Il film
avrebbe potuto avere come sottotitolo: “Processo
di redenzione per uno dei più spaventosi tra i cattivi Disney”, perché
Malefica merita indubbiamente il podio dei più riusciti malvagi dei film
animati di Walt Disney e per renderla protagonista indiscussa della pellicola
era ovvio che necessitasse un doveroso lavoro di “pulizia”.
Non so
voi, ma da bambino ero terrorizzato da Malefica. Sarà stata la sua pelle
verdognola, il suo volto allungato con i grandi occhi gialli, la sua risata
profonda o quel copricapo con le corna che rimandano all’iconografia dei
demoni, ma dal momento che entrava in scena avevo bisogno di un adulto accanto.
Almeno fino ai sette anni.
Ecco
perché, ora che sono tra gli adulti, ho provato una certa curiosità appena
venuto a conoscenza che era in preparazione un film su colei che si
autodefinisce (cito testualmente) La Signora di Ogni Male, cosa si sarebbero
inventati per renderla attraente al pubblico?
Come già
anticipato, la malvagia Maleficent (questo il suo nome in originale) ha subito
un trattamento tipico quando vogliamo un antagonista come protagonista,
partendo dal presupposto che cattivi non si nasce ma lo si diventa, gli
sceneggiatori hanno recuperato l’elemento di base della fiaba originale di Perrault:
Malefica non è una strega, ma bensì una fata e ci raccontano come ha ceduto al
suo lato oscuro. Per rendere il tutto ancora più “puro” è una fata della
natura, che vive nella favolistica/magica Brughiera insieme ad altri esseri
magici, senza però nessun contatto con gli umani.
All’inizio
del film ci viene mostrata una Malefica bambina, che si preoccupa di proteggere
la Brughiera, ma non ha nessuno con cui confidarsi, con cui avere un rapporto
umano. Ecco perché il suo cuore si fida subito del giovane Stefano, giunto con
intenzioni tutt’altro che onorevoli nel territorio della fata, ma che riesce
con gesti semplici a conquistarla e in lui vede la fine della sua solitudine
anche se per breve tempo.
A dirla
tutta, la rapidità con cui Malefica si fida e innamora di Stefano appare un po’
forzata, ma in origine la parte sull’infanzia della fata era più lunga e
addirittura coinvolgeva i Reali delle fate con cui era in qualche modo
imparentata e rendeva il suo rapporto con gli umani più conflittuale. In fase
di montaggio però sembra che questa parte di trama risultasse troppo lunga ed è
stata eliminata, lasciando in questo modo lo spettatore con il dubbio che la
relazione tra Malefica e Stefano sia stata troppo semplice.
D’altro
canto bisogna dire che Stefano, che qui diventa il cattivo della storia, viene
caratterizzato molto bene e fin dalla sua apparizione da bambino scorgiamo in
lui la fame per il potere.
Malefica
cresce, diventando una fata potente e tra i suoi tratti distintivi ci sono
l’orgoglio e la fierezza, associati a caratteristiche fisiche quali un paio di
corna e di splendide ali dalle piume nere. La versione adulta è interpretata da
Angelina Jolie che, lasciatemelo dire, nelle vesti di Malefica è sublime.
Riesce a mantenere intatta la maestosità della controparte animata, dandole
comunque qualcosa di nuovo, una sfumatura di umanità, quel frammento di anima
che farà affezionare il pubblico alla non più così odiata strega.
Naturalmente
per renderla veramente un’eroina c’è bisogno di un nemico, nel nostro caso gli
uomini desiderosi di invadere e conquistare la Brughiera e più nello specifico
Re Enrico, personaggio non presente nella versione a cartoni animati e che si
rivela essere il padre della futura sposa di Stefano, nonché madre di Aurora. Re
Enrico è spietato e violento, ma la prode Malefica riesce a tenerlo a bada
grazie ai suoi poteri che risvegliano creature della natura magnificamente rese
dagli effetti speciali. Tuttavia la vita di Malefica è destinata a un brusco
colpo di scena. Re Enrico torna infatti mal ridotto al suo castello e promette
sua figlia in sposa, con la ricchezza derivata dal diventare Re, a chiunque
sconfiggerà Malefica e gliene porterà una prova. Tra i pretendenti troviamo
Stefano ormai anche lui adulto, che senza troppe remore asseconda i suoi
desideri e parte per la Brughiera.
A questo
punto assistiamo a quella che per me è
la scena più intensa di tutto il film. Malefica accoglie Stefano nel suo
territorio, non aspettandosi un attacco è anzi felice nel rivedere l’amico/amato
dopo anni di lontananza, ma l’uomo si rivela infido e sfruttando il rapporto
che li ha uniti, la fa addormentare e la priva delle sue meravigliose ali. Al
risveglio, non trovandolo al suo fianco, Malefica scopre nel modo più tremendo
il suo tradimento: un dolore lancinante l’affligge alla schiena e con orrore si
rende conto che gli ha strappato le ali. Angelina Jolie ci regala
un’interpretazione magistrale, rende il dolore per essere stata violata e lo
stupore, misto a rabbia verso l’uomo di cui aveva piena fiducia in maniera
realistica, fisica e guardandola non si può non pensare a quante donne
subiscono lo stesso tipo di violenze nel mondo reale.
Nessuno
seduto davanti allo schermo del cinema può condannare Malefica e quando in
preda al dolore fisico ed emotivo cede all’oscurità, ci rendiamo conto che non
ha altra scelta, il suo desiderio di vendetta è più che giustificato. La sua
metamorfosi è ormai completa e Angelina Jolie diventa anche visivamente la
Malefica de La Bella Addormentata nel
Bosco disneyana.
Manca un
ultimo particolare – che rappresenta un’innovazione rispetto al film del 1959 –
il fido confidente di Malefica, il corvo chiamato Fosco a cui in questa
versione viene data la capacità di mutare forma (tra cui quella umana con il fisico dell’attore Sam Riley) e
che si rivela essere stato salvato per opera della fata malvagia dalla
cattiveria di due uomini, per diventare (involontariamente) l’unico legame con
la sua parte benevola, una sorta di voce della coscienza, che non mancherà di fare
emergere più volte. Forse, visto questa svolta, sarebbe stato interessante
approfondire di più il rapporto tra i due, ma è probabile il regista ha temuto
di rallentare troppo il ritmo e rischiare che il pubblico si distraesse dalla
trama.
Eccoci
quindi arrivati al fatidico inizio del classico di animazione che viene qui
egregiamente riproposto fedelmente, modificando solo qualche dettaglio. Al
battesimo di Aurora assistiamo al realizzarsi della vendetta di Malefica:
Stefano le ha portato via l’amore e la felicità e lei farà altrettanto,
maledicendo sua figlia. Al compiersi dei sui sedici anni, la giovane cadrà in
un sonno simile alla morte. È importante notare come sia questa la maledizione
lanciata da Malefica, un sonno simile alla morte anziché una morte certa che
sarebbe parso come uno scomodo omicidio, intaccando così la possibilità di
redenzione.
Nella
parte dedicata all’infanzia e giovinezza di Aurora viene nuovamente presa
distanza dal film originale. In principio tramite Fosco e poi per sua volontà,
scorgiamo come Malefica non riesca a odiare veramente Aurora, la cui unica
colpa è essere nata figlia di Stefano. Lui è il suo mortale nemico, il solo
responsabile del suo dolore e a un certo punto Malefica cerca perfino di annullare il suo stesso maleficio, senza
successo. Ciononostante prova affetto per la ragazzina e volendo avere con lei
un rapporto basato sull’onestà, le rivela di essere la responsabile della sua
maledizione e ovviamente Aurora non può che esserne amareggiata e ferita,
avendola fino a quel momento reputata la sua fata madrina.
Prima di
giungere all’emozionante finale lasciatemi evidenziare due particolari con cui
gli sceneggiatori si prendono simpaticamente gioco della trama della pellicola
animata. Il primo è rappresentato dalle tre fate madrine, a tutti gli effetti
protagoniste del film originale che qui sono ridicolizzate e relegate al ruolo
di intermezzi comici. In effetti, il punto che sottolineano gli sceneggiatori
di Maleficent non è insensato: come
possono tre esseri magici, non abituate al mondo umano e basandosi solo sulla loro magia, crescere
una bambina per sedici anni senza poter usare i loro poteri? Nel classico
animato addirittura riuscivano a compiere l’impresa per tutto il tempo, salvo
poi fare disastri nell’organizzare una festa di compleanno che comprendeva solo
cucinare una torta e cucire un vestito. E come sono riuscite ad adempiere a
quelle stesse mansioni per sedici anni se non hanno mai fatto ricorso alle loro
bacchette magiche? Il secondo particolare, anche questo sensato tenendo
presente che stiamo guardando un film live-action
e su cui possiamo sorvolare in un film di animazione fiabesco, è il personaggio
del principe Filippo e il suo fulmineo innamoramento con Aurora. Nel cartone
animato pur non avendola mai vista, incontra Aurora nel bosco e in poche ore i
due sanno per certo di essere anime gemelle, l’uno il vero amore dell’altra.
Nella versione riveduta viene giustamente fatto notare anche da Filippo stesso
che non può risvegliare con un bacio Aurora, non potendo pretendere di essere
il suo vero amore dopo averla conosciuta solo quello stesso pomeriggio.
E qui
viene la domanda che tutti si sono posti, chi sveglierà la bella addormentata?
Dato che Malefica è buona, è improbabile che agirà come nelle scene finali del
film originale (dove ne fa di tutti i colori), quindi il ruolo del principe
senza macchia e senza paura è affidato proprio a lei. Così, continuando sulla
strada di redenzione già impostata, Malefica parte al galoppo, raggiunge Aurora
(che nel frattempo si è punta ed è addormentata) e dopo essersi intrufolata nel
castello dell’odiato Re Stefano, le dona una bacio di amore, quasi materno,
perfettamente in linea con la sua natura, dopo averla protetta e sorvegliata
per tutta l’infanzia, dimostrando che nel suo cuore c’era ancora spazio per
quel sentimento.
Aurora si
risveglia dunque e perdona Malefica, riconoscendo che un attimo di dolore in
cui l’ha maledetta, non vale tutto l’amore con cui l’ha seguita fino a quel
giorno, ma il tempo del “…e vissero
felici e contenti” non è
ancora giunto.
Avendo la
mortale nemica alla sua mercé, Stefano le lancia l’assalto finale e nonostante
la presenza di un drago (non rivelo come e chi è) sta per sopraffarla, se non
fosse per l’intervento di Aurora, che da vera principessa del 21°simo secolo,
si ribella al padre, scova le ali rubate alla fata e le restituisce alla
legittima proprietaria. In una resa stilistica eccezionale (che mi ha ricordato
tanto le anti-eroine/bad-girls dei fumetti dei super-eroi dei primi anni ‘90),
Malefica dispiega le sue ali e combatte la battaglia finale con Re Stefano.
Ovviamente essendo la nostra protagonista non può infliggere il colpo mortale
al nemico, ma anzi dimostra di averlo infine perdonato e seppur tenta di
salvarlo da una rovinosa caduta, lui scivola dalla sua presa e muore.
Giustamente
direte, dov’è il finale positivo in tutto ciò? Ricordate che in questa versione
Stefano è il cattivo e lo dimostra non solo per il tradimento verso Malefica,
ma anche nel modo in cui tratta la figlia appena ritrovata. È un padre incapace
di svolgere il suo ruolo, non più accecato dalla fame di potere, ma da quella
di vendetta e quindi non adatto a restare al fianco di un personaggio puro e
leale come Aurora. Così, in barba al finale classico, Malefica ormai
completamente redenta torna a vivere felice nella Brughiera, insieme ad Aurora
che diventa la Regina di entrambi i mondi, quello umano e quello fatato,
lasciandoci un sottile ma potente messaggio di fondo: non importa che tipo di
amore nutri, se è sincero e non provoca dolore, sei libero di esprimerlo e
viverlo.
Probabilmente
i puristi de La Bella Addormentata nel
Bosco sono rimasti un po’ delusi e straniti dalla visione di Maleficent e può darsi che ci si
aspettasse una resa più dark e gotica sullo stile di Tim Burton e con meno
stravolgimenti della trama. Tuttavia, nel complesso ho trovato questi
cambiamenti efficaci e ben inseriti per il tipo di storia che gli sceneggiatori
e il regista hanno scelto di raccontare e il risultato finale è un film
piacevole che si riguarderà spesso e volentieri.
Un’ultima
nota: eccezionale la versione di Lana Del Rey di Once Upon a Dream, tema d’amore di Aurora e Filippo nel film del
1959 e diventata qui la colonna sonora ideale al personaggio di Malefica, grazie
all’interpretazione malinconica e da brividi della cantante.
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