lunedì 24 ottobre 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 36

36. La Fine è un Prologo

 

Con il cappuccio della felpa calato sul volto, Kenny rimase appoggiato alla parete della sala d’ingresso della centrale di polizia. Aveva origliato le varie conversazioni, ottenendo le informazioni per cui si era intrufolato.

Attese e il poliziotto che aveva raccolto le deposizioni in ospedale si alzò dalla scrivania, lo osservò mentre portava la cartelletta contenente il suo lavoro al bancone principale e lo seguì con attenzione mentre consegnava il tutto al collega e quest’ultimo lo inseriva nel primo cassetto. I due rimasero a  parlare pochi attimi e poi andarono entrambi verso la sala ristoro.
Kenny esaminò l’intero perimetro. Non c’era nessuno in giro. Era il momento adatto per agire. Corse al bancone, si mise dietro, si inginocchiò e aprì il cassetto. Prese la cartelletta appena riposta e l’aprì. Scorse con rapidità il verbale, cercando il resto delle notizie che gli interessavano.
Rimise i fogli a posto e ripose il tutto nel cassetto. Lo chiuse e si alzò in piedi.
Camminò spedito verso la porta e uscì dalla centrale di polizia.
Gocce di sudore gli colavano sulla fronte scura, Kenny proseguì per alcuni metri. All’imboccatura del parco vide Kerry andargli incontro.
«È andato tutto bene?» gli domandò la sorella.
«In caso contrario non sarei qui» rispose.
Kerry lo afferrò per il braccio sinistro e imboccò il vialetto per il parco. «Non è il momento di scherzare. Dimmi cosa hai scoperto.»
«Nessuno sa cosa è successo veramente. L’infermiera che ha urlato e gli altri inservienti arrivati dopo sono stati interrogati come testimoni, ma nel rapporto sono definiti confusi» riferì Kenny. «Parlano di una ragazza con un trucco rosso rubino che è scappata con l’aiuto di un fumogeno viola. Due figure indistinte che si sono lanciate dalla finestra. E altri cinque adolescenti sono stati trovati mentre impugnavano in maniera sospetta un’ascia contro un uomo in coma.»
Kerry sorrise. «Quindi non ci hanno identificati mentre ti afferravo e saltavamo fuori dalla stanza. Benedetta agilità da Cacciatrice.»
«E non hanno capito che gli amici di Billy volevano fermarlo. O comunque non credono a quella versione.»
«Meno male.» Kerry tirò un sospiro di sollievo. «E della metà della Falce, cosa hai scoperto?»
«Sembra svanita nel nulla» rispose Kenny. «C’era scritta una frase tipo: “La potenziale arma del crimine è scomparsa dalla scena.” E non c’è nessun accenno all’altra metà.»
«Non ne sanno niente neanche in ospedale» disse lei. «Sono rimasta nascosta a osservarli, ma  nessuno ha trovato niente che assomigliasse a un’ascia, o a un paletto. Pensi sia stata la ragazza demone? Dopo il trambusto può essere tornata a prendere almeno la metà sotto il letto.»
Kenny fece segno di no con la testa. «Non penso le interessi l’arma. Dovremmo indagare ancora e cercarle.»
«E Billy e la sua Scooby Gang? Ci saranno d’intralcio?»
Ora fu Kenny a sorridere. «Di loro non devi preoccuparti. Da dove li hanno mandati non possono crearci problemi: di sicuro resteranno nella clinica per ragazzi disturbati per tutta l’estate. Forse anche per più tempo.»
 

Mani forti e dal piglio deciso lo spostarono con poca grazia e lo deposero sulla poltroncina nel salone.

Billy percepì quell’azione come un evento lontano, quasi estraneo. Si sentiva svuotato da ogni forza e voglia di reagire; osservò l’ambiente circostante prendendo atto di trovarsi in una clinica psichiatrica, ma non provando alcun interesse.
Nella sua mente riemerse qualcosa. Un ricordo pressante insistette per srotolarsi come un tappeto, con la stessa impellenza di una parola sulla punta della lingua pronta a essere pronunciata E Billy rivide un frammento della vita di Elliott. 
 

Tutti dicono che non c’è nulla di cui vergognarsi nel chiedere aiuto. Quando lo fai, però, si girano dall’altra parte, o vogliono importi ciò che è meglio per loro e non per te.

Con questa consapevolezza, appoggiò la nuca sul cuscino e decise di infischiarsene delle conseguenze.
Ormai aveva perso tutto, quella era l’unica soluzione e senza più incertezze a tormentarlo, si sentì più leggero, rilassato, lo stato ideale per ciò che si apprestava a mettere in atto.
Si voltò sulla sinistra, diede uno sguardo alla foto nella cornice sul comodino. Volti sorridenti, affettuosi, scomparsi. Gli si formò un groppo in gola e non si sforzò di trattenere le lacrime.
Era finito il tempo di essere forte a tutti costi.
Pianse.
Un pianto disperato e insieme liberatorio, fatto di singhiozzi ininterrotti, prima ripetuti a breve distanza e poi rallentati, fino a sparire. Una sorta di ultimo addio.
Era un gesto egoista, ma era stanco di pensare sempre e solo agli altri: al loro bene; a cosa potesse renderli felici; assicurarsi che fossero al sicuro, incuranti di tutte le volte che si esponeva in prima persona a sofferenze non preparato ad affrontare.
Questa volta avrebbe messo se stesso al primo posto.
Continuò a piangere finché non fu svuotato da ogni singola lacrima.
Girò la testa e tornò supino. Distese le braccia lungo i fianchi.
La luce esterna del sole filtrava dal vetro dell’ampia finestra al capo opposto della stanza.
Stanco, chiuse gli occhi e si addormentò.
Imponendosi il sogno.
 

La consapevolezza spinse Billy ad arrendersi. Nulla aveva più importanza ora che tutto gli era chiaro.

Elliott voleva morire e lui doveva essere il suo assassino, anzi per la precisione si sarebbe trattato di un suicidio. Al momento cruciale però non c’era riuscito, i suoi compagni lo avevano fermato o forse glielo aveva permesso lui. Non faceva molta differenza, il risultato era il medesimo: era bloccato in quella riproduzione della sua serie tv preferita, essendo il responsabile di trasformazioni e morti in stile horror.   
Rinchiuso nella struttura, con l’insopportabile peso di quella colpa che non sentiva del tutto dovuta a una scelta libera, prese a sua volta una decisone egoista. Avrebbe spento la sua mente, sarebbe rimasto in stato catatonico, forse in quel modo tutto si sarebbe fermato.
Il primo senso ad assopirsi fu l’udito: i suoni dei passi degli altri ospiti della clinica e degli inservienti si ovattarono, le loro voci si mischiarono divenendo un lieve brusio di sottofondo.
Individuò Betty, Donovan, Zec e Michelle venir accompagnati in quella stessa sala. Gli lanciavano sguardi di aiuto, ma in pochi attimi ai suoi occhi anche le loro figure divennero sfuocate. Sagome indecifrabili e irriconoscibili.  
Infine, Billy immaginò di chiudere ogni porta o finestra sul mondo esterno e trovò la pace.

 

 
 
                                                     FINE STAGIONE 1  

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