lunedì 17 luglio 2023

Adolescenza slla Bocca dell'Inferno - Puntata 38

 Il Gioco del Branco 2: Billy ti Presento Nicole

 

Billy osservò la donna di fronte a sé. Non provò nulla.

«Sarai un po’ sorpreso di vedermi» gli disse.
Gli occhi marroni erano puntati nei suoi. Sorrise, allargando le labbra rosso scuro e mostrò i denti bianchi, che risaltarono sulla carnagione tra il color cannella e il nocciola.
«Sono Nicole Racher, sinceramente non so se ti ricordi di me» si passò un po’ imbarazzata le dita della mano sinistra tra i capelli neri e fece arricciare una ciocca sull’indice. «Voglio dire, l’altro te sa chi sono e penso lo sappia anche tu.»
Billy sbatté le palpebre. Per la prima volta da quando si trovava dentro quella struttura, qualcosa riaccese la sua attenzione. Provò la sensazione come di riemergere dal fondo di una vasca piena d’acqua. Fece ruotare lo sguardo intorno a sé. Vide tutto l’arredamento come se avesse appena messo piede nella sala. Riportò lo sguardo sulla donna, perché sentiva che gli era familiare?
«Ok, forse è meglio inizi a darti qualche spiegazione» continuò Nicole. Appoggiò le braccia coperte dalla giacca di lino sul tavolo e il bracciale d’oro al polso sinistro tintinnò. «Sono il contatto di emergenza di Elliott Summerson, lui è…»
«So chi è» replicò. Nel sentire la sua stessa voce dopo tanto tempo gli parve diversa. Si sorprese addirittura di aver proferito parola… chi era quella donna per potere destarlo dal suo esilio autoindotto?
«Bene, come dicevo sono il suo contatto d’emergenza, mi hanno chiamato anni fa quando finì misteriosamente in coma e poi adesso che il suo corpo è scomparso dall’ospedale. Sono qui anche per questo. Tu sai dove possa trovarsi?»
«No» rispose d’istinto. Poi aggiunse: «Perché dovrei? Anzi, come mai parli a me di Elliott Summerson? È per la faccenda dell’aggressione?»
Nicole scosse la testa. «Me l’hanno raccontato prima di darmi il permesso di farti visita, ma sono qui per un’altra ragione. Ho saputo di te e dei tuoi amici, ho visto delle foto di quando vi hanno rinchiuso e ho avuto i primi sospetti. Una volta entrata nell’istituto, non appena ti ho visto, ne  ho avuto  la conferma. So che sei Elliott… una parte di lui.»
Billy la scrutò con più cura. Un’immagine balenò dietro i suoi occhi. Una Nicole più giovane, seduta con lui a un a banco di scuola, a ridere…
«Noi eravamo compagni, no amici, al liceo e anche prima, fin da bambini» le disse.
«Migliori amici» lo corresse. «Sono contenta che tu mi abbia riconosciuta.»
Billy si allontanò lentamente dal tavolo, schiacciandosi contro lo schienale. «Se è vero, perché all’ospedale hanno detto che nessuno era con Elliott quando è stato male? E anche che nessuno è andato a trovarlo?»
«Abito fuori città da diversi anni. La mia strada e quella di Elliott hanno preso direzioni diverse dalla fine del liceo e ci siamo allontanati.» Abbassò lo sguardo, sembrava dispiaciuta e in parte colpevole. «Sono tornata il giorno che è stato ricoverato in coma, ma non sono rimasta. Avevo una vita con delle responsabilità e poi sapevo non lo avrebbe voluto.»
«Gli amici non abbandonano gli amici» ribatté Billy. Si rese conto quanto suonasse infantile, ma non riuscì a trattenersi. Una parte di lui covava del risentimento, anche se non ne capiva bene il motivo. 
Lei però fece una debole risata. «Non sei cambiato, sono felice. Era una delle tue paure, temevi di tirar fuori il peggio di te con le tue capacità.»
«Aspetta, sai dei poteri psichici?»
Nicole annuì. «Tu… Elliott li possedeva già all’epoca della scuola. Non li usava mai, o almeno solo in situazioni che consideravamo di emergenza, lo aveva confidato solo a me. E poco prima che partissi e lui finisse in coma, mi mise in guardia.»
«Spiegati meglio.»
Gli occhi di Nicole si velarono di nuovo di dispiacere e senso di colpa. «Disse che avrebbe cercato di resistere il più a lungo possibile, ma se a un certo punto si fosse arreso, se il peso della vita fosse stato troppo da sopportare, tornata in città avrei dovuto aspettarmi di trovarlo diverso, ma comunque riconoscibile.» Tirò un lungo sospiro. «All’inizio non capii a cosa si riferisse, credevo fosse un modo un po’ eccentrico di salutarmi, lui era anche questo: un ragazzo e un uomo molto misterioso.»
«Però sai cosa sta succedendo in città» rispose Billy.
«Mi è giunta qualche voce.»
«Allora puoi aiutarmi, aiutarci tutti. Consoci Elliott da sempre, meglio di come riesco a fare io, una parte di lui mi esclude. Resta, combatti con noi, insieme potremo…» nell’enfasi le aveva stretto le mani che teneva sul tavolo. Le sue dita erano scivolate su quelle di lei e all’anulare sinistro sfiorò un cerchio di metallo freddo. Abbassò lo sguardo e riconobbe una fede nuziale dorata. Ritrasse subito le mani. «Scusa, non ho il diritto di chiederti nulla.»
Nicole ritrasse le mani a sua volta e le strinse una nell’altra. «Sì, sono sposata. E so cosa stai pensando, ma  non ti ho abbandonato. Ti ho invitato – cioè l’ho fatto con Elliott – tante volte a venirmi a trovare, a passare qualche giorno da me. C’è sempre stato un imprevisto e non è mai venuto. E come ti ho già detto la mia vita è andata avanti.»
«Non ti sto incolpando di nulla» replicò.
«Lo so, ma volevo che lo sapessi.»
Billy si sentì uno stupido. I ricordi dei suoi giorni passati con Nicole riaffiorarono così come il senso di perdita quando lei aveva lasciato la città, per studiare, poi per un nuovo lavoro e infine per costruirsi una vita.
«Riguardo quello che sta succedendo, non lo fa… fai con cattive intenzioni» riprese lei. «Le storie di fantasia sono sempre state la sua via di fuga, il modo per sopravvivere in un mondo che non è proprio come lo vorresti. Supponeva che dando libero sfogo al suo potere potesse succedere qualcosa del genere, ma si è frenato per anni.»
Billy aggrottò la fronte. «Stai cercando di giustificarmi… giustificarci… insomma non so più come parlare.»
«Ti sto solo offrendo un altro punto di vista. Elliott non è mai stato egoista, è un difetto che non gli appartiene.»
«In ogni caso questo non cambia la realtà dei fatti» replicò Billy, abbandonando le braccia lungo i fianchi. «Se non è possibile o eticamente corretto ucciderlo, l’unico posto in cui posso stare è qui e sperare che il suo corpo ci raggiunga presto.»
Nicole divenne seria. «Non è vero e non ci credi nemmeno tu.»
«Hai altre alternative? Perché io sinceramente non so più cosa fare.»
Nicole si scostò di pochi centimetri e guardò oltre la sua spalla. «Potrei avere un consiglio dal diretto interessato.»
Billy girò lentamente il volto e osservò dove stava guardando. L’infermiera con il cartellino con su scritto “KATE” li osservava con attenzione. Li stava sorvegliando. Tornò a fissare in volto Nicole e aprì la bocca per parlarle. Sentì la mano sinistra di lei stringergli il ginocchio sotto il tavolo e ammutolì.
«Elliott mi ha lasciato una lettera. Me la diede qualche tempo prima che partissi e mi chiese di restituirgliela solo quando fossi dovuta tornare in città e lo avessi rivisto con un aspetto diverso» raccontò Nicole.
La vide muovere il braccio destro verso la tasca della giacca e poi allungalo verso la gamba sotto il tavolo.
Billy fece scivolare con nonchalance la mano lungo la coscia e arrivato oltre il ginocchio, incontrò quella di Nicole e afferrò la busta che gli porgeva. Sempre come se niente fosse, ritrasse il braccio, sollevò di poco la maglietta e fece scivolare la busta tra l’elastico dei pantaloni in vita e la pelle.
«L’hai letta?» le domandò.
Nicole scosse la testa. «Mi ha chiesto di non farlo. Sono sicura che qualunque cosa ci sia scritto, è destinato solo a te. Conoscendolo, vorrà darti una spiegazione sul perché ha aperto questa Bocca dell’Inferno e ha messo te a guardia.»
«E credi che queste spiegazioni mi aiuteranno a risolvere definitivamente il problema? E a capire la fonte del dolore legata ai suoi genitori? Alla malattia mentale di uno di loro?»
«Non lo so, Elliott non mi raccontò mai tutti i particolari su quella situazione, ma ti chiedo un favore: leggila. E dopo, valuta bene la tua idea di avere come unica soluzione l’eliminarlo.»
Billy sentì montargli la rabbia. «Per te è facile dire così. Ora te ne andrai, lascerai la città, tutte le stramberie e tornerai alla tua vita.»
Nonostante il suo tono rancoroso e accusatorio, Nicole gli sorrise comprensiva. «Se Elliott avesse voluto che rimanessi, non mi avrebbe dato solo il ruolo del messaggero. Ma se mi prometti che una volta uscito in qualche modo di qui cercherai il suo corpo, io ti prometto di ritornare.»
«Perché?» domandò incuriosito.
«Una volta che lo avrai trovato, decideremo cosa fare. Di certo ragionandoci insieme, ci verrà in mente un modo per sistemare tutto senza uccidere nessuno. Gli amici non abbandonano gli amici, giusto?»
La scrutò sorridendo. In quel comportamento riconobbe una parte della Nicole che ricordava e dovette ammettere di sentirne la mancanza.
«Va bene. Te lo prometto.»  
«Ok, ora devo proprio andare» rispose scostando la sedia. Si alzò in piedi e si girò per uscire. Poi si fermò, si voltò e lo guardò per un’ultima volta. «Buona fortuna» sussurrò.
Billy le fece un cenno di saluto con la mano, come si fa con una vecchia amica.
 

La porta della stanza era stata chiusa, l’infermiere di turno aveva già fatto il primo giro di ispezione perché le luci fossero spente e gli internati nel mondo dei sogni.  

Billy si alzò lentamente dal letto. Gettò uno sguardo al suo compagno di camera e lo sentì ronfare della grossa. A piedi nudi si portò verso l’uscio. Accostò l’orecchio e dal corridoio esterno non udì rumore. Camminò con calma verso il tavolo posto vicino alla finestra, chiusa con la sicura e scostò di poco le tende leggere.
Le luci elettriche esterne gli davano sufficiente illuminazione per poter leggere. Estrasse la busta dal nascondiglio sicuro in cui l’aveva riposta per tutto il pomeriggio, dopo averla prelevata dalla mano di Nicole. Si accomodò sul tavolo e sollevò la linguetta della chiusura. Prelevò il foglio di carta scritto a mano, lo dispiegò e iniziò a leggere.
Scorse le righe con attenzione.
Trattenne il respiro fino a giungere alla fine.
Poi sollevò gli occhi dal foglio.
Non aveva più dubbi. Sapeva cosa doveva fare.

 

 

                                                                       Continua…?

Nessun commento: