Il Gioco del Branco 14: Il Nemico del mio Nemico è mio Nemico (2°parte)
Billy ebbe una fastidiosa sensazione di
déjà vu.
Quello stesso uomo, impugnando la stessa
arma contro di lui a minacciare la sua vita.
Un brivido gli corse lungo la spina
dorsale e un pizzicore sulla nuca. Era il segnale.
«Abbiamo a che fare con il
soprannaturale» disse rivolto ai due compagni, senza distogliere lo sguardo
dalla pistola.
«È solo un uomo armato» replicò Donovan
stupito.
«Il mio senso del soprannaturale non
mente.»
Betty girò il volto verso di lui. «Non è
possibile… è assurdo che un sem…»
«Fate silenzio!» L’uomo alzò la voce e
fece un passo verso di loro, mantenendo la mira.
Billy sollevò lentamente le braccia.
«Credo sia la punizione di S. per aver disobbedito.»
Betty lo imitò. «Riesce a controllarlo?»
«Non posso confermarlo, ma è l’ipotesi
più probabile» le rispose.
«Chiudete la bocca» gridò il poliziotto.
«Fate quello che vi ho detto.»
Donovan alzò le braccia a sua volta.
«Come ne usciamo?»
«Possiamo spiegarci con calma.» Billy
parlò diretto all’uomo, ma la risposta era anche per il compagno. «Non c’è
bisogno di ricorrere alla violenza.»
«Non mi prenderete in giro. Vi conosco,
so cosa siete, mostri.» La voce dell’uomo era carica di odio e disprezzo. «Ero
qui tutte le volte che è successo un crimine inspiegabile. Arrivavo troppo
tardi, ma oggi pareggeremo i conti. Non ve la caverete, pagherete per le vostre
colpe.»
«D’accordo, non ci opporremo all’arresto»
fece Billy. «Per favore, abbassi la pistola.»
«Gli ordini li do io. E non ho mai detto
di volervi arrestare.»
«Questa è la prassi.»
L’uomo compì un nuovo passo verso di
loro. «Io sono la legge. Io decido. E con voi non valgono le regole normali.»
«Perché?» domandò Donovan.
«Drogati» rispose secco il poliziotto.
«Non so che schifezza vi sniffate, fumate o iniettate, ma so che è questo che
vi fa compiere quegli omicidi disumani. Non volete ripulirvi e quella roba non
vi rende più umani, siete belve. E i mostri selvaggi come voi vanno cacciati.»
Quelle parole confermarono a Billy
l’avviso inviatogli dal suo senso speciale. Nella sua affermazione, il loro
assalitore citava indirettamente il messaggio di S.
Sarà
caccia aperta.
Billy continuò a guardarlo negli occhi.
«Sono sicuro si tratti di un equivoco. Nessuno di noi fa uso di droghe. Di
nessun genere.»
«Bugiardo» sbraitò il poliziotto. «Siete
mostri, drogati e bugiardi!»
Con una mossa rapida e cogliendolo
impreparato, Betty balzò davanti a lui e Donovan. L’azione innervosì l’uomo già
instabile e Billy lo vide piegare il dito sul grilletto e si lanciò sul
compagno, rotolando a destra insieme sul cemento.
Il proiettile partì con un colpo
assordante, rimbombando nel cortile deserto. Alzando appena in tempo il volto,
Billy vide la pallottola volare attraverso il corpo intangibile dell’amica,
conficcandosi nel muro dell’edificio principale.
«Betty! Ti ha dato di volta il
cervello?» gridò terrorizzato per cosa sarebbe potuto accaderle. «Cosa credevi
di fare?»
Lei parlò senza voltarsi. «Sapevo di
riuscire a controllare a sufficienza il mio potere.»
Donovan si massaggiò la testa. «Siete
impazziti tutti e due. Ma cosa avete? Il complesso del martire?»
«Mostri! Lo sapevo!» gridò il poliziotto.
«Non siete umani!»
Prima che lui e il compagno potessero
rimettersi in piedi, partì un secondo e un terzo colpo, diretti a Betty. Come i
precedenti, i proiettili le passarono attraverso.
Pur sapendo che nella forma incorporea
l’amica non correva rischi, Billy era comunque spaventato. Quella non era una
soluzione. Qualcun altro poteva arrivare all’improvviso e farsi male.
Morire.
«Smetta di sparare» gridò. «Basta!
Ammazzerà degli innocenti.»
«È colpa vostra» replicò l’altro. «Avete
iniziato voi questa guerra.» Sparò un quarto colpo.
Betty camminò nell’aria verso di lui,
senza una forma fisica da intaccare, procedette sicura. Di rimando l’uomo
premette il grilletto altre due volte. Riprovò una terza,ma il caricatore girò
a vuoto. Aveva finito i colpi a disposizione. La ragazza si avventò su di lui,
tornando tangibile proprio quando gli fu addosso. Iniziarono una colluttazione
per il possesso dell’arma scarica, ma lui ebbe la meglio.
Billy e Donovan si rimisero in piedi e
corsero in contro ai due.
«Fermi!» urlò il poliziotto. Avvolse il
braccio sinistro sotto la gola di Betty, serrandole la spalla destra e
immobilizzandola davanti a sé. Con la mano libera gettò a terra la pistola e in
uno sbuffo di fumo grigio fu rimpiazzata tra le sue dita da un cilindro argenteo.
Premette con il pollice la parte superiore, tre led si illuminarono e Betty
gridò dolorante.
«Cosa le hai fatto?» chiese agitato
Donovan.
«Ultrasuoni a bassa frequenza» rispose
l’uomo. «Lei può sentirli e le impediscono di rifare il suo trucco.» Lanciò poi
l’oggetto nella siepe opposta a loro. «Non pensate neanche di andarlo a
prendere.»
Billy si sforzò di ragionare e non
permettere al panico di avere il sopravvento. Quell’uomo sapeva come
neutralizzare la concentrazione di Betty e renderle impossibile diventare
intangibile. Ma cosa poteva avere in serbo per lui e Donovan? Se con mezzi paranormali
S. lo riforniva di strumenti per contrastarli, doveva sapere che loro erano
innocui. L’amico non aveva poteri e il suo senso del soprannaturale non era un’arma
offensiva.
«Questa volta state fermi dove siete.
Non vi conviene farmelo ripetere.» I tratti del viso del poliziotto si
rilassarono. Percepì il suo vantaggio e preannunciato dal fumo, nella mano
destra apparve un machete. «Purtroppo per criminali estremi, occorrono misure
estreme.»
«No, rifletta, non è il suo mestiere.
Lei protegge le persone, non le uccide» disse Billy.
«Da ora in poi, proteggerò chi non può
farlo da solo.» Sollevò la lama del coltello e lo avvicinò alla testa di Betty.
«A cominciare da questo mostro qui.»
«Agente Hogan, fermati!»
Billy si girò di scatto. Nel trambusto
di lotta e speranza di placare l’uomo con le sole parole, non aveva sentito
arrivare nel cortile della scuola i gemelli Kerry e Kenny Wood.
«Per favore, Christopher, fermati»
ripeté Kenny.
Christopher li guardò stordito.
«Ragazzi… non dovreste essere qui…»
«Neanche tu, zio Chris» fece Kerry.
A Billy non sfuggì quell’appellativo.
Erano parenti? No, le loro ricerche dell’anno prima confermavano che i gemelli
avevano solo uno zio paterno in vita e non era l’uomo davanti a loro.
«Andatevene» insistette l’agente Hogan.
«Vostro padre non vi vorrebbe coinvolti.»
«Lo stesso vale per te» continuò Kerry.
«Quello che ho davanti non è lo stesso uomo a cui papà aveva affidato la sua vita.
Il suo partner.»
Il braccio con cui Christopher
tratteneva Betty tremò. «Non capite. Lo sto facendo per lui.»
«No. E lo sai anche tu.» Kenny si mosse
lentamente, superando sia lui che Donovan. «Odi la violenza. Ci ricorri solo in
casi disperati. E questo non lo è. Sono solo dei ragazzini.»
«Lo erano anche quelli che hanno ucciso
vostro padre» rispose. «Tossici irrecuperabili, gli hanno sparato senza pietà,
come se fosse un animale da cacciare.»
«Hanno sbagliato. Tu li hai presi e
consegnati alla giustizia» raccontò Kenny. «Hai fatto il tuo lavoro. Non sei
stato giudice, giuria e boia, ma un onesto e corretto poliziotto. E lo sei
ancora.» Si fermò a una spanna da lui. «Per favore, lascia andare Betty. Lei è…
un’amica.»
Christopher Hogan scosse la testa. «No,
no, no. Lei è un mostro. La droga, non so che tipo, l’ha cambiata, in tanti
sono diventati dei mostri e si comportano da mostri.»
Kerry camminò dove era caduta la pistola
e la raccolse. «È vero, in giro ci sono dei mostri. Ma non tutti i diversi lo
sono.» Raccolse l’arma dal terreno e stringendola tra le mani, la piegò a ferro
di cavallo. Senza alcuna fatica. «Guarda zio Chris, sono un mostro da cacciare
anche io?»
Christopher strabuzzò gli occhi,
allontanò il braccio da Betty e aprì la mano con cui stringeva il machete,
lasciandolo cadere con un clangore sul cemento. «Non è possibile… tu… tu…»
«Non ci droghiamo» intervenne Kenny.
Prese con calma le braccia di Betty e la fece proseguire, affidandola poi a
Donovan, avvicinatosi per riabbracciarla.
Billy osservò l’intera scena ammirato. I
gemelli irreprensibili, e che più volte lo avevano messo in difficoltà, erano
riusciti dove lui aveva fallito.
L’agente Hogan indietreggiò e cadde sul
sedere. Si strinse la testa dai capelli biondo scuro tra le mani e la scosse
sconvolto. «Non può essere… non capisco più niente… cosa sta succedendo?»
Kenny si inginocchiò accanto a lui. «Sei
stanco, zio Chris. Questo lavoro può portarti in luoghi oscuri.»
Kerry lasciò cadere la pistola
accartocciata e raggiunse il gemello. «Però tu sei più forte. Ti sei solo
smarrito per pochi istanti. Niente a cui non possiamo porre rimedio.»
Lui sollevò il capo e passò lo sguardo
da uno all’altro. Una coppia di lacrime gli scesero dagli occhi e bagnarono la
barba chiara. «Non so più cosa fare…»
«Torna a casa» disse Kerry con un
sorriso.. «Ti svesti. Fai una lunga doccia calda e ti stendi un po’.»
Kenny lo aiutò a rialzarsi. «Noi veniamo
a trovarti più tardi e portiamo cibo cinese. Niente ti ridà la pace come una
buona cena.»
«Io…ok» acconsentì Christopher. «Ma
dobbiamo parlare, dovete raccontarmi tutto. Me lo promettete?»
Kerry annuì. «Ti spiegheremo tutto.
Promesso. Ora vai a casa.»
Lui accarezzò le guance di entrambi i
ragazzi.
Billy non poteva crederci, non era più
l’uomo aggressivo di qualche ora prima. Era ciò che i gemelli vedevano ogni
volta che il soprannaturale invadeva e alterava la realtà.
Una vittima.
Kenny
e Kerry si accostarono a loro tre, controllarono l’agente Hogan uscire dal
cancello principale del cortile del liceo e dirigersi verso la strada per la
sua abitazione.
«Grazie» disse Billy. «Non so davvero
cosa avremmo fatto se non foste intervenuti.»
L’applauso fragoroso di qualcuno,
s’intromise in quel breve istante di sollievo.
«Un arrivo davvero provvidenziale.» Kate
Silver comparve sulla soglia della doppia porta dell’ingresso della scuola e li
guardò con un sorriso compiaciuto. «O forse era più un test per vedere le
vostre qualità.»
«Ci sei tu dietro a tutto questo.» Kerry
lo affermò, non lo chiese.
Kate scrollò le spalle. «Non confermo e
non smentisco.»
Kenny la guardò furioso. «Infermiera
Silver, perché fa tutto questo? Se è lei la responsabile, come può coinvolgere
un uomo onesto in… cosa sta facendo esattamente?»
«Si può definire in molti modi» rispose
lei. «A me piace chiamarlo gioco.»
Billy si staccò dal gruppo e le andò di
fronte. «Sei seria? Consideri tutto questo un passatempo? Che razza di persona
malata sei?»
Lei lo fulminò con i suoi occhi azzurri.
«Sei l’ultimo a poter dare giudizi.» Lo scostò malamente dalla strada e
proseguì verso i gemelli. «Mi dispiace aver dovuto mettere in mezzo una persona
che vi è cara, ma rintracciarvi è davvero complicato.»
Kerry sostenne il suo sguardo. «Cosa
vuoi da me e mio fratello?»
«Unitevi a me, al mio nuovo branco.
Potrete mantenere le vostre abilitò, o magari aggiungerne di nuove» propose
Kate.«Insieme faremo tutto ciò che volgiamo.»
«No» rispose la ragazza dalla pelle
scura. «Noi non stiamo con nessuno. L’unica parte per cui lottiamo è la
nostra.»
Kenny le si avvicinò. «Non sappiamo se
hai tu la Falce, nel caso, ce la prenderemo. E se invece è ancora in giro, la
troveremo da soli.»
«Non mi piacciono i rifiuti» sibilò
Kate.
I gemelli si scambiarono un’occhiata. Si
voltarono e senza salutare nessuno, si avviarono verso il cancello dell’uscita.
«Lo rimpiangerete» gridò Kate.
Betty abbandonò l’abbraccio sicuro di
Donovan in cui si era rifugiata dopo il salvataggio e l’affrontò. «Hai
coinvolto l’agente Christopher Hogan per darci la caccia, questo vuol dire che
sei tu S.»
Kate ritrovò la sua calma serafica. La
fissò e ripeté: «Non confermo e non smentisco.» Camminò poi indietro, in
direzione delle porte della scuola. Stava per entrare ma si fermò.
Billy la osservò fare dietrofront e
raggiungerlo. Piegò leggermente il volto e con la bocca accanto al suo orecchio
destro, sussurrò: «Ti do un’anticipazione: la mia prossima recluta non fa parte
del tuo gruppo, ma è comunque qualcuno che ti è vicino. Un’altra vecchia
conoscenza.»
Osservandola sparire oltre l’ingresso
della scuola, Billy restò immobile con il compito di decifrare quel criptico
avvertimento.
Continua…?
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