti di sorpresa e trovato un sistema per perseguitarli, assumendo un’identità inattaccabile: lo stimato dottor Hart Wyngarde, un confidente, un esperto in grado di ascoltarli e guidarli, non potevano batterlo a quella mossa.
Betty inspirò dal naso ed espirò dalla bocca prima di fermarsi davanti alla porta dell’ufficio del Consulente. Non si sarebbe data per vinta, era intelligente e quella era la sua arma migliore. Aveva capito anche che la decisione di chiamarli pubblicamente e facendo risuonare l’avviso era una strategia per intimorirli e affermare la sua superiorità, ma non sarebbe caduta in quel tranello.
Sistemò la tracolla della borsa sulla spalla destra e spinse l’uscio decisa, entrando nell’ufficio.
«Benvenuta, signorina Swanson» l’accolse Hart Wyngarde, seduto dietro una scrivania, la cui superficie era occupata solo da una lampada da tavolo, una targa con inciso “H. WYNGARDE”, una penna stilografica e un blocco di appunti. «Si accomodi.»
Il tono formale con cui si rivolse a lei, bloccò Betty sull’entrata. Poi si riscosse, ricordando di non farsi manipolare dai giochetti e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Gli avrebbe dimostrato di non farsi scalfire da nulla di quello che le avrebbe detto.
«È un piacere averla qui, so che è tra gli studenti più promettenti del suo anno.»
«Dobbiamo fingere di non conoscerci?» Tentò di spiazzarlo Betty. «So che sei Oscurità Maggiore, il tuo aspetto può ingannare gli altri, ma non funziona con me.»
Hart sorrise. «Lo so, volevo che tu e i tuoi amici foste gli unici a saperlo. Renderà le sedute più produttive.»
Betty aprì la bocca senza formulare una risposta. Era riuscito in pochi minuti a sorprenderla per la seconda volta. Lo osservò alzarsi dalla poltrona, lasciare la scrivania, andare verso uno schedario alla sua sinistra e armeggiare con le dita tra i fascicoli fino a estrarne uno e portarlo con sé di nuovo al suo posto. Per quanto cercasse di prevedere le sue mosse, o provasse ad anticiparle, non intuiva il suo piano.
«Dunque, vediamo un po’…» Hart aprì la copertina di cartoncino e girò un paio di fogli. «Studentessa impeccabile, voti superiori alla media, hai il profilo della ragazza con un gran quoziente intellettivo. Scommetto che anche in questo momento il tuo cervellino sta lavorando per escogitare una strategia adatta alla situazione.»
«Per questo sono qui? È una specie di gara di intelletto? Vuoi che scopra da sola il motivo di questo tuo travestimento e come ti può avvantaggiare.»
«Adesso ti sopravvaluti.»
«Se non vuoi mettermi alla prova, significa che vuoi spingermi a fare qualcosa di orribile. Mi trasformerai in un mostro come hai fatto con Aiden?»
Hart divenne serio. «Questa seduta è incentrata su di te, Elizabeth Swanson, non tratteremo argomenti riguardanti altri studenti, a meno che tu non abbia bisogno di confidarmi  i tuoi pensieri riguardo la morte di Aiden Cheung, o di altri.»
Betty inarcò il sopracciglio. «Non ho idea di cosa stia parlando.»
Hart girò una nuova pagina dal fascicolo davanti a sé. «Il nome Edward ti suona familiare? Forse ti aiuta di più se lo chiamo Eddy.»
Betty irrigidì le spalle e la tracolla le scivolò lungo il braccio, la borsa cadde con un tonfo secco sul pavimento, accanto ai suoi piedi. Quella storia era successa più di un anno prima, perché tirarla fuori adesso?
«Già, lo immaginavo.» Le labbra di Hart si piegarono in un sorriso compiaciuto. «Qui c’è scritto che vi siete conosciuti in un forum online a tema vampiri e avete organizzato un incontro, un appuntamento. C’è anche una nota in cui è specificato che i tuoi genitori non ne erano a conoscenza.»
«Non ci credo» intervenne Betty. «Non ci sono scritte quelle informazioni. Non riguardano il mio percorso scolastico.»
«Queste sono mie annotazioni personali su di te, riguardano la tua vita in ogni suo aspetto.» Hart aveva assunto un tono deciso, ma non aggressivo. «Ammetto di essere deluso, con la tua mente analitica non hai preso in considerazione che avremmo affrontato un tema tanto… oscuro?»
«Non ho niente da dire al riguardo.» Betty si morse il labbro inferiore. Quel nome, quel ricordo la sconvolgevano ancora. E lui lo sapeva. Aveva colpito il suo punto debole e lei aveva ceduto subito, non era stata in grado di reggere il confronto neanche per una manciata di minuti.
«Strano, visto che è stato l’ultimo appuntamento per Eddy. Dopo è morto. Come ti fa sentire?»
«Se l’è meritato!»
«Perché? Cosa ha fatto?»
Betty lo guardò riversando tutto il suo odio per quelle domande. «Lo sai. Puoi credere di capirmi, ma anche io capisco i tuoi metodi e vuoi solo mettermi in difficoltà.»
«Al contrario, riconosco la tua intelligenza e questo piccolo segreto ti blocca. Ora rispondimi. A parte Billy non lo sa nessuno, ma non ne hai fatto più parola nemmeno con lui. Non ne hai più parlato, o ripensato. Hai sotterrato tutto, ma sappiamo entrambi che nasconderlo e ignorarlo non lo cancella. Devi affrontarlo.»
Betty avvertì un groppo bloccarsi in mezzo alla gola. «Lui… lui ha cercato… »
«Liberati» disse Hart.
«Eddy mi ha aggredita.» Betty chiuse gli occhi.  Aveva detto ad alta voce quell’esperienza di cui voleva perdere il ricordo, ma non si sentiva meglio. «Voglio interrompere la seduta.»
«Non è possibile, stabilisco io quando iniziare e finire» replicò Hart. «E comunque stiamo già facendo dei progressi: ammettere un trauma, dopo averlo represso per tanto tempo, è un grande passo avanti.»
Betty cercò di alzarsi, ma i suoi arti rimasero fermi nella posizione seduta.
«Non devi opporti, sono qui per aiutarti a scoprire una parte di te. Renderti consapevole.»
«Vuoi solo torturarmi. Sei un manipolatore crudele.»
«Sì, è così e non rinnego la mia natura.» Hart incrociò tra loro le dita delle mani e vi poggiò sopra il mento. «È il momento che anche tu accetti la parte nascosta di te. Quello che hai subito, ti ha cambiata e condizionata.»
«Non è vero. Sono andata avanti, ho perfino un fidanzato.»
«Donovan Brennon… per favore, tra voi c’è un rapporto insulso» replicò Hart con una smorfia disgustata. «Vi siete scambiati qualche bacio, siete stati insieme a un ballo, e poi? Non un vero appuntamento, nemmeno una traccia di intimità.»
Betty non trovò modo di dargli torto, ma Donovan aveva molte qualità e tra loro c’era una vera relazione. «C’è altro oltre al contatto fisico. Lui mi ha aiutata a con…»
«Interessante che tu abbia usato proprio quelle due parole. Contatto. Fisico» la interruppe Hart. «Sorvolando sul fatto che sai quanto il signor Brennon sia sensibile al sesso, avere paura di una diretta esperienza fisica con qualcuno è la conseguenza del tuo trauma.»
«Non… non… è vero.»
Hart scosse la testa.  «Oh, Elizabeth, inizio a dubitare della tua mente brillante. Analizziamo il tuo potere: sei letteralmente una ragazza che non può essere sfiorata. Per te l’intangibilità non è un’arma, ma una difesa: nessuno potrà metterti le mani addosso se non lo vorrai.»
«Sei fuori strada. E non sei così perspicace come credi.» Betty ritrovò un barlume della sua sicurezza, lo aveva colto in fallo. «Visto che sai tutto quello che mi riguarda, ti ricorderai che questo potere è un regalo non richiesto di Sasha DiVittis, un modo per mettermi in difficoltà nel suo gioco.»
Hart sollevò il viso dalle mani e liberando le dita, agitò l’indice sinistro in segno di diniego. «Non è del tutto esatto. Prima che la situazione diventasse permanente, hai sperimentato l’ebbrezza di essere libera dal tocco di chiunque. Ti leggo dentro, ti è piaciuto, hai trovato la soluzione alle tue angosce: “Se non mi toccano, non subirò più quello che mi ha fatto Eddy”.»
Betty si strinse le braccia intorno al petto. Si sentì vulnerabile, aveva ripetuto ciò che aveva pensato. Non lo aveva ammesso fino a quel momento. Poi scosse la testa. No, la stava solo confondendo.
«Non potevo sapere che Sasha avrebbe preso di mira me» rispose, fissandolo negli occhi scuri. «La sera di Halloween, ci ha minacciati tutti e cinque. Poteva toccare a Michelle, a Billy, o a Zec… lei mi ha scelta per caso.»
«Ha avvertito la tua paura, ma non ha capito a cosa si riferisse. Certo, all’inizio l’idea di galleggiare per sempre nel vuoto ti terrorizzava, ma poi ti sei resa conto che temevi di più l’eventualità di perdere quella capacità tanto rassicurante.»
«Mi stai accusando di aver sfruttato la situazione.»
«Esatto.» Hart sorrise ancora una volta soddisfatto. «Forse non ne eri del tutto consapevole, ma hai guidato il potere di alterazione di Sasha DiVittis a tuo vantaggio. E questo ci porta alla reale conclusione importante: in te c’è più potenziale di oscurità di quanto immagini.»
Betty chiuse la bocca e rifletté. Il suo ragionamento aveva senso. Per quanto scossa da quelle rivelazioni, riusciva a seguire la logica e tutto combaciava. Il suo tenere a distanza Donovan, la facilità con cui aveva padroneggiato ogni giorno l’intangibilità. Era stata la sua risposta al tentativo di violenza. La risposta al trauma.
Hart si alzò dalla poltrona e girò intorno alla scrivania, fermandosi davanti a lei. «Adesso vorrei darti un ultimo particolare su cui pensare. Se la Bocca dell’Inferno cesserà di esistere, come Billy vi ha convinti sia meglio, perderai questo tuo potere. È davvero quello che vuoi? Perché farsi condizionare dagli altri, se hai una possibilità di proteggerti?»
Betty lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Doveva rivalutare le sue decisioni. «Io… ci penserò su.»
Hart le posò la mano destra sulla spalla. «Saggia decisione. La seduta è finita.»
 
 

                                                              Continua…?

lunedì 26 maggio 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 86

Sorge Oscurità Maggiore 11: Hart of Darkness

 

Nella palestra gremita, Zec ascoltò le parole del preside Espenson, ma la sua mente vagava altrove.

Dopo la morte di Aiden Cheung, inspiegabile per quasi l’intero corpo docenti e studentesco, le lezioni erano state sospese. I paramedici intervenuti avevano fatto diverse domande a Billy, Donovan, Chas e Jordan e li avevano quasi obbligati a fare un test antidroga per capire se tra le cause possibili c’era l’uso di sostanze illegali, ma erano risultati puliti.
I signori Cheung non avevano sporto denuncia e non avevano fatto alcuna pressione per altre indagini. Volevano solo poter seppellire al più presto il figlio e avevano voluto una cerimonia privata e così era stata organizzata una sorta di veglia funebre a scuola, per chiunque tra insegnanti e compagni volesse parteciparvi.
Per Zec non era così strano, o difficile da condividere come comportamento. Per i genitori di Aiden era un modo per proteggersi. Lui aveva cercato di fare lo stesso con sua madre: ormai da più di un anno era caduta in depressione, malata di un brutto esaurimento nervoso scatenato dalla morte di suo padre e peggiorato dalla scomparsa di sua sorella Dana e appunto per evitarle altro dolore, le aveva omesso che era tornata, in giro per Dorms con l’aspetto di un demone…
«Lascio la parola al coach Adams, che lo ha seguito spesso negli allenamenti della squadra di basket» continuò il preside. Prima di scendere dal palchetto allestito nella zona nord della palestra, si avvicinò di nuovo al microfono. «Dopo il suo intervento, se tra voi, colleghi e ragazzi, c’è qualcun altro che ha voglia di esprimere un ricordo su Aiden, può avvicinarsi liberamente, in modo ordinato.»
Zec scrutò tra la folla di studenti seduti sugli spalti e in piedi nel perimetro dello stanzone. Alcuni si mossero, altri rimasero impassibili. Qualcuno piangeva e non sapeva se fossero lacrime vere, o una finzione per le circostanze.
Scorse Chas: per la prima volta, da che ne aveva memoria, era senza trucco, indossava una normale felpa nera e jeans dello stesso colore. I capelli biondi raccolti in una treccia e gli occhi arrossati e gonfi. Non aveva dubbi dell’autenticità del dolore del suo pianto. 
I suoi amici avevano raccontato a lui, Betty e Michelle la verità sull’accaduto, la reazione di Chas non era una sorpresa, come il fatto che Jordan le stesse accanto, seguendola come una guardia del corpo.  
Ciò che sconvolgeva Zec era il modo in cui aveva agito Oscurità Maggiore. Freddo, calcolatore, drastico. Non provava particolare simpatia per Aiden, ma non gli avrebbe mai augurato la morte. Per il nemico, invece la vita del ragazzo non aveva avuto alcun valore: non poteva sfruttarlo per i suoi scopi, quindi lo aveva eliminato come un giocattolo rotto.
Alla sua destra, Billy gli strinse le dita che tenevano intrecciate e mormorò: «Usciamo.»
Zec gli vide fare un cenno anche a Donovan che a sua volta richiamò Betty e Michelle.
Si mossero con calma tra il gruppo di ragazzi e ragazze e raggiunsero l’ingresso, camminando quatti fino a metà  del corridoio.
Billy li portò nella stanza degli attrezzi per le lezioni di ginnastica, li fece entrare e chiuse la porta dietro di sé. «Non possiamo andare avanti così. È il momento di reagire in maniera decisiva contro Oscurità Maggiore.»
Zec lo osservò sorpreso. Non si aspettava quel tipo di discorso in quell’occasione. «Questa tragedia ci ha sconvolti tutti, ma cosa possiamo fare? È senza dubbio imprevedibile, pericoloso e potente.»
«Ero con te quando è accaduto, ricordi?» intervenne Donovan, appoggiandosi a una cesta quadrata in metallo, con dentro i palloni da basket. «Ed ero presente a quasi tutte le apparizioni di Oscurità Maggiore. È sempre un passo avanti a noi.»
«Hai ragione, per questo sono arrivato alla conclusione che l’unica soluzione è non frequentarvi più» disse Billy. «Siete dei bersagli troppo facili se restiamo spesso insieme.»
Betty incrociò le braccia sul petto. «È una scelta esagerata e oltretutto non è vero. Oscurità Maggiore se l’è presa con Kerry Wood prima ancora di presentarsi a noi. Inoltre, eri quasi incosciente quando ha alterato la realtà il giorno del test e le sue vittime dirette non eravamo noi.»
«Giusto» s’intromise Michelle. «Quel giorno e l’ultima volta se l’è presa con Jordan, Dylan, Chas e…Aiden.»
Zec strinse ancora più forte le sue dita intorno a quelle del compagno. «Sappiamo che hai un forte senso di responsabilità verso tutto ciò che è scatenato dalla Bocca dell’Inferno, ma questa volta è diverso. Oscurità Maggiore attacca chiunque considera corruttibile e manovrabile. Nessuno è al sicuro, con o senza di te nei paraggi.»
Billy scostò la mano e si allontanò da lui. «Non avete capito. Durante l’attacco ad Aiden, quando ho  cercato di fermare Oscurità Maggiore, ho riportato nel modo reale un ricordo di Elliott. Si è trattato di pochi istanti, ma vuol dire che la connessione tra me, lui e Oscurità Maggiore è rimasta attiva. E come ha detto Betty e avete visto, riesce a rendermi inoffensivo… non riesco più a trovare il limite tra me e lui, e se la prossima volta mi usasse per ferirvi e uccidervi? Non posso sopportarlo.»
«Donovan, tu eri lì, digli che è una stupidaggine» fece Zec, accostandosi all’altro ragazzo.
Donovan si morse il labbro inferiore e strinse il pugno destro. «No… purtroppo è vero, cioè ci ha davvero trascinati per pochi secondi in uno di quei ricordi e anche io mi chiedo quanto sia profondo il loro legame.»
«E poi questo è un buon modo per abituarvi all’inevitabile» continuò Billy. «In qualunque modo chiuderemo la Bocca dell’Inferno, c’è l’alta probabilità che io scompaia.»
«Ma mi avete ascoltato?» replicò Betty allargando le braccia esasperata. «Oscurità Maggiore usa e  userà chiunque. Non ha importanza con chi siamo, farà in modo di portare avanti il suo piano e se non lo asseconderemo, ci eliminerà. Billy, non puoi evitare tutto questo separandoti da noi.»
«Però anche quello che dice Billy ha una certa… importanza.» Michelle sfiorò il bordo di una pettorina rossa, in cima a una pila di quelle usate per dividere in squadre i ragazzi, e giocherello con una cucitura. «Ha cancellato una parte di memoria di Nicole Racher, solo per punirci e punire lei. Billy non può difenderci da qualcosa del genere e noi non possiamo fare niente se succederà quello che teme.»
Zec li scrutò in volto. Nessuno guardava negli occhi gli altri e tutti avevano paura e angoscia ben visibile nelle espressioni. La morte di Aiden stava avendo un effetto più deleterio di quello che Oscurità Maggiore aveva previsto: li stava facendo dubitare della loro unione.
«Abbiamo tutti ragione e tutti un po’ torto» rispose poi, provando a sembrare calmo. Tornò accanto al suo ragazzo e gli avvolse la schiena con il braccio sinistro. «Ora non è il momento di prendere queste decisioni. Dobbiamo ancora elaborare la morte di Aiden, riparliamone tra un paio di giorni e valuteremo ogni proposta.»    
Betty gli strinse la spalla. «Sono d’accordo. Rientriamo in palestra per il resto della commemorazione.»
Donovan annuì non molto convinto e si scostò dal cesto dei palloni. Michelle si mosse seria, con lo sguardo incerto e aprì la porta del magazzino.
«Andiamo, non rimuginarci su» sussurrò Zec a Billy, ma anche se l’altro abbozzò un sorriso, gli lesse in faccia che non aveva affatto abbandonato la sua idea.
S’incamminò con il ragazzo al fianco, seguendo i suoi amici. Rientrarono in palestra e si sistemarono in piedi, due file dietro le prime sedie di fronte al palchetto.
Osservando una ragazza alta e con i capelli scuri raccontare qualche aneddoto su Aiden, Zec decise di non pensare più alla folle proposta di Billy. Era sicuro che una volta superate quelle giornate tristi e cariche di lutto, lo avrebbe di nuovo convinto che Elliott li aveva scelti per affrontare tutto uniti e separarsi non era un’opzione da considerare in nessun caso.
Il preside Espenson tossicchiò al microfono e richiamò la sua attenzione nel presente.
«Dunque non vedo più nessuno desideroso di parlare, quindi è arrivato il momento di un annuncio ufficiale.» Fece una pausa udendo il brusio tra i ragazzi e aggiunse: «Domani riprenderemo le normali lezioni e introdurremo una nuova figura nel nostro organico. L’Unione Genitori e il Consiglio Docenti hanno valutato di comune accordo la necessita della presenza a scuola di un esperto che vi aiuti ad affrontare i recenti traumi ed episodi sconvolgenti in cui siete stati coinvolti. Pertanto, saranno obbligatori gli incontri con il nostro nuovo Consulente Scolastico e psicologo autorizzato. Venga pure avanti.»
Zec osservò un uomo alzarsi sulla destra, dalla zona in cui erano raggruppati gli insegnanti e camminare sicuro nel centro della palestra, per raggiungere il palchetto. Non appena fu salito bene in vista, gli mancò il fiato e la mano di Billy si irrigidì nella sua.
Vestito in un perfetto completo blu scuro con camicia azzurra, Oscurità Maggiore sostava in piedi al fianco del preside Espenson.
«Ragazze, ragazzi, vi presento il dottor Hart Wyngarde» fece l’uomo. «Avrete modo di conoscervi meglio negli incontri personali a partire da domani.»
Zec lanciò un’occhiata fugace ai suoi amici, allibiti quanto lui e poi riportò gli occhi sul nuovo Consulente. Anche se la sua somiglianza con Billy – ed Elliott – per loro cinque era ancora evidente, era riuscito a camuffarla: nessuno dei presenti tra studenti e adulti commentò quel particolare tanto palese.
Hart Wyngarde si avvicinò al microfono e disse: «Sarà un piacere parlare a tu per tu con ognuno di voi.»
Zec non riuscì a staccare lo sguardo, per un secondo i loro occhi si incrociarono e la bocca  dell’uomo si distese in un sorriso subdolo.
 
 

                                                                      Continua…? 

lunedì 12 maggio 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 85

Sorge Oscurità Maggiore 10: Non Puoi Ribellarti all’Oscurità

 

Donovan riconobbe il modo in cui Oscurità Maggiore osservava Aiden. Era uguale a come i ragazzi  avevano sempre fissato Anika, forse come anche lui lo aveva fatto quando l’aveva notata per la prima vota. Un desiderio incontenibile, un’attrazione quasi palpabile, come se uscisse dagli occhi e spingesse il corpo a entrare in un contatto profondo con quella persona.

Eppure, si rese conto, c’era anche qualcosa di diverso, sbagliato, sadico. Oscurità Maggiore voleva possederlo, farlo diventare una sua proprietà, un prolungamento del suo essere.
«Vattene Adien» gridò Donovan d’istinto. «Scappa!»
Oscurità Maggiore si girò piano e gli lanciò un’occhiata che lo fece trasalire e chiuse la bocca all’istante.
«Chi è questo tizio? Il fratello maggiore di Billy?» disse Aiden. «Non me ne vado, se vuole farsi sotto, ne ho anche per lui.»
Oscurità Maggiore accorciò la distanza tra loro. «Affascinante.» Gli accarezzò con la mano destra il pelo sui lati del volto e appoggiò la sinistra sulla spalla del ragazzo. «Trasudi ira da tutti i pori, sei il genere di persona che fa al caso mio.»
«Levati di torno. Non sei il mio tipo.» Aiden gli afferrò i polsi con le mani artigliate e provò a scrollarselo di dosso, ma non lo spostò di un millimetro.
«Zitto! Non sono interessato a te sessualmente. Il tuo fascino è molto più profondo, l’animale che hai tirato fuori è solo una minima parte di quello che puoi essere. Io posso fare emergere la tua vera forma, renderti davvero una bestia sanguinaria.» Oscurità Maggiore gli afferrò il viso anche con l’altra mano e tenendolo fermo, sollevò il suo corpo di pochi centimetri dal terreno, in modo che i loro occhi fossero alla stessa altezza. «Posso offrirti anche la verità.»
Donovan si voltò terrorizzato verso Billy. Voleva rivelare la loro connessione?
Billy doveva aver fatto il suo stesso ragionamento, perché alzò il braccio sinistro con il palmo aperto e un bagliore rosso saettò lungo la pelle e si allungò assumendo la forma della Falce. L’afferrò, scattò in avanti e corse sollevandola sul capo, pronto a calarla sull’uomo.
Oscurità Maggiore spostò il braccio sinistro all’esterno, con il palmo aperto contro di lui e il ragazzo fu sollevato e ributtato all’indietro. «Ti ho già detto di non impicciarti. Non farmelo ripetere.» Tornò poi a fissare il giovane licantropo. «Sono stato io a creare quel putiferio a scuola il giorno del test. Jordan Guiterrez non sarà mai in grado di fare ciò che ho fatto. Sono stato nei meandri della tua mente, tra i tuoi pensieri. Ti ho mostrato la paura, ora posso darti il piacere del sopraffare chiunque.»
«Come so che è tutto vero?» domandò Aiden.
«Idiota! Non assecondarlo» urlò Donovan. Nonostante il timore che il nemico gli incuteva, trovò ancora la forza di metterlo in guardia. Era sicuro che se si fossero opposti insieme, avevano una minuscola possibilità di uscirne indenni.
«Giusto, niente è meglio di una bella dimostrazione pratica.» Oscurità Maggiore lo ignorò e mantenendo lo sguardo su Aiden, schioccò le dita della mano sinistra.
Le fiamme avvolte intorno al fisico di Jordan si estinsero e il ragazzo abbassò lo sguardo sorpreso.
Donovan incrociò per un istante i suoi occhi e osservò atterrito nell’altro il risvegliarsi del timore verso il misterioso nemico.
Oscurità Maggiore tornò a percorrere con le dita i contorni della faccia del giovane asiatico, fermando i polpastrelli sulle tempie. Chiuse gli occhi, allargando le labbra in un ghigno, premette con forza la carne. L’aura nera intorno ad Aiden si intensificò, divenne fumo scuro e lo portò più in alto rispetto al terreno, allontanando la presa dell’uomo.
Sospeso a mezz’aria, Aiden si piegò in posizione fetale, le iridi gialle abbandonarono l’interno degli occhi e la sclera rimase bianca. Con la bocca spalancata, che produceva un suono gutturale, il suo volto si deformò, abbandonando le fattezze umane e assumendo le sembianze animalesche di un lupo nero. La mutazione si estese anche all’intero corpo: i vestiti si squarciarono; il busto si allargò; il torace, le braccia e le gambe misero in risalto muscoli tipici di un lottatore con anni di allenamento. La pelle chiara si ricoprì per intero di folto pelo nero e quando il fumo lo depose sul terreno, diradandosi, fu possibile notare che quel lupo antropomorfo era alto più di due metri. 
Aiden si sollevò le mani davanti al muso e le guardò con le iridi nere comparse negli occhi piccoli e stretti: artigli appuntiti e affilati sbucavano dalle dieci dita e lo stesso valeva per quelle dei piedi.
«No! No! No…» singhiozzò Chas, «…il mio adorato Aiden.»
Rapito da quella visione orrenda, Donovan avvertì sulla pelle le lacrime della ragazza che nascondeva il volto contro il suo collo. Spostò solo per un attimo la sua attenzione su di lei e vedendo la chioma bionda ondeggiare scossa dal pianto, provò ancora più pena.
«Ti ho reso nella tua forma migliore.» Oscurità Maggiore guardò soddisfatto il licantropo. «Liberati di tutti loro, sbranali, dilaniali e poi fai lo stesso con chiunque in questa scuola.»
Aiden si guardò intorno, scrutando uno a uno i presenti.
Donovan rabbrividì mentre il sudore freddo scivolò lungo la colonna vertebrale, irrigidendo la schiena. Non sapeva quanto dell’altro ragazzo fosse rimasto in quel mostro da film horror, ma non poteva correre rischi. Afferrò le spalle di Chas e la obbligò a sollevare la testa.
«Grida! Più forte che puoi, come hai fatto al Wild Burger.» La fissò serio, le pupille puntate verso le sue. Voleva riscuoterla, farla reagire. «Grida, oppure moriremo tutti.»
Chas si agitò, sgranando gli occhi. «Cosa..? No, non voglio fargli del male.»
«Devi solo stordirlo» replicò Donovan.
«Puoi modulare la tua voce» la incitò Jordan. «Se rivuoi il ragazzo che ami, non c’è altra scelta.»
«Morirà » rispose Chas. «Non sono sicura… non voglio… rischiare…»
Billy corse al loro fianco. «Fallo. Ti giuro che non morirà nessuno. So che puoi calmarlo e poi troveremo un modo per farlo tornare come prima.»
«Sei l’unica che può aiutarlo» ripeté Donovan.
Chas si staccò da lui, fece due passi tremante in avanti e continuando a procedere verso Aiden, disse: «State più indietro che potete o colpirò anche voi.»
Jordan li raggiunse, Donovan afferrò il braccio di Billy e lo trascinò con sé, arretrando di una decina di passi dalla compagna.
Chas aprì la bocca e uscì un suono acuto e lacerante.
L’erba si piegò come sotto una raffica violenta di vento.
Il pelo nero del lupo mannaro si arruffò.
Aiden si portò le mani artigliate alle orecchie ai lati del muso e cadde sulle ginocchia. Buttò la testa indietro e lanciò un ululato primordiale.
Il verso coprì la voce di Chas e la fece cadere seduta sul prato del campo, come un contraccolpo, azzittendola.
Con le orecchie coperte dalle mani, Donovan udì solo un sibilo e osservò il gigantesco lupo antropomorfo girarsi di scatto verso Oscurità Maggiore.
«Non mi servi tu. E nemmeno questa forma.» La voce di Aiden era profonda, distorta, quasi sdoppiata. «Nessuno mi userà più. Non sarò manipolato. Faccio quello che voglio.»
Si avventò con foga su Oscurità Maggiore, ma l’uomo rimase piantato a terra. Aiden ripartì alla carica, lo graffiò, ma nessun segno rimase sulla pelle e l’avversario non si piegò nemmeno, non aveva accusato il colpo in alcun modo.
«Sono deluso» disse poi guardandolo irritato. «Sei davvero il clichè di un bullo stupido e ottuso.»
Donovan osservò la scena con le orecchie ancora semicoperte dalle mani. Era disorientato: non capiva di chi dovesse avere paura e a questo punto con chi se la sarebbero presa Aiden e Oscurità Maggiore. Poi, un sussurro di Billy lo riscosse.
«Devo agire adesso» lo avvisò con un filo di voce. «Tenterò di scacciare Oscurità.»
Donovan aprì la bocca per ribattere, ma l’amico aveva stretto tra le dieci dita il manico e il paletto della Falce e chiuse gli occhi.
Come un riflesso al suo agire, il campo sportivo in cui si trovavano svanì e l’intero spazio divenne il retro di un’ambulanza. In mezzo agli strumenti del soccorso, si intravide una lettiga, sopra un paio di gambe distese coperte da un pigiama fucsia. La luce bassa illuminava tutti i presenti.
Donovan riconobbe la porzione di visione condivisa con i suoi amici il giorno prima. Stavano sul serio accedendo a una parte connessa tra la mente di Billy, Elliott e Oscurità Maggiore?
«Bel tentativo. E altrettanto inutile. Non puoi sopportare quel dolore. Ormai dovresti averlo compreso.» Oscurità Maggiore pareva solo infastidito. Chiuse le mani a pugno e tirò i gomiti verso il basso.
In un battito di ciglia, Donovan si ritrovò di nuovo nel retro della scuola, nel campo sportivo, con la pista per la corsa, le gradinate e tutto il resto. Gli altri due ragazzi e Adien in modalità mostro si toccarono la testa confusi e Billy crollò sulle ginocchia, accanto a lui.
Oscurità Maggiore strinse la mano destra attorno a collo taurino del grosso lupo che aveva creato. «Sei stato un fallimento e ora diventerai un esempio. Un altro. Nessuno. Si. Ribella. A. Me.» Scandì le parole mantenendo il tono immutato e venature argentate si diffusero sul muso e il petto della grossa bestia, mischiandosi al pelo nero.
Aiden prese a tossire con violenza. Ogni colpo fu seguito da un mutamento. Perse il muso e riacquistò il volto. Svanì il folto pelo e riemersero vestiti a brandelli e pelle chiara. Si rimpicciolì in forma umana e non ci fu traccia di artigli da lupo.
Oscurità Maggiore allargò le dita e il corpo del ragazzo cadde sull’erba, scosso da fremiti.
«C-Cosa… mi… hai… fatto?» biascicò Aiden. «S-sento f-freddo e c-caldo…»
Chas si rialzò, corse verso il ragazzo e si piegò, sorreggendogli il capo. «Oh cielo! Billy! Donovan! Venite qui, la sua carne è piena di macchie grigie.»
Donovan accorse al suo richiamo e dietro di sé sentì muoversi anche Billy e Jordan. In piedi, con gli altri due accanto, osservò dall’alto il sudore imperlare la fronte di Aiden e scivolare lungo il collo,  gli occhi rivolti all’indietro, la bocca distorta in una smorfia di dolore e liquido denso e argento fuoriuscire dai bordi delle cavità.
«A-aiutatemi… n-non vedo n-niente…» supplicò Aiden con voce roca.
Con il volto rigato dalle lacrime, Chas si girò a fissarli. «Presto! Fate qualcosa!»
«Non possono fare nulla. » Oscurità Maggiore incrociò le braccia sul petto e levitò verso il cielo. «Il suo è un avvelenamento da argento, mortale per i lupi mannari.»
Donovan si inginocchiò vicino ad Aiden e gli strinse una mano. «Non ti agitare. Ti… ti…» Non seppe cosa dire. Non aveva più promesse da fare.
Billy si piegò sulle ginocchia dietro di lui. «Mi dispiace. Mi dispiace tanto.»
La voce di Oscurità Maggiore riecheggiò nell’aria. «Questo è quello che succede se mi ostacolerete. Potrete solo restare a guardare i vostri amati morire.»
Donovan si morse il labbro inferiore. Aiden non aveva più forza nelle dita che sfiorava con le sue. Braccia e gambe erano inerti.
In lui si spense l’ultimo segno di vita.
 
 

                                                                       Continua…? 

lunedì 28 aprile 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 84

Sorge Oscurità Maggiore 9: La Furia di Aiden Cheung

 

Donovan corse lungo il corridoio del pianterreno. Il professore di chimica si era dilungato oltre il suono della campanella e i suoi amici lo aspettavano in sala mensa. Era affamato e immaginò che l’argomento principale di conversazione durante il pranzo avrebbe riguardato il tour condiviso nella mente di Elliott e come sfruttare quei ricordi dolorosi per colpire e affondare Oscurità Maggiore.

Non lo aveva confidato a nessuno dei compagni, ma aveva provato compassione per Elliott: anche lui sarebbe riamato sconvolto  dalla morte di qualcuno a cui teneva, per quanto non lo avrebbe mai dato a vedere apertamente. Anche Billy gli era parso turbato da quelle rivelazioni e si chiese se era in grado di rimanere lucido, o se approfondire quegli eventi lo rendevano ancora più succube alle manipolazioni del loro nuovo nemico.
Una mano dalla presa decisa gli serrò il braccio, facendolo frenare e quasi cadere sul pavimento.
Donovan si girò indietro per guardare in faccia lo scocciatore. «Aiden? Cosa vuoi?»
«Dobbiamo parlare del giorno del test.» Il ragazzo asiatico lo fissò torvo. «Dimmi cosa è successo.»
«A parte il tuo dare di matto per qualche vespa?» lo schernì. Non intendeva svelare la presenza di Oscurità Maggiore, a meno che non ne fosse stato costretto, avrebbe scatenato reazioni pericolose e non voleva mettere nei casini Billy. «Direi il solito. Sai della nostra Bocca dell’Inferno da abbastanza. Qualcuno avrà avuto paura, o sarà andato nel panico e quello è il risultato.»
«Non prendermi per stupido.» Aiden gli afferrò anche l’altro braccio e lo costrinse a girarsi completamente verso di lui. «Tu e il tuo gruppo di sostegno del soprannaturale ne sapete di più. Ti ho sentito incolpare Jordan. Perché?»
Donovan si diede del cretino. Nel caos generale gli era scappato il coinvolgimento di Jordan Guiterrez nella precedente versione di “Paura e delirio a scuola”, ma non pensava che in preda al terrore l’altro lo avesse sentito.
«Non so di cosa parli e ora vorrei andare a mangiare.»
Aiden lo sbatté con forza contro la fila di armadietti, facendo vibrare il metallo. Le sue iridi divennero gialle e dall’arcata superiore dei denti sbucarono una coppia di zanne. «Vuoi farmi arrabbiare?»
Donovan ignorò il dolore al centro della schiena e alle braccia, bloccate dalle mani dell’altro, strette come tenaglie. Doveva mostrarsi impassibile. «Non ho nulla da dirti e fare il Grande Lupo Cattivo non cambierà le cose.»
«Bugiardo!» La voce di Aiden Cheung ormai era più simile a un ringhio. «Come fa Jordan a entrati nella testa e vedere cosa ti infastidisce? Questo è quello che mi ha fatto.»
«Sei fuori strada, non è capace di niente del genere.»
«Le vespe, la pioggia in corridoio, Dylan risucchiato dalle pareti. Non me lo sono immaginato e nemmeno tutti gli altri. Loro non ne parlano, preferiscono fare finta di nulla, io voglio sapere cosa c’entra Guiterrez.»
Aiden strinse con ancora maggiore forza la carne del suo avambraccio, poteva quasi avvertire il contatto con la pelle attraverso la felpa.
Donovan emise un lamento di dolore.
«Posso romperti un braccio senza fatica e continuare con gli altri arti» lo minacciò. «Oppure mi rispondi e puoi andare a strafogarti in mensa.»
Donovan si morse il labbro inferiore, non intendeva dargliela vinta, ma le sue parole non erano a vuoto e fu costretto a cedere. «Va bene! Jordan ha fatto qualcosa di simile. Però era sotto l’influsso della Bocca dell’Inferno.»
«Quando?»
«L’anno scorso. Era furioso perché era stato rimandato ingiustamente in alcune materie, avrebbe dovuto rifare il quarto anno e così ha trasformato l’intero edificio in una prigione infernale. Ci ha bloccati dentro a vivere paure, incubi e roba così. Però forse tu non eri nemmeno qui, magari eri già uscito al termine delle lezioni.»
Aiden allentò le dita sulle sue braccia. «Ero in palestra per gli allenamenti di basket, mi ricordo che è diventata un campo di battaglia. Sembrava di essere in un vecchio film sulla seconda guerra mondiale.»
«Bé qualcuno avrà avuto un compito di storia da preparare ed era stressato.» Donovan riuscì a staccarsi dalle porte degli armadietti. «Comunque, il giorno del test Jordan non era neanche presente, quindi non c’entra niente con quello che è accaduto.»
«No. Era nel cortile sul retro della scuola. Aveva accompagnato Chas, me lo ha raccontato lei.» Aiden ritirò le mani da lui e arretrò di qualche passo, lasciandolo libero. «Quel bastardo ha sfruttato ancora il legame del branco.»
«Quel legame non esiste più» replicò Donovan, massaggiandosi gli avambracci doloranti. «Lo hai rotto quando ci hai raccontato il tuo segreto, te lo ricordi?»
«Jordan non lo ha fatto. In qualche modo riesce ad entrarmi nella testa e non mi piace.» Aiden dilatò le narici e annusò l’aria. Ciuffi di pelo crebbero ai lati delle basette e le orecchie si allungarono, diventando a punta. Gli artigli sostituirono le unghie delle mani e si piegò a quattro zampe. «Gliela farò pagare!»
«No, sei fuori strada ti ho spiegato che è inn…»
Aiden partì in corsa e Donovan fece appena in tempo a vederlo dirigersi nella direzione opposta alla mensa.
Per una manciata di secondi restò immobile. Non sapeva quale fosse la scelta giusta da fare: avvisare i suoi compagni? Cercare Billy? Occuparsi di quel casino da solo?
«Al diavolo!» imprecò.
Si mise a correre dietro al licantropo impazzito. Privo di qualunque potere, sapeva di non essere in grado di fermarlo, ma era in parte responsabile del problema ed era compito suo risolverlo. 
Avvertì i polmoni bruciargli nel petto, ma riuscì a stare dietro ad Aiden. Lo inseguì mentre svoltava a sinistra e spalancava la porta di sicurezza sul campo sportivo, buttandosi all’esterno. Intuì che doveva aver fiutato Jordan e ora ci sarebbe stata una lotta tra lupo mannaro e mastino infernale.
Uscì all’esterno e mentre Aiden galoppava sull’erba, Donovan fu costretto a fermarsi per riprendere fiato.
«Cosa sta succedendo?» Billy era alle sue spalle, ansava, doveva aver corso anche lui e gli andò accanto. «Il mio senso soprannaturale è esploso all’improvviso.»
«Aiden… pensa che il delirio al test… sia colpa di Jordan» spiegò, facendo delle pause per inalare aria. «Mi ha sentito menzionare il caos della prigione infernale e ho dovuto raccontare tutto.»
«Ho capito. Andiamo e fermiamolo prima che la situazione peggiori.»
Donovan riprese a correre insieme a Billy e in breve raggiunsero le gradinate dove erano seduti Jordan e Chas.
Aiden ululò furioso, attirando la loro attenzione.
Jordan si alzò in piedi. «Cosa ci fai qui?»
«So tutto e ti darò una lezione» rispose Aiden.
Chas guardò i due ragazzi e poi notò lui e Billy. «Che diavolo state facendo? Jordan mi ha chiesto di venire qui per parlarmi, ma voi tre cosa c’entrate? Mi state facendo uno stupido scherzo?»
Aiden si avventò su Jordan, lo afferrò e lo trascinò via dalle gradinate, facendolo rotolare sul terreno. «Mi fai schifo. L’anno scorso hai creato una prigione con le nostre paure e incubi!»
Jordan si raddrizzò e si rialzò. «Come lo sai?»
«Colpa mia» urlò Donovan. «Ma si tratta di un equivoco. Calmiamoci e parliamone senza scatenare bestie soprannaturali.»
Aiden lo ignorò. «Lo hai rifatto pochi giorni fa e hai usato il legame del branco per entrarmi in testa.»
«Non ho fatto niente e non c’è nessun legame» disse Jordan. «Quella storia era il mio segreto con cui Kate mi ha fatto stringere il patto. Mi vergognavo di dirvelo, ma ormai non conta più: lei è sparita e io ho giurato di non rifare mai niente di simile. Al contrario di te, ho imparato a non farmi condizionare dalla rabbia e dalla frustrazione.»
Billy avanzò di qualche passo. «È la verità. Non siete legati in alcun modo e comunque non è lui il responsabile del disastro il giorno del test.»
Donovan si avvicinò all’amico. Temeva che per risolvere tutto, si esponesse, rivelando il suo coinvolgimento. «Visto? È come ti ho già detto. Rinfodera zanne e artigli.»
«Bugiardi!» gridò Aiden. «Volete fregarmi! Ma non ci casco! Quel mostro ha messo in pericolo tutti una volta e non è cambiato.»
Chas scese dalle gradinate. «Prova ad ascoltarli.» Gli andò accanto e gli prese con dolcezza il braccio. «Se ti calmi, capiremo chi è stato.» Con le labbra chiuse, iniziò a canticchiare, intonando una melodia rilassante.   
«Stanne fuori.» Aiden la spinse lontano con foga.
Chas inciampò e cadde sul bordo di cemento, escoriandosi il braccio destro.
Donovan imprecò mentalmente. Le andò vicino e si accovacciò, porgendole le braccia. «Mi dispiace. Non pensavo fosse così violento.» Lei si appoggiò e lasciò che la aiutasse a rimettersi in piedi.
Chas aveva gli occhi lucidi e fissava ferita il suo assalitore. Per la prima volta da quando si erano incontrati, Donovan provò compassione per lei.
Uno sfrigolare di fiamme li fece voltare tutti verso Jordan: il fuoco divampava dal suo petto e il maglione era già consumato, rivelando la pelle olivastra.  
«Bastardo! Lascia in pace Chas!» Jordan urlò rivelando le zanne tra i denti e puntando le iridi giallo-arancio cariche di odio contro il licantropo.
«È colpa sua. Mi sta sempre intorno, deve smetterla di seguirmi, o posso farle di peggio» replicò Aiden.
Jordan si lanciò addosso all’altro ragazzo e i loro corpi si intrecciarono in una lotta ferale.
Sorreggendo Chas, Donovan osservò la scena senza distinguere chi stesse avendo la meglio. Le fiamme di Jordan ferivano Aiden, ma le capacità di guarigione da lupo mannaro lo rigeneravano in breve e a sua volta scagliava graffi e pugni.  
«Bisogna fermarli» disse Chas.
«Non so come» ammise Donovan. Si sentì totalmente inutile. Un semplice ragazzo umano contro esseri soprannaturali.
«Non meriti tutte le attenzioni che ti dà» ruggì Jordan. «Non meriti nulla!»
«Hai una cotta per lei» replicò Aiden. «Per questo mi hai manipolato nel test. Peggio per te.»
Donovan guardò i due e poi l’amico.
Billy ricambiò lo sguardo e poi corse incontro ai lottatori. Era a un paio di passi da loro, pronto a  dividerli, quando un’aura nera lo immobilizzò e poi lo trascinò indietro.
«Oh no» mormorò Donovan. Capì chi era il responsabile. «Non ci voleva anche lui.»
Nuvole scure riempirono il cielo e la stessa aura nera separò a forza Jordan e Aiden.
«Bene, bene, bene.» La voce proveniva dall’alto. Da un buco tra le nuvole, Oscurità Maggiore galleggiò fino al prato inserendosi tra di loro. «Situazione interessante.»
Donovan vide gli altri tre compagni osservarlo sbigottiti.
«Chi cazzo sei tu?» gridò Aiden.
«È uguale … a Billy» sussurrò Chas.
Billy fu di nuovo libero di muoversi e disse: «Stanne fuori, questa faccenda non ti riguarda.»
«Al contrario» rispose Oscurità Maggiore. «Qui c’è del gran potenziale.» Girò gli occhi verso Aiden.
A Donovan morì il respiro in gola. Non gli serviva avere un quoziente intellettivo elevato, o poteri stupefacenti. Capiva da solo che la situazione era passata da pericolosa a mortale.
 
 

                                                                Continua…?