Il
Gioco del Branco 35: Sparisci sul più Bello
Michelle lanciò sul letto il vestito
verde, mandandolo a far compagnia a quello arancione e a quello nero, che
credeva di aver indossato solo a un funerale di qualche vecchia zia.
I minuti passavano, l’ora
dell’appuntamento al Wild Burger si
avvicinava e lei non sapeva cosa mettersi.
Sospirò sconsolata davanti alle ante
aperte del suo armadio, osservando i vari indumenti appesi e piegati, non
trovando nulla che la convincesse, o le sembrasse adatto.
«Carotina, sei ancora così?»
La voce di Dana la colse di sorpresa, ma
le diede sollievo. Si girò e notò gli ultimi sbuffi di fumo violaceo svanire,
ritrovandosi la giovane demone dalla pelle rubino sdraiata sul bordo opposto
del materasso a quello con gli abiti sparpagliati.
Michelle le aveva mandato un messaggio
per invitarla, dato che i suoi amici erano delle coppie si era detta che poteva
avere anche lei la fidanzata con sé, ma si sarebbe aspettata una risposta per
iscritto, anziché vederla comparire nella sua stanza.
«La fai facile tu, vai in giro con quel
top e i pantaloni aderenti e sei uno schianto» le disse. «E lo saresti con
qualsiasi cosa addosso.»
Dana sorrise e si alzò dal letto. «Avevamo
concordato che non avresti più avuto paranoie sull’aspetto fisico.»
«Non è per quello, ma non so come andare
a questa cena.»
«Esci con i tuoi amici, non vai a un
ricevimento reale» la canzonò Dana. Si spostò davanti all’armadio e passò in
rassegna i vestiti. Afferrò quindi due grucce: una con un paio di pantaloni di
velluto a coste bordeaux e un maglione di lana lilla. «Ecco qui, casual ed
elegante.»
Michelle osservò i due capi, già
valutati e scartati poco prima, trovandoli questa volta perfetti. Prese dalle
mani dell’altra gli abiti e iniziò a sollevarsi la maglietta per svestirsi,
bloccandosi quando si accorse degli occhi della fidanzata su di lei.
«Non dirmi che sei in imbarazzo» disse
Dana.
Lei si morse il labbro inferiore. «Un
pochino.»
«Non devi. Hai un corpo eccitante.» Dana
le andò più vicina e posando i palmi sul dorso delle sue mani, la aiutò a togliersi
completamente la maglia. Con l’indice destro seguì la linea della coppa del
reggiseno rosa. «Sei sexy, devi solo cominciare a sentirti anche tu così.»
Michelle fu percorsa da un brivido, ma
invece che tremare si sentì avvampare.
Dana le si avvicinò, un contatto stretto
al punto che i loro seni erano premuti e la baciò con foga, cercando la lingua
nella sua bocca.
Lei la lasciò fare e l’accolse con
piacere tra le labbra. Si erano già baciate in passato, ma questo fu come
un’esplosione. Era un piacere simile a gustare del buon cibo, ma più intenso,
non si sentiva sazia di Dana.
La ragazza demone le passò una mano
sulla schiena, girando intorno alle sue forme abbondanti con un tocco delicato
e arrivò al bottone dei jeans.
Michelle si riscosse e si staccò da lei,
ricordandosi di colpo dove si trovassero. «Mia madre è di sotto. Non sa che sei
qui, ma potrebbe saliere da un momento all’atro senza bussare.»
«Il brivido del pericolo» sussurrò Dana.
«No, sul serio, è meglio fermarsi»
riprese Michelle. «E poi siamo in ritardo per la cena.»
Dana mise il broncio, ma poi ripiegò le
labbra in un sorriso. «Va bene, avremo un’altra occasione. Posso avere il
piacere di guardarti mentre ti cambi?»
Fu Michelle a sorridere. Annuì con un
senso di euforia. L’imbarazzo era passato e l’allettava l’idea di spogliarsi
davanti alla sua ragazza.
Slacciò i pantaloni e li fece scivolare
fino ai piedi nudi. Rimase qualche istante in reggiseno e mutandine a farsi osservare dall’altra. Poi
notò un mutamento nella sua espressione.
Dana emise un lamento di fastidio e si
coprì con il palmo l’orecchio destro. «Non vogliono proprio lasciarci in pace.»
Abbassò la mano e aggiunse: «Chas sta facendo qualcosa con la sua voce e non è
niente di divertente.»
«Riesci a rintracciare dove si trova?»
«Certo, ma cosa vuoi fare?» le chiese la
ragazza.
«Dobbiamo andare a controllare cosa
combina» rispose Michelle. «Magari riusciamo a cavarcela da sole e non ci
rovinano la cena.»
La ragazza demone sospirò. «Come vuoi. Vestiti
e ti trasporto lì.»
«Sì, ma devi aspettarmi fuori di casa»
rispose Michelle. «Mia madre sa dell’appuntamento e si insospettirebbe se non
mi vedesse uscire dalla porta.»
Dana rise e svanì nel suo vorticare di
fumo viola.
Comparvero davanti all’ingresso del Wild Burger, lo stesso luogo
dell’appuntamento e questo mise in allarme Michelle. Osservando le vetrine
crepate e la gente all’interno riversa sui tavoli e sul pavimento, capì che era
successo qualcosa di molto grave.
«Maledizione!» imprecò Dana. «Se ne è
già andata.»
Prima che Michelle potesse porre
domande, udì il rumore di passi concitati sul marciapiede. Si voltò alla sua
sinistra e vide arrivare di corsa Billy e Zec.
«Sei già qui… state bene?» domandò Zec,
sconvolto.
«Siamo appena arrivate» rispose
Michelle. «Tua sorella ha sentito Chas usare il suo potere e mi ha portata dove
si trovava. Ma cosa è successo?»
«Lei e Jordan hanno preso Betty e
Donovan» sentenziò Billy. Poi le puntò quasi sulla faccia il display del suo
cellulare, mostrandole un messaggio. «È opera di Kate, vuole ucciderli per pareggiare
la morte di Crystal.»
Michelle afferrò il telefono e lesse in
silenzio. «Si è firmata come K, di nuovo, non più come S» notò. Dana osservò lo
schermo a sua volta da sopra la sua spalla e poi arretrò. Restituì l’oggetto al
proprietario e chiese: «Noi siamo tutti qui, ma dove sono loro?»
«Forse aspettava fossimo riuniti»
ipotizzò Zec.
Dana incrociò le braccia sul petto. «Ha
senso, ma per quale ragione? Tu e Michelle siete potenti e potete contrastare
Jordan e Chas senza difficoltà, è ovvio che sia una specie di trappola, ma
senza indicazioni sul dove ha portato Donovan e Betty come…»
L’urlo di dolore di Billy la interruppe.
Michelle e gli altri si accalcarono
intorno al ragazzo. Si reggeva la testa con entrambe le mani, il suo volto era
distorto da una smorfia e le palpebre serrate. Di colpo rilassò i lineamenti e
spalancò gli occhi.
«Al cimitero» disse. «Ho visto Kate e
Donovan e Betty. Li ha portati lì.»
«Dobbiamo andare anche noi» constatò
Michelle.
«Ok, stringetevi intorno a me, faremo in
un attimo» ordinò Dana.
Zec posò una mano sulla spalla della
sorella. «Grazie.»
Michelle notò l’espressione
piacevolmente sorpresa della sua ragazza, poco prima che il fumo viola li
avvolgesse.
Si dipanò in un battito di ciglia e si
ritrovarono all’interno del cimitero.
Guardandosi intorno, Michelle si rese
conto che era ormai buio. I lampioni esterni e il bagliore soffuso della luna
erano l’unica fonte di illuminazione. «Da che parte andiamo?»
Billy si mosse incerto, sembrò studiare
il luogo come per rimettere in ordine un immagine vista in precedenza. «Da
questa parte. Riconosco quell’abete, la visione del mio senso soprannaturale mi
ha mostrato la tomba di Crystal DiVittis, li ha portati lì.»
Camminarono tra l’erba umida e i
ciottoli di pietra, le lapidi sfilavano ai lati del loro percorso e l’aria
soffiava fredda.
Michelle si strinse nel suo piumino e
guardò Dana con spalle e braccia scoperte. «No hai freddo?»
Dana scosse la testa. «Vantaggi della
pelle da demone. Piuttosto, avete idea di cosa intenda fare Kate e soprattutto
di come fermarla?»
Zec si girò per guardarla. «No, nella
fretta di correre per trovare Betty e Donovan, non abbiamo riflettuto su
nessuna strategia.»
«Agiremo sulla difensiva» rispose Billy.
«Il nostro unico obbiettivo sarà mettere in salvo i nostri amici. Qualsiasi
cosa accada, dovete preoccuparvi solo che nessuno di voi venga ferito.»
Il suo tono non dava spazio a repliche.
Michelle si sorprese che Zec o Dana non provassero a ribattere, soprattutto la
sua ragazza. Capiva le ragioni dietro le parole di Billy, ma dubitò che
preoccuparsi di proteggersi l’un l’latro fosse abbastanza contro una nemica con
il chiaro intento di ucciderli.
La scena che si presentò davanti ai suoi
occhi la distolse dai pensieri e bloccò la sua marcia insieme a quella degli
altri.
Betty e Donovan erano in ginocchio sul
terreno davanti alla lapide di Crystal DiVittis. Chas alle spalle della ragazza
e Jordan a quelle del ragazzo, li tenevano fermi: una mano sui polsi incrociati
dietro al schiena e l’altra premuta sulla nuca.
Con le dita artigliate posate sul bordo
superiore in pietra della lapide, dietro al monumento svettava la figura
imponente di Kate e li osservò con un ghigno. «Ci siete tutti, anzi qualcuno in
più.»
«Questa volta non me ne andrò» disse
Dana, intuendo si riferisse a lei.
«Non sei comunque una minaccia» rispose
Kate. «Ho preso le dovute precauzioni in modo che questa esecuzione non si
trasformi in uno stupido siparietto canoro.»
«Non ci sarà nessuna esecuzione»
sentenziò Billy. «Non ucciderai nessuno.»
Michelle ammirò la sua sicurezza, però
Kate non era tipo da fare minacce a vuoto e lo aveva dimostrato ampiamente
negli ultimi mesi.
Kate ringhiò e sorpassò la lapide,
avanzando fino a fermarsi davanti ai suoi due prigionieri. «Non hai proprio
capito con chi hai a che fare. Non sono una ragazzina impaurita che finge di
essere grande per difendersi. I tuoi amici moriranno questa notte.»
«E cosa otterrai?» La domanda nacque
spontanea sulle labbra di Michelle e non si trattenne dal pronunciarla. «Ci
procurerai dolore, sofferenza, piangeremo senza fermarci, ma non cambierà
niente per te.»
«Non sai quanto ti sbagli» ribatté Kate.
«Perché pensi di provare gioia? Forse,
ma durerà poco» disse Zec.
«Stupidi» li apostrofò la donna. «Quello
che sta per avvenire qui è un vero e proprio sacrificio. Le vite dei vostri
amici, di tutti voi, per quella di mia sorella. Con la vostra morte non solo
ripagherò Elliott con la stessa moneta, ma resusciterò anche Crystal.»
«Sei pazza, non è possibile far tornare
nessuno in vita» gridò Billy. «Il potere psionico che crea l’energia della
Bocca dell’Inferno non arriva a tanto.»
Kate rise ancora. «Lo credi tu.»
«Sei tu che non vuoi capire» intervenne
Michelle. «I gemelli Wood volevano fare lo stesso con loro padre, ma hanno
realizzato che lui non sarebbe tornato in vita. Qualunque cosa avessero
ricreato era solo un orrore con le sue sembianze.»
«Questo perché non ragionate come me, io
vedo il potenziale di ciò che Elliott ha creato» spiegò Kate soddisfatta. «Questa
energia psichica, o come la volete chiamare, prende spunto dalla Bocca
dell’Inferno della vostra adorata Buffy,
però è anche molto simile al Nemeton e se si sacrifica qualcuno su quella fonte
di potere, si può ottenere ciò che si vuole.»
A Michelle mancò il respiro. Ricordò la
stessa spiegazione per bocca del Druido Oscuro in Teen Wolf; si rese conto solo in quel momento che con molta probabilità
la scelta di quella versione di Sasha di ispirarsi alla serie tv sui licantropi
avesse quell’obbiettivo fin dal principio.
«Non lo puoi sapere con assoluta
certezza» fece Zec. «Lo abbiamo imparato prima di te, non c’è nulla di sicuro
in questa situazione.»
«È così» confermò Billy. «Perfino io che
sono un’emanazione di Elliott, non so mai cosa aspettarmi, pur provando a
seguire le regole delle serie tv.»
«Non mi sbaglio» insistette Kate. «E
questa è la mia garanzia di successo.» Allungò le braccia in avanti e aprì i
palmi. Tra di essi si sprigionò un bagliore cremisi, si allungò e assunse la
forma di un’arma.
La Falce.
Michelle impallidì. Lo strumento più
potente che conosceva era in possesso di quella folle.
Kate la strinse con entrambe le mani,
impugnandola sotto la lama e sopra il paletto di legno. «Uccidendovi con
questa, Crystal vivrà di nuovo.»
Non potevano attenersi all’idea di
essere in difesa, Michelle si ripeté che doveva almeno provare a sottrargliela,
ma qualcun altro agì prima di lei.
Billy balzò in avanti, si scagliò contro
Kate. A pochi centimetri dallo sfiorare con le dita l’arma, il suo corpo svanì
nel nulla.
Continua…?