Il Gioco del Branco 12:
Non Perderai il tuo Tocco
Concentrandosi sull’idea di rimanere
tangibile, Betty prelevò il cellulare dalla tasca di fortuna ricavata nella
giubba e tenendolo in mano non lo danneggiò, ma osservò con rabbia il messaggio
svanire dal display.
«È ancora S.» sbottò Zec di fronte a
lei. «Lo avevo detto che non dovevamo sottovalutare la sua minaccia
precedente.»
Guardandosi intorno, Betty vide i resti
della Sentinella sgretolarsi nell’aria. Della battaglia e del gigantesco robot
non rimaneva più nulla. Come se fosse stata tutta un’illusione, o un sogno. E
non era un caso.
«Almeno sappiamo chi è il responsabile»
gli rispose rimettendo il cellulare nella tasca del costume. «Ancora una volta
il messaggio è scomparso prima che potessimo fare qualunque cosa per
rintracciarlo. E ha coperto le uniche altre tracce annullando anche la
Sentinella.»
Michelle si avvicinò incerta. «Quindi il
pericolo è scampato?»
«Non direi» replicò Billy, cercando a
tentoni qualcuno a cui appoggiarsi. «I nostri nuovi poteri non sono stati
rimossi.»
Donovan controllò l’orario sul
cellulare. «Se dobbiamo aspettare la fine della notte di Halloween, manca
ancora un’ora e mezza.»
Zec si accostò al fidanzato per farlo
appoggiare al suo braccio. «Cosa facciamo? Diamo la caccia a S, oppure volete
andare comunque al Bronze Dust?»
Betty ricordò le parole del messaggio.
Lo scherzetto di S non era ancora finito, il colpo di grazia sarebbe arrivato
al momento di doversi togliere i costumi, letteralmente o metaforicamente.
«Torniamo a casa mia» disse al gruppo di
amici. «Da quello che ci ha scritto, è chiaro che il nostro misterioso stalker
ha qualcos’altro in serbo per noi. È meglio essere in un luogo sicuro e dove
possiamo avere un vantaggio.»
Seguendola, si mossero in fila, diretti
al luogo da cui erano partiti spensierati quella stessa sera, con la sensazione
che si stesse trasformando in un incubo. Di nuovo.
«Cosa vi aspettate ci succeda?» domandò
Michelle, in piedi nel centro del salone della casa.
Seduta sulla poltrona sulla destra,
Betty sollevò la testa dal cellulare per guardarla. Stava contando febbrilmente
i minuti che li separavano dalla mezzanotte e
continuava a impegnarsi per
percepire i corpi solidi, sotto le braccia e il sedere, e rimanere così
tangibile.
Erano tutti riuniti in quella stanza:
Billy seduto sul divano con accanto Donovan, ma a una debita distanza per non
rischiare di ferirsi con gli artigli. Zec e Michelle passeggiavano avanti e
indietro lungo il perimetro del salone, evitando di sedersi, o appoggiarsi ai
mobili per paura di bruciare qualcosa con le ali di fiamme, comunque ridotte a
una scia crepitante lungo i contorni delle loro braccia.
«Non saprei… riflettendoci, penso sia qualcosa di
simbolico» rispose Betty. «Le nostre personalità non sono state alterate più di
tanto, quindi se deve essere una punizione, può riguardare solo i poteri.»
«Credete che a uno, o più di noi li
abbia lasciati in modo permanente?» ipotizzò Billy. «Se fosse così, avrebbe
davvero trovato il modo di utilizzare a suo piacere le capacità di alterare la
realtà di Elliott. Finora chi cambiava, o acquisiva strane capacità, lo faceva
per scelta.»
«E in questo caso, la coincidenza con
quello che fa Kate sarebbe stranamente sospetto» disse Zec, fermandosi alle
spalle del divano.
Michelle sbuffò. «Ok, ma preoccupiamoci
di adesso. Come capiremo se davvero i poteri ci sono rimasti addosso, o li
abbiamo solo per via dei costumi?»
Donovan sorrise malizioso. «Immagino
dovremo spogliarci tutti, rimanendo nudi tutti insieme. Sembra interessante…»
Betty lo guardò di sbieco. Detestava
quelle battute idiote, anche se erano il suo modo per allentare la tensione.
Michelle divenne paonazza. «Cosa?! Non
ci penso a spogliarmi qui davanti a tutti.»
«Tranquilla, stava scherzando» la
rassicurò Betty. «Come vi ho già detto, i costumi sono solo uno stratagemma di
S per vendicarsi su di noi. Capiremo se abbiamo perso i poteri senza doverci svestire.»
Billy girò il volto privo del casco con
il visore, ma con gli occhi sigillati, verso di lei. «Pensi sia qualcuno che
conosciamo? Sembra un atto di bullismo mirato verso di noi, come se avessimo
tormentato questa persona e ora volesse pareggiare i conti.»
«Però non abbiamo fatto niente a
nessuno» rispose Donovan. «Gli unici che abbiamo ferito direttamente, li
abbiamo eliminati per legittima difesa e se pensi a come ha reagito Jordan, mi
sembra più ci voglia come capro espiatorio.»
«Ho l’impressione sia un misto tra le
due cose» ammise Betty. «Agisce per volerci punire, ma anche per giocare, come
a dimostrare chi è il più forte.»
Il display lampeggiò e la sveglia del
cellulare nella sua mano destra emise un “bip” ripetuto. La spense, facendo
scivolare il dito sullo schermo, lo adagiò sul bracciolo e scrutò i compagni.
«Halloween è finito.»
Le fiamme intorno alla braccia di Michelle e Zec
scomparvero all’istante. Il primo segno di essersi salvati. Poi toccò a
Donovan: gli artigli di metallo caddero dal dorso delle mani, diventando polvere fino a
svanire. Saltò in piedi, si scostò dal divano e disse al suo vicino: «Apri gli
occhi.»
Billy sollevò lento le palpebre, ma
dalla sue pupille non uscì alcun raggio rosso.
«No» sussurrò Betty. Era chiaro che i
suoi amici l’avessero scampata, quindi rimaneva solo lei. Allentò la
concentrazione e svanì all’interno della poltrona. La vista si oscurò e come
aveva già fatto quella sera, riemerse dal materiale di un oggetto solido,
scalciando nell’aria come una furia. «Non è possibile! Non è giusto! No!»
«Betty calmati» fece Zec.
«Ti aiuteremo» continuò Michelle.
Non li ascoltò, restando nella sua forma
intangibile, Betty continuò a salire come se fosse lei stessa fatta d’aria.
Passò attraverso il soffitto, non provando nessuna sensazione fisica e si
ritrovò nella sua stanza.
Rimase a mezz’aria a fissare quel
rifugio sicuro con terrore. La sua paura di annegare nell’acqua ora era espansa
a ogni luogo. Rischiava di affondare dovunque, non solo in piscina o al mare.
Avvertì come una morsa alla gola,
inspirò a fatica, l’ansia le si avviluppò attorno ai muscoli. Andò nel panico.
Strinse i pugni convincendo ogni atomo a permetterle di continuare a fluttuare,
se fosse caduta sarebbe sprofondata all’infinito fino a chissà dove.
Non sapeva come fosse possibile nel suo
stato, ma iniziò a sudare, sentiva gocce fredde scivolarle lungo la schiena,
sotto i due strati del costume da Shadowcat.
«Betty! Sto entrando» urlò Donovan
dall’esterno. La porta della camera si spalancò e il suo ragazzo varcò
l’ingresso, guardandola dal basso. «Fai un respiro profondo.»
«È tutto quello che hai da dirmi?»
«Hai un attacco di panico.»
«Lo so.»
«Devo farti calmare» continuò lui con
tono pacato.
«Perché?» domandò, ansando per la paura.
«Non cambierà la mia situazione! Non potrò fare mai più nulla. Sono come un
fantasma.»
«Solo se ti convinci di questo» rispose
Donovan. «Sei la ragazza più intelligente che conosco. Riesci a concentrarti in
ogni situazione. La tua mente è… come si dice… analizzante.»
«Analitica» lo corresse. «E cosa
c’entra?»
«Il tuo potere è tutta una questione ci
concentrazione e volontà. Se rimani lucida e non ti spaventi, ti rendi conto
che puoi attivare e disattivare l’intangibilità a piacere.»
Betty scivolò lenta nell’aria, avvicinandosi
al ragazzo fermo in piedi. «Intendi come un interruttore?»
Donovan aggrottò la fronte. «Qualcosa
del genere.»
Tornando a respirare quasi in modo regolare, Betty
valutò la sua teoria. Era sensata e applicabile. Partendo dalla certezza che il
suo stato naturale era solido e non evanescente, poteva modificare quella
funzione a suo volere.
Scese ulteriormente verso il pavimento.
«Devi fidarti di me, ancora» continuò
lui sorridendo. «Ti darò solo qualche altra istruzione. Fermati a pochi
centimetri dal pavimento.»
Lei eseguì, ritrovandosi di fronte a
lui.
Donovan le porse le mani. «Afferrale.
Pensa solo a quello che provi nel toccarmi, ma non guardare mentre lo fai.»
Betty tenne gli occhi fissi in quelli
dell’altro. Allungò tremante le braccia e con i polpastrelli sfiorò i suoi. In
principio ebbe l’impressione di scivolare nel vuoto, ma poi percepì la pelle
calda e lievemente sudata di Donovan. Spinse le dita avanti e le serrò sui suoi
palmi.
Tenne stretti i polsi, quasi ancorandosi
a lui.
«Il prossimo passo?» domandò con voce
leggera, udendo lei stessa l’assenza dell’ombra del timore.
Donovan le sorrise. «Posa i piedi per
terra. Subito.»
Betty toccò il pavimento. Sentì la suola
degli stivali adagiarsi sul legno.
«Adesso ti lascio e non succederà niente
di spaventoso» continuò lui. Arretrò con le dita dalle sue mani. «Sei quella di
sempre. Non ti servo io a ricordarti che hai il pieno controllo del tuo corpo.»
Una volta che fu a un passo da lei,
Betty guardò in basso. Era in piedi ferma, tangibile. Camminò sicura verso il
letto, si fermò e si sedette sul materasso. Non fece fatica a rimanere solida, non
doveva fare alcuno sforzo. Lei comandava quel nuovo potere e non il contrario.
Abbozzando un debole sorriso, gli disse:
«Grazie.»
Lui scrollò le spalle. «E di cosa? A
questo servono i fidanzati.»
Lei scattò in piedi e gli saltò al
collo. Lo baciò con foga sulle labbra, assaporandone il contatto fisico. «I
bravi fidanzati.»
Donovan le diede un bacio a sua volta e
poi aggiunse: «Mi piacerebbe continuare, ma dovremmo scendere dagli altri.
Credo siano preoccupati per te.»
«Giusto» concordò. «Però ho bisogno
ancora di te per allenarmi con l’intangibilità. Se S pensa di avermi messo in
difficoltà, dimostrerò che il suo svantaggio è diventato un mio punto di forza.»
«Non chiedo di meglio.»
Betty intrecciò le dita con le sue e
uscirono dalla camera, scesero le scale e prima di fare il loro ingresso nel
salone, udirono le voci degli altri, intenti a discutere.
«Non capisco in che modo quello che ha
fatto a Betty possa servire a S…» disse Michelle.
Zec si grattò la guancia sinistra.
«Spera di disorientarla, darle un potere che non può controllare può mandarci in
crisi. Però nel suo messaggio c’era qualcosa d’altro…»
«Hai ragione, con quella frase del
telecomando, credo volesse suggerirci di aver preso spunto da serie tv diverse
da Buffy» commentò Billy.
«In effetti, la tua descrizione di Aiden
come lupo mannaro, mi ha ricordato i licantropi di Teen Wolf» rispose Michelle, seduta sulla poltrona accanto al
divano.
«Ora che ci penso, anche l’idea del
branco è un suo elemento ricorrente» ammise Zec, sul divano vicino al suo
ragazzo.
Michelle guardò l’amico sorpresa. «Non
credevo la seguissi anche tu.»
Zec arrossì. «Bè… la trama non è male… e
poi spesso la maggior parte del cast maschile è a torso nudo…»
Billy li guardò inarcando il
sopracciglio. «Davvero? Non credo di averla mai vista e nemmeno sentita come
serie.»
«Ma bravi: ci allontaniamo un attimo e
fate dei discorsi piccanti» li prese in giro Donovan, sorridendo dalla soglia
del salotto.
Betty non riuscì a trattenere a sua
volta un sorriso.
I tre amici si voltarono verso di loro
con sguardo sollevato.
«Stai bene e sei tangibile» l’accolse
Michelle euforica.
Betty annuì. «Scusate per la scenata.
Ora va meglio. Imparerò ad usare questo potere e dobbiamo sfruttare ogni
informazione a nostro vantaggio.» Entrando nella stanza con Donovan al suo
fianco, poi si rivolse a Billy spiegandogli: « «È normale se non sai nulla di
questa serie, forse Elliott non era fan. Oppure era già in coma e non l’aveva
proprio vista.»
«Quindi è un’informazione inutile» disse
Michelle.
Betty scosse la testa. «Al contrario,
sapere di un’altra serie tv è una buona intuizione.»
Donovan si spostò sulla poltrona all’altro
lato del divano e lasciò sedere la ragazza in braccio. «Anche se nemmeno io
l’ho mai vista?»
«Io ho visto tutte le stagioni, ma non
penso sia necessario ricordarsi tutti i particolari» riprese Betty. «Inoltre,
questa storia dei messaggi da molestatore con le minacce, mi ha fatto venire in
mente anche Pretty Little Liars.»
Michelle saltò sulla poltrona. «È vero.
I messaggi di S sono come quelli di A per le Liars.»
«E come trama di sottofondo c’era questo
perverso gioco contro le protagoniste per punirle di una colpa che in realtà
non avevano» disse lei ragionando. «Un po’ come sta succedendo a noi.»
Zec guardò gli altri due amici, confusi
come lui. «Credo nessuno di noi ragazzi capisca di cosa parlate.»
«Non è un problema» replicò Betty. «Non
credo che chiunque sia dietro ai messaggi seguirà gli eventi alla lettera.»
Donovan trasse un sospiro di sollievo. «Poteva
andarci peggio. Poteva scegliere delle serie ospedaliere», fece una smorfia di
disgusto. «Odio tutti quei particolari su malattie e operazioni
chirurgiche.»
«Ho notato anche un’altra cosa» intervenne
Billy. «Il fatto che la minaccia sopranaturale di stasera si ispirasse ancora
una volta a un episodio di Buffy, può
significare che Elliott ha un’influenza predominante sulla sua Bocca
dell’Inferno.»
Zec posò la mano sulla spalla del fidanzato.
«Quindi S, Kate e il branco non sono affatto in vantaggio come credono, ma rimane
il dubbio di capire se Kate e S sono alleate, o forse la stessa persona.»
«In ogni caso, la nostra prossima mossa
è ritrovare Elliott e la Falce, o scoprire chi ne è in possesso» concluse
Betty. «E per farlo ci rivolgeremo alle ultime due persone che ci hanno avuto a
che fare e li stanno cercando da prima di noi: Kenny e la sua gemella Kerry.»
Continua…?
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