lunedì 21 settembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 8

8. Guidati Dalla Falce


Billy brandì la Falce con sicurezza e calò la lama sul collo di Sunday.

La vampira si mosse con destrezza all’indietro, evitandola. «Che diavolo è quell’affare?» ringhiò irritata.
«È l’arma suprema delle Cacciatrici» rispose Billy, avanzando verso di lei minaccioso. «Destinata a loro e parte della loro eredità. Non lo sapevi?»
«Balle!» replicò. «Se esistesse una cosa del genere, ogni vampiro la riconoscerebbe.»
«A quanto pare non sei poi così informata» rispose Donovan.  
Sunday ringhiò di nuovo, ma più sommessamente. Si voltò verso i suoi sottoposti e urlò: «Cosa aspettate? Un invito ufficiale?»
Simon, Stefan, Caroline e Alice, si gettarono nella caffetteria e presero di mira ognuno una preda.
Billy scattò di nuovo contro Sunday. Non poteva permettere a quei bulli vampiri di facre del male ai suoi compagni e se avesse messo K.O. il loro capo, sarebbero stati meno sicuri di riuscire a sopraffarli. Usando la base della sua arma, mirò deciso con la punta del paletto al cuore della vampira, ma nuovamente lei scansò l’attacco.
Sunday gli diede un colpo violento con il braccio, lui però non perse la presa. Rivoltò la Falce e la fece scorrere verso l’alto, sfregando la lama dell’ascia contro il volto vampiro di Sunday, riuscì ad aprirle un lungo squarcio sulla guancia.
Sunday ringhiò e strillò, mischiando i due suoni.
I quattro bulli vampiri che stavano avanzando, si voltarono di colpo a fissarla.
Lei si toccò la ferita con la mano destra e guardò sorpresa il sangue sulle dita.
Il suo aspetto non era più sicuro, ora appariva vulnerabile, proprio quello che Billy voleva. Sfruttò lo stupore della nemica e riafferrando la Falce all’impugnatura, le corse incontro conficcandole il paletto nel petto.
Sunday rimase a bocca aperta e cadde sulle ginocchia, trascinando sul pavimento anche Billy, con le dita serrate sull’arma.
Vedendola in quello stato, Alice, Caroline e Stefan non mascherarono il loro timore. Senza attenersi alle istruzioni del loro capo, corsero fuori dalla caffetteria.
Simon guardò i quattro umani immobili e indecisi, poi si abbatté su di lui.
Billy non poté reagire: avvertì in una vampata di dolore i canini affondare nella carne sul collo. Gridò, provò a districarsi, ma era bloccato tra i due corpi. Quello di Simon, che lo teneva fermo alle spalle, succhiandogli il sangue e quello di Sunday ,davanti a lui, in cui era conficcato il paletto della Falce che gli impediva di muovere il braccio con cui la reggeva.  
«Aiutiamolo» gridò Betty.
«Ci penso io» rispose Donovan.  
Billy udì alle sue spalle un rantolo e poi polvere cadere sulla sua schiena. Girò il volto e  vide il compagno incredulo tenere il paletto a poca distanza, infilzando l’aria.
«Ce l’ho fatta» esultò Donovan. «Ho ucciso un vampiro!»
«Ottimo» si complimentò Billy. Provò a ritrarre il braccio, sorpreso che anche Sunday non fosse già polvere, ma lei gli afferrò il polso.
«Hai fatto male i conti» gli sussurrò. «Il cuore è due dita più in alto.» Girò a forza il polso, facendo scrocchiare le ossa.
Billy urlò di nuovo e perse la presa sulla Falce.
Mugugnando, Sunday estrasse dal petto la parte dell’impugnatura intagliata a paletto e si rimise in piedi.
«Non ti muovere» le intimò Zec. Ruotò la mano sinistra e la Falce venne strappata da una forza invisibile dalla mano della vampira e volò dritta nella sua. «Se fallisci al primo colpo, tenta di nuovo.»
«Non credo proprio» rispose Sunday. Ruggì e scansandoli, corse verso la finestra da cui erano entrati, rimasta aperta. Saltò all’esterno e fuggì nell’oscurità della notte.
Donovan si piegò per aiutarlo a rialzarsi. «Tutto ok, amico?»
Con la mano sana, Billy si pulì il collo dal sangue che iniziava a seccarsi. «Credo mi abbia rotto il polso, ma sto bene.»
«Ok, allora andiamocene» disse Michelle.
«No. Dovete trovare gli altri e polverizzarli» rispose. «Non possiamo rischiare girino liberi di fare altre vittime.»
«Non vieni con noi?» domandò Betty.
Billy provò a mascherare una smorfia di dolore. «Non vi sarei di grande aiuto. E poi è meglio che rimanga qui nel caso tornassero.»
«Ma come faremo da soli? Non siamo esperti come te» disse Michelle.
«Ce la farete.» Billy si voltò verso Zec. «Dai la Falce a Betty e Donovan e voi due afferratene entrambi una estremità.»
«Cosa hai in mente?» gli chiese Donovan, eseguendo comunque la richiesta e afferrando con la mano libera la parte della falce terminante nel paletto di legno.
«La Falce l’abbiamo creata noi, almeno questa versione» spiegò Billy, facendo segno a Betty di fidarsi come aveva fatto l’amico. «Ci appartiene, ognuno di noi può usarla per cacciare. Quando l’ho toccata, ho capito possiamo dividerne il potere e dividere l’arma. Quindi, ognuno di voi tiri la parte che regge.»
«La spezzeremo» disse Betty, stringendo le dita poco sotto la lama dell’ascia rossa.
«Fidatevi» rispose Billy. «Non si romperà.»
«Ok, al mio tre» fece Donovan. «Uno. Due. E tre!»
Betty e Donovan si mossero come nel tiro alla fune, trascinando verso il corpo la parte di arma che impugnavano. Con fatica la sentirono scricchiolare sotto i loro sforzi e subito dopo, la Falce  si divise in due metà senza danno. Betty rimase con in mano l’ascia e Donovan con il paletto.
«Straordinario.» Zec li guardò estasiato, poi si riscosse e fissò Billy. «Ma così resterai disarmato.»
Donovan raccolse il paletto buttato a terra da Sunday e gli porse anche il suo. «Tieni, in caso di cattivi incontri.»
Billy li prese e sorrise. «Dividetevi a coppie e andate a caccia di vampiri.»
«Come li troveremo?» domandò Michelle.
«Lasciate che sia la Falce a guidarvi.»
 

Attraversando il corridoio, Zec osservò il paletto della Falce in mano a Donovan. Avevano deciso che essendo lui ancora in grado di sfruttare il potere telecinetico, spettava al suo compagno tenerla, tuttavia si domandava cosa provasse.

Quando aveva afferrato l’arma completa, una scarica di energia si era diffusa nel suo corpo. Era come un’iniezione di adrenalina mista a una consapevolezza e sicurezza in se stesso, che non aveva mai provato. Si domandò se anche solo metà della Falce avesse lo stesso effetto sul ragazzo che gli camminava al fianco.
«È tutto a posto?» gli chiese.
Donovan annuì. «È fantastico. Mi sembra di averlo sempre fatto. Come se avessi l’esperienza di anni di caccia.» Sollevò il paletto e lo guardò ammirato. «Chissà se per le ragazze è lo stesso.»
«Penso di sì. Io ho provato qualcosa di simile quando l’ho tenuta in mano intera.»
«È la stessa sensazione di quando…» Donovan gli indicò il volto con l’indice sinistro. «Insomma… come quando sei in modalità poltergeist barra telecinetico?»
«No. È diverso» rispose Zec. «Questo ha che fare con il dolore.»
«E la rabbia.»
«Cosa? No. E comunque tu cosa ne sai?»
«Ti ho visto quando lo hai fatto la prima volta. Sulla tua faccia c’era rabbia, eri proprio incazzato nero.» Donovan sorrise. «E non sei bravo a mascherare quello che ti passa in testa.»
«Che vuoi dire?»
Donovan si fermò. «Ti piace Billy.»
«No.»
«Per favore, è tutta la sera che lo fissi in quel modo… per me è ok, voglio dire, non ho nessun problema, è giusto tu sia libero di essere te stesso e lo rispetto. Anzi, mi chiedevo se ti piaccio anche io in quel senso.»
«Donovan, tu non sei gay.»
«E allora? Non ti ho detto di metterci insieme, voglio sapere se mi trovi sexy.»
Zec sbuffò spazientito. «No, non sei il mio tipo.»
Donovan gli diede una pacca sulla spalla. «Bene, un problema in meno. Anche tu non sei il mio genere e ci saranno già abbastanza drammi quando dovrai contenderti Billy.»
Zec lo guardò confuso. «Ma di che diavolo parli? Chi s…»
«Shh!» lo zittì mettendogli la mano sinistra con il palmo aperto sul petto. «Sento qualcosa…»
«Come puoi sentire altri suoni oltre le nostre voci?»
«Non lo so, forse e per via del paletto della Falce.» Donovan si voltò verso le scale che portavano al piano superiore. «Da quella parte. Uno dei vampiri è là.»
Donovan corse, facendo gli scalini due a due. Zec gli fu dietro, ripromettendosi di riprendere il discorso su Billy una volta finita la caccia.
Entrarono nel nuovo corridoio e Donovan continuò a procedere sicuro, muovendo lentamente il paletto davanti a sé. A Zec parve come un rabdomante in cerca di acqua.
«È qui» sussurrò Donovan. «E di certo ci ha sentiti arrivare.»
«Dovremmo pensare a un piano» rispose Zec a bassa voce, mentre oltrepassavano l’ingresso spalancato delle prime aule ai due lati.
«Non ce ne è bisogno.» Donovan si girò di scatto verso la seconda aula alla sua destra. «Posso ancora coglierlo di sorpresa.»
Stefan balzò fuori dalla classe e si avventò su Donovan, atterrandolo. Poi lo sollevò di peso, gli torse il braccio con cui impugnava il paletto dietro la schiena e gli strinse l’altro contro la gola.
«Lascialo andare» gli ordinò Zec.
«Altrimenti, frocetto? So che non puoi strapparlo dalla mia presa con il tuoi trucchetti» rispose Stefan, con metà volto nascosto dietro la nuca di Donovan, ma mostrando la sua forma da vampiro. «E se vuoi provare a buttarmi di nuovo fuori da una finestra, il tuo fidanzatino verrà con me.»
Zec imprecò mentalmente. Stefan aveva ragione: non si controllava ancora appieno, rischiava di fare male a entrambi se provava anche solo a sollevare il vampiro da terra.
«Ehi Zec, non ti preoccupare» disse Donovan. Poi abbassò gli occhi sui suoi pantaloni. «Ho fede in te.»
Zec inarcò un sopracciglio e seguì lo sguardo dell’amico. Sopra l’allacciatura dei jeans vide spuntare un braccio di una croce di legno e intuì cosa voleva facesse. Però doveva avvicinarsi un po’ di più.
«Hai ragione Donovan, a volte è giusto sacrificarsi per una buona causa.» Zec camminò lentamente verso di loro. Notò lo sguardo smarrito del compagno e la sorpresa in quello di Stefan.
«È un bluff» disse il vampiro, indietreggiando.
«Mi hai scoperto» rispose Zec. Si sporse in avanti, allungò le dita della mano sinistra e sperando di non ferire Donovan,  gli sfilò con la telecinesi la croce, la fece levitare sopra di loro e la sbatté sul volto di Stefan.   
Il vampiro mollò la presa sul suo prigioniero in preda a una reazione istintiva e si abbassò, intimorito dal simbolo cristiano.
Donovan sfruttò il ritrovato vantaggio. Si girò, bloccò la spalla destra di Stefan con la mano sinistra e con l’altra gli piantò il paletto nel cuore.
Stefan lo guardò incredulo e poi si sgretolò in polvere.
Zec rimase a fissare il cumulo di granelli sul pavimento. «È morto. Per davvero.» Quella realtà lo scosse più di quanto riuscisse ad ammettere.
«Non era più veramente vivo, o umano.» Donovan lo raggiunse, posandogli la mano sulla spalla. «Dobbiamo rimanere lucidi. Fuori uno...»
«…ne rimangono due» concluse Zec.

 

                                             Continua…?






lunedì 7 settembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 7

7. Siamo Ciò Che Forgiamo

Per quanto cercasse di opporre resistenza, Billy venne trascinato dai suoi assalitori con estrema facilità.

Sgomitò e scalciò come se fosse in preda a convulsioni, ma la loro presa rimase salda sulle sue braccia e il loro umore iniziò a risentirne, rendendoli più aggressivi e intolleranti di quanto fossero stati in vita.
«Smettila di dimenarti, non otterrai nulla» disse Alice alle sue spalle.
Alla sua sinistra, Simon gli ficcò con più forza le dita nella manica della camicia, lacerandola lievemente e arrivando alla pelle. «Ascoltala, o ti calmo io con un prelievo forzato di sangue.» Si passò la lingua sui canini sporgenti per rimarcare il concetto.
«No, non lo farai» lo contraddisse Stefan.
Caroline, davanti a lui, si voltò procedendo all’indietro. «Nemmeno una succhiatina veloce?»
«No» ribadì l’altro.
«Perché?» domandò Billy. Oltre al paletto nascosto nel retro dei jeans, la sua unica arma era l’astuzia e per scoprire cosa stava per succedergli, doveva farli parlare. «Siete vampiri, tra l’altro nuovi di pacca, non avete un desiderio assillante di sangue?»
Simon lo fissò ringhiando.
«Abbiamo ordini precisi» rispose Alice. «Chi ci ha detto di volerti incontrare, vuole farlo finché sei ancora vivo e illeso.»
«E posso sapere chi merita tanta lealtà?»
«Lo vedrai quando arriveremo» replicò Stefan.
«Così aumentare la mia curiosità» continuò Billy. «Voglio dire, prima non eravate tipi da prendere ordini prima, non pensavo lo foste adesso che siete… cambiati.»
«Muovi meno la lingua e più le gambe» disse Caroline e tornò a dargli le spalle.
Billy gettò sguardi veloci all’ambiente circostante. Erano quasi arrivati al termine del corridoio del pian terreno, ancora pochi passi e si sarebbero trovati davanti le porte della palestra.
«Non è un po’ tardi per la lezione di educazione fisica?»
Nessuno dei quattro gli rispose.
Caroline spalancò una porta, Simon e Stefan lo gettarono all’interno della palestra buia e poi li udì entrare insieme ad Alice, fermandosi alle sue spalle.
Qualcuno accese le luci dall’interno.
«Bene, bene. Il cosiddetto Ammazzavampiri è arrivato» riecheggiò una voce femminile. «Desideravo tanto conoscerti.»
Billy si guardò intorno. Dal canestro fissato al muro alla sua destra vide saltar giù una figura, quando toccò terra distinse i capelli biondi e l’abbigliamento anni ottanta composto da camicia, giacca di pelle, pantaloni e stivaletti, ricordava i look di Madonna e Cindy Lauper agli inizi delle loro carriere. I suoi lineamenti gli erano familiari, ma non riusciva a identificarla.
La nuova ragazza lo fissò poco convinta. «Sei magrolino, non sembri adatto al lavoro che hai scelto.»
«Sei una vampira» rispose Billy. Anche se non ne era certo, il modo in cui il suo “senso del male” gli fece prudere l’interno della nuca, gli suggerì di avere di fronte una non-morta.
«Complimenti Sherlock, grande intuito» lo schernì lei. «Non affaticarti a provare a indovinare il mio nome. Te lo dico io. Sono Sunday.»
Billy rimase a bocca aperta. Era assurdo, ma anche vero. Non ricordava chi fosse l’attrice che recitava il ruolo in Buffy, ma era come se dopo aver pronunciato quel nome, notasse la somiglianza. «Non è possibile.»
«Come?»
«Tu non sei una persona reale…» Billy scrutò i volti degli altri quattro, deformati dalla trasformazione in vampiro, e cercò in loro il suo stesso stupore, senza trovarlo. «Sei un personaggio interpretato da un’attrice.»
«Parli sul sei serio?» domandò Sunday inarcando un sopracciglio. «Se autoproclamarti cacciatore di vampiri era un segno di squilibrio mentale, con questa uscita vinci in assoluto il premio per lo svitato dell’anno.»
Caroline e gli altri risero divertiti.
«È vero. Non sono pazzo.»
Sunday si avvicinò. «Come vuoi. Ti dimostro che sono reale.»
Prima che Billy potesse dire o fare qualsiasi cosa, la vampira gli afferrò le spalle, il suo volto trasfigurò in un istante nella forma vampiresca e gli piantò i canini nel lato sinistro del collo.
Urlò dal dolore e lei spostò la bocca di colpo. Mentre lo fissava, si portò la mano sinistra alla ferita e macchie di sangue gli gocciolarono tra le dita, il bruciore dapprima pulsante si attenuò.
«Visto? È tutto vero.» Sunday riplasmò la faccia nella forma da umana non-morta e lasciò la presa su di lui. «Per la cronaca non sei un vero Cacciatore, una volta ne ho assaggiata una e il tuo sapore è diverso.»
Billy era disorientato. Aveva combattuto vampiri e demoni, ma trovarsi davanti in carne, canini e ossa un personaggio della serie da cui tutto sembrava avere origine, era più di quanto riuscisse a metabolizzare in così poco tempo. «Cosa vuoi da me?»
«Oltre farti causa per appropriazione indebita di un titolo protetto da copyright?» domandò Sunday con un sorriso beffardo. «Ucciderti, ovviamente.»
Billy cercò di ritrovare la lucidità. «Perché di preciso? So che per i vampiri è un semplice divertimento, ma perché hai cercato proprio me?»
«Curiosità. Dato sembri tanto esperto sul come eliminare quelli come noi, volevo vedere se eri davvero un’ammazzavampiri.»
«E ora sei delusa?»
«Non tanto. È bello sapere di essere in una città dove non vivono Cacciatrici.» Sunday fece un passo avanti. «Adesso è ora di morire.»
Billy arretrò. «Aspetta. Lo hai detto tu, ho squilibri mentali, forse è vero, quindi non mi merito un ultimo desiderio?»     
«Saresti un vero spasso come cucciolo» replicò Sunday. «Ma non ti risparmierò.»
«Non è questo. Voglio sapere perché li hai trasformati.» Billy si voltò a guardare Simon, Stefan, Caroline e Alice, fermi dietro di lui.
«Chi ti dice sono stata io?»
«Li conoscevo da vivi. Ti sono troppo fedeli per non essere tu il loro sire.»
«Ok, allora, perché vuoi saperlo?»
Billy imitò il sorriso di lei. «Semplice curiosità.»
Sunday lo scrutò per pochi secondi. «D’accordo. Sono una leader nata, ma non posso esprimermi al meglio senza dei sottoposti. Ho osservato quei quattro e mi piace il loro stile. Erano dei bulli mediocri, ma saranno dei vampiri perfetti. E in branco ci si diverte di più.»
Capì di non avere altra scelta. Se non provava a salvarsi in quel momento, non avrebbe avuto altra occasione. Scoppiò a ridere, una risata finta, in cui impiegò tutte le sue forze per farla sembrare vera e si piegò in avanti, come se quello che aveva sentito fosse troppo divertente per riuscire a farlo restare dritto.
«Che hai da ridere?» sbottò Sunday.
«Tu… tu… non ne hai idea…» Billy intramezzò ancora qualche risata, poi finse di calmarsi. «Ti credi furba, ma non hai fatto un buon affare con questi qui.»
«Ehi! Ripetilo stronzetto» lo aggredì Stefan.
«Zitto» gli ordinò Sunday. «Spiegati, prima che ti spezzi il collo» disse.  
«Sai che hanno aggredito dei miei amici con poteri telecinetici giorni fa?»
«E allora?» domandò Sunday.
«Li abbiamo rinchiusi tutti in uno stanzino» s’intromise Alice.
«Dove non possono sfuggire e possiamo mangiarceli con calma» aggiunse Simon.
«Già, ottimo piano» si complimentò Billy. «Avete controllato fossero disarmati? Non mi sembra. E sorpresa: lì dentro c‘è tutto il mio arsenale, hanno paletti, acqua santa e armi a sufficienza per distruggere un esercito di vampiri.»
«È vero?» Sunday perse la sua calma e il suo sarcasmo. «Avete lasciato quegli umani, compresi i due fenomeni da baraccone, tutti insieme senza accertarvi fossero disarmati?»
«Ecco… noi non pensavamo ce ne fosse bisogno» si giustificò Caroline.
«Idioti» li apostrofò Sunday.
«Esattamente.» Billy colse la sua chance. Sunday gli dava le spalle, le si avvicinò con un movimento fluido e disse: «Non hanno controllato neanche me.» Estrasse rapidamente il paletto dalla tasca sul retro dei jeans e lo conficcò nella schiena di Sunday.
La sentì emettere un verso gutturale di dolore, ma sapeva di non averla colpita in un punto mortale. Si girò e corse con uno scatto verso la porta che dava sul campo sportivo, la spalancò e prima che potessero muoversi, fu fuori dalla palestra. Continuò a correre nella penombra della sera, sentendo alle sue spalle il vociare e i rumori dei vampiri già al suo inseguimento.
Girò la testa per controllare ci fosse abbastanza distanza tra loro, quando venne sollevato dall’erba e trasportato sul fianco delle gradinate da una forza invisibile.
Billy tirò un sospirò di sollievo notando il responsabile. «Zec!» Il  ragazzo lo depose gentilmente a terra e lui vide i capelli curi e le piccole vene nere sulla fronte. «Sei riuscito a controllare il tuo potere. E gli altri? Stanno bene?»
Zec annuì. «Ci aspettano dentro.» Aprì il palmo della mano e la porta di sicurezza che dava all’interno della scuola si spalancò.
Billy lo segui e ripercorrendo il corridoio illuminato, chiese: «Come mi hai trovato?»
«Quando ho buttato giù la porta dello stanzino del bidello con la telecinesi e ho lasciato gli altri indietro ad armarsi, sono venuto a cercarti e ho visto le luci della palestra accese, poi ho sentito dei versi all’interno e sbirciando ti ho visto uscire.»
Arrivarono nella caffetteria e trovarono i tre compagni ad aspettarli. Erano rimasti con le luci spente, illuminati solo dal bagliore che entrava dall’esterno della finestra e dal neon del corridoio. Billy vide Michelle con il suo aspetto normale, segno che non era riuscita ad accedere ai suoi poteri, però stringeva un paletto di legno nella mano destra. Betty le era al fianco e aveva un paletto in una mano e una croce nell’altra. Donovan era il più armato, stringeva un paletto in una mano, una croce gli spuntava dai pantaloni, teneva una boccetta  di acqua santa nell’altra mano e una seconda sporgeva dalla tasca sinistra.
Gli furono subito tutti e tre intorno.
«Sono contenta di vederti» disse Betty, poi si bloccò. «Sei ferito.»
Billy si ricordò solo in quel momento della gola sporca di sangue. «Non è niente. È solo un morso.»
Donovan lo guardò accigliato. «Non diventerai un vampiro anche tu?»
«Non basta essere morsi, deve bere anche lui del sangue di vampiro» rispose Michelle. «Non l’hai bevuto, vero?»
Billy scosse la testa. «Ascoltate, non abbiamo molto tempo. Non ci sono solo Caroline, Alice, Stefan e Simon. Il loro capo è Sunday.»
«Sunday?» ripeté Zec. «Quella della quarta stagione di Buffy
«Proprio lei» confermò Billy.
«Ne sei sicuro?» Donovan era scettico e incredulo, quanto lo era stato lui poco prima. «È assurdo, non è una vera persona, cioè è un’attrice che…»
«No, è lei. Non so come sia possibile, ma è davvero lei. Ed è pericolosa.»
Le luci della caffetteria si accesero.
Billy e i compagni si voltarono verso l’ingresso e sull’uscio videro il responsabile.
«È piacevole quando ti riconoscono una qualità.» Sunday li squadrò imbronciata con il suo branco al seguito. «Anche se incomincia a essere seccante questa vostra fissazione sul fatto che io non esita. E poi, chi dovrebbe interpretarmi? Lady Gaga?»
«Cavoli è proprio lei» disse Donovan.
Billy si parò davanti a Betty e Michelle, spalancando le braccia come per fare da scudo e le spinse ad arretrare verso il centro della stanza. Donovan e Zec si strinsero al suo fianco, facendo lo stesso.
«Oh, andiamo, non penserai davvero di poterli proteggere.» Sunday lanciò ai  loro piedi il paletto sporco con cui le aveva trafitto la schiena. «Visto? Le tue armi non sono un granché, potete averne quante volete, non fa alcuna differenza.»
«Ti sbagli» replicò Zec. «Ora siamo in parità, non avete scampo.»
«Giusto» concordò Donovan. «Non importa se tu le assomigli, o sei davvero Sunday, finirai in polvere come lei.»
«Ne sei convinto, sacca di sangue ambulante?» replicò lei sprezzante. «Siete solo un gruppo di sfigati, anche se alcuni di voi sono dei mezzi mostri, non potete competere con noi.»
«Abbiamo già vinto contro dei demoni» insistette Betty.
«Non abbiamo paura» disse Michelle, anche se la voce la tardiva.
Sunday trasformò il suo volto in quello da vampira. «Dovreste, perché nel vostro caso l’unione non fa la forza.»
Simon, Stefan, Alice e Caroline avanzarono dietro di lei, pronti ad attaccare.
«Hai sprecato la tua occasione quando ero diviso da loro» rispose sicuro Billy. Zec e Donovan gli strinsero le mani in segno di appoggio e Michelle e Betty fecero altrettanto, posandogli ognuna un palmo sulla spalla. «Siamo come la Scooby Gang: imbattibili in gruppo.»
Sunday ringhiò e si lanciò verso di loro, ma una luce accecante scarlatta si frappose, spingendola a fermarsi e saltare all’indietro.
Billy osservò la luce assumere una forma concreta e quando l’oggetto si formò e rimase sospeso a mezz’aria davanti al suo petto, sgranò gli occhi nel riconoscerlo: la Falce delle Cacciatrici.
Lasciò le mani dei compagni e le allungò per afferrarla.
«Da dove sbuca?» domandò Michelle.
«Sembra… autentica» fece Zec.
 «Lo è» disse Billy. Strinse il centro dell’impugnatura in metallo e osservò il palo in legno fissato a una estremità e l’ascia rossa a quella opposta. L’arma gli trasmise una consapevolezza. «Siamo stati noi a forgiarla.»

 

       Continua…?





lunedì 24 agosto 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 6


6. Mai Più Vittime


Seduto a un tavolo del Bronze Dust, Zec giocherellava con il telefono recuperato negli scatoloni dell’auditorium. Continuava a rigirarselo nelle mani, lo teneva spento e trascorso un giorno intero era ancora indeciso su cosa farne. Si domandò come fosse arrivato fino a lui e se la persona che pensava glielo avesse fatto avere, fosse realmente chi credeva.

«Ciao, ero convinta di essere la prima ad arrivare.»
La voce di Betty lo riscosse dai suoi pensieri e alzò il volto. «Ciao, ero un po’ in anticipo sull’orario che ci eravamo dati… così ho preso un tavolo.»
Betty sorrise. «Hai fatto bene.» Si sedette al suo fianco e attraverso le lenti degli occhiali fissò il cellulare mentre lui lo passava da una mano all’altra. «Posso farti una domanda?»
Zec annuì.
«Ieri hai letteralmente cambiato faccia quando hai letto il messaggio, hai riconosciuto la persona che lo ha mandato?»
Si morse il labbro inferiore. Era pessimo nel mascherare ciò che gli passava per la testa. «Non ne sono sicuro. Potrebbe essere qualcuno che sto cercando.»
«E invece ha trovato te» continuò Betty. «Non è comunque quello che vuoi?»
«Sì, ma…» Zec non sapeva se fosse il caso di raccontarle la sua storia, fino a una settimana prima il massimo di interazione tra loro era aiutarsi a svuotare le provette durante la lezione di chimica. «Se fosse davvero questa persona, come ha fatto a farmi arrivare questo cellulare proprio nel momento del bisogno? E perché sapeva con certezza come distruggere un demone?»
«Perché non accendi il cellulare e provi a vedere se ti ha contattato?» propose Betty. «Magari è l’occasione per fare a lei, o a lui, queste domande.»
«Ho paura delle risposte» rispose pentendosi della sua sincerità. «Ti sembrerò stupido.»
Betty scosse la testa. «Niente affatto. Dopo tutte le stramberie degli ultimi giorni è normale. Saresti pazzo a non temerle.»
Zec sorrise a sua volta. «Grazie.»
«In realtà, voglio anche io delle risposte» ammise lei. «Voglio capire cosa diavolo sta succedendo: se il mondo è impazzito, o lo siamo solo noi. E tu ora penserai che sono un’egoista impicciona.»
«No» si affrettò a rispondere Zec. «È giusto, anche io voglio vederci chiaro. Però… se quello che scoprissimo fosse peggio del non sapere?»
Betty gli mise gentilmente la mano destra sulla sua. «Lo affronteremo insieme. A quanto sembra ce la caviamo bene in gruppo.»
Zec sorrise di nuovo, poi sentì dei passi alle sue spalle e delle risatine a cui era già abituato.
«Guarda, guarda, il nostro frocetto ha una nuova amichetta.»
La voce tagliente di Stefan era inconfondibile e come Zec sia spettava, al suo fianco c’era Simon, la vera sorpresa fu trovarli in compagnia di Alice e Caroline.
«Sei sicuro sia una ragazza?» domandò acida Caroline. «Forse stanno insieme perché lei assomiglia più a un maschio.»
Zec li guardò perplesso. Non si meravigliò delle offese, ma non ricordava di essere mai stato nel mirino di Alice e Caroline, nemmeno lo fosse Betty. E ancora di più si chiese come quei quattro tornassero a rivolgersi a loro tanto spavaldi, dopo quello che era successo due giorni prima.
«Siete scemi o masochisti?» domandò Betty senza scomporsi. «Non vi è bastata la lezione dell’altra volta?»
Simon si piegò in avanti, guardandola attraverso gli occhiali. «Forse vogliamo un altro round.»
«Bene, io ci sto» disse Donovan, spuntando alle spalle e avanzando verso di loro. «Tu che ne dici?»
Michelle si fece avanti da dietro la sua schiena e rispose: «A me sta bene. Questo posto mi sembra l’ideale.»
I quattro bulli li guardarono sottecchi. Sorrisero con scherno e si allontanarono senza rispondere.
Osservandoli sparire tra gli altri clienti, Zec disse: «Non vi sono sembrati diversi, strani?»
Donovan spostò la sedia accanto a Betty. «È strano vengano a cercar guai dopo che hanno visto cosa sapete fare.»
«Quelli come loro non cambiano mai» fece Betty.
«Avete notizie di Billy?» cambiò discorso Michelle.
Zec e gli altri scossero la testa.
«Allora intanto vado a prendere delle patatine.»

 

Due piatti di patatine più tardi, Zec cominciò a dubitare che Billy si sarebbe presentato all’appuntamento. «Non aveva detto un’ora precisa, giusto?»
«No» rispose Donovan.
«Siamo sicuri che verrà?» chiese apertamente Michelle, strisciando il polpastrello dell’indice destro sui residui di sale nel piatto.
«Lo farà.» Betty sembrò convinta della sua affermazione.
«E come lo sai con certezza? Potrebbe averci preso in giro» replicò Donovan. «Non abbiamo nessuna notizia su di lui. Per quanto ne sappiamo, a quest’ora potrebbe essere scappato dalla città.»
«E perché dovrebbe farlo?» domandò Zec aggrottando la fronte.
Donovan lo fissò come se fosse un ingenuo. «Magari è un balordo, uno psicopatico, perfino un serial killer.»
«Non sono un serial killer» rispose Billy. «E grazie per la stima che hai di me.» Prese uno sgabello dal tavolo accanto e lo posizionò a capotavola.
Zec lo osservò ammirando il suo modo di entrare in scena. Riusciva a sorprenderli ogni volta ed era carino con quell’atteggiamento sicuro e deciso, ma non eccessivo.
«È tutto a posto?» gli domandò Billy.
Zec arrossì, rendendosi conto di essere rimasto a fissarlo mentre si sedeva. «Sì, certo» rispose, distogliendo lo sguardo.
«Sei pronto a parlare?» fece Michelle squadrandolo.
«Cosa volete sapere di preciso?» chiese Billy.
«Cos’è questa storia dell’Ammazzavampiri?» iniziò Betty. «Perché ti definisci così?»
Lui si voltò a fissarla. «Vi sarete accorti che da settimane accadono eventi particolari. Quelli in cui ci siamo incontrati sono solo gli ultimi a cui ho assistito. Quando ho avvertito la prima volta il male è successo senza preavviso, mentre ero al cimitero e un vampiro appena sorto mi ha attaccato. Non sapevo cosa fare, ma avevo guardato e riguardato in Tv Buffy un sacco di volte e ho agito d’istinto. Essendo sopravvissuto al mio primo incontro con un vero vampiro, ho deciso di autonominarmi Ammazzavampiri.»
«Cosa ci facevi in un cimitero?» domandò Donovan diffidente.
«Secondo te?» replicò. «Ero andato a trovare i miei genitori. Sono morti entrambi un anno fa, prima delle stramberie.»
«Quindi tu… vivi da solo…» si rese conto Michelle.
«Già. Sono un minorenne emancipato. E per la cronaca, non avete trovato dati su di me a scuola perché fino alla morte dei miei genitori ero istruito a casa. Dopo, essendo in una situazione particolare, il preside ha preferito tenere un fascicolo solo cartaceo che mi riguarda. Per evitare altri studenti impiccioni pronti a invadere la mia privacy.»
Zec e gli altri rimasero zitti. Di sciuro nessuno di loro era fiero di quanto avevano fatto e pensato.
Billy abbozzò un sorriso. «Cosa c’è? Sembrate delusi. Non era la storia che vi aspettavate di sentire su di me?»
«No, solo che…» cercò di rimediare Zec. «Ecco speravo, cioè speravamo, tu avessi qualche spiegazione in più sull’origine di questi fatti.»
«Sì, eravamo convinti ci avresti chiarito come mai ci sembra di vivere in una serie tv» gli diede man forte Betty.
«No, ne so quanto voi. Però…» Billy si girò di scatto.
Seguendo il suo sguardo, Zec lo vide fissare Stefan, Simon, Alice e Caroline in piedi al bancone, ridere intorno a un ragazzo, mentre abbassava lo sguardo mortificato.
«Che ti prende?» domandò Donovan.
«Quei tizi, c’è qualcosa di malvagio in loro.»
«L’hai già detto a scuola: avverti il male» ricordò Michelle.
«Ma adesso è diverso.» Billy saltò giù dallo sgabello. «Devo andare ad accertarmi sia tutto a posto.»
Zec balzò in piedi. «Veniamo con te.»
«Giusto» disse Betty imitandolo.
«Perché?» domandò Billy.
«Vogliamo dare una mano» rispose Michelle.
«Io ne farei anche a meno» replicò Donovan.
Zec  lo guardò di sbieco. «In gruppo siamo più forti.»
Billy li scrutò incerto. «Non è un gioco. Per quanto assurdo, tutto ciò che sta accadendo è reale. Se vi fate male, non è un trucco di scena.»
«Lo sappiamo» rispose impettita Betty.
Donovan si alzò in piedi a sua volta. «E visto come ti sei addestrato, abbiamo la stessa preparazione.»
«Ok, venite.» Billy si girò verso il bancone nuovamente e lo trovò vuoto. «Dove sono andati?»
Michelle si alzò e guardò gli altri tavoli occupati dai ragazzi nel locale. «Forse sono usciti.»
«Muoviamoci, ho un brutto presentimento.» Billy corse verso l’uscita.
Zec e i compagni lo seguirono, lui condivideva la sua sensazione e una volta all’aperto ebbero la conferma.
Un ragazzo era accasciato contro una siepe, dava loro le spalle, ma non sembrava in buone condizioni.
Billy fu il primo ad avvicinarlo. Gli posò una mano sula spalla e l’altro gli cadde tra le braccia. «Che ti prende?»
Zec lo riconobbe: era lo stesso preso di mira dai quattro bulli.
Il ragazzo aveva gli occhi socchiusi e quattro fori agli angoli del collo, ancora sporchi di sangue. «Mi sono venuti addosso… non capivo… mi hanno morso…»
«Vado a chiedere aiuto» disse Donovan, rientrando al Bronze Dust.
Michelle strattonò il braccio a  Zec. «Quei segni sul collo… loro sono…»
«Sì» rispose Zec. «Vampiri.»
«Com’è possibile? Fino a due giorni fa erano normali e… vivi» disse Betty.
«Qualcuno li ha trasformati» replicò Billy. «Bisogna ucciderli, prima che facciano guai più seri e trovare chi li ha trasformati e sbarazzarcene.»
Donovan tornò da loro. «Portiamolo dentro, hanno chiamato un’ambulanza.»
«Non posso aspettare i soccorsi» disse Billy, aiutando il ragazzo a rimettersi in piedi.
Betty lo prese per il lato destro e lo aiutò a rientrare nel locale. Insieme a Billy lo fecero sedere su una sedia, mentre una cameriera si avvicinò con un bicchiere d’acqua.
Zec e gli altri tornarono all’esterno. «Qual è il piano?»
«Bisogna dar loro la caccia. Prima però devo tornare a scuola. Nello stanzino del bidello al pian terreno, dietro un pannello removibile del soffitto, tengo la maggior parte del mio arsenale: paletti, croci, acqua santa» spiegò Billy. «In casa farebbero insospettire quelli dei servizi sociali durante le visite di controllo.»
«Noi cosa possiamo fare?» domandò Betty.
«Se volete ancora aiutarmi, dovrete venire con me e armarvi.»
I quattro ragazzi si guardarono in volto.
Zec parlò a nome di tutti: «Siamo con te.»

 

Zec non ebbe dubbi: non era la prima volta che Billy si introduceva di notte a scuola.
Lo vide muoversi con sicurezza, prima arrampicandosi e scavalcando il cancello intorno all’edificio e poi guidandoli verso la finestra della caffetteria, spalancandola senza bisogno di rompere il vetro o innescando allarmi.
«La lasciano sempre aperta» raccontò Billy, mentre lo aiutava a superare il davanzale, illuminato dai lampioni esterni. «Non so se è negligenza o estrema fiducia.»
«A ogni modo è utile» commentò Zec. Allungò il braccio per far appoggiare Michelle, quella più in difficoltà nelle varie manovre. «Giusto per sapere, ti hanno mai beccato?»
«No. Ma ero silenzioso e veloce.»
«Vuol dire che noi siamo lenti e rumorosi?» chiese Michelle, passando la seconda gamba all’interno con l’affanno.
«Tu non passi certo inosservata» replicò Donovan, infilandosi dopo di lei.
Betty sgattaiolò per ultima e lo rimproverò. «Smettila di fare lo stronzo.»
«Ragazzi! Cosa non vi è chiaro di “silenzioso e veloce”?» fece Billy serio.
Zec e gli amici ammutolirono.
Billy avanzò guardingo, uscendo dalla zona della caffetteria e loro gli stettero dietro, camminando in punta di piedi e stando attenti nel muoversi nella penombra. Si immisero nel corridoio, diretti allo stanzino del bidello.
Avevano appena superato le porte dei bagni, quando le lampade al neon sul soffitto si accesero, illuminando l’intero pian terreno.
In fondo al corridoio, quattro figure avanzarono a passo lento.
«Sono loro» disse Donovan. «Cosa ci fanno qui?»
«Pensavate di essere gli unici a saper cogliere di sorpresa?» domandò sorridendo Alice.
«Intrufolarsi di notte a scuola» disse Stefan scuotendo la testa. «Poi dicono che siamo noi i cattivi soggetti.»
«E non sanno cosa siamo ora» continuò Simon ridendo.
«Noi lo sappiamo» rispose Betty.
I quattro si fermarono a una decina di passi da loro.
«In questo caso…» Il volto di Caroline si deformò, la fronte si riempì di rughe, gli occhi si rimpicciolirono e le iridi si tinsero di giallo. Dalle labbra aperte in una smorfia, spuntarono in bella vista i canini appuntiti. «… addio effetto sorpresa.»
Zec trasalì e lo stessero fecero gli altri, mentre Simon, Stefan e Alice subivano la stessa trasfigurazione. Anche se preparati, ne furono comunque sconvolti.
Billy, al contrario, corse in avanti e spalancò la porta sulla parete sinistra. «Entrate, svelti!»
I quattro bulli scattarono in avanti, nello stesso istante in cui lui e i compagni si lanciarono dentro lo stanzino del bidello.
Billy diede un pugno a Simon, troppo vicino, facendolo arretrare.
«Sbrigati» urlò Zec, porgendogli la mano.  
L’altro l’afferrò, ma Stefan e Caroline lo presero per le spalle, trascinandolo fuori.
Alice si parò davanti all’entrata. «Il vostro amico è atteso altrove.» Chiuse loro la porta in faccia e ruppe la maniglia, bloccandoli dentro.
Zec picchiò i pugni contro il metallo. «Billy! Cosa volete da lui?» In risposta udì solo delle risatine il lontananza e poi un completo e spaventoso silenzio.
Donovan gli andò al fianco e picchiò a sua volta i pugni. «Ehi! Cosa volete fare?»
Nessun suono.
«Siamo in trappola» piagnucolò Michelle. «Prima uccideranno Billy e poi noi.»
«No, potevano farlo subito, devono avere un qualche piano» disse Betty. «Alice ha detto che lo volevano altrove. Forse lo portano da chi li ha trasformati.»
Donovan tornò nel centro dello stanzino, diviso dagli scaffali contenenti candeggina, secchi e prodotti per le pulizie. «Siamo comunque loro prigionieri e indifesi.»
Zec si voltò e guardò il soffitto. «Ti sbagli.»
Prese un secchio e girandolo al contrario, salì sulla base. Tastò i vari pannelli sopra di lui, finché uno non si smosse e sul pavimento cadde un sacco della spazzatura. Scese e lo aprì, mostrando a tutti il contenuto: le armi di Billy.
Afferrò un paletto e disse: «Possiamo combattere. Dimostriamo a quei bulli vampiri che non saremo mai più delle vittime.»

 

                                                Continua…?