Zec lasciò cadere le braccia lungo i
fianchi. Guardò attorno a sé e notò le espressioni disarmate, confuse e in
qualcuno anche un po’ divertite dei ragazzi e degli adulti. Intuì subito cosa
era accaduto. Era pronto a seguire Billy, ma poi era partita una canzone,
risuonava per tutta la palestra e si era dimenticato delle sue intenzioni,
assecondando solo l’impulso irrefrenabile di ballare.
«Questa è opera di Dana» disse, mentre
il deejay riprendeva possesso dell’attenzione dei presenti, facendo partire un
nuovo brano musicale per colmare il silenzio.
Zec schivò le coppie di ragazzi intenti
a rimettersi a ballare e gli adulti mentre riprendevano le loro postazioni, cercando
i suoi amici individuò Donovan e Betty scrutare tra la folla e li raggiunse.
«Mia sorella ha fatto di nuovo il suo
numero da musical.» Afferrò entrambi per i polsi e li trascinò verso i tavoli
dove si aspettava di trovare Michelle.
«Mi sembra che questa volta ti ha fatto
infuriare più del normale» constatò il ragazzo. «Vuoi prenderla a calci?»
«Sì, ma ora dobbiamo pensare a Billy.»
«Perché? Che problemi ha Billy?» domandò
Betty.
Zec notò Michelle in piedi di spalle,
parlava con qualcuno seduto di cui intravide solo gli stivali, e continuò nella
sua direzione. «Adesso vi spiego tutto.» A due passi da lei, si zittì all’istante.
Spostandosi, l’amica rivelò l’identità della sua interlocutrice. «Dana! Cosa ci
fai ancora qui?»
Michelle si voltò a guardarli e Dana si
alzò in piedi.
La ragazza demone avanzò di un passo
e disse: «Guarda un po’ chi è tornato.
Facevo compagnia a carotina, dato che voi l’avevate abbandonata.»
«È venuta ad avvertirci di un problema
riguardo a Billy» s’intromise Michelle.
Betty la guardò allarmata e poi anche
Zec e chiese: «Volete spiegarci cosa sta succedendo?»
Dana fece lampeggiare un ghigno sulle
labbra. «Il vostro piccolo eroe sta per cacciarsi in grossi guai.»
«E perché ti disturbi ad avvisarci?»
domandò Donovan con sguardo torvo.
«Perché potrebbe essere in pericolo
anche lei» rispose Michelle. «Nella pietra della collana che ha rubato alla
recita c’è racchiusa l’energia di un sentimento di Billy e potrebbe essere
abbastanza forte da salvarla. Ma se lui chiude la Bocca dell’Inferno, chiunque
sia stato creato o trasformato dall’influsso del sogno di Elliott Summerson
rischia di sparire per sempre.»
Zec guardò la sorella in volto. Era
seria e non si stava prendendo gioco di loro. Una conferma che la sua brutta
sensazione e i suoi timori erano veri. «Billy sta per fare qualcosa di
definitivo. L’ho capito da come mi ha salutato. Ha detto che sarebbe tornato per
l’ultimo ballo, ma credo non lo rivedremo più.»
Donovan spalancò le braccia come un
arbitro che allontana due giocatori rissosi. «Aspettate un attimo. Non c’è un
modo per svegliare Elliott e chiudere la Bocca dell’Inferno. Cosa potrebbe fare
Billy di tanto grave da creare tutto questo caos?»
«L’unica soluzione sarebbe…» Betty esitò,
quasi realizzasse in ritardo quello che stava per dire. «Oh no… vuole uccidere
Elliott!»
Zec guardò i presenti. Tutti e quattro
condividevano quella conclusione. E lui non era escluso. «Dobbiamo raggiungerlo
e fermarlo.»
«Però Elliott è all’ospedale, per
ucciderlo a Billy serve un’arma. E se entrasse armato lo noterebbero, giusto?»
ipotizzò Michelle.
«Non se può evocare l’arma quando è già
all’interno» rivelò Donovan.
«La Falce» disse Zec, udendo anche le
voci di Betty e Michelle.
Donovan agitò in maniera spasmodica le
braccia, indicando l’uscita della palestra. «Dobbiamo andare al mio armadietto.
Questa settimana è il mio turno di custodirla e prima di venire al ballo l’ho
rinchiusa lì per le emergenze.»
Tutti e quattro corsero verso le porte,
ma Dana comparve davanti a loro, bloccandoli.
«Stupidi. I poliziotti non vi faranno
mai uscire da qui senza una buona motivazione. E accusare un compagno di un
potenziale omicidio, non mi sembra una grande idea, se volete aiutare il vostro
amico.» Dana si sistemò in mezzo a loro e fece ruotare le braccia in senso
orario. «Me ne occupo io.»
La foschia violacea li avvolse e quando
si dipanò, erano nel centro del corridoio, diviso dalle due file di armadietti.
Donovan corse sicuro verso il suo.
Sbloccò la combinazione e spalancò l’anta.
Zec gli fu subito alle spalle, insieme a
Betty e guardarono con sgomento l’interno. Della Falce non c’era traccia.
«Billy ce l’ha già» disse Betty.
Zec si girò verso la sorella. Non c’era
tempo da perdere e sperò che in lei fosse rimasto un briciolo dell’amore
fraterno che gli aveva più volte ripetuto di provare ancora per lui.
«Per favore, Dana, portaci all’ospedale.
Sei l’unica a poterci aiutare.»
Lei lo fissò in volto. Gli altri ragazzi
erano già intorno a loro. Senza aprire bocca, sollevò le braccia verso l’alto e
la nuvola di fumo viola li ingoiò tutti.
Billy scelse di entrare in ospedale
dall’ingresso principale. L’abito da cerimonia che indossava gli procurò
diversi sguardi incuriositi, ma l’interesse svanì in breve e nessuno lo
considerò un tipo dall’aria troppo sospetta.
Attraversò il pronto soccorso più
affollato del solito, un dettaglio che giocò a suo favore. Quattro persone si
accalcavano davanti al banco dell’infermiere di turno, sommergendolo di domande
e lamentele, così occupato l’uomo non lo notò e poté raggiungere la porta che
dava sulle scale indisturbato, salirle e arrivare fino al primo piano.
Billy aprì uno spiraglio della porta
all’ingresso del corridoio con le stanze. Spiò in silenzio e vide un’infermiera
entrare in una camera. Approfittò dell’assenza di altro personale e sgusciò nel
corridoio. Corse alla porta della camera di suo interesse, l’aprì, entrò e la richiuse
con cura nel non fare rumore.
Allungò le mani davanti a sé e si
concentrò sulla sua arma. La Falce prese forma sui suoi palmi e lui strinse
l’asta rossa con forza. Alzò la testa e guardò Elliott dormire. Spinse con il
pollice destro il tasto dell’interruttore e accese la luce elettrica nella
camera.
«Forse è giusto che sia così» sussurrò.
«Solo tu e io.»
Fece tre passi verso il letto e si
fermò. Il suo senso del soprannaturale gli inviò una scossa nella testa. Non
erano più soli.
«Avrei dovuto aspettarmi la vostra
visita» disse Billy in tono neutrale. «È inutile restare nascosti.»
La porta alle sue spalle e la finestra
di fronte a lui si aprirono quasi nello stesso momento.
La testa di Kerry sbucò nel vuoto,
strinse con la mano sinistra l’anta aperta e si diede la spinta per balzare
oltre il davanzale, atterrando sui calcagni all’interno.
Kenny si mosse leggero e i suoi passi
sarebbero passati inosservati, se non ci fosse stato completo silenzio,
chiudendo l’uscio dietro di sé.
Billy si mise di traverso, in modo da
poter osservare entrambi. «Avete perso tempo a venire qui.»
«Non puoi farlo» disse Kerry, girando
intorno al letto per andargli di fronte. «Non te lo permetteremo.»
«Quindi sapete perché sono qui» fece
Billy, senza sorpresa.
Kenny si tastò la tempia sinistra con
l’indice. «Sogni premonitori da Cacciatrice. Un po’ confusi, ma riesco ancora a
interpretarli.»
Billy squadrò i gemelli. «Strano che
volgiate fermarmi. Non siete forse voi a definirvi gli unici adatti al ruolo di
“Prescelti”? Chiudere la Bocca dell’Inferno e anche nel vostro interesse.» Fece
finta di riflettere e aggiunse: «Oh giusto, se lo faccio però non otterrete
quello che volete, che poi è il motivo per cui siete interessati alla Falce.»
Kerry lo guardò rabbiosa. «Non sai di cosa
parli.»
«Lo so eccome.» rispose. «Vi serve
quest’arma per riportare in vita un morto. Per resuscitare vostro padre.»
Kenny lo guardò sgomento. «Come lo sai?»
«A me non servono poteri da Cacciatrice.
Mi è bastato osservarti nel seminterrato per capirlo. Quella figura che ha
preso forma era un uomo in divisa. Un poliziotto. Come tuo padre morto. La tua
più grande paura era che tuo padre tornasse sotto forma di zombie e fossi
costretto a ucciderlo con le tue mani.»
«Basta! Fa’ silenzio!» ringhiò Kerry.
«Sai che è quello che accadrà se lo
farete» replicò duro Billy. «Non potete sfruttare l’influsso della Bocca
dell’Inferno per resuscitare un morto. Non ci riuscirete neanche usando questa»
ribadì serrando la presa sulla Falce. «Non è solo una mancanza di rispetto. È
un altro dolore che vi procurerete.»
Kenny scosse la testa. «Non sai niente.
Ci siamo preparati e di sicuro…»
«Non serve parlare» lo interruppe Kerry
e si avventò contro Billy.
L’assalto improvviso lo fece sbattere
contro il muro, ma il ragazzo non perse dalle mani la sua arma. Kerry l’afferrò
a sua volta e cercò di strappargliela.
«Siete degli ipocriti. Mi avete accusato
di essere un impostore, un bugiardo, il male. Ma ora che voglio sistemare
tutto, non vi va bene» disse Billy, mettendoci tutta la sua forza per contrastare
la rivale, più potente di lui.
«Vuoi compiere un omicidio» rispose
Kenny. «Ti sembra un gesto da eroe?»
«Sì, dato che quello nel letto sono
sempre io.» Billy si concentrò sulla ragazza, ormai praticamente addosso.
Evitare che si appropriasse della Falce era più complicato di quanto avesse
ipotizzato. «In questi termini è più corretto considerarlo un suicidio.»
«State fermi! Tutti!»
Billy riconobbe la voce di Zec.
Spostando di poco lo sguardo, lo vide insieme a Betty, Donovan, Michelle e Dana
irrompere dal nulla tra Kenny, lui e la gemella del ragazzo, mentre sottili
rivoli di fumo viola scivolavano dai loro vestiti fino a svanire.
Donovan si staccò dal gruppo e spinse Kenny
contro la parete opposta a quella dove si fronteggiavano. «Voi due proprio non
volete capire quando è l’ora di rinunciare.»
Kerry si girò per capire cosa stava
succedendo e Billy le diede una spallata per allontanarla da sé. La forza
dell’urto tra loro, le fece scivolare le mani dalla Falce, ma riuscì comunque a
staccare la parte del paletto, che cadde sul pavimento e rotolò sotto il letto.
La ragazza e Dana si abbassarono per
lanciarsi a recuperarla, ma Billy distese il braccio con cui reggeva la sua
metà e posizionò la lama dell’ascia alla gola di Elliott.
«State fermi. Un solo movimento e finisco
quello per cui sono venuto» le minacciò, passando poi in rassegna ogni volto
con sguardo serio.
Kerry e Dana si rimisero in piedi.
Donovan e Kenny si voltarono a guardarlo. Betty e Michelle si irrigidirono. E
Zec lo fissò dritto negli occhi.
«Non può essere questo quello che vuoi
veramente» gli disse con voce tremante.
«Quello che voglio, non ha importanza»
rispose Billy. «È l’unica cosa giusta da fare.»
Zec respirò affannato. «E non pensi a
noi? Se lo fai, non avremmo mai una possibilità di un futuro insieme.»
«Non c’è nessun futuro per noi» spiegò
Billy con rammarico. «Non esisto. Non sono vero. Lui lo è. Sei innamorato di un
uomo che ha quasi il doppio dei tuoi anni. E non lo consoci minimamente.»
Zec aprì la bocca per replicare, ma non
uscì un suono.
«Non è comunque una buona ragione»
intervenne Betty. «Hai buone intenzioni, sei una brava persona. Non permettere
che un solo gesto cambi tutto.»
Billy scosse la testa. «Quale brava
persona scatena una serie di eventi infernali per avere intorno degli amici?
Peggio, per sfuggire a una realtà che non riesce a sopportare.»
«Non sappiamo tutte le ragioni per cui
Elliott ha creato questa replica da serie tv» rispose Donovan. «Forse ha dei buoni
motivi.»
Michelle annuì. «E poi forse non è così
grave. Magari c’è un modo per sistemare tutto senza ricorrere a esecuzioni di
persone in coma.»
«Vero» continuò Dana e sollevò con la
mano destra il pendente della collana. «Avevo paura di scomparire così ho
cercato una soluzione alternativa e l’ho trovata in questa pietra. Magari ce ne
è un’altra per accontentare tutti.»
«Possiamo stare qui a parlarne
all’infinito, ma non troveremo mai un modo sicuro al cento per cento perché
tutti abbiano un lieto fine. E più aspettiamo, più orrori possono accadere.» Billy
si avvicinò lentamente al letto, mantenendo la lama sulla gola di Elliott.
Sulle sue labbra balenò un sorriso amaro. «In fondo però, sono contento che
siate tutti qui. È il gran finale, era giusto fossimo riuniti.»
Nel silenzio di quella attesa, lo
scricchiolio della maniglia che girava risuonò come un tamburo.
La porta si spalancò. Un infermiera
apparve sull’ingresso della camera. Vide la scena e reagì d’istinto. Cacciò un urlo
lungo e acuto e riecheggiò in tutto il piano.
Continua…?
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