lunedì 10 novembre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 98

Sorge Oscurità Maggiore 23: Cantate la Nostra Rabbia

 

Michelle sgattaiolò fuori da una delle porte di sicurezza del pianterreno e fece attenzione che la chiusura antipanico non sbattesse.

Saltare la prima ora di lezione la metteva a disagio e temeva di venire scoperta. Non si preoccupava della sua media di voti, francese era una delle materie in cui riusciva meglio, ma un qualsiasi richiamo sulla condotta avrebbe significato dover affrontare sua madre sulla questione e quello la terrorizzava di più.  
Camminò con passo veloce, ma silenzioso, sul cemento del cortile posteriore ed estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare con il messaggio di Dana.
 
“Appena entri a scuola, vediamoci nel cortile posteriore.
Sistemeremo O.M. una volta per tutte.”
 
Michelle aveva riletto quelle parole già quattro volte e in tutte il suo cervello le aveva lanciato segnali di allarme inconfondibili: non era una buona idea far arrabbiare Hart, o come voleva farsi chiamare, stavano per scatenare qualcosa di pericoloso. Era però altrettanto impossibile far cambiare idea alla sua ragazza. Il fatto che le avesse mandato il messaggio quella stessa mattina, dopo che era già oltre il cancello del liceo, spiegava che non si sarebbe fatta convincere a desistere.
Ripose il cellulare in tasca e si guardò indietro. Era abbastanza lontana dall’edificio perché qualcuno potesse vederla e non troppo vicina al campo sportivo da attirare l’attenzione nel caso ci fosse qualche allenamento o lezione all’aperto. Si tolse lo zaino dalle spalle e lo sistemò tra le gambe, guardò intorno aspettando di vederla comparire.
Il fumo violaceo si diffuse davanti a una siepe alla sua sinistra e quando si dissipò, Dana avanzò verso di lei.
«Brava carotina, puntuale e pronta alla vendetta.»
«Non sono affatto convinta sia una buona idea» disse Michelle. «Ti prego, lasciamo perdere.»
Dana le schioccò un bacio sulla guancia. «Non devi avere paura, ho la mia arma segreta, non può farci niente: nessuno resiste al mio soggiogamento a cantare.»
Michelle incrociò le braccia sui seni. La fissò con aria pensosa. In effetti, da che si ricordava, nessuno aveva mai resistito al suo potere da demone da musical, ma Hart Wyngarde non era come chiunque altro.
«E se in…»
«Niente se, ma, forse o altro» sentenziò Dana. «Vi ho sempre tirati fuori dai guai, o sbaglio? Non fallirò nemmeno oggi.»
Michelle si morse il labbro inferiore. Magari si preoccupava più del dovuto e la sua ragazza era davvero l’asso nella manica a cui non avevano mai pensato.
«D’accordo. Ma come lo rintracciamo per farlo venire qui?»
Dana sorrise. «Basta chiamarlo.»
Michelle aggrottò la fronte. «Intendi al telefono? Non abbiamo il suo numero. Anzi, ora che ci penso, non l’ho mai visto con un cellulare.»
«No, voglio dire proprio chiamarlo a voce.»
«Mi… mi stai prendendo in giro?»
Dana scosse la testa. «Ragiona: Oscurità Maggiore compare sempre nei posti più diversi, quando vuole. Questo significa che ci osserva sempre, probabilmente non è mai in un unico posto, ma in tutta Dorms. E scommetto ci sta ascoltando anche ora.» Si girò verso il cortile vuoto e gridò: «Ehi Hart! Vieni a fare due chiacchiere, abbiamo molto di cui discutere.»
Michelle le afferrò il braccio destro. «Shh! Abbassa la voce, ci sentiranno anche tutti gli altri.»
«Ha ragione, sei molto rumorosa Dana Giller.» Hart Wyngarde sbucò dal nulla sulla strada di fronte a loro. «Per fortuna ho fatto in modo che non venissimo disturbati.»
Michelle rimase a bocca aperta. Era arrivato, proprio come aveva ipotizzato Dana. Cominciò a sperare che forse la probabilità di mettere fine alla minaccia di quell’essere fosse reale, ma si sentì anche raggelare all’idea che la sua ragazza avesse così tante intuizioni corrette su qualcosa connesso all’oscurità.
«Ottimo, prima ci sbrighiamo, prima smetterai di importunare la mia ragazza» rispose Dana.
Hart la fissò e poi spostò gli occhi su di lei. «Deduco hai avuto un chiarimento dopo la nostra conversazione durante la seduta.»
«Io… non ho segreti con Dana.» Michelle si sforzò di mantenere un tono fermo, ma quell’uomo – o presunto – le metteva i brividi ogni volta che doveva averci a che fare.
«Ovvio che mi ha parlato del tuo stupido tentativo di manipolarla» intervenne Dana. Fece un passo avanti e aggiunse: «Visto che ti piace tanto scavare nel profondo delle persone, vediamo se ti diverte quando qualcuno lo fa a te. E ti strappa dall’interno.»
Dana schioccò le dita e la musica iniziò a diffondersi. Dapprima bassa, poi si alzò di tono.
Michelle si riscosse e provò a riconoscere la canzone scelta, domandandosi se lo avesse fatto Hart, oppure Dana e poi le sembrò si trattasse di “Torn” di Natalie Imbruglia.
Dana tese la mano sinistra in avanti aprì il palmo e la bocca. Non le uscì un suono. Con gli occhi spalancati dalla sorpresa, chiuse e riaprì più volte le labbra, ma la sua voce non uscì. Intimorita, strinse l’altra mano intorno alla gola.
Michelle le si avvicinò allarmata e osservò che la baldanza era sparita dai suoi occhi verdi. «Cosa le hai fatto?»
Hart allargò le labbra, mostrando i denti in un sorriso sadico. «Dimostro quanto la sua spavalderia sia inutile e quanto si sopravvaluta. È giusto che provi la sua stessa medicina e io ne tragga un vantaggio.» Alzò il braccio destro verso il cielo e schioccò le dita a sua volta.
La musica dell’introduzione della canzone prese a risuonare in loop, come un disco rotto.
Michelle mantenne lo sguardo su di lui, era troppo spaventata per provare a comprendere cosa volesse mettere in atto. Poi udì il rumore delle porte antipanico che cigolavano e sbattevano. Girò lenta il viso e notò quattro figure avvicinarsi dalle uscite della scuola.
Donovan, Betty, Zec e Chas camminavano verso di loro, rigidi, in fila indiana  e con gli occhi dalla sclera totalmente bianca, come Billy il giorno del test.
Appena li ebbero raggiunti, Hart schioccò le dita una seconda volta.
I quattro amici si guardarono intorno e poi l’un l’altro, senza proferire parola.
Michelle notò il loro smarrimento nel trovarsi lì e la colpì un altro particolare: nonostante la canzone girasse a vuoto, nessuno di loro accennò un passo di danza, o al principio di una coreografia. Non stava andando come avevano previsto.
«Ora che ci siamo tutti, possiamo procedere.» Hart batté due volte i palmi uno contro l’altro e la musica ripartì. «Prima il signor Brennon.»
Donovan puntò lo sguardo su Betty e cantò:

 

«Ho visto come stringevi Kenny
Non mi vuoi intorno, non ti posso avvicinare, ma da lui ti fai toccare
Mi hai fatto capire che non sono abbastanza per te.»

 

Betty intonò in rimando:

 

«Non sei intelligente come pensavo
La tua gelosia è fuori luogo
Anzi, sei del tutto fuori strada
Kenny sapeva, lo ha visto accadere
Billy mi ha salvata, ma prima mi hanno molestata
Mi hanno aggredita e sono traumatizzata
Per questo Sasha mi ha cambiata,
La mia intangibilità, l’ho desiderata
Ho perso ogni fiducia
Vuoi sapere come sto?
Tremo al contatto, non mi riesco a rilassare
Mi serve spazio per farlo rimarginare.»

 

Michelle si coprì la bocca con le mani. Aveva le idee confuse, ma era sicura che l’amica si riferisse alla notte del suo primo incontro con Billy. Più di un anno e mezzo prima. Aveva affrontato un altro orrore oltre alla disavventura con un vero vampiro e si era tenuta dentro quel segreto doloroso, senza parlarne con nessuno. A giudicare dalla faccia scioccata di Donovan, neanche con lui.
Betty riprese a cantare:

 

«È questa la verità
La volevo evitare
Ma non posso più scappare
Non mi puoi aiutare, sono lacerata
Sei in ritardo e io sono dilaniata.»

 

Hart tornò a fissare Dana e Michelle lo guardò preoccupata.
«Coraggio signorina Giller, è il tuo turno. Spiega a Ezechiel perché siamo qui» disse, parlando sulla musica e immune all’influsso della canzone.
Dana fece scivolare le mani giù dalla gola e incerta cantò:

 

«Non serve un indovino per capirlo
Hart ha minacciato il mio rapporto con Michelle
Sono intervenuta per bloccarlo
Lei è tutto ciò che ho di bello
E non mi importa se perderò il potere dell’inferno
Per difendere ciò che abbiamo, lotterò per lei
Combatterò anche questo oscuro all’esterno
Anche se mi spezzerà.»

 

Ancora una volta Michelle rimase senza parole. La sua ragazza le aveva fatto una dichiarazione d’amore in piena regola, ma non capiva come questo la mettesse nei guai.
Poi vide Zec farsi avanti e lo sentì cantare.

 

«Ho perso ogni fiducia
Vuoi sapere come sto?
Tremo al contatto, non mi riesco a rilassare
Mi serve spazio per farlo rimarginare
È questa la verità
La volevo evitare
Ma non posso più scappare
Non mi vuoi aiutare, sono lacerato
Sei in ritardo e io sono dilaniato.»

 

Dana indietreggiò accanto a lei e Michelle la vide voltare la faccia, come se fosse stata colpita da uno schiaffo inaspettato.
A sorpresa, Chas si lanciò in mezzo a Donovan, Betty e Zec e cantò:

 

«Non fatevi ingannare
Sono bugie con cui ci vuole manipolare
Hart vuole solo dividere e conquistare
Smettete di cantare.»
 

Hart la guardò senza scomporsi. «Non puoi interferire signorina Chain e nemmeno prendere il controllo. E ora forza, finite la canzone. Dite chiaramente come vi sentite.»

Michelle osservò Dana e poi spostò gli occhi su Betty, Donovan e Zec.
I quattro ragazzi si riunirono in un cerchio tra lei, Hart e Chas e cantarono:

 

«Abbiamo perso ogni fiducia
Volete sapere come stiamo?
Tremiamo al contatto, non ci riusciamo a rilassare
Ci serve spazio per farlo rimarginare
È questa la verità
La volevamo evitare
Ma non possiamo più scappare
Non ci potete  aiutare, siamo lacerati
Abbiamo perso ogni fiducia
Volete sapere come stiamo?
Tremiamo al contatto, non ci riusciamo a rilassare
Ormai si è rotto tutto
È troppo tardi per rimediare.»

 

La musica si fece sempre più soffusa, in un lento sfumare.
Nuovi passi riecheggiarono sul cemento.
Hart Wyngarde scoppiò a ridere di gusto.
In un primo istante, Michelle non capì il perché, poi si voltò e alle sue spalle vide arrivare quattro ragazzi. Uscivano dalla palestra. Kenny, Jordan, Kerry e Dylan. Dietro di loro, spintonandoli per farsi avanti, emerse il quinto: Billy.
«Ragazzi, cosa sta succedendo?» domandò.
«Li ho aiutati a togliersi un peso» replicò Hart, levitando verso il cielo. «Non lo sapete? La verità rende liberi.» Scoppiò a ridere un’ultima volta e svanì in una foschia nera.
Dana fu la prima a sparire avvolta da una voluta di fumo viola.
Donovan e Betty corsero via in direzioni differenti.
Chas si allontanò lenta, verso la prima porta che dava all’interno dell’edificio.
Zec fissò Billy, scosse la testa e si voltò di spalle, senza rispondere.
E a Michelle fu tutto chiaro. Oscurità Maggiore aveva vinto ancora una volta. Aveva allontanato Billy, in qualche modo lo aveva tenuto occupato e aveva spezzato il fragile equilibrio tra di loro.
 
 

                                                                   Continua…?

lunedì 27 ottobre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 97

Sorge Oscurità Maggiore 22: Hot As Hell – Bollente Come l’Inferno

 

Eccitato e accaldato, Billy aveva trascorso la notte facendo sogni erotici su lui e Zec.

Si era alzato dal letto più volte, buttandosi l’acqua fredda sul volto in fiamme e bagnandosi anche il resto del corpo: avvertiva il caldo tipico della febbre alta e lo stesso senso di stordimento, però era anche in preda alla lussuria. E i continui sciacqui gelati non abbassavano per nulla la sua voglia di fare sesso con il suo ragazzo.
Per questo motivo aveva deciso di non presentarsi a scuola, ormai gli era chiaro che Hart Wyngarde aveva in qualche modo risvegliato il suo desiderio sessuale represso, le fantasie che non riusciva ad ammettere neanche con se stesso e non voleva rischiare di dare sfogo alla sua libidine davanti a tutti.
Al mattino, però un nuovo pensiero lo tormentò: la sua assenza era proprio ciò che Hart voleva.
Si vestì in tutta fretta – anche perché il desiderio di Zec era tornato a farsi impellente – e uscì di casa, diretto a scuola. Facendo uno sforzo sovraumano per controllare quegli istinti carnali, decise di saltare la prima ora di lezione.
Mi farò una doccia ghiacciata nello spogliatoio, mi aiuterà a tenermi calmo” si disse nel cortile di lato, entrando dalla porta antipanico che dava nella palastra.
Un po’ intontito da quel calore fastidioso e insieme piacevole, Billy attraversò zigzagando lo stanzone in cui, per fortuna, non si stava svolgendo lezione. Arrivò alle porte a vetri ansimando e percepì un pizzicore alla nuca.
«Il mio senso del soprannaturale» e subito si rese conto che anche nel suo abituale potere c’era qualcosa di differente. Non avvertiva pericolo, ma una forte ondata di sensazioni simili alla sua voglia e di pensieri sessuali.
Rinvigorito da quell’aggiunta di eccitazione, spalancò le porte della palestra, si lasciò guidare dalla scia di desiderio libidinoso, corse nel corridoio e si fiondò nello spogliatoio maschile, chiudendo l’uscio alle spalle.
Sulle panche all’entrata non c’era nulla, notò sull’ultima in fondo un paio di jeans scuri, abbandonati con una maglietta a maniche corte, un maglione verde e dei boxer grigi. Sotto, vicino allo zaino, c’erano una coppia di scarpe da ginnastica con infilati i calzini arrotolati. Oltre le panche, nuvole di vapore si espandevano dalla zona delle docce e Billy udì il rumore di acqua scrosciante.
Era uscito di casa senza giacca e maglione, non percependo il freddo e scordando pure lo zaino, d’istinto si tolse la maglia a maniche lunghe, rimanendo a torso nudo. Camminò accaldato e preda della libidine in mezzo a quella coltre di vapore e intravide un corpo nudo di spalle.
Billy si tolse le scarpe e le lanciò contro il muro.
Udendo il rumore, il ragazzo sotto il getto della doccia si girò di scatto.
«Billy? Che diavolo fai qui?»
«Jordan» sussurrò lui, completamente rapito. Osservò con brama la pelle olivastra, con tracce di sapone; il fisico non atletico, ma comunque abbastanza tonico; la lieve rotondità intorno alla pancia; i peli sulle gambe e il suo membro in erezione.
Lo desiderava. Non si era mai reso conto di quanto anche Jordan Guiterrez fosse sexy. Avrebbe chiesto scusa a Zec più tardi e potevano fare la pace con del sesso.
In preda alla sua foga carnale, Billy si buttò su Jordan, stringendogli una natica con la mano destra e provando a baciarlo sulla bocca.
L’altro lo afferrò per la gola, spingendolo indietro. «¡¿Estás loco?!» imprecò. Chiuse il rubinetto e grondando acqua, lo guardò furente. «Che ti prende? Stai lontano!»
«Non posso, non resisto» replicò Billy, slacciandosi il bottone dei pantaloni. «Sei eccitato anche tu, lo sento. Pensi a Chas, ma non mi importa. Scegli la posizione che vuoi.» Avanzò allungando le  braccia per riavere un contatto con la sua pelle.
«Se ci riprovi, ti spezzo le ossa» rispose. «Non sono omofobo, ma non mi interessano i ragazzi. E mi hai praticamente aggredito!»
Billy si fermò. Qualcosa nel tono allarmato e infuriato lo scosse. «Scusa, scusa, hai ragione. È che sono stato manipolato.»
Jordan cercò a tentoni l’asciugamano blu appeso ai rubinetti della doccia accanto, lo afferrò e se lo fissò in vita, coprendosi fino a metà coscia. «Spiegati meglio.»
«Io… non so come dirlo… il caldo… il sesso…» A Billy mancò il respiro e di nuovo fu invaso da quell’istinto di provare piacere avendo un rapporto fisico con il ragazzo. Perdendo il controllo, si lanciò su di lui.
Jordan lo afferrò per i polsi, bloccandolo a una spanna da lui. «Ho capito: sei arrapato. Ma devi smetterla, o passerò alle maniere forti.»
Billy lasciò scorrere la lingua sul labbro superiore. «Oh sì, ti prego! Non vedo l’ora!» Il calore lo invase con un ondata intensa, la carne stretta dai polpastrelli dell’altro si arrossò e percepì la temperatura farsi rovente.
Come un riflesso automatico, Jordan accese le fiamme del suo potere da Mastino Infernale, coprendo il petto, le braccia e le mani. Strabuzzò gli occhi avvertendo il calore identico emanato dal corpo di Billy.
«Che bella sensazione…» Billy ansimò di piacere e percepì tutto quel caldo fluire dalla sua pelle e dall’interno del fisico per riversarsi in Jordan. Le sensazioni di eccitazione e la confusione svanirono dalla sua mente. Fu lucido, come se la febbre fosse scesa di colpo, sbatté le palpebre e provò vergogna nel trovarsi mezzo nudo di fronte all’altro ragazzo con solo un asciugamano sul ventre. «Devi aiutarmi. Hart mi ha fatto un qualche trucco da Oscurità Maggiore e sono super voglioso di fare sesso con il mio ragazzo… anzi, penso che mi succeda con qualunque maschio incontri.»
Tenendogli le pupille arancio addosso, Jordan lo fissò scettico. «Come mai ora sembri cosciente?»
«Non lo so.»
«Non vuoi davvero fare sesso con me?»
«No! È colpa di Hart!»
«Perché lo ha fatto?»
«Ha in mente un suo piano e io gli sono d’intralcio. Ha cercato… di…» La voce gli si strozzò in gola. Una vampa tiepida partì dal centro del busto e si diffuse rapida lungo le gambe. «Oh no!»
«Cosa? Che succede?» domandò Jordan tenendo accese le fiamme su di sé.
Billy riavvertì il calore aumentare, arrossandogli le orecchie e le guance. «Questa malattia della lussuria, sta ricominciando.» Prima che potesse dire di più, tornò a provare desiderio per il ragazzo. Quella situazione non lo imbarazzava più, lo stimolava ad andare avanti. Il sesso violento poteva essere divertente. «Coraggio! Facciamolo come bestie!»
Jordan tirò indietro il busto e mantenne le dita serrate intorno ai suoi polsi. «Merda!»
La porta si spalancò sbattendo contro il muro.
«Non lasciarlo andare» ordinò una voce femminile.
Billy seguì lo sguardo di Jordan e vide entrare nell’angolo delle docce Kerry e Kenny Wood.
Jordan li scrutò allarmato. «Anche voi qui? Siete in preda alla voglia di sesso?»
«No, ho avuto una visione. Sappiamo cosa succede e dobbiamo aiutarlo» rispose Kenny.
Billy si concentrò su di lui. La pelle scura, i capelli crespi e ricci, si immaginò avvinghiato al suo corpo, in una fantasia esotica da re della giungla. Ogni fibra del suo essere andò a fuoco.
«Ahi!» Jordan ritrasse le mani e sconvolto, notò che i bollori di Billy gli avevano bruciato i palmi, superando il fuoco che li avvolgeva.
Libero, Billy si lanciò su Kenny atterrandolo. A cavalcioni sul di lui, si strusciò petto contro petto: non era molto muscoloso, ma percepì i capezzoli turgidi sotto la felpa e gli leccò le labbra.
Kenny gridò di dolore. «Scotta! È bollente!»
«Non sai quanto» replicò eccitato.
Le mani di Kerry lo afferrarono per il bordo dei jeans e lo sollevò dal fratello, spostandolo a forza contro il muro opposto all’ingresso delle docce.
«Devi trasformati in lupo mannaro, la pelliccia ti terrà al sicuro. Più o meno» disse la ragazza rivolta al gemello. Si girò poi verso Billy, tirò le maniche del maglione fino alla punta delle dita e le tenne premute contro le sue spalle, immobilizzandolo con la schiena sulle mattonelle.
«Levati di dosso! Non mi interessi» urlò Billy, infastidito da quella interruzione.
«Lo so. Per questo, anche se fa male, devo tenerti a bada.»
«Finirai con il procurarti delle ustioni» disse Jordan. «Hai visto cosa ha fatto a me e sono ancora pieno delle mie fiamme.»
Billy sorrise. «Jordy-bello sono pronto per il secondo round.»
«È davvero assatanato» commentò Kenny, rialzandosi, mentre il volto mutava in forma transitoria di licantropo – con  pupille gialle, orecchie a punta, zanne – e le unghie lasciavano il posto agli artigli.
Kerry strinse i denti. «Non è responsabile delle sue azioni, sappiamo che è sotto l’influsso di Hart. La mia forza lo trattiene, ma se diventa troppo caldo, mi sfuggirà. Ci serve un'altra soluzione.»
«Prima è tornato calmo per pochi minuti» raccontò Jordan. «Devo aver assorbito il fuoco che lo surriscalda e forse, se provo ad aumentare l’intensità delle mie fiamme, riesco a farlo tornare normale.»
«Finirete con bruciare entrambi per combustione» replicò Kenny. «Dobbiamo controbilanciare con qualcuno di freddo… Ci sono!» Si picchiò il palmo destro sulla fronte. «Dylan Derrek è una Chimera Camaleonte, i suoi poteri non lo fanno solo mimetizzare con l’ambiente, ha anche il sangue freddo, può avvicinarlo senza ferirsi.»
«È un buon tentativo.» Kerry osservò aliti di fumo salire dalla lana del suo maglione. «Vai a prenderlo.»
«Oh sì, una cosa a quattro» disse Billy in preda all’estasi. «Non vedo l’ora.»
«Come lo trovi? Sai il suo orario?» chiese Jordan.
«Mi basta il mio fiuto» gridò Kenny, galoppando a quattro zampe fuori dallo spogliatoio.
Billy mise il broncio. Non gli piaceva essere premuto dal fisico di una ragazza, non gli suscitava nessuna immagine piacevole. Le vampate di calore lo facevano sudare, voleva un ragazzo. «Allora, Jordy, questo secondo round lo iniziamo?»
«Prendilo da dietro» disse Kerry, con le maniche del maglione bruciacchiate. Le mani dalla pelle scura erano ormai quasi a contatto con quella del ragazzo e lo tirò in avanti.
«Bella idea» gongolò Billy.
Jordan lo ignorò, si infilò alle sue spalle e con il fuoco da Mastino diventato dal giallo-arancio al rosso vivo,  passò le braccia sotto le sue ascelle e lo immobilizzò contro il suo petto.
Billy buttò la testa indietro e emise dei gridolini di piacere. Percepì ancora il calore scivolare fuori dal suo fisico e venire assorbito dal ragazzo che lo tratteneva. Come pochi istanti prima, riprese controllo di sé.
«Sono mortificato» disse, abbassando il capo con uno scatto veloce per non dover guardare la ragazza in viso.
«Non ci pensare, sappiamo che è colpa di Hart» replicò Kerry in tono pacato. «Hai qualche idea su cosa stia architettando? Questa mossa di renderti un pervertito e maniaco sessuale è un po’ fuori dai suoi soliti schemi.»
«Si è presentato al Saint Mary quando sono andato da Elliott per cercare risposte più precise, ma mentre tentava di dissuadermi, ha come sentito qualcosa di più interessante e mi ha detto chiaro e tondo di volermi tenere alla larga.»
Con il fiato corto, Jordan allentò la presa. «Ma questo tipo, Oscurità o come diavolo si fa chiamare, come fa a sapere e sentire tutto? Prima Aiden con la sua furia, ora tu e la tua sessualità repressa, è spuntato da soli due mesi e sembra conoscerci da sempre.»
«Perché è sempre stato qui con noi, dal momento in cui Elliott ha chiuso gli occhi e la Bocca dell’Inferno da incubo si è aperta» spiegò Billy, sollevando la testa.
Kerry aprì il rubinetto della doccia un posto lontano da loro e si rinfrescò le mani sotto l’acqua gelida. «Però io ho avvertito la tua oscurità solo un anno e mezzo fa. E comunque non spiega perché usi tattiche diverse per avvicinarci. A me, ad esempio, ha provato a farmi mettere contro mio fratello.»
«Non lo so, anche se siamo stati creati dalla stessa persona e siamo la stessa persona, non seguo i suoi deliri mentali. So che vuole la Bocca dell’Inferno aperta per sempre, divertendosi a tirare fuori dalla gente ogni aspetto oscuro e punisce chiunque cerca di intralciarlo.» Billy avvertì il caldo riaccendersi come un fuoco tra le gambe e poi scorrere in tutto il corpo. «Jordan, stai perdendo forza, sento… sento… il bollore…»
Kerry si allontanò dall’acqua e si posizionò di fronte a lui, pronta a placcarlo. «Billy, cerca di mantenerti lucido, pensa all’Oscurità, a come ti sta usando.»
«Non posso. Se resisto fa male.» Billy chiuse gli occhi, il sudore colò dalle tempie. Riaprì le palpebre e  cedette al desiderio. «Basta sofferenza, è ora di godere.»
Jordan tremò sulle gambe nude e le fiamme persero il colore vivo. «Non lo tengo più. È di nuovo troppo caldo.»
Billy strusciò il sedere contro l’asciugamano. «Scommetto che riesco a risvegliare anche la bestia che c’è qui sotto.»
Il rumore di passi li obbligò spostare gli sguardi sull’ingresso dello spogliatoio. Kenny comparve trascinando Dylan e lo spinse all’interno.
A pochi passi da loro, il nuovo arrivato li osservò sorpreso e in un istante un sorriso malizioso si disegnò sulle sue labbra. «Che scena interessante, se avessi saputo cosa mi aspettava, non avrei fatto tante storie per seguirti.»
«Ricordati che è rovente come un ferro da stiro, devi sfruttare il sangue da camaleonte» ribadì Kenny alle sue spalle.
Dylan si fece avanti, entrò nella zona delle docce e allargò le braccia. «Forza Billy, divertiamoci un po’ insieme, sai che non ho inibizioni.»
Billy rise di gusto. Percepì la sua completa libertà sessuale, non si sarebbe opposto a nulla e questo lo eccitò al massimo. Afferrò le braccia di Jordan e lo staccò dalle sue con una forza nuova, non avvertendo alcun fastidio al contatto con le fiamme. Spinse via con violenza Kerry in piedi davanti a  lui e corse incontro al suo partner consenziente.
Gli si buttò addosso e nello slancio di venire accolto dal suo abbraccio, fece barcollare Dylan, ma poi riacquistò equilibrio. Premette il bacino contro l’altro e attraverso i jeans avvertì la sua eccitazione e la durezza del suo membro. «Sì, ti voglio anche io.» Lo baciò con foga, cercando la sua lingua e lasciando che si intrecciassero, abbandonandosi alla sensazione umida.
Dylan allontanò di poco le labbra. «Anche se un po’ mi dispiace, vediamo se riesco a raffreddarti.»
«Non ci contare» gli rispose.
Stretto tra le sue braccia, Billy riprese a baciarlo, affamato della sua bocca. Petto contro petto e muovendosi sinuoso tra le sue gambe, avvertì una frescura diffondersi dal ragazzo: era simile a come Jordan assorbiva il suo calore, ma in modo più lento e piacevole. La sua mente, invasa da fantasie da film porno, si liberò e ricominciò a pensare in modo chiaro e controllato.
Cosa sto facendo? Questo è quello che vuole Hart!
Billy non era più così eccitato, il caldo affannoso era diventato sopportabile, un senso di vergogna e imbarazzo tornò a farsi strada nella sua coscienza. Era quasi pronto a staccarsi da Dylan, quando una visione lo colse alla sprovvista.
L’interno della jeep di Dylan. Lui e Zec. Un bacio fugace. La sensazione di solitudine e malinconia del suo ragazzo.
Spostò le labbra da Dylan e sbatté due volte le palpebre. «Zec… lo hai baciato, ma era così... triste.»
«È successo ieri sera.»
«Lui è triste anche adesso.»
Dylan fece scivolare le mani giù dalle sue braccia e arretrò di un passo. Gli altri tre ragazzi si radunarono intorno a loro e Billy non avvertì più il caldo febbrile.
Una voluta di fumo rosso scuro si alzò dal suo corpo e si disperse nel soffitto della stanza.
«Credo di averti curato» affermò Dylan. «E avendo baciato anche te, sei a posto con il tuo ragazzo.»
Billy non era preoccupato per quello, avvertiva di essere libero dall’influsso usato su di lui da Hart, ma continuava a percepire nella mente e nel suo animo il malessere di Zec. E non era troppo lontano da loro.
Jordan afferrò i pantaloni sulla panca e si li infilò, togliendo l’asciugamano. Stava per mettersi la maglia e poi si bloccò. Sollevò la testa e fissò Kenny. «La senti anche tu?»
Kenny annuì. «Musica. Qui fuori.»
Billy guardò Kerry e Dylan in silenzio. Il suono di una canzone risultò udibile anche alle loro orecchie umane. La nuca pizzicò di nuovo e una scossa gli attraversò la testa. Questa volta era il solito senso del soprannaturale e gli apparve per un secondo l’immagine del volto compiaciuto di Hart.
«Andiamo in cortile. Subito» ordinò agli altri. «Sta succedendo quello da cui voleva tenermi lontano.»
 
 

                                                                       Continua…?

lunedì 13 ottobre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 96

Sorge Oscurità Maggiore 21: Darkness Just Want to Have Fun

 

Billy camminò con nonchalance oltre l’ingresso dell’ospedale Saint Mary. A ogni passo, la Falce nascosta nello zaino gli batteva sulla schiena, ma non si scompose, non doveva creare sospetti proprio ora che la brutta avventura lì dentro sembrava scordata del tutto da ogni membro del personale.

Aver abbandonato i suoi amici a scuola, appena avuto il via libera dalla professoressa Noxon e senza spiegare nulla, non lo faceva sentire a posto con la coscienza, ma allo stesso tempo sapeva di dover affrontare quella prova da solo.
Procedette verso l’ascensore, oltre la reception dove l’uomo di guardia lo osservò disinteressato e si convinse di aver fatto la scelta giusta: se fosse arrivato pochi minuti più tardi, sarebbe finito l’orario di visita e lo avrebbero intralciato. Schiacciò il pulsante di chiamata, le porte automatiche si aprirono ed entrò con calma.
Premette il pulsante con il numero e il pianterreno scomparve lento in una fessura. Mentre l’abitacolo saliva verso il secondo piano, ripensò a quanto visto nella spirale di ricordi in cui li aveva imprigionati Hart Wyngarde. La consapevolezza della scelta di Elliott lo aveva lasciato svuotato, non sapeva come comportarsi e per quel motivo aveva deciso di avere un confronto diretto, escludendo i suoi compagni che anche se non avevano detto nulla in modo diretto, sapeva fossero rimasti sconvolti da quella stessa scoperta. E sospettava non solo da quella.
Billy scosse la testa liberandosi di quei pensieri, doveva rimanere concentrato. Le porte automatiche si spalancarono di nuovo e uscì nel piano. Camminò lungo il corridoio, con le mani nelle tasche della giacca, udendo qualche voce provenire dalle stanze lì accanto. Si fermò dando la schiena alla porta chiusa della camera di Elliott; posò la mano sul pomello e spostò lo sguardo da sinistra a destra. Non vedendo nessuno, girò il polso, aprì la porta, entrò e chiuse subito l’uscio alle sue spalle.
Le narici di Billy inalarono l’odore di disinfettante, si tolse lo spallaccio destro e fece scivolare lo zaino davanti a sé. Lasciò scorrere la zip della cerniera e infilò la mano destra all’interno della tasca, afferrò la Falce e la estrasse. In passato era riuscito a comunicare tramite immagini mentali con Elliott, scoprendo come avesse già individuato i suoi quattro amici, ora doveva andare ancora più a fondo, comprendere se davvero lo aveva lasciato senza possibilità di vittoria, oppure se in quei tre ricordi c’era uno spiraglio con una chance di sconfiggere Hart-Oscurità. E dovendo osare tanto, l’arma era necessaria per amplificare la connessione psichica e superare ogni difesa. 
Compì gli ultimi passi per raggiungere il lato sinistro del letto e rimase fermo a fissarlo.
Illuminato dalla luce al neon, Elliott Summerson restò immobile nel letto, chiuso nel suo sonno forzato. Era inutile sperare in una reazione spontanea.
Con la mano destra, Billy rovesciò la Falce a testa in giù e la depositò delicato sul petto dell’uomo addormentato, in modo che la punta del paletto in legno fosse rivolta verso il volto e la lama sopra la coperta. Poi aprì il palmo della sinistra e l’appoggiò sulla fronte di Elliott.
Abbassò le palpebre e svuotò la mente da ogni pensiero e sensazione. Vide solo buio. Non accadde nulla.
Riaprì gli occhi. «Possibile che tu abbia ceduto all’oscurità e non hai nulla da condividere con me?»
«È una domanda retorica, o ti aspetti davvero una risposta?»
Riconoscendo la voce, Billy alzò il capo.
Dalla parte opposta del letto in cui si trovava lui, Hart Wyngarde – o Oscurità Maggiore – levitava a metà della stanza, con le braccia incrociate sul petto coperto da un maglione nero e scuotendo la testa. «È patetico, non renderti ridicolo.»
«Sei qui per impedirmi di comunicare con Elliott» lo accusò Billy.
«Come se fosse qualcosa di possibile per te.» Hart galleggiò verso il basso, fino a posare le scarpe scure sul pavimento di linoleum. «Paparino ha staccato il canale, niente messaggi, immagini, chiamate psichiche. Zero segnale, nessuna ricezione.» 
«Il fatto che tu sia comparso qui indica il contrario. Ho una possibilità.»
Hart sospirò spazientito. Sollevò il braccio destro e lo scostò in un colpo secco come per scacciare una mosca.
La Falce si sollevò dal petto e andò a sbattere contro il muro, appena sotto la finestra, piombando poi a terra.
«Continua a illuderti, se ti fa stare meglio» gli disse.
Billy allontanò la mano dalla fronte di Elliott. «Quindi stai facendo l’ennesima sceneggiata? Come qualche giorno fa? Hai bloccato me e i miei amici in un vortice continuo di ricordi solo per farmi scoprire qualcosa che mi facesse sentire inutile.»
«Ti ho aiutato, come avevo promesso, non è colpa mia se sei uguale a tutte le persone e non sai accettare la verità.»
«Non ti credo. Sei venuto fino a qui e mi hai allontanato dalla Falce, tutti segni che mi stavo muovendo in modo giusto: se comunico con Elliott posso avere la sua versione.»
Hart rise mesto. «Sei davvero cocciuto. Quella che ti ho mostrato è l’unica versione. Io, tu e lui siamo parti di un intero. Ma ammettiamo tu riesca nella tua impresa, cosa pensi di riuscire a fare dopo? Svegliarlo?» Rise di nuovo.
«Certo!» rispose deciso. «Ed è quello che più ti spaventa.»
«Non vuoi renderti conto della realtà della situazione. Elliott si è chiuso nel sonno, lo ha voluto, hai assistito al suo cedimento, al preciso momento della sua rinuncia a lottare, a vivere. Niente che tu possa fare, cambierà questi fatti.»
Era ciò che temeva, ma Billy si morse il labbro inferiore piuttosto che ammetterlo. Comunque, una parte di lui continuava a essere convinta che connettersi con Elliott potesse fare la differenza.  
Hart puntò gli occhi nei suoi. «Vedo che non vuoi arrenderti e così ti rovini la vita e la rovini ai tuoi amici.»
«Parliamo di loro, cosa hai fatto in quella seduta? Sono diversi.»
«Rifai sempre la stessa domanda, ma non vuoi ascoltare la risposta. Ho fatto ciò che ti ho annunciato fin dal nostro primo incontro: rendo onore a ciò che sono, la parte oscura di Elliott e tiro fuori l’oscurità dalle persone, perché possano viverla e farci i conti. E chissà, magari diffonderla.»
«E tu mi dai sempre informazioni vaghe» replicò Billy. Provava  a studiare una strategia per uscire dalla stanza e riprendersi la Falce, tutto senza scatenare effetti disastrosi, ma era difficile combattere contro una parte di te e solo in quel momento lo capì realmente. «Spiegami, senza trucchi, in che modo li hai messi in difficoltà.»
Hart avanzò, girando intorno al fondo del letto e raggiungendolo. «Non ho mai detto di aver creato difficoltà. Dipenderà da loro, da come rea…» si interruppe. Girò di tre quarti il viso e guardò fuori dalla finestra. Le labbra gli si allargarono in un sorriso compiaciuto. «Interessante, qualcuno mi ha appena lanciato una sfida, ci sarà da divertirsi.»
Billy avvertì il panico salirgli in gola come un boccone troppo grande da ingoiare. «Chi? Cosa vuoi fare?»
Hart si voltò verso di lui, guardandolo come se avesse scordato per un istante che fosse lì. «Buffo tu non abbia percepito nulla di questa oscurità. Comunque non ti riguarda. Devi stare fuori da questa storia.»
«No, mi hai sempre detto che il mio ruolo è combattere tutte le assurdità della Bocca dell’Inferno, te compreso.» Billy gli afferrò le spalle, serrando le dita sulla lana e attirandolo a sé. «Non puoi tagliarmi fuori.»
«Questa occasione è troppo ghiotta, devo sfruttarla al meglio e non ti voglio tra i piedi a rovinarla.» Hart gli scrollò le mani dalle spalle e gli mise le sue sopra gli avambracci, stringendolo. «A pensarci bene, può essere una buona occasione anche per te.»
«Per cosa?»
«Per divertirsi, in fondo, è solo questo ciò che voglio.» Hart sorrise mettendo in evidenza i denti. «Non ti sei mai preso la briga di rispettare quello che ti ha scritto Elliott nella lettera e sì, non sorprenderti, so anche di quella. Sempre rigido e preoccupato di fare la cosa giusta, difendere i poveri innocenti prima dei tuoi bisogni. È il momento che ti rilassi un po’, ti sciolga e ti lasci andare.»
Qualunque cosa avesse in mente, Billy sapeva di doversi staccare da lui. Si divincolò, ma l’altro mantenne la presa. Dai suoi palmi si diffuse un calore tanto intenso, che riuscì ad avvertirlo sulla pelle attraverso i due strati di tessuto della giacca e della felpa.
«Devi vivere la vita che Elliott non ha vissuto. Fare le esperienze che lui ha avuto paura di fare» continuò Hart. «Dai libero sfogo ai tuoi impulsi, segui gli ormoni come un adolescente qualunque, prova il piacere di vivere i tuoi istinti appieno.»
Billy ebbe la sensazione che il corpo stesse bruciando, dalla punta delle dita dei piedi, fino alle orecchie. L’ondata di calore lo investì provocandogli dapprima un senso di fastidio e dolore, come sotto l’effetto di una febbre improvvisa e dopo uno strano stato di piacevole leggerezza, quasi ebbrezza.
Hart staccò le mani dalle maniche della sua giacca. «Bravo, così, non opporti.»
«Coscia mi hai… fattcio…» biascicò Billy, barcollando e con la vista offuscata.
Hart rise un’ultima volta con gusto. Si sollevò dal pavimento, levitando fin quasi al soffitto.
«Goditela!» gli urlò.
Una foschia nera avvolse la sua sagoma e svanì dalla stanza.
Billy sbatté le palpebre e si mosse incerto, cercando di stringere con le dieci dita la pediera del letto e sentendone al tatto il fresco del metallo plastificato. Spostò poi una mano e si slacciò la lampo della giacca, il caldo era opprimente. Strinse gli occhi e mise a fuoco la Falce abbandonata sul pavimento, a poco distanza.
Camminò con le gambe molli, sentendosi leggero e pesante allo stesso tempo. Si chinò piano per raccoglierla, con lo zaino che gli penzolava da un lato ed ebbe un capogiro.
Con la mano destra, Billy afferrò la parte metallica rossa dell’arma, mentre con la sinistra si tastò le guance. Erano bollenti, percepì tutto il volto avvampare. Doveva andarsene dall’ospedale al più presto.
Sapeva che qualunque tiro gli avesse giocato Hart Wyngarde, le conseguenze devastanti si  sarebbero manifestate a breve.
 


                                                                          Continua…?