lunedì 14 agosto 2023

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 40

Il Gioco del Branco 4: Fuga dal Nido del Cuculo (Demon Edition)

 

Nonostante la distanza che li separasse dai due infermieri fosse minima, Zec tirò un sospirò di sollievo.

Il turbine di fumo porpora vorticò tra loro e Dana fece la sua entrata trionfale, mentre la base musicale della canzone continuava a risuonare. La sorella, con l’aspetto da demone dalla pelle rossa,  indossava il suo abituale abbigliamento: top e pantaloni viola. Scoccò una prima occhiata agli infermieri, poi rivolse la sua attenzione a lui e ai suoi amici.
«Già, mi è arrivata la tua accorata richiesta di soccorso» gli disse con un fugace sorriso, scorgendo l’aria rincuorata sul volto. «Bella trovata, i miei complimenti, ma non spegnere il cellulare e tienilo acceso su questa canzone.»
«Ci aiuterai?» le domandò.
«Intendi anche se mi hai accusata di essere stata crudele?» replicò inarcando un sopracciglio. «Ovviamente sì, ma c’è un prezzo.» Schioccò le dita e i due infermieri si agitarono in una coreografia improvvisata sulla musica, ormai ridotta a un tono più soffuso, ma suonata in circolo continuo.
«Che storia è questa? Non hai mai parlato di pagamenti» fece Billy.
«Tu sei proprio l’ultimo che può parlare: tutto questo casino è colpa tua. E comunque ho delle regole da seguire e una reputazione da mantenere.» Si voltò, la coda di capelli castano chiaro le oscillò sulla schiena e procedette verso la porta. «Andiamo.»
Gli infermieri si spostarono con una piroletta e Zec le fu dietro, seguito dai compagni, prima che la strada fosse ostruita. Ripercorsero il corridoio, questa volta con tranquillità, Dana in testa e loro a un passo da lei. Durante il tragitto si premurò di non sfiorare il cellulare attivo sulla canzone,  incontrarono altro personale e alcuni pazienti e tutti erano intenti a ballare.
«Non che mi lamenti, ma perché non ci stiamo scatenando anche noi in folli danze?» chiese Donovan sospettoso.
«Eravate con mio fratello quando ha fatto la chiamata e questo vi ha protetti dall’influsso della canzone.»
Infatti, arrivati all’ingresso della sala ricreativa e di visita, videro ogni persona presente occupata a eseguire una coreografia: infermieri, pazienti e visitatori esterni si mischiavano in mosse improvvisate, seguendo il ritmo della musica.
Zec notò purtroppo anche Michelle e Betty come parte del corpo di ballo.
«In che modo liberiamo le ragazze?» domandò a Dana.
Lei lo guardò scuotendo la testa. «Corri troppo, fratellino. Dobbiamo ancora decidere i termini dell’accordo.»
Zec sbuffò spazientito. «Dopo quello che hai fatto, credo proprio tu ci debba questa uscita gratis.»
«Mettiamolo in chiaro: io non vi ho fatto nulla.»
«Sei scappata dall’ospedale e ci hai lasciati nei guai.»
Donovan gli si avvicinò. «Avevamo deciso di soprassedere su questo particolare.»
«Prima di sapere che avesse delle pretese» replicò Zec.
Dana incrociò le braccia sul petto. «Se ti dà tanto fastidio il mio aiuto, posso anche lasciarvi qui e  andarmene come sono venuta. E comunque, se devi essere arrabbiato, prenditela con il tuo ragazzo.»
Zec soffocò un grido. Si era illuso che dopo il tempo trascorso separati, sua sorella avesse smussato il suo carattere prepotente, invece il pensiero del ricatto le balenò negli occhi verdi e notandolo, a lui montò la furia. Così, senza ragionare, strinse il cellulare nella mano e schiacciò il tasto centrale, terminando il ripetersi della canzone.
La musica si zittì all’istante.
Donovan e Billy lo guardarono allarmati. Ogni persona nelle vicinanze si bloccò in posizioni imbarazzanti e pian piano si ricomposero, guardandosi confusi.
Dana sospirò. «Sei il solito pasticcione. Dovremmo fare a modo mio.» Gli afferrò il polso con la mano sinistra e schioccò le dita di quella destra.
Risuonò un nuovo brano e le note si diffusero presto nella stanza. Ancora una volta, senza sapere il motivo, tutti si mossero in un nuovo ballo, compresi Billy e Donovan.
Zec li vide allontanarsi per raggiungere il gruppo e guardò Dana. «Cosa hai fatto?»
Lei gli fece cenno di aspettare ed ebbe così il tempo di riconoscere la canzone: Genie in a bottle di Christina Aguilera, ovviamente la versione personale che sua sorella si apprestava a interpretare.

 

«So come ti sei sentito: prigioniero
Come se fossero stati anni e non mesi
Mi hai aspettato perché ti liberassi
Speravi che seguissi una traccia invisibile fino a te
Ma non funziona più così
Baby, baby, baby»

 

Lo portò all’interno della sala guidandolo per il polso, nel centro dove le persone adeguavano i passi di danza con la loro entrata e dove i suoi compagni erano divisi in due coppie: Donovan con Betty e Billy insieme a Michelle.
Sistemandosi di fronte a lui, Dana continuò:
 

«Oh, oh, oh

Il tuo corpo ti consiglia di scappare
Oh, oh, oh
Ma il tuo istinto dice resta
Se vuoi venire via da qui
Baby, devi pagare un prezzo
Sono come un demone in bottiglia
Chiesto nel modo giusto, realizzo il desiderio
Devi accontentarmi, ho una sola richiesta
Dovrete restare all’Inferno con me (Oh, yeah)
È questo quello che voglio
Sono come un demone in bottiglia, baby
Chiedi bene ed esaudisco, fratellino
Sono come un demone in bottiglia, baby
Avanti, avanti, sbrigati e decidi»

 

Zec rimase a bocca aperta. Avrebbe dovuto immaginare fosse quello ciò a cui mirava, dato che non era la prima volta che glielo proponeva, ma ora era messo alle strette e per di più non si trattava più solo di lui: sua sorella li voleva tutti con sé.
Dana gli girò intorno, si posizionò alle sue spalle e avvolgendogli il ventre con le braccia, riprese la canzone: 
 

«La musica non durerà ancora molto

Solo una strofa e due ritornelli e poi si va
Sai che hai bisogno di me
Pensa veloce e scegli
Toccali e venite con me
Baby, baby, baby
Oh, oh, oh
Il tuo corpo ti consiglia di scappare
Oh, oh, oh
Ma il tuo istinto dice resta
Se vuoi venire via da qui
Baby, devi pagare un prezzo
Sono come un demone in bottiglia
Chiedi bene ed esaudisco, fratellino
Se vuoi venire via di qui (Ooh)
Posso farvi uscire tutti
Ma dovrete restare con me
All’Inferno con me»

 

Il tempo stringeva e Zec avrebbe voluto consultarsi con gli altri. Erano al suo fianco, ma ballavano senza possibilità di fermarsi. La scelta doveva essere solo sua, anche se le conseguenze coinvolgevano tutti e guardando quell’istituto triste e angosciante, scelse il male minore.
Scelse il demone che conosceva.
Si voltò per guardare in faccia Dana e annuì. «Va bene, veniamo all’Inferno con te.»
Lei sorrise, continuando a cantare. Gli afferrò la mano destra e gli fece posare il palmo, sfiorando le spalle di Betty, Donovan, Billy e Michelle.
Liberi dall’incantesimo ballerino, lo guardarono frastornati. Zec fece cenno di seguirlo.
Dana avanzò ammiccante e il resto delle persone si fecero da parte danzando. Maschi raggruppati nel lato della stanza con le porte a vetri sull’esterno e femmine in quello opposto, sia infermieri che pazienti e visitatori, lasciarono libero un passaggio che conduceva verso il muro a sud. Lo toccò tre volte con le mani chiuse a pugno e si aprì un varco circolare rosso fuoco.
Zec la guardò preoccupato, lei sorrise e con il capo indicò di attraversarlo. La luce rossastra mandava deboli riflessi su di loro e Zec spinse gentilmente, uno dopo l’altro, i suoi amici verso l’ingresso del portale e quando fu il suo turno, Dana gli afferrò la mano.
 

«Sono come  un demone in bottiglia, baby

Avanti, avanti, coraggio hai scelto bene.»

 

Zec sospirò, s’intrufolò con lei nel portale e nell’istante in cui la musica finì, fu certo se ne sarebbe pentito.

 

 

Continua…?

Nessun commento: