CAPITOLO 98
Segreti nel sotterraneo
Il gruppo di Patrick si era allontanato
verso i dormitori ai piani sopra di loro e i ragazzi rimasti al quarto piano
stavano decidendo dove andare.
«Seguitemi, mi è venuta un’idea» li
sorprese Yuri, prendendo l’iniziativa. Poi lanciò uno sguardo furtivo alla
fidanzata.
Sabrina annuì. «Sbrighiamoci, non
sprechiamo tempo.»
I due scesero le scale verso i piani
inferiori, Leonardo osservò Davide, lui scrollò le spalle e li seguirono senza
ribattere.
Giunti al pian terreno, si nascosero
dietro una parete. Yuri controllò che la receptionist non si accorgesse di loro
e poi li guidò fin dentro all’ascensore.
«Dove ci stai portando?» domandò Leonardo
sospettoso.
Yuri spinse il pulsante B2 (sotterraneo
due), le porte automatiche si chiusero davanti a loro e iniziarono la discesa
verso il luogo sotto l’edificio.
«Quando ho chiesto cosa fosse il piano
tratteggiato sulla cartina, De Santi mi è parso nervoso e mi ha liquidato
velocemente» gli spiegò. «Se nascondono qualcosa, è di sicuro in quel
sotterraneo.»
Leonardo scosse la testa. «È troppo
pericoloso. E se fosse sorvegliato?»
«Diremo che ci siamo persi» rispose
Sabrina. «Faremo in fretta. Una sbirciatina veloce e poi raggiungiamo gli altri
in sala relax.»
Davide afferrò al spalla a Yuri.«D’accordo, ma
da adesso comunicateci le vostre idee prima
di metterle in atto.»
Osservandolo, Leonardo notò che li
guardava con diffidenza, segno che poteva contare su di lui se avesse deciso di
fare dietro-front.
L’ascensore si fermò. Le porte si
spalancarono e si trovarono davanti a un lungo corridoio con le pareti in
metallo.
Yuri avanzò affiancato da Sabrina; lui e
Davide li distanziavano di qualche passo. Dopo pochi metri si trovarono davanti
una doppia porta verde scuro con maniglie antipanico. I due fidanzati le
piegarono senza indugio e continuarono il tragitto.
Si ritrovarono in un ambiente simile al
piano che ospitava le classi in cui avevano preso lezione. Il nuovo corridoio
era ugualmente lungo e le pareti ai loro lati avevano porte color argento con
serrature elettroniche sula parte destra. Sopra ognuna era affissa un’etichetta
metallica che riportava una sequenza numerica con lo zero come prima cifra.
Yuri e Sabrina si guardarono intorno
disorientati, sembrarono indecisi sul da farsi: era meglio provare ad aprire
una porta – pur non sapendo quale – o era il caso di proseguire?
«Torniamo indietro» suggerì Leonardo. «Anche
se sapessimo dove guardare, non possiamo entrare.»
«No» rispose Yuri. «Dobbiamo solo in…»
Il rumore di passi che avanzavano dal
fondo poco illuminato della stanza davanti a loro, lo fece zittire. Nel
silenzio, li udirono farsi sempre più vicini.
Si guardarono l’un l’altro nel panico.
Non potevano nascondersi e indietreggiarono lentamente, temendo di venir
sorpresi da qualcun altro alle spalle.
Un uomo alto con i capelli castani
rasati e un uniforme blu scuro comparì di
fronte a loro. «Che ci fate qui?»
domandò serio con fare inquisitorio.
«Ecco… abbiamo sbagliato strada»
improvvisò Sabrina.
L’uomo li squadrò poco convinto.
Estrasse un walkie-talkie dalla fondina della cintura e disse: «Datemi i vostri
nominativi. Devo fare rapporto al direttore.»
«Non è necessario» fece Yuri alzando le
mani in segno di resa. «Ce ne stavamo andando.»
Il walkie-talkie gracchiò nella sua
mano. «Vi accompagno io. Prima ditemi i vostri nomi» ribadì l’uomo, avanzando
minaccioso.
Le porte verdi si spalancarono e una
voce disse: «Non c’è problema. Me ne occupo io.»
«Oh! Va bene dottor De Santi» rispose
l’uomo.
Leonardo e i compagni si voltarono di
scatto allarmati, ma invece di Kaspar si trovarono davanti Jonathan ed Erica.
La ragazza mise l’indice davanti alle
labbra in segno di fare silenzio, mentre il suo compagno continuò la sua
illusione.
«Ci lasci soli e vada a controllare il
piano superiore. Mi è parso di vedere qualcuno nascondersi in una delle sale
mediche.»
«Signorsì.» L’uomo rinfoderò il
walkie-talkie e superò il gruppo di corsa, oltrepassando le porte.
«Cosa significa?» domandò Davide.
«È un’offerta di pace» disse Erica
sorridendo, avvicinandosi.
Jonathan si mise tra Yuri e Sabrina. «Vogliamo
farci perdonare per il brutto tiro dell’altra volta. E dato che consociamo
quasi ogni angolo del C.E.N.T.R.O., vogliamo aiutarvi a trovare qualsiasi cosa
stiate cercando.»
«Non sappiamo neanche noi cosa cercare…
di preciso» rispose Yuri.
Jonathan sorrise. «Allora, diciamo che
se ci fosse nascosto qualcosa qui sotto, noi sappiamo in quale stanza guardare.»
Leonardo lo scrutò guardingo. Non
credeva nel cambiamento di quei due, tanto meno che fossero arrivati con
intenzioni benevole. Ma non poté esprimere le sue convinzioni.
«Va bene. Fateci strada» acconsentì
Sabrina.
«Cosa? Ci fidiamo di loro adesso?»
domandò allibito Davide. «Non dovremmo almeno metterlo ai voti?»
«Giusto. Dobbiamo prendere insieme le
decisioni» disse Leonardo.
Yuri si girò a guardarli. «Jonathan ha
usato il suo potere per aiutarci con la guardia. Possiamo considerarla una
tregua.»
Jonathan si avviò nel corridoio, Erica
lo raggiunse e Yuri e Sabrina si mossero subito dopo.
«Questa storia non mi piace» sussurrò
Leonardo, incamminandosi. «Ci stanno portando dove vogliono loro.»
Davide fissò la nuca dei due amici. «Anche
i fidanzatini ci nascondono qualcosa» rispose. «Hanno accettato troppo
passivamente, anzi sembra quasi che volessero venire qui di proposito e poi gli
servisse una guida esperta. C’è qualcosa che devo sapere?»
Lo guardò perplesso. «Di che parli? Ne
so quanto te.»
«Sabrina non ti ha confidato niente?»
«Non abbiamo mai parlato del
C.E.N.T.R.O.»
Attraversarono più di metà corridoio e
osservando le porte che superavano a destra e a sinistra, Leonardo si accorse
che i numeri progredivano in maniera decrescente. Si stavano allontanando
troppo dall’ingresso, aumentando il rischio di venire di nuovo scoperti.
«Manca ancora molto?» domandò Yuri.
Nella sua voce era individuabile una punta di dubbio.
Erica inclinò la testa indietro. «Se
sapessimo con esattezza cosa stiamo andando a scoprire, sarebbe più facile
risponderti.»
Sabrina si fermò. «Aspetta. Voi avete
detto che….»
«Non darle ascolto» intervenne Jonathan.
«A Erica piace stuzzicare le persone. Ecco, è proprio davanti a noi.»
Erano giunti nell’ultimo tratto del
corridoio, i lati erano spogli, mentre una porta troneggiava davanti a loro con
l’etichetta 000
affissa sullo stipite.
Leonardo si voltò verso i due amici.
Sabrina e Yuri si guardarono negli occhi, poi sobbalzarono e lei corse verso la
porta. La esaminò con attenzione e non trovò nessuna maniglia, né la serratura
elettronica di cui erano provviste le altre. Aveva però un pannello quadrato e
scuro sistemato in centro alla sua destra.
«Come si apre?» domandò agitata.
«Non ne ho idea» rispose Jonathan facendo
spallucce.
Yuri si avvicinò alla fidanzata. «Dobbiamo
trovare assolutamente un modo.»
«Perché?» chiese Davide. «Per quanto ne
sappiamo dentro potrebbe esserci una trappola. O essere vuota.»
«No. C’è sicuramente qualcosa di
importante» replicò l’altro concitato.
«Il vostro amico non è un Proiettore
Psichico? Può entrare lui e aprirci dall’interno» propose Erica. «O almeno
dirci cosa contiene quella stanza.»
Leonardo la guardò di sbieco. Non lo
allettava il pensiero di catapultarsi astralmente in un ambiente sconosciuto. E
potenzialmente pericoloso.
«No» rispose secco Davide. «Non lo
manderemo lì alla cieca.»
«Fallo provare» insisté Sabrina. Lo
guardò dritto negli occhi. «Per favore, se non sappiamo cosa c’è dentro,
avremmo fatto tutta questa strada per niente.»
Leonardo scrutò i vari sguardi puntati
su di lui. Non moriva dalla voglia di buttarsi nel vuoto senza sapere se ci
fosse una rete a sorreggerlo, però sembrava che Yuri e Sabrina non si sarebbero
mossi di lì finché non avessero varcato quella porta e ci voleva qualcosa che
li obbligasse a tornare indietro e li convincesse ad abbandonare quella strana
insistenza.
«Va bene.» Strinse il polso di Davide e
gli sibilò: «Fidati di me.» Proseguì lasciandosi dietro gli altri ragazzi e si
fermò davanti alla porta.
Chiuse gli occhi e liberò la proiezione
astrale.
La sua figura evanescente dall’aspetto
di uno spettro celeste si librò nell’aria, si gettò sulla porta chiusa e sbatté
contro un ostacolo invisibile. Sgranò gli occhi, rimbalzò all’indietro e
nell’esatto istante in cui rientrava nel suo corpo, udì il rombo di una sirena risuonare
e le luci del sotterraneo passare dal bianco al rosso lampeggiante.
Davide corse ad aiutarlo a rialzarsi. «Stai
bene?»
«Sì» rispose. «Qualcosa mi ha respinto.»
«A quanto pare è protetta da una
barriera e il tuo tentativo ha innescato l’allarme» disse Jonathan. «Muoviamoci,
tra poco tutto l’istituto sarà qui!»
«Non possiamo tornare indietro» ribatté
Yuri. «Arriveranno da dove siamo entrati e finiremo con andargli incontro. Non
c’è un’altra uscita?»
«No» rispose Erica. «Siamo in trappola.»
La
prima porta alla tua sinistra.
La voce sconosciuta, ma familiare
riecheggiò nella testa di Sabrina. Guardò i compagni. Si fissavano tra di loro
spauriti, nessuno sembrava aver udito quel suggerimento. E con il frastuono
dell’allarme che rimbombava nel corridoio immenso, concluse che era stata
contattata telepaticamente.
Chi
sei?
La
prima porta a sinistra. La numero 002. Sbrigati!
le ripeté la voce.
Sabrina non pose altre domande. Si girò
e tornò sui loro passi cercando la stanza.
«Che stai facendo?» domandò Jonathan nel
panico.
«So come uscire.»
«E come lo sai?» chiese Davide
incredulo.
Sabrina notò la porta 002, si appoggiò e
la serratura elettronica scattò. «Prima l’ho vista socchiusa. Andiamo.» Mentì e
la spalancò, all’interno trovò un laboratorio attrezzato per esperimenti da
film dell’orrore. C’era un lungo tavolo di metallo. Provette e grosse vasche di
vetro trasparente. In fondo, sulla sinistra, una rampa di scale saliva verso il
piano superiore.
Prendi le scale. Vi riporteranno al sicuro
senza che nessuno vi scopra spiegò la voce.
«Venite» continuò, facendo segno agli altri di
seguirla. «Quelle scale sono l’unica via di uscita.»
Leonardo aggrottò la fronte. «Come
sappiamo dove sbucheremo?»
«Vanno verso l’alto» indicò Yuri con una
mano, mentre con l’altra chiudeva la porta dietro di loro. «Di sicuro ci
porteranno fuori di qui.»
Erica e Jonathan corsero per primi verso
le scale e loro li seguirono.
L’allarme risuonava in tutto l’edificio,
i ragazzi si ritrovarono nelle cucine deserte del secondo piano. Erica e
Jonathan li scortarono oltre la sala mensa fino alla sala relax.
Davide aprì la porta della stanza ed
entrando, trovò i tre compagni ad attenderli.
«Per fortuna state bene» li accolse
Patrick.
Leonardo entrò a sua volta. «C’è mancato
un pelo che ci beccassero.»
Sabrina e Yuri sostarono davanti alla
porta. Aprirono la bocca, ma Jonathan li precedette.
«Se vorrete ancora sapere cosa c’è dietro
la 000, noi vi aiuteremo.» Senza dare il tempo di rispondere, corse verso le
scale dove lo aspettava Erica, impaziente di sparire da lì. «Restiamo in
contatto.»
Sabrina li seguì con gli occhi fino a
vederli dileguarsi oltre il piano, poi si rifugiò con Yuri nella sala relax.
Ci vollero diversi minuti, in cui
Patrick raccomandò loro di non dire una parola finché non fossero usciti dal
C.EN.T.R.O. e poi all’improvviso, Kaspar spalancò l’ingresso della stanza.
«C’è stato un inconveniente» spiegò,
mentre il suono fastidioso dell’allarme si attutiva fino a svanire. «Perciò
devo accompagnarvi all’uscita e congedarvi in anticipo.»
«Nessun problema» disse Patrick. «Spero
non sia grave.»
«Per il momento sembra un falso allarme»
rispose l’altro, invitandoli a seguirlo al pianterreno e squadrandoli con
un’aria sospetta quando sfilarono sotto i suoi occhi. «Comunque faremo degli
accertamenti. Vi farò sapere quando potrete riprendere lo stage.»
Attraversarono il cortile e una volta
fuori, Sara domandò: «Avete fatto scattare voi l’allarme?»
Davide annuì. «Eravamo nei sotterranei e
volevamo indagare su una strana stanza.»
«Sarà meglio che la prossima volta
evitiamo di andare in giro per il C.E.N.T.R.O.» li ammonì Patrick. «Non voglio
alimentare sospetti. Tornate a casa, penserò io ad aggiornare Angelo Moser.»
Si divisero, ognuno diretto per la
propria strada, e mentre raggiungevano l’auto di Yuri, Sabrina udì la voce
risuonare nella sua testa.
Cosa
cercavi nel sotterraneo?
Direttore
Strom, l’ho riconosciuta. Perché ci ha aiutato?
Rispondi
prima tu.
No!
Sabrina montò in auto, senza far trapelare la sua conversazione segreta. Voglio sapere chi è e cosa vuole da me.
Perché continua a cercarmi?
Piccola
mia, non sai per quanto ti ho cercata rispose Hans. Capisco che sei abituata a doverti
difendere, ma non è necessario. Non sono un nemico, sono tuo padre.
Continua…
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