Il titolo parla già da sé, ma se non si fosse capito, questo è un post di ringraziamento.
Il contatore visite qui a fianco segna le 10.000 visite, un piccolo grande traguardo che sono felice di festeggiare con voi, che più o meno frequentemente venite a leggere tutto ciò che la mia mente partorisce.
Come ho scritto in passato, voler fare lo scrittore non ha senso se nessuno ha interesse nel leggerti e voi mi avete dimostrato che un po' di interesse lo suscito, vi ringrazio tanto.
Dopo quasi quattro anni (sembra così lontano quel 1° gennaio 2011) ho raggiunto una tale cifra di visualizzazioni che può sembrare poco in confronto ad altri o una goccia nel mare se paragonata alla vastità del web, ma per me è sufficiente per esserne fiero e continuare a scrivere per intrattenervi.
Nel titolo parlo di un regalo (che festa è senza regali?), ma non aspettatevi grandi cose.
Non sono un genio dell'informatica, ma ho trovato un modo per trasformare in epub - e quindi leggibile su vari dispositivi per ebook - la prima parte di Darklight Children. Si tratta di un sito che permette di scaricare l'opera in modo gratuito, così se ne avrete voglia potrete rileggervi tutta la parte 1 in un unico volume e magari consigliarlo ad amici. Spero apprezzerete il modo in cui è stato creato, perché è tutto molto amatoriale, ma come si dice in questi casi: "è il pensiero che conta".
Il link per scaricarlo è questo
Vi ringrazio ancora e buona lettura!
lunedì 13 ottobre 2014
10.000 visite e 1 regalo
mercoledì 1 ottobre 2014
22:22, WIRED e Penne Matte
Una veloce segnalazione.
Il mio racconto 22:22 (che trovate nei due post qui sotto in versione estesa) partecipa a un contest indetto dalla rivista WIRED con il sito social Penne Matte.
La versione che trovate sulla pagina del social è abbreviata per rispondere alle richieste del regolamento, quindi scegliete voi se leggerlo d nuovo o no, ma mi aiuterebbe molto ricevere il vostro voto e per farlo dovete cliccare sul simbolo del libro con l'alloro e la scritta "capolavoro".
Tutto qui, vi lascio il link diretto e votatemi!
http://www.pennematte.it/opera/2222-2/
Il mio racconto 22:22 (che trovate nei due post qui sotto in versione estesa) partecipa a un contest indetto dalla rivista WIRED con il sito social Penne Matte.
La versione che trovate sulla pagina del social è abbreviata per rispondere alle richieste del regolamento, quindi scegliete voi se leggerlo d nuovo o no, ma mi aiuterebbe molto ricevere il vostro voto e per farlo dovete cliccare sul simbolo del libro con l'alloro e la scritta "capolavoro".
Tutto qui, vi lascio il link diretto e votatemi!
http://www.pennematte.it/opera/2222-2/
lunedì 4 agosto 2014
Racconto - "22:22 (seconda parte)"
«Tom
deMassi?» domandò Chloe. «È lui che ucciderà entrambi?»
«Non lo
so» rispose Dustin. «Per questo sono venuto da te.»
Chloe si
strinse le tempie con le mani. Le scoppiava la testa .«Non capisco! Hai sognato
che morivo e che il mio assassino subito dopo farà lo stesso a te, ma non conosci
la sua identità… non riesco a crederti.»
«Devi
farlo. Sono venuto qui per impedire che tu venga uccisa. E provare a salvare
anche me.»
Chloe
rimase immobile a fissarlo. Le sue sedute prendevano spesso pieghe
inverosimili, ma quella le batteva tutte. Un sogno la metteva in guardia sulla
sua morte e quello stesso sogno portava uno sconosciuto ad avvisarla che
correva l’identico pericolo. «Come faccio a fidarmi di te?»
Dustin le
lasciò il braccio. «Leggi i tarocchi. Nel mio sogno ti convincevi della mia
sincerità dopo aver letto le carte.»
Chloe
tornò al suo posto. Guardò la sveglia. Segnava le ventuno e cinquanta. C’era
ancora abbastanza tempo. Mischiò una volta i tarocchi e li divise in tre mazzi,
disponendoli poi in forma di triangolo. Girò la prima carta del mazzetto
sinistro. Il Mago.
«Guarda
quella accanto.»
Chloe
alzò la seconda: Il Matto.
«La terza
sarà capovolta» le annunciò Dustin.
Lei
svoltò l’ultima e con sua sorpresa trovò L’Eremita capovolto.
«Non è
possibile. Ho già avuto lo stesso responso questa mattina.» Alzò il volto e lo
guardò negli occhi. «E non ha un significato preciso.»
«Vuoi
dire che siamo fregati?»
Chloe
rifletté. Forse non era lei la persona giusta per fare le carte.« Prova tu.
Credo che sei un sensitivo come me.»
Dustin
scosse violentemente la testa. «No. È solo da un mese che ho questi sogni. Non
mi è mai successo prima. Ti stai sbagliando.»
Chloe
posò le sue mani su quelle del ragazzo. «Non devi aver paura. Posso capire come
ti senti. Anche io ero sconvolta quando ho scoperto di poter vedere il futuro
attraverso i tarocchi, ma questo è un dono. Devi solo imparare a usarlo.»
«Non so
interpretarli, non conosco i significati.»
«A quello
penso io. Tu segui le mie indicazioni.» Raccolse le carte dal tavolo e gliele
porse.
Dustin le
prese e di riflesso iniziò a mischiarle.
«Sei più
portato di quanto non credi.»
«Cosa
devo fare?»
«Fermati
quando ti senti pronto.»
Dustin
rimescolò altre tre volte e poi si bloccò.
«Ora fai
tre mazzetti e disponili come ho fatto prima io» disse Chloe.
Dustin
eseguì il comando. «E ora?»
«Partendo
da quello in basso a sinistra, gira la prima carta tenendo il mazzetto in cima
per ultimo.»
Dustin
scoperchiò il primo mazzetto. «Il Mago.»
«È in
genere una carta positiva. Indica un’abilità, una trasformazione e
l’avvicinarsi al proprio obbiettivo.» Omise la sua valenza negativa legata
all’inganno, percepiva che non era rivolta a Dustin. «Nel tuo caso può voler
dire che hai appena scoperto il tuo dono di veggente e che questo ti aiuterà
nel tuo fine.»
Dustin
sembrò rilassarsi. Sfiorò la carta sul mazzetto a destra e la rivoltò. «Il
Matto.»
Chloè
cercò di mascherare la sua confusione. Dustin stava avendo il suo stesso
responso. «Questa carta ha un doppia valenza, parte dall’innocenza e arriva
alla follia.»
«Vuoi dire
che sto diventando pazzo?»
«No. Ma è
difficile cogliere i significati tra la sua proprietà positiva e quella
negativa. Il Matto è simbolo di cambiamento, di un nuovo inizio, una novità
inaspettata; ma anche smarrimento per ciò che questo porta, sfociando fino alla
depressione.»
Dustin
alzò le sopracciglia poco convinto. «Andiamo avanti.» Fece scivolare verso di
sé la carta all’apice del mazzetto che formava la punta del triangolo e la
girò. «L’Imperatrice.»
Chloe
rimase un attimo disorientata.
«Altri
guai?»
«Al
contrario. Questa carta, quando è diritta come nel tuo caso, influenza in modo
positivo quelle vicine. È legata ai rapporti familiari e segna che una persona
che ci è cara agirà per il nostro bene.»
«Wow.»
Dustin sorrise. «Ma come ci aiuta tutto questo a impedire che ci ammazzino?»
«Non
saprei. Sei venuto qui con un parente?» Chloe prese la carta dell’Imperatrice
tra le mani. «I tuoi genitori? O un fratello o una sorella?»
Dustin
s’incupì. «Sono figlio unico e non è un buon periodo per avere intorno i miei
genitori. Tra poco sarà il mio compleanno e… bè… so che sono stato adottato,
quindi non è una ricorrenza che ho voglia di festeggiare con loro. Diciamo che
mi prendo una pausa di riflessione.»
Chloe
continuò a fissare la carta. Le parole di Dustin contrastavano con la
divinazione e con ciò che significava quel tarocco in particolare. “Una persona cara, di famiglia” si
ripeté, poi guardò le altre due carte emerse dal consulto, le stesse in comune
con lei. «Non può essere.»
«Cosa?»
«Quand’è
il tuo compleanno?»
«Che ti
importa?»
«Rispondimi
e basta.»
«Il
ventiquattro luglio. Perché?»
Chloe
posò la carta sul tavolo. «Anche io sono stata adottata e il mio compleanno è
il ventiquattro luglio. Capisci cosa significa?»
Dustin la
guardò diffidente. «Non ne sono sicuro.»
«Siamo
fratello e sorella. Anzi gemelli. È questo che ci stavano suggerendo le carte.»
«Stai
vaneggiando.»
Chloe gli
afferrò le mani. «Lo hai detto anche tu che i nostri destini sono collegati. Le
tue visioni, il responso de Il Matto e dell’Imperatrice… tutto indica che
dovevi trovarmi per salvarmi e che sono io la persona di famiglia che ti è
vicina.»
«Mi
sembra un po’ azzardato basarsi solo sui tarocchi per stabilire una parentela.»
Chloe
sorrise. «In vite normali lo sarebbe, ma cosa ha di normale il nostro incontro?
Tu per primo sei venuto da me seguendo il suggerimento di un sogno.»
«Mi stai
chiedendo molto.»
«Hai
detto di fidarmi di te. Ora è il tuo turno.»
Dustin le
si avvicinò e si morse il labbro inferiore. «Se tutto questo è vero, come ci
salveremo?»
Incurante
del fatto che erano praticamente degli estranei, Chloe scostò con forza la
sedia all’indietro, facendola cadere e gli buttò le braccia la collo,
abbracciandolo. «Troveremo il modo. Il primo passo era ritrovarci e ci siamo
riusciti.»
Alle sue
spalle qualcuno scosse la tenda con foga. Chloe si voltò lentamente, restando
in parte attaccata a Dustin e riconobbe Omar.
«Ero qui
fuori come mi hai chiesto e ho sentito strani rumori…che cosa succede?» La sua
voce era cambiata, era passata dal solito tono gioviale a uno più duro, il suo
sguardo era carico di rabbia e appariva agitato. La luce blu dell’insegna Divina Chloe, che lo illuminava sul lato sinistro, contribuì a dargli un
aspetto inquietante.
«Stai
tranquillo, Omar. Va tutto bene.»
«No, non
va bene!» sbraitò. Infilò la mano destra sotto la maglietta ed estrasse una
pistola. «Perché lo stai abbracciando? Non devi abbracciarlo!»
Chloe
rimase pietrificata. Come aveva fatto Oamr a procurarsi un’arma? E da quando
era così violento con lei? La sua stessa voce le risuonò nella mente. “Qualcuno che mi è accanto non è sincero, si
sta prendendo gioco di me.” Era il responso della carta del Mago per lei.
Così come nel suo caso, l’evento inaspettato annunciato dal Matto non era solo
l’arrivo di Dustin, ma anche il comportamento di Omar.
Chloe
lasciò andare Dustin e si voltò verso Omar. «Stai calmo. Questo ragazzo è mio
fratello.»
«Bugiarda!
Mi stai mentendo. Ti prendi gioco di me come tutti gli altri.»
Dustin si
girò a sua volta. «Ehi, amico. Non c’è bisogno di agitarsi.»
Omar gli
schioccò un’occhiata intrisa di odio. «Non sono tuo amico. Nessuno è mio amico.
Pensano tutti che sia uno stupido. E anche tu, Chloe, hai finto di volermi
bene.»
«Non è
vero.»
«Sì,
invece!» ribadì Omar. «So che è il tuo ragazzo, ma tu sei mia! Solo mia e di
nessun altro.» Caricò l’arma, premette il grilletto e sparò.
La mano
di Dustin la spinse all’indietro con forza, allontanandola dalla traiettoria
del proiettile e facendola voltare, Chloe lesse l’ora sul display della sveglia.
Le ventidue e ventidue.
Come nel
suo sogno, l’azione si era svolta a gran velocità. Chloe si ritrovò seduta sul
pavimento. Dustin era steso davanti a lei e perdeva sangue dalla spalla
sinistra. Alzò lo sguardo e vide Omar fissarlo immobile. Sembrava scosso, si
stava rendendo conto lentamente di quello che aveva fatto.
Chloe
strisciò a carponi al fianco di Dustin. Lui girò il volto e in un sussurro
disse: «Sto bene… mi ha preso… di striscio.»
Chloe
mise una mano sul cuore in segno di ringraziamento e sotto il tessuto del gilet
sentì la sagoma del coltello che le premeva sul seno. Si alzò senza fare
movimenti bruschi.
«No»
gridò Omar, senza sapere bene cosa stesse negando. «Io…»
Gli
tremava la mano destra in cui stringeva la pistola. Chloe capì che quella era
la sua unica occasione. Sfoderò il pugnale e guizzò su Omar, infilandogli la
lama nel polso destro. In reazione al dolore, lui urlò e lasciò cadere la
pistola. Chloe la raccolse fulminea e la puntò contro quello che aveva
considerato a lungo un amico.
«Non
muoverti o ti uccido» gli intimò. Non era certa di avere il coraggio e il
sangue freddo per farlo, ma di certo avrebbe difeso con ogni mezzo se stessa e
suo fratello. «Aiuto! Aiutatemi! Omar è impazzito.»
Le urla
misero in allarme Omar, che si girò di scatto e corse fuori dal tendone della Divina Chloe. Lei avanzò all’esterno,
cercò di prendere la mira, ma c’era troppa gente che si stava voltando per
capire cosa avesse provocato quel trambusto e correva il rischio di ferire
degli innocenti.
Chloe
abbassò il braccio con cui impugnava la pistola e per fortuna vide Don e uno
dei ragazzi addetti alla ruota panoramica correre contro Omar e placcarlo sul
terreno erboso. Era tutto finito. Si sentì sollevata e stanca. Il frastuono
della musica si mischiò al mormorio della gente. Volti e attrazioni si
sovrapposero davanti ai suoi occhi. Tutto si fece sfuocato e perse i sensi.
Chloe
rinvenne stesa su una barella. Sbatté due volte le palpebre e riconobbe
l’interno estraneo di un’ambulanza. Le porte erano aperte e le permettevano di
vedere l’esterno. Erano sul retro del parcheggio delle roulotte e la notte era
illuminata dal riflesso rosso e blu delle luci del mezzo. Una coppia di
poliziotti stava parlando con Don e il ragazzo che lo aveva aiutato a bloccare
la fuga di Omar.
«Ben
svegliata.»
Girò la
testa e alla sua sinistra scorse Dustin, steso come lei, il petto seminudo
nascosto da una coperta e con una
fasciatura professionale che gli avvolgeva la spalla ferita.
«Hanno
detto che il proiettile ha solo reciso un po’ di pelle. Nulla di grave.» Dustin
le sorrise e per la prima volta nella sera scorse in lui dei tratti familiari.
«Stai bene?»
Chloe
annuì, cercando la sua mano. «Sì, sto
bene» rispose stringendola.
«Hanno
preso quello squilibrato, gli ho raccontato quello che ha fatto. Ovviamente
senza dire della nostra intuizione da veggenti.»
Chloe
sorrise. «Sei stato coraggioso.»
«Dovevo
proteggere mia sorella.» Dustin le strinse a sua volta la mano nel pronunciare
quella parola.
Era stata
una giornata assurda. Quando si era alzata quella mattina, Chloe non avrebbe
mai immaginato di scoprire che Omar fosse un pazzo maniaco, che era riuscito a
imbrogliarla per tutto quel tempo, e di avere un fratello sconosciuto con
cui sentiva un’intesa speciale, pur
avendolo incontrato solo da poche ore.
«Faremo
delle analisi e verificheremo la nostra teoria» gli disse.
«D’accordo»
rispose Dustin. «Ma non ho più tanti dubbi.»
Chloe
riportò lo sguardo all’esterno e sul lato destro del parcheggio, notò un uomo.
Si rizzò a sedere.
«Cosa
c’è?» domandò Dustin, imitandola.
«Quell’uomo
sulla destra. Ci sta fissando.»
Lui seguì
il suo sguardo. «Hai ragione. Chi è?»
Chloe si
sporse in avanti per vedere meglio. Indossava un maglione nero con le maniche
arrotolate e dei jeans stracciati. Sul braccio sinistro incrociato sul petto,
risaltava il tatuaggio raffigurante una spada. «È Tom deMassi. L’evaso.»
«Sta
dicendo qualcosa» disse Dustin, sporgendosi a sua volta per leggergli le
labbra. «”Siete stati bravi. Buona fortuna”.»
«”Ne
avrete bisogno”» concluse Chloe.
FINE
lunedì 28 luglio 2014
Racconto - "22:22 (prima parte)"
L’insegna
al neon blu Divina Chloe proiettava
riflessi scuri sull’uomo con la pistola. Lui la puntava verso di lei: Chloe,
proprietaria del piccolo stanzino in cui si trovavano e dove riceveva i
clienti.
L’uomo
premette il grilletto. Il colpo partì all’improvviso. Lei si piegò all’indietro
e il suo sguardo si posò sul display della sveglia elettronica posta sul
tavolo. I numeri di luce rossa segnavano le ventidue e ventidue.
Chloe si
svegliò sudata e angosciata. Mai prima di allora le era successo di poter
vedere il futuro in sogno. Soprattutto il suo. Sapeva l’ora esatta in cui
sarebbe morta.
«Buongiorno,
Chloe» la salutò Omar, scostando una ciocca bionda dalla fronte bagnata dal
sudore. «Hai dormito bene?»
Chloe lo
guardò senza interesse, facendogli un semplice cenno con la mano. L’uomo rimase
in attesa di una risposta per qualche secondo, poi vedendola proseguire oltre,
tornò a spalare il terriccio con la vanga.
Non
voleva essere sgarbata, ma dopo essersi svegliata dall’incubo non era più
riuscita ad addormentarsi e le era rimasto addosso un umore pessimo. Aveva
atteso che gli altri avventori delle giostre uscissero dalle loro roulotte e si
era decisa a fare altrettanto. Restare chiusa nella sua non l’avrebbe certo
aiutata a fare chiarezza su quanto aveva appreso.
Si
diresse al chiosco delle bibite e vide che Don era già al lavoro. «Un caffè
nero, per favore.»
«Subito»
rispose, con al fianco la moglie Rita, che stava imbottendo con solerzia una
fila di panini disposti davanti al tagliere.
Tutti
erano in fermento per l’apertura di quella sera. Erano arrivati in città un
paio di giorni prima e ci sarebbero rimasti per un mese, prima di spostarsi
verso la tappa successiva. Ormai la maggior parte delle attrazioni erano state
montate, si trattava solo di sistemare pochi dettagli e avrebbe avuto inizio
l’intenso periodo di lavoro che caratterizzava la stagione estiva.
Chloe non
era mai particolarmente agitata come gli altri per l’arrivo dei visitatori, ma
questa volta era diverso: qualcuno avrebbe scelto di entrare nell’antro della
chiromante per ucciderla.
Rita
accese la radio e la sintonizzò sulla stazione che trasmetteva il primo
notiziario del mattino. La voce gracchiante del cronista terminò la notizia su
un incidente stradale e annunciò le previsioni del tempo.
Chloe
ritirò il suo caffè e porse una coppia di monete a Don.
«Speriamo
che questa volta ci azzecchino. Non mi va di iniziare la stagione con un
acquazzone» disse lui.
Chloe
sorseggiò la bevanda alzando le spalle.
«Prima di lasciare spazio ai programmi della
nostra stazione, una notizia dell’ultima ora. Il detenuto Tom deMassi è evaso
questa notte dal carcere. L’uomo, accusato dell’omicidio dei genitori, è
riuscito a stordire la guardia che lo stava accompagnando in infermeria dopo
uno scontro con un altro detenuto. Al momento è riuscito a far perdere le sue
tracce. Le televisioni dirameranno al più presto l’identikit: l’uomo sui
quarant’anni, alto un metro e settanta, ha una corporatura snella e i capelli
castani. Ha inoltre un tatuaggio a forma di spada sul braccio sinistro.
Forniremo al più presto nuovi aggiornamenti.»
Rita
spense la radio scuotendo la testa. «Ci mancava solo l’evaso. Stasera bisognerà
tenere gli occhi bene aperti.»
Chloe li
lasciò al loro lavoro e s’incamminò verso il tendone che Omar l’aveva aiutata a
montare. Guardando l’insegna spenta Divina
Chloe, si convinse di aver
individuato il suo assassino.
Chloe
mischiò le carte dei tarocchi, come faceva ogni volta che un cliente le
chiedeva una divinazione sul futuro. Questa volta però era il suo destino che
voleva conoscere. Le divise in tre mazzetti e li dispose due affiancati e il
terzo un po’ più in alto, formando un triangolo.
Era
intenzionata a trovare il collegamento che legava la sua morte a un illustre sconosciuto.
Capire perché Tom deMassi voleva ucciderla, era l’unico modo per evitare che il
sogno si realizzasse. Formulò nella mente la domanda sul suo destino e girò la
prima carta sul mazzetto inferiore sinistro.
«Il Mago»
disse ad alta voce, come in una normale seduta. «Questa carta rappresenta sia
l’abilità che l’inganno. Può significare che le mie capacità sensitive mi
condurranno alla verità, ma anche che qualcuno che mi è accanto non è sincero,
si sta prendendo gioco di me, manipolandomi.»
Girò
quindi la carta del mazzetto a fianco, osservandola dubbiosa.
«Il
Matto. La carta dalla duplice valenza: follia ed innocenza. Rappresenta
l’irrazionalità della vita e dell’uomo. Simboleggia anche un evento inaspettato
che porta con sé un nuovo inizio.»
Non del tutto
sicura dell’interpretazione definitiva del responso dei tarocchi, Chloe voltò
l’ultima carta, quella posta in cima al mazzetto più alto.
«L’Eremita.
Ma è rovesciato. Generalmente questa carta indica la risoluzione, la verità che
viene rivelata, la luce che scaccia le ombre. Capovolta segna però la
diffidenza, l’ipocrisia, qualcuno che agisce con un fine oscuro.»
La tenda
che copriva l’ingresso venne scostata all’improvviso, facendola sobbalzare
sulla sedia.
«Scusami
Chloe, non volevo spaventarti» disse Omar, entrando nella stanza. «Non sei
venuta a pranzo insieme agli altri, così ho pensato di portarti un panino e una
bibita.»
«Grazie.
Per fortuna ci sei tu che pensi sempre a me» gli rispose sorridendo. Nonostante
i suoi atteggiamenti scostanti, che tenevano lontani buona parte dei suoi
compagni di lavoro, Chloe poteva contare su Omar. L’uomo alto e grosso, non era
particolarmente intelligente, ma si era comportato con gentilezza nei suoi
confronti fin dal giorno in cui si era unita alla carovana delle giostre.
«Scusami per questa mattina. Sono stata maleducata a non salutarti.»
«Di certo
avevi molti pensieri.» Omar sorrise e posò il piatto di carta con il panino e
la lattina di soda davanti a lei. «Stavi leggendo il futuro nelle carte? Dicono
qualcosa di me?» le domandò sfiorandole i capelli castani.
«No. In
realtà non sono nemmeno sicura che questa volta abbia funzionato.»
Chloe
addentò il panino, accorgendosi di essere affamata. Omar rimase a fissarla
sorridente, quasi si trovasse davanti ad uno spettacolo imperdibile.
Avvertendo
un senso di disagio, Chloe chiese: «Devi dirmi qualcos’altro?»
Omar si
riscosse arrossendo. «No, no. Ecco… buon appetito. Sono qui fuori, se hai
bisogno.»
«Grazie.
Sei un tesoro.»
Omar
allargò ancora di più le labbra e uscì, orgoglioso del complimento.
Chloe
terminò il pranzo in solitudine e si sentì stanca. Decise di stendersi sul
divano per riposare qualche minuto, dopo avrebbe ripreso le sue ricerche.
Coricata, guardò l’orario della sveglia posta sul tavolo mentre le palpebre
diventavano pesanti. Le quattordici e dieci. C’era ancora parecchio tempo per
sventare la morte.
A fatica
Chloe aprì gli occhi. Lesse l’orario della sveglia e balzò in piedi. Le
diciotto e trenta. Aveva dormito per ben quattro ore per colpa del sonno mancato
della notte e tra meno di due ore le giostre avrebbero aperto l’ingresso ai
clienti.
Si lisciò
la gonna di velluto rosso e raccolse i capelli in una coda di cavallo. Aveva
perso un sacco di tempo senza fare alcun progresso, abbandonò l’idea di interrogare
nuovamente le carte ed uscì dal suo antro.
Cercò
qualcuno con una radio a disposizione per poter avere informazioni sulla fuga
di Tom deMassi. Seguendo il suono della musica , trovò Omar che puliva il
bancone del tiro a segno con alle spalle un piccolo stereo posato su una
sedia.
«Ti
spiace se cambio stazione?» gli domandò accovacciandosi accanto allo stereo.
«Non ti
piace la musica rock?»
«Voglio
sapere se ci sono sviluppi sull’uomo evaso» rispose, armeggiando con la
manopola. Passò in rassegna tutte le frequenze, ma su nessuna trovò gli
aggiornamenti. Sbuffò spazientita ed agitata. I minuti correvano e lei non
arrivava a nessuna conclusione.
«Qualcosa
non va? Mi sembri preoccupata.»
Chloe
abbassò lo sguardo, indecisa se rivelargli o meno il motivo del suo
comportamento.
«Lo sai
che mi puoi raccontare tutto» continuò lui. «Ho sempre mantenuto i tuoi segreti
e sono felice se posso aiutarti.»
Era vero.
Omar era il suo confidente. L’ascoltava quando aveva bisogno di sfogarsi e le
dava il suo aiuto in ogni occasione. Era l’unico a non guardarla come un
mostro.
«Si
tratta di un sogno» gli confidò infine. «Un brutto sogno, che temo si realizzi
questa sera. Un uomo verrà per farmi del male e credo che si tratti della
persona evasa questa mattina.»
«Ti proteggerò
io!» disse Omar, battendosi la mano destra sul petto. «Resterò tutta la sera
all’esterno del tuo tendone. Se dovessi riconoscere l’uomo del tuo sogno,
urlerai e io verrò a salvarti.»
La
soluzione di Omar le parve l’unica possibile. Non poteva contare solo su se
stessa.
«Va bene.
Faremo come dici tu» acconsentì. Gli accarezzò una guancia ispida per un
sottile strato di barba bionda. «Sono contenta di averti come amico.» Ritornò
nel suo tendone, illudendosi che il peggio fosse passato.
La
sveglia segnava le ventuno e si era fatto buio. Aveva sciolto i lunghi capelli
castani, facendoli ricadere su una maglietta blu a fiori bianchi, coperta da un
gilet bordeaux con una tasca interna, dove aveva nascosto un pugnale; le
precauzioni non erano mai abbastanza.
I primi
visitatori erano già arrivati. Per lo più erano dei ragazzi, qualche coppietta
e delle famiglie, Chloe li vedeva muoversi sbirciando da uno spiraglio della
tenda all’ingresso. Guardandoli sereni e spensierati, li invidiò e fu colta da
un dubbio. E se la sua visione non si riferisse a quella notte? Se il sogno
riguardava il giorno dopo o quello dopo ancora? Aveva dato per scontato che la
sua morte sarebbe avvenuta nel giro di un ora, ma non ne era più così sicura.
Distratta
dai suoi pensieri, si ritrovò un giovane di fronte che la fissava.
«Sei la
chiromante?» le chiese.
«Sì,
prego entra pure» rispose, tirandosi indietro per farlo passare.
Il
ragazzo avanzò sicuro verso il tavolo rotondo, spostò la sedia che dava le
spalle all’ingresso e si sedette.
Chloe si
accomodò sulla poltrona al capo opposto del tavolo ed iniziò a mischiare i
tarocchi. Squadrò velocemente il suo cliente. Capelli castani, corporatura
snella. E doveva avere circa la sua stessa età. Portava una maglia grigia a
maniche lunghe che gli copriva interamente le braccia.
«Hai una
richiesta precisa o vuoi una lettura generale sul tuo futuro?» chiese, cercando
di comportarsi normalmente.
«Indovina
il mio nome.»
«Cosa?»
«Se sei
davvero una veggente, dimmi come mi chiamo.»
Normalmente
Chloe non assecondava i tentativi dei clienti di dubitare delle sue doti.
Rispondeva loro chiaramente che se non credevano, erano liberi di andarsene. In
lui, anzi nei suoi occhi marroni, trovò però un sentimento che la fece agire
diversamente. Lo sguardo di quel ragazzo era colmo di disperazione. Lo scrutò
ancora per qualche istante con determinazione e si lasciò guidare dall’istinto.
«Dustin.»
Lui si
esibì in un sorriso sghembo. «Brava.»
«Allora,
Dustin, hai qualche altra richiesta?»
Annuì.
«Faccio dei sogni. Incubi orribili sulla morte. Voglio conoscerne il
significato.»
«Riguardano
qualcuno che conosci?»
«No.
Cioè, non lo conoscevo. È qualcuno che ho incontrato da poco.»
«Qualcuno
della tua famiglia o dei tuoi amici è morto di recente?»
Dustin
scosse la testa. « La persona degli incubi è viva. Almeno per ora.» Gettò uno
sguardo fugace al display luminoso della sveglia.
Chloe lo
notò e controllò a sua volta l’orario: le ventuno e trenta. Meno di un’ora per
salvarsi.
«Non
importa. Comunque non sono sicura di poterti fornire le risposte che cerchi»
disse, iniziando a disporre le carte in tre mazzetti, due affiancati e uno in
alto.
«Sei
l’unica che può farlo. Non posso rivolgermi a nessun altro.»
«Cosa
intendi dire?»
«Non sono
mai andato da chiromanti o veggenti. Fino a un mese fa credevo che fossero un
branco di ciarlatani, ma ora so che le loro capacità sono vere. Ho provato
sulla mia pelle quello che sopportano e ho bisogno del tuo aiuto per non
impazzire.» Dustin si scansò delle gocce di sudore dalla fronte. «Nei miei
sogni questo è il luogo delle risposte.»
«Continuo
a non capire. Perché proprio io?»
«Perché i
nostri destini sono collegati.»
Quella
frase la spaventò. Nessun cliente si era mai comportato in quella maniera.
Neanche i fanatici che frequentavano il suo antro ogni giorno fin quando le
giostre non ripartivano.
Chloe
abbandonò i tarocchi sul tavolo, indietreggiò con la poltrona e si alzò in
piedi. «A che gioco stai giocando?»
«Non è un
gioco. E lo sai bene.»
«Ora
basta.» Chloe si allontanò dal tavolo intimorita, ma decisa a chiamare Omar.
Dustin
balzò in piedi a sua volta e le afferrò il braccio. «Aspetta. Per quanto ti
suoni assurdo, so cosa accadrà. Hai paura, qualcuno verrà qui per ucciderti,
l’ho visto in sogno.»
Anche se
era vero e quell’evento l’angustiava da tutto il giorno, Chloe replicò: «Perché
dovrei crederti?»
«Perché
ho visto che quella persona poi cercherà di uccidere me.»
Continua…
lunedì 21 luglio 2014
Recearticolo film Maleficent
Il film
avrebbe potuto avere come sottotitolo: “Processo
di redenzione per uno dei più spaventosi tra i cattivi Disney”, perché
Malefica merita indubbiamente il podio dei più riusciti malvagi dei film
animati di Walt Disney e per renderla protagonista indiscussa della pellicola
era ovvio che necessitasse un doveroso lavoro di “pulizia”.
Non so
voi, ma da bambino ero terrorizzato da Malefica. Sarà stata la sua pelle
verdognola, il suo volto allungato con i grandi occhi gialli, la sua risata
profonda o quel copricapo con le corna che rimandano all’iconografia dei
demoni, ma dal momento che entrava in scena avevo bisogno di un adulto accanto.
Almeno fino ai sette anni.
Ecco
perché, ora che sono tra gli adulti, ho provato una certa curiosità appena
venuto a conoscenza che era in preparazione un film su colei che si
autodefinisce (cito testualmente) La Signora di Ogni Male, cosa si sarebbero
inventati per renderla attraente al pubblico?
Come già
anticipato, la malvagia Maleficent (questo il suo nome in originale) ha subito
un trattamento tipico quando vogliamo un antagonista come protagonista,
partendo dal presupposto che cattivi non si nasce ma lo si diventa, gli
sceneggiatori hanno recuperato l’elemento di base della fiaba originale di Perrault:
Malefica non è una strega, ma bensì una fata e ci raccontano come ha ceduto al
suo lato oscuro. Per rendere il tutto ancora più “puro” è una fata della
natura, che vive nella favolistica/magica Brughiera insieme ad altri esseri
magici, senza però nessun contatto con gli umani.
All’inizio
del film ci viene mostrata una Malefica bambina, che si preoccupa di proteggere
la Brughiera, ma non ha nessuno con cui confidarsi, con cui avere un rapporto
umano. Ecco perché il suo cuore si fida subito del giovane Stefano, giunto con
intenzioni tutt’altro che onorevoli nel territorio della fata, ma che riesce
con gesti semplici a conquistarla e in lui vede la fine della sua solitudine
anche se per breve tempo.
A dirla
tutta, la rapidità con cui Malefica si fida e innamora di Stefano appare un po’
forzata, ma in origine la parte sull’infanzia della fata era più lunga e
addirittura coinvolgeva i Reali delle fate con cui era in qualche modo
imparentata e rendeva il suo rapporto con gli umani più conflittuale. In fase
di montaggio però sembra che questa parte di trama risultasse troppo lunga ed è
stata eliminata, lasciando in questo modo lo spettatore con il dubbio che la
relazione tra Malefica e Stefano sia stata troppo semplice.
D’altro
canto bisogna dire che Stefano, che qui diventa il cattivo della storia, viene
caratterizzato molto bene e fin dalla sua apparizione da bambino scorgiamo in
lui la fame per il potere.
Malefica
cresce, diventando una fata potente e tra i suoi tratti distintivi ci sono
l’orgoglio e la fierezza, associati a caratteristiche fisiche quali un paio di
corna e di splendide ali dalle piume nere. La versione adulta è interpretata da
Angelina Jolie che, lasciatemelo dire, nelle vesti di Malefica è sublime.
Riesce a mantenere intatta la maestosità della controparte animata, dandole
comunque qualcosa di nuovo, una sfumatura di umanità, quel frammento di anima
che farà affezionare il pubblico alla non più così odiata strega.
Naturalmente
per renderla veramente un’eroina c’è bisogno di un nemico, nel nostro caso gli
uomini desiderosi di invadere e conquistare la Brughiera e più nello specifico
Re Enrico, personaggio non presente nella versione a cartoni animati e che si
rivela essere il padre della futura sposa di Stefano, nonché madre di Aurora. Re
Enrico è spietato e violento, ma la prode Malefica riesce a tenerlo a bada
grazie ai suoi poteri che risvegliano creature della natura magnificamente rese
dagli effetti speciali. Tuttavia la vita di Malefica è destinata a un brusco
colpo di scena. Re Enrico torna infatti mal ridotto al suo castello e promette
sua figlia in sposa, con la ricchezza derivata dal diventare Re, a chiunque
sconfiggerà Malefica e gliene porterà una prova. Tra i pretendenti troviamo
Stefano ormai anche lui adulto, che senza troppe remore asseconda i suoi
desideri e parte per la Brughiera.
A questo
punto assistiamo a quella che per me è
la scena più intensa di tutto il film. Malefica accoglie Stefano nel suo
territorio, non aspettandosi un attacco è anzi felice nel rivedere l’amico/amato
dopo anni di lontananza, ma l’uomo si rivela infido e sfruttando il rapporto
che li ha uniti, la fa addormentare e la priva delle sue meravigliose ali. Al
risveglio, non trovandolo al suo fianco, Malefica scopre nel modo più tremendo
il suo tradimento: un dolore lancinante l’affligge alla schiena e con orrore si
rende conto che gli ha strappato le ali. Angelina Jolie ci regala
un’interpretazione magistrale, rende il dolore per essere stata violata e lo
stupore, misto a rabbia verso l’uomo di cui aveva piena fiducia in maniera
realistica, fisica e guardandola non si può non pensare a quante donne
subiscono lo stesso tipo di violenze nel mondo reale.
Nessuno
seduto davanti allo schermo del cinema può condannare Malefica e quando in
preda al dolore fisico ed emotivo cede all’oscurità, ci rendiamo conto che non
ha altra scelta, il suo desiderio di vendetta è più che giustificato. La sua
metamorfosi è ormai completa e Angelina Jolie diventa anche visivamente la
Malefica de La Bella Addormentata nel
Bosco disneyana.
Manca un
ultimo particolare – che rappresenta un’innovazione rispetto al film del 1959 –
il fido confidente di Malefica, il corvo chiamato Fosco a cui in questa
versione viene data la capacità di mutare forma (tra cui quella umana con il fisico dell’attore Sam Riley) e
che si rivela essere stato salvato per opera della fata malvagia dalla
cattiveria di due uomini, per diventare (involontariamente) l’unico legame con
la sua parte benevola, una sorta di voce della coscienza, che non mancherà di fare
emergere più volte. Forse, visto questa svolta, sarebbe stato interessante
approfondire di più il rapporto tra i due, ma è probabile il regista ha temuto
di rallentare troppo il ritmo e rischiare che il pubblico si distraesse dalla
trama.
Eccoci
quindi arrivati al fatidico inizio del classico di animazione che viene qui
egregiamente riproposto fedelmente, modificando solo qualche dettaglio. Al
battesimo di Aurora assistiamo al realizzarsi della vendetta di Malefica:
Stefano le ha portato via l’amore e la felicità e lei farà altrettanto,
maledicendo sua figlia. Al compiersi dei sui sedici anni, la giovane cadrà in
un sonno simile alla morte. È importante notare come sia questa la maledizione
lanciata da Malefica, un sonno simile alla morte anziché una morte certa che
sarebbe parso come uno scomodo omicidio, intaccando così la possibilità di
redenzione.
Nella
parte dedicata all’infanzia e giovinezza di Aurora viene nuovamente presa
distanza dal film originale. In principio tramite Fosco e poi per sua volontà,
scorgiamo come Malefica non riesca a odiare veramente Aurora, la cui unica
colpa è essere nata figlia di Stefano. Lui è il suo mortale nemico, il solo
responsabile del suo dolore e a un certo punto Malefica cerca perfino di annullare il suo stesso maleficio, senza
successo. Ciononostante prova affetto per la ragazzina e volendo avere con lei
un rapporto basato sull’onestà, le rivela di essere la responsabile della sua
maledizione e ovviamente Aurora non può che esserne amareggiata e ferita,
avendola fino a quel momento reputata la sua fata madrina.
Prima di
giungere all’emozionante finale lasciatemi evidenziare due particolari con cui
gli sceneggiatori si prendono simpaticamente gioco della trama della pellicola
animata. Il primo è rappresentato dalle tre fate madrine, a tutti gli effetti
protagoniste del film originale che qui sono ridicolizzate e relegate al ruolo
di intermezzi comici. In effetti, il punto che sottolineano gli sceneggiatori
di Maleficent non è insensato: come
possono tre esseri magici, non abituate al mondo umano e basandosi solo sulla loro magia, crescere
una bambina per sedici anni senza poter usare i loro poteri? Nel classico
animato addirittura riuscivano a compiere l’impresa per tutto il tempo, salvo
poi fare disastri nell’organizzare una festa di compleanno che comprendeva solo
cucinare una torta e cucire un vestito. E come sono riuscite ad adempiere a
quelle stesse mansioni per sedici anni se non hanno mai fatto ricorso alle loro
bacchette magiche? Il secondo particolare, anche questo sensato tenendo
presente che stiamo guardando un film live-action
e su cui possiamo sorvolare in un film di animazione fiabesco, è il personaggio
del principe Filippo e il suo fulmineo innamoramento con Aurora. Nel cartone
animato pur non avendola mai vista, incontra Aurora nel bosco e in poche ore i
due sanno per certo di essere anime gemelle, l’uno il vero amore dell’altra.
Nella versione riveduta viene giustamente fatto notare anche da Filippo stesso
che non può risvegliare con un bacio Aurora, non potendo pretendere di essere
il suo vero amore dopo averla conosciuta solo quello stesso pomeriggio.
E qui
viene la domanda che tutti si sono posti, chi sveglierà la bella addormentata?
Dato che Malefica è buona, è improbabile che agirà come nelle scene finali del
film originale (dove ne fa di tutti i colori), quindi il ruolo del principe
senza macchia e senza paura è affidato proprio a lei. Così, continuando sulla
strada di redenzione già impostata, Malefica parte al galoppo, raggiunge Aurora
(che nel frattempo si è punta ed è addormentata) e dopo essersi intrufolata nel
castello dell’odiato Re Stefano, le dona una bacio di amore, quasi materno,
perfettamente in linea con la sua natura, dopo averla protetta e sorvegliata
per tutta l’infanzia, dimostrando che nel suo cuore c’era ancora spazio per
quel sentimento.
Aurora si
risveglia dunque e perdona Malefica, riconoscendo che un attimo di dolore in
cui l’ha maledetta, non vale tutto l’amore con cui l’ha seguita fino a quel
giorno, ma il tempo del “…e vissero
felici e contenti” non è
ancora giunto.
Avendo la
mortale nemica alla sua mercé, Stefano le lancia l’assalto finale e nonostante
la presenza di un drago (non rivelo come e chi è) sta per sopraffarla, se non
fosse per l’intervento di Aurora, che da vera principessa del 21°simo secolo,
si ribella al padre, scova le ali rubate alla fata e le restituisce alla
legittima proprietaria. In una resa stilistica eccezionale (che mi ha ricordato
tanto le anti-eroine/bad-girls dei fumetti dei super-eroi dei primi anni ‘90),
Malefica dispiega le sue ali e combatte la battaglia finale con Re Stefano.
Ovviamente essendo la nostra protagonista non può infliggere il colpo mortale
al nemico, ma anzi dimostra di averlo infine perdonato e seppur tenta di
salvarlo da una rovinosa caduta, lui scivola dalla sua presa e muore.
Giustamente
direte, dov’è il finale positivo in tutto ciò? Ricordate che in questa versione
Stefano è il cattivo e lo dimostra non solo per il tradimento verso Malefica,
ma anche nel modo in cui tratta la figlia appena ritrovata. È un padre incapace
di svolgere il suo ruolo, non più accecato dalla fame di potere, ma da quella
di vendetta e quindi non adatto a restare al fianco di un personaggio puro e
leale come Aurora. Così, in barba al finale classico, Malefica ormai
completamente redenta torna a vivere felice nella Brughiera, insieme ad Aurora
che diventa la Regina di entrambi i mondi, quello umano e quello fatato,
lasciandoci un sottile ma potente messaggio di fondo: non importa che tipo di
amore nutri, se è sincero e non provoca dolore, sei libero di esprimerlo e
viverlo.
Probabilmente
i puristi de La Bella Addormentata nel
Bosco sono rimasti un po’ delusi e straniti dalla visione di Maleficent e può darsi che ci si
aspettasse una resa più dark e gotica sullo stile di Tim Burton e con meno
stravolgimenti della trama. Tuttavia, nel complesso ho trovato questi
cambiamenti efficaci e ben inseriti per il tipo di storia che gli sceneggiatori
e il regista hanno scelto di raccontare e il risultato finale è un film
piacevole che si riguarderà spesso e volentieri.
Un’ultima
nota: eccezionale la versione di Lana Del Rey di Once Upon a Dream, tema d’amore di Aurora e Filippo nel film del
1959 e diventata qui la colonna sonora ideale al personaggio di Malefica, grazie
all’interpretazione malinconica e da brividi della cantante.
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