lunedì 13 ottobre 2014

10.000 visite e 1 regalo

Il titolo parla già da sé, ma se non si fosse capito, questo è un post di ringraziamento.
Il contatore visite qui a fianco segna le 10.000 visite, un piccolo grande traguardo che sono felice di festeggiare con voi, che più o meno frequentemente venite a leggere tutto ciò che la mia mente partorisce.
Come ho scritto in passato, voler fare lo scrittore non ha senso se nessuno ha interesse nel leggerti e voi mi avete dimostrato che un po' di interesse lo suscito, vi ringrazio tanto.
Dopo quasi quattro anni (sembra così lontano quel 1° gennaio 2011) ho raggiunto una tale cifra di visualizzazioni che può sembrare poco in confronto ad altri o una goccia nel mare se paragonata alla vastità del web, ma per me è sufficiente  per esserne fiero e continuare a scrivere per intrattenervi.

Nel titolo parlo di un regalo (che festa è senza regali?), ma non aspettatevi grandi cose.
Non sono un genio dell'informatica, ma ho trovato un modo per trasformare in epub - e quindi leggibile su vari dispositivi per ebook - la prima parte di Darklight Children. Si tratta di un sito che permette di scaricare l'opera in modo gratuito, così se ne avrete voglia potrete rileggervi tutta la parte 1 in un unico volume e magari consigliarlo ad amici. Spero apprezzerete il modo in cui è stato creato, perché è tutto molto amatoriale, ma come si dice in questi casi: "è il pensiero che conta".

Il link per scaricarlo è questo

Vi ringrazio ancora e buona lettura!

mercoledì 1 ottobre 2014

22:22, WIRED e Penne Matte

Una veloce segnalazione.
Il mio racconto 22:22 (che trovate nei due post qui sotto in versione estesa) partecipa a un contest indetto dalla rivista WIRED con il sito social Penne Matte.
La versione che trovate sulla pagina del social è abbreviata per rispondere alle richieste del regolamento, quindi scegliete voi se leggerlo d nuovo o no, ma mi aiuterebbe molto ricevere il vostro voto e per farlo dovete cliccare sul simbolo del libro con l'alloro e la scritta "capolavoro".

Tutto qui, vi lascio il link diretto e votatemi!

http://www.pennematte.it/opera/2222-2/

lunedì 4 agosto 2014

Racconto - "22:22 (seconda parte)"

«Tom deMassi?» domandò Chloe. «È lui che ucciderà entrambi?»
«Non lo so» rispose Dustin. «Per questo sono venuto da te.»
Chloe si strinse le tempie con le mani. Le scoppiava la testa .«Non capisco! Hai sognato che morivo e che il mio assassino subito dopo farà lo stesso a te, ma non conosci la sua identità… non riesco a crederti.»
«Devi farlo. Sono venuto qui per impedire che tu venga uccisa. E provare a salvare anche me.»
Chloe rimase immobile a fissarlo. Le sue sedute prendevano spesso pieghe inverosimili, ma quella le batteva tutte. Un sogno la metteva in guardia sulla sua morte e quello stesso sogno portava uno sconosciuto ad avvisarla che correva l’identico pericolo. «Come faccio a fidarmi di te?»
Dustin le lasciò il braccio. «Leggi i tarocchi. Nel mio sogno ti convincevi della mia sincerità dopo aver letto le carte.»
Chloe tornò al suo posto. Guardò la sveglia. Segnava le ventuno e cinquanta. C’era ancora abbastanza tempo. Mischiò una volta i tarocchi e li divise in tre mazzi, disponendoli poi in forma di triangolo. Girò la prima carta del mazzetto sinistro. Il Mago.
«Guarda quella accanto.»
Chloe alzò la seconda: Il Matto.
«La terza sarà capovolta» le annunciò Dustin.
Lei svoltò l’ultima e con sua sorpresa trovò L’Eremita capovolto.
«Non è possibile. Ho già avuto lo stesso responso questa mattina.» Alzò il volto e lo guardò negli occhi. «E non ha un significato preciso.»
«Vuoi dire che siamo fregati?»
Chloe rifletté. Forse non era lei la persona giusta per fare le carte.« Prova tu. Credo che sei un sensitivo come me.»
Dustin scosse violentemente la testa. «No. È solo da un mese che ho questi sogni. Non mi è mai successo prima. Ti stai sbagliando.»
Chloe posò le sue mani su quelle del ragazzo. «Non devi aver paura. Posso capire come ti senti. Anche io ero sconvolta quando ho scoperto di poter vedere il futuro attraverso i tarocchi, ma questo è un dono. Devi solo imparare a usarlo.»
«Non so interpretarli, non conosco i significati.»
«A quello penso io. Tu segui le mie indicazioni.» Raccolse le carte dal tavolo e gliele porse.
Dustin le prese e di riflesso iniziò a mischiarle.
«Sei più portato di quanto non credi.»
«Cosa devo fare?»
«Fermati quando ti senti pronto.»
Dustin rimescolò altre tre volte e poi si bloccò.
«Ora fai tre mazzetti e disponili come ho fatto prima io» disse Chloe.
Dustin eseguì il comando. «E ora?»
«Partendo da quello in basso a sinistra, gira la prima carta tenendo il mazzetto in cima per ultimo.»
Dustin scoperchiò il primo mazzetto. «Il Mago.»
«È in genere una carta positiva. Indica un’abilità, una trasformazione e l’avvicinarsi al proprio obbiettivo.» Omise la sua valenza negativa legata all’inganno, percepiva che non era rivolta a Dustin. «Nel tuo caso può voler dire che hai appena scoperto il tuo dono di veggente e che questo ti aiuterà nel tuo fine.»
Dustin sembrò rilassarsi. Sfiorò la carta sul mazzetto a destra e la rivoltò. «Il Matto.»
Chloè cercò di mascherare la sua confusione. Dustin stava avendo il suo stesso responso. «Questa carta ha un doppia valenza, parte dall’innocenza e arriva alla follia.»
«Vuoi dire che sto diventando pazzo?»
«No. Ma è difficile cogliere i significati tra la sua proprietà positiva e quella negativa. Il Matto è simbolo di cambiamento, di un nuovo inizio, una novità inaspettata; ma anche smarrimento per ciò che questo porta, sfociando fino alla depressione.»
Dustin alzò le sopracciglia poco convinto. «Andiamo avanti.» Fece scivolare verso di sé la carta all’apice del mazzetto che formava la punta del triangolo e la girò. «L’Imperatrice.»
Chloe rimase un attimo disorientata.
«Altri guai?»
«Al contrario. Questa carta, quando è diritta come nel tuo caso, influenza in modo positivo quelle vicine. È legata ai rapporti familiari e segna che una persona che ci è cara agirà per il nostro bene.»
«Wow.» Dustin sorrise. «Ma come ci aiuta tutto questo a impedire che ci ammazzino?»
«Non saprei. Sei venuto qui con un parente?» Chloe prese la carta dell’Imperatrice tra le mani. «I tuoi genitori? O un fratello o una sorella?»
Dustin s’incupì. «Sono figlio unico e non è un buon periodo per avere intorno i miei genitori. Tra poco sarà il mio compleanno e… bè… so che sono stato adottato, quindi non è una ricorrenza che ho voglia di festeggiare con loro. Diciamo che mi prendo una pausa di riflessione.»
Chloe continuò a fissare la carta. Le parole di Dustin contrastavano con la divinazione e con ciò che significava quel tarocco in particolare. “Una persona cara, di famiglia” si ripeté, poi guardò le altre due carte emerse dal consulto, le stesse in comune con lei. «Non può essere.»
«Cosa?»
«Quand’è il tuo compleanno?»
«Che ti importa?»
«Rispondimi e basta.»
«Il ventiquattro luglio. Perché?»
Chloe posò la carta sul tavolo. «Anche io sono stata adottata e il mio compleanno è il ventiquattro luglio. Capisci cosa significa?»
Dustin la guardò diffidente. «Non ne sono sicuro.»
«Siamo fratello e sorella. Anzi gemelli. È questo che ci stavano suggerendo le carte.»
«Stai vaneggiando.»
Chloe gli afferrò le mani. «Lo hai detto anche tu che i nostri destini sono collegati. Le tue visioni, il responso de Il Matto e dell’Imperatrice… tutto indica che dovevi trovarmi per salvarmi e che sono io la persona di famiglia che ti è vicina.»
«Mi sembra un po’ azzardato basarsi solo sui tarocchi per stabilire una parentela.»
Chloe sorrise. «In vite normali lo sarebbe, ma cosa ha di normale il nostro incontro? Tu per primo sei venuto da me seguendo il suggerimento di un sogno.»
«Mi stai chiedendo molto.»
«Hai detto di fidarmi di te. Ora è il tuo turno.»
Dustin le si avvicinò e si morse il labbro inferiore. «Se tutto questo è vero, come ci salveremo?»
Incurante del fatto che erano praticamente degli estranei, Chloe scostò con forza la sedia all’indietro, facendola cadere e gli buttò le braccia la collo, abbracciandolo. «Troveremo il modo. Il primo passo era ritrovarci e ci siamo riusciti.»
Alle sue spalle qualcuno scosse la tenda con foga. Chloe si voltò lentamente, restando in parte attaccata a Dustin e riconobbe Omar.
«Ero qui fuori come mi hai chiesto e ho sentito strani rumori…che cosa succede?» La sua voce era cambiata, era passata dal solito tono gioviale a uno più duro, il suo sguardo era carico di rabbia e appariva agitato. La luce blu dell’insegna Divina Chloe, che lo illuminava sul lato sinistro, contribuì a dargli un aspetto inquietante.
«Stai tranquillo, Omar. Va tutto bene.»
«No, non va bene!» sbraitò. Infilò la mano destra sotto la maglietta ed estrasse una pistola. «Perché lo stai abbracciando? Non devi abbracciarlo!»
Chloe rimase pietrificata. Come aveva fatto Oamr a procurarsi un’arma? E da quando era così violento con lei? La sua stessa voce le risuonò nella mente. “Qualcuno che mi è accanto non è sincero, si sta prendendo gioco di me.” Era il responso della carta del Mago per lei. Così come nel suo caso, l’evento inaspettato annunciato dal Matto non era solo l’arrivo di Dustin, ma anche il comportamento di Omar.
Chloe lasciò andare Dustin e si voltò verso Omar. «Stai calmo. Questo ragazzo è mio fratello.»
«Bugiarda! Mi stai mentendo. Ti prendi gioco di me come tutti gli altri.»
Dustin si girò a sua volta. «Ehi, amico. Non c’è bisogno di agitarsi.»
Omar gli schioccò un’occhiata intrisa di odio. «Non sono tuo amico. Nessuno è mio amico. Pensano tutti che sia uno stupido. E anche tu, Chloe, hai finto di volermi bene.»  
«Non è vero.»
«Sì, invece!» ribadì Omar. «So che è il tuo ragazzo, ma tu sei mia! Solo mia e di nessun altro.» Caricò l’arma, premette il grilletto e sparò.
La mano di Dustin la spinse all’indietro con forza, allontanandola dalla traiettoria del proiettile e facendola voltare, Chloe lesse l’ora sul display della sveglia. Le ventidue e ventidue.

Come nel suo sogno, l’azione si era svolta a gran velocità. Chloe si ritrovò seduta sul pavimento. Dustin era steso davanti a lei e perdeva sangue dalla spalla sinistra. Alzò lo sguardo e vide Omar fissarlo immobile. Sembrava scosso, si stava rendendo conto lentamente di quello che aveva fatto.
Chloe strisciò a carponi al fianco di Dustin. Lui girò il volto e in un sussurro disse: «Sto bene… mi ha preso… di striscio.»
Chloe mise una mano sul cuore in segno di ringraziamento e sotto il tessuto del gilet sentì la sagoma del coltello che le premeva sul seno. Si alzò senza fare movimenti bruschi.
«No» gridò Omar, senza sapere bene cosa stesse negando. «Io…»
Gli tremava la mano destra in cui stringeva la pistola. Chloe capì che quella era la sua unica occasione. Sfoderò il pugnale e guizzò su Omar, infilandogli la lama nel polso destro. In reazione al dolore, lui urlò e lasciò cadere la pistola. Chloe la raccolse fulminea e la puntò contro quello che aveva considerato a lungo un amico.
«Non muoverti o ti uccido» gli intimò. Non era certa di avere il coraggio e il sangue freddo per farlo, ma di certo avrebbe difeso con ogni mezzo se stessa e suo fratello. «Aiuto! Aiutatemi! Omar è impazzito.»
Le urla misero in allarme Omar, che si girò di scatto e corse fuori dal tendone della Divina Chloe. Lei avanzò all’esterno, cercò di prendere la mira, ma c’era troppa gente che si stava voltando per capire cosa avesse provocato quel trambusto e correva il rischio di ferire degli innocenti.
Chloe abbassò il braccio con cui impugnava la pistola e per fortuna vide Don e uno dei ragazzi addetti alla ruota panoramica correre contro Omar e placcarlo sul terreno erboso. Era tutto finito. Si sentì sollevata e stanca. Il frastuono della musica si mischiò al mormorio della gente. Volti e attrazioni si sovrapposero davanti ai suoi occhi. Tutto si fece sfuocato e perse i sensi.

Chloe rinvenne stesa su una barella. Sbatté due volte le palpebre e riconobbe l’interno estraneo di un’ambulanza. Le porte erano aperte e le permettevano di vedere l’esterno. Erano sul retro del parcheggio delle roulotte e la notte era illuminata dal riflesso rosso e blu delle luci del mezzo. Una coppia di poliziotti stava parlando con Don e il ragazzo che lo aveva aiutato a bloccare la fuga di Omar.
«Ben svegliata.»
Girò la testa e alla sua sinistra scorse Dustin, steso come lei, il petto seminudo nascosto da una coperta  e con una fasciatura professionale che gli avvolgeva la spalla ferita.
«Hanno detto che il proiettile ha solo reciso un po’ di pelle. Nulla di grave.» Dustin le sorrise e per la prima volta nella sera scorse in lui dei tratti familiari. «Stai bene?»
Chloe annuì, cercando la sua mano.  «Sì, sto bene» rispose stringendola.
«Hanno preso quello squilibrato, gli ho raccontato quello che ha fatto. Ovviamente senza dire della nostra intuizione da veggenti.»
Chloe sorrise. «Sei stato coraggioso.»
«Dovevo proteggere mia sorella.» Dustin le strinse a sua volta la mano nel pronunciare quella parola.
Era stata una giornata assurda. Quando si era alzata quella mattina, Chloe non avrebbe mai immaginato di scoprire che Omar fosse un pazzo maniaco, che era riuscito a imbrogliarla per tutto quel tempo, e di avere un fratello sconosciuto con cui  sentiva un’intesa speciale, pur avendolo incontrato solo da poche ore.
«Faremo delle analisi e verificheremo la nostra teoria» gli disse.
«D’accordo» rispose Dustin. «Ma non ho più tanti dubbi.»
Chloe riportò lo sguardo all’esterno e sul lato destro del parcheggio, notò un uomo. Si rizzò a sedere.
«Cosa c’è?» domandò Dustin, imitandola.
«Quell’uomo sulla destra. Ci sta fissando.»
Lui seguì il suo sguardo. «Hai ragione. Chi è?»
Chloe si sporse in avanti per vedere meglio. Indossava un maglione nero con le maniche arrotolate e dei jeans stracciati. Sul braccio sinistro incrociato sul petto, risaltava il tatuaggio raffigurante una spada. «È Tom deMassi. L’evaso.»
«Sta dicendo qualcosa» disse Dustin, sporgendosi a sua volta per leggergli le labbra. «”Siete stati bravi. Buona fortuna”.»
«”Ne avrete bisogno”» concluse Chloe.

                                               

                                                         FINE

lunedì 28 luglio 2014

Racconto - "22:22 (prima parte)"

L’insegna al neon blu Divina Chloe proiettava riflessi scuri sull’uomo con la pistola. Lui la puntava verso di lei: Chloe, proprietaria del piccolo stanzino in cui si trovavano e dove riceveva i clienti.
L’uomo premette il grilletto. Il colpo partì all’improvviso. Lei si piegò all’indietro e il suo sguardo si posò sul display della sveglia elettronica posta sul tavolo. I numeri di luce rossa segnavano le ventidue e ventidue.
Chloe si svegliò sudata e angosciata. Mai prima di allora le era successo di poter vedere il futuro in sogno. Soprattutto il suo. Sapeva l’ora esatta in cui sarebbe morta.

«Buongiorno, Chloe» la salutò Omar, scostando una ciocca bionda dalla fronte bagnata dal sudore. «Hai dormito bene?»
Chloe lo guardò senza interesse, facendogli un semplice cenno con la mano. L’uomo rimase in attesa di una risposta per qualche secondo, poi vedendola proseguire oltre, tornò a spalare il terriccio con la vanga.
Non voleva essere sgarbata, ma dopo essersi svegliata dall’incubo non era più riuscita ad addormentarsi e le era rimasto addosso un umore pessimo. Aveva atteso che gli altri avventori delle giostre uscissero dalle loro roulotte e si era decisa a fare altrettanto. Restare chiusa nella sua non l’avrebbe certo aiutata a fare chiarezza su quanto aveva appreso.
Si diresse al chiosco delle bibite e vide che Don era già al lavoro. «Un caffè nero, per favore.»
«Subito» rispose, con al fianco la moglie Rita, che stava imbottendo con solerzia una fila di panini disposti davanti al tagliere.
Tutti erano in fermento per l’apertura di quella sera. Erano arrivati in città un paio di giorni prima e ci sarebbero rimasti per un mese, prima di spostarsi verso la tappa successiva. Ormai la maggior parte delle attrazioni erano state montate, si trattava solo di sistemare pochi dettagli e avrebbe avuto inizio l’intenso periodo di lavoro che caratterizzava la stagione estiva. 
Chloe non era mai particolarmente agitata come gli altri per l’arrivo dei visitatori, ma questa volta era diverso: qualcuno avrebbe scelto di entrare nell’antro della chiromante per ucciderla.
Rita accese la radio e la sintonizzò sulla stazione che trasmetteva il primo notiziario del mattino. La voce gracchiante del cronista terminò la notizia su un incidente stradale e annunciò le previsioni del tempo.
Chloe ritirò il suo caffè e porse una coppia di monete a Don.
«Speriamo che questa volta ci azzecchino. Non mi va di iniziare la stagione con un acquazzone» disse lui.
Chloe sorseggiò la bevanda alzando le spalle.
«Prima di lasciare spazio ai programmi della nostra stazione, una notizia dell’ultima ora. Il detenuto Tom deMassi è evaso questa notte dal carcere. L’uomo, accusato dell’omicidio dei genitori, è riuscito a stordire la guardia che lo stava accompagnando in infermeria dopo uno scontro con un altro detenuto. Al momento è riuscito a far perdere le sue tracce. Le televisioni dirameranno al più presto l’identikit: l’uomo sui quarant’anni, alto un metro e settanta, ha una corporatura snella e i capelli castani. Ha inoltre un tatuaggio a forma di spada sul braccio sinistro. Forniremo al più presto nuovi aggiornamenti.»
Rita spense la radio scuotendo la testa. «Ci mancava solo l’evaso. Stasera bisognerà tenere gli occhi bene aperti.»
Chloe li lasciò al loro lavoro e s’incamminò verso il tendone che Omar l’aveva aiutata a montare. Guardando l’insegna spenta Divina Chloe, si convinse di aver individuato il suo assassino.

Chloe mischiò le carte dei tarocchi, come faceva ogni volta che un cliente le chiedeva una divinazione sul futuro. Questa volta però era il suo destino che voleva conoscere. Le divise in tre mazzetti e li dispose due affiancati e il terzo un po’ più in alto, formando un triangolo.
Era intenzionata a trovare il collegamento che legava la sua morte a un illustre sconosciuto. Capire perché Tom deMassi voleva ucciderla, era l’unico modo per evitare che il sogno si realizzasse. Formulò nella mente la domanda sul suo destino e girò la prima carta sul mazzetto inferiore sinistro.
«Il Mago» disse ad alta voce, come in una normale seduta. «Questa carta rappresenta sia l’abilità che l’inganno. Può significare che le mie capacità sensitive mi condurranno alla verità, ma anche che qualcuno che mi è accanto non è sincero, si sta prendendo gioco di me, manipolandomi.»
Girò quindi la carta del mazzetto a fianco, osservandola dubbiosa.
«Il Matto. La carta dalla duplice valenza: follia ed innocenza. Rappresenta l’irrazionalità della vita e dell’uomo. Simboleggia anche un evento inaspettato che porta con sé un nuovo inizio.»
Non del tutto sicura dell’interpretazione definitiva del responso dei tarocchi, Chloe voltò l’ultima carta, quella posta in cima al mazzetto più alto.
«L’Eremita. Ma è rovesciato. Generalmente questa carta indica la risoluzione, la verità che viene rivelata, la luce che scaccia le ombre. Capovolta segna però la diffidenza, l’ipocrisia, qualcuno che agisce con un fine oscuro.»
La tenda che copriva l’ingresso venne scostata all’improvviso, facendola sobbalzare sulla sedia.
«Scusami Chloe, non volevo spaventarti» disse Omar, entrando nella stanza. «Non sei venuta a pranzo insieme agli altri, così ho pensato di portarti un panino e una bibita.»
«Grazie. Per fortuna ci sei tu che pensi sempre a me» gli rispose sorridendo. Nonostante i suoi atteggiamenti scostanti, che tenevano lontani buona parte dei suoi compagni di lavoro, Chloe poteva contare su Omar. L’uomo alto e grosso, non era particolarmente intelligente, ma si era comportato con gentilezza nei suoi confronti fin dal giorno in cui si era unita alla carovana delle giostre. «Scusami per questa mattina. Sono stata maleducata a non salutarti.»
«Di certo avevi molti pensieri.» Omar sorrise e posò il piatto di carta con il panino e la lattina di soda davanti a lei. «Stavi leggendo il futuro nelle carte? Dicono qualcosa di me?» le domandò sfiorandole i capelli castani.
«No. In realtà non sono nemmeno sicura che questa volta abbia funzionato.»
Chloe addentò il panino, accorgendosi di essere affamata. Omar rimase a fissarla sorridente, quasi si trovasse davanti ad uno spettacolo imperdibile.
Avvertendo un senso di disagio, Chloe chiese: «Devi dirmi qualcos’altro?»
Omar si riscosse arrossendo. «No, no. Ecco… buon appetito. Sono qui fuori, se hai bisogno.»
«Grazie. Sei un tesoro.»
Omar allargò ancora di più le labbra e uscì, orgoglioso del complimento.
Chloe terminò il pranzo in solitudine e si sentì stanca. Decise di stendersi sul divano per riposare qualche minuto, dopo avrebbe ripreso le sue ricerche. Coricata, guardò l’orario della sveglia posta sul tavolo mentre le palpebre diventavano pesanti. Le quattordici e dieci. C’era ancora parecchio tempo per sventare la morte.

A fatica Chloe aprì gli occhi. Lesse l’orario della sveglia e balzò in piedi. Le diciotto e trenta. Aveva dormito per ben quattro ore per colpa del sonno mancato della notte e tra meno di due ore le giostre avrebbero aperto l’ingresso ai clienti.
Si lisciò la gonna di velluto rosso e raccolse i capelli in una coda di cavallo. Aveva perso un sacco di tempo senza fare alcun progresso, abbandonò l’idea di interrogare nuovamente le carte ed uscì dal suo antro.
Cercò qualcuno con una radio a disposizione per poter avere informazioni sulla fuga di Tom deMassi. Seguendo il suono della musica , trovò Omar che puliva il bancone del tiro a segno con alle spalle un piccolo stereo posato su una sedia. 
«Ti spiace se cambio stazione?» gli domandò accovacciandosi accanto allo stereo.
«Non ti piace la musica rock?»
«Voglio sapere se ci sono sviluppi sull’uomo evaso» rispose, armeggiando con la manopola. Passò in rassegna tutte le frequenze, ma su nessuna trovò gli aggiornamenti. Sbuffò spazientita ed agitata. I minuti correvano e lei non arrivava a nessuna conclusione.
«Qualcosa non va? Mi sembri preoccupata.»
Chloe abbassò lo sguardo, indecisa se rivelargli o meno il motivo del suo comportamento.
«Lo sai che mi puoi raccontare tutto» continuò lui. «Ho sempre mantenuto i tuoi segreti e sono felice se posso aiutarti.»
Era vero. Omar era il suo confidente. L’ascoltava quando aveva bisogno di sfogarsi e le dava il suo aiuto in ogni occasione. Era l’unico a non guardarla come un mostro.
«Si tratta di un sogno» gli confidò infine. «Un brutto sogno, che temo si realizzi questa sera. Un uomo verrà per farmi del male e credo che si tratti della persona evasa questa mattina.»
«Ti proteggerò io!» disse Omar, battendosi la mano destra sul petto. «Resterò tutta la sera all’esterno del tuo tendone. Se dovessi riconoscere l’uomo del tuo sogno, urlerai e io verrò a salvarti.»
La soluzione di Omar le parve l’unica possibile. Non poteva contare solo su se stessa.
«Va bene. Faremo come dici tu» acconsentì. Gli accarezzò una guancia ispida per un sottile strato di barba bionda. «Sono contenta di averti come amico.» Ritornò nel suo tendone, illudendosi che il peggio fosse passato.

La sveglia segnava le ventuno e si era fatto buio. Aveva sciolto i lunghi capelli castani, facendoli ricadere su una maglietta blu a fiori bianchi, coperta da un gilet bordeaux con una tasca interna, dove aveva nascosto un pugnale; le precauzioni non erano mai abbastanza.
I primi visitatori erano già arrivati. Per lo più erano dei ragazzi, qualche coppietta e delle famiglie, Chloe li vedeva muoversi sbirciando da uno spiraglio della tenda all’ingresso. Guardandoli sereni e spensierati, li invidiò e fu colta da un dubbio. E se la sua visione non si riferisse a quella notte? Se il sogno riguardava il giorno dopo o quello dopo ancora? Aveva dato per scontato che la sua morte sarebbe avvenuta nel giro di un ora, ma non ne era più così sicura.
Distratta dai suoi pensieri, si ritrovò un giovane di fronte che la fissava.
«Sei la chiromante?» le chiese.
«Sì, prego entra pure» rispose, tirandosi indietro per farlo passare.
Il ragazzo avanzò sicuro verso il tavolo rotondo, spostò la sedia che dava le spalle all’ingresso e si sedette.
Chloe si accomodò sulla poltrona al capo opposto del tavolo ed iniziò a mischiare i tarocchi. Squadrò velocemente il suo cliente. Capelli castani, corporatura snella. E doveva avere circa la sua stessa età. Portava una maglia grigia a maniche lunghe che gli copriva interamente le braccia.
«Hai una richiesta precisa o vuoi una lettura generale sul tuo futuro?» chiese, cercando di comportarsi normalmente.
«Indovina il mio nome.»
«Cosa?»
«Se sei davvero una veggente, dimmi come mi chiamo.»
Normalmente Chloe non assecondava i tentativi dei clienti di dubitare delle sue doti. Rispondeva loro chiaramente che se non credevano, erano liberi di andarsene. In lui, anzi nei suoi occhi marroni, trovò però un sentimento che la fece agire diversamente. Lo sguardo di quel ragazzo era colmo di disperazione. Lo scrutò ancora per qualche istante con determinazione e si lasciò guidare dall’istinto. «Dustin.»
Lui si esibì in un sorriso sghembo. «Brava.»
«Allora, Dustin, hai qualche altra richiesta?»
Annuì. «Faccio dei sogni. Incubi orribili sulla morte. Voglio conoscerne il significato.»
«Riguardano qualcuno che conosci?»
«No. Cioè, non lo conoscevo. È qualcuno che ho incontrato da poco.»
«Qualcuno della tua famiglia o dei tuoi amici è morto di recente?»
Dustin scosse la testa. « La persona degli incubi è viva. Almeno per ora.» Gettò uno sguardo fugace al display luminoso della sveglia.
Chloe lo notò e controllò a sua volta l’orario: le ventuno e trenta. Meno di un’ora per salvarsi.
«Non importa. Comunque non sono sicura di poterti fornire le risposte che cerchi» disse, iniziando a disporre le carte in tre mazzetti, due affiancati e uno in alto.
«Sei l’unica che può farlo. Non posso rivolgermi a nessun altro.»
«Cosa intendi dire?»
«Non sono mai andato da chiromanti o veggenti. Fino a un mese fa credevo che fossero un branco di ciarlatani, ma ora so che le loro capacità sono vere. Ho provato sulla mia pelle quello che sopportano e ho bisogno del tuo aiuto per non impazzire.» Dustin si scansò delle gocce di sudore dalla fronte. «Nei miei sogni questo è il luogo delle risposte.»
«Continuo a non capire. Perché proprio io?»
«Perché i nostri destini sono collegati.»
Quella frase la spaventò. Nessun cliente si era mai comportato in quella maniera. Neanche i fanatici che frequentavano il suo antro ogni giorno fin quando le giostre non ripartivano.
Chloe abbandonò i tarocchi sul tavolo, indietreggiò con la poltrona e si alzò in piedi. «A che gioco stai giocando?»
«Non è un gioco. E lo sai bene.»
«Ora basta.» Chloe si allontanò dal tavolo intimorita, ma decisa a chiamare Omar.
Dustin balzò in piedi a sua volta e le afferrò il braccio. «Aspetta. Per quanto ti suoni assurdo, so cosa accadrà. Hai paura, qualcuno verrà qui per ucciderti, l’ho visto in sogno.»
Anche se era vero e quell’evento l’angustiava da tutto il giorno, Chloe replicò: «Perché dovrei crederti?»
«Perché ho visto che quella persona poi cercherà di uccidere me.»

                                                  
                                                   Continua…

lunedì 21 luglio 2014

Recearticolo film Maleficent

Il film avrebbe potuto avere come sottotitolo: “Processo di redenzione per uno dei più spaventosi tra i cattivi Disney”, perché Malefica merita indubbiamente il podio dei più riusciti malvagi dei film animati di Walt Disney e per renderla protagonista indiscussa della pellicola era ovvio che necessitasse un doveroso lavoro di “pulizia”.
Non so voi, ma da bambino ero terrorizzato da Malefica. Sarà stata la sua pelle verdognola, il suo volto allungato con i grandi occhi gialli, la sua risata profonda o quel copricapo con le corna che rimandano all’iconografia dei demoni, ma dal momento che entrava in scena avevo bisogno di un adulto accanto. Almeno fino ai sette anni.
Ecco perché, ora che sono tra gli adulti, ho provato una certa curiosità appena venuto a conoscenza che era in preparazione un film su colei che si autodefinisce (cito testualmente) La Signora di Ogni Male, cosa si sarebbero inventati per renderla attraente al pubblico?
Come già anticipato, la malvagia Maleficent (questo il suo nome in originale) ha subito un trattamento tipico quando vogliamo un antagonista come protagonista, partendo dal presupposto che cattivi non si nasce ma lo si diventa, gli sceneggiatori hanno recuperato l’elemento di base della fiaba originale di Perrault: Malefica non è una strega, ma bensì una fata e ci raccontano come ha ceduto al suo lato oscuro. Per rendere il tutto ancora più “puro” è una fata della natura, che vive nella favolistica/magica Brughiera insieme ad altri esseri magici, senza però nessun contatto con gli umani.
All’inizio del film ci viene mostrata una Malefica bambina, che si preoccupa di proteggere la Brughiera, ma non ha nessuno con cui confidarsi, con cui avere un rapporto umano. Ecco perché il suo cuore si fida subito del giovane Stefano, giunto con intenzioni tutt’altro che onorevoli nel territorio della fata, ma che riesce con gesti semplici a conquistarla e in lui vede la fine della sua solitudine anche se per breve tempo.
A dirla tutta, la rapidità con cui Malefica si fida e innamora di Stefano appare un po’ forzata, ma in origine la parte sull’infanzia della fata era più lunga e addirittura coinvolgeva i Reali delle fate con cui era in qualche modo imparentata e rendeva il suo rapporto con gli umani più conflittuale. In fase di montaggio però sembra che questa parte di trama risultasse troppo lunga ed è stata eliminata, lasciando in questo modo lo spettatore con il dubbio che la relazione tra Malefica e Stefano sia stata troppo semplice. 
D’altro canto bisogna dire che Stefano, che qui diventa il cattivo della storia, viene caratterizzato molto bene e fin dalla sua apparizione da bambino scorgiamo in lui la fame per il potere. 
Malefica cresce, diventando una fata potente e tra i suoi tratti distintivi ci sono l’orgoglio e la fierezza, associati a caratteristiche fisiche quali un paio di corna e di splendide ali dalle piume nere. La versione adulta è interpretata da Angelina Jolie che, lasciatemelo dire, nelle vesti di Malefica è sublime. Riesce a mantenere intatta la maestosità della controparte animata, dandole comunque qualcosa di nuovo, una sfumatura di umanità, quel frammento di anima che farà affezionare il pubblico alla non più così odiata strega.
Naturalmente per renderla veramente un’eroina c’è bisogno di un nemico, nel nostro caso gli uomini desiderosi di invadere e conquistare la Brughiera e più nello specifico Re Enrico, personaggio non presente nella versione a cartoni animati e che si rivela essere il padre della futura sposa di Stefano, nonché madre di Aurora. Re Enrico è spietato e violento, ma la prode Malefica riesce a tenerlo a bada grazie ai suoi poteri che risvegliano creature della natura magnificamente rese dagli effetti speciali. Tuttavia la vita di Malefica è destinata a un brusco colpo di scena. Re Enrico torna infatti mal ridotto al suo castello e promette sua figlia in sposa, con la ricchezza derivata dal diventare Re, a chiunque sconfiggerà Malefica e gliene porterà una prova. Tra i pretendenti troviamo Stefano ormai anche lui adulto, che senza troppe remore asseconda i suoi desideri e parte per la Brughiera.
A questo punto assistiamo a  quella che per me è la scena più intensa di tutto il film. Malefica accoglie Stefano nel suo territorio, non aspettandosi un attacco è anzi felice nel rivedere l’amico/amato dopo anni di lontananza, ma l’uomo si rivela infido e sfruttando il rapporto che li ha uniti, la fa addormentare e la priva delle sue meravigliose ali. Al risveglio, non trovandolo al suo fianco, Malefica scopre nel modo più tremendo il suo tradimento: un dolore lancinante l’affligge alla schiena e con orrore si rende conto che gli ha strappato le ali. Angelina Jolie ci regala un’interpretazione magistrale, rende il dolore per essere stata violata e lo stupore, misto a rabbia verso l’uomo di cui aveva piena fiducia in maniera realistica, fisica e guardandola non si può non pensare a quante donne subiscono lo stesso tipo di violenze nel mondo reale.
Nessuno seduto davanti allo schermo del cinema può condannare Malefica e quando in preda al dolore fisico ed emotivo cede all’oscurità, ci rendiamo conto che non ha altra scelta, il suo desiderio di vendetta è più che giustificato. La sua metamorfosi è ormai completa e Angelina Jolie diventa anche visivamente la Malefica de La Bella Addormentata nel Bosco disneyana.
Manca un ultimo particolare – che rappresenta un’innovazione rispetto al film del 1959 – il fido confidente di Malefica, il corvo chiamato Fosco a cui in questa versione viene data la capacità di mutare forma (tra cui quella  umana con il fisico dell’attore Sam Riley) e che si rivela essere stato salvato per opera della fata malvagia dalla cattiveria di due uomini, per diventare (involontariamente) l’unico legame con la sua parte benevola, una sorta di voce della coscienza, che non mancherà di fare emergere più volte. Forse, visto questa svolta, sarebbe stato interessante approfondire di più il rapporto tra i due, ma è probabile il regista ha temuto di rallentare troppo il ritmo e rischiare che il pubblico si distraesse dalla trama.  
Eccoci quindi arrivati al fatidico inizio del classico di animazione che viene qui egregiamente riproposto fedelmente, modificando solo qualche dettaglio. Al battesimo di Aurora assistiamo al realizzarsi della vendetta di Malefica: Stefano le ha portato via l’amore e la felicità e lei farà altrettanto, maledicendo sua figlia. Al compiersi dei sui sedici anni, la giovane cadrà in un sonno simile alla morte. È importante notare come sia questa la maledizione lanciata da Malefica, un sonno simile alla morte anziché una morte certa che sarebbe parso come uno scomodo omicidio, intaccando così la possibilità di redenzione.
Nella parte dedicata all’infanzia e giovinezza di Aurora viene nuovamente presa distanza dal film originale. In principio tramite Fosco e poi per sua volontà, scorgiamo come Malefica non riesca a odiare veramente Aurora, la cui unica colpa è essere nata figlia di Stefano. Lui è il suo mortale nemico, il solo responsabile del suo dolore e a un certo punto Malefica cerca perfino  di annullare il suo stesso maleficio, senza successo. Ciononostante prova affetto per la ragazzina e volendo avere con lei un rapporto basato sull’onestà, le rivela di essere la responsabile della sua maledizione e ovviamente Aurora non può che esserne amareggiata e ferita, avendola fino a quel momento reputata la sua fata madrina. 
Prima di giungere all’emozionante finale lasciatemi evidenziare due particolari con cui gli sceneggiatori si prendono simpaticamente gioco della trama della pellicola animata. Il primo è rappresentato dalle tre fate madrine, a tutti gli effetti protagoniste del film originale che qui sono ridicolizzate e relegate al ruolo di intermezzi comici. In effetti, il punto che sottolineano gli sceneggiatori di Maleficent non è insensato: come possono tre esseri magici, non abituate al mondo umano e  basandosi solo sulla loro magia, crescere una bambina per sedici anni senza poter usare i loro poteri? Nel classico animato addirittura riuscivano a compiere l’impresa per tutto il tempo, salvo poi fare disastri nell’organizzare una festa di compleanno che comprendeva solo cucinare una torta e cucire un vestito. E come sono riuscite ad adempiere a quelle stesse mansioni per sedici anni se non hanno mai fatto ricorso alle loro bacchette magiche? Il secondo particolare, anche questo sensato tenendo presente che stiamo guardando un film live-action e su cui possiamo sorvolare in un film di animazione fiabesco, è il personaggio del principe Filippo e il suo fulmineo innamoramento con Aurora. Nel cartone animato pur non avendola mai vista, incontra Aurora nel bosco e in poche ore i due sanno per certo di essere anime gemelle, l’uno il vero amore dell’altra. Nella versione riveduta viene giustamente fatto notare anche da Filippo stesso che non può risvegliare con un bacio Aurora, non potendo pretendere di essere il suo vero amore dopo averla conosciuta solo quello stesso pomeriggio.
E qui viene la domanda che tutti si sono posti, chi sveglierà la bella addormentata? Dato che Malefica è buona, è improbabile che agirà come nelle scene finali del film originale (dove ne fa di tutti i colori), quindi il ruolo del principe senza macchia e senza paura è affidato proprio a lei. Così, continuando sulla strada di redenzione già impostata, Malefica parte al galoppo, raggiunge Aurora (che nel frattempo si è punta ed è addormentata) e dopo essersi intrufolata nel castello dell’odiato Re Stefano, le dona una bacio di amore, quasi materno, perfettamente in linea con la sua natura, dopo averla protetta e sorvegliata per tutta l’infanzia, dimostrando che nel suo cuore c’era ancora spazio per quel sentimento.
Aurora si risveglia dunque e perdona Malefica, riconoscendo che un attimo di dolore in cui l’ha maledetta, non vale tutto l’amore con cui l’ha seguita fino a quel giorno, ma il tempo del “…e vissero felici e contenti” non è ancora giunto.
Avendo la mortale nemica alla sua mercé, Stefano le lancia l’assalto finale e nonostante la presenza di un drago (non rivelo come e chi è) sta per sopraffarla, se non fosse per l’intervento di Aurora, che da vera principessa del 21°simo secolo, si ribella al padre, scova le ali rubate alla fata e le restituisce alla legittima proprietaria. In una resa stilistica eccezionale (che mi ha ricordato tanto le anti-eroine/bad-girls dei fumetti dei super-eroi dei primi anni ‘90), Malefica dispiega le sue ali e combatte la battaglia finale con Re Stefano. Ovviamente essendo la nostra protagonista non può infliggere il colpo mortale al nemico, ma anzi dimostra di averlo infine perdonato e seppur tenta di salvarlo da una rovinosa caduta, lui scivola dalla sua presa e muore.
Giustamente direte, dov’è il finale positivo in tutto ciò? Ricordate che in questa versione Stefano è il cattivo e lo dimostra non solo per il tradimento verso Malefica, ma anche nel modo in cui tratta la figlia appena ritrovata. È un padre incapace di svolgere il suo ruolo, non più accecato dalla fame di potere, ma da quella di vendetta e quindi non adatto a restare al fianco di un personaggio puro e leale come Aurora. Così, in barba al finale classico, Malefica ormai completamente redenta torna a vivere felice nella Brughiera, insieme ad Aurora che diventa la Regina di entrambi i mondi, quello umano e quello fatato, lasciandoci un sottile ma potente messaggio di fondo: non importa che tipo di amore nutri, se è sincero e non provoca dolore, sei libero di esprimerlo e viverlo.
Probabilmente i puristi de La Bella Addormentata nel Bosco sono rimasti un po’ delusi e straniti dalla visione di Maleficent e può darsi che ci si aspettasse una resa più dark e gotica sullo stile di Tim Burton e con meno stravolgimenti della trama. Tuttavia, nel complesso ho trovato questi cambiamenti efficaci e ben inseriti per il tipo di storia che gli sceneggiatori e il regista hanno scelto di raccontare e il risultato finale è un film piacevole che si riguarderà spesso e volentieri.


Un’ultima nota: eccezionale la versione di Lana Del Rey di Once Upon a Dream, tema d’amore di Aurora e Filippo nel film del 1959 e diventata qui la colonna sonora ideale al personaggio di Malefica, grazie all’interpretazione malinconica e da brividi della cantante.