lunedì 12 maggio 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 85

Sorge Oscurità Maggiore 10: Non Puoi Ribellarti all’Oscurità

 

Donovan riconobbe il modo in cui Oscurità Maggiore osservava Aiden. Era uguale a come i ragazzi  avevano sempre fissato Anika, forse come anche lui lo aveva fatto quando l’aveva notata per la prima vota. Un desiderio incontenibile, un’attrazione quasi palpabile, come se uscisse dagli occhi e spingesse il corpo a entrare in un contatto profondo con quella persona.

Eppure, si rese conto, c’era anche qualcosa di diverso, sbagliato, sadico. Oscurità Maggiore voleva possederlo, farlo diventare una sua proprietà, un prolungamento del suo essere.
«Vattene Adien» gridò Donovan d’istinto. «Scappa!»
Oscurità Maggiore si girò piano e gli lanciò un’occhiata che lo fece trasalire e chiuse la bocca all’istante.
«Chi è questo tizio? Il fratello maggiore di Billy?» disse Aiden. «Non me ne vado, se vuole farsi sotto, ne ho anche per lui.»
Oscurità Maggiore accorciò la distanza tra loro. «Affascinante.» Gli accarezzò con la mano destra il pelo sui lati del volto e appoggiò la sinistra sulla spalla del ragazzo. «Trasudi ira da tutti i pori, sei il genere di persona che fa al caso mio.»
«Levati di torno. Non sei il mio tipo.» Aiden gli afferrò i polsi con le mani artigliate e provò a scrollarselo di dosso, ma non lo spostò di un millimetro.
«Zitto! Non sono interessato a te sessualmente. Il tuo fascino è molto più profondo, l’animale che hai tirato fuori è solo una minima parte di quello che puoi essere. Io posso fare emergere la tua vera forma, renderti davvero una bestia sanguinaria.» Oscurità Maggiore gli afferrò il viso anche con l’altra mano e tenendolo fermo, sollevò il suo corpo di pochi centimetri dal terreno, in modo che i loro occhi fossero alla stessa altezza. «Posso offrirti anche la verità.»
Donovan si voltò terrorizzato verso Billy. Voleva rivelare la loro connessione?
Billy doveva aver fatto il suo stesso ragionamento, perché alzò il braccio sinistro con il palmo aperto e un bagliore rosso saettò lungo la pelle e si allungò assumendo la forma della Falce. L’afferrò, scattò in avanti e corse sollevandola sul capo, pronto a calarla sull’uomo.
Oscurità Maggiore spostò il braccio sinistro all’esterno, con il palmo aperto contro di lui e il ragazzo fu sollevato e ributtato all’indietro. «Ti ho già detto di non impicciarti. Non farmelo ripetere.» Tornò poi a fissare il giovane licantropo. «Sono stato io a creare quel putiferio a scuola il giorno del test. Jordan Guiterrez non sarà mai in grado di fare ciò che ho fatto. Sono stato nei meandri della tua mente, tra i tuoi pensieri. Ti ho mostrato la paura, ora posso darti il piacere del sopraffare chiunque.»
«Come so che è tutto vero?» domandò Aiden.
«Idiota! Non assecondarlo» urlò Donovan. Nonostante il timore che il nemico gli incuteva, trovò ancora la forza di metterlo in guardia. Era sicuro che se si fossero opposti insieme, avevano una minuscola possibilità di uscirne indenni.
«Giusto, niente è meglio di una bella dimostrazione pratica.» Oscurità Maggiore lo ignorò e mantenendo lo sguardo su Aiden, schioccò le dita della mano sinistra.
Le fiamme avvolte intorno al fisico di Jordan si estinsero e il ragazzo abbassò lo sguardo sorpreso.
Donovan incrociò per un istante i suoi occhi e osservò atterrito nell’altro il risvegliarsi del timore verso il misterioso nemico.
Oscurità Maggiore tornò a percorrere con le dita i contorni della faccia del giovane asiatico, fermando i polpastrelli sulle tempie. Chiuse gli occhi, allargando le labbra in un ghigno, premette con forza la carne. L’aura nera intorno ad Aiden si intensificò, divenne fumo scuro e lo portò più in alto rispetto al terreno, allontanando la presa dell’uomo.
Sospeso a mezz’aria, Aiden si piegò in posizione fetale, le iridi gialle abbandonarono l’interno degli occhi e la sclera rimase bianca. Con la bocca spalancata, che produceva un suono gutturale, il suo volto si deformò, abbandonando le fattezze umane e assumendo le sembianze animalesche di un lupo nero. La mutazione si estese anche all’intero corpo: i vestiti si squarciarono; il busto si allargò; il torace, le braccia e le gambe misero in risalto muscoli tipici di un lottatore con anni di allenamento. La pelle chiara si ricoprì per intero di folto pelo nero e quando il fumo lo depose sul terreno, diradandosi, fu possibile notare che quel lupo antropomorfo era alto più di due metri. 
Aiden si sollevò le mani davanti al muso e le guardò con le iridi nere comparse negli occhi piccoli e stretti: artigli appuntiti e affilati sbucavano dalle dieci dita e lo stesso valeva per quelle dei piedi.
«No! No! No…» singhiozzò Chas, «…il mio adorato Aiden.»
Rapito da quella visione orrenda, Donovan avvertì sulla pelle le lacrime della ragazza che nascondeva il volto contro il suo collo. Spostò solo per un attimo la sua attenzione su di lei e vedendo la chioma bionda ondeggiare scossa dal pianto, provò ancora più pena.
«Ti ho reso nella tua forma migliore.» Oscurità Maggiore guardò soddisfatto il licantropo. «Liberati di tutti loro, sbranali, dilaniali e poi fai lo stesso con chiunque in questa scuola.»
Aiden si guardò intorno, scrutando uno a uno i presenti.
Donovan rabbrividì mentre il sudore freddo scivolò lungo la colonna vertebrale, irrigidendo la schiena. Non sapeva quanto dell’altro ragazzo fosse rimasto in quel mostro da film horror, ma non poteva correre rischi. Afferrò le spalle di Chas e la obbligò a sollevare la testa.
«Grida! Più forte che puoi, come hai fatto al Wild Burger.» La fissò serio, le pupille puntate verso le sue. Voleva riscuoterla, farla reagire. «Grida, oppure moriremo tutti.»
Chas si agitò, sgranando gli occhi. «Cosa..? No, non voglio fargli del male.»
«Devi solo stordirlo» replicò Donovan.
«Puoi modulare la tua voce» la incitò Jordan. «Se rivuoi il ragazzo che ami, non c’è altra scelta.»
«Morirà » rispose Chas. «Non sono sicura… non voglio… rischiare…»
Billy corse al loro fianco. «Fallo. Ti giuro che non morirà nessuno. So che puoi calmarlo e poi troveremo un modo per farlo tornare come prima.»
«Sei l’unica che può aiutarlo» ripeté Donovan.
Chas si staccò da lui, fece due passi tremante in avanti e continuando a procedere verso Aiden, disse: «State più indietro che potete o colpirò anche voi.»
Jordan li raggiunse, Donovan afferrò il braccio di Billy e lo trascinò con sé, arretrando di una decina di passi dalla compagna.
Chas aprì la bocca e uscì un suono acuto e lacerante.
L’erba si piegò come sotto una raffica violenta di vento.
Il pelo nero del lupo mannaro si arruffò.
Aiden si portò le mani artigliate alle orecchie ai lati del muso e cadde sulle ginocchia. Buttò la testa indietro e lanciò un ululato primordiale.
Il verso coprì la voce di Chas e la fece cadere seduta sul prato del campo, come un contraccolpo, azzittendola.
Con le orecchie coperte dalle mani, Donovan udì solo un sibilo e osservò il gigantesco lupo antropomorfo girarsi di scatto verso Oscurità Maggiore.
«Non mi servi tu. E nemmeno questa forma.» La voce di Aiden era profonda, distorta, quasi sdoppiata. «Nessuno mi userà più. Non sarò manipolato. Faccio quello che voglio.»
Si avventò con foga su Oscurità Maggiore, ma l’uomo rimase piantato a terra. Aiden ripartì alla carica, lo graffiò, ma nessun segno rimase sulla pelle e l’avversario non si piegò nemmeno, non aveva accusato il colpo in alcun modo.
«Sono deluso» disse poi guardandolo irritato. «Sei davvero il clichè di un bullo stupido e ottuso.»
Donovan osservò la scena con le orecchie ancora semicoperte dalle mani. Era disorientato: non capiva di chi dovesse avere paura e a questo punto con chi se la sarebbero presa Aiden e Oscurità Maggiore. Poi, un sussurro di Billy lo riscosse.
«Devo agire adesso» lo avvisò con un filo di voce. «Tenterò di scacciare Oscurità.»
Donovan aprì la bocca per ribattere, ma l’amico aveva stretto tra le dieci dita il manico e il paletto della Falce e chiuse gli occhi.
Come un riflesso al suo agire, il campo sportivo in cui si trovavano svanì e l’intero spazio divenne il retro di un’ambulanza. In mezzo agli strumenti del soccorso, si intravide una lettiga, sopra un paio di gambe distese coperte da un pigiama fucsia. La luce bassa illuminava tutti i presenti.
Donovan riconobbe la porzione di visione condivisa con i suoi amici il giorno prima. Stavano sul serio accedendo a una parte connessa tra la mente di Billy, Elliott e Oscurità Maggiore?
«Bel tentativo. E altrettanto inutile. Non puoi sopportare quel dolore. Ormai dovresti averlo compreso.» Oscurità Maggiore pareva solo infastidito. Chiuse le mani a pugno e tirò i gomiti verso il basso.
In un battito di ciglia, Donovan si ritrovò di nuovo nel retro della scuola, nel campo sportivo, con la pista per la corsa, le gradinate e tutto il resto. Gli altri due ragazzi e Adien in modalità mostro si toccarono la testa confusi e Billy crollò sulle ginocchia, accanto a lui.
Oscurità Maggiore strinse la mano destra attorno a collo taurino del grosso lupo che aveva creato. «Sei stato un fallimento e ora diventerai un esempio. Un altro. Nessuno. Si. Ribella. A. Me.» Scandì le parole mantenendo il tono immutato e venature argentate si diffusero sul muso e il petto della grossa bestia, mischiandosi al pelo nero.
Aiden prese a tossire con violenza. Ogni colpo fu seguito da un mutamento. Perse il muso e riacquistò il volto. Svanì il folto pelo e riemersero vestiti a brandelli e pelle chiara. Si rimpicciolì in forma umana e non ci fu traccia di artigli da lupo.
Oscurità Maggiore allargò le dita e il corpo del ragazzo cadde sull’erba, scosso da fremiti.
«C-Cosa… mi… hai… fatto?» biascicò Aiden. «S-sento f-freddo e c-caldo…»
Chas si rialzò, corse verso il ragazzo e si piegò, sorreggendogli il capo. «Oh cielo! Billy! Donovan! Venite qui, la sua carne è piena di macchie grigie.»
Donovan accorse al suo richiamo e dietro di sé sentì muoversi anche Billy e Jordan. In piedi, con gli altri due accanto, osservò dall’alto il sudore imperlare la fronte di Aiden e scivolare lungo il collo,  gli occhi rivolti all’indietro, la bocca distorta in una smorfia di dolore e liquido denso e argento fuoriuscire dai bordi delle cavità.
«A-aiutatemi… n-non vedo n-niente…» supplicò Aiden con voce roca.
Con il volto rigato dalle lacrime, Chas si girò a fissarli. «Presto! Fate qualcosa!»
«Non possono fare nulla. » Oscurità Maggiore incrociò le braccia sul petto e levitò verso il cielo. «Il suo è un avvelenamento da argento, mortale per i lupi mannari.»
Donovan si inginocchiò vicino ad Aiden e gli strinse una mano. «Non ti agitare. Ti… ti…» Non seppe cosa dire. Non aveva più promesse da fare.
Billy si piegò sulle ginocchia dietro di lui. «Mi dispiace. Mi dispiace tanto.»
La voce di Oscurità Maggiore riecheggiò nell’aria. «Questo è quello che succede se mi ostacolerete. Potrete solo restare a guardare i vostri amati morire.»
Donovan si morse il labbro inferiore. Aiden non aveva più forza nelle dita che sfiorava con le sue. Braccia e gambe erano inerti.
In lui si spense l’ultimo segno di vita.
 
 

                                                                       Continua…? 

lunedì 28 aprile 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 84

Sorge Oscurità Maggiore 9: La Furia di Aiden Cheung

 

Donovan corse lungo il corridoio del pianterreno. Il professore di chimica si era dilungato oltre il suono della campanella e i suoi amici lo aspettavano in sala mensa. Era affamato e immaginò che l’argomento principale di conversazione durante il pranzo avrebbe riguardato il tour condiviso nella mente di Elliott e come sfruttare quei ricordi dolorosi per colpire e affondare Oscurità Maggiore.

Non lo aveva confidato a nessuno dei compagni, ma aveva provato compassione per Elliott: anche lui sarebbe riamato sconvolto  dalla morte di qualcuno a cui teneva, per quanto non lo avrebbe mai dato a vedere apertamente. Anche Billy gli era parso turbato da quelle rivelazioni e si chiese se era in grado di rimanere lucido, o se approfondire quegli eventi lo rendevano ancora più succube alle manipolazioni del loro nuovo nemico.
Una mano dalla presa decisa gli serrò il braccio, facendolo frenare e quasi cadere sul pavimento.
Donovan si girò indietro per guardare in faccia lo scocciatore. «Aiden? Cosa vuoi?»
«Dobbiamo parlare del giorno del test.» Il ragazzo asiatico lo fissò torvo. «Dimmi cosa è successo.»
«A parte il tuo dare di matto per qualche vespa?» lo schernì. Non intendeva svelare la presenza di Oscurità Maggiore, a meno che non ne fosse stato costretto, avrebbe scatenato reazioni pericolose e non voleva mettere nei casini Billy. «Direi il solito. Sai della nostra Bocca dell’Inferno da abbastanza. Qualcuno avrà avuto paura, o sarà andato nel panico e quello è il risultato.»
«Non prendermi per stupido.» Aiden gli afferrò anche l’altro braccio e lo costrinse a girarsi completamente verso di lui. «Tu e il tuo gruppo di sostegno del soprannaturale ne sapete di più. Ti ho sentito incolpare Jordan. Perché?»
Donovan si diede del cretino. Nel caos generale gli era scappato il coinvolgimento di Jordan Guiterrez nella precedente versione di “Paura e delirio a scuola”, ma non pensava che in preda al terrore l’altro lo avesse sentito.
«Non so di cosa parli e ora vorrei andare a mangiare.»
Aiden lo sbatté con forza contro la fila di armadietti, facendo vibrare il metallo. Le sue iridi divennero gialle e dall’arcata superiore dei denti sbucarono una coppia di zanne. «Vuoi farmi arrabbiare?»
Donovan ignorò il dolore al centro della schiena e alle braccia, bloccate dalle mani dell’altro, strette come tenaglie. Doveva mostrarsi impassibile. «Non ho nulla da dirti e fare il Grande Lupo Cattivo non cambierà le cose.»
«Bugiardo!» La voce di Aiden Cheung ormai era più simile a un ringhio. «Come fa Jordan a entrati nella testa e vedere cosa ti infastidisce? Questo è quello che mi ha fatto.»
«Sei fuori strada, non è capace di niente del genere.»
«Le vespe, la pioggia in corridoio, Dylan risucchiato dalle pareti. Non me lo sono immaginato e nemmeno tutti gli altri. Loro non ne parlano, preferiscono fare finta di nulla, io voglio sapere cosa c’entra Guiterrez.»
Aiden strinse con ancora maggiore forza la carne del suo avambraccio, poteva quasi avvertire il contatto con la pelle attraverso la felpa.
Donovan emise un lamento di dolore.
«Posso romperti un braccio senza fatica e continuare con gli altri arti» lo minacciò. «Oppure mi rispondi e puoi andare a strafogarti in mensa.»
Donovan si morse il labbro inferiore, non intendeva dargliela vinta, ma le sue parole non erano a vuoto e fu costretto a cedere. «Va bene! Jordan ha fatto qualcosa di simile. Però era sotto l’influsso della Bocca dell’Inferno.»
«Quando?»
«L’anno scorso. Era furioso perché era stato rimandato ingiustamente in alcune materie, avrebbe dovuto rifare il quarto anno e così ha trasformato l’intero edificio in una prigione infernale. Ci ha bloccati dentro a vivere paure, incubi e roba così. Però forse tu non eri nemmeno qui, magari eri già uscito al termine delle lezioni.»
Aiden allentò le dita sulle sue braccia. «Ero in palestra per gli allenamenti di basket, mi ricordo che è diventata un campo di battaglia. Sembrava di essere in un vecchio film sulla seconda guerra mondiale.»
«Bé qualcuno avrà avuto un compito di storia da preparare ed era stressato.» Donovan riuscì a staccarsi dalle porte degli armadietti. «Comunque, il giorno del test Jordan non era neanche presente, quindi non c’entra niente con quello che è accaduto.»
«No. Era nel cortile sul retro della scuola. Aveva accompagnato Chas, me lo ha raccontato lei.» Aiden ritirò le mani da lui e arretrò di qualche passo, lasciandolo libero. «Quel bastardo ha sfruttato ancora il legame del branco.»
«Quel legame non esiste più» replicò Donovan, massaggiandosi gli avambracci doloranti. «Lo hai rotto quando ci hai raccontato il tuo segreto, te lo ricordi?»
«Jordan non lo ha fatto. In qualche modo riesce ad entrarmi nella testa e non mi piace.» Aiden dilatò le narici e annusò l’aria. Ciuffi di pelo crebbero ai lati delle basette e le orecchie si allungarono, diventando a punta. Gli artigli sostituirono le unghie delle mani e si piegò a quattro zampe. «Gliela farò pagare!»
«No, sei fuori strada ti ho spiegato che è inn…»
Aiden partì in corsa e Donovan fece appena in tempo a vederlo dirigersi nella direzione opposta alla mensa.
Per una manciata di secondi restò immobile. Non sapeva quale fosse la scelta giusta da fare: avvisare i suoi compagni? Cercare Billy? Occuparsi di quel casino da solo?
«Al diavolo!» imprecò.
Si mise a correre dietro al licantropo impazzito. Privo di qualunque potere, sapeva di non essere in grado di fermarlo, ma era in parte responsabile del problema ed era compito suo risolverlo. 
Avvertì i polmoni bruciargli nel petto, ma riuscì a stare dietro ad Aiden. Lo inseguì mentre svoltava a sinistra e spalancava la porta di sicurezza sul campo sportivo, buttandosi all’esterno. Intuì che doveva aver fiutato Jordan e ora ci sarebbe stata una lotta tra lupo mannaro e mastino infernale.
Uscì all’esterno e mentre Aiden galoppava sull’erba, Donovan fu costretto a fermarsi per riprendere fiato.
«Cosa sta succedendo?» Billy era alle sue spalle, ansava, doveva aver corso anche lui e gli andò accanto. «Il mio senso soprannaturale è esploso all’improvviso.»
«Aiden… pensa che il delirio al test… sia colpa di Jordan» spiegò, facendo delle pause per inalare aria. «Mi ha sentito menzionare il caos della prigione infernale e ho dovuto raccontare tutto.»
«Ho capito. Andiamo e fermiamolo prima che la situazione peggiori.»
Donovan riprese a correre insieme a Billy e in breve raggiunsero le gradinate dove erano seduti Jordan e Chas.
Aiden ululò furioso, attirando la loro attenzione.
Jordan si alzò in piedi. «Cosa ci fai qui?»
«So tutto e ti darò una lezione» rispose Aiden.
Chas guardò i due ragazzi e poi notò lui e Billy. «Che diavolo state facendo? Jordan mi ha chiesto di venire qui per parlarmi, ma voi tre cosa c’entrate? Mi state facendo uno stupido scherzo?»
Aiden si avventò su Jordan, lo afferrò e lo trascinò via dalle gradinate, facendolo rotolare sul terreno. «Mi fai schifo. L’anno scorso hai creato una prigione con le nostre paure e incubi!»
Jordan si raddrizzò e si rialzò. «Come lo sai?»
«Colpa mia» urlò Donovan. «Ma si tratta di un equivoco. Calmiamoci e parliamone senza scatenare bestie soprannaturali.»
Aiden lo ignorò. «Lo hai rifatto pochi giorni fa e hai usato il legame del branco per entrarmi in testa.»
«Non ho fatto niente e non c’è nessun legame» disse Jordan. «Quella storia era il mio segreto con cui Kate mi ha fatto stringere il patto. Mi vergognavo di dirvelo, ma ormai non conta più: lei è sparita e io ho giurato di non rifare mai niente di simile. Al contrario di te, ho imparato a non farmi condizionare dalla rabbia e dalla frustrazione.»
Billy avanzò di qualche passo. «È la verità. Non siete legati in alcun modo e comunque non è lui il responsabile del disastro il giorno del test.»
Donovan si avvicinò all’amico. Temeva che per risolvere tutto, si esponesse, rivelando il suo coinvolgimento. «Visto? È come ti ho già detto. Rinfodera zanne e artigli.»
«Bugiardi!» gridò Aiden. «Volete fregarmi! Ma non ci casco! Quel mostro ha messo in pericolo tutti una volta e non è cambiato.»
Chas scese dalle gradinate. «Prova ad ascoltarli.» Gli andò accanto e gli prese con dolcezza il braccio. «Se ti calmi, capiremo chi è stato.» Con le labbra chiuse, iniziò a canticchiare, intonando una melodia rilassante.   
«Stanne fuori.» Aiden la spinse lontano con foga.
Chas inciampò e cadde sul bordo di cemento, escoriandosi il braccio destro.
Donovan imprecò mentalmente. Le andò vicino e si accovacciò, porgendole le braccia. «Mi dispiace. Non pensavo fosse così violento.» Lei si appoggiò e lasciò che la aiutasse a rimettersi in piedi.
Chas aveva gli occhi lucidi e fissava ferita il suo assalitore. Per la prima volta da quando si erano incontrati, Donovan provò compassione per lei.
Uno sfrigolare di fiamme li fece voltare tutti verso Jordan: il fuoco divampava dal suo petto e il maglione era già consumato, rivelando la pelle olivastra.  
«Bastardo! Lascia in pace Chas!» Jordan urlò rivelando le zanne tra i denti e puntando le iridi giallo-arancio cariche di odio contro il licantropo.
«È colpa sua. Mi sta sempre intorno, deve smetterla di seguirmi, o posso farle di peggio» replicò Aiden.
Jordan si lanciò addosso all’altro ragazzo e i loro corpi si intrecciarono in una lotta ferale.
Sorreggendo Chas, Donovan osservò la scena senza distinguere chi stesse avendo la meglio. Le fiamme di Jordan ferivano Aiden, ma le capacità di guarigione da lupo mannaro lo rigeneravano in breve e a sua volta scagliava graffi e pugni.  
«Bisogna fermarli» disse Chas.
«Non so come» ammise Donovan. Si sentì totalmente inutile. Un semplice ragazzo umano contro esseri soprannaturali.
«Non meriti tutte le attenzioni che ti dà» ruggì Jordan. «Non meriti nulla!»
«Hai una cotta per lei» replicò Aiden. «Per questo mi hai manipolato nel test. Peggio per te.»
Donovan guardò i due e poi l’amico.
Billy ricambiò lo sguardo e poi corse incontro ai lottatori. Era a un paio di passi da loro, pronto a  dividerli, quando un’aura nera lo immobilizzò e poi lo trascinò indietro.
«Oh no» mormorò Donovan. Capì chi era il responsabile. «Non ci voleva anche lui.»
Nuvole scure riempirono il cielo e la stessa aura nera separò a forza Jordan e Aiden.
«Bene, bene, bene.» La voce proveniva dall’alto. Da un buco tra le nuvole, Oscurità Maggiore galleggiò fino al prato inserendosi tra di loro. «Situazione interessante.»
Donovan vide gli altri tre compagni osservarlo sbigottiti.
«Chi cazzo sei tu?» gridò Aiden.
«È uguale … a Billy» sussurrò Chas.
Billy fu di nuovo libero di muoversi e disse: «Stanne fuori, questa faccenda non ti riguarda.»
«Al contrario» rispose Oscurità Maggiore. «Qui c’è del gran potenziale.» Girò gli occhi verso Aiden.
A Donovan morì il respiro in gola. Non gli serviva avere un quoziente intellettivo elevato, o poteri stupefacenti. Capiva da solo che la situazione era passata da pericolosa a mortale.
 
 

                                                                Continua…?  

lunedì 14 aprile 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 83

Sorge Oscurità Maggiore 8: Sul Viale dei Ricordi Oscuri

 

Billy rimase confuso a fissare la porta del suo appartamento.

Zec lo stringeva a sé, accarezzandogli la schiena. «Passami le chiavi.»
«Sì, giusto». Infilò entrambe le mani nelle tasche davanti dei jeans e frugò fino a trovare il mazzo. Era frastornato. Una parte della sua mente era rimasta con i suoi amici, aveva fatto il viaggio in autobus in silenzio ed era lì sul pianerottolo con gli altri quattro. L’altra parte era ancora in quel parcheggio, a vedere in una sequenza infinita la scena di Nicole che si allontanava dentro l’auto.
«Lascia, faccio io.» Alla sua destra, Michelle gli sfilò gentilmente le chiavi dalle dita e inserì quella della porta nella serratura.
Billy si lasciò condurre all’interno, attraversarono il soggiorno e Zec lo accompagnò fino al divano, facendolo sedere e prendendo posto vicino a lui.
Donovan entrò per ultimo e chiuse la porta. Emise un verso a labbra strette e l’intero corpo fu scosso da un brivido. «Non riesco a pensare a quello che ha fatto Oscurità Maggiore senza tremare. È stato spaventoso.»
«L’estensione del suo talento psionico è sorprendente» esclamò Betty. «In senso negativo» precisò.
«Mi chiedo fino a che punto le ha cancellato la memoria» disse Michelle, posando le chiavi sul tavolo. «Nicole Racher viveva a Dorms, avrà ancora familiari e amici qui, come giustificherà il non riuscire più a venire a trovarli? E cosa farà se sarà obbligata a dover tornare per ragioni personali o legali?»
«Possiamo evitare di parlarne in questo momento» suggerì Zec.
Nel silenzio imbarazzato che seguì, Billy sollevò il capo. Non aveva ascoltato con attenzione i discorsi dei suoi amici, ma aveva seguito una sensazione che gli formicolava nella testa. «Ero collegato a lui. A Oscurità Maggiore. In modo superficiale e sento ancora un residuo e dobbiamo sfruttarlo.»
«Billy, amico, non mi sembri nelle condizioni di fare giochetti mentali» replicò Donovan.
Zec guardò torvo l’altro ragazzo. «Potevi usare un po’ più di tatto, ma sono d’accordo.» Gli massaggiò la spalla destra. «Sei sconvolto, hai avuto … non so neanche come definirlo.»
«No! Dobbiamo farlo ora» insistette Billy. «Con questa traccia psichica che mi ha lasciato addosso, posso accedere ai ricordi dolorosi di Elliott, posso trovare un indizio su cosa lo ha spinto alla scelta del sonno.»
Betty si prese il mento nella mano sinistra, picchiettando l’indice sulla guancia. «In effetti, non ha torto. Avevo svolto delle ricerche dopo la telefonata con Nicole. In ospedale hanno detto di aver diagnosticato a Elliott una malattia come la “Sindrome della Bella Addormentata” e recenti studi ne hanno evidenziata una variante nuova chiamata “Sindrome della Rassegnazione: il paziente si chiude in un sonno senza risveglio a seguito di un evento traumatico. Scovare l’evento potrebbe davvero risvegliare Elliott e annullare tutto. Oscurità Maggiore compreso.»
«Aspetta, non possiamo essere così precipitosi» rispose Donovan. «Prima di tutto, Billy è sotto shock e ripeto non è la condizione ideale. Secondo, cosa accadrà a voi che siete stati mutati dagli effetti del sogno? Nessuno ci ha dimostrato che non svanirete appena Elliott aprirà gli occhi.»
«Abbiamo sempre avuto questo dubbio, ma non abbiamo mai smesso di cercare un modo per chiudere la Bocca dell’Inferno e svegliare Elliott» replicò Zec. «Non cambieremo idea ora.»
Donovan alzò le mani in difesa. «Non intendo questo. Dico solo che possiamo aspettare un momento in cui sia meno stressato e abbiamo raccolto più informazioni.»
Billy si mise in piedi. «Non possiamo perdere altro tempo. Ogni minuto che passa, la traccia mentale si indebolisce e rischiamo di non avere più un’occasione simile.»
Michelle si slacciò il cardigan. «Ok, però non sei mai risuscito ad avere un contatto volontario e prolungato con la mente di Elliott. Nemmeno quando eri in piena forma e gli eri molto vicino. Sei sicuro di riuscirci adesso? E se Oscurità Maggiore ti percepisse?»
«Usiamo la Falce, è qui in casa, giusto?» Betty avanzò verso il centro del soggiorno, a pochi passi da lui. «Faremo come ha fatto Sasha: ti aiuteremo, potenziando il tuo potere mentale e allo stesso tempo ti nasconderemo a Oscurità Maggiore.»
Zec inarcò un sopracciglio. «Siamo davvero in grado di farlo?»
Billy non lo sapeva, ma individuò un’ombra tremolare all’angolo della porta d’ingresso e una figura prendere forma. Un personaggio che gli era familiare. «Di sicuro può farlo lei.»
Gli altri alzarono e voltarono lo sguardo, seguendo il suo.
La Prima Cacciatrice mosse tre passi nella loro direzione.  «Posso. Tu sei in grado di sopportare ciò che vedrai?»
«Sempre criptica e poco rassicurante» commentò Donovan. «Dobbiamo capire come fa a essere sempre dove vuole, quando e come vuole.»
La donna dall’aspetto primitivo piegò di lato il viso nella direzione del ragazzo. «A tempo debito, tutto sarà chiaro.» Riportò lo sguardo su di lui. «Inoltrarsi in sentieri oscuri porta un dolore lacerante. Sei convinto della decisione?»
Billy si morse il labbro inferiore. Era ancora diviso in due. La sua volontà di mettere fine ai piani di Oscurità Maggiore lo spingeva ad accettare; il terrore di sperimentare ancora quel senso di perdita, come essere spezzato dall’interno, lo frenava.
Zec si alzò dal divano, fermo al suo fianco, gli strinse con i palmi le spalle. «Appoggeremo ogni tua scelta e ti staremo a fianco. Decidi in pena libertà.»
La sua voce calda e rassicurante fu come una medicina. Billy sapeva cosa voleva nel profondo: proteggere i suoi amici. La scelta gli parve ovvia. «Accetto. Aiutaci e guidaci nella ricerca del dolore di Elliott.»
La Prima Cacciatrice avanzò fino a essergli di fronte. La mano destra scivolò sulla sua gota, regalandogli una carezza. «Mio piccolo guerriero coraggioso.» Allungò poi il braccio sinistro, il palmo aperto rivolto all’esterno. La Falce volò dalla stanza da letto e planò per permetterle di stringere l’impugnatura in metallo con le cinque dita.   
Michelle sgranò gli occhi. «Non immaginavo potesse farlo.»
«Silenzio. Dovete essere concentrati» li ammonì la donna. «Venite intorno a noi. Sedetevi e formate un cerchio.»
Billy osservò gli amici muoversi rapidi e silenziosi per eseguire il comando. Lei gli fece segno si sedere a sua volta e fece altrettanto,  a gambe incrociate e in modo da potersi guardare in viso.  
«Le incursioni mentali sono insidiose» disse, rivolta a lui e ai compagni. «Bisogna essere come un animale capace di passare dallo stato di predatore a quello di preda. Vigili. Veloci.»
Billy annuì. «Cosa devo fare?»
La Prima Cacciatrice sorresse dal basso la Falce, distendendola in orizzontale. «Afferrala nel punto sopra le mie mani. Ritrova nei tuoi pensieri quella traccia di Oscurità Maggiore che è rimasta impigliata e lasciati avvolgere.» Alzò lo sguardo sui quattro ragazzi seduti in cerchio. «Voi mantenete le vostre menti su Billy. Non dovete farvi invadere da altri pensieri o ricordi. Terrò tutti noi occultati da invasori esterni.»
La donna chiuse gli occhi.
Donovan, Michelle, Zec e Betty chiusero gli occhi.
Billy adagiò le dita sul metallo freddo della Falce e strinse con forza. Chiuse gli occhi e cadde in un vuoto improvviso. Si aggrappò alla sensazione di superiorità provata in connessione con Oscurità Maggiore. Dietro le palpebre serrate vide una massa scura e si lasciò sprofondare.
 

Annusò l’odore di erba bagnata. Udì il picchiettare della pioggia su ombrelli. Avvertì sulla pelle l’umidità.

Billy riaprì le palpebre e scrutò l’ambiente intorno. Elliott era in piedi, con una felpa e dei pantaloni neri, al cimitero. Stringeva tra le mani un’urna, davanti a una buca, accanto a una lapide. Alle sue spalle una decina di persone tra uomini e donne, vestiti di scuro e dai volti indistinguibili, lo distanziavano di poco, coperti da ombrelli aperti per ripararli.
Le lacrime scendevano senza sosta dagli occhi di Elliott, percorrendo i contorni del suo volto e mischiandosi poi con la pioggia caduta sulla felpa. Avanzò e si inginocchiò sul terreno svuotato, allungando in avanti le mani con cui sosteneva l’urna.
Billy si sporse per vedere meglio, leggere il nome sulla lapide, o cogliere un particolare dell’oggetto pronto a essere sotterrato. Fu trascinato in avanti, l’intero luogo fu risucchiato come in un vortice invisibile.
Quando ritrovò l’equilibrio, era altrove.
Riconobbe il retro di un’ambulanza, Elliott era seduto, dandogli le spalle e coprendo qualcuno disteso.
Udì un flebile rantolio e un respiro faticoso.
Billy notò la schiena di Elliott scossa e a fatica lo sentì pronunciare parole indecifrabili per colpa dei singhiozzi. Si avvicinò per ascoltare e di nuovo l’immagine davanti a lui fu squarciata.
Una forza improvvisa lo strattonò, fu sbalzato in un altro posto e con fatica resistette alla nausea e alle vertigini.
Barcollò, cadendo su una sedia da scrivania. Si guardò attorno e la stanza in cui era finito era la camera di Elliott, la stessa in cui lo aveva visto mentre prendeva la decisione di indursi il sonno.
Billy si alzò e rivide Elliott steso a letto, però era più giovane rispetto ai ricordi precedenti. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, il volto era arrossato e il corpo mosso dagli spasmi della febbre.
Compì un passo e i loro sguardi si incrociarono.
«Questa volta brucerò e basta.» La voce di Elliott era un sussurro.
Billy la udì alla perfezione e poi fu un divampare di calore opprimente.
 

Billy balzò in posizione eretta, annaspando per cercare l’aria.

Il rimbombo metallico della Falce che cadeva sul pavimento lo riscosse, ridando pace ai suoi sensi e mostrandogli di essere nel suo appartamento.
Zec fu subito in piedi al suo fianco. «Stai bene? Abbiamo assistito a tutto con te.»
Billy lo guardò confuso. Doveva mettere ordine tra quei ricordi rivissuti a velocità aumentata, ma si accorse subito della mancanza di qualcuno. «Dov’è la Prima Cacciatrice?»
«Quando abbiamo aperto gli occhi, non c’era più» gli rispose Donovan. Sciolse le gambe incrociate e si rialzò. «E non sono sorpreso.»
Betty si avvicinò e gli sfiorò il braccio sinistro. «Quello che abbiamo visto… credo fossero eventi legati alla morte di qualcuno. Hai idea di chi fosse?»
Billy scosse la testa. «È stato troppo, in tutti i sensi.» Era triste, immalinconito, arrabbiato, rassegnato e non riusciva a spiegarsi il miscuglio di quelle emozioni.
Michelle si alzò da terra e si andò a sedere sul divano. «Quell’ultima frase, ha un qualche significato per te?»
Billy non ne era certo. Il suo istinto gli suggerì che era il mezzo per interpretare tutto il resto fino a comprendere l’intera sequenza. «Non ancora. Però posso dirvi che sono già stato in quella camera da letto, poco prima di cadere nello stato catatonico all’istituto Reicdleyen e quelle parole mi suonano come un avvertimento. Sono la nostra unica possibilità di conoscere le vere ragioni della scelta di Elliott.»
 
 

                                                                      Continua…?

lunedì 31 marzo 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 82

Sorge Oscurità Maggiore 7: Come Punisce l’Oscurità

 

Le porte dell’autobus si aprirono con un cigolio, Billy scese per primo, udendo i compagni dietro di lui. Si fermò sul marciapiede accanto alla colonna degli orari delle corse e alle sue spalle rimbombò il fischio del motore del mezzo, mentre ripartiva proseguendo il suo giro.

Billy sbloccò il display dello smartphone e lesse per la quarta volta il messaggio di Nicole Racher. «Siamo in anticipo di dieci minuti, ma il posto dell’appuntamento è questo.» Guardò davanti a sé e vide l’insegna illuminata della stazione di servizio della catena  RoadGrill.
«Mi ha scritto Kerry» fece Betty, rivolgendosi a lui e agli altri tre compagni. «Lei e Kenny staranno all’erta e sono pronti a intervenire in caso Oscurità Maggiore si manifesti a Dorms.»
Donovan si scrocchiò il collo. «Da una parte è stata una buona mossa fissare l’incontro subito fuori città, ma conferma che la tua amica teme l’altro te oscuro quanto, o forse più di noi.»
Michelle pescò dal tubo di cartone una patatina al gusto paprica e la masticò agitata. «Lo si capiva anche da come ha chiuso la telefonata due giorni fa.»
«Dobbiamo stare proprio qua fermi alla fermata?» domandò Zec. «Non è meglio aspettarla dentro al RoadGrill
Billy scosse la testa. «Dopo la nostra ultima esperienza in un edificio chiuso con altre persone, preferisco restare all’aperto. E non perdetemi di vista!»
Betty gli si accostò. «Sono d’accordo, però rimani calamo. Non credo Oscurità Maggiore sappia del nostro piano, altrimenti ci avrebbe fermato prima ancora di arrivare qui.»
Billy annuì, ma non ne era affatto convinto. Quell’essere era superiore a lui in quanto a capacità psichiche. Supponevano che allontanarsi da Dorms fosse una buona idea per restare fuori dalla sua sfera di azione, ma non ne avevano la certezza.  
«Lo scopriremo tra poco.» Donovan fece un cenno con la testa alla loro destra.
Un’automobile grigia si era fermata nel parcheggio dell’area di sosta del RoadGrill e ne era scesa una donna sui trentacinque anni dalla pelle scura e i capelli legati in uno chignon.
Billy si mosse per primo e i compagni gli furono dietro, attraversarono la strada e la raggiunsero.
«Ciao Nicole, scusa per la fretta» le disse.
«Non preoccuparti, ho capito la gravità della situazione. È bello rivederti.» Nicole gli sorrise, ma il modo con cui rigirava il ciondolo del portachiavi tra le dita, tradiva la sua ansia. «Ci sediamo dentro a un tavolo e parliamo?»
«Meglio se restiamo nel parcheggio» rispose Donovan. «Per la sicurezza degli altri.»
«Allora è davvero una situazione orribile» commentò Nicole. «Vi ha già attaccati? Messi alla prova? Qualcosa di peggio?»
Billy notò gli occhi degli amici puntati su di sé. «Sì, a tutte e tre le domande. Mi ha controllato e reso sonnambulo quasi due volte. Ha trasformato una mattinata a scuola in un incubo surreale solo perché non avevo parlato di lui ai miei amici e ci ha detto che non vuole farci svegliare Elliott. Però sappiamo che è l’unica soluzione per risolvere tutto.»
Nicole espirò e sfuggì al suo sguardo.
«Ho mantenuto la promessa che ti ho fatto al Reicdleyen» continuò lui. «E tu adesso devi mantenere la tua. Ho… abbiamo bisogno del tuo aiuto.»
«Vorrei, ma speravo avessimo più tempo.» Nicole si voltò a guardarlo di nuovo. «Voglio svegliare Elliott, purtroppo non so nemmeno io come.»
«Puoi cominciare spiegandoci perché ti ha terrorizzata tanto sentir nominare Oscurità Maggiore» disse Zec.
Nicole strinse più forte il portachiavi. «Quello era il modo in cui Elliott definiva una parte di sé.»
Betty spinse sul naso la montatura degli occhiali. «Devi darci altri dettagli.»
«Tu lo hai conosciuto prima che si chiudesse nel coma» sottolineò Michelle. «Cosa significava quel nome per lui?»
Nicole arretrò di qualche passo e appoggiò la schiena alla portiera chiusa della sua auto. «Da adolescenti, quando mi rivelò dei suoi poteri e me li mostrò, notai che c’era qualcosa in lui… un aspetto del suo carattere, un’indole, che lottava per tenere a bada. Ne parlammo e mi disse che a volte era sopraffatto dal dolore, dalla rabbia, dal desiderio di punire gli altri e restituire la sofferenza che gli davano. Percepiva che con i suoi poteri poteva dar sfogo a tutto quell’odio, come non riusciva a fare in modo… normale.»
«Capita a tutti» replicò Donovan, stringendosi nelle spalle. «Chiunque di noi ha provato qualcosa di simile.»
«Lo ha mai fatto per davvero?» domandò Billy. «Ha usato i suoi poteri per far del male intenzionalmente a qualcuno?»
«No, ne sono sicura.» Nicole abbassò lo sguardo e poi lo alzò di colpo. «In ogni caso ero preoccupata e spaventata. Così, gli chiesi di non usare più i suoi poteri. Di non provare nessun nuovo trucco, o di capire fino a che punto poteva spingersi. In pratica mi feci promettere di far finta di non averli, vivere come se non possedesse quelle… capacità. E lui acconsentì.»
Betty fece un passo avanti. «Aspetta, ci sati dicendo che dai tempi del liceo, circa, Elliott non ha mai più esercitato i suoi talenti psionici?»
Nicole annuì. «A quanto ne so è andata così. Temeva di non sapere quale fosse il limite, di cedere al sé oscuro e assecondò la mia richiesta.»
Billy la osservò colpito. Nonostante al loro primo incontro i ricordi del passato insieme tra lei ed Elliott avevano sbloccato il suo stato catatonico, non aveva capito quanto fosse profonda l’amicizia che nutriva. «Doveva fidarsi parecchio di te, se ha rinunciato a una parte di sé tanto grande.»
«Già…» Ancora una volta Nicole evitò di guardarlo in volto. «Ed è per questa ragione che mi consegnò la lettera che ti ho fatto avere. Mi disse di non poterla affidare a nessun’altro.»
Zec si infilò le mani nelle tasche delle giacca. «Tutto torna. Al liceo Elliott smise di usare i poteri e quando alla fine cedette e si lasciò andare al sonno, è ripartito dal punto in cui si era interrotto.»
Michelle ingoiò una nuova patatina. «Però vuole anche dire che Oscurità Maggiore cova il suo rancore e la rabbia da tutti quegli anni… ecco perché è una potenza inarrestabile.»
«Quello di cui abbiamo bisogno sono informazioni su cosa gli è successo negli anni successivi» disse Billy. «Nelle mie connessioni con lui, ho visto e provato sensazioni di angoscia verso i suoi… nostri genitori. Si è occupato di loro, ma non so altro. Deve essere successo qualcosa, talmente brutto da essere un dolore che lo ha portato a chiudersi in uno stato simile a un coma.»
«Non so nulla di preciso.» Nicole alzò il capo e si voltò a guardarlo. «Come ti ho già detto, le nostre vite hanno preso strade diverse. Avevo qualche notizia frammentaria su una malattia di suo padre, o sua madre, o entrambi. Nulla di preciso.»
«Fai uno sforzo» insistette Billy. «Oscurità Maggiore mi ha messo in guardia sul dolore che gli ha procurato quel periodo. È tanto devastante, da dirmi che divora Elliott dall’interno e farà lo stesso con me se scaverò a fondo per scoprirlo. Però significa anche che accettarlo e conoscerlo è la nostra unica arma per batterlo.»
Il vento soffiò violento. Di colpo.
Lattine vuote e bottigliette di plastica rotolarono ai loro piedi sull’asfalto. I cartelloni pubblicitari si piegarono e sventolarono. Il tubo di cartone con le ultime  patatine sfuggì dalle mani di Michelle, perdendosi al di là dell’area di sosta.
Il cielo da blu-viola vicino al crepuscolo, divenne grigio scuro e una sagoma nera discese dalle nuvole.
«Non potrà mai risponderti.» Oscurità Maggiore si manifestò nella sua forma di doppione venticinquenne di Elliott e Billy, galleggiando nell’aria, pochi metri sopra le loro teste. La sua voce rimbombò in modo innaturale, come l’effetto del dolby surround in una sala cinematografica. «Sentivo puzza di bugiarda traditrice da chilometri di distanza.»   
Billy si morse il labbro inferiore. Li aveva trovati. Anche lontani da Dorms era riuscito a  rintracciarli e senza destare sospetti nei gemelli Wood. Cercò di prendere il braccio della donna, ma lei camminò in avanti, superandolo.
Nicole Racher guardò Oscurità Maggiore sbigottita. «Sei uguale a lui. A entrambi. E alla fine, è questo quello che pensa di me?»
«Eri mia amica e mi hai abbandonato.»
«Ho vissuto la mia vita. Non è un crimine.»
Oscurità Maggiore digrignò i denti. «Mi hai cancellato. Non puoi rispondere alle domande su Elliott Summerson perché non c’eri mentre andava in pezzi. Non hai mai provato a cercarlo, a dargli sostegno.»
Nicole chiuse le mani a pugno, piegò le braccia e si schermò il petto, il cappotto scuro schiacciato sul corpo e la parte inferiore sventolava sotto le ginocchia, mentre cercava di procedere verso l’entità, combattendo il vento che la spingeva indietro. «Va bene, posso aver commesso degli sbagli. Ormai il passato è passato. Sono qui adesso. Parla con me.»
«Tempo scaduto Nicole Racher. Hai avuto la tua occasione con Billy Springday. Lui è la parte buona. Io sono Oscurità Maggiore, a quanto pare il Big Bad della stagione.»
Billy avvertì una scossa elettrica alla spina dorsale e poi una fitta alle tempie. Sgranò gli occhi e fissò l’altra parte presente sul posto della sua surreale trinità. Lo colse la consapevolezza di dover avvertire la sua amica di un pericolo imminente, ma non uscì un suono dalla sua bocca.
«Nonostante tutto, la colpa maggiore che hai è di aver impedito ad Elliott Summerson di sviluppare i suoi poteri, di crescere imparando a sfruttare le sue capacità. Se lo avessi spronato, anziché frenato, quel grande dolore si sarebbe potuto evitare. Per questo sarai punita.» Oscurità Maggiore alzò gli occhi oltre lei e fissò loro cinque. «Questa punizione vi sia di monito: vi avevo avvertiti di non tentare in nessun modo di sbarazzarvi di me e intralciare la continuità del sogno. Ora imparerete cosa accade se mi disubbidite.»
Billy si buttò in avanti, provando a correre controvento. «Nicole!» gridò. Le folate lo respinsero al suo posto.
Oscurità Maggiore discese in un battito di ciglia davanti a Nicole Racher e posizionò i palmi aperti ai lati del suo capo. «Non avrai più alcun ricordo di Elliott Sumemrson e del vostro passato in comune. Perderai qualsiasi interesse per la città di Dorms, se mai dovesse insorgerti la più piccola curiosità su questo luogo, cambierai idea e non ci metterai piede. Mai più.»
Nicole si irrigidì. Il suo sguardo divenne fisso e poi vacuo. Abbassò le braccia, aprì i palmi e l’anello del portachiavi le rimase impigliato nel dito medio della mano destra. Con gesti meccanici compì un mezzo giro e camminò diretta alla sua automobile.
Billy avvertì un senso di perdita. Con la mente e il cuore sapeva di non essere più parte della vita della donna. La osservò passare accanto a lui e ai suoi amici, ignorandoli. Come se non la riguardassero. Come se fossero dei perfetti sconosciuti.
«Dobbiamo aiutarla» intervenne Betty.
Con un groppo stretto nella gola, Billy disse: «Non possiamo fare più nulla per lei.»
Procedendo come un automa, Nicole aprì la portiera del guidatore e s’infilò nell’abitacolo.
Il vento cessò con la stessa tempestività con cui era partito il suo soffio.
Il cielo tornò dei colori che precedono l’imbrunire.
Oscurità Maggiore era andato via senza annunciare la sua partenza.
Billy si attaccò al braccio di Zec, come se fosse l’unica ancora per non farlo sprofondare. «Spostiamoci di qui.»
Zec lo abbracciò camminando al suo passo, Donovan, Betty e Michelle li seguirono senza ribattere.
Nicole mise in moto, l’auto fece retromarcia e uscì dall’area di sosta.
Billy la osservò imboccare la strada inversa a Dorms. Diretta a casa sua. Una coppia di lacrime gli bagnarono le guance. «Addio per sempre, amica mia.»
 
 

                                                                    Continua…?