martedì 15 ottobre 2019

Darklight Children - Capitolo 106



CAPITOLO 106
Chiarimenti



Non appena scesero dal pulmino furono accompagnati da due inservienti nella stessa sala ristoro, in cui si erano rifugiati nella loro precedente visita al C.E.N.T.R.O.
A Naoko fu permesso di condurre anche i suoi gatti nella struttura. Ombra e Scintilla giocavano tra loro sul pavimento, davanti ai piedi della padrona, superando più velocemente degli umani i tragici eventi della serata.
Hans li aveva lasciati soli dicendo di dover predisporre delle misure di sicurezza e poi sarebbe tornato per discutere una strategia. Nel frattempo aveva affidato le loro cure a Clara Cluster.
«Posso farvi preparare dei bagni caldi o potete usare le docce, se preferite» offri cordialmente la donna. «E se avete fame, mando i responsabili nelle cucine.»
Tutti declinarono gentilmente. Erano troppo stanchi e sconvolti per compiere qualsiasi azione.
«Potrebbe portarci dell’acqua?» domandò Yuri, notando che Sabrina stava per risvegliarsi.
Clara annuì e uscì dalla sala.
Leonardo passò in rassegna i loro volti. Tutti seduti intorno a un tavolo rettangolare, ognuno perso in pensieri ed elucubrazioni. Nessuno sembrò avere il coraggio di iniziare una conversazione, e d’altro canto lui stesso si ripeteva che non c’era nulla da dire: dovevano stabilire una strategia per combattere DiKann, la battaglia più difficile che avessero mai affrontato, ma non erano per niente prepararti a farlo.
Samuele comparve sulla porta, con il braccio destro stringeva al petto tre bottigliette di plastica sigillate con l’acqua minerale e ne teneva altre due in bilico tra le dita della mano sinistra.
«Ciao» disse vedendo i loro occhi puntati su di sé. «La professoressa Cluster mi ha mandato a portarvi queste.» Posò le bottigliette sul tavolo e poi si girò cercando Marcus. Lo trovò illeso seduto su una sedia e gli corse incontro.
«Samuele…» fece Marcus, mentre il ragazzino gli stava di fronte impalato. Prima che potesse terminare la frase, Samuele gli buttò le braccia al collo e lo strinse.
Leonardo rimase sorpreso. Non aveva immaginato ci fosse un legame così intimo tra i due. Quel gesto però lo rincuorò. Dopo tanta violenza, una sincera dimostrazione di affetto era l’unica cosa di cui avessero davvero bisogno.
«Dove siamo?» domandò Sabrina frastornata, ridestandosi lentamente.
«Al C.E.N.T.R.O. Hans Strom ci ha portati in salvo» rispose Yuri. Aprì una delle bottigliette e la porse alla fidanzata. «Tieni, bevi un sorso d’acqua.»
Lei la prese tra le mani e bevve a piccoli sorsi.
A quel punto Marcus staccò gentilmente Samuele da sé. «Non dirmi che eri preoccupato per me. Sto bene.» Allargò le braccia così che potesse constatarlo di persona. La sua giacca era sgualcita e la camicia e i pantaloni pieni di terra, ma non c’erano segni evidenti della lotta con Erica. «Vedi? Neanche un graffio.»
«La professoressa Cluster me lo aveva detto, ma volevo esserne sicuro.» Samuele si voltò poi in direzione di Patrick. Lo raggiunse e lo scrutò. «Sono contento che stai bene anche tu.»
Patrick sorrise. «Grazie, sei gentile.»
«Samuele, c’è una cosa che devi sapere su Jonathan ed Erica» lo richiamò Marcus.
«Giusto» replicò l’altro accorgendosi solo in quel momento che non li vedeva in mezzo al gruppo. «Come mai non sono qui con voi? Il direttore li ha portati nel suo ufficio per punirli?»
«Non esattamente» temporeggiò Marcus.
Leonardo rabbrividì riportando alla mente il ricordo della loro metamorfosi.
«Vedi, Samuele, i tuoi amici hanno agito in maniera sbagliata, senza pensare alle conseguenze» intervenne Patrick. «Jonathan ed Erica sono…»
«Dei demoni» s’intromise Sabrina con voce rauca. «Lo erano fin dal momento in cui sono entrati qui dentro e adesso lo sono completamente. Sudici demoni da uccidere.»
«Sabrina!» la riprese Naoko. «Non credo sia il modo migliore per dirglielo.»
«Perché?» ribatté lei. «È giusto che sappia con chi ha avuto a che fare.»
Samuele fece scorrere lo sguardo su chiunque aveva parlato fino a quel momento. «Che cosa significa? Cosa hanno fatto Erica e Jonathan e cosa è successo?»
«Sai che esisteva un Sigillo per tenere i demoni lontani dal nostro mondo?» domandò Patrick.
Il ragazzino annuì.
«I tuoi amici lo hanno infranto e hanno liberato DiKann» spiegò con calma Sara. «Hanno agito senza preoccuparsi del male che avrebbero fatto e DiKann ha visto l’oscurità dentro la loro anima.»
«E li ha trasformati in demoni» concluse Samuele. «Non c’è bisogno che mi trattiate come un bambino, sono stato addestrato qui dentro come loro e li conoscevo abbastanza per vedere che non erano dei santi.» Si rivolse quindi a Yuri e Sabrina. «Li avete uccisi?»
«No, sono diventati dei servitori di DiKann» rispose Yuri.
Patrick si alzò in piedi. «Forse ora è meglio che tu vada a dormire. Non credo che i discorsi che faremo siano adatti a…»   
«Invece è giusto che rimanga.» La voce di Hans colse tutti di sprovvista. L’uomo avanzò nella sala e trascinò una sedia a capotavola. «Lui e Marcus sono gli ultimi elementi validi rimasti della nostra squadra speciale.»
Sabrina scattò in piedi. «La tua squadra di assassini addestrati, vorrai dire.»
«Il loro compito è quello di sterminare i demoni» replicò pacato.
La ragazza serrò entrambe le mani a pugno e le alzò di colpo verso il volto. L’uomo venne strappato dalla sedia e sbattuto contro il muro più indietro. «Era questo il tuo piano fin dall’inizio? Hai finto di prenderti cura di mio figlio, per poi ucciderlo per il rompere il Sigillo?» sbraitò.
«Stai delirando» rispose Hans serio. «Fammi scendere. Subito!»
Leonardo si sporse verso l’amica. «Sabrina, per favore calmati.»
Yuri gli fu accanto. «Sei stanca è sconvolta, non agire d’impulso.»
Sabrina strinse gli occhi a una fessura e Hans cominciò a tossire convulsamente.
«Basta! Fermati» gridò Marcus.
Yuri la strattonò, più deciso. «Smettila!»
«Perché?» domandò lei, ingoiando le lacrime. «Nostro figlio è morto. Lui lo teneva nascosto nei sotterranei, credi davvero che non fosse questa la sua idea fin da principio?»
«Forse… o forse c’è un’altra ragione» intervenne Leonardo. «Diamogli la possibilità di spiegarsi.»
Sabrina lo guardò incerta, spostò gli occhi sul volto del fidanzato serio e infine li puntò con odio sul padre, schiacciato contro il muro.
«Ti prego Sabrina» insistette ancora Leonardo, alzandosi dalla sedia. «Quest’uomo non mi sta simpatico e sicuramente agisce per un suo interesse, ma non posso perderti a causa sua.»
«Perdermi?» ripeté lei.
«DiKann ha sfruttato l’odio di Jonathan ed Erica per trasformarli. Sta per arrivare, lo sappiamo tutti e se ti trova in questo stato, lui ti cambierà. Userà il tuo odio per Hans contro di te.» Leonardo la guardò con occhi supplichevoli. «Angelo è morto. Non voglio che succeda anche a te. Ti prego.»
Confusa, Sabrina tornò a fissare in volto Yuri.
«Fa’ come dice» rispose il ragazzo. «Non siamo ciò che DiKann vuole farci diventare.»
Sabrina lanciò un ultimo, indecifrabile sguardo a Hans, poi aprì le mani e le abbassò lungo i fianchi. L’uomo cadde per terra con un colpo secco.
«Ascolteremo quello che hai da dirci, ma a una condizione» disse Davide, mentre il direttore tornava a sedersi. «Niente balle, sotterfugi e doppi giochi. Volgiamo tutta la verità e prima di prendere una decisione, dovremmo essere tutti d’accordo.»
«Sono due condizioni» precisò Hans, tirando la sedia vicino al tavolo. «Ma mi stanno bene, non ho mai avuto intenzione di ingannarvi. Volevo solo che foste pronti per accettare la realtà.»
«Arriva al punto» lo esortò Davide.
Hans lo guardò di sbieco, poi continuò a parlare. «Prima di tutto l’incantesimo con cui ho bloccato DiKann dura solo ventiquattro ore, Quindi ogni minuto che passa ci rimane sempre meno tempo.» Si girò perché il suo sguardo incrociasse quello di Sabrina e Yuri. «Vi avevo già detto che avevo salvato vostro figlio non solo per una questione tra consanguinei. In lui avevo percepito del bene, potevamo istruirlo all’uso dei suoi poteri, prevedevo che voi mi aiutaste e insieme, una volta pronto, lo avremmo portato con noi in battaglia. Non era necessario ucciderlo per rompere il Sigillo, da adulto bastava qualche goccia del suo sangue e forse con lui avremmo avuto qualche possibilità contro DiKann.»
«In questo modo ci sarebbero voluti anni per lanciare un attacco ai demoni» disse Sara.
«Non ho mai detto di volerlo fare subito» ribatté Hans.
«Jonathan ed Erica lo avevano capito» constatò Marcus. «Ecco perché, appena hanno saputo degli Alpha, hanno avuto tutta questa fretta di portare a compimento il nostro addestramento. Sapevano del piccolo demone e del suo piano e non volevano restare imprigionati qui per chissà quanti altri anni.»
«Questo è un altro argomento di cui dobbiamo discutere» s’intromise Patrick. «Tutti i ragazzi che sono al C.E.N.T.R.O. sono stati rapiti. Li ha condotti qui cancellando la memoria ai loro genitori, non è vero?»
«Alla fine te ne sei ricordato. Non li ho costretti, ho spiegato loro che era un sacrificio necessario. Educandoli a usare i loro poteri, li avrei anche preparati a combattere la minaccia dei demoni» rivelò Hans. «E a quanto pare questo significa anche che l’esperimento su di te ha avuto buon esito.»
«Cosa significa esattamente?» domandò Naoko. «DiKann ha detto che Patrick possiede la Vista.»
«Un mio vecchio compagno era un mezzo demone con poteri di chiaroveggenza, che però lo stavano consumando dall’interno» raccontò il direttore Strom. «Il suo dono era troppo importante e prezioso per andare perduto, così mi ricordai di un rituale che avevo letto durante i miei anni nell’Ordine. Era possibile trasferire i poteri di un mezzo demone a un soggetto specifico.»
«Che intendi con specifico?» chiese Patrick.
«Doveva essere qualcuno che avesse nella sua linea di sangue un mezzo demone. Non importa se il ceppo della famiglia che poteva sviluppare i poteri si era interrotto, tramite la discendenza il soggetto era predisposto ad accogliere e sopportare il trasferimento. Nonostante la complicazione della perdita della memoria, tu hai acquisito la capacità di vedere passato e futuro e per nostra fortuna questa facoltà ti ha permesso di connetterti sui gemelli, salvandoli più volte.»
Leonardo ripensò a quanto era accaduto dal suo primo incontro con quell’uomo. Non sapeva se ci fosse un destino che operava oltre la loro comprensione, ma di sicuro, intenzionalmente o meno, Hans Strom aveva dato il suo contributo a dirigere gli eventi in una precisa direzione.
«E adesso cosa facciamo?» domandò Samuele. «Come combattiamo DiKann?»
«A dire il vero, non ne ho idea» ammise Hans. «La mia tattica era di coglierlo di sorpresa scendendo noi nel suo Regno, sfruttando i ricordi degli Alpha. Ovviamente adesso non è più applicabile.»
«Magari c’è qualcosa nei sotterranei» disse Davide. «Non ci ha ancora rivelato cos’altro contengono.»
Lui storse lievemente la bocca nel dover fornire quell’informazione. «Ci sono dei mezzo demoni che non accettano di buon grado la loro situazione. Hanno un’indole violenta e irascibile, per questa ragione, nel corso degli anni, abbiamo preferito tenerli lontani dai loro compagni e sistemarli dove potessimo controllarli ed evitare che facessero del male a se stessi o ad altri.»
«Saranno i primi che DiKann verrà a cercare» replicò Sara. «Soldati con super poteri già pronti a essere trasformati in demoni.»
«In questo caso non ci faremo trovare impreparati.» Leonardo incrociò gli occhi di Hans mentre lo squadrava insieme ai sei compagni che aveva più volte chiamato Alpha. «Ho bisogno di voi. Siete esperti, preparati e con il pieno controllo dei vostri poteri. Se vogliamo sopravvivere, devo poter contare su di voi.»
Dovremmo chiedere tempo per consultarci gli sussurrò nella mente Sara.
Non ne abbiamo le rispose lui. «Va bene» disse poi, prendendosi la responsabilità di parlare a  nome di tutti. «Non mi sembra che abbiamo altra scelta.»
Hans annuì. «Ho già messo al lavoro i miei colleghi, stanno cercando in vari testi antichi qualsiasi allusione a un punto debole di DiKann. Qualunque sia l’esito, domani dovremo prepararci a combattere.»
«E nel frattempo, noi cosa facciamo?» s’informò Yuri.
Hans lanciò un’occhiata colpevole a Sabrina. «Tornate a casa. Raccontate ai vostri genitori chi siete e cosa dovete fare. Potrebbe essere la vostra unica occasione di metterli al corrente e non lasciare niente in sospeso.»


                                                    Continua...

lunedì 7 ottobre 2019

Darklight Children - Capitolo 105



CAPITOLO 105
Lotta impari



Angelo osservò DiKann con sguardo annebbiato. La sua proposta era inaccettabile, era certo che anche il demone lo sapeva, ma la sua priorità erano i ragazzi. Doveva prendere tempo per loro, perché si mettessero in salvo.
«Allora?» insisté il demone. «Non aspetterò ancora una risposta.»
Raccogliendo le forze residue, Angelo parlò. «Exorcizamus te… immondus…»
DiKann lo sbatté nuovamente con violenza contro il cemento. «È questo che non sopporto di voi umani. Siete ottusi e non accettate quando state perdendo. Va bene, prenderò da solo quello che mi serve.»
Angelo provò a distogliere lo sguardo da lui, ma non era possibile. Era stanco e sofferente, il demone riuscì a sopraffarlo senza sforzo. «Scappate» mugolò.
DiKann non si preoccupò di rispondere. Dietro la maschera i suoi occhi brillano di scintille cremisi e sogghignando, si intrufolò nella sua mente.

I ragazzi udirono il grido di dolore del signor Moser, ma guardando la scena videro solo DiKann che lo fissava con le dita serrate sul collo.
«Che cosa gli stai facendo?» domandò trafelata Sara. 
«Lascialo stare!» urlò Patrick.
«Tacete. Violare una mente è un compito arduo, anche se la vittima e praticamente inerte» rispose seccato DiKann. «Voi due! Teneteli buoni finché non finisco.»
Al comando del padrone, i demoni Erica e Jonathan balzarono contro il gruppetto di avversari. La ragazza si avventò su Marcus, mentre il ragazzo su Naoko. Entrambi li atterrarono e li bloccarono distesi sull’erba.
Sara abbandonò la visione del volto di Angelo che mutava in continuazione in smorfie di dolore e concentrò i suoi poteri psichici per allontanare Jonathan dall’amica. Ombra e Scintilla si unirono ai suoi tentativi, graffiando e mordendo la nuova forma del giovane. Anche Naoko provò a difendersi, sferrandogli pugni nel petto.
I loro sforzi riuscirono solo a innervosirlo, senza farlo sollevare dal corpo della ragazza, ma occupandolo a provare a bloccare con una mano i colpi della sua preda e tenersi il capo cornuto dolorante con l’altra.
Con la coda dell’occhio, Sara scorse che Marcus non ebbe più fortuna. Scalciava come una belva imbizzarrita, mentre i pipistrelli tiravano la criniera rosso fuoco di Erica, con il solo risultato di renderla più furiosa e aggressiva.
«Dobbiamo aiutarlo» disse Leonardo guardandoli confuso.
Yuri gli consegnò Sabrina tra le braccia, come se fosse fatta di cristallo. Afferrò il braccio di Patrick e lo tirò verso di loro. «Proteggete Sabrina, in questo stato non può fare nulla e sarebbe una facile preda.»
Sara lanciò un fugace sguardo alla ragazza. Aveva gli occhi fissi nel vuoto e si lasciava spostare a peso morto come una bambola. Non potevano contare su di lei per lottare.
Yuri fece poi cenno a Davide di seguirlo, ricoprì le mani di fuoco e si gettò sulla schiena della demone. Incurante del male che poteva farle e animato dalla furia, le graffiò con le fiamme della mano sinistra la pelle alla base della coda e con la destra le strinse il collo per bruciarla e strangolarla. 
Davide creò una bolla grigiastra, imprigionando la testa della ragazza demone nel campo di forza.
Erica emise un suono gutturale e cercò di lacerare la barriera che le era calata sul capo, tentando al contempo di disarcionare il ragazzo. Yuri strinse ancora più forte la sua presa. Il fuoco stava lasciando evidenti bruciature sulla sua nuova pelle marrone e un odore acre di carne putrida abbrustolita si innalzò fino alle sue narici. Resistendo all’impulso di gettarsi lontano da quella puzza, si aggrappò a lei e urlò: «Muori puttana!»
Erica si lanciò sul terreno, staccandosi da Marcus e colpendo la terra con il capo. L’urto subito dalla bolla rimbalzò nella testa di Davide, che con una smorfia di dolore, la privò del campo di forza. Dovendosi occupare di un solo fastidio, Erica allungò le braccia all’indietro per graffiare il suo assalitore.
Yuri mollò la sua presa appena in tempo, prima che arrivasse a strappargli la manica della giacca e guardandola rotolarsi sulla terra per spegnere i focolai su di sé, aiutò Marcus a mettersi in piedi. «Andiamo» lo esortò. «Gli altri hanno bisogno di noi.»
Marcus lo guardò con ammirazione. «Grazie.» Concentrò quindi la sua mente sui pipistrelli e li indirizzò contro il nuovo obbiettivo.
Sara li scorse allontanatisi da Erica e avventarsi su Jonathan. Uno gli morse il collo, un secondo si unì a Scintilla che stava graffiando la coda, il terzo puntò dirittamente al volto.
Jonathan abbassò le sue difese e Sara poté così scaricargli in testa un colpo telepatico simile a una scossa elettrica; Naoko gli sferrò un calcio sotto il bacino coperto di peli, lui cadde sulla schiena, gli animali sfuggirono prima di venire schiacciati e l’amica prigioniera fu libera di raggiungerla.

Angelo aveva seguito tutta la battaglia: impegnando la sua mente su quello che avveniva, sperò di percepire in maniera più lieve gli spasmi simili a coltelli che affettavano in piccoli pezzi il suo cervello e allo stesso tempo DiKann trovasse un minimo di opposizione.
Sei enormemente stupido se lo credi davvero rimbombò la voce del demone nella sua testa, amplificata in maniera esasperante. Le tecniche di difesa mentale che ti ha impartito l’Ordine avrebbero potuto funzionare, se ti fossi allenato più spesso a metterle in pratica. A quanto pare non avete mai affrontato un avversario al mio livello.
«Un sci uriai» biascicò Angelo, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere: Non ci riuscirai.
Stupido mortale. Ci sono già riuscito gongolò DiKann.
Angelo vide una serie di immagini susseguirsi davanti agli occhi. Il Ritus. La cassaforte del suo appartamento divelta. Il libro libero.
Poi tutto si fece buio.

Il tonfo con cui l’uomo cadde ad angolo retto sul prato, li fece girare tutti nella sua direzione. Fissava i loro piedi con sguardo vitreo e dal lato sinistro della bocca gli colava un rivolo di bava.
«Oh Dio!» esclamò Patrick, lasciò che fosse Leonardo a sorreggere interamente il peso del corpo di Sabrina e avanzò verso il ferito.
Erica e Jonathan si misero con uno scatto a quattro zampe e lo superarono,  accucciandosi davanti ai piedi del loro padrone. 
«Un dio, certo, ma non credo di essere il tuo» rispose ridendo DiKann. Accarezzò le teste dei suoi servitori e aggiunse: «Buoni, ci sarà tempo per pasteggiare.»
Patrick rimase fermo in piedi a sostenere lo sguardo del demone. «Voglio vedere se è ancora vivo.»
DiKann lo guardò con disprezzo. «Non lascio mai prigionieri.»
«Devi lasciarci prendere il corpo. Ha diritto a essere sepolto. Ti professi Re, riconosci che deve esserci onore anche in battaglia.»
«Non vi devo niente piccolo umano. E non ci sarà nessuna battaglia. Il Ritus è stato richiamato dal luogo in cui lo tenevate celato. Tra non molto sarà qui nelle mie mani e appena arriverà, il cambiamento sarà rapido.» DiKann si interruppe. Lo studiò con improvvisa attenzione e parve sorpreso e incuriosito. «Mi sono sbagliato: sei diverso dagli umani. Interessante.»
«Che cosa significa?» domandò Patrick.
«Non sei un demone e neppure un mezzo demone, eppure in te avverto l’energia di chi ha abilità sopra natura.» Il Re Demone sorpassò i due giovani trasformati e rimase a una spanna da lui, come se a quella minima distanza potesse scorgere qualcosa in più. «Hai il dono della Vista, dico bene?»
Patrick deglutì incapace di rispondere.
DiKann allungò una mano per sfiorarlo.
Il frastuono di metallo in pezzi e l’ululato di un motore spinto al massimo, sbloccò quella situazione e catturò inaspettatamente l’interesse di tutti.
Alle spalle del gruppo si fece avanti un pulmino grigio, dopo aver distrutto la cancellata, corse nella loro direzione. Tutti loro si avvicinarono a lui, forse per fargli scudo da DiKann o dal possibile nuovo avversario in arrivo.
Il mezzo frenò a pochi passi, le porte automatiche del pulmino si spalancarono verso l’esterno e Hans Strom saltò a terra con un volume nella mano destra.  Alzò la sinistra sopra la testa e recitò: «Es el regido. Des momentum, res dos soles. Seuo tormento.»
DiKann, Erica e Jonathan, ringhiarono all’unisono. Qualcosa però impedì loro di muoversi. Erano come pietrificati, con i piedi – o meglio le zampe – ben salde sul terreno.
«Muovetevi! Salite!» gridò Hans.
Ancora scossi, Patrick spinse i ragazzi più vicini a sé e poi gli altri si trascinarono verso il lungo mezzo grigio e salirono a bordo, aiutandosi a vicenda, accompagnati dai gatti di Naoko. Alla guida notò Kaspar De Santi, che indicò loro di sedersi sulle varie coppie di sedili.
Patrick si apprestò a montare e poi si arrestò. Girò il volto verso l’amico disteso ancor a terra. «Angelo. Devo andare a recuperarlo.»
«No» urlò Hans. «Non c’è tempo. Li ho immobilizzati, ma se ti avvicini, resterai bloccato anche tu e non ti verrò a riprendere.»
«Il tuo trucco non durerà, mezzo demone» rispose DiKann. «Conosco questo incantesimo, puoi avermi imprigionato in questo stretto lembo di terra, ma mi rallenterai solo per poche ore.»
Patrick lanciò un ultimo sguardo colpevole al corpo piegato di Angelo. Si voltò e corse sul pullman.
Hans lo seguì poco dopo. Le porte si chiusero dietro di lui e Kaspar ingranò la retromarcia. Il mezzo uscì arretrando dalle rovine del Portale Mistico, compì un inversione e partì rombando sulla strada.
Patrick controllò i presenti. I ragazzi erano tutti storditi, ma incolumi, seduti in punti sparsi.
Marcus aveva preso posto nella fila a sinistra e guardando i pipistrelli fuori dal finestrino ordinò silenziosamente loro di disperdersi; due file dietro di lui, Naoko coccolava Ombra e Scintilla distesi uno quasi sopra l’altro sulle sue cosce; nel lato destro, Yuri massaggiava con forza la fidanzata, provando a placare i suoi improvvisi tremiti quasi isterici.
Hans si avvicinò a Sabrina, che si muoveva a scatti frenetici nell’abbraccio del ragazzo. Le posò l’indice e il medio destri sulla fronte e la ragazza si calmò, chiudendo gli occhi.
«Cosa...» iniziò Yuri.
«L’ho sedata, inducendo il suo cervello al sonno» rispose Hans. «Era ancora sotto shock. Deve riposare, sarà sveglia per quando arriveremo al C.E.N.T.R.O.»
Il ragazzo annuì. «Come sapeva dove eravamo e cosa stava succedendo?»
«Il dolore di Sabrina mi ha raggiunto, strappandomi dal dormiveglia. Tramite la sua mente ho visto cosa stava accadendo e poi l’arrivo sulla Terra di DiKann ha scosso la mente di chiunque abbia capacità telepatiche. Solo grazie alla mia forza di volontà sono rimasto cosciente» raccontò Hans. Si allontanò e prese posto in uno dei due sedili dietro al guidatore.
Seduti ai posti sul fondo del pulmino, Sara e Leonardo osservavano dall’ampio finestrone la strada che li allontanava dalle rovine. Si stringevano una mano a vicenda, mentre Davide teneva nella sua quella libera del ragazzo, sistemato alla sinistra di Leonardo.
Patrick si avvicinò a Sara e si sedette al suo fianco, avvolgendole le spalle con il braccio.

Non posso credere che sia riuscito a uscire disse mentalmente Sara. Il signor Moser è morto… credi che lo sbr…
Non dirlo la interruppe il fratello. Poi i suoi occhi videro un bagliore nel cielo avvicinarsi al punto da cui loro stavano scappando. Guarda!
Cos’è? Sembra una stella cadente, o un meteorite.
È il Ritus. DiKann ha il suo maledetto libro.
Entrambi si girarono verso l’interno dell’abitacolo. I loro amici e i loro salvatori non sapevano nulla della loro scoperta. Non era necessario metterli al corrente proprio ora, tanto ci aveva pensato DiKann a rivelare che presto si sarebbe ricongiunto al libro.
Hans si girò una frazione di secondo a fissarli e poi tornò a guardare lo schienale del sedile del guidatore.
Senza parole, aveva comunicato qualcosa che Leonardo e Sara già sospettavano da soli.
Il peggio doveva ancora venire.


                                                   Continua…

lunedì 30 settembre 2019

Darklight Children - Capitolo 104


CAPITOLO 104
DiKann libero



A risvegliare Angelo Moser dal suo torpore furono un miagolio insistente e qualcosa di umido che gli bagnava l’indice e il medio della mano sinistra. Si tirò a sedere nell’erba, tenendosi la testa dolorante. Scorse accanto alle gambe Scintilla e Ombra e ricordò cosa era successo.
Due ragazzi lo avevano aggredito. A giudicare dall’arma con cui era stato steso si trattava di due dei giovani in addestramento al C.E.N.T.R.O.
I gatti si voltarono di scatto verso la parte centrarle del perimetro delle rovine e un secondo dopo ci fu un boato simile all’esplosione di una piccola bombola di ossigeno.
Angelo puntò gli occhi nella stessa direzione dei felini e spalancò la bocca stupefatto. Una colonna grigio luminescente sovrastava qualunque cosa, raggiungendo il cielo scuro.  «No, non può essere» mormorò.
La sua paura più grande si era avverata. Quello che era riuscito a evitare per quasi un anno, era infine avvenuto. Il Sigillo era caduto.
Angelo si mise in piedi e corse verso la luce, seguito dai due gatti, mentre in lontananza udì uno stridere di freni.

Marcus arrestò bruscamente il Suv davanti alla cancellata da cui serpeggiavano piante e arbusti lasciati crescere liberamente. La colonna di luce aveva attirato pienamente la sua attenzione e l’istinto gli aveva fatto premere il pedale del freno contemporaneamente. «Ma che diavolo…»
«L’hai detto» rispose Davide al suo fianco, spalancando la portiera. «Il diavolo in persona sta per entrare in scena.»
Naoko scese subito dopo di lui dal mezzo. «DiKann? Ma non può essere. Abbiamo richiuso il Sigillo.»
Patrick uscì a sua volta dal Suv e si incamminò verso l’ingresso tra le sbarre. «Qualcosa non deve aver funzionato, o Jonathan ed Erica hanno trovato un modo per rompere il vostro incantesimo. In ogni caso è meglio muoversi.»
Marcus rimase ancora qualche istante seduto con il volante stretto tra le mani. Ricordava gli insegnamenti ricevuti al C.E.N.T.R.O., ma osservando una minima parte dello spettacolo che stava per prendere il via davanti ai suoi occhi, constatò che la pratica batteva dieci a zero la teoria. I pipistrelli fermi a mezz’aria sopra il tetto dell’auto gli sibilarono nella mente domande in tono terrorizzato, riscuotendolo dall’intontimento, ma non rispose. Aprì di scatto la portiera e urlò: «Ehi! Aspettatemi.»

La luce grigia non accennava a spegnersi. Correva verso l’alto come un gigantesco fulmine caduto al contrario partendo dalla terra. Il buco da cui fuoriusciva ne sembrava ricolmo.
Sara si allontanò lentamente, senza perderla d’occhio, avvicinandosi a suo fratello.
Jonathan continuava a ridere sguaiatamente, accostandosi alla sua compagna.
«Vi rendete conto di cosa avete fatto?» gridò Yuri contro i due, mentre le fiamme divamparono dalle sue mani.
«Abbiamo anticipato l’inevitabile» rispose Erica. «Ci sarebbe stata comunque una guerra per sterminare i demoni.»
«Se non volete partecipare, potete andarvene» continuò Jonathan tornando serio. «Non abbiamo bisogno di voi.»
Yuri avanzò mostrando i pugni, ma i singhiozzi di Sabrina lo fecero voltare. Indietreggiò raggiungendola, stretta tra le braccia di Leonardo, con il volto rigato dalle lacrime.
«Non riesco a calmarla, né a farla spostare da qui» disse Leonardo.
Yuri le si accovacciò accanto. «Sabrina. Sabrina» la chiamò dolcemente. Poi annullò il fuoco dalle mani e la scosse come a svegliarla dalla sua trance. «Dobbiamo andarcene. Subito!»
Sara, rimasta impietrita dalla paura a osservare tutto, indicò con l’indice destro la colonna grigia che cominciava ad assottigliarsi. «Credo che sia tardi.»
Tutti rimasero immobili a fissare quel punto. Non si voltarono nemmeno quando a loro si aggiunsero Angelo con i gatti, e furono raggiunti da  Patrick, Davide, Naoko e Marcus con un ridotto seguito di pipistrelli.
«Restate indietro» annunciò Angelo, superando il gruppo e allargando le braccia, mettendosi fra loro e il Sigillo scoperto. Sara pensò fosse stupido, nel profondo capiva che voleva farli allontanare per proteggerli, ma non esisteva nessun luogo sicuro in cui rifugiarsi. Di fronte a lui, separati solo dalla luce ormai ridotta a un filo, Erica e Jonathan aspettavano trepidanti.
La luce svanì. Dal foro nel terreno si innalzò un fumo rossastro che si diffuse a pochi centimetri dall’erba simile  a uno strato sottile di nebbia. La terra tremò, piccole scosse, come se un verme grande quanto un cinghiale cercasse di emergere dal terreno. Il foro del Sigillo si espanse e una fenditura larga due braccia si aprì, sollevando zolle di terra.
Dita rosso porpora emersero ai lati della fossa. I palmi si issarono e in un balzo sovraumano, una creatura si erse dal fondo della tana-prigione, rivelandosi nella sua intera forma. Atterrò sulla parte stabile della superficie erbosa e camminò in avanti scrutando i presenti.
Sara trasalì, premendosi le mani sulla bocca. Ogni ricordo dell’altra vita, inerente quell’essere, riemerse con dolorosa velocità.
«La figlia che mi ha tradito e i suoi piccoli amici» disse DiKann con voce profonda. «Mi aspettavo di trovarvi ad accogliermi.»
«È davvero lui?» domandò Davide, l’unico a non essere rimasto ammutolito.
Sara lo squadrò da capo a piedi. Le lunghe corna d’avorio rivolte all’indietro, i capelli lisci e scuri che gli cadevano fino a metà schiena, la maschera d’oro che copriva la parte superiore del volto e quella inferiore con squame rosse come pelle. Era come lo ricordava dal suo passato remoto e dal loro incontro più recente attraverso lo specchio. «Sì. È DiKann.»
«Fai bene a non chiamarmi padre» intervenne il demone. «Dopo il tuo tradimento non lo accetterei. Ma non preoccuparti, ti lascerò in vita. La famiglia è pur sempre la famiglia. Per i tuoi amici ho in mente altro.»
Naoko deglutì e provo a modulare in tono fermo la voce. «Ti abbiamo imprigionato una volta e lo faremo ancora. Siamo in grado di chiudere il Sigillo.»
DiKann distese le labbra sottili in un minuscolo sorriso. «In tutti questi secoli non siete cambiati affatto: siete insetti che si illudono ancora di essere predatori. Gli Anziani dell’Ordine avevano imposto il Sigillo, ma ora è distrutto e loro sono ossa e cenere. Voi avete solo rallentato il rito che stava spaccando il loro operato. Il sacrificio degli ibridi ha dato iniziò alla corrosione del Sigillo, interrompendolo avete semplicemente sospeso un atto che poteva essere riavviato non appena fosse sgorgato il sangue di un demone puro nato sulla Terra. E così è stato.»
Sara notò il volto di Angelo Moser. Era rammaricato da quelle parole. Anzi sembrava annientato: quasi si fosse reso conto solo in quell’istante che il potere di semplici inesperti ragazzi non sarebbe mai bastato a cancellare qualcosa messo in atto da un demone con esperienza smisurata in arti oscure.
 «Abbiamo momentaneamente messo in pausa la sua liberazione» disse Angelo. «Prima o poi qualcuno lo avrebbe intuito e sarebbe riuscito a portare a termine il rituale.»   
«Esatto, branco di idioti. Al C.E.N.T.R.O. lo avevamo già capito. Quanto a te, demone, parli come se fossi tu ad avere la situazione in pugno.» Jonathan gli si rivolse spavaldo. «Siamo noi a combattere nel nostro territorio e siamo anche in maggioranza.»
Muovendosi leggermente a fatica con gli zoccoli alla base di gambe da caprone, che reggevano il peso di un busto largo fasciato da una tonaca e un mantello indaco, DiKann si girò a guardare chi aveva parlato. Li osservò in silenzio e per la prima volta dalla rottura del Sigillo, Jonathan ed Erica rabbrividirono.
«Dalle vostre menti apprendo che vi arrogate il merito di avermi liberato. Ed è vero solo in parte» fece DiKann. «Dalla vostra anima invece riconosco che siete perfetti per l’inizio del mio progetto.»
«Non sei tanto intelligente per essere un potente Re Demone. Non sei libero perché volevamo farti un favore, siamo i tuoi avversari.» Erica lanciò nuovamente con forza la sua lancia psichica contro il nemico.
DiKann alzò la mano destra e disgregò l’arma, facendola sciogliere in pulviscoli di luce cremisi. «Tollero questo tono solo perché siete i primi membri del mio esercito e dovete ancora abituarvi.» Mosse ancora la mano e questa volta i due ragazzi vennero sollevati da terra. Le braccia ricaddero rigide lungo i fianchi ed entrambi si morsero il labbro inferiore per non urlare dal dolore. «Diventate ciò che siete destinati a essere.»
Insieme ai compagni, Sara rimase a guardare inorridita.
Erica inarcò la schiena all’indietro, quasi facendo un ponte. Jonathan si gettò in avanti, rannicchiandosi in posizione fetale. I loro vestiti vennero squarciati da una forza invisibile, lasciandoli nudi come vermi e a quel punto la loro carne si increspò, divenne di un colore scuro, simile al marrone, come se fossero rosolati su un girarrosto. Le gambe si ripiegarono su loro stesse e le dita dei piedi si riunirono in zoccoli di capra, un folto pelo scuro li rivesti dal bacino in giù e dal fondo della schiena si allungò una coda stretta e a punta. Il petto non mostrò più tratti maschili o femminili, le dita si fecero tozze e ospitarono artigli da felino. I capelli rossi di Erica diventarono una criniera selvaggia, mentre quelli biondi di Jonathan si raggrupparono in un codino che partiva dalla nuca fino al fondo del collo. I loro volti erano ora affusolati, dalle tempie sbucarono due piccole corna rosate e gli occhi si restrinsero a fessure.
A trasformazione ultimata i due furono depositati di nuovo a terra e muovendosi a quattro zampe, gironzolarono in cerchio intorno alle gambe del Re Demone. 
Leonardo chiese: «C-cosa gli hai fatto?»
«Ho dato forma alla loro vera natura» rispose DiKann. «Cosa credevate che intendessi fare una volta fuori dal Primo Inferno?»
«Vuoi invaderci per conquistare il pianeta» rispose Patrick.
«E ho appena incominciato» ammise il demone. «Non serve portare in superficie le mie truppe e lasciare incustodito il mio regno. È più facile trasformare il vostro mondo e annetterlo. Guardate questi due: la loro superbia e brama di potere era così radicata nelle anime, che mi è bastato spalmarla per bene e finire di corromperli. Così conquisterò il vostro mondo. Corrompendo ogni essere umano finché diventi un demone e a quel punto anche questa dimensione sarà un Inferno.»
«Non ci riuscirai» ribatté Yuri, stringendo il volto di Sabrina contro il petto per proteggerla da quello spettacolo. «Non sarà così semplice.»
DiKann mostrò piccoli canini aguzzi da sotto le labbra. «Forse hai ragione. Questi mocciosi erano particolarmente marci e quindi facilmente trasformabili, ma non ho fretta. Quando i più risoluti tra quelli della vostra razza resteranno in minoranza, sceglieranno spontaneamente di venire cambiati.»
Sara rabbrividì al pensiero. Diventare quella cosa… quel demone…il terrore la invase.
«No» disse Angelo. «Non accadrà mai. Ti fermeremo.» Avanzò di un passo. «Exorcizamus te, immondus spiritus, omnis satanica potesta, omnis incursia infer…
DiKann sollevò il braccio al cielo. Angelo s’interruppe e il suo corpo venne scaraventato dietro i ragazzi, contro una maceria di cemento.
«Sapevo che tra di voi doveva esserci qualcuno del maledetto Ordine» disse DiKann. «Ma hanno mandato il membro più stupido se credi che una basilare formula di esorcismo possa avere qualche effetto su di me.»
Compì un unico balzo e superò il gruppo di ragazzi, piombando davanti all’uomo mezzo stordito. Lo afferrò per il collo e lo sollevò dalla sua scomoda posizione. «A quanto pare però sei ancora utile. Nella tua mente leggo che sai dove si trova il mio Ritus e guarda caso è ciò che mi serve per i miei progetti. Ti propongo un accordo: consegnamelo subito e ti trasformerò in demone con nomina immediata di comandante della mia legione in questo mondo. Sono un sovrano benevolo, in fondo.»
«Altrimenti?» bofonchiò Angelo, stringendo i denti per il dolore a ogni parte del corpo.
«Posso sempre usare maniere meno gentili e prendermelo con la forza» DiKann emise un grottesco risolino. «Cosa scegli?»


                                                  Continua…  

lunedì 23 settembre 2019

Darklight Children - Capitolo 103



CAPITOLO 103
Infranto



Naoko stringeva ancora nella mano sinistra il cellulare con cui aveva chiamato Marcus. Per fortuna aveva salvato il numero che il ragazzo le aveva dato e quando gli aveva menzionato Erica e Jonathan, lui aveva risposto che sarebbe arrivato subito. Erano radunati con lei nel parcheggio, fremendo tutti nell’attesa.
«Gli hai spiegato come arrivare al Full Moon?» le domandò Davide.
«Non ce ne è bisogno» rispose senza guardarlo in faccia. «Si farà guidare dai pipistrelli.»
Leonardo inarcò un sopracciglio. «E possiamo fidarci di loro come navigatori satellitari?»
«Se sono efficienti come i miei gatti…»  Naoko sentì un verso confuso nella testa. Si estraniò dalla conversazione e chiese mentalmente: Ombra, Scintilla, c’è qualche problema?
Sono stati qui. I mezzo demoni che non sono parte del tuo gruppo disse concitato Scintilla.
E ora sono tornati continuò Ombra. Siamo rimasti nelle vicinanze delle rovine. Cosa dobbiamo fare?
Naoko cercò di riflettere. Il signor Moser è con voi?
No. Lo hanno attaccato quei due riferì Ombra.
Adesso con loro ci sono due dei tuoi amici e… qualcosa di innaturale aggiunse Scintilla.
«Naoko, va tutto bene?» Sara le si avvicinò, notando che aveva gli occhi semichiusi e le posò la mano sul braccio. Lei alzò il palmo destro aperto, facendole segno di attendere.
Cercate il signor Moser e aiutatelo come potete. Poi radunate altri compagni e state pronti ad attaccare se succede qualcosa al Sigillo. Naoko sentì che abbandonavano il legame con la sua mente per eseguire gli ordini, così si girò verso il gruppo e comunicò loro quanto aveva appena appreso.  
«Dobbiamo sbrigarci» disse Patrick. «Se Erica e Jonathan sono già al Sigillo con Sabrina e Yuri, potrebbero fare qualcosa di stupido prima che riusciamo a impedirglielo.»
Leonardo lo guardò ansioso. «Credi che la teoria di Davide sia giusta? Che quel qualcosa che i gatti hanno percepito come innaturale sia un’arma per rompere il Sigillo?»
Un battere frenetico di ali impedì a Patrick di rispondere e li fece voltare verso destra. Un manipolo di pipistrelli volava verso loro, precedendo di poca distanza un’auto. Il SUV entrò a gran velocità nel parcheggio, facendoli arretrare. Si fermò a pochi centimetri da loro e il guidatore spalancò la portiera. «Ho fatto prima che ho potuto» annunciò Marcus serio. «Ci sono novità?»
«Sì. Temiamo che i tuoi compagni abbiano intenzione di riaprire il Sigillo per il Primo Inferno» rispose Naoko. «Ne sai niente?»
Marcus scosse la testa. «Non siamo più nella stessa squadra. Però li ho visti uscire come ladri dal C.E.N.T.R.O. qualche minuto prima che tu mi chiamassi.»
«Cosa aspettiamo a salire?» li scrollò Davide, montando per primo accanto a Marcus.
«Voi andate con il SUV, noi vi precediamo» disse Leonardo, porgendo la mano sinistra alla sorella.
Naoko non concordava su quell’idea. «Non è il caso di separarci. Non sappiamo neanche che tipo di arma hanno con loro Erica e Jonathan.»
«Saremo decisamente più veloci e prenderemo tempo finché non arrivate» disse Sara.
Dal sedile posteriore su cui si era appena seduto, Patrick si raccomandò: «Fate attenzione e non agite da soli.»
Naoko era ancora contraria, ma in minoranza, e concluse che discutere avrebbe solo portato via tempo prezioso. Si accomodò a sua volta nel SUV e li osservò. Sara sorrise, poi afferrò la mano tesa di Leonardo. Chiusero entrambi gli occhi, un turbine ventoso li investì e una luce accecante li avvolse.
Sparirono nello stesso istante in cui la loro auto uscì sgommando dal parcheggio.

Sabrina lasciò cadere rumorosamente il bozzolo sulla pietra circolare con inciso il teschio provvisto di corna e i serpenti che si snodavano da queste ultime.
Yuri guardò scosso il bozzolo a terra e poi Erica e Jonathan di fronte a lui. «Che cosa avete fatto? Dov’è mio figlio?»
«Ce l’hai davanti ai piedi, idiota» lo apostrofò Erica. «Quello è tuo figlio.»
«No» urlò Sabrina. «Non è vero!»
Mamma… Papà…
La vocina che aveva già riecheggiato nelle loro teste, rimbombò di nuovo. Lei piegò lo sguardo verso il basso: quel bozzolo conteneva davvero il loro bambino. Si portò inorridita una mano davanti alla bocca, poi alzò lentamente il capo e guardò furiosa Jonathan. «Sei stato tu. Ci hai fatto qualche trucco illusorio.»
«Beccato. È stato faticoso, ma è opera mia» gongolò Jonathan. «Sapevamo che aspetto aveva l’involucro e pur non conoscendo come fosse l’interno, abbiamo pensato che dovevamo darvi qualcosa che vi rendesse più propensi a portarlo fuori. Qualcosa che volevate vedere.»
«Inoltre, non sapevamo che reazione avrebbe avuto se fosse stato rifiutato appena uscito dalla capsula» rivelò Erica. «Era meglio non correre il rischio di compromettere il piano.»
Le fiamme sulle nocche di Yuri guizzarono, crepitando. «Avete giocato con le nostre speranze per… cosa?»
«Lo sapete già. Su questo non abbiamo mai mentito» disse Jonathan. «Vogliamo dare inizio a una nuova guerra con i demoni. E spiando il dottor De Santi e la professoressa Cluster, sappiamo che l’unico modo e usare il sangue di un demone nato sulla Terra, come il vostro.»
«Siete stupidi, oltre che crudeli» ribatté Sabrina. «Non resistereste un minuto contro dei veri demoni.»
Erica digrignò i denti. «Cosa ne vuoi sapere tu? Vi sentite potenti solo perché avete già avuto a che fare con il Sigillo e i mostri che hanno cercato di romperlo. Ma noi siamo stati addestrati a lottare contro i demoni da dieci anni: niente scuola, niente feste, niente amici o scopate con il fidanzatino. La nostra vita è stato solo questo.»
Yuri mosse un passo verso i due, senza però spegnere il fuoco sulle mani. «E non pensate al resto del mondo? Se riuscite ad aprire il Sigillo, non avete idea di quante vite saranno sacrificate.»
«La nostra vita è stata rovinata» sbraitò Jonathan. «Ci hanno portati via dalle nostre famiglie quando eravamo solo dei ragazzini e ci hanno impedito di tornare a casa, cancellando i loro ricordi. Non abbiamo avuto scelta, ci hanno obbligati a diventare guerrieri per questa guerra. E poi siete apparsi voi e noi siamo diventati superflui, voi avreste dovuto comandarci perché siete gli Alpha! No, siamo vicini a tornare a essere liberi e non ce lo impedirete.»
Nell’ascoltare quelle parole, Sabrina non si trattenne più: riversò tutta la rabbia che provava in un colpo telecinetico, il corpo del ragazzo si sollevò violentemente da terra e rotolò all’indietro, piombando in mezzo a un cespuglio, tra due macerie.
«Non farete del male a mio figlio. Anche se non ha l’aspetto che mi immaginavo.»
«Stupida oca bionda! Non puoi fermarci» gridò Erica e lanciò la sua arma psichica.
Prima che riuscisse ad avventarsi contro, Sabrina bloccò la lancia con il suo potere e nello stesso modo la rispedì al mittente come una mazza con la palla da baseball; stremata per lo sforzò crollò all’indietro.
Ansimando, Erica scanso la lancia che si conficcò nel terreno. La richiamò a sé la alzò pronta a colpire il bozzolo, ma una luce accecante la fece arretrare, costringendola a coprirsi il volto con il braccio libero.
Leonardo e Sara apparvero per effetto del teletrasporto. Slegarono le mani e scrutarono la scena confusi, poi intuirono che era in corso una lotta tra gli amici e i due ragazzi.
Leonardo indicò il bozzolo accanto al piede sinistro. «Cos’è quel coso?»
Yuri lo superò di corsa e lanciò spire di fuoco contro Erica ancora disorientata. «È nostro figlio. L’abbiamo portato via dai sotterranei del C.E.N.T.R.O.»
Jonathan si rialzò e si accorse dei due nuovi arrivati. «Non ci fermerete. Neanche se dovessimo affrontarvi tutti e sei.»
Sabrina lo osservò decisa a sbatterlo nuovamente al tappeto, ma inaspettatamente, lui si portò le mani alle tempie e distorse il volto in una smorfia di dolore.
«Qualsiasi cosa tu abbia in mente, non te la lascerò fare» annunciò Sara, avanzando verso di lui con il palmo destro aperto e teso in avanti. «Sto trattenendo i miei poteri mentali, ma se provi a creare qualche illusione, ci andrò giù pesante.»
Leonardo si girò e la cercò. I loro sguardi si incrociarono mentre si rimetteva in piedi e andò ad aiutarla. «Quel bozzolo è davvero tuo…» sconcertato, non riuscì a finire la frase.
Appoggiandosi alle sue braccia, Sabrina annuì. «Erica e Jonathan ci hanno ingannato, volevano che lo portassimo qui, per ucciderlo e usare il suo sangue per rompere il Sigillo.
Entrambi guardarono Yuri ed Erica che si fronteggiavano. Il ragazzo usava le fiamme a sua disposizione per allontanarla, ma allo stesso tempo si tratteneva per non ferirla. Lei, invece, agitava la lancia con fermezza e violenza. Disperdeva le fiamme senza timore e calava l’arma desiderosa di colpirlo e lasciarlo a terra.
«Dobbiamo portare via il bozzolo» disse all’amico, muovendosi rapida, ma con cautela. «Finché rimane qui, c’è il pericolo di aprire il Sigillo.»
«D’accordo, ma poi dovremmo correre» rispose Leonardo. «Ricordi? Non posso più teletrasportarmi da solo.»
Raggiunsero la forma inaspettata di suo figlio e chinandosi, lo sollevarono da terra.
La loro azione non passò però inosservata agli occhi di Erica. Guardò con aria di sfida Yuri, che aveva creato un arco di fuoco tra loro e sorrise beffarda. Quando Sabrina intuì cosa stava per accadere, era troppo tardi.
Erica indietreggiò con la gamba destra si diede una leggera spinta e impugnando con la stessa mano la lancia, tirò in avanti con uno scatto il braccio, lanciandola in volo. L’arma schizzò sopra le teste e atterrò con precisione sul bozzolo, stretto nelle sue mani e di Leonardo, trapassandolo dall’alto in basso con la sua lama.
Un urlo di dolore invase la mente di Sabrina – e percepì che fu lo stesso per Yuri – allentò la sua presa facendolo cadere sul Sigillo.
Yuri scattò verso di loro e le fu accanto. Videro inermi il bozzolo riversare il suo liquido violaceo sul disegno della pietra circolare.
Sara annullò la sua presa sulla mente di Jonathan e assistette alla loro sconfitta.
Barcollando, Jonathan si rimise in piedi, guardò il punto che fissavano tutti e scoppiò a ridere. «È fatta! È fatta!»
La lancia psichica di Erica svanì dal suo bersaglio, per ricomparire in mano alla sua proprietaria. La pietra circolare con il teschio, le corna e i serpenti prese a tremolare, mentre il sangue e il bozzolo venivano assorbiti a gran velocità, come se la base su cui erano caduti fosse fatta di spugna. Il Sigillo si stava nutrendo di loro per rompere l’incantesimo che lo conteneva.
«No! No! No… il mio bambino…» singhiozzò Sabrina, mentre di lui non rimaneva più nulla.
Tutti videro la crepa, che con fatica era stata precedentemente richiusa, riaprirsi e allargarsi come una cucitura che si sfilacciava.
Sabrina sentì Leonardo afferrarla per un braccio e immaginò prendesse anche quello di Yuri. «Ormai non possiamo fare più niente per lui. Dobbiamo andarcene, si sta rompendo.»
Li trascinò lontano a forza e raggiunsero Sara, Erica e Jonathan, a loro volta immobili e rapiti da ciò che stava per compiersi.
La spaccatura divise completamente a metà la figura intagliata nella pietra e si spaccò. Tra stupore, meraviglia e terrore, una colonna di luce grigia si innalzò dal terreno e invase il cielo notturno come il bagliore di un faro malevolo.
Il Sigillo era stato infranto.

                                        
                                                                       Continua…