Il
Gioco del Branco 38: Basta Giocare!
Zec sollevò a fatica la testa e si
sforzò a tenere aperti gli occhi.
Kate li scrutava come un gatto pronto a
giocare con i topi. «Avanti, non siate timidi. Tanto morirete tutti.»
Non poteva permetterlo. Zec posò i palmi
sull’erba bagnata e fredda e si issò sulle braccia. Scrutò i ragazzi intorno a
lui. Ognuno di loro cercava di riprendersi dal colpo psionico scagliato dalla
donna con la Falce, ma nonostante alcuni possedessero poteri sovraumani, ogni
movimento era doloroso e fiaccante. Kate usava l’arma che avevano creato in
modi che loro neanche avevano immaginato.
«Vuol dire che deciderò io.» Con uno
scatto Kate si girò verso Betty. «Tu! Mantengo la mia scelta iniziale.»
Zec mugolò provando a richiamare ancora
la trasformazione da poltergeist umano. Un’immagine improvvisa frenò i suoi tentativi.
Billy comparve davanti a tutti loro con
al suo fianco una giovane dai capelli biondi scossi dal vento: Sasha DiVittis.
«Hai finito con le minacce» disse il suo
ragazzo, in tono perentorio.
«Basta, Kate» fece Sasha. «Non ho più
intenzione di giocare.»
Kate li fissò interdetta, poi riacquistò
la sua fermezza e si rivolse alla sua controparte giovane. «È da un pezzo che
non tieni tu le fila. Sei idiota quanto loro, se credi di fermarmi. E poi non
essere ipocrita: hai messo in piedi tutto questo per vendicarti.»
Sasha si morse il labbro inferiore. «Hai
ragione e in quel momento mi sembrava la cosa giusta, ma non mi sarei mai
spinta fin dove vuoi arrivare tu. Crystal non lo vorrebbe.»
«Grazie a me tra poco potrai chiederlo
direttamente a lei.»
Sasha avanzò. «No. Finisce qui. Non sei
più forte di me. Ti ho creata e posso…»
«Distruggermi?» concluse Kate in tono
interrogativo. Poi scoppiò a ridere e con una mossa rapida le avvicinò minacciosa
la lama della Falce alla carne della gola. «Posso avere avuto origine da te, ma
adesso ho un’altra fonte di sostentamento.»
«È l’Oscurità Maggiore» disse Zec, mettendosi
in ginocchio. «Penso sia la stessa entità di cui ci hanno avvisato proprio in
questo cimitero.»
Billy lo fissò incredulo e riportò di
nuovo lo sguardo su Kate. «Di cosa stai parlando?»
«Non ho tempo per questo» replicò la
nemica.
Sfruttando quel frammento di
disattenzione, Sasha agguantò con entrambe le mani una parte dell’impugnatura
dell’arma. «Ho assistito inerme alla morte di mia sorella. Non farò lo stesso
adesso.»
Kate ringhiò tra le zanne. «Patetica
mocciosa, non sai nemmeno tu cosa vuoi per davvero. Prima li tormenti per
settimane, ora vuoi salvarli e tra mezz’ora cambierai ancora idea.»
Billy si spostò alle spalle di Sasha e
strinse le mani su quelle di lei, aiutandola e scansare la lama. «No, era mossa
dalla rabbia, dal dolore e tu hai preso quella forma. Però ha compreso il suo
sbaglio e vuole rimediare. Mi fido di lei.»
Zec lo osservò per pochi istanti. Era
sincero, credeva al ravvedimento di Sasha. E dare una forma sovrannaturale a
sentimenti negativi era qualcosa che comprendeva bene. Lo aveva fatto molto
prima della ragazzina, anzi ci ricorreva di continuo quando accedeva ai suoi
poteri.
Scattò in piedi e con entrambe le mani fece
pressione sulla schiena del fidanzato, per dargli un’ulteriore spinta contro la
donna.
Sasha girò di poco il volto e gli lanciò
uno sguardo sorpreso.
«Posso capire perché hai agito in quel
modo» le disse con un mezzo sorriso. «L’ho fatto anche io e non posso
giudicarti. Qualcuno mi ha spiegato che posso controllare e modellare quei sentimenti
in una forza positiva. Ci riuscirai anche tu.»
Michelle fu subito al suo fianco e
strinse il paletto appuntito con cui terminava la Falce. Spingendo contro Kate,
aggiunse: «Lo credo anche io.»
«Vedi Sasha? Non sono più arrabbiati con
te» esclamò Billy.
Zec cercò con la coda dell’occhio gli
ultimi compagni. Dana si alzò in piedi senza muoversi: bastò scambiarsi uno
sguardo per dirgli che sapeva di non poter essere utile. Notò Donovan e Betty
sollevarsi a fatica dal terreno. Seppur ancor intontito, il ragazzo intrecciò
le braccia sotto i gomiti di Michelle, per darle man forte. Betty si mosse
titubante, poi scosse la testa e strinse il suo braccio destro, aiutandolo a
contrastare la forza dell’avversaria.
Kate li osservò infastidita. «Siete
degli idioti» ripeté. «Non mi sconfiggerete, non avete ma… argh!»
Zec strabuzzò gli occhi. L’urlo che
l’aveva obbligata a tranciare la frase era stato provocato da Jordan e Chas.
Lui le aveva stretto un braccio intorno al collo e l’altro sulla pancia e la
trascinava indietro; lei le aveva afferrato i lunghi capelli castano chiaro e
le tirava le ciocche con veemenza.
«Sapevamo di essere usati, ma tu hai
esagerato» disse Jordan.
«Siamo con te Sasha, ti aiuteremo» fece
Chas.
Zec fu sorpreso dal loro intervento.
Forse li aveva giudicati male. Qualsiasi attrito ci fosse stato, ora erano
tutti dalla stessa parte e funzionava. Kate era in difficoltà.
«Ho commesso degli errori, tanti, però
tu sei stato il peggiore» urlò Sasha. «Non mi servi. Sparisci!»
La Falce si surriscaldò, Zec percepì un
calore piacevole e rassicurante e da come strinsero la presa tra loro, vide che
era lo stesso per i suoi amici.
Per Sasha e Kate fu l’opposto: mollarono
la presa scottate da quel bruciore improvviso.
«Ce ne occupiamo noi» gridò Billy.
Sasha indietreggiò.
Zec spostò la presa sulle braccia di
Billy e avvertì le mani di Betty salde sulle sue. Quasi fossero un
prolungamento dei suoi arti, sentì il tocco di Michelle e Donovan seppur
lontani da lui. Come un'unica persona, brandirono l’arma, rigirando la lama
contro Kate.
La calarono una volta, procurandole un
taglio nel petto.
Chas e Jordan abbandonarono le
rispettive strette sul corpo della donna, arretrando.
Kate dilatò le palpebre e spalancò la
bocca in una smorfia di sgomento. Le zanne rientrarono nelle gengive, la
trasformazione in giaguaro mannaro si annullò lenta e cadde sulle ginocchia,
atterrando sull’erba. Ebbe un sussulto e un’ombra scura si sollevò dalla sua
sagoma, disperdendosi nel cielo bruno della notte.
«L’avete vista?» domandò Zec.
Betty annuì.
«Cos’era?» chiese Donovan.
«Potrebbe essere… l’Oscurità maggiore?»
ipotizzò Michelle.
Billy abbassò le braccia sciogliendo la
loro unione. «È probabile.»
Dana fissò per qualche secondo il cielo
e poi lo guardò in volto. «Penso sia solo un “ci rivedremo”.»
Sasha avanzò incerta tra di loro e si
fermò a un passo dall’altra manifestazione di sé.
Con la mano sinistra, Kate si tastò la
ferita, che percorreva in trasversale il suo petto da sotto i seni fino
all’ombelico, ma non si macchiò di sangue. Non usciva nulla. «Provo… un senso
di vuoto…»
Zec si girò a guardare Billy. «Dovremmo
chiamare un’ambulanza?»
Il ragazzo scosse la testa. Tenendo la
Falce con la mano destra lungo il fianco, disse: «Non ha bisogno di cure. Deve
solo essere lasciata andare. E devi farlo tu Sasha.»
La ragazzina bionda si inginocchiò e
tremando, posò il palmo sinistro sulla guancia della donna. «Non è stata tutta
colpa tua, mi hai aiutato ed è stato bello… almeno per un po’. Ora, non mi
servi più.»
«N-no… io… posso ancora… f-farti…»
balbettò Kate.
«Shh»
fece Sasha con dolcezza, la sua mano divenne ferma. «Va bene così, riposati.»
Kate chiuse gli occhi. Rilassò le
spalle. La sua figura si fece evanescente, i contorni persero consistenza, i
colori dei vestiti, della pelle e dei capelli sbiadirono. In uno sciamare di
scintille bianco sporco, si dissolse.
Sasha si rimise in piedi. «È tutto
finito.» Guardò di fronte a sé Chas e Jordan. «Non volevo farvi male.
Perdonatemi, se potete. Siete stati dei buoni amici.»
«Anche tu» replicò Jordan, sforzandosi
di sorridere.
Chas si schiarì la voce. «Quando ti
sveglierai, potremmo vederci. Magari per un gelato.»
Sasha sorrise. «Sarebbe bello.»
Billy le andò accanto e posò la mano
sinistra sulla spalla della ragazzina. «Puoi tornare a riposare anche tu.
Lascia che il tuo corpo abbaia il tempo di guarire e non avere paura di
risvegliarti.»
Lei lo fissò. «Ti rivedrò?»
Zec notò l’incertezza sul volto del suo
fidanzato, quasi la paura nel fare quella promessa. «Ci saremo noi» disse al
posto suo. «Noi quattro ti aiuteremo, se vorrai. Anche io ho questioni
irrisolte con mia sorella.»
«Ehi!» esclamò Dana stizzita. «Io sono
ancora viva.»
Sasha li scrutò con occhi innocenti.
«Me ne intendo abbastanza di genitori problematici,
potrò darti qualche consiglio» fece Donovan.
«Anche io» intervenne Michelle. «Voglio
dire, i rapporti con mia mamma sono difficili, potremmo parlarne insieme.»
Betty si raddrizzò gli occhiali sul
naso. «Mi sento più ferrata sui poteri paranormali, magari potremmo fare due
chiacchiere sulle tue abilità e fare qualche esperimento per testarli. Se
vuoi.»
Sasha sorrise e a Zec sembrò ancora più
giovane dei suoi tredici anni.
Fu il suo turno di scomparire.
Lui guardò il vuoto dove prima sostava.
«E ora? Cosa facciamo?»
«Mettiamo questa in un luogo sicuro»
rispose Billy, allungando la mano con cui stringeva la Falce, «E andiamo a
trovare Elliott.»
Continua…?
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