Sorge Oscurità Maggiore 12: L’Oscurità Illumina il Trauma
«Elizabeth Swanson a colloquio con il
Consulente.»
Udendo il suo nome e cognome, Betty
sobbalzò sulla sedia.
La voce gracchiante della segretaria del
preside si diffuse per l’intera aula dall’altoparlante fissato al muro, sopra
la lavagna. La professoressa Petrie si zittì, incrociò lo sguardo con lei e
annuì, riprendendo poi la spiegazione della lezione di letteratura.
Betty scattò in piedi, raccolse
astuccio, libro e quaderno dal banco e li cacciò in fretta e furia nella borsa.
Scostò la sedia e si allontanò dal suo posto, senza rivolgere alcuna attenzione
ai suoi quattro amici presenti in classe.
Uscì nel corridoio e lo percorse a passo
spedito. Aveva discusso il pomeriggio prima con Billy, Donovan, Zec e Michelle
su come comportarsi e l’unica conclusione a cui erano arrivati, era di non
potersi sottrarre a quel colloquio. Oscurità Maggiore li aveva colti di
sorpresa e trovato un sistema per perseguitarli, assumendo un’identità
inattaccabile: lo stimato dottor Hart Wyngarde, un confidente, un esperto in
grado di ascoltarli e guidarli, non potevano batterlo a quella mossa.
Betty inspirò dal naso ed espirò dalla
bocca prima di fermarsi davanti alla porta dell’ufficio del Consulente. Non si
sarebbe data per vinta, era intelligente e quella era la sua arma migliore.
Aveva capito anche che la decisione di chiamarli pubblicamente e facendo
risuonare l’avviso era una strategia per intimorirli e affermare la sua superiorità,
ma non sarebbe caduta in quel tranello.
Sistemò la tracolla della borsa sulla
spalla destra e spinse l’uscio decisa, entrando nell’ufficio.
«Benvenuta, signorina Swanson» l’accolse
Hart Wyngarde, seduto dietro una scrivania, la cui superficie era occupata solo
da una lampada da tavolo, una targa con inciso “H. WYNGARDE”, una penna
stilografica e un blocco di appunti. «Si accomodi.»
Il tono formale con cui si rivolse a
lei, bloccò Betty sull’entrata. Poi si riscosse, ricordando di non farsi
manipolare dai giochetti e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Gli
avrebbe dimostrato di non farsi scalfire da nulla di quello che le avrebbe
detto.
«È un piacere averla qui, so che è tra
gli studenti più promettenti del suo anno.»
«Dobbiamo fingere di non conoscerci?»
Tentò di spiazzarlo Betty. «So che sei Oscurità Maggiore, il tuo aspetto può
ingannare gli altri, ma non funziona con me.»
Hart sorrise. «Lo so, volevo che tu e i
tuoi amici foste gli unici a saperlo. Renderà le sedute più produttive.»
Betty aprì la bocca senza formulare una
risposta. Era riuscito in pochi minuti a sorprenderla per la seconda volta. Lo
osservò alzarsi dalla poltrona, lasciare la scrivania, andare verso uno
schedario alla sua sinistra e armeggiare con le dita tra i fascicoli fino a
estrarne uno e portarlo con sé di nuovo al suo posto. Per quanto cercasse di
prevedere le sue mosse, o provasse ad anticiparle, non intuiva il suo piano.
«Dunque, vediamo un po’…» Hart aprì la
copertina di cartoncino e girò un paio di fogli. «Studentessa impeccabile, voti
superiori alla media, hai il profilo della ragazza con un gran quoziente
intellettivo. Scommetto che anche in questo momento il tuo cervellino sta
lavorando per escogitare una strategia adatta alla situazione.»
«Per questo sono qui? È una specie di
gara di intelletto? Vuoi che scopra da sola il motivo di questo tuo
travestimento e come ti può avvantaggiare.»
«Adesso ti sopravvaluti.»
«Se non vuoi mettermi alla prova,
significa che vuoi spingermi a fare qualcosa di orribile. Mi trasformerai in un
mostro come hai fatto con Aiden?»
Hart divenne serio. «Questa seduta è
incentrata su di te, Elizabeth Swanson, non tratteremo argomenti riguardanti
altri studenti, a meno che tu non abbia bisogno di confidarmi i tuoi pensieri riguardo la morte di Aiden
Cheung, o di altri.»
Betty inarcò il sopracciglio. «Non ho
idea di cosa stia parlando.»
Hart girò una nuova pagina dal fascicolo
davanti a sé. «Il nome Edward ti suona familiare? Forse ti aiuta di più se lo
chiamo Eddy.»
Betty irrigidì le spalle e la tracolla
le scivolò lungo il braccio, la borsa cadde con un tonfo secco sul pavimento,
accanto ai suoi piedi. Quella storia era successa più di un anno prima, perché
tirarla fuori adesso?
«Già, lo immaginavo.» Le labbra di Hart
si piegarono in un sorriso compiaciuto. «Qui c’è scritto che vi siete
conosciuti in un forum online a tema vampiri e avete organizzato un incontro,
un appuntamento. C’è anche una nota in cui è specificato che i tuoi genitori
non ne erano a conoscenza.»
«Non ci credo» intervenne Betty. «Non ci
sono scritte quelle informazioni. Non riguardano il mio percorso scolastico.»
«Queste sono mie annotazioni personali
su di te, riguardano la tua vita in ogni suo aspetto.» Hart aveva assunto un
tono deciso, ma non aggressivo. «Ammetto di essere deluso, con la tua mente
analitica non hai preso in considerazione che avremmo affrontato un tema tanto…
oscuro?»
«Non ho niente da dire al riguardo.»
Betty si morse il labbro inferiore. Quel nome, quel ricordo la sconvolgevano
ancora. E lui lo sapeva. Aveva colpito il suo punto debole e lei aveva ceduto
subito, non era stata in grado di reggere il confronto neanche per una manciata
di minuti.
«Strano, visto che è stato l’ultimo
appuntamento per Eddy. Dopo è morto. Come ti fa sentire?»
«Se l’è meritato!»
«Perché? Cosa ha fatto?»
Betty lo guardò riversando tutto il suo
odio per quelle domande. «Lo sai. Puoi credere di capirmi, ma anche io capisco
i tuoi metodi e vuoi solo mettermi in difficoltà.»
«Al contrario, riconosco la tua intelligenza
e questo piccolo segreto ti blocca. Ora rispondimi. A parte Billy non lo sa
nessuno, ma non ne hai fatto più parola nemmeno con lui. Non ne hai più
parlato, o ripensato. Hai sotterrato tutto, ma sappiamo entrambi che
nasconderlo e ignorarlo non lo cancella. Devi affrontarlo.»
Betty avvertì un groppo bloccarsi in
mezzo alla gola. «Lui… lui ha cercato… »
«Liberati» disse Hart.
«Eddy mi ha aggredita.» Betty chiuse gli
occhi. Aveva detto ad alta voce
quell’esperienza di cui voleva perdere il ricordo, ma non si sentiva meglio. «Voglio
interrompere la seduta.»
«Non è possibile, stabilisco io quando
iniziare e finire» replicò Hart. «E comunque stiamo già facendo dei progressi:
ammettere un trauma, dopo averlo represso per tanto tempo, è un grande passo
avanti.»
Betty cercò di alzarsi, ma i suoi arti
rimasero fermi nella posizione seduta.
«Non devi opporti, sono qui per aiutarti
a scoprire una parte di te. Renderti consapevole.»
«Vuoi solo torturarmi. Sei un
manipolatore crudele.»
«Sì, è così e non rinnego la mia
natura.» Hart incrociò tra loro le dita delle mani e vi poggiò sopra il mento.
«È il momento che anche tu accetti la parte nascosta di te. Quello che hai
subito, ti ha cambiata e condizionata.»
«Non è vero. Sono andata avanti, ho
perfino un fidanzato.»
«Donovan Brennon… per favore, tra voi
c’è un rapporto insulso» replicò Hart con una smorfia disgustata. «Vi siete
scambiati qualche bacio, siete stati insieme a un ballo, e poi? Non un vero
appuntamento, nemmeno una traccia di intimità.»
Betty non trovò modo di dargli torto, ma
Donovan aveva molte qualità e tra loro c’era una vera relazione. «C’è altro
oltre al contatto fisico. Lui mi ha aiutata a con…»
«Interessante che tu abbia usato proprio
quelle due parole. Contatto. Fisico» la interruppe Hart. «Sorvolando sul fatto
che sai quanto il signor Brennon sia sensibile al sesso, avere paura di una
diretta esperienza fisica con qualcuno è la conseguenza del tuo trauma.»
«Non… non… è vero.»
Hart scosse la testa. «Oh, Elizabeth, inizio a dubitare della tua
mente brillante. Analizziamo il tuo potere: sei letteralmente una ragazza che
non può essere sfiorata. Per te l’intangibilità non è un’arma, ma una difesa:
nessuno potrà metterti le mani addosso se non lo vorrai.»
«Sei fuori strada. E non sei così
perspicace come credi.» Betty ritrovò un barlume della sua sicurezza, lo aveva
colto in fallo. «Visto che sai tutto quello che mi riguarda, ti ricorderai che
questo potere è un regalo non richiesto di Sasha DiVittis, un modo per mettermi
in difficoltà nel suo gioco.»
Hart sollevò il viso dalle mani e
liberando le dita, agitò l’indice sinistro in segno di diniego. «Non è del
tutto esatto. Prima che la situazione diventasse permanente, hai sperimentato
l’ebbrezza di essere libera dal tocco di chiunque. Ti leggo dentro, ti è
piaciuto, hai trovato la soluzione alle tue angosce: “Se non mi toccano, non
subirò più quello che mi ha fatto Eddy”.»
Betty si strinse le braccia intorno al
petto. Si sentì vulnerabile, aveva ripetuto ciò che aveva pensato. Non lo aveva
ammesso fino a quel momento. Poi scosse la testa. No, la stava solo
confondendo.
«Non potevo sapere che Sasha avrebbe
preso di mira me» rispose, fissandolo negli occhi scuri. «La sera di Halloween,
ci ha minacciati tutti e cinque. Poteva toccare a Michelle, a Billy, o a Zec… lei
mi ha scelta per caso.»
«Ha avvertito la tua paura, ma non ha
capito a cosa si riferisse. Certo, all’inizio l’idea di galleggiare per sempre
nel vuoto ti terrorizzava, ma poi ti sei resa conto che temevi di più
l’eventualità di perdere quella capacità tanto rassicurante.»
«Mi stai accusando di aver sfruttato la
situazione.»
«Esatto.» Hart sorrise ancora una volta
soddisfatto. «Forse non ne eri del tutto consapevole, ma hai guidato il potere
di alterazione di Sasha DiVittis a tuo vantaggio. E questo ci porta alla reale
conclusione importante: in te c’è più potenziale di oscurità di quanto
immagini.»
Betty chiuse la bocca e rifletté. Il suo
ragionamento aveva senso. Per quanto scossa da quelle rivelazioni, riusciva a
seguire la logica e tutto combaciava. Il suo tenere a distanza Donovan, la
facilità con cui aveva padroneggiato ogni giorno l’intangibilità. Era stata la
sua risposta al tentativo di violenza. La risposta al trauma.
Hart si alzò dalla poltrona e girò
intorno alla scrivania, fermandosi davanti a lei. «Adesso vorrei darti un
ultimo particolare su cui pensare. Se la Bocca dell’Inferno cesserà di
esistere, come Billy vi ha convinti sia meglio, perderai questo tuo potere. È
davvero quello che vuoi? Perché farsi condizionare dagli altri, se hai una
possibilità di proteggerti?»
Betty lasciò cadere le braccia lungo i
fianchi. Doveva rivalutare le sue decisioni. «Io… ci penserò su.»
Hart le posò la mano destra sulla
spalla. «Saggia decisione. La seduta è finita.»
Continua…?
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