«Tom
deMassi?» domandò Chloe. «È lui che ucciderà entrambi?»
«Non lo
so» rispose Dustin. «Per questo sono venuto da te.»
Chloe si
strinse le tempie con le mani. Le scoppiava la testa .«Non capisco! Hai sognato
che morivo e che il mio assassino subito dopo farà lo stesso a te, ma non conosci
la sua identità… non riesco a crederti.»
«Devi
farlo. Sono venuto qui per impedire che tu venga uccisa. E provare a salvare
anche me.»
Chloe
rimase immobile a fissarlo. Le sue sedute prendevano spesso pieghe
inverosimili, ma quella le batteva tutte. Un sogno la metteva in guardia sulla
sua morte e quello stesso sogno portava uno sconosciuto ad avvisarla che
correva l’identico pericolo. «Come faccio a fidarmi di te?»
Dustin le
lasciò il braccio. «Leggi i tarocchi. Nel mio sogno ti convincevi della mia
sincerità dopo aver letto le carte.»
Chloe
tornò al suo posto. Guardò la sveglia. Segnava le ventuno e cinquanta. C’era
ancora abbastanza tempo. Mischiò una volta i tarocchi e li divise in tre mazzi,
disponendoli poi in forma di triangolo. Girò la prima carta del mazzetto
sinistro. Il Mago.
«Guarda
quella accanto.»
Chloe
alzò la seconda: Il Matto.
«La terza
sarà capovolta» le annunciò Dustin.
Lei
svoltò l’ultima e con sua sorpresa trovò L’Eremita capovolto.
«Non è
possibile. Ho già avuto lo stesso responso questa mattina.» Alzò il volto e lo
guardò negli occhi. «E non ha un significato preciso.»
«Vuoi
dire che siamo fregati?»
Chloe
rifletté. Forse non era lei la persona giusta per fare le carte.« Prova tu.
Credo che sei un sensitivo come me.»
Dustin
scosse violentemente la testa. «No. È solo da un mese che ho questi sogni. Non
mi è mai successo prima. Ti stai sbagliando.»
Chloe
posò le sue mani su quelle del ragazzo. «Non devi aver paura. Posso capire come
ti senti. Anche io ero sconvolta quando ho scoperto di poter vedere il futuro
attraverso i tarocchi, ma questo è un dono. Devi solo imparare a usarlo.»
«Non so
interpretarli, non conosco i significati.»
«A quello
penso io. Tu segui le mie indicazioni.» Raccolse le carte dal tavolo e gliele
porse.
Dustin le
prese e di riflesso iniziò a mischiarle.
«Sei più
portato di quanto non credi.»
«Cosa
devo fare?»
«Fermati
quando ti senti pronto.»
Dustin
rimescolò altre tre volte e poi si bloccò.
«Ora fai
tre mazzetti e disponili come ho fatto prima io» disse Chloe.
Dustin
eseguì il comando. «E ora?»
«Partendo
da quello in basso a sinistra, gira la prima carta tenendo il mazzetto in cima
per ultimo.»
Dustin
scoperchiò il primo mazzetto. «Il Mago.»
«È in
genere una carta positiva. Indica un’abilità, una trasformazione e
l’avvicinarsi al proprio obbiettivo.» Omise la sua valenza negativa legata
all’inganno, percepiva che non era rivolta a Dustin. «Nel tuo caso può voler
dire che hai appena scoperto il tuo dono di veggente e che questo ti aiuterà
nel tuo fine.»
Dustin
sembrò rilassarsi. Sfiorò la carta sul mazzetto a destra e la rivoltò. «Il
Matto.»
Chloè
cercò di mascherare la sua confusione. Dustin stava avendo il suo stesso
responso. «Questa carta ha un doppia valenza, parte dall’innocenza e arriva
alla follia.»
«Vuoi dire
che sto diventando pazzo?»
«No. Ma è
difficile cogliere i significati tra la sua proprietà positiva e quella
negativa. Il Matto è simbolo di cambiamento, di un nuovo inizio, una novità
inaspettata; ma anche smarrimento per ciò che questo porta, sfociando fino alla
depressione.»
Dustin
alzò le sopracciglia poco convinto. «Andiamo avanti.» Fece scivolare verso di
sé la carta all’apice del mazzetto che formava la punta del triangolo e la
girò. «L’Imperatrice.»
Chloe
rimase un attimo disorientata.
«Altri
guai?»
«Al
contrario. Questa carta, quando è diritta come nel tuo caso, influenza in modo
positivo quelle vicine. È legata ai rapporti familiari e segna che una persona
che ci è cara agirà per il nostro bene.»
«Wow.»
Dustin sorrise. «Ma come ci aiuta tutto questo a impedire che ci ammazzino?»
«Non
saprei. Sei venuto qui con un parente?» Chloe prese la carta dell’Imperatrice
tra le mani. «I tuoi genitori? O un fratello o una sorella?»
Dustin
s’incupì. «Sono figlio unico e non è un buon periodo per avere intorno i miei
genitori. Tra poco sarà il mio compleanno e… bè… so che sono stato adottato,
quindi non è una ricorrenza che ho voglia di festeggiare con loro. Diciamo che
mi prendo una pausa di riflessione.»
Chloe
continuò a fissare la carta. Le parole di Dustin contrastavano con la
divinazione e con ciò che significava quel tarocco in particolare. “Una persona cara, di famiglia” si
ripeté, poi guardò le altre due carte emerse dal consulto, le stesse in comune
con lei. «Non può essere.»
«Cosa?»
«Quand’è
il tuo compleanno?»
«Che ti
importa?»
«Rispondimi
e basta.»
«Il
ventiquattro luglio. Perché?»
Chloe
posò la carta sul tavolo. «Anche io sono stata adottata e il mio compleanno è
il ventiquattro luglio. Capisci cosa significa?»
Dustin la
guardò diffidente. «Non ne sono sicuro.»
«Siamo
fratello e sorella. Anzi gemelli. È questo che ci stavano suggerendo le carte.»
«Stai
vaneggiando.»
Chloe gli
afferrò le mani. «Lo hai detto anche tu che i nostri destini sono collegati. Le
tue visioni, il responso de Il Matto e dell’Imperatrice… tutto indica che
dovevi trovarmi per salvarmi e che sono io la persona di famiglia che ti è
vicina.»
«Mi
sembra un po’ azzardato basarsi solo sui tarocchi per stabilire una parentela.»
Chloe
sorrise. «In vite normali lo sarebbe, ma cosa ha di normale il nostro incontro?
Tu per primo sei venuto da me seguendo il suggerimento di un sogno.»
«Mi stai
chiedendo molto.»
«Hai
detto di fidarmi di te. Ora è il tuo turno.»
Dustin le
si avvicinò e si morse il labbro inferiore. «Se tutto questo è vero, come ci
salveremo?»
Incurante
del fatto che erano praticamente degli estranei, Chloe scostò con forza la
sedia all’indietro, facendola cadere e gli buttò le braccia la collo,
abbracciandolo. «Troveremo il modo. Il primo passo era ritrovarci e ci siamo
riusciti.»
Alle sue
spalle qualcuno scosse la tenda con foga. Chloe si voltò lentamente, restando
in parte attaccata a Dustin e riconobbe Omar.
«Ero qui
fuori come mi hai chiesto e ho sentito strani rumori…che cosa succede?» La sua
voce era cambiata, era passata dal solito tono gioviale a uno più duro, il suo
sguardo era carico di rabbia e appariva agitato. La luce blu dell’insegna Divina Chloe, che lo illuminava sul lato sinistro, contribuì a dargli un
aspetto inquietante.
«Stai
tranquillo, Omar. Va tutto bene.»
«No, non
va bene!» sbraitò. Infilò la mano destra sotto la maglietta ed estrasse una
pistola. «Perché lo stai abbracciando? Non devi abbracciarlo!»
Chloe
rimase pietrificata. Come aveva fatto Oamr a procurarsi un’arma? E da quando
era così violento con lei? La sua stessa voce le risuonò nella mente. “Qualcuno che mi è accanto non è sincero, si
sta prendendo gioco di me.” Era il responso della carta del Mago per lei.
Così come nel suo caso, l’evento inaspettato annunciato dal Matto non era solo
l’arrivo di Dustin, ma anche il comportamento di Omar.
Chloe
lasciò andare Dustin e si voltò verso Omar. «Stai calmo. Questo ragazzo è mio
fratello.»
«Bugiarda!
Mi stai mentendo. Ti prendi gioco di me come tutti gli altri.»
Dustin si
girò a sua volta. «Ehi, amico. Non c’è bisogno di agitarsi.»
Omar gli
schioccò un’occhiata intrisa di odio. «Non sono tuo amico. Nessuno è mio amico.
Pensano tutti che sia uno stupido. E anche tu, Chloe, hai finto di volermi
bene.»
«Non è
vero.»
«Sì,
invece!» ribadì Omar. «So che è il tuo ragazzo, ma tu sei mia! Solo mia e di
nessun altro.» Caricò l’arma, premette il grilletto e sparò.
La mano
di Dustin la spinse all’indietro con forza, allontanandola dalla traiettoria
del proiettile e facendola voltare, Chloe lesse l’ora sul display della sveglia.
Le ventidue e ventidue.
Come nel
suo sogno, l’azione si era svolta a gran velocità. Chloe si ritrovò seduta sul
pavimento. Dustin era steso davanti a lei e perdeva sangue dalla spalla
sinistra. Alzò lo sguardo e vide Omar fissarlo immobile. Sembrava scosso, si
stava rendendo conto lentamente di quello che aveva fatto.
Chloe
strisciò a carponi al fianco di Dustin. Lui girò il volto e in un sussurro
disse: «Sto bene… mi ha preso… di striscio.»
Chloe
mise una mano sul cuore in segno di ringraziamento e sotto il tessuto del gilet
sentì la sagoma del coltello che le premeva sul seno. Si alzò senza fare
movimenti bruschi.
«No»
gridò Omar, senza sapere bene cosa stesse negando. «Io…»
Gli
tremava la mano destra in cui stringeva la pistola. Chloe capì che quella era
la sua unica occasione. Sfoderò il pugnale e guizzò su Omar, infilandogli la
lama nel polso destro. In reazione al dolore, lui urlò e lasciò cadere la
pistola. Chloe la raccolse fulminea e la puntò contro quello che aveva
considerato a lungo un amico.
«Non
muoverti o ti uccido» gli intimò. Non era certa di avere il coraggio e il
sangue freddo per farlo, ma di certo avrebbe difeso con ogni mezzo se stessa e
suo fratello. «Aiuto! Aiutatemi! Omar è impazzito.»
Le urla
misero in allarme Omar, che si girò di scatto e corse fuori dal tendone della Divina Chloe. Lei avanzò all’esterno,
cercò di prendere la mira, ma c’era troppa gente che si stava voltando per
capire cosa avesse provocato quel trambusto e correva il rischio di ferire
degli innocenti.
Chloe
abbassò il braccio con cui impugnava la pistola e per fortuna vide Don e uno
dei ragazzi addetti alla ruota panoramica correre contro Omar e placcarlo sul
terreno erboso. Era tutto finito. Si sentì sollevata e stanca. Il frastuono
della musica si mischiò al mormorio della gente. Volti e attrazioni si
sovrapposero davanti ai suoi occhi. Tutto si fece sfuocato e perse i sensi.
Chloe
rinvenne stesa su una barella. Sbatté due volte le palpebre e riconobbe
l’interno estraneo di un’ambulanza. Le porte erano aperte e le permettevano di
vedere l’esterno. Erano sul retro del parcheggio delle roulotte e la notte era
illuminata dal riflesso rosso e blu delle luci del mezzo. Una coppia di
poliziotti stava parlando con Don e il ragazzo che lo aveva aiutato a bloccare
la fuga di Omar.
«Ben
svegliata.»
Girò la
testa e alla sua sinistra scorse Dustin, steso come lei, il petto seminudo
nascosto da una coperta e con una
fasciatura professionale che gli avvolgeva la spalla ferita.
«Hanno
detto che il proiettile ha solo reciso un po’ di pelle. Nulla di grave.» Dustin
le sorrise e per la prima volta nella sera scorse in lui dei tratti familiari.
«Stai bene?»
Chloe
annuì, cercando la sua mano. «Sì, sto
bene» rispose stringendola.
«Hanno
preso quello squilibrato, gli ho raccontato quello che ha fatto. Ovviamente
senza dire della nostra intuizione da veggenti.»
Chloe
sorrise. «Sei stato coraggioso.»
«Dovevo
proteggere mia sorella.» Dustin le strinse a sua volta la mano nel pronunciare
quella parola.
Era stata
una giornata assurda. Quando si era alzata quella mattina, Chloe non avrebbe
mai immaginato di scoprire che Omar fosse un pazzo maniaco, che era riuscito a
imbrogliarla per tutto quel tempo, e di avere un fratello sconosciuto con
cui sentiva un’intesa speciale, pur
avendolo incontrato solo da poche ore.
«Faremo
delle analisi e verificheremo la nostra teoria» gli disse.
«D’accordo»
rispose Dustin. «Ma non ho più tanti dubbi.»
Chloe
riportò lo sguardo all’esterno e sul lato destro del parcheggio, notò un uomo.
Si rizzò a sedere.
«Cosa
c’è?» domandò Dustin, imitandola.
«Quell’uomo
sulla destra. Ci sta fissando.»
Lui seguì
il suo sguardo. «Hai ragione. Chi è?»
Chloe si
sporse in avanti per vedere meglio. Indossava un maglione nero con le maniche
arrotolate e dei jeans stracciati. Sul braccio sinistro incrociato sul petto,
risaltava il tatuaggio raffigurante una spada. «È Tom deMassi. L’evaso.»
«Sta
dicendo qualcosa» disse Dustin, sporgendosi a sua volta per leggergli le
labbra. «”Siete stati bravi. Buona fortuna”.»
«”Ne
avrete bisogno”» concluse Chloe.
FINE
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