Il Gioco del Branco 4: Fuga dal Nido del Cuculo (Demon Edition)
Nonostante la distanza che li separasse
dai due infermieri fosse minima, Zec tirò un sospirò di sollievo.
Il turbine di fumo porpora vorticò tra
loro e Dana fece la sua entrata trionfale, mentre la base musicale della
canzone continuava a risuonare. La sorella, con l’aspetto da demone dalla pelle
rossa, indossava il suo abituale
abbigliamento: top e pantaloni viola. Scoccò una prima occhiata agli infermieri,
poi rivolse la sua attenzione a lui e ai suoi amici.
«Già, mi è arrivata la tua accorata
richiesta di soccorso» gli disse con un fugace sorriso, scorgendo l’aria
rincuorata sul volto. «Bella trovata, i miei complimenti, ma non spegnere il
cellulare e tienilo acceso su questa canzone.»
«Ci aiuterai?» le domandò.
«Intendi anche se mi hai accusata di
essere stata crudele?» replicò inarcando un sopracciglio. «Ovviamente sì, ma
c’è un prezzo.» Schioccò le dita e i due infermieri si agitarono in una
coreografia improvvisata sulla musica, ormai ridotta a un tono più soffuso, ma
suonata in circolo continuo.
«Che storia è questa? Non hai mai
parlato di pagamenti» fece Billy.
«Tu sei proprio l’ultimo che può
parlare: tutto questo casino è colpa tua. E comunque ho delle regole da seguire
e una reputazione da mantenere.» Si voltò, la coda di capelli castano chiaro le
oscillò sulla schiena e procedette verso la porta. «Andiamo.»
Gli infermieri si spostarono con una
piroletta e Zec le fu dietro, seguito dai compagni, prima che la strada fosse
ostruita. Ripercorsero il corridoio, questa volta con tranquillità, Dana in testa
e loro a un passo da lei. Durante il tragitto si premurò di non sfiorare il
cellulare attivo sulla canzone,
incontrarono altro personale e alcuni pazienti e tutti erano intenti a
ballare.
«Non che mi lamenti, ma perché non ci
stiamo scatenando anche noi in folli danze?» chiese Donovan sospettoso.
«Eravate con mio fratello quando ha
fatto la chiamata e questo vi ha protetti dall’influsso della canzone.»
Infatti, arrivati all’ingresso della
sala ricreativa e di visita, videro ogni persona presente occupata a eseguire
una coreografia: infermieri, pazienti e visitatori esterni si mischiavano in
mosse improvvisate, seguendo il ritmo della musica.
Zec notò purtroppo anche Michelle e
Betty come parte del corpo di ballo.
«In che modo liberiamo le ragazze?»
domandò a Dana.
Lei lo guardò scuotendo la testa. «Corri
troppo, fratellino. Dobbiamo ancora decidere i termini dell’accordo.»
Zec sbuffò spazientito. «Dopo quello che
hai fatto, credo proprio tu ci debba questa uscita gratis.»
«Mettiamolo in chiaro: io non vi ho
fatto nulla.»
«Sei scappata dall’ospedale e ci hai
lasciati nei guai.»
Donovan gli si avvicinò. «Avevamo deciso
di soprassedere su questo particolare.»
«Prima di sapere che avesse delle
pretese» replicò Zec.
Dana incrociò le braccia sul petto. «Se
ti dà tanto fastidio il mio aiuto, posso anche lasciarvi qui e andarmene come sono venuta. E comunque, se
devi essere arrabbiato, prenditela con il tuo ragazzo.»
Zec soffocò un grido. Si era illuso che
dopo il tempo trascorso separati, sua sorella avesse smussato il suo carattere
prepotente, invece il pensiero del ricatto le balenò negli occhi verdi e
notandolo, a lui montò la furia. Così, senza ragionare, strinse il cellulare
nella mano e schiacciò il tasto centrale, terminando il ripetersi della
canzone.
La musica si zittì all’istante.
Donovan e Billy lo guardarono allarmati.
Ogni persona nelle vicinanze si bloccò in posizioni imbarazzanti e pian piano
si ricomposero, guardandosi confusi.
Dana sospirò. «Sei il solito
pasticcione. Dovremmo fare a modo mio.» Gli afferrò il polso con la mano
sinistra e schioccò le dita di quella destra.
Risuonò un nuovo brano e le note si
diffusero presto nella stanza. Ancora una volta, senza sapere il motivo, tutti
si mossero in un nuovo ballo, compresi Billy e Donovan.
Zec li vide allontanarsi per raggiungere
il gruppo e guardò Dana. «Cosa hai fatto?»
Lei gli fece cenno di aspettare ed ebbe
così il tempo di riconoscere la canzone: Genie
in a bottle di Christina Aguilera, ovviamente la versione personale che sua
sorella si apprestava a interpretare.
«So come ti sei sentito: prigioniero
Come
se fossero stati anni e non mesi
Mi
hai aspettato perché ti liberassi
Speravi
che seguissi una traccia invisibile fino a te
Ma
non funziona più così
Baby,
baby, baby»
Lo portò all’interno della sala
guidandolo per il polso, nel centro dove le persone adeguavano i passi di danza
con la loro entrata e dove i suoi compagni erano divisi in due coppie: Donovan
con Betty e Billy insieme a Michelle.
Sistemandosi di fronte a lui, Dana
continuò:
«Oh, oh, oh
Il
tuo corpo ti consiglia di scappare
Oh,
oh, oh
Ma
il tuo istinto dice resta
Se
vuoi venire via da qui
Baby,
devi pagare un prezzo
Sono
come un demone in bottiglia
Chiesto
nel modo giusto, realizzo il desiderio
Devi
accontentarmi, ho una sola richiesta
Dovrete
restare all’Inferno con me (Oh, yeah)
È
questo quello che voglio
Sono
come un demone in bottiglia, baby
Chiedi
bene ed esaudisco, fratellino
Sono
come un demone in bottiglia, baby
Avanti,
avanti, sbrigati e decidi»
Zec rimase a bocca aperta. Avrebbe dovuto
immaginare fosse quello ciò a cui mirava, dato che non era la prima volta che
glielo proponeva, ma ora era messo alle strette e per di più non si trattava
più solo di lui: sua sorella li voleva tutti con sé.
Dana gli girò intorno, si posizionò alle
sue spalle e avvolgendogli il ventre con le braccia, riprese la canzone:
«La musica non durerà ancora molto
Solo
una strofa e due ritornelli e poi si va
Sai
che hai bisogno di me
Pensa
veloce e scegli
Toccali
e venite con me
Baby,
baby, baby
Oh,
oh, oh
Il
tuo corpo ti consiglia di scappare
Oh,
oh, oh
Ma
il tuo istinto dice resta
Se
vuoi venire via da qui
Baby,
devi pagare un prezzo
Sono
come un demone in bottiglia
Chiedi
bene ed esaudisco, fratellino
Se
vuoi venire via di qui (Ooh)
Posso
farvi uscire tutti
Ma
dovrete restare con me
All’Inferno
con me»
Il tempo stringeva e Zec avrebbe voluto
consultarsi con gli altri. Erano al suo fianco, ma ballavano senza possibilità
di fermarsi. La scelta doveva essere solo sua, anche se le conseguenze
coinvolgevano tutti e guardando quell’istituto triste e angosciante, scelse il
male minore.
Scelse il demone che conosceva.
Si voltò per guardare in faccia Dana e
annuì. «Va bene, veniamo all’Inferno con te.»
Lei sorrise, continuando a cantare. Gli afferrò
la mano destra e gli fece posare il palmo, sfiorando le spalle di Betty,
Donovan, Billy e Michelle.
Liberi dall’incantesimo ballerino, lo
guardarono frastornati. Zec fece cenno di seguirlo.
Dana avanzò ammiccante e il resto delle
persone si fecero da parte danzando. Maschi raggruppati nel lato della stanza
con le porte a vetri sull’esterno e femmine in quello opposto, sia infermieri
che pazienti e visitatori, lasciarono libero un passaggio che conduceva verso
il muro a sud. Lo toccò tre volte con le mani chiuse a pugno e si aprì un varco
circolare rosso fuoco.
Zec la guardò preoccupato, lei sorrise e
con il capo indicò di attraversarlo. La luce rossastra mandava deboli riflessi
su di loro e Zec spinse gentilmente, uno dopo l’altro, i suoi amici verso
l’ingresso del portale e quando fu il suo turno, Dana gli afferrò la mano.
«Sono come un demone in
bottiglia, baby
Avanti,
avanti, coraggio hai scelto bene.»
Zec sospirò, s’intrufolò con lei nel
portale e nell’istante in cui la musica finì, fu certo se ne sarebbe pentito.
Continua…?
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