lunedì 16 dicembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 75

 Il Gioco del Branco 39: L’Inizio della Fine

 

Billy scrutò i volti di Chas e Jordan davanti a lui all’imboccatura del corridoio del Saint Mary.

I due ragazzi li avevano accompagnati all’ospedale in caso di dover creare un diversivo per farli entrare, ma non ce ne era stato bisogno. Il personale all’ingresso non aveva fatto troppo caso a loro e sembrava non fossero più considerate persone non gradite: la gente dimenticava gli scandali facilmente, sostituendoli con qualcosa di nuovo e più interessante.
«Qual è al situazione tra noi?» chiese Jordan senza girarci intorno.
«Dipende da voi» replicò Billy. «Possiamo essere un’unica squadra.»
Chas emise un risolino. «Non avere fretta di stampare le tessere di adesione al vostro club.»
Billy si strinse nelle spalle. «Come volete. Mi basta che non facciate male a nessuno.»
Jordan grugnì qualcosa di incomprensibile, poi disse: «Un concetto soggettivo. Consideriamoci in rapporti semi-amichevoli.»
«Useremo i nostri poteri quando e come ne avremo voglia» puntualizzò Chas. «E se non dovesse andarvi bene… vedremo chi la spunterà.»
La ragazza prese il compagno sotto braccio e andarono verso l’ascensore.
Billy li seguì con lo sguardo e mentre le porte scorrevoli li coprivano dalla sua visuale, si ripeté di affrontare un problema alla volta e solo in caso si presentasse.
«È andata bene» fece Zec, accostandosi a lui. «Non siamo amici per la pelle, ma è un po’ più di una tregua.»
Billy annuì. «Dove sono Michelle, Betty e Donovan?»
«Sono andati a controllare Sasha.»
«Bene, vediamo se ha mantenuto la promessa.» Si spostò verso la parete con la stanza di Elliott Summerson e trovò la porta chiusa. «Un buon segno. Se è tutto a posto, dovremmo chiamare Nicole Racher e discutere con lei di una soluzione per svegliarlo. Le avevo fatto questa promessa.»
«Vuoi che entri con te?» domandò Zec.
«No, resta fuori di guardia. La prudenza non è mai troppa.»
Billy posò la mano sul pomello e lo girò, con uno scatto la porta si aprì di uno spiraglio. Prese un respiro e la spinse in avanti, entrò nella camera e chiuse la porta alle sue spalle.
Il suo sguardo si posò subito sul letto: Elliott dormiva in quella stessa posa in cui lo avevano lasciato mesi prima. L’occultamento di Sasha era svanito.
Avanzò di pochi passi verso l’uomo e si sentì sollevato nel ritrovarlo davanti a sé. Era assurdo, ma per lui era come un ritorno alla normalità.
«Non è finita.»
Billy riconobbe quella voce dal tono fermo. Si guardò attorno e individuò una coppia di occhi che lo fissavano dall’angolo vicino alla finestra. La Prima Cacciatrice compì un passo in avanti e il suo corpo e le sue vesti stracciate si mostrarono a tratti, confuse nella penombra.
«Ti rifai viva solo adesso» replicò un po’ irritato.
«La ragazza bloccava anche me» rispose lei.
«Puoi essere meno vaga? Abbiamo chiuso il gioco di Kate e Sasha ha annullato la sua presenza.»
La Prima Cacciatrice compì un secondo passo. «Una minaccia è conclusa, ma una più grande è in arrivo.»
Billy incrociò le braccia spazientito. Non sapeva se sceglieva apposta di parlare per mezze frasi, o se qualcosa le impediva di essere esplicita, però era stanco di doversi scervellare per interpretare ogni avvertimento.
«Basta con indovinelli ed enigmi» le ribadì. «Se hai qualcosa da dirmi, fallo e basta.»
Lei lo fissò con le labbra chiuse.
Billy attese pochi secondi e stanco, fece dietrofront per lasciare la stanza. Posò le dita sul pomello e alle sue spalle la Prima Cacciatrice parlò di nuovo.
«L’oscurità è in agguato.»
Lui si voltò di scatto. «Ti riferisci all’Oscurità Maggiore?»
La donna era scomparsa.
Oltre a lui e ad Elliott non c’era nessuno nella camera.
Girò il pomello e tornò in corridoio.
Zec notò subito la sua espressione rassegnata. «Qualcosa non va? Non c’è? Sasha ha mentito.»
Billy rilassò i muscoli del volto e si sforzò ad assumere un’espressione più rilassata. «È tutto ok. Elliott è dove deve essere.» Prese il compagno per mano e si avviarono all’ascensore. «Raggiungiamo gli altri all’ingresso.»
Billy decise che era inutile mettere in agitazione i suoi amici. Non avrebbe menzionato la Prima Cacciatrice e il suo avvertimento. Si era detto di non preoccuparsi di un problema finché non si fosse concretizzato e così avrebbe fatto.
Anche se temeva di dover tornare in azione prima del previsto.     
 

 

                                                         FINE STAGIONE 2

lunedì 2 dicembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 74

Il Gioco del Branco 38: Basta Giocare!

 

Zec sollevò a fatica la testa e si sforzò a tenere aperti gli occhi.

Kate li scrutava come un gatto pronto a giocare con i topi. «Avanti, non siate timidi. Tanto morirete tutti.»
Non poteva permetterlo. Zec posò i palmi sull’erba bagnata e fredda e si issò sulle braccia. Scrutò i ragazzi intorno a lui. Ognuno di loro cercava di riprendersi dal colpo psionico scagliato dalla donna con la Falce, ma nonostante alcuni possedessero poteri sovraumani, ogni movimento era doloroso e fiaccante. Kate usava l’arma che avevano creato in modi che loro neanche avevano immaginato.
«Vuol dire che deciderò io.» Con uno scatto Kate si girò verso Betty. «Tu! Mantengo la mia scelta iniziale.»
Zec mugolò provando a richiamare ancora la trasformazione da poltergeist umano. Un’immagine improvvisa  frenò i suoi tentativi.
Billy comparve davanti a tutti loro con al suo fianco una giovane dai capelli biondi scossi dal vento: Sasha DiVittis.
«Hai finito con le minacce» disse il suo ragazzo, in tono perentorio.
«Basta, Kate» fece Sasha. «Non ho più intenzione di giocare.»
Kate li fissò interdetta, poi riacquistò la sua fermezza e si rivolse alla sua controparte giovane. «È da un pezzo che non tieni tu le fila. Sei idiota quanto loro, se credi di fermarmi. E poi non essere ipocrita: hai messo in piedi tutto questo per vendicarti.»
Sasha si morse il labbro inferiore. «Hai ragione e in quel momento mi sembrava la cosa giusta, ma non mi sarei mai spinta fin dove vuoi arrivare tu. Crystal non lo vorrebbe.»
«Grazie a me tra poco potrai chiederlo direttamente a lei.»
Sasha avanzò. «No. Finisce qui. Non sei più forte di me. Ti ho creata e posso…»
«Distruggermi?» concluse Kate in tono interrogativo. Poi scoppiò a ridere e con una mossa rapida le avvicinò minacciosa la lama della Falce alla carne della gola. «Posso avere avuto origine da te, ma adesso ho un’altra fonte di sostentamento.»
«È l’Oscurità Maggiore» disse Zec, mettendosi in ginocchio. «Penso sia la stessa entità di cui ci hanno avvisato proprio in questo cimitero.»
Billy lo fissò incredulo e riportò di nuovo lo sguardo su Kate. «Di cosa stai parlando?»
«Non ho tempo per questo» replicò la nemica.
Sfruttando quel frammento di disattenzione, Sasha agguantò con entrambe le mani una parte dell’impugnatura dell’arma. «Ho assistito inerme alla morte di mia sorella. Non farò lo stesso adesso.»   
Kate ringhiò tra le zanne. «Patetica mocciosa, non sai nemmeno tu cosa vuoi per davvero. Prima li tormenti per settimane, ora vuoi salvarli e tra mezz’ora cambierai ancora idea.»
Billy si spostò alle spalle di Sasha e strinse le mani su quelle di lei, aiutandola e scansare la lama. «No, era mossa dalla rabbia, dal dolore e tu hai preso quella forma. Però ha compreso il suo sbaglio e vuole rimediare. Mi fido di lei.»
Zec lo osservò per pochi istanti. Era sincero, credeva al ravvedimento di Sasha. E dare una forma sovrannaturale a sentimenti negativi era qualcosa che comprendeva bene. Lo aveva fatto molto prima della ragazzina, anzi ci ricorreva di continuo quando accedeva ai suoi poteri.
Scattò in piedi e con entrambe le mani fece pressione sulla schiena del fidanzato, per dargli un’ulteriore spinta contro la donna.  
Sasha girò di poco il volto e gli lanciò uno sguardo sorpreso.
«Posso capire perché hai agito in quel modo» le disse con un mezzo sorriso. «L’ho fatto anche io e non posso giudicarti. Qualcuno mi ha spiegato che posso controllare e modellare quei sentimenti in una forza positiva. Ci riuscirai anche tu.»
Michelle fu subito al suo fianco e strinse il paletto appuntito con cui terminava la Falce. Spingendo contro Kate, aggiunse: «Lo credo anche io.»
«Vedi Sasha? Non sono più arrabbiati con te» esclamò Billy.
Zec cercò con la coda dell’occhio gli ultimi compagni. Dana si alzò in piedi senza muoversi: bastò scambiarsi uno sguardo per dirgli che sapeva di non poter essere utile. Notò Donovan e Betty sollevarsi a fatica dal terreno. Seppur ancor intontito, il ragazzo intrecciò le braccia sotto i gomiti di Michelle, per darle man forte. Betty si mosse titubante, poi scosse la testa e strinse il suo braccio destro, aiutandolo a contrastare la forza dell’avversaria.
Kate li osservò infastidita. «Siete degli idioti» ripeté. «Non mi sconfiggerete, non avete ma… argh
Zec strabuzzò gli occhi. L’urlo che l’aveva obbligata a tranciare la frase era stato provocato da Jordan e Chas. Lui le aveva stretto un braccio intorno al collo e l’altro sulla pancia e la trascinava indietro; lei le aveva afferrato i lunghi capelli castano chiaro e le tirava le ciocche con veemenza.
«Sapevamo di essere usati, ma tu hai esagerato» disse Jordan.
«Siamo con te Sasha, ti aiuteremo» fece Chas.
Zec fu sorpreso dal loro intervento. Forse li aveva giudicati male. Qualsiasi attrito ci fosse stato, ora erano tutti dalla stessa parte e funzionava. Kate era in difficoltà.
«Ho commesso degli errori, tanti, però tu sei stato il peggiore» urlò Sasha. «Non mi servi. Sparisci!»
La Falce si surriscaldò, Zec percepì un calore piacevole e rassicurante e da come strinsero la presa tra loro, vide che era lo stesso per i suoi amici.
Per Sasha e Kate fu l’opposto: mollarono la presa scottate da quel bruciore improvviso. 
«Ce ne occupiamo noi» gridò Billy.
Sasha indietreggiò.
Zec spostò la presa sulle braccia di Billy e avvertì le mani di Betty salde sulle sue. Quasi fossero un prolungamento dei suoi arti, sentì il tocco di Michelle e Donovan seppur lontani da lui. Come un'unica persona, brandirono l’arma, rigirando la lama contro Kate.
La calarono una volta, procurandole un taglio nel petto.
Chas e Jordan abbandonarono le rispettive strette sul corpo della donna, arretrando.
Kate dilatò le palpebre e spalancò la bocca in una smorfia di sgomento. Le zanne rientrarono nelle gengive, la trasformazione in giaguaro mannaro si annullò lenta e cadde sulle ginocchia, atterrando sull’erba. Ebbe un sussulto e un’ombra scura si sollevò dalla sua sagoma, disperdendosi nel cielo bruno della notte.
«L’avete vista?» domandò Zec.
Betty annuì.
«Cos’era?» chiese  Donovan.
«Potrebbe essere… l’Oscurità maggiore?» ipotizzò Michelle.
Billy abbassò le braccia sciogliendo la loro unione. «È probabile.»
Dana fissò per qualche secondo il cielo e poi lo guardò in volto. «Penso sia solo un “ci rivedremo”.»
Sasha avanzò incerta tra di loro e si fermò a un passo dall’altra manifestazione di sé.
Con la mano sinistra, Kate si tastò la ferita, che percorreva in trasversale il suo petto da sotto i seni fino all’ombelico, ma non si macchiò di sangue. Non usciva nulla. «Provo… un senso di vuoto…»
Zec si girò a guardare Billy. «Dovremmo chiamare un’ambulanza?»
Il ragazzo scosse la testa. Tenendo la Falce con la mano destra lungo il fianco, disse: «Non ha bisogno di cure. Deve solo essere lasciata andare. E devi farlo tu Sasha.»
La ragazzina bionda si inginocchiò e tremando, posò il palmo sinistro sulla guancia della donna. «Non è stata tutta colpa tua, mi hai aiutato ed è stato bello… almeno per un po’. Ora, non mi servi più.»
«N-no… io… posso ancora… f-farti…» balbettò Kate.
«Shh» fece Sasha con dolcezza, la sua mano divenne ferma. «Va bene così, riposati.»
Kate chiuse gli occhi. Rilassò le spalle. La sua figura si fece evanescente, i contorni persero consistenza, i colori dei vestiti, della pelle e dei capelli sbiadirono. In uno sciamare di scintille bianco sporco, si dissolse.
Sasha si rimise in piedi. «È tutto finito.» Guardò di fronte a sé Chas e Jordan. «Non volevo farvi male. Perdonatemi, se potete. Siete stati dei buoni amici.»
«Anche tu» replicò Jordan, sforzandosi di sorridere.
Chas si schiarì la voce. «Quando ti sveglierai, potremmo vederci. Magari per un gelato.»
Sasha sorrise. «Sarebbe bello.»
Billy le andò accanto e posò la mano sinistra sulla spalla della ragazzina. «Puoi tornare a riposare anche tu. Lascia che il tuo corpo abbaia il tempo di guarire e non avere paura di risvegliarti.»
Lei lo fissò. «Ti rivedrò?»
Zec notò l’incertezza sul volto del suo fidanzato, quasi la paura nel fare quella promessa. «Ci saremo noi» disse al posto suo. «Noi quattro ti aiuteremo, se vorrai. Anche io ho questioni irrisolte con mia sorella.»
«Ehi!» esclamò Dana stizzita. «Io sono ancora viva.»
Sasha li scrutò con occhi innocenti.
«Me ne intendo abbastanza di genitori problematici, potrò darti qualche consiglio» fece Donovan.
«Anche io» intervenne Michelle. «Voglio dire, i rapporti con mia mamma sono difficili, potremmo parlarne insieme.»
Betty si raddrizzò gli occhiali sul naso. «Mi sento più ferrata sui poteri paranormali, magari potremmo fare due chiacchiere sulle tue abilità e fare qualche esperimento per testarli. Se vuoi.»
Sasha sorrise e a Zec sembrò ancora più giovane dei suoi tredici anni.
Fu il suo turno di scomparire.
Lui guardò il vuoto dove prima sostava. «E ora? Cosa facciamo?»
«Mettiamo questa in un luogo sicuro» rispose Billy, allungando la mano con cui stringeva la Falce, «E andiamo a trovare Elliott.»
 
 

                                                                  Continua…? 

lunedì 18 novembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 73

Il Gioco del Branco 37: Confessioni di una Mente Inaspettata

 

La Falce.

L’unico obbiettivo di Billy era afferrarla, strapparla dalle mani di Kate.
Ma Kate non era più lì.
E il non era più nemmeno il cimitero.
Billy sbatté le palpebre due volte e riconobbe la camera d’ospedale del Saint Mary. Non una qualunque, quella in cui Sasha DiVittis riposava in coma. Però con lui c’erano due ragazzine bionde identiche.
Una era stesa nel letto, gli occhi chiusi, la mascherina dell’ossigeno sulla bocca e le coperte tirate fin sopra il petto; l’altra era seduta nella parte inferiore, con le braccia avvolte intorno alla pediera per spostarlo e le maniche del pigiama bianco con i cuoricini allungate fin sopra le nocche.
Questa Sasha sollevò il viso e lo guardò. «Ti ho portato io qui.» 
«Perché?» Un secondo dopo che ebbe pronunciato quella domanda, Billy si rese conto che ce ne erano di più importanti ed urgenti, eppure gli uscì spontanea.
Sasha girò il volto dalla parte opposta alla sua e sussurrò: «Mi serve… aiuto…»
«Mi hai trascinato via dalla lotta con Kate… non capisco… tu vuoi… uccidere i miei amici?»
«No! Non l’ho mai voluto» urlò. Il suo corpo esile di tredicenne fu in piedi in un battito di ciglia e un istante dopo gli era di fronte. «Ho perso il controllo, lei si è ribellata e non so come fermarla.»
Nella frenesia di quelle informazioni, Billy cercò di riordinare le idee. La ragazzina che gli parlava era un’altra emanazione di Sasha, mentre “l’originale” era in coma nel letto; questa seconda versione era in contrasto con Kate; per quanto i suoi poteri fossero grandi, e gli ultimi mesi ne erano stati una prova tangibile, si rivolgeva a lui per tenere a bada un’entità che lei stessa aveva creato.
«Ti aiuterò, ma devi spiegarmi cosa è successo» disse con tutta la calma che riuscì  a trovare in sé. «Partiamo dal principio, perché hai creato Kate?»
«Non c’è tempo, se non ci sbrighiamo li ammazzerà tutti.»
«Non posso fare nulla se non so tutta la storia.»
Sasha abbassò il capo, fissando il pavimento. «Ero arrabbiata, dopo l’incidente e quello successo a Crystal, la mia vita è finita. Non sapevo niente di questi poteri, cosa potevo fare, come si erano scatenati, poi ho scoperto te, cioè Elliott e ho visto cosa ha fatto e ho capito.»
Billy attese, ma lei restò in silenzio, così provò a continuare al posto suo. «La Bocca dell’Inferno e il modo in cui il sogno di Elliott altera la realtà. Hai intuito che il vampiro che vi ha attaccato era una conseguenza di tutto questo e hai deciso di vendicarti.»
«Volevo fare come ha fatto lui, volevo anche io crearmi una nuova vita in cui potevo iniziare da capo.» Sasha rialzò di scatto la testa e sputò quelle frasi rapida, quasi una giustificazione affrettata. «Lui era fan di Buffy, a me piacciono Teen Wolf e Pretty Little Liars: se poteva ricreare le storie della sua serie, io potevo farlo con le mie. E avevo bisogno di essere un’altra, più grande, più forte, un’adulta che non dovesse rendere conto a nessuno e comandare. E mi è venuta in mente una come Kate Argent.»
«Credo di capire, però hai delle capacità notevoli, perché coinvolgere altri e formare un branco?»
«Tu hai i tuoi amici, in quelle serie sono sempre in gruppo e dovevo… volevo anche io avere qualcuno con me.» Si mordicchiò il labbro inferiore. «Ho pensato che il modo migliore per convincere degli altri era cercare qualcuno che fosse arrabbiato con voi, potevo offrire dei poteri, non sapevo bene come avrei fatto a darli, ma era come se Kate sapesse quello che io non sapevo. Insieme a loro mi sentivo più forte.»
Billy ragionò su quell’ultima rivelazione. «Quindi è un po’ come tra me ed Elliott: siamo la stessa persona, ma siamo anche due esseri separati.»
«Si, credo.» Sasha si passò frenetica la mano destra tra le ciocche bionde. «All’inizio era come essere in due luoghi contemporaneamente: pensavo a qualcosa e Kate la faceva. Poi ho iniziato a sentire la sua voce nella testa, mi dava dei suggerimenti, ma a un certo punto ha deciso da sola come agire.»
«Quando?»
«Dopo la prima del musical. Ero d’accordo sul rapire Kenny, era parte del gioco ma…» si zittì di nuovo. Lo fissò incerta. «Volevo farlo ritrovare da qualche parte, solo per spaventarvi, ma Kate ha voluto trasformarlo in licantropo e poi ha deciso che la mossa migliore era riunire le ragazze e farle uccidere da lui. Le ho detto di no, te lo giuro, ma è stato in quel momento che non ha più eseguito i miei comandi.»
Billy ripercorse gli eventi con la memoria. «Però riuscivi ancora ad alterare in parte la realtà come volevi, giusto?»
Sasha annuì. «Con la vostra Falce. La tenevo qui, nascosta, come il corpo di Elliott. Percepivo una sorta di connessione, come una chiave che apre tutte le porte. Kate mi ha spiegato che era il modo di poter modificare il mondo al posto del caos generato dalle menti influenzate a caso dalla Bocca dell’Inferno.»
«Quindi, per tentare di bloccare Kate, hai fatto in modo che la luna piena mandasse fuori di testa lei e il branco, così che non potessero controllare i loro poteri. E poi mi hai guidato fino a qui, per incontrati.» Mettendo insieme i pezzi, Billy cominciò a domandarsi se qualcosa, o qualcuno, non avesse alterato anche Kate rispetto all’idea con cui la ragazzina l’aveva creata. «Perché non mi hai parlato come stai facendo ora?»
«Non potevo» rispose Sasha. «Kate mi ha impedito di mostrami ed era più potente. Abbiamo litigato per non so quanto tempo e alla fine è riuscita prendersi la Falce e da quel momento non mi ha più ascoltato. Quando si è accorta che stavate rompendo il suo legame con il branco, si è infuriata e ha detto che avrebbe risolto la faccenda da sola, una volta per tutte.»  
«Vuoi dire che non vuoi resuscitare tua sorella?»
«È possibile?» gli chiese in rimando. «Con i nostri poteri, io ed Elliott, possiamo modificare anche questo? Lo voglio, ma non se devono morire altre persone.»
Billy intuì la bontà di Sasha. Nonostante il dolore e il desiderio di sfogare la sua rabbia, rimaneva una ragazzina sola e spaventata. «Non si possono riportare in vita i morti. Ti giuro che vorrei poter annullare tutto il male venuto fuori da quel sogno, mi dispiace tu sia stata coinvolta.»
«Dispiace anche a me. L’idea del gioco era un modo per… non lo so nemmeno io, forse punirvi e trovare una nuova vita da vivere.»
Billy le posò una mano sulla spalla, trovando il tessuto solido sotto la pelle. «Continui a ripeterlo, ma tu hai una vita a cui tornare. Il tuo coma non è autoindotto, come per Elliott. Ho letto la tua cartella clinica la prima volta che sono stato qui, è colpa dell’incidente, ma il tuo corpo guarirà, dovrai solo aspettare e a quel punto ti sveglierai.»
Sasha arretrò, sfuggendo al suo tocco.  «Senza Crystal e quello che progettavamo, che razza di vita mi aspetta? I miei genitori si odiano ancora, non è cambiato nulla, in compenso non ho più un’alleata, un’amica. Perché dovrei voler tornare a una situazione del genere?»
«Perché non affronterai tutto da sola, hai nuovi amici» replicò Billy, leggendo la sorpresa nei suoi occhi. «Jordan e Chas ti sono rimasti accanto come Kate e sono sicuro che quando ti consoceranno come Sasha, lo faranno ancora più volentieri. E poi ci siamo noi: io, Zec, Betty, Michelle e Donovan.»
«Dopo tutto quello che ho combinato, mi eviteranno come una malattia» replicò seria.
«Sanno perdonare e andare oltre le apparenze.» Billy le sorrise. «Lo so per esperienza.»
Sasha lo guardò e si poteva leggere chiaramente quanti dubbi avesse, nuovi che sostituivano i vecchi prima ancora che potesse formularli a voce.  «Se è così semplice ricominciare, perché Elliott ha fatto il contrario? Perché ha scelto di dormire per sempre?»
«Non sopportava il dolore» ammise Billy. «Non ho tutti i dettagli e farò il possibile per scoprirli, ma so per certo che qualcosa di orribile lo ha sconvolto al punto da fuggire in un sogno. Però tanti innocenti come te hanno subito le conseguenze ed è per questo che devo trovare il modo di  mettere fine a tutto. Per farlo però prima devo fermare Kate.» 
«Quindi mi aiuterai.»
«Ci aiuteremo a vicenda.» Billy le si avvicinò di nuovo. «Qualsiasi evento abbia influito dopo la creazione di Kate, lei resta una parte di te. Se devo fare un’ipotesi, direi che è la parte di te infuriata e  sopraffatta dalla perdita di Crystal, ma puoi ancora controllarla e annientarla.»
Sasha si girò indietro e osservò se stessa dormire nel letto dell’ospedale. «Questo mi sveglierà dal coma?»
«Non lo so. Forse, o come ti ho detto devi solo lasciar guarire il fisico, ma hai un vantaggio.»
Lei si voltò verso lui a fissarlo. «Quale?»
«Al tuo risveglio, ti aiuteremo a gestire il potere della tua mente, abbiamo fatto un po’ di esperienza con Elliott e così imparerai a usarlo senza fare del male. Non dovrai averne paura, saprai quando è giusto sfruttarlo, oppure a non utilizzarlo se non vorrai. Sarà una scelta tua, nessuno ti imporrà nulla, ma non commetterai gli stessi errori.»
Sasha mosse un passo, abbozzò un mezzo sorriso e gli afferrò la mano destra.
«Andiamo. Facciamo vedere a quella stronza chi è che comanda.»
 
 

                                                                      Continua…? 

lunedì 4 novembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 72

Il Gioco del Branco 36: E alla Fine… la Falce!

 

Betty si sentiva in parte ancora intontita.

L’ultima cosa che ricordava era la mano di Jordan stretta sul collo; la tavola calda pronta a diventare un campo di battaglia e poi il buio. Ripresi i sensi si era ritrovata infreddolita e in ginocchio nel cimitero, Donovan per fortuna era davanti a lei con qualche livido, ma nulla di serio. Però c’erano anche Chas, Jordan e peggio di tutti Kate.
Pur con le braccia doloranti bloccate dietro la schiena, Betty aveva ascoltato il discorso delirante della donna e le parole le parvero giungere da troppo lontano, aveva capito il senso, in pratica voleva ucciderli, ma processare i concetti le riusciva ancora faticoso.
E poi era comparsa la Falce ed era sparito Billy.
«Dov’è andato?» sbraitò Kate. «Che fine ha fatto Billy?»
«Non lo sappiamo» rispose Zec.
Dal tono della voce e dall’espressione che intravide sul suo volto, Betty capì che era davvero sorpreso. Non si aspettava quella sparizione e in effetti non aveva senso: il loro amico non li avrebbe mai  abbandonati in mezzo al pericolo.
Kate brandì la Falce contro i tre ragazzi immobili. «Doveva assistere alle vostre morti, sentirsi inutile e impotente come è stato per Sasha, ma non rimanderò il sacrificio. Almeno morirete sapendo con che razza di codardo avete avuto a che fare.»
«Noi non uccideremo nessuno» disse Jordan in tono deciso.
Betty lo vide allontanare le mani dalle braccia e dalla testa di Donovan e avvertì Chas allentare la presa sui suoi polsi e sulla nuca.
«Puoi ripetere?» Kate si voltò con aria infastidita.
Jordan la fissò negli occhi. «Abbiamo accettato di entrare nel tuo branco per dimostrare a Billy e alla sua combriccola che eravamo migliori di loro, ma non ho mai avuto intenzione di ammazzare qualcuno.»
«Nemmeno io» disse in un soffio Chas. Arretrò da lei, lasciandola completamente libera di muoversi. «Volevo solo far parte di un gruppo.»
«Non prendetemi in giro: eravate pronti a dar fuoco all’auditorium solo un paio di mesi fa» replicò Kate. «Fatevi passare la crisi di coscienza.»
«È stato un errore, ma non sarei mai andata fino in fondo.» Chas abbassò lo sguardo intimorita.
Jordan abbandonò Donovan e la raggiunse, posizionandosi al fianco dell’amica. «Sì, volevamo spaventarli, ma eravamo certi che avrebbero ceduto prima che qualcuno si facesse veramente male.»
Kate ringhiò con ferocia e il suo aspetto mutò nella forma di giaguaro mannaro. «Siete delle nullità, dello spreco di spazio e una perdita di tempo.»
Jordan le corse incontro, fiamme giallo scuro avvamparono dal suo petto e dalle braccia, consumando parte della giacca e del maglione, ma prima che riuscisse ad avventarsi sulla sua capobranco, Kate lo afferrò con la mano sinistra per il collo. Sollevandolo senza fatica dal terreno, rimase impassibile mentre il fuoco si abbatteva sulla sua pelle.
«Patetico. Siete ancora parte del mio branco, non avete la libertà di ribellarvi» lo denigrò. «Inoltre, avete quei poteri per mia concessione, credevate sul serio ve li avrei permessi se fossero stati una minaccia per me?» Kate lo lanciò in direzione della lapide di Crystal DiVittis.
Quelle parole e quel gesto furono come una doccia gelata per Betty: si riscosse del tutto dalla confusione di pochi istanti prima e attivò la sua capacità di intangibilità. Si gettò su Donovan e infondendogli la stessa proprietà del suo corpo, lo spinse lontano, passando attraverso il marmo e finendo sul terreno umido, quanto bastava per non venire travolti da Jordan ancora fiammeggiante.
Chas mosse due passi e aprì le labbra esitante.
«Non ti conviene» la ammonì Kate. «Sarebbe più doloroso per te che per me.»
«Stavamo per dirlo noi» fece Michelle.
Betty sollevò lo sguardo e notò che sia lei che Zec avevano i segni distintivi scuri del loro potere da Poltergeist sui visi e puntarono entrambi le braccia con i palmi aperti contro la donna. Colta alla sprovvista, Kate si ritrovò a galleggiare sopra erba e terra scura, i due ragazzi unirono le forze e la sbalzarono addosso al tronco dell’abete distante pochi metri.
«Chas! » la chiamò Betty. «Vieni ad aiutare Jordan.»
La ragazza si mosse verso di loro senza fiatare, piegandosi accanto al compagno – che aveva nel frattempo estinto le fiamme – e aiutandolo a rimettersi in piedi.
Lei fece altrettanto con Donovan, il fidanzato la guardò e disse: «Dobbiamo riprenderci la Falce.»
«Non sarà così facile» rispose Jordan. «È come se fosse riuscita a instaurare un legame con quell’arma.»
«Ce l’ha tenuta nascosta per tutto il tempo» ammise Chas. «Non avevamo idea l’avesse lei.»
«Non importa, l’abbiamo creata noi» replicò Betty.
«Idioti» urlò Kate. «Mi sono sbarazzata di Sasha e ora sono più potente. L’Oscurità Maggiore mi sostiene e non ho rivali!»
Nello sguardo della nemica, Betty lesse una furia smisurata e una convinzione ferrea. In passato Billy e Zec avevano già menzionato questa Oscurità Maggiore, legata proprio al cimitero, e a quanto pare avevano fatto male a sottovalutarla. In qualche modo aveva conferito a Kate una spietatezza e una sete di sangue che non aveva mai mostrato nei mesi passati. Sembrava quasi una persona diversa… nuova.
«Cervellona, fatti venire qualche idea» la incitò Dana, riscuotendola dalla riflessione. «Mio fratello e la mia ragazza non la trattengono più.»
Betty si concentrò sui due amici e vide il sudore scivolare sui bordi delle tempie e la fatica piegare i lineamenti dei volti. Erano quelli con la potenza maggiore e stavano riuscendo a stento a tenerla ferma. Non andava bene, era la prova che quelle di Kate non erano spacconate, aveva subito sul serio un qualche potenziamento. E c’era un unico modo per provare a indebolirla.
«Strappatele la Falce» ordinò.
Kate scoppiò a ridere, agitò il braccio destro e vibrò un fendente nell’aria con la lama dell’ascia nella parte superiore dell’arma. Nel cimitero risuonò come un tuono, mentre una scia di luce cremisi li investì, buttandoli tutti distesi a terra.
«È irritante quando vi ostinate a non capire.» La donna staccò la schiena dal tronco e percorse con passo calmo il sentiero di terra tra le lapidi che la divideva da loro. «Finché esisterò, non riavrete mai il vostro giocattolo. E non intendo andarmene.»
Betty si rialzò e seguita da Donovan, andò verso gli altri due amici. Dana stava aiutando Michelle a rimettersi in piedi e lei porse una mano a Zec. «Dobbiamo provarci di nuovo, ma tutti insieme» disse a i tre compagni.
«Senza Billy non siamo abbastanza forti… credo» rispose Zec.
Donovan gli afferrò la mano destra. «Non abbiamo altra scelta.»
Betty strinse la sinistra in quella di Zec. «È probabile che per controllare la Falce serva anche lui, ma dobbiamo almeno provare.»
Guardò il volto del fidanzato e poi degli altri due ragazzi. Condividevano lo stesso dubbio, eppure quella semplice mossa poteva risultare decisiva. Come avevano già fatto in passato, legati uno all’altro nel fisico con l’intreccio delle mani, seppe che tutti e quattro si focalizzarono con la mente sull’arma forgiata dalla loro unione.
«È nostra!» urlò Betty. «E ce la riprendiamo!»
Kate continuò la sua avanzata senza timore, poi la Falce tremolò nella mano destra e si spinse verso l’esterno, attirata dalla volontà dei quattro ragazzi. Frenando il tentativo dell’arma di sgusciarle via, rinsaldò la presa stringendola anche con la mano sinistra, lanciò un ululato selvaggio e tagliò l’aria davanti a sé con un colpo violento.
Scariche di saette rosse si riversarono sulle lapidi, sugli alberi e sui presenti.
Betty avvertì la testa andarle in fiamme e poi crollò sul terreno. Con fatica tenne gi occhi aperti. Dana, Chas, Jordan e suoi tre compagni erano a terra, stesi e stremati.
Si arrese, avevano perso. Non le avrebbero mai strappato la Falce.
Il ringhio di Kate, simile a una risata grottesca, riempì il silenzio.
«Bene, ora resta solo un’ultima domanda» disse la nemica con le zanne bene in mostra. «Chi vuole morire per primo?» 
 
 
 
                                                                          Continua…?

mercoledì 23 ottobre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 71

Il Gioco del Branco 35: Sparisci sul più Bello

 

Michelle lanciò sul letto il vestito verde, mandandolo a far compagnia a quello arancione e a quello nero, che credeva di aver indossato solo a un funerale di qualche vecchia zia.

I minuti passavano, l’ora dell’appuntamento al Wild Burger si avvicinava e lei non sapeva cosa mettersi.
Sospirò sconsolata davanti alle ante aperte del suo armadio, osservando i vari indumenti appesi e piegati, non trovando nulla che la convincesse, o le sembrasse adatto.
«Carotina, sei ancora così?»
La voce di Dana la colse di sorpresa, ma le diede sollievo. Si girò e notò gli ultimi sbuffi di fumo violaceo svanire, ritrovandosi la giovane demone dalla pelle rubino sdraiata sul bordo opposto del materasso a quello con gli abiti sparpagliati.
Michelle le aveva mandato un messaggio per invitarla, dato che i suoi amici erano delle coppie si era detta che poteva avere anche lei la fidanzata con sé, ma si sarebbe aspettata una risposta per iscritto, anziché vederla comparire nella sua stanza.  
«La fai facile tu, vai in giro con quel top e i pantaloni aderenti e sei uno schianto» le disse. «E lo saresti con qualsiasi cosa addosso.»
Dana sorrise e si alzò dal letto. «Avevamo concordato che non avresti più avuto paranoie sull’aspetto fisico.»
«Non è per quello, ma non so come andare a questa cena.»
«Esci con i tuoi amici, non vai a un ricevimento reale» la canzonò Dana. Si spostò davanti all’armadio e passò in rassegna i vestiti. Afferrò quindi due grucce: una con un paio di pantaloni di velluto a coste bordeaux e un maglione di lana lilla. «Ecco qui, casual ed elegante.»
Michelle osservò i due capi, già valutati e scartati poco prima, trovandoli questa volta perfetti. Prese dalle mani dell’altra gli abiti e iniziò a sollevarsi la maglietta per svestirsi, bloccandosi quando si accorse degli occhi della fidanzata su di lei.
«Non dirmi che sei in imbarazzo» disse Dana.
Lei si morse il labbro inferiore. «Un pochino.»
«Non devi. Hai un corpo eccitante.» Dana le andò più vicina e posando i palmi sul dorso delle sue mani, la aiutò a togliersi completamente la maglia. Con l’indice destro seguì la linea della coppa del reggiseno rosa. «Sei sexy, devi solo cominciare a sentirti anche tu così.»
Michelle fu percorsa da un brivido, ma invece che tremare si sentì avvampare.
Dana le si avvicinò, un contatto stretto al punto che i loro seni erano premuti e la baciò con foga, cercando la lingua nella sua bocca.
Lei la lasciò fare e l’accolse con piacere tra le labbra. Si erano già baciate in passato, ma questo fu come un’esplosione. Era un piacere simile a gustare del buon cibo, ma più intenso, non si sentiva sazia di Dana.
La ragazza demone le passò una mano sulla schiena, girando intorno alle sue forme abbondanti con un tocco delicato e arrivò al bottone dei jeans.
Michelle si riscosse e si staccò da lei, ricordandosi di colpo dove si trovassero. «Mia madre è di sotto. Non sa che sei qui, ma potrebbe saliere da un momento all’atro senza bussare.»
«Il brivido del pericolo» sussurrò Dana.
«No, sul serio, è meglio fermarsi» riprese Michelle. «E poi siamo in ritardo per la cena.»
Dana mise il broncio, ma poi ripiegò le labbra in un sorriso. «Va bene, avremo un’altra occasione. Posso avere il piacere di guardarti mentre ti cambi?»
Fu Michelle a sorridere. Annuì con un senso di euforia. L’imbarazzo era passato e l’allettava l’idea di spogliarsi davanti alla sua ragazza.
Slacciò i pantaloni e li fece scivolare fino ai piedi nudi. Rimase qualche istante in reggiseno e  mutandine a farsi osservare dall’altra. Poi notò un mutamento nella sua espressione.
Dana emise un lamento di fastidio e si coprì con il palmo l’orecchio destro. «Non vogliono proprio lasciarci in pace.» Abbassò la mano e aggiunse: «Chas sta facendo qualcosa con la sua voce e non è niente di divertente.»
«Riesci a rintracciare dove si trova?»
«Certo, ma cosa vuoi fare?» le chiese la ragazza.
«Dobbiamo andare a controllare cosa combina» rispose Michelle. «Magari riusciamo a cavarcela da sole e non ci rovinano la cena.»
La ragazza demone sospirò. «Come vuoi. Vestiti e ti trasporto lì.»
«Sì, ma devi aspettarmi fuori di casa» rispose Michelle. «Mia madre sa dell’appuntamento e si insospettirebbe se non mi vedesse uscire dalla porta.»
Dana rise e svanì nel suo vorticare di fumo viola.
 

Comparvero davanti all’ingresso del Wild Burger, lo stesso luogo dell’appuntamento e questo mise in allarme Michelle. Osservando le vetrine crepate e la gente all’interno riversa sui tavoli e sul pavimento, capì che era successo qualcosa di molto grave.

«Maledizione!» imprecò Dana. «Se ne è già andata.»
Prima che Michelle potesse porre domande, udì il rumore di passi concitati sul marciapiede. Si voltò alla sua sinistra e vide arrivare di corsa Billy e Zec.
«Sei già qui… state bene?» domandò Zec, sconvolto.
«Siamo appena arrivate» rispose Michelle. «Tua sorella ha sentito Chas usare il suo potere e mi ha portata dove si trovava. Ma cosa è successo?»
«Lei e Jordan hanno preso Betty e Donovan» sentenziò Billy. Poi le puntò quasi sulla faccia il display del suo cellulare, mostrandole un messaggio. «È opera di Kate, vuole ucciderli per pareggiare la morte di Crystal.»
Michelle afferrò il telefono e lesse in silenzio. «Si è firmata come K, di nuovo, non più come S» notò. Dana osservò lo schermo a sua volta da sopra la sua spalla e poi arretrò. Restituì l’oggetto al proprietario e chiese: «Noi siamo tutti qui, ma dove sono loro?»
«Forse aspettava fossimo riuniti» ipotizzò Zec.
Dana incrociò le braccia sul petto. «Ha senso, ma per quale ragione? Tu e Michelle siete potenti e potete contrastare Jordan e Chas senza difficoltà, è ovvio che sia una specie di trappola, ma senza indicazioni sul dove ha portato Donovan e Betty come…»
L’urlo di dolore di Billy la interruppe.
Michelle e gli altri si accalcarono intorno al ragazzo. Si reggeva la testa con entrambe le mani, il suo volto era distorto da una smorfia e le palpebre serrate. Di colpo rilassò i lineamenti e spalancò gli occhi.
«Al cimitero» disse. «Ho visto Kate e Donovan e Betty. Li ha portati lì.»
«Dobbiamo andare anche noi» constatò Michelle.
«Ok, stringetevi intorno a me, faremo in un attimo» ordinò Dana.
Zec posò una mano sulla spalla della sorella. «Grazie.»
Michelle notò l’espressione piacevolmente sorpresa della sua ragazza, poco prima che il fumo viola li avvolgesse.
Si dipanò in un battito di ciglia e si ritrovarono all’interno del cimitero.
Guardandosi intorno, Michelle si rese conto che era ormai buio. I lampioni esterni e il bagliore soffuso della luna erano l’unica fonte di illuminazione. «Da che parte andiamo?»
Billy si mosse incerto, sembrò studiare il luogo come per rimettere in ordine un immagine vista in precedenza. «Da questa parte. Riconosco quell’abete, la visione del mio senso soprannaturale mi ha mostrato la tomba di Crystal DiVittis, li ha portati lì.»
Camminarono tra l’erba umida e i ciottoli di pietra, le lapidi sfilavano ai lati del loro percorso e l’aria soffiava fredda.
Michelle si strinse nel suo piumino e guardò Dana con spalle e braccia scoperte. «No hai freddo?»
Dana scosse la testa. «Vantaggi della pelle da demone. Piuttosto, avete idea di cosa intenda fare Kate e soprattutto di come fermarla?»
Zec si girò per guardarla. «No, nella fretta di correre per trovare Betty e Donovan, non abbiamo riflettuto su nessuna strategia.»
«Agiremo sulla difensiva» rispose Billy. «Il nostro unico obbiettivo sarà mettere in salvo i nostri amici. Qualsiasi cosa accada, dovete preoccuparvi solo che nessuno di voi venga ferito.»
Il suo tono non dava spazio a repliche. Michelle si sorprese che Zec o Dana non provassero a ribattere, soprattutto la sua ragazza. Capiva le ragioni dietro le parole di Billy, ma dubitò che preoccuparsi di proteggersi l’un l’latro fosse abbastanza contro una nemica con il chiaro intento di ucciderli.
La scena che si presentò davanti ai suoi occhi la distolse dai pensieri e bloccò la sua marcia insieme a quella degli altri.
Betty e Donovan erano in ginocchio sul terreno davanti alla lapide di Crystal DiVittis. Chas alle spalle della ragazza e Jordan a quelle del ragazzo, li tenevano fermi: una mano sui polsi incrociati dietro al schiena e l’altra premuta sulla nuca.
Con le dita artigliate posate sul bordo superiore in pietra della lapide, dietro al monumento svettava la figura imponente di Kate e li osservò con un ghigno. «Ci siete tutti, anzi qualcuno in più.»
«Questa volta non me ne andrò» disse Dana, intuendo si riferisse a lei.
«Non sei comunque una minaccia» rispose Kate. «Ho preso le dovute precauzioni in modo che questa esecuzione non si trasformi in uno stupido siparietto canoro.»
«Non ci sarà nessuna esecuzione» sentenziò Billy. «Non ucciderai nessuno.»
Michelle ammirò la sua sicurezza, però Kate non era tipo da fare minacce a vuoto e lo aveva dimostrato ampiamente negli ultimi mesi.
Kate ringhiò e sorpassò la lapide, avanzando fino a fermarsi davanti ai suoi due prigionieri. «Non hai proprio capito con chi hai a che fare. Non sono una ragazzina impaurita che finge di essere grande per difendersi. I tuoi amici moriranno questa notte.»
«E cosa otterrai?» La domanda nacque spontanea sulle labbra di Michelle e non si trattenne dal pronunciarla. «Ci procurerai dolore, sofferenza, piangeremo senza fermarci, ma non cambierà niente per te.»
«Non sai quanto ti sbagli» ribatté Kate.
«Perché pensi di provare gioia? Forse, ma durerà poco» disse Zec.
«Stupidi» li apostrofò la donna. «Quello che sta per avvenire qui è un vero e proprio sacrificio. Le vite dei vostri amici, di tutti voi, per quella di mia sorella. Con la vostra morte non solo ripagherò Elliott con la stessa moneta, ma resusciterò anche Crystal.»
«Sei pazza, non è possibile far tornare nessuno in vita» gridò Billy. «Il potere psionico che crea l’energia della Bocca dell’Inferno non arriva a tanto.»    
Kate rise ancora. «Lo credi tu.»
«Sei tu che non vuoi capire» intervenne Michelle. «I gemelli Wood volevano fare lo stesso con loro padre, ma hanno realizzato che lui non sarebbe tornato in vita. Qualunque cosa avessero ricreato era solo un orrore con le sue sembianze.»
«Questo perché non ragionate come me, io vedo il potenziale di ciò che Elliott ha creato» spiegò Kate soddisfatta. «Questa energia psichica, o come la volete chiamare, prende spunto dalla Bocca dell’Inferno della vostra adorata Buffy, però è anche molto simile al Nemeton e se si sacrifica qualcuno su quella fonte di potere, si può ottenere ciò che si vuole.»
A Michelle mancò il respiro. Ricordò la stessa spiegazione per bocca del Druido Oscuro in Teen Wolf; si rese conto solo in quel momento che con molta probabilità la scelta di quella versione di Sasha di ispirarsi alla serie tv sui licantropi avesse quell’obbiettivo fin dal principio.
«Non lo puoi sapere con assoluta certezza» fece Zec. «Lo abbiamo imparato prima di te, non c’è nulla di sicuro in questa situazione.»  
«È così» confermò Billy. «Perfino io che sono un’emanazione di Elliott, non so mai cosa aspettarmi, pur provando a seguire le regole delle serie tv.»
«Non mi sbaglio» insistette Kate. «E questa è la mia garanzia di successo.» Allungò le braccia in avanti e aprì i palmi. Tra di essi si sprigionò un bagliore cremisi, si allungò e assunse la forma di un’arma.
La Falce.
Michelle impallidì. Lo strumento più potente che conosceva era in possesso di quella folle.
Kate la strinse con entrambe le mani, impugnandola sotto la lama e sopra il paletto di legno. «Uccidendovi con questa, Crystal vivrà di nuovo.»
Non potevano attenersi all’idea di essere in difesa, Michelle si ripeté che doveva almeno provare a sottrargliela, ma qualcun altro agì prima di lei.
Billy balzò in avanti, si scagliò contro Kate. A pochi centimetri dallo sfiorare con le dita l’arma, il suo corpo svanì nel nulla.

 

                                                          Continua…?