lunedì 4 dicembre 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 48

Il Gioco del Branco 12: Non Perderai il tuo Tocco

 

Concentrandosi sull’idea di rimanere tangibile, Betty prelevò il cellulare dalla tasca di fortuna ricavata nella giubba e tenendolo in mano non lo danneggiò, ma osservò con rabbia il messaggio svanire dal display.

«È ancora S.» sbottò Zec di fronte a lei. «Lo avevo detto che non dovevamo sottovalutare la sua minaccia precedente.»
Guardandosi intorno, Betty vide i resti della Sentinella sgretolarsi nell’aria. Della battaglia e del gigantesco robot non rimaneva più nulla. Come se fosse stata tutta un’illusione, o un sogno. E non era un caso.
«Almeno sappiamo chi è il responsabile» gli rispose rimettendo il cellulare nella tasca del costume. «Ancora una volta il messaggio è scomparso prima che potessimo fare qualunque cosa per rintracciarlo. E ha coperto le uniche altre tracce annullando anche la Sentinella.»
Michelle si avvicinò incerta. «Quindi il pericolo è scampato?»
«Non direi» replicò Billy, cercando a tentoni qualcuno a cui appoggiarsi. «I nostri nuovi poteri non sono stati rimossi.»
Donovan controllò l’orario sul cellulare. «Se dobbiamo aspettare la fine della notte di Halloween, manca ancora un’ora e mezza.»
Zec si accostò al fidanzato per farlo appoggiare al suo braccio. «Cosa facciamo? Diamo la caccia a S, oppure volete andare comunque al Bronze Dust?»
Betty ricordò le parole del messaggio. Lo scherzetto di S non era ancora finito, il colpo di grazia sarebbe arrivato al momento di doversi togliere i costumi, letteralmente o metaforicamente.
«Torniamo a casa mia» disse al gruppo di amici. «Da quello che ci ha scritto, è chiaro che il nostro misterioso stalker ha qualcos’altro in serbo per noi. È meglio essere in un luogo sicuro e dove possiamo avere un vantaggio.»
Seguendola, si mossero in fila, diretti al luogo da cui erano partiti spensierati quella stessa sera, con la sensazione che si stesse trasformando in un incubo. Di nuovo.
 

«Cosa vi aspettate ci succeda?» domandò Michelle, in piedi nel centro del salone della casa.

Seduta sulla poltrona sulla destra, Betty sollevò la testa dal cellulare per guardarla. Stava contando febbrilmente i minuti che li separavano dalla mezzanotte e  continuava  a impegnarsi per percepire i corpi solidi, sotto le braccia e il sedere, e rimanere così tangibile.
Erano tutti riuniti in quella stanza: Billy seduto sul divano con accanto Donovan, ma a una debita distanza per non rischiare di ferirsi con gli artigli. Zec e Michelle passeggiavano avanti e indietro lungo il perimetro del salone, evitando di sedersi, o appoggiarsi ai mobili per paura di bruciare qualcosa con le ali di fiamme, comunque ridotte a una scia crepitante lungo i contorni delle loro braccia.
«Non saprei…  riflettendoci, penso sia qualcosa di simbolico» rispose Betty. «Le nostre personalità non sono state alterate più di tanto, quindi se deve essere una punizione, può riguardare solo i poteri.»
«Credete che a uno, o più di noi li abbia lasciati in modo permanente?» ipotizzò Billy. «Se fosse così, avrebbe davvero trovato il modo di utilizzare a suo piacere le capacità di alterare la realtà di Elliott. Finora chi cambiava, o acquisiva strane capacità, lo faceva per scelta.»
«E in questo caso, la coincidenza con quello che fa Kate sarebbe stranamente sospetto» disse Zec, fermandosi alle spalle del divano.
Michelle sbuffò. «Ok, ma preoccupiamoci di adesso. Come capiremo se davvero i poteri ci sono rimasti addosso, o li abbiamo solo per via dei costumi?»
Donovan sorrise malizioso. «Immagino dovremo spogliarci tutti, rimanendo nudi tutti insieme. Sembra interessante…»
Betty lo guardò di sbieco. Detestava quelle battute idiote, anche se erano il suo modo per allentare la tensione.
Michelle divenne paonazza. «Cosa?! Non ci penso a spogliarmi qui davanti a tutti.»
«Tranquilla, stava scherzando» la rassicurò Betty. «Come vi ho già detto, i costumi sono solo uno stratagemma di S per vendicarsi su di noi. Capiremo se abbiamo perso i poteri senza doverci svestire.»
Billy girò il volto privo del casco con il visore, ma con gli occhi sigillati, verso di lei. «Pensi sia qualcuno che conosciamo? Sembra un atto di bullismo mirato verso di noi, come se avessimo tormentato questa persona e ora volesse pareggiare i conti.»
«Però non abbiamo fatto niente a nessuno» rispose Donovan. «Gli unici che abbiamo ferito direttamente, li abbiamo eliminati per legittima difesa e se pensi a come ha reagito Jordan, mi sembra più ci voglia come capro espiatorio.»
«Ho l’impressione sia un misto tra le due cose» ammise Betty. «Agisce per volerci punire, ma anche per giocare, come a dimostrare chi è il più forte.»
Il display lampeggiò e la sveglia del cellulare nella sua mano destra emise un “bip” ripetuto. La spense, facendo scivolare il dito sullo schermo, lo adagiò sul bracciolo e scrutò i compagni. «Halloween è finito.»
Le fiamme  intorno alla braccia di Michelle e Zec scomparvero all’istante. Il primo segno di essersi salvati. Poi toccò a Donovan: gli artigli di metallo caddero dal  dorso delle mani, diventando polvere fino a svanire. Saltò in piedi, si scostò dal divano e disse al suo vicino: «Apri gli occhi.»
Billy sollevò lento le palpebre, ma dalla sue pupille non uscì alcun raggio rosso.
«No» sussurrò Betty. Era chiaro che i suoi amici l’avessero scampata, quindi rimaneva solo lei. Allentò la concentrazione e svanì all’interno della poltrona. La vista si oscurò e come aveva già fatto quella sera, riemerse dal materiale di un oggetto solido, scalciando nell’aria come una furia. «Non è possibile! Non è giusto! No!»
«Betty calmati» fece Zec.
«Ti aiuteremo» continuò Michelle.
Non li ascoltò, restando nella sua forma intangibile, Betty continuò a salire come se fosse lei stessa fatta d’aria. Passò attraverso il soffitto, non provando nessuna sensazione fisica e si ritrovò nella sua stanza.
Rimase a mezz’aria a fissare quel rifugio sicuro con terrore. La sua paura di annegare nell’acqua ora era espansa a ogni luogo. Rischiava di affondare dovunque, non solo in piscina o al mare.
Avvertì come una morsa alla gola, inspirò a fatica, l’ansia le si avviluppò attorno ai muscoli. Andò nel panico. Strinse i pugni convincendo ogni atomo a permetterle di continuare a fluttuare, se fosse caduta sarebbe sprofondata all’infinito fino a chissà dove.
Non sapeva come fosse possibile nel suo stato, ma iniziò a sudare, sentiva gocce fredde scivolarle lungo la schiena, sotto i due strati del costume da Shadowcat.
«Betty! Sto entrando» urlò Donovan dall’esterno. La porta della camera si spalancò e il suo ragazzo varcò l’ingresso, guardandola dal basso. «Fai un respiro profondo.»
«È tutto quello che hai da dirmi?»
«Hai un attacco di panico.»
«Lo so.»
«Devo farti calmare» continuò lui con tono pacato.
«Perché?» domandò, ansando per la paura. «Non cambierà la mia situazione! Non potrò fare mai più nulla. Sono come un fantasma.»
«Solo se ti convinci di questo» rispose Donovan. «Sei la ragazza più intelligente che conosco. Riesci a concentrarti in ogni situazione. La tua mente è… come si dice… analizzante.»
«Analitica» lo corresse. «E cosa c’entra?»
«Il tuo potere è tutta una questione ci concentrazione e volontà. Se rimani lucida e non ti spaventi, ti rendi conto che puoi attivare e disattivare l’intangibilità a piacere.»
Betty scivolò lenta nell’aria, avvicinandosi al ragazzo fermo in piedi. «Intendi come un interruttore?»
Donovan aggrottò la fronte. «Qualcosa del genere.»
Tornando a  respirare quasi in modo regolare, Betty valutò la sua teoria. Era sensata e applicabile. Partendo dalla certezza che il suo stato naturale era solido e non evanescente, poteva modificare quella funzione a suo volere.
Scese ulteriormente verso il pavimento.
«Devi fidarti di me, ancora» continuò lui sorridendo. «Ti darò solo qualche altra istruzione. Fermati a pochi centimetri dal pavimento.»
Lei eseguì, ritrovandosi di fronte a lui.  
Donovan le porse le mani. «Afferrale. Pensa solo a quello che provi nel toccarmi, ma non guardare mentre lo fai.»
Betty tenne gli occhi fissi in quelli dell’altro. Allungò tremante le braccia e con i polpastrelli sfiorò i suoi. In principio ebbe l’impressione di scivolare nel vuoto, ma poi percepì la pelle calda e lievemente sudata di Donovan. Spinse le dita avanti e le serrò sui suoi palmi.
Tenne stretti i polsi, quasi ancorandosi a lui.
«Il prossimo passo?» domandò con voce leggera, udendo lei stessa l’assenza dell’ombra del timore.
Donovan le sorrise. «Posa i piedi per terra. Subito.»
Betty toccò il pavimento. Sentì la suola degli stivali adagiarsi sul legno.
«Adesso ti lascio e non succederà niente di spaventoso» continuò lui. Arretrò con le dita dalle sue mani. «Sei quella di sempre. Non ti servo io a ricordarti che hai il pieno controllo del tuo corpo.»
Una volta che fu a un passo da lei, Betty guardò in basso. Era in piedi ferma, tangibile. Camminò sicura verso il letto, si fermò e si sedette sul materasso. Non fece fatica a rimanere solida, non doveva fare alcuno sforzo. Lei comandava quel nuovo potere e non il contrario.
Abbozzando un debole sorriso, gli disse: «Grazie.»
Lui scrollò le spalle. «E di cosa? A questo servono i fidanzati.»
Lei scattò in piedi e gli saltò al collo. Lo baciò con foga sulle labbra, assaporandone il contatto fisico. «I bravi fidanzati.»
Donovan le diede un bacio a sua volta e poi aggiunse: «Mi piacerebbe continuare, ma dovremmo scendere dagli altri. Credo siano preoccupati per te.»
«Giusto» concordò. «Però ho bisogno ancora di te per allenarmi con l’intangibilità. Se S pensa di avermi messo in difficoltà, dimostrerò che il suo svantaggio è diventato un mio punto di forza.»
«Non chiedo di meglio.»
Betty intrecciò le dita con le sue e uscirono dalla camera, scesero le scale e prima di fare il loro ingresso nel salone, udirono le voci degli altri, intenti a discutere.
«Non capisco in che modo quello che ha fatto a Betty possa servire a S…» disse Michelle.
Zec si grattò la guancia sinistra. «Spera di disorientarla, darle un potere che non può controllare può mandarci in crisi. Però nel suo messaggio c’era qualcosa d’altro…»
«Hai ragione, con quella frase del telecomando, credo volesse suggerirci di aver preso spunto da serie tv diverse da Buffy» commentò Billy.
«In effetti, la tua descrizione di Aiden come lupo mannaro, mi ha ricordato i licantropi di Teen Wolf» rispose Michelle, seduta sulla poltrona accanto al divano.
«Ora che ci penso, anche l’idea del branco è un suo elemento ricorrente» ammise Zec, sul divano vicino al suo ragazzo.
Michelle guardò l’amico sorpresa. «Non credevo la seguissi anche tu.»
Zec arrossì. «Bè… la trama non è male… e poi spesso la maggior parte del cast maschile è a torso nudo…»
Billy li guardò inarcando il sopracciglio. «Davvero? Non credo di averla mai vista e nemmeno sentita come serie.»
«Ma bravi: ci allontaniamo un attimo e fate dei discorsi piccanti» li prese in giro Donovan, sorridendo dalla soglia del salotto.
Betty non riuscì a trattenere a sua volta un sorriso.
I tre amici si voltarono verso di loro con sguardo sollevato.
«Stai bene e sei tangibile» l’accolse Michelle euforica.
Betty annuì. «Scusate per la scenata. Ora va meglio. Imparerò ad usare questo potere e dobbiamo sfruttare ogni informazione a nostro vantaggio.» Entrando nella stanza con Donovan al suo fianco, poi si rivolse a Billy spiegandogli: « «È normale se non sai nulla di questa serie, forse Elliott non era fan. Oppure era già in coma e non l’aveva proprio vista.»
«Quindi è un’informazione inutile» disse Michelle.
Betty scosse la testa. «Al contrario, sapere di un’altra serie tv è una buona intuizione.»
Donovan si spostò sulla poltrona all’altro lato del divano e lasciò sedere la ragazza in braccio. «Anche se nemmeno io l’ho mai vista?»
«Io ho visto tutte le stagioni, ma non penso sia necessario ricordarsi tutti i particolari» riprese Betty. «Inoltre, questa storia dei messaggi da molestatore con le minacce, mi ha fatto venire in mente anche Pretty Little Liars
Michelle saltò sulla poltrona. «È vero. I messaggi di S sono come quelli di A per le Liars.»
«E come trama di sottofondo c’era questo perverso gioco contro le protagoniste per punirle di una colpa che in realtà non avevano» disse lei ragionando. «Un po’ come sta succedendo a noi.»
Zec guardò gli altri due amici, confusi come lui. «Credo nessuno di noi ragazzi capisca di cosa parlate.»
«Non è un problema» replicò Betty. «Non credo che chiunque sia dietro ai messaggi seguirà gli eventi alla lettera.»
Donovan trasse un sospiro di sollievo. «Poteva andarci peggio. Poteva scegliere delle serie ospedaliere», fece una smorfia di disgusto. «Odio tutti quei particolari su malattie e operazioni chirurgiche.»   
«Ho notato anche un’altra cosa» intervenne Billy. «Il fatto che la minaccia sopranaturale di stasera si ispirasse ancora una volta a un episodio di Buffy, può significare che Elliott ha un’influenza predominante sulla sua Bocca dell’Inferno.»
Zec posò la mano sulla spalla del fidanzato. «Quindi S, Kate e il branco non sono affatto in vantaggio come credono, ma rimane il dubbio di capire se Kate e S sono alleate, o forse la stessa persona.»
«In ogni caso, la nostra prossima mossa è ritrovare Elliott e la Falce, o scoprire chi ne è in possesso» concluse Betty. «E per farlo ci rivolgeremo alle ultime due persone che ci hanno avuto a che fare e li stanno cercando da prima di noi: Kenny e la sua gemella Kerry.»

 

 
                                                     Continua…? 

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