lunedì 22 luglio 2019

Darklight Children - Capitolo 98


CAPITOLO 98
Segreti nel sotterraneo



Il gruppo di Patrick si era allontanato verso i dormitori ai piani sopra di loro e i ragazzi rimasti al quarto piano stavano decidendo dove andare.
«Seguitemi, mi è venuta un’idea» li sorprese Yuri, prendendo l’iniziativa. Poi lanciò uno sguardo furtivo alla fidanzata.
Sabrina annuì. «Sbrighiamoci, non sprechiamo tempo.»
I due scesero le scale verso i piani inferiori, Leonardo osservò Davide, lui scrollò le spalle e li seguirono senza ribattere.
Giunti al pian terreno, si nascosero dietro una parete. Yuri controllò che la receptionist non si accorgesse di loro e poi li guidò fin dentro all’ascensore.
«Dove ci stai portando?» domandò Leonardo sospettoso.
Yuri spinse il pulsante B2 (sotterraneo due), le porte automatiche si chiusero davanti a loro e iniziarono la discesa verso il luogo sotto l’edificio.
«Quando ho chiesto cosa fosse il piano tratteggiato sulla cartina, De Santi mi è parso nervoso e mi ha liquidato velocemente» gli spiegò. «Se nascondono qualcosa, è di sicuro in quel sotterraneo.»
Leonardo scosse la testa. «È troppo pericoloso. E se fosse sorvegliato?»
«Diremo che ci siamo persi» rispose Sabrina. «Faremo in fretta. Una sbirciatina veloce e poi raggiungiamo gli altri in sala relax.»
 Davide afferrò al spalla a Yuri.«D’accordo, ma da adesso comunicateci le vostre idee prima di metterle in atto.»
Osservandolo, Leonardo notò che li guardava con diffidenza, segno che poteva contare su di lui se avesse deciso di fare dietro-front.
L’ascensore si fermò. Le porte si spalancarono e si trovarono davanti a un lungo corridoio con le pareti in metallo.
Yuri avanzò affiancato da Sabrina; lui e Davide li distanziavano di qualche passo. Dopo pochi metri si trovarono davanti una doppia porta verde scuro con maniglie antipanico. I due fidanzati le piegarono senza indugio e continuarono il tragitto.
Si ritrovarono in un ambiente simile al piano che ospitava le classi in cui avevano preso lezione. Il nuovo corridoio era ugualmente lungo e le pareti ai loro lati avevano porte color argento con serrature elettroniche sula parte destra. Sopra ognuna era affissa un’etichetta metallica che riportava una sequenza numerica con lo zero come prima cifra. 
Yuri e Sabrina si guardarono intorno disorientati, sembrarono indecisi sul da farsi: era meglio provare ad aprire una porta – pur non sapendo quale – o era il caso di proseguire?
«Torniamo indietro» suggerì Leonardo. «Anche se sapessimo dove guardare, non possiamo entrare.»
«No» rispose Yuri. «Dobbiamo solo in…»
Il rumore di passi che avanzavano dal fondo poco illuminato della stanza davanti a loro, lo fece zittire. Nel silenzio, li udirono farsi sempre più vicini.
Si guardarono l’un l’altro nel panico. Non potevano nascondersi e indietreggiarono lentamente, temendo di venir sorpresi da qualcun altro alle spalle.
Un uomo alto con i capelli castani rasati e  un uniforme blu scuro comparì di fronte  a loro. «Che ci fate qui?» domandò serio con fare inquisitorio.
«Ecco… abbiamo sbagliato strada» improvvisò Sabrina.
L’uomo li squadrò poco convinto. Estrasse un walkie-talkie dalla fondina della cintura e disse: «Datemi i vostri nominativi. Devo fare rapporto al direttore.»
«Non è necessario» fece Yuri alzando le mani in segno di resa. «Ce ne stavamo andando.»
Il walkie-talkie gracchiò nella sua mano. «Vi accompagno io. Prima ditemi i vostri nomi» ribadì l’uomo, avanzando minaccioso.
Le porte verdi si spalancarono e una voce disse: «Non c’è problema. Me ne occupo io.»
«Oh! Va bene dottor De Santi» rispose l’uomo.
Leonardo e i compagni si voltarono di scatto allarmati, ma invece di Kaspar si trovarono davanti Jonathan ed Erica.
La ragazza mise l’indice davanti alle labbra in segno di fare silenzio, mentre il suo compagno continuò la sua illusione.
«Ci lasci soli e vada a controllare il piano superiore. Mi è parso di vedere qualcuno nascondersi in una delle sale mediche.»
«Signorsì.» L’uomo rinfoderò il walkie-talkie e superò il gruppo di corsa, oltrepassando le porte.
«Cosa significa?» domandò Davide.
«È un’offerta di pace» disse Erica sorridendo, avvicinandosi.
Jonathan si mise tra Yuri e Sabrina. «Vogliamo farci perdonare per il brutto tiro dell’altra volta. E dato che consociamo quasi ogni angolo del C.E.N.T.R.O., vogliamo aiutarvi a trovare qualsiasi cosa stiate cercando.»
«Non sappiamo neanche noi cosa cercare… di preciso» rispose Yuri.
Jonathan sorrise. «Allora, diciamo che se ci fosse nascosto qualcosa qui sotto, noi sappiamo in quale stanza guardare.»
Leonardo lo scrutò guardingo. Non credeva nel cambiamento di quei due, tanto meno che fossero arrivati con intenzioni benevole. Ma non poté esprimere le sue convinzioni.
«Va bene. Fateci strada» acconsentì Sabrina.
«Cosa? Ci fidiamo di loro adesso?» domandò allibito Davide. «Non dovremmo almeno metterlo ai voti?»
«Giusto. Dobbiamo prendere insieme le decisioni» disse Leonardo.
Yuri si girò a guardarli. «Jonathan ha usato il suo potere per aiutarci con la guardia. Possiamo considerarla una tregua.»
Jonathan si avviò nel corridoio, Erica lo raggiunse e Yuri e Sabrina si mossero subito dopo.
«Questa storia non mi piace» sussurrò Leonardo, incamminandosi. «Ci stanno portando dove vogliono loro.»
Davide fissò la nuca dei due amici. «Anche i fidanzatini ci nascondono qualcosa» rispose. «Hanno accettato troppo passivamente, anzi sembra quasi che volessero venire qui di proposito e poi gli servisse una guida esperta. C’è qualcosa che devo sapere?»
Lo guardò perplesso. «Di che parli? Ne so quanto te.»
«Sabrina non ti ha confidato niente?»
«Non abbiamo mai parlato del C.E.N.T.R.O.»
Attraversarono più di metà corridoio e osservando le porte che superavano a destra e a sinistra, Leonardo si accorse che i numeri progredivano in maniera decrescente. Si stavano allontanando troppo dall’ingresso, aumentando il rischio di venire di nuovo scoperti.
«Manca ancora molto?» domandò Yuri. Nella sua voce era individuabile una punta di dubbio.
Erica inclinò la testa indietro. «Se sapessimo con esattezza cosa stiamo andando a scoprire, sarebbe più facile risponderti.»
Sabrina si fermò. «Aspetta. Voi avete detto che….»
«Non darle ascolto» intervenne Jonathan. «A Erica piace stuzzicare le persone. Ecco, è proprio davanti a noi.»
Erano giunti nell’ultimo tratto del corridoio, i lati erano spogli, mentre una porta troneggiava davanti a loro con l’etichetta 000 affissa sullo stipite.
Leonardo si voltò verso i due amici. Sabrina e Yuri si guardarono negli occhi, poi sobbalzarono e lei corse verso la porta. La esaminò con attenzione e non trovò nessuna maniglia, né la serratura elettronica di cui erano provviste le altre. Aveva però un pannello quadrato e scuro sistemato in centro alla sua destra.
«Come si apre?» domandò agitata.
«Non ne ho idea» rispose Jonathan facendo spallucce.
Yuri si avvicinò alla fidanzata. «Dobbiamo trovare assolutamente un modo.»
«Perché?» chiese Davide. «Per quanto ne sappiamo dentro potrebbe esserci una trappola. O essere vuota.»
«No. C’è sicuramente qualcosa di importante» replicò l’altro concitato.
«Il vostro amico non è un Proiettore Psichico? Può entrare lui e aprirci dall’interno» propose Erica. «O almeno dirci cosa contiene quella stanza.»
Leonardo la guardò di sbieco. Non lo allettava il pensiero di catapultarsi astralmente in un ambiente sconosciuto. E potenzialmente pericoloso.
«No» rispose secco Davide. «Non lo manderemo lì alla cieca.»
«Fallo provare» insisté Sabrina. Lo guardò dritto negli occhi. «Per favore, se non sappiamo cosa c’è dentro, avremmo fatto tutta questa strada per niente.»
Leonardo scrutò i vari sguardi puntati su di lui. Non moriva dalla voglia di buttarsi nel vuoto senza sapere se ci fosse una rete a sorreggerlo, però sembrava che Yuri e Sabrina non si sarebbero mossi di lì finché non avessero varcato quella porta e ci voleva qualcosa che li obbligasse a tornare indietro e li convincesse ad abbandonare quella strana insistenza.
«Va bene.» Strinse il polso di Davide e gli sibilò: «Fidati di me.» Proseguì lasciandosi dietro gli altri ragazzi e si fermò davanti alla porta.
Chiuse gli occhi e liberò la proiezione astrale.
La sua figura evanescente dall’aspetto di uno spettro celeste si librò nell’aria, si gettò sulla porta chiusa e sbatté contro un ostacolo invisibile. Sgranò gli occhi, rimbalzò all’indietro e nell’esatto istante in cui rientrava nel suo corpo, udì il rombo di una sirena risuonare e le luci del sotterraneo passare dal bianco al rosso lampeggiante.
Davide corse ad aiutarlo a rialzarsi. «Stai bene?»
«Sì» rispose. «Qualcosa mi ha respinto.»
«A quanto pare è protetta da una barriera e il tuo tentativo ha innescato l’allarme» disse Jonathan. «Muoviamoci, tra poco tutto l’istituto sarà qui!»
«Non possiamo tornare indietro» ribatté Yuri. «Arriveranno da dove siamo entrati e finiremo con andargli incontro. Non c’è un’altra uscita?»
«No» rispose Erica. «Siamo in trappola.»

La prima porta alla tua sinistra.
La voce sconosciuta, ma familiare riecheggiò nella testa di Sabrina. Guardò i compagni. Si fissavano tra di loro spauriti, nessuno sembrava aver udito quel suggerimento. E con il frastuono dell’allarme che rimbombava nel corridoio immenso, concluse che era stata contattata telepaticamente.
Chi sei?
La prima porta a sinistra. La numero 002. Sbrigati! le ripeté la voce.
Sabrina non pose altre domande. Si girò e tornò sui loro passi cercando la stanza.
«Che stai facendo?» domandò Jonathan nel panico.
«So come uscire.»
«E come lo sai?» chiese Davide incredulo.
Sabrina notò la porta 002, si appoggiò e la serratura elettronica scattò. «Prima l’ho vista socchiusa. Andiamo.» Mentì e la spalancò, all’interno trovò un laboratorio attrezzato per esperimenti da film dell’orrore. C’era un lungo tavolo di metallo. Provette e grosse vasche di vetro trasparente. In fondo, sulla sinistra, una rampa di scale saliva verso il piano superiore. 
 Prendi le scale. Vi riporteranno al sicuro senza che nessuno vi scopra spiegò la voce.
 «Venite» continuò, facendo segno agli altri di seguirla. «Quelle scale sono l’unica via di uscita.»
Leonardo aggrottò la fronte. «Come sappiamo dove sbucheremo?»
«Vanno verso l’alto» indicò Yuri con una mano, mentre con l’altra chiudeva la porta dietro di loro. «Di sicuro ci porteranno fuori di qui.»
Erica e Jonathan corsero per primi verso le scale e loro li seguirono.
L’allarme risuonava in tutto l’edificio, i ragazzi si ritrovarono nelle cucine deserte del secondo piano. Erica e Jonathan li scortarono oltre la sala mensa fino alla sala relax.
Davide aprì la porta della stanza ed entrando, trovò i tre compagni ad attenderli.
«Per fortuna state bene» li accolse Patrick.
Leonardo entrò a sua volta. «C’è mancato un pelo che ci beccassero.»
Sabrina e Yuri sostarono davanti alla porta. Aprirono la bocca, ma Jonathan li precedette.
«Se vorrete ancora sapere cosa c’è dietro la 000, noi vi aiuteremo.» Senza dare il tempo di rispondere, corse verso le scale dove lo aspettava Erica, impaziente di sparire da lì. «Restiamo in contatto.»
Sabrina li seguì con gli occhi fino a vederli dileguarsi oltre il piano, poi si rifugiò con Yuri nella sala relax.
Ci vollero diversi minuti, in cui Patrick raccomandò loro di non dire una parola finché non fossero usciti dal C.EN.T.R.O. e poi all’improvviso, Kaspar spalancò l’ingresso della stanza.
«C’è stato un inconveniente» spiegò, mentre il suono fastidioso dell’allarme si attutiva fino a svanire. «Perciò devo accompagnarvi all’uscita e congedarvi in anticipo.»
«Nessun problema» disse Patrick. «Spero non sia grave.»
«Per il momento sembra un falso allarme» rispose l’altro, invitandoli a seguirlo al pianterreno e squadrandoli con un’aria sospetta quando sfilarono sotto i suoi occhi. «Comunque faremo degli accertamenti. Vi farò sapere quando potrete riprendere lo stage.»
Attraversarono il cortile e una volta fuori, Sara domandò: «Avete fatto scattare voi l’allarme?»
Davide annuì. «Eravamo nei sotterranei e volevamo indagare su una strana stanza.»
«Sarà meglio che la prossima volta evitiamo di andare in giro per il C.E.N.T.R.O.» li ammonì Patrick. «Non voglio alimentare sospetti. Tornate a casa, penserò io ad aggiornare Angelo Moser.»
Si divisero, ognuno diretto per la propria strada, e mentre raggiungevano l’auto di Yuri, Sabrina udì la voce risuonare nella sua testa.
Cosa cercavi nel sotterraneo?
Direttore Strom, l’ho riconosciuta. Perché ci ha aiutato?
Rispondi prima tu.
No! Sabrina montò in auto, senza far trapelare la sua conversazione segreta. Voglio sapere chi è e cosa vuole da me. Perché continua a cercarmi?
Piccola mia, non sai per quanto ti ho cercata rispose Hans. Capisco che sei abituata a doverti difendere, ma non è necessario. Non sono un nemico, sono tuo padre. 


                                                 Continua…

Nessun commento: