lunedì 5 agosto 2019

Darklight Children - Capitolo 100


CAPITOLO 100
Sogni, inviti e sospetti



Patrick entrò nella stanza fredda e inospitale del sotterraneo del C.E.N.T.R.O.. Ciò che i suoi occhi notarono subito furono i due tavoli di marmo posti nel mezzo.
«Togli la camicia» gli disse Clara Cluster, tirandosi il cappuccio della casacca viola fin sopra gli occhi.
Pur iniziando a sbottonarla, Patrick domandò: «Perché?»
Un altro uomo, con il cappuccio calato sul volto, gli si avvicinò. Nell’ombra che aleggiava sul suo volto, Patrick riconobbe le fattezze di Kaspar De Santi. «È una parte del rito. Non spaventarti, non farà male» spiegò. Lo aiutò a sfilarsi la camicia e lo fece adagiare sul primo tavolo di marmo.
Patrick rabbrividì quando la pelle nuda entrò in contatto con la superficie gelida. Socchiuse gli occhi per abituarsi alla luce al neon che lo colpì direttamente dall’alto.
Kaspar prese dalle mani di un'altra persona in casacca e cappuccio viola un barattolo di ceramica e intinse l’indice all’interno. Lo risollevò sporco di un liquido color mattone, si chinò su di lui e passò il polpastrello sul petto, disegnando un occhio e sotto una freccia che lo collegava a un altro occhio. Si rialzò, si pulì il dito sul bordo del barattolo e lo riconsegnò al suo collega. «Pensi di riuscire a stare immobile. Altrimenti dovremmo legarti, solo per precauzione.»
Patrick scosse la testa. «Non mi muoverò.»
Clara si posizionò ai suoi piedi. Altre due figure incappucciate si accostarono al tavolo: alla sua destra e l’altro alla sua sinistra accanto a Kaspar.
La porta cigolò e Patrick udì il sibilo della gomma delle ruote di una sedia a rotelle strisciare sul pavimento. Qualcuno la spinse fino al tavolo accanto a lui, che ora era parzialmente coperto dalle persone in piedi. La stessa persona prelevò una figura minuta e rannicchiata dal sedile e la adagiò sul tavolo. Gli dava le spalle e con la coda dell’occhio Patrick intuì che stava facendo gli stessi disegni anche sull’altro.
La persona con la casacca e il capo scoperto si voltò e allontanò la sedia a rotelle. Mentre si girava e camminava verso il tavolo su cui era steso, Patrick lo riconobbe: era il direttore Hans Strom.
Clara Cluster partì a intonare una litania strana e indecifrabile, uno dopo l’atro, i tre compagni fecero altrettanto. Solo Hans, in piedi dietro alla sua testa, rimase in silenzio.
Patrick deglutì. Quella situazione stava diventando grottesca ed ebbe il timore di essersi ficcato in un gigantesco guaio, da cui non sarebbe mai uscito e che gli avrebbe fatto mancare alla promessa fatta a Samuele.
Hans sporse in avanti il volto. Copriva parte della luce, restando del tutto in ombra e apparendo minaccioso. Gli posò la mano sinistra sulla fronte. “Non devi avere paura” disse con la voce che usciva dalle labbra chiuse e entrava direttamente nella mente di Patrick. Sorrise. “Presto anche tu sarai speciale come me.”
Patrick fece roteare gli occhi verso il secondo tavolo. Il suo sguardo incrociò quello dell’altro partecipante, steso come lui e si trattenne dal trasalire. Era un uomo, sembrava vecchio, anzi antico. La pelle grigiastra, pochi e sparuti capelli raggruppati in chiazze sulla nuca e un’espressione di dolore insopportabile che gli ricopriva il volto come una maschera.

Il campanello risuonò, strappando Patrick dal sonno. Si rizzò a sedere nel letto. Si era appisolato leggendo un libro, tastò il materasso cercandolo, ma non lo trovò.
Il campanello emise altri due squilli e lui si alzò ancora un po’ intontito. Calpestò con i piedi nudi il libro caduto sul pavimento.
«Arrivo! Arrivo!» gridò mentre partiva un nuovo trillo. Raggiunse la porta correndo e la spalancò.
«Ehi, non mi sentivi?» gli domandò Sara. Lo scrutò aggrottando la fronte. «Hai un aspetto terribile, è un brutto momento?»
«No, vieni. Entra» rispose Patrick, asciugandosi il sudore della fronte con il dorso della mano destra. «Mi ero addormentato. Per fortuna mi hai svegliato.»
Sara s’insinuò nell’ingresso. «Hai fatto un brutto sogno?»
«Un incubo che forse è anche una visione sul mio passato. Ho bisogno di bere qualcosa.» Si avviò in cucina. «Posso offriti del tè freddo?»
«Volentieri» rispose lei seguendolo. «L’incubo, o meglio la visione, riguardava Samuele?»
Patrick prese due bicchieri dalla credenza e li posò sul tavolo. «Più o meno. Penso che toccarlo abbia sbloccato ulteriormente qualcosa nel mio cervello.» Prelevò la brocca con il liquido ambrato e il ghiaccio dal frigorifero e lo versò nei bicchieri. «È come una specie di ingranaggio che all’improvviso ha ripreso a funzionare.»
Sara prese il bicchiere che le porgeva e bevve una lunga sorsata. «È una buona notizia, giusto?»
Patrick ingollò a sua volta il tè. «Non so. Si tratta di eventi che coinvolgono il C.E.N.T.R.O. e chi ci lavora e più cose vengo a sapere, meno mi piace averne fatto parte.»
«Non devi. Sicuramente non hai fatto niente di male. Volevi portar via Samuele.»
«E prima che lui arrivasse? Non ricordo nulla di quello che combinavo prima di conoscerlo.»
Sara si portò nuovamente il bicchiere alla bocca, evitando di rispondere.
Patrick si pentì di aver riversato su di lei i suoi dubbi. In verità doveva liberarsi di un peso però temeva la sua reazione; allo stesso tempo si rese conto che se avesse aspettato il momento giusto per la sua confessione, non sarebbe mai arrivato. Buttò giù tutto d’un fiato il resto del tè e disse: «Sono confuso perché negli ultimi mesi ho fatto una scelta di cui non vado molto fiero.»
Sara abbandonò il bicchiere sul tavolo. «Di che si tratta?»
Lui trasse un lungo sospiro. «Subito dopo la morte di tuo zio, Kaspar venne da  me. Raccontò che sapeva tutto di te, tuo fratello e dei vostri amici. Lo aveva scoperto osservandovi a scuola e voleva portarvi al C.E.N.T.R.O. per tenervi sotto controllo. Mi opposi e gli giurai che se vi avesse lasciato in pace, vi avrei spiato per conto suo e gli avrei riferito tutto quello che riguardava i vostri poteri e le attività soprannaturali.»
Sara lo fissò in silenzio.
«Può sembrarti una scusa banale, ma l’ho fatto solo per proteggervi tutti. Pensavo di onorare la memoria di Fulvio, anche se non era proprio un gesto… ecco diciamo nobile, era l’unica scelta che avevo per tenervi alla larga dal C.E.N.T.R.O.»
Lei lo fissò impassibile. «È tutto qui?»
«Sì» rispose, non decifrando la sua reazione.
«E ti preoccupi di una cosa del genere?»
«Vi fidavate di me e vi ho mentito.»
«Certo e non mi fa piacere saperlo, ma ti ricordi cosa ho combinato io? Ho quasi riportato DiKann sulla Terra e cercato di fare del male a Sabrina e suo figlio» replicò Sara. «Nonostante questo mi avete perdonato tutti. Se dobbiamo fare una graduatoria delle cattive azioni, la tua non rientra nemmeno tra le prime venti posizioni.»
Patrick provò un piacevole sollievo e rilassò i muscoli. «Pensi che anche gli altri capiranno? Kaspar mi ha sottilmente minacciato di rivelare tutto.»
«Lo batteremo sul tempo e so per certo che agli altri tu stai più simpatico di Kaspar. All’inizio si sentiranno un po’ traditi. Mio fratello magari farà qualche scena melodrammatica, è tipico di lui, ma poi ricorderanno che sei una persona gentile e altruista, che si è sempre messo in gioco per aiutarci. Quello che io so ogni volta che ti guardo.»
Patrick fece due passi, chinò la testa e la baciò sulle labbra. «Grazie. È bello sapere che da questa assurda storia ho avuto la fortuna di incontrarti.»
Sara arrossì lievemente.
«Scusa, non ti ho nemmeno chiesto come mai sei venuta a trovarmi» si rese conto. «C’è qualche nuova emergenza?»
«No, è per questo.» Sara sfilò dalla tasca un cartoncino piegato a metà e lo consegnò a Patrick. «Martedì è il mio compleanno. Con Leonardo facciamo una piccola festa al Full Moon e mi piacerebbe andarci insieme a te. Come una coppia. So che ti senti un po’ in imbarazzo a rivelarlo ma…
«Va bene» la interruppe sorridendo. «Voglio fare sapere a tutti che sono innamorato di te.»
Questa volta fu Sara ad alzare il volto e baciarlo appassionatamente sulla bocca.

Il campanello suonò tre volte con insistenza, Leonardo scattò in piedi e corse alla porta e l’aprì.
Davide lo fissò trafelato. «Ci sono problemi? Quei pazzoidi del C.E.N.T.R.O. sono tornati all’attacco?»
Leonardo si spostò per farlo entrare. «No, niente del genere. Perché ogni volta che chiamo qualcuno di voi pensate subito a un problema?»
«Perché la maggior parte delle volte è così.»
Leonardo non poté dargli torto. Scortandolo in camera sua si rese conto che le occasioni di incontrarsi come ragazzi normali erano sempre più rare. «Comunque questa volta non c’è niente di allarmante.» Prese dalla scrivania un cartoncino piegato e lo porse al compagno.
Davide lo afferrò e l’aprì. «Oh ma guarda, un nuovo invito al Full Moon per la festa del tuo compleanno. Non è la prima volta.»
«Sì, ma in questo caso sono io a volerti presente» replicò.
Davide sollevò gli occhi dall’invito, allegro e compiaciuto dalla risposta. «Dovrò pensare a un regalo.»     
«Non è necessario. Mi basta quello che hai fatto settimana scorsa. Mi hai appoggiato nei sotterranei del C.E.N.T.R.O. e mi ha fatto piacere il tuo atteggiamento protettivo.» Gli si avvicinò lentamente. «Ho riflettuto su quello che mi hai detto. Voglio provare.»
«Cosa?»
«Noi due. Voglio che proviamo a essere fidanzati, una coppia o come vuoi chiamarlo. Non so spiegarti cosa sento per te, ma mi piace quando siamo insieme. Se per te non è un problema, potremmo provare a vedere se funziona tra noi.»
Davide lo baciò sulla bocca.«D’accordo. Quindi, la festa per il tuo compleanno sarà la nostra prima uscita ufficiale.»
«Direi di sì.»
«Tranquillo, non sono il tipo da scambiare effusioni in pubblico.» Davide ci pensò su un attimo e aggiunse: «Non ancora.»
« In ogni caso non sarà un problema» disse Leonardo. «Al Full Moon nessuno ci darà fastidio e saremo solo noi, mia sorella e il suo accompagnatore, Naoko, Sabrina e Yuri.»
«A proposito, quei due ci devono delle spiegazioni.» Davide perse la sua espressione soddisfatta e s’incupì. «Non mi ha convinto il loro comportamento nel sotterraneo. Di sicuro sanno qualcosa che non ci dicono.»
Leonardo si mordicchiò il labbro inferiore «In effetti erano un po’ troppo ansiosi di entrare in quella camera, quella con i tre zero sulla targhetta.»
«Scommetto che hanno già un’idea di cosa nasconde.»
«A dire il vero anche io ho visto qualcosa» rivelò Leonardo. «Prima di venire scaraventato nel mio corpo, con la proiezione astrale ho avuto una specie di flash dell’interno. Sembrava un laboratorio, un incrocio tra il Programma Arma X e le capsule degli alieni di Roswell
Davide lo fissò incredulo. «Hai visto delle creature lì dentro?»
«Non ne sono sciuro. Mi sembra che ci fosse una specie di vasca di contenimento e forse c’era qualcosa all’interno, qualcosa messa lì per essere tenuta in vita.»
«Non raccontarlo a nessuno.» Davide si sedé sul letto e prese le mani dell’altro ragazzo nelle sue. «Dovremo fare qualcosa di poco piacevole, ti fidi di me?»
Leonardo annuì.
«Alla festa dobbiamo mettere sotto torchio Sabrina. Yuri non parlerà mai, ma lei cederà.»
«È proprio necessario? È la mia migliore amica. Vorrei si confidasse spontaneamente.»
«Lo so, ma è per il bene di tutti» gli rispose pacatamente . «Se anche solo una piccola parte di quello che hai visto è vero, è probabile che al C.E.N.T.R.O. stiano allevando un’arma. E non sappiamo se è per usarla contro di noi.»


Continua... 

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