Il Gioco del Branco 7: Regole per Formare un Branco
Billy seguì lo sguardo del compagno e
rimase di sasso. Come Donovan pochi istanti prima, riconobbe nella ragazza
davanti a loro Kate, l’infermiera del Reicdleyen. Indossava un camice bianco e
sotto una maglia chiara e dei jeans, ma i tratti del volto erano
inconfondibili.
«Siete voi, Brennon e Cheung?» domandò
lei.
«Sì» rispose in automatico Donovan.
«No» replicò Billy. «Cioè, non sono
Cheung, lui è… appena uscito. Vado a chiamarlo.» Lanciò una fugace occhiata
all’amico e l’altro annuì, intuendo le sue intenzioni.
«Bene» disse Kate. «Fallo attendere
fuori, appena finito con Brennon lo farò entrare.»
Billy le passò accanto, ma lei non tradì
alcuna emozione. Se li aveva riconosciuti a sua volta, non lo diede a vedere.
Appena fu in corridoio scacciò ogni
domanda inerente all’infermiera, prese un respiro e si concentrò. Doveva
ricorrere al suo senso del soprannaturale per ritrovare Aiden, sperando di non
incontrare vittime come briciole di pane sul suo cammino. Chiuse gli occhi,
focalizzò il licantropo nella sua mente e immaginò di fissarlo negli occhi
gialli.
Un’immagine gli balenò in mente.
Scaffali pieni di libri. Un lungo
bancone.
«La biblioteca» sibilò nel silenzio. Si
trovava al lato opposto del piano rispetto all’infermeria, ma muovendosi
rapido, realizzò non fosse stato un problema per Aiden raggiungerla in pochi
minuti. Ora la sua forma non era più umana.
Billy corse osservando il pavimento e i
muri. Nessuna traccia di sangue e provò sollievo. Si fermò davanti all’alta
porta socchiusa, cercò di spiare dalla fessura, ma non intravide nessuna
sagoma. La spinse e cigolò. Merda!
Imprecò mentalmente, temendo di aver fatto un fracasso nel silenzio. Anche se
era stupido: i sensi di Aiden dovevano essere super sviluppati, probabilmente
lo aveva già udito arrivare dai passi e percepito dal suo odore.
Entrò nella biblioteca vuota, il
responsabile non ancora rientrato dalla pausa pranzo. Sfilò il coltello dalla
tasca e si aggirò guardingo tra le librerie.
Oltre al battere del suo cuore e al
respiro controllato, non c’erano altri suoni.
Si appoggiò a uno scaffale e osservò nel campo visivo
ristretto dai mobili, scorgendo solo tavoli e sedie disposti in perfetto ordine.
Si chiese se si fosse sbagliato, se il
suo senso del soprannaturale non lo avesse tradito.
Il fragore di vetri infranti lo fece
sobbalzare.
Corse diritto davanti a sé, si spostò
sulla destra e calpestò i frammenti sul pavimento, facendoli scricchiolare. La
finestra rotta era l’indizio che Aiden era lì, ed era appena scappato
all’esterno.
Guardò fuori, ma non lo individuò in
lontananza. Era veloce e silenzioso, come un predatore, però la mancanza di
segni di lotta e violenza lo indusse a pensare che non intendeva far del male.
Billy si voltò e decise di sospendere la
sua caccia.
«Non è possibile» disse Betty
incrociando le braccia sul seno. «Vi siete sicuramente sbagliati. Non può
essere la stessa infermiera dell’istituto.»
In piedi, in cerchio accanto a lei,
insieme agli altri quattro amici davanti all’ingresso del liceo, Billy aveva
raccontato l’accaduto e aprì la bocca per ribattere, ma non fece in tempo.
«Invece è proprio lei! Kate!» esclamò
Donovan. «L’abbiamo vista tutti e due.»
«Ok, non ti arrabbiare.» Betty alzò le
mani in segno di resa. «Ma cosa ci fa qui a scuola?»
«Direi che è un problema che può
aspettare» intervenne Michelle. Frugando nello zaino in cerca di qualcosa da
sgranocchiare, aggiunse: «Mi preoccuperei di più della faccenda del licantropo.»
Zec annuì. «È più nello stile delle
stranezze da Bocca dell’Inferno a cui siamo abituati. E più pericoloso.»
Billy si grattò la nuca. «Non ne sono
così sicuro. Quando sono arrivato per aiutare Donovan, Aiden sembrava spaesato,
non violento. Quasi non si aspettasse quel mutamento.»
«In ogni caso è meglio dividerci e
cominciare a cercarlo» rispose Betty.
«No, andate a casa» fece Billy e vide
l’incredulità sul volto dei compagni. «Per oggi le lezioni sono finite, non
sono rimasti in molti e comunque non credo Aiden voglia attaccare. È stata una
settimana difficile, è meglio non dare troppo nell’occhio. Farò un giro di
ricognizione da solo.»
«E se non lo trovi?» domandò Michelle,
aprendo un pacchetto di patatine.
Billy scrollò le spalle. «Rimanderemo il
problema a lunedì. Non può non presentarsi mai più a scuola.»
Zec lo osservò pensieroso. «E se invece
comparisse con intenzioni selvagge?»
Lui gli sorrise. «Vi chiamerò
all’istante e la Scooby Gang andrà all’attacco.»
I quattro si scambiarono occhiate incerte.
«Tranquilli, so gestire la situazione da
solo» disse Billy. Poi si avvicinò a Zec lo baciò sulle labbra e lo salutò.
Betty sospirò. «Come vuoi.» Agitò la
mano destra in segno di saluto.
Li osservò allontanarsi verso il
cancello, camminando tutti e quattro affiancati, finché non rimase da solo nel
cortile d’ingresso.
Nel silenzio tentò di nuovo di
rintracciare Aiden con il suo senso soprannaturale. Abbassò le palpebre.
Inspirò dal naso ed espirò dalla bocca tre volte. Focalizzò nella mente
l’immagine del lupo mannaro, concentrandosi sulla sensazione che gli aveva
suscitato quando lo aveva avuto davanti.
Aprì gli occhi e disse: «La palestra.»
Girò a sinistra e percorso il lato lungo
dell’edificio fin quasi al fondo, trovò le porte antipanico. Spinse in basso il
maniglione ed entrò nel locale, richiudendo con cura senza fare rumore.
«Forza, puoi farti vedere. Non ti faremo
del male.»
La voce femminile lo colse alla
sprovvista e Billy si riparò dietro al primo blocco di gradinate poco distante
da lui. Trattenne il respiro e sbirciò dal suo nascondiglio.
Kate era in piedi in posizione rilassata
davanti all’ingresso della palestra; al suo fianco c’era Jordan Guiterrez.
Cosa
ci fa lui qui? Si domandò Billy, con il timore di
essere stato scoperto.
Kate si schiarì la gola. «Posso
aiutarti, Aiden.»
Qualche secondo dopo, Aiden sgusciò
fuori da dietro il muro per arrampicata, sistemato al lato destro dello
stanzone. Si mosse lentamente a quattro zampe, ancora bloccato nella sua forma
di lupo mannaro.
Osservando la scena circospetto, Billy
sperò non rilevasse il suo odore.
Con voce roca, Aiden chiese: «Come
sapevate che ero qui?»
«È merito di Kate» rispose Jordan. «Può
insegnarti a controllarti.»
Ancora una volta Billy rimase spiazzato.
La sicurezza con cui parlava dava l’idea che conoscesse bene l’infermiera,
parecchio nel profondo, e quella non fosse una situazione del tutto nuova per
lui.
Aiden si bloccò a un paio di passi da
loro.
Kate si avvicinò e gli posò la mano
sinistra sulla spalla. «Calmati, fai ampi respiri. Puoi rilassarti.»
Con movimenti incerti, il ragazzo si
alzò in posizione eretta e il suo aspetto mutò. I ciuffi di pelo svanirono, le
orecchie si accorciarono e zanne e artigli si ritrassero, tornando denti e
unghie umane.
Le iridi gialle degli occhi si ritinsero
del nero naturale.
Aiden si osservò e poi guardò lei. «Come
ci sei riuscita?»
«Lo abbiamo fatto insieme» replicò lei
sorridendo. «Come ti ha detto Jordan, posso insegnarti a cambiare forma a tuo
piacimento.»
«Non voglio essere così, non voglio essere
un mostro» le rispose.
Jordan si fece avanti. «È una parte di
te, un dono che Kate ti ha aiutato a far emergere. È la tua arma, non qualcosa
che devi temere.»
Aiden lo guardò confuso.
Continuando a spiarli, Billy si sentì
come lui. L’ultima volta che aveva avuto a che fare con Jordan, aveva
trasformato il liceo in un inferno a scelta multipla per ogni studente, per la
rabbia e l’angoscia di dover trascorrere lì un altro anno da ripetente. Adesso
era diverso, come se avesse trovato il modo di ribaltare quella pena a suo
vantaggio.
«Credo che Aiden abbia ancora bisogno di
un po’ di tempo prima di comprendere il potenziale di questo cambiamento»
intervenne Kate. «Però c’è una decisione che non può rimandare.»
Aiden spostò lo sguardo su di lei.
«Quale?»
«Avrai sentito delle voci sulle
stranezze che accadono a scuola e su chi è sempre coinvolto» continuò Kate. «Se
resterai da solo, sarai in pericolo.»
Aiden strabuzzò i sottili occhi a
mandorla. «Stai parlando di Donovan, Billy e il loro gruppo? Li ho affrontati
oggi, non hanno niente di minaccioso.»
Jordan scosse la testa. «Sono più di
quello che sembrano. Credimi, prima o poi ti daranno la caccia.»
Billy represse l’impulso di uscire allo
scoperto e insultarlo. Aveva fatto di tutto per metterlo in salvo nonostante il
caos che aveva combinato e lo ringraziava accusandoli.
Kate si fece seria. «Ha ragione, per
loro sei una minaccia ora che hai il potere. Per cui ti offro l’opportunità di
unirti a noi, diventa parte del branco.»
«So difendermi da solo» ribadì Aiden.
«Non parliamo di litigi tra adolescenti,
gruppi rivali o bullismo. Ci sono in gioco forze complesse, alcuni le
definiscono infernali, il punto è che da adesso sei parte di questa lotta
soprannaturale» spiegò Kate. «Se ti unirai a noi, non ti bloccheremo, non
dovrai più fingere di essere qualcuno che non vuoi. Nessuno ti comanderà, o
obbligherà a rinunciare a questo potere.»
«E cosa volete in cambio?»
«Per ora basta che accetti il mio
invito» fece Kate.
Aiden la scrutò per qualche istante e
lanciò una fugace occhiata anche a Jordan. Poi disse: «Va bene, entro nel
vostro branco.»
La ragazza gli passò un braccio intorno
alle spalle. «Bene. Andiamo da un’altra parte a discutere dei dettagli.» Spostò
quindi il peso del corpo sulla gamba sinistra e girò di tre quarti il viso. I
suoi occhi puntarono proprio nella direzione del blocco di gradinate, quasi
sospettasse la presenza di uno spettatore.
Billy si ritrasse, come se quello
sguardo lo avesse bruciato in pieno petto. Ebbe la spiacevole sensazione che Kate
non lo avesse visto, ma percepito. Intimorito, si mosse quatto verso l’uscita
di sicurezza e accompagnando la porta dietro di sé, si dileguò, convinto che la
campagna di reclutamento per il suo branco era appena iniziata.
Continua…?
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