lunedì 29 luglio 2019

Darklight Children - Capitolo 99


CAPITOLO 99
Tutto su padre e figlio



«È assurdo! Ti ha proprio rivelato di essere tuo padre… così come se niente fosse?» Yuri strinse infuriato il volante dell’auto, tanto che le nocche gli diventarono bianche,  alzando il tono della voce mano a mano che finiva la frase.
Sabrina sbuffò. Era la terza volta, da quando erano partiti da casa sua, che facevano quella conversazione. «Quante volte ancora dovrò dirtelo? Me lo ha comunicato telepaticamente ieri. E nello stesso modo mi ha chiesto di andare oggi al C.E.N.T.R.O. Lo stage è sospeso per tutta la settimana a causa dell’incidente, ma vuole vedermi.»
«Ok, ma non può essere vero. Voglio dire, tu non credi che sia vero?»
Sabrina si spostò una ciocca di capelli biondi dalla guancia. «Non so, forse è sincero. Mia madre si è comportata in modo strano quando abbiamo parlato del direttore Strom e lui è sempre stato misterioso quando gli ho parlato di lei.»
Yuri tacque per un tratto di strada. Lei lo osservò, stava rimuginando sulle sue parole per infine prendere in considerazione l’eventualità che l’uomo non stesse mentendo.
«Cosa farai se lui è tuo padre?»
«In che senso?» Sabrina lo guardò confusa.
«Insomma… come ti comporterai? Hai sempre detto che vi ha abbandonate appena ha scoperto che tua madre era incinta.»
«Ascolterò la sua versione» rispose calma. «E poi farò le mie domande.»
Arrivarono a destinazione, Yuri parcheggiò non molto distante dal cortile dell’istituto. Smontarono dal mezzo e si diressero sicuri al C.E.N.T.R.O. Varcarono le porte di vetro e, prima che la receptionist potesse bloccarli per la sua inquisitoria, Hans comparve e li accolse.
«Benvenuti. Andiamo nel mio ufficio.» Si voltò verso la giovane donna dietro il bancone e aggiunse: «Nessuno deve disturbarci.»
Lo seguirono senza fiatare, istintivamente Sabrina afferrò e strinse la mano del ragazzo, percorsero insieme il primo piano e Hans li fece entrare nel suo ufficio, indicando due comode sedie davanti alla sua scrivania.
Strom si sistemò sulla sua poltrona e incrociò le dita sotto al mento. «Il mio invito era solo per te Sabrina, mi dispiace che tu abbia sentito il bisogno di portare la scorta.»
«Yuri è il mio fidanzato» precisò. «Tra noi non ci sono segreti.»
«Un ottimo metodo per iniziare un rapporto»  si compiacque Hans. «Purtroppo non sempre dà frutti positivi.»
«Cosa intende dire?» domandò Yuri offeso.
L’uomo fece una smorfia vagamente simile a un sorriso. «Tranquillo, non mi riferivo a te nello specifico. Parlavo per esperienza personale. Ho sempre parlato apertamente agli altri e mi hanno sempre ripagato voltandomi le spalle.»
Sabrina percepì un nota di amarezza nella sua voce. «Si riferisce a mia madre?»
«Sì, Miranda ha sempre saputo tutto di me. Le raccontai dei miei poteri appena mi resi conto che tra di noi stava diventando una cosa seria. Ovviamente sulle prime era confusa, forse anche un po’spaventata, ma dopo capì che ero diverso, speciale, ma non ero una minaccia. Di certo non per lei e i miei sentimenti erano sinceri. Lo sono stati e lo saranno sempre.» Hans sospirò e fece una pausa di silenzio, quasi volesse rievocare quei ricordi e ciò gli provocasse fitte di dolore fisico.
«E poi? Cosa è successo dopo?» chiese Sabrina.
L’uomo tornò serio. «Tua madre rimase incinta e me lo rivelò. Io ero felice, non potevo desiderare nulla di più. Pensai che a quel punto potevo anche parlarle del C.E.N.T.R.O., di cosa rappresentava per me e di come rintracciare e addestrare mezzo demoni, la missione che l’Ordine non voleva più portare avanti, fosse essenziale: ciò che mi dava un posto in questo assurdo mondo di cui non mi ero mai sentito parte. Almeno prima di conoscere lei. Ma Miranda non capì. Disse che tutto questo era follia, non c’era altro modo per definirlo. E mi abbandonò.»
Sabrina deglutì a fatica. Stava provando ad assimilare la ricostruzione di un passato su cui aveva solo fantasticato e non era certo un compito facile.
«Forse non aveva tutti i torti» intervenne Yuri. «Aspettava un figlio da Lei, signor Strom e all’improvviso scopre che gestisce un centro di addestramento per creare un esercito di mezzo demoni. Non pensa le sia parso alquanto strano che per coincidenza ne avrebbe partorito uno anche lei!»
Hans posò pacatamente le mani sulla superficie liscia della scrivania, puntò i suoi occhi sul ragazzo e rispose: «Ti ho permesso di restare e ascoltare una conversazione privata, ma non ti azzardare a offendermi.»
«Quindi è falso?» domandò Sabrina. Si era riscossa di colpo, come da un sogno confuso. «Non avevi pianificato di mettermi al mondo come mezzo per i tuoi scopi?»
«No» disse Hans con voce ferma. «È stato uno stupendo imprevisto.»
«Però avete i nostri Registri, venendo dall’Ordine conoscevi la mia storia, il mio passato.»
«Sapevo chi erano stati i mezzo demoni della Guerra contro DiKann. Conoscevo i loro nomi in quella vita e avevo studiato le loro azioni» ammise lui. «In un certo senso posso anche dire che mi abbiano ispirato, ma non avevo idea dove e quando potessero rinascere. Non era possibile prevedere chi sarebbero stati nel presente, figuriamoci programmare da quale unione potessero nascere.»
Yuri incrocio le braccia sul petto, per niente intimorito dal breve confronto con il direttore. «Però ci avete comunque rintracciato. Non mi racconti che il dottor Kaspar De Santi è diventato il nostro consulente scolastico per caso.»
Hans rilassò le spalle e si appoggiò allo schienale. «Abbiamo sempre tenuto sotto controllo il Sigillo e quando i vostri amici gemelli sono rimasti coinvolti nel Rito per infrangere il passaggio al Primo Inferno, ho preso la decisione di tenere sotto osservazione anche loro. Il mio piano non cambia, sono fermamente convinto che la lotta ai demoni sia necessaria, ma come ogni battaglia va pianificata nei minimi dettagli. Non potevo correre il rischio che qualcun altro agisse avventatamente come il professor Oliver Barbieri. Seguendo Sara e Leonardo Martini, De Santi ha scoperto anche voi e i vostri poteri. Da lì ad apprendere tutte le altre verità, il passo è stato breve.
Sabrina lo osservò indecisa a cosa credere. Tutto sembrava razionale, forse anche troppo. Avrebbe voluto consultarsi in privato con Yuri per poter pianificare cosa altro chiedere e come farlo, ma non c’era tempo e nemmeno il modo.
«Il mio potere è la telepatia. Percepisco i pensieri, tra le altre cose, e per quanto cerchi di tenermi alla lontana dai vostri, dai tuoi in particolare Sabrina, sento che sei piena di dubbi» disse Hans gentilmente. «Coraggio, chiedimi quello che vuoi.»
Sabrina prese un respiro. «Perché non sei mai venuto a cercarmi? Mamma ti aveva rifiutato, ma non ti sei preoccupato di me?»
Per la prima volta da quando lo avevano visto all’ingresso del C.E.N.T.R.O. quel giorno, Hans distese le labbra in un sorriso. «Non c’è stato un momento in cui non ho provato l’impulso di scandagliare ogni mente della città, del pianeta se era necessario e ritrovarti. Miranda però mia aveva minacciato. Se mi fossi solo avvicinato a te e a lei, avrebbe reso pubblico tutto quello che mi riguardava: poteri, C.E.N.T.R.O., il Sigillo. Nel periodo in cui mi ero confidato, le avevo fornito tanti e dettagliati particolari.»
«E non le è passato per la testa l’idea di cancellarle i ricordi, vero?» domandò Yuri.
Sabrina gli strattonò il braccio più vicino. «Che cosa dici!»
«Non c’è problema, mia cara» la tranquillizzò Hans. «Il tuo ragazzo mi piace: apprezzo le persone che dicono chiaramente quello che pensano. Comunque no, non avrei mai violato la mente di Miranda in quel modo. Poteva pensare di me che ero un pazzo e un mostro, ma non le avrei mai dato motivo di avere ragione. Nonostante tutto ne ero ancora innamorato.»
«Sì, posso capire e crederti» fece Sabrina. «Però… perché mi hai cercato adesso? Sei venuto fino a casa mia. Non ti spaventano più quelle minacce?»
Yuri la guardò come se la sua fosse una domanda stupida. «Non ha più paura perché sa che sei come lui. Sa che tua madre non può colpirlo senza mettere in pericolo anche te.»
«Ha ragione» ammise Hans. «Ma solo in parte. Il fatto che sei una mezzo demone e non una qualunque, ci lega più di quanto si possa intuire. Questo progetto ti coinvolge da vicino e ti riguarda. Se ci sbarazziamo dei demoni, non dovrai mai temere che qualcuno cerchi vendetta per il tuo passato. Tu e tutti i tuoi amici sareste per sempre al sicuro.»
Sabrina individuò in quella dichiarazione il momento ideale per andare fino in fondo con le risposte che cercava. Senza timore, domandò: «Chiunque mi sta a cuore sarebbe al sicuro?»
«Nessuno escluso.»
«Nemmeno qualcuno che mi hai tenuto nascosto» ribatté. «Qualcuno che si trova nei sotterranei nella stanza Zero Zero Zero?»
Questa volta fu Hans a rimanere senza parole. Li scrutò cauto e rispose: «Non ho voluto portarvi via intenzionalmente vostro figlio.»
«Davvero? Sembrava il contrario!» disse Yuri, dalla sua voce emergeva più rabbia che sarcasmo. «Anche la bugia dell’aborto era per proteggerci?»
Hans annuì. «Il bambino che avete concepito è un demone puro nato sulla Terra. Un essere talmente raro che si sarebbe scatenato un massacro se qualcuno lo avesse trovato.»
«Noi non siamo qualcuno!» urlò Sabrina. «Siamo i suoi genitori.»
«Non sapevate come aiutarlo. Qui all’istituto ci sono le strutture adeguate a tenerlo in vita. La sua fisiologia è differente, se non fossi intervenuto appena lo hai partorito, sarebbe morto.»  
«Come sappiamo che non sta mentendo?» chiese Yuri.
«Non avrei ragione di raccontarvi solo mezze verità» replicò Hans. «Inoltre, anche se forse eri stordita dall’anestesia, dovresti ricordati che ero in quella sala operatoria con te. Non ti ho lasciato per un solo istante e appena ho visto mio nipote, ho capito che dovevo salvarlo. Era un demone, la razza che ho giurato di sterminare, ma lui aveva anche una scintilla della tua umanità, della tua innocenza.»
Sabrina si sforzò di tornare con la mente a quel giorno, un ricordo relegato in un angolo buio e sperduto della memoria. Riemerse l’immagine di un via vai di uomini e donne, con cuffie e mascherine sul volto, si occupavano di lei.  E poi c’era una figura ferma in piedi al suo fianco, che le stringeva la mano. I tratti somatici non li distingueva con precisione, ma le trasmetteva forza e tranquillità.
«Ti credo» ripeté, allontanando con le dita una lacrima che cercava di uscire dall’occhio sinistro.
«Voglio vederlo» affermò Yuri. «Ora che sappiamo per certo che è vivo, voglio mio figlio.»
«Non è ancora il momento» rispose Hans.
«Ci ha chiamati. Ogni volta che siamo in questo edificio o nelle vicinanze, lui ci chiama. Sentiamo la sua vocina nella nostra testa.»
Hans sembrò sorpreso. «È il suo potere e dimostra quanto sia già potente a soli pochi mesi di vita. Deve restare qui e ed essere aiutato a comprendere e gestire il suo dono. Ragiona come un bambino e ha già stabilito un legame psichico con voi. Se vi vedesse, non vorrebbe far altro che stare con voi. Il suo sviluppo corporeo e mentale devono procedere sotto osservazione.»
«È una decisione che spetta noi» insisté Yuri.
«No» lo contraddisse Sabrina. «Non possiamo dargli quello di cui ha bisogno e non voglio compromettere quello che mio padre ha fatto per lui.»
«Ma noi sia…»
«Non cambierò idea, Yuri. Il bambino resta qui. E nessuno oltre  a noi saprà della sua esistenza.» Sabrina si rivolse al padre. «Giuri di portarci da lui quando sarà pronto?»
Hans sorrise. «Lo giuro. Non terrei mai un figlio lontano da sua madre e suo padre. So cosa si prova.»

Alla fine Yuri si era trovato costretto a cedere. Non aveva fatto scenate, né posto obiezioni, ma a pochi passi dall’auto parcheggiata, la sua furia riemerse e si scagliò contro Sabrina.
«Non posso credere che tu l’abbia fatto davvero!» gridò. «Ti rendi conto che anche se quell’uomo afferma di essere tuo padre, resta uno sconosciuto. Come puoi fidarti di lui? Come puoi lasciargli nostro figlio così facilmente?»
«Era l’unico modo per poter prendere tempo» gli rispose calma. «Dovevo fargli credere di essere dalla sua parte. Da soli non avevamo alcuna speranza di portarglielo via.»
Yuri strabuzzò gli occhi e scosse la testa confuso. «Quindi… tu non vuoi veramente che resti al C.E.N.T.R.O.?»
«Mio padre ha ragione solo su una cosa. Chiunque sa dell’esistenza di questo bambino, cercherà di uccidere per averlo e non possiamo permetterlo. Sarà al sicuro solo con me e con te.»
«E come lo portiamo via? Vuoi dirlo agli altri?»
«No, non sono sicura di potermi fidare.» Lanciò uno sguardo al C.E.N.T.R.O. «C’è qualcuno che può aiutarci dall’interno e sono certa che lo farà senza troppi problemi.»

                                      

Continua…

Nessun commento: