lunedì 17 giugno 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 62

Il Gioco del Branco 26: Va’ Dove ti Porta il Lupo

 

Betty lanciò un’occhiata sfuggente a Michelle e Dana mentre sparivano nel vorticare del fumo viola, poi riportò la sua attenzione sulla porta da cui era scappato Kenny Wood.

Notò solo Zec accovacciarsi accanto a Billy che si teneva le tempie con le dita.
«Perfetto, ci mancava anche questo!» sbottò Donovan. «Chissà cosa aveva in testa Michelle e peggio, cosa combinerà la demone canterina.»
«Non mi importa, devo inseguire mio fratello» replicò Kerry.
La ragazza si liberò dalla sua presa e Betty capì che era inutile tentare ancora di fermarla, la sua unica possibilità era seguirla. Le fu accanto nella corsa verso l’uscita per tenere il passo con il gemello licantropo. 
«Betty! Dove vai?» le urlò Donovan agitato.
«Devo aiutarla con Kenny» rispose, senza voltarsi per guardarlo in volto. «Occupatevi degli altri.»
Kerry spinse in basso il maniglione antipanico ed entrambe furono all’esterno, prima che potesse sentire la replica del suo ragazzo.
La ragazza dalla pelle scura si guardò intorno come se ascoltasse qualcosa nell’aria, quindi corse verso il cancello d’ingresso del liceo.
«Perché andiamo da questa parte? Lo hai forse visto venire di qua?» chiese Betty, correndo.
«Non ho solo la forza di una Cacciatrice, ho anche parte dei suoi sensi e mi guidano in questa direzione. Mi aiuteranno a ritrovare Kenny.»
«Ci aiuteranno a ritrovarlo.»
«Senza offesa, ma non serviresti a molto.» Kerry saltò sulle sbarre in ferro e le scavalcò, atterrando dalla parte opposta della scuola.
Betty non si perse d’animo, le bastò un pensiero per ricorrere alla sua intangibilità e attraversò con comodità il cancello, fermandosi al suo fianco. «Invece posso esserti utile. So cosa vuol dire subire una cambiamento non richiesto.»
«Non si tratta di questo. O almeno non solo. Tra me e mio fratello c‘è un legame speciale, è grazie a quello che ho potuto calmarlo nella nostra vecchia casa e spingerlo a combattere la trasformazione. Adesso dovrò impegnarmi di più per gli effetti della luna sulla licantropia.» Kerry chiuse gli occhi e mosse il capo come a sondare l’ambiente. Quando li riaprì, riprese: «Ecco perché non c’è niente che puoi dire per risvegliare e calmare la sua coscienza.»
«Kenny ha una cotta per me, questo non crea un legame come il vostro, ma è pur sempre qualcosa» rispose piccata.
«Lui ti piace nello stesso modo?» domandò Kerry.
«No, però…»
«Ok, vieni, ma non essermi d’impaccio» la interruppe. Poi cominciò a correre di nuovo sul marciapiede, costeggiando un viale alberato.
Betty rimase spiazzata pochi secondi dalla rapidità della sua risposta. Si riprese e mantenendo la forma da spettro, si sollevò dal cemento e si mosse nell’aria, riuscendo a tenere la stessa andatura dell’altra ragazza e non creandole problemi.
Percorsero l’intera strada e ci vollero parecchi minuti prima che intravedessero il gemello Wood a quattro zampe, illuminato da una fila di lampioni e intento a correre spedito nella sua forma lupina.
Kerry fece uno scatto da atleta e gli si buttò addosso, atterrandolo sul cemento. Premendo il suo busto contro la schiena di lui, che le si contorceva sotto provando a liberarsi, gli afferrò e immobilizzò le braccia.
«Kenny, ascoltami!» sentenziò. «Ti sei già ribellato al controllo di Kate, puoi resistere alla furia scatenata dalla luna piena. Non sei un animale.»
Kenny ringhiò e si dimenò, tentando con ogni forza di scrollarsela di dosso, finché riuscì a farla cadere all’indietro. A quel punto, senza degnarle della sua attenzione, riprese il suo galoppare verso l’obiettivo.
«Dobbiamo cambiare tattica» disse Betty. «Non serve la violenza, bisogna distrarlo.»
Kerry si rialzò da terra. «Da cosa? E in che modo?»
«Da questo irrefrenabile impulso.»
Ripresero a inseguirlo e Betty ragionò sul comportamento del ragazzo. A differenza dell’attacco ordito da Kate, ora sembrava solo intenzionato a raggiungere un luogo preciso, non attaccare o ferire, e più avanzavano, più le sembrò di riconoscere la zona della città.
Non appena furono in prossimità di un parcheggio circondato da un cancello scorrevole, riconobbe il retro dell’ospedale Saint Mary, dove sostavano le ambulanze.
«C’è qualcosa dentro l’ospedale che lo richiama e qualunque cosa sia, deve essere collegata a Elliott Summerson» esclamò Betty. «Ho un’idea, ma devi fidarti di me.»
Kerry annuì.
«Tornerò brevemente tangibile, e tu lanciami verso di lui in modo che lo superi. Proverò a parlargli.»
«Pensi che basti?» le domandò.
«No, ecco perché tu dovrai salire su un ambulanza, anzi meglio due e far partire in qualche modo le sirene.»
«E come dovrei fare?»
«Non so, improvvisa» replicò. Poi le andò accanto e disse: «Forza, prima che entri nel parcheggio.»
Poco convinta e scuotendo la testa, Kerry la afferrò sotto le braccia e la sollevò, quindi la alzò al di sopra della sua testa e la lanciò come se non pesasse più di una bambola.
Appena perse il contatto con le mani della compagna, Betty attivò il suo potere e la mancanza di solidità le permise di volare più velocemente oltre il giovane licantropo. Planò sul marciapiede, sprofondando sotto la superficie, non si allarmò e riemerse subito.
Kenny frenò strisciando rumorosamente le suole delle scarpe sul cemento e piantò i piedi a terra, tornò in posizione eretta e le ringhiò. I riccioli scuri erano un groviglio con i peli, mostrando a malapena le orecchie a punta, e le basette allungate fino al mento ricoprivano i lati di ciuffi di pelo nero. Il suo sguardo era perso nello stato bestiale.
Lei tenne la parte di gamba dalla caviglia in giù immersa nel cemento e affondò le mani nelle spalle di lui e si fermò solo quando avvertì le ossa delle spalle. «Scusami, farà un po’ male.»
Kenny tentò di muoversi, ma non riuscì a spostarsi e prese ad agitare le mani, cerando di graffiarla con  gli artigli, ma con il solo risultato di attraversare quel corpo spettrale.
«Non ti biasimo per la tua furia, in una sola notte stai subendo di tutto» disse Betty. «Però hai già battuto il condizionamento di Kate, puoi riuscire anche contro la luna piena. Sei forte e non sei solo.»
Il ragazzo puntò gli occhi dall’iride gialla nei suoi e snudò i denti e le zanne, quei particolari risaltarono sulla sua pelle color cioccolato e parvero brillare nella notte semioscura. Il respiro gli si fece ansante, il ringhio mutò in una voce roca e in parte ferale.
«Non… voglio… fare… male.»
«Lo so. Mi vuoi bene.» replicò Betty. «E non succederà. So che è difficile, ma sono qui con te. Sono tua amica.»
Lo strillo acuto e monotono della sirena di un’ambulanza partì all’improvviso alle loro spalle.
Kenny chiuse gli occhi e digrignò denti e zanne per il fastidio, si coprì le orecchie con le mani: nel suo stato quel rumore era almeno dieci volte più acuto di quanto potesse percepirlo da umano.
«Guardami!» gridò Betty, provando a sovrastare il frastuono. «Concentrati sulla mia voce.»
Kenny sollevò le palpebre.
«Devi ignorare tutto il resto. La sirena, l’influsso della luna, qualsiasi cosa ti spinga verso l’ospedale» continuò sostenendo lo sguardo di lui. «Pensa a me. Torna in forma umana. Lo hai già fatto per tua scelta. La tua volontà e più forte di tutto il resto.»
Il ragazzo dilatò le narici, abbassò le braccia lungo i fianchi e strinse i pugni. Gli artigli tornarono unghie; le orecchie si ritrassero nella normale dimensione; i peli svanirono dal volto e dalla testa.
Avvertendo un fremito nel fisico del compagno, Betty ritrasse le mani dal suo busto e sollevò i piedi al di fuori dal cemento. Osservò il suo aspetto diventare completamente umano, annullando anche il colore giallo negli occhi.
Kenny crollò  a terra sulle ginocchia, stremato.
Betty tornò tangibile e si piegò al suo fianco. «Ce l’hai fatta.»
Con il respiro accelerato, lui rispose: «Solo… grazie… a te.»
«Bé ha contribuito anche tua sorella.»
«Dov’è?»
«Nel parcheggio.» Lo aiutò a rialzarsi e sostenendolo per un braccio, si avviarono lungo la strada.
Guidati dal rombare della sirena e dalla luce rossa rotante che illuminava come un faro l’ambulanza scelta dalla gemella Wood, la raggiunsero e la trovarono seduta sul posto di guida, con la portiera divelta.
Appena li vide, Kerry diede un pugno al quadro comandi e la sirena si spense.
«Alla fine ci sei riuscita» fece Betty.
«Essere cresciuta da poliziotti cazzuti ha i suoi vantaggi.» La ragazza saltò giù dal mezzo e strabuzzò gli occhi, sorrise nel vedere il fratello libero dalla trasformazione in licantropo e gli buttò le braccia intorno al collo.
«Sai di aver appena danneggiato proprietà pubbliche e compiuto atti di vandalismo?» scherzò Kenny.
Lei si staccò da lui. «Per te, fratellino, questo e altro.»
Betty sorrise a sua volta. Aveva avuto un’opinione negativa sui gemelli, ora stava cambiando: tra loro poteva esserci una collaborazione e magari più avanti una sincera amicizia.
«Però è presto per cantare vittoria» disse Kenny, girandosi verso l’ingresso secondario dell’ospedale Saint Mary. «Anche in forma umana, riesco a sentire la presenza del resto del branco. Compresa Kate. Ed è furiosa.»
 
   

                                                                  Continua…? 

lunedì 3 giugno 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 61

 Il Gioco del Branco 25: Luna Piena Scatenata

 

Michelle osservò la scena attonita, senza riuscire ad attivare il potere da Poltergeist.

«È la luna piena» urlò Billy. «Come lupo mannaro ne subisce l’influsso, lo rende più forte e bestiale. Bis…» Le parole gli morirono in gola. Strinse le palpebre e deformò i lineamenti del volto in un’espressione di dolore. Si toccò con le dita le tempie e si piegò sulle ginocchia.
Kenny si mise a quattro zampe e corse verso le porte antipanico della palestra. La gemella gli andò contro per bloccarlo, ma lui la evitò con uno scatto rapido. Raggiunse l’uscita e sparì all’esterno.
Kerry si girò, diretta a sua volta verso le porte, ma Betty le afferrò il braccio.
«Aspetta, sta succedendo qualcosa, dobbiamo capire cosa e organizzarci» le disse agitata.
«È come ha detto il vostro ammazzavampiri, la luna piena manda su di giri il branco, saranno come schegge impazzite, l’unica soluzione è trovarli e neutralizzarli» fece Dana. Poi sollevò le braccia sulla testa, nella sua abituale posa per svanire. «Mi occupo della mia brutta copia bionda.»
Michelle avanzò veloce accanto a lei e le afferrò la schiena con entrambe le mani. Le dispiaceva abbandonare i suoi amici, non decidere insieme la strategia, ma doveva chiarirsi con Dana finché aveva il coraggio di farlo
Il fumo violaceo turbinò intorno a loro due e Michelle poté scorgere gli sguardi interdetti dei compagni, prima di scomparire dalla palestra.
 

La foschia viola si diradò in pochi secondi e Michelle vide davanti a sé il cancello in ferro circondare un’abitazione sconosciuta.

«Non mi dispiace la tua intraprendenza, ma a cosa devo tanto desiderio di avvinghiarti a me?» le domandò Dana, sorridendo maliziosa.
Michelle impiegò qualche istante a riprendersi dal trasporto demoniaco e allontanò le mani dall’altra. «Dobbiamo parlare, o almeno devo farlo io.» Prese un lungo respiro e continuò: «La prima volta che Chas ha mostrato il suo potere, so che mi hai sentito invocarti, ma non sei apparsa. E quando siamo stati prig… ospiti del tuo inferno, mi hai ignorato tutto il tempo.»
Dana non smise di fissarla con il suo sorrisetto.
Michelle si strinse a quell’ultimo brandello di coraggio ancora pulsante. «Tu mi piaci. Più di un’amica e come non credevo fosse possibile. Voglio sapere cosa sono per te? Un gioco? Un passatempo?»
«Nonostante sia passato del tempo dal nostro primo bacio, hai ancora bisogno di mettere delle etichette.»
«Voglio solo avere le idee chiare» replicò. «So cosa provo, è più di una cotta, di sicuro attrazione.»
«E non basta?» chiese serafica Dana. «Bisogna proprio categorizzarci?»
«No… ma non voglio perdere tempo a illudermi. Se non ti interesso per una relazione, va bene. Però devo saperlo.»
«Non posso darti certezze, se è quello che cerchi» rispose Dana, diventando seria. «Mi piaci anche tu, questo è ovvio. Non so che tipo di relazione possa nascere tra di noi, ma ti propongo di scoprirlo insieme, un po’ alla volta, giorno, dopo giorno. E ricordati che non sono la classica fidanzata, ma uno spirito libero. Puoi accettarlo?»
Non era la risposta che si aspettava. A dire il vero, Michelle non sapeva cosa aspettarsi. Zec l’aveva messa in guardia sul carattere spigoloso della sorella, eppure a modo suo le aveva fatto una confessione sincera.
«Proviamo e vediamo come procede» le disse infine, convinta di non volersi impegnare appieno nemmeno lei, almeno finché non avesse compreso bene cosa significasse fidanzarsi con Dana Giller, la demone dei musical.
«Cosa ci fate voi due qui?»
Chas era appena uscita dal cancello davanti a loro. Indossava una giacca di pelle rosa e le fissava guardinga.
«Oh bene, eccola qui» esordì Dana.
Ricordandosi solo in quel momento della ragione per cui si trovavano lì, Michelle la squadrò con attenzione. Non  era trasformata e non appariva nemmeno fuori controllo. A quel punto si girò di scatto verso Dana.
«Hai di nuovo fatto il tuo tornaconto. Chas non rischiava di diventare come Kenny, perché lei non è un lupo mannaro. È una banshee, o sirena, o creatura soprannaturale della musica, la luna piena non ha effetto su di lei. Zec aveva ragione, non sei altruista, ti occupi solo di quello che ti interessa e volevi approfittare di questa situazione per avere una scusa per prendertela con lei.»
Dana si strinse nelle spalle. «Mi hai scoperta: lo sospettavo, senza certezze, ma davvero sei sorpresa? O ti dispiace? Mi sembra che vi abbia messo in difficoltà più volte, non è proprio indifesa.»
«Su questo aspetto del tuo carattere non andremo mai d’accordo.»
Chas sbuffò irritata e avanzò verso di loro. «Non ho capito di cosa diavolo state parlando, ma ho fretta, lasciatemi in pace.»
Michelle la osservò superarle, infilare una mano nella tasca destra ed estrarre una boccetta arancione da cui prese una pasticca e se la cacciò in bocca.
«Cosa hai preso?» domandò Michelle.
«Droga?» ipotizzò Dana.
«È un’aspirina» rispose secca la ragazza, girandosi verso di loro. «Non sono affari vostri, ma è tutta la sera che ho un gran mal di testa e…» si zittì di colpo.
Michelle collegò gli avvenimenti. Quel dolore era il modo in cui la luna piena influenzava la sua trasformazione, era diverso da come lo avevano immaginato, ma comunque poteva significare un pericolo. «Sta succedendo qualcosa di brutto, non è così? Spiegaci, possiamo aiutarti.»
«Perché dovrei fidarmi? Siamo in gruppi rivali» le ricordò Chas.
«Non importa, in questa notte siete tutti incapaci di controllare quello che vi ha fatto Kate. Potete farvi del male e peggio, farne a chi non ha niente a che fare con il suo stupido gioco.»
Chas si morse il labbro inferiore. «Non si tratta di me. Sono in pensiero per Aiden. Gli sta capitando qualcosa.»
Dana inarcò un sopracciglio. «E tu come lo sai?»
«Lo sento nella mia mente, forse è la causa del mio mal di testa» spiegò. «È arrabbiato, furioso. Devo raggiungerlo al più presto.»
«Veniamo con te» annunciò Michelle. «Ti aiuteremo a calmarlo e contenerlo. Ci porterà Dana con il suo teletrasporto.»
«Frena, carotina. Non funziona così» fece la ragazza demone. «Non posso spostarmi  a caso. Devo conoscere il luogo, per comparire all’interno.»
Chas  rilassò le spalle. «Non so di preciso dov’è adesso, ma sento che si sta spostando e riesco quasi a vedere la strada che percorre. Posso guidarvi, ma a piedi ci impiegheremo una vita e non riesco a prendere l’auto in questo stato.»
Michelle aggrottò la fronte. In qualche modo il legame del branco era quello che forniva a Chas la traccia da seguire. «Non ho la patente e non credo Dana ne abbia più bisogno. Però posso usare il mio potere per trasportarci, faremo sicuramente in fretta.»
Non aspettò il consenso delle altre due ragazze, liberò le emozioni che la cambiavano e percepì su di sé i soliti tratti: avere i capelli scuri, le venature scure e la sclera nera. Il potere divampò dentro di lei. Si sollevò dal marciapiede levitando e con i palmi aperti rivolti all’insù, fece altrettanto con le compagne. «Da che parte andiamo?»
Rimanendo rigida per la stretta forzata e invisibile con cui era sorretta, Chas disse: «Diritto e al primo incrocio a destra.»
Michelle portò tutte e tre a qualche metro dal terreno, in modo da non destare sospetti in eventuali passanti e tantomeno travolgerli, e seguendo le indicazioni, volò alla caccia di Aiden.
 

Michelle non riuscì a calcolare la durata del loro tragitto, dovendo mantenere la concentrazione per non farle schiantare a terra.

Dall’alto, sul marciapiede che costeggiava un parco, videro il ragazzo correre come un fulmine. Aiden era a quattro zampe e procedeva deciso, seguendo una meta precisa.
Dalla  posizione, Michelle riuscì a intravedere le mani artigliate e le orecchie a punta. «Dove sta andando?»
«Non lo so. Sento che è attirato da un luogo… ma non so il motivo» rispose Chas.
«Dovremmo scendere e bloccarlo» disse Dana. «O volete scoprire qual è la sua meta?»
«No, dobbiamo fermarlo e calmarlo.» Michelle planò pochi passi davanti a lui, facendo atterrare le compagne al suo fianco.
Trovandole all’improvviso sulla sua strada, Aiden si bloccò e ringhiò contro.
Michelle allungò le mani, tenendo le dita ripiegate a coppa. Sperò di fermarlo con la sua presa mentale, ma lui parve avvertire il colpo, si buttò in mezzo alla strada, schivò un’automobile e le superò, riprendendo la sua corsa.
Chas gli si lanciò subito dietro. «Aiden! Aiden!»
Michelle prese a correre, tirando la ragazza demone per un braccio.
«Cosa stiamo facendo? Abbiamo volato fino a ora e adesso facciamo le maratonete?» fece Dana infastidita.
«Devo concentrarmi per provare a prenderlo e non posso anche occuparmi di farci levitare» replicò Michelle. Tenne gli occhi fissi sul licantropo e quando gli vide posare le mani sul cemento per spingersi in avanti, gli trattenne le gambe con il potere da Poltergeist.
Aiden sbandò, perse l’equilibrio e rotolò contro un muro.
Michelle ne approfittò e spingendo la forza invisibile con la mente, lo tenne premuto contro i mattoni.
Aiden strinse gli occhi a mandorla con le pupille dall’iride gialla e con il suono che gli partì dal profondo della gola, ringhiò più forte e più a lungo.
Chas si fermò a pochi passi dal compagno. «Aiden, calma, devi ritrasformarti.»
In risposta, l’altro formulò dei versi incomprensibili, forse nemmeno delle vere parole, mostrando le coppie di zanne superiori e inferiori e gocciolando spruzzi di bava dai lati delle labbra.
«Non posso trattenerlo tutta la notte» disse Michelle. «E lui non sembra voler collaborare.»
«Posso provare con il trattamento usato su Kenny» propose Dana. «Forse potremmo anche fargli rivelare qualcosa in più, ora che sappiamo come rompere il legame con l’Alpha.»
«Non saprei…» Michelle lo osservò provare a fatica a dimenarsi, lanciando rantoli e ringhi. «Non mi sembra nelle condizioni di poter sopportare qualcosa del genere.»
«Non posso aiutare in altro modo e comunque in questa maniera elimineremmo il problema alla radice» puntualizzò Dana.
«No, non voglio rischiare con la sua vita» intervenne Chas. «Accetterò il vostro aiuto, ma a condizione che Aiden ne esca incolume.»
Dana incrociò le braccia sul petto. «Hai un’altra idea?»
Chas si spostò le ciocche di capelli biondi dietro le orecchie. «Posso usare il mio potere, la mia voce, in un modo differente e convincerlo a placarsi.»
«E sei sicura funzioni?» domandò Michelle.
«No.»
Michelle la fissò interdetta. «Ma potresti essere tu a rischio.»
«Non mi importa» rispose Chas, abbassando lo sguardo. «Tienilo bloccato e io tenterò, l’importante è metterlo in salvo.»
Il modo in cui evitava i suoi occhi e come le sue gote si erano colorate di un lieve rossore, spinsero Michelle a supporre che l’interesse della ragazza per Aiden andasse oltre i doveri del branco. In quel momento però non volle approfondire la questione dei sentimenti. «Farò il possibile, tu stai attenta e fai in fretta.»
Chas annuì. Si schiarì la voce e intonò una melodia, canticchiandola a bocca chiusa.
Dana la osservò e poi spostò gli occhi su Michelle: le stava domandando silenziosamente che canzone fosse, ma nemmeno lei la riconobbe.   
Le orecchie a punta di Aiden ebbero un lieve fremito, poi un secondo. La sua attenzione era tutta per la ragazza che stava producendo quel suono piacevole. Non combatté più per liberarsi e ritrasse gli artigli dalle dita.
Michelle avvertì il rilassarsi degli arti del ragazzo e non opporsi alla sua forza mentale, così allentò a sua volta la pressione. Lo osservò sedersi, posando le mani davanti ai piedi, intento solo a seguire la voce.
Chas si accovacciò al suo fianco e gli tese la mano destra.
Aiden abbassò il capo e annusò la sua pelle. Aprì la bocca e le zanne si accorciarono, rimanendo nella dentatura, ma meno minacciose. «C-Chas… c-cosa è s-successo?» balbettò.
La ragazza interruppe la sua canzone. «È tutto a posto. La luna piena ti aveva… agitato.»
Michelle lo scrutò, le parve in pieno controllo di sé. «Come ti senti? Vuoi azzannarci o cose simili?»
«No. Sono solo frastornato» rispose, spostando lo sguardo verso di lei.                 
«Adesso smetto di trattenerti con il mio potere, muoviti piano» gli intimò. Tirò indietro i gomiti e annullò del tutto il blocco esercitato sul corpo.
Aiden si rialzò lentamente. In posizione eretta, scrutò i volti delle tre intorno a lui e poi si soffermò sulla compagna del branco. «Grazie.»
Chas sorrise e si rimise in piedi a sua volta.
«Ovviamente  non sai dirci perché correvi verso questa direzione» disse Dana, inclinando la testa da un lato.
«Era come un richiamo, senza capire la ragione, sapevo di dover venire qui.» Aiden dilatò le narici e inspirò l’aria della sera. «E non sono l’unico. Altri del nostro branco sono qui.»
Michelle si guardò intorno circospetta e solo in quell’istante, scoprì dove si trovassero.
A pochi metri da loro si stagliava l’ospedale Saint Mary. Lo stesso luogo in cui dormiva Elliott Summerson.

  

 
                                                                Continua…?