Il
Gioco del Branco 17: La X Indica il Sogno
Donovan entrò nel salone della casa di
Michelle con lo zaino in spalla e il volto scuro. «Mettiamolo subito in chiaro:
non parteciperò a un pigiama party» sentenziò deciso.
Betty alzò gli occhi al soffitto,
spazientita. «Te l’ho già detto al telefono: questo non è un pigiama party.»
«Allora perché sei in pigiama? Michelle,
che è venuta ad aprirmi, è in pigiama e mi hai detto “Ricordati di portare il
pigiama”?»
Michelle li raggiunse dopo aver chiuso
la porta, succhiando un lecca-lecca a pallina. «Però ha ragione, sembriamo
tutti pronti per un pi…»
«Non ripeterlo» le intimò Betty,
puntandole contro l’indice destro e lasciandosi poi cadere sul divano.
Billy scese le scale del piano
superiore, aveva ascoltato la discussione ed era pronto a dare le spiegazioni
del caso. Con la presa di coscienza che Kate e i suoi alleati non avevano
scrupoli a mettere in pericolo innocenti, si era convinto della necessità di
dover cambiare strategia.
«È stata una mia idea» disse entrando
nel salone, con indosso un pigiama grigio, con una sveglia stampata sulla
maglia e la scritta Buon risveglio. «Abbiamo
provato le nostre parti per il musical, ma ora dobbiamo dedicarci ad altro. E
non si tratta di una festa.»
Donovan aggrottò la fronte. «Ah sì?
Avete uno strano modo per riorganizzarci dalla batosta di Chas e gli altri in
auditorium. Però sapete che sono aperto a nuove esperienze.»
Billy trattenne una risata. Se gli
avesse dato corda, non sarebbero mai andati avanti. «Vogliamo tentare di
rintracciare Elliott e la Falce e per farlo dobbiamo provare a collegarci
insieme mentalmente, sfruttando il mio legame con Elliott e quello che
condividiamo tutti con la Falce.»
Zec sbucò fuori dalla cucina sulla
destra, con una t-shirt di Pippo e un
paio di pantaloni celesti. «Michelle, non trovo i vassoi» poi si accorse di
Donovan e fece: «Sei arrivato, cosa ci fai ancora vestito?»
Donovan aprì la bocca per rispondere, ma
Betty girò l’indice, appena usato come arma ammonitoria, verso di lui. «Niente
battute e niente allusioni al sesso.»
«Posso almeno sapere perché devo
cambiarmi d’abito?» domandò l’altro.
«Fa sempre parte della mia idea»
intervenne Billy. «L’unica volta che le nostre menti si sono ritrovate in una
sorta di connessione, dormivamo in questo salotto. E se addormentarci è un
requisito essenziale, tanto vale farlo comodi.»
«E a cosa servono i vassoi?» domandò Donovan.
Michelle gli passò davanti come una
furia. «Oh giusto, i vassoi. Ti faccio vedere dove sono.» Prese Zec sotto
braccio e sparirono dietro la porta della cucina.
Billy sospirò rassegnato a dover
ripetere ancora una volta tutto il piano. Contrariamente all’opinione di Betty,
il suo ragazzo non si sarebbe adeguato senza troppi problemi. «Ricordi che stavamo
facendo una maratona di Buffy l’altra
volta? Ci siamo organizzati e abbiamo pensato di cenare davanti alla tv.
Michelle e Zec hanno preparato delle bibite e qualcosa da sgranocchiare prima
che ordiniamo le pizze.»
«Questa volta però guarderemo Teen Wolf» precisò Betty. «È chiaro che
Kate e il suo branco prendono spunto da lì, anzi una dei cattivi della prima
stagione si chiama come la nostra spina nel fianco. Non può essere un caso. In
più la Bocca dell’Inferno ha molto in comune con il Nemeton e cer…»
Billy si voltò a guardala e insieme a
Donovan domandò: «Il cosa?»
«Ecco, questo è un altro motivo per cui
voi dovete farvi almeno un’idea generale» disse lei. «Comunque, il Nemeton è sostanzialmente
un albero, un luogo di ritrovo di druidi nella mitologia del serial, ma
convoglia anche magia e correnti telluriche che attraggono esseri
soprannaturali e può aprire un portale. Un po’ come la Bocca dell’Inferno.»
«Ho capito, niente battaglie con i
cuscini, ma indagini soprannaturali» concluse Donovan.
Betty annuì. «Esatto. Ora, puoi andare a
metterti in pigiama, così iniziamo?»
Il ragazzo si avviò verso le scale per
il piano superiore, dopo tre gradini si fermò, si girò e chiese: «Non vi sembra
di lasciare un po’ troppo al caso perché abbaia successo?»
Billy alzò le spalle. «È un tentativo,
non ho un manuale d’istruzioni sui poteri psichici.»
Donovan rimase a fissarlo qualche
secondo, poi scrollò le spalle a sua volta. Riprese a salire e disse: «Non
azzardatevi a ordinare le pizze prima che scenda.»
Avevano già guardato metà della prima
stagione di Teen Wolf e nessuno di
loro sembrava accennare un principio di sonnolenza. Seduto sul lato sinistro
del divano, Billy scrutò Zec al suo fianco, attento a seguire i giovani
protagonisti sullo schermo e Betty accanto a lui a fare lo stesso,
giocherellando con i bottoni rosa e bianchi della blusa del pigiama con doppia tonalità.
Sulla poltrona alla destra, Michelle
stava rovistando con le dita il fondo del secchio di plastica dei popcorn, con
le briciole sparse sui pantaloni rossi di cotone del largo pigiama, mentre
Donovan nell’altra alla destra mangiava una fetta della pizza ormai fredda,
sgocciolando pomodoro sulla maglia verde a maniche corte e sui pantaloni a
fantasia scozzese.
Billy sbuffò. «Forse non è stata una
grande idea. Qualcuno di voi ha sonno?»
I compagni scossero in gruppo la testa.
«Per me è colpa della pizza» disse Zec,
osservando Donovan. «Salsiccia e peperoni è un abbinamento suicida. Avremo peso
di stomaco fino ai vent’anni, altro che addormentarci.»
Donovan masticò rumorosamente e
inghiottì l’ultimo boccone. «Al contrario, più gli ingredienti sono potenti,
più possibilità abbiamo di abbioccarci.»
Betty raddrizzò la schiena. «E se questa
volta non funzionasse perché la serie non è un collegamento con Elliott?»
Michelle posò il secchio sul pavimento.
«Se preferite Buffy ho i dvd.»
«Avete ragione» esclamò Billy. Le parole
delle amiche avevano sbloccato un’illuminazione nel suo cervello. «Non sulla
pizza, ma su cosa ci unisce. Con Buffy
ha funzionato sia perché era il perno su cui si basa l’alterazione della realtà
di Elliott e anche perché ne eravamo tutti fan. Di Teen Wolf io e
Donovan non sappiamo niente e soprattutto è una scelta di Kate. Mentre la Falce
è qualcosa solo nostro.»
«Abbiamo sbagliato la frequenza su cui
sintonizzarci» riassunse Betty.
Donovan si allungò verso il tavolino e
afferrò il telecomando, schiacciando il tasto pausa. «Ok, ma allora cosa
facciamo? Hai detto tu di non avere un manuale d’istruzioni.»
Billy ripensò a Nicole, a quanto gli
aveva detto a voce durante la conversazione all’istituto e a quello che aveva
letto nella lettera, di cui non aveva ancora parlato ai suoi amici.
«È vero, però non ho preso in
considerazione l’ipotesi più ovvia» rispose. «Io sono l’antenna da cui ricevere
Elliott, sono una sua emanazione. Devo usare il mio potere di percepire il
soprannaturale al contrario e risalire alla fonte.»
Michelle si grattò la testa confusa.
«Non ho capito cosa intendi, ma puoi farlo?»
«Credo di sì, anche se non so come»
replicò.
Betty si tamburellò l’indice destro sul
mento. «Ora che ci ragiono, in teoria il tuo senso del soprannaturale potrebbe
essere in realtà una specie di lampi di telepatia, spiegherebbe perché
percepisci cosa sta per succedere, come se il pensiero di Elliott passasse
attraverso te prima di concretizzarsi nel mondo reale.»
«Ha senso, sarebbe come una sorta di
Professor Xavier» concordò Zec. «Però nessuno di noi ha un Cerebro in casa con
cui potenziarti.»
«Gli X-Men» esultò Billy, balzando in
piedi. «Sono il mio collegamento diretto con Elliott, per questo il mio primo
pensiero per Halloween è stato travestirci da loro. E allo stesso modo S. può
averlo percepito da Elliott e ci ha maldestramente trasformati e fatti
attaccare dalle Sentinelle.»
Michelle lo fissò ancora più confusa.
«Un attimo, siamo tornati alla teoria che Kate è S e quindi ha lei la Falce?»
«Non
lo so, ma potremmo scoprirlo. Il mio ragazzo è un genio» stampò un bacio
sulle labbra di Zec e girò intorno al divano. «Devo recuperare dei fumetti
degli X-Men, forse ne ho qualche numero a casa. Vado e torno.»
«Non serve.» Donovan abbandonò la
poltrona e lo superò. Salì al piano superiore e ridiscese pochi attimi dopo con
quattro albi in mano. «Spero vadano bene» disse porgendoglieli.
Betty lo guardò sottecchi «Perché hai
portato dei fumetti al nostro incontro?»
«Niente di importante, pensavo
servissero per altro» rispose lui vago.
Billy era troppo eccitato per
preoccuparsi della fortuita casualità. «Perfetto, questo è quello che ci serve.»
Rigirò la copertina di quello scelto, che mostrava Jean Grey nel suo costume
giallo-arancio e blu degli anni novanta accovacciata ad abbracciare Jubilee,
abbandonò gli altri tre al suo posto sul divano e si sedé a gambe incrociate
sul pavimento. «Avvicinatevi.»
Gli amici abbandonarono le loro
postazioni comode e gli si sedettero intorno.
«Cosa dobbiamo fare?» domandò Zec.
«Nulla, vi trasporterò con me appena
percepirò Elliott» rispose.
Betty sospirò. «Puoi essere più
preciso?»
«No, non ho idea di come accadrà, ma so
di poterlo fare.» Billy si rendeva conto di non poter spiegare a parole la
sensazione che provava. Aveva la certezza di essere sulla strada giusta per mantenere
la sua promessa. «Fidatevi di me.»
Donovan scrutò i compagni in volto e
rispose anche per loro. «Abbiamo fatto di peggio. Procedi.»
Billy sfiorò con le dita la copertina di
carta. In principio ricordò barlumi delle vignette e della storia, come se li
pescasse dalla sua memoria. Provò un senso di malinconia e poi ebbe un flash.
Elliott steso su un letto.
Si aggrappò a quell’immagine e chiuse
gli occhi. Era come se riuscisse a toccarlo…
Donovan si ritrovò lungo una strada a
doppia corsia, Betty era al suo fianco, in pigiama come lui.
«Dove siamo? E dove sono Billy, Zec e
Michelle?»
Lui si guardò intono a sua volta. Oltre
alla distesa di cemento, non c’era niente altro. Il sole stava tramontando e il
cielo imbruniva.
«Hai freddo?» domandò.
«No» rispose lei. «Dovrei?»
«Siamo in pigiama in mezzo a una strada,
in pieno inverno ed è sera.» La fissò in modo eloquente. «E nemmeno io sento
freddo, quindi siamo in un sogno.»
«Questo significa che Billy ci è
riuscito… o forse ci ha mandati nella mente di chissà chi.»
«Non importa, andiamo a cercarli.»
«Quale direzione prendiamo?»
Donovan si girò, Betty lo imitò e alle
loro spalle notarono il cielo diventare grigio e il panorama contorcersi come
un disegno accartocciato.
Prese per mano la ragazza e si avviarono
per la strada davanti a loro. Camminarono per un po’ di tempo, difficile da
decifrare nella completa assenza di rumori salvo il loro respiro.
«Perché hai portato quei fumetti?» gli
domandò di colpo lei. «E niente battute e risposte a caso.»
«Perché è così importante saperlo,
soprattutto proprio adesso.»
«Ho paura volessi isolarti dal gruppo,
oppure da me.»
Donovan non riuscì trattenere una risata. «E questa come ti è uscita?»
«La lettura è un’attività solitaria»
rispose Betty, abbassando lo sguardo sui piedi nudi. «Lo so per esperienza.»
«Non erano per me» le confessò infine,
intercettando l’arrivo di una situazione malinconica barra imbarazzante, in cui
non voleva ritrovarsi. «Erano per te, a dire il vero.»
Lei sollevò di scatto la testa
incredula. «E per quale ragione?»
«Dopo la tua trasformazione nella
ragazza intangibile, ci eravamo ripromessi di addestrarti, o meglio mi avevi
chiesto di aiutarti a farlo. Poi sono arrivate le prove del musical e le
cospirazioni del branco e non abbiamo avuto più un minuto libero per dedicarci
alla tua istruzione ai superpoteri.» Le sorrise, cercando i suoi occhi nocciola
dietro le lenti degli occhiali. «I fumetti degli X-Men sono l’unica base da cui
posso partire per aiutarti e quando mi hai telefonato e detto dell’appuntamento
della serata, ho pensato fosse l’occasione giusta.»
«Ti ho anche detto di vederci a casa di
Michelle, per una riunione di gruppo.»
Donovan sollevò le spalle. «Bé avremmo
trovato qualche minuto per dedicarci noi due da soli a questo impegno.»
Lei rimase in silenzio per qualche
istante poi abbozzò un sorriso. «Ecco perché eri così di cattivo umore all’idea
di un pigiama party.»
«No, quello è perché odio i pigiama
party.»
Lei lo baciò sulla bocca. Un tocco
leggero delle labbra, dolce e veloce.
«Le vacanze invernali non sono ancora
finite» gli disse poi, stringendo le dita intorno alle sue. «Tra un ripasso e
l’altro delle battute, troveremo anche il tempo per allenarci. Noi due e
basta.»
«Non vedo l’ora.»
Donovan si chinò leggermente per
restituirle il bacio, ma una folata improvvisa di vento li spinse quasi in
mezzo alla strada.
Un’auto rossa sfrecciò come un fulmine
nella corsia, passando così vicino a loro da poter vedere all’interno due
figure femminili.
Donovan afferrò Betty intorno al busto e
la trascinò indietro con sé. Prima che potessero fare qualunque tipo di
commento, una nuova figura li colse alla sprovvista.
Era Billy e correva quasi alla stessa
velocità dell’auto.
Continua…?
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